[22 settembre ]
«Il risultato delle elezioni di domenica non rappresenta una sorpresa.
«Il risultato delle elezioni di domenica non rappresenta una sorpresa.
Esplode l’astensione in un popolo che aveva creduto alle promesse di Tsipras e si è ritrovato di fronte alla sottoscrizione di un memorandum peggiore di quelli avallati dai governi precedenti.
Ma Syriza e ANEL, pur perdendo voti, mantengono percentuali analoghe a quelle di gennaio e si preparano a formare un nuovo governo.
La scelta di andare al voto prima che gli effetti delle misure del terzo memorandum si manifestino in tutta la loro durezza e che i consensi del governo crollino, ha pagato.
D’altra parte Nèa Demokratìa, l’unico avversario insidioso per Tsipras non è riuscita ad approfittare dei suoi passi falsi, travolta anche sul piano dell’immagine dagli scandali finanziari emersi proprio pochi giorni dopo lo scioglimento del Governo.
Sul fronte dell’opposizione i comunisti mantengono il 5,5%; avanza, ma non esplode (come loro stessi avevano previsto) Alba Dorata e manca di poco il quorum del 3% Unità Popolare, la scissione di sinistra di Syriza, che paga il fatto di essere una forza appena costituitasi, ma anche che l’elettorato più a sinistra è verosimilmente quello più deluso e che ha più ingrossato le file dell’astensionismo.
Ancora una volta viene confermato che le elezioni, più che un mezzo per cambiare le cose sono uno strumento che fotografa la situazione oggettiva, gli stati d’animo e i rapporti di forza. Così come era illusorio pensare che la vittoria elettorale di Tsipras, senza un movimento di lotta alle spalle, potesse castigare l’Europa, allo stesso modo era improbabile che le elezioni di domenica potessero castigare Tsipras in assenza di una mobilitazione significativa contro le sue politiche.
Ancora una volta viene confermato che le elezioni, più che un mezzo per cambiare le cose sono uno strumento che fotografa la situazione oggettiva, gli stati d’animo e i rapporti di forza. Così come era illusorio pensare che la vittoria elettorale di Tsipras, senza un movimento di lotta alle spalle, potesse castigare l’Europa, allo stesso modo era improbabile che le elezioni di domenica potessero castigare Tsipras in assenza di una mobilitazione significativa contro le sue politiche.
Unità Popolare oggi si trova di fronte a un bivio.
Essere rimasta fuori dal Parlamento le impone di scegliere tra provare a diventare l’anima della lotta contro i tagli e le privatizzazioni (e un’alternativa all’estrema destra) oppure condannarsi all’inutilità sociale. Per certi versi la sconfitta elettorale ha il pregio di impedirle di aggirare il problema. E’ lo stesso nodo che dovranno sciogliere Podemos in Spagna e i seguaci di Corbyn in Gran Bretagna e che la sinistra italiana, impantanata nella palude del cretinismo parlamentare e nella rincorsa a questo o quel modello importato dall’estero, sembra totalmente incapace di affrontare. Vendola ha dichiarato che la vittoria di Tsipras è ‘una scossa per l’Europa’, ma sta di fatto che stavolta dall’Italia non è partita nessuna Brigata Kalimera.
* Fonte: Associazione Controcorrente
3 commenti:
Anche lui fantastica mistificando.
Giulietto chiesa e la crisi greca
http://www.pandoratv.it/
Un buffone.
beh, sì, in questo caso anche un po' patetico.
ma altre volte dice e diffonde cose vere che l'informazione ufficisle distorce o nasconde.
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