[ 18 settembre ]
ATENE. Abbiamo intervistato Dimitris Mitropoulos, dirigente di Unità Popolare (Laikí Enótita) e candidato alle elezioni politiche di domenica.
[nella foto accanto la manifestazione di Unità Popolare svoltasi ieri ad Atene. Al centro Lafazanis]
Domanda. A seguito della capitolazione di Tsipras ai dettami della Troika è diventata evidente a tutti l'impossibilità di porre fine alle politiche di austerità, ed al conseguente disastro sociale da esse causato, senza uscire dall'eurozona.
Nonostante questo, secondo recenti sondaggi, la maggioranza dei greci è ancora favorevole a restare nella moneta unica. Tu che proprio in questi giorni sei a stretto contatto con la popolazione in quanto impegnato nella campagna elettorale, come spieghi questo fenomeno?
Risposta. Devi considerare che storicamente in Grecia non c'è mai stato prima di Unità Popolare un partito politico che abbia posto in modo chiaro la questione dell'uscita dall'eurozona. Per anni, dall'inizio della crisi economica, sia l'intero spettro politico che tutti i mass media hanno sempre escluso tale possibilità e condannato sul nascere ogni idea in proposito, attraverso un'opera tesa ad alimentare la paura di un ritorno alla dracma .
Nonostante tutto ciò, anche prima del referendum, una percentuale molto importante del popolo, il 30% circa, era per l'uscita dall'eurozona.
Se poi consideriamo i termini con i quali il referendum di luglio è stato presentato al popolo, dove una vittoria del NO veniva di fatto equiparata alla "grexit", ecco, il 62% del popolo ha votato comunque NO. Dunque la maggioranza dei greci in occasione del referendum si è dimostrata comunque pronta ad affrontare con coraggio questa possibilità.
D. Durante i mesi di trattativa tra il governo ellenico e le istituzioni internazionali, soprattutto nei momenti più difficili, il presidente statunitense Obama è più volte intervenuto per fare pressioni tanto su Tsipras quanto sulla Merkel affinché si arrivasse ad un accordo. Come valuti queste ingerenze? Non pensi che per liberarvi dalla gabbia dell'euro e dell'Unione Europea sia inevitabile una contestuale ricollocazione geopolitica del vostro paese ed un nuovo sistema di alleanze?
R. C'è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione e che potrebbe non essere evidente in Italia. Ormai 37 anni fa è stato fatto un accordo con le forze atlantiche secondo il quale la Grecia appartiene al campo occidentale. In realtà la Grecia non appartiene solo all'occidente, anche geograficamente parlando. La sua collocazione vede invece la convergenza di tre continenti. Di conseguenza, ci sono diverse direzioni percorribili in politica estera. Sicuramente un pieno recupero dell'indipendenza nazionale implicherà, prima o poi, una messa in discussione non solo di euro e UE, ma anche della Nato. Le forze pro-memorandum invece rifiutano questa ipotesi ed immaginano la Grecia come un protettorato delle forze euroatlantiche.
D. Puoi descrivere quali sono le principali forze che compongono Unità Popolare e quale futuro può avere questa coalizione? Si tratta di un semplice accordo elettorale ?
R. Unità Popolare è stata immaginata il 5 luglio, il giorno del referendum, tra le forze impegnate nella battaglia per la vittoria del NO. L'incentivo alla sua fondazione è stato dato dai 25 parlamentari dissidenti di Syriza che hanno rifiutato il mandato di Tsipras ad attuare il memorandum e che hanno chiamato alla formazione di un fronte che si opponesse alla capitolazione del governo nei confronti delle istituzioni internazionali. A questo appello hanno risposto quelle forze politiche che vedevano nell'uscita dall'eurozona la via per porre fine alla catastrofe sociale. E dunque, anche se Unità Popolare è stata costituita molto in fretta per questa campagna elettorale, reputiamo si possa trattare del primo passo per la formazione di un vasto fronte politico che includa tutta la sinistra anti-memorandum e anti-UE.
D. A gennaio hai sostenuto la coalizione Antarsya-M.AR.S. Oggi Antarsya ha fatto una scelta differente [presenta una sua lista autonoma in competizione con Unità Popolare, Ndr], pensi si tratti di una situazione recuperabile e che in futuro l'alleanza di Unità Popolare possa allargarsi a loro?
R. Come detto, i tempi per la formazione di Unità Popolare sono stati molto stretti. Quindi, come membri di Mars ci muoviamo per un unico fronte insieme alle forze che provengono da Syriza e che hanno una visione combattiva sull' eurozona e l'euro.
I membri del comitato di Antarsya hanno bisogno di più tempo per riflettere ma è evidente che dopo le elezioni il confronto tra noi deve essere riaperto poiché è assolutamente necessario adottare una strategia unitaria.
D. Da quali settori sociali vi aspettate provenga maggior consenso elettorale ad Unità Popolare?
R. Il referendum di luglio è stato molto chiaro in questo senso. Il risultato rifletteva una chiara polarizzazione sociale. Il NO è stato fortissimo nei settori sociali più poveri, mentre tra l'80 ed il 90% dei greci più ricchi si sono espressi per il SI.
In Grecia, l'intera classe dominante è pro-euro. Considerato che negli ultimi sette anni gli strati più poveri della società sono stati letteralmente affamati,e viste e politiche sociali che proponiamo, crediamo che sarà tra loro che Unità Popolare otterrà i maggiori consensi.
D. A proposito del referendum di luglio il NO ha ottenuto, come noto, il 62% dei voti. I sondaggi di tutti i principali istituti demoscopici valutano Unità Popolare in una forchetta compresa tra il 3 ed il 4,5%. Come spiegate questa grande differenza tra il NO ed i voti che pare prenderà Unità Popolare?
R. La capitolazione di Tsipras è stata un disastro, una catastrofe. La gente che credeva che modificare le politiche europee fosse possibile è rimasta basita, delusa ed ora rischia di rassegnarsi al peggio. La preoccupazione che abbiamo è che questa gente creda che la situazione sia irrecuperabile, che non ci sia differenza reale tra sinistra e destra, che comunque non ci sia possibilità di cambiare le cose. "Che cos'altro possiamo fare?" si chiedono. Hanno votato Oxi (NO) nonostante tutto, nonostante i media e le paure, ed il governo ha comunque capitolato. La lotta di Unità Popolare è lotta contro questa delusione, è volontà di riscatto del fronte del NO, che può resistere ed anche crescere.
D. Una delle questioni al centro del dibattito politico europeo di questi mesi è quella dei rifugiati che riguarda in modo drammatico anche la Grecia. Qual è il vostro punto di vista in proposito?
R. Ci sono tre livelli sui quali occorre affrontare la questione migratoria.
Il primo consiste nel risolvere le cause profonde del fenomeno, che dipendono dalle politiche imperialiste occidentali. Se non si pone fine all'imperialismo e allo sfruttamento economico è illusorio pensare di risolvere questo problema. Il secondo livello è d'ordine legislativo ed è dunque correlato alla necessaria cancellazione del trattato di Dublino. Il terzo aspetto riguarda la creazione di movimenti popolari solidali che possano concretamente opporsi a fenomeni reazionari, razzisti e xenofobi, onde evitare la guerra tra poveri.
* L'intervista è stata condotta da Anna Lami
ATENE. Abbiamo intervistato Dimitris Mitropoulos, dirigente di Unità Popolare (Laikí Enótita) e candidato alle elezioni politiche di domenica.
[nella foto accanto la manifestazione di Unità Popolare svoltasi ieri ad Atene. Al centro Lafazanis]
Domanda. A seguito della capitolazione di Tsipras ai dettami della Troika è diventata evidente a tutti l'impossibilità di porre fine alle politiche di austerità, ed al conseguente disastro sociale da esse causato, senza uscire dall'eurozona.
Nonostante questo, secondo recenti sondaggi, la maggioranza dei greci è ancora favorevole a restare nella moneta unica. Tu che proprio in questi giorni sei a stretto contatto con la popolazione in quanto impegnato nella campagna elettorale, come spieghi questo fenomeno?
Risposta. Devi considerare che storicamente in Grecia non c'è mai stato prima di Unità Popolare un partito politico che abbia posto in modo chiaro la questione dell'uscita dall'eurozona. Per anni, dall'inizio della crisi economica, sia l'intero spettro politico che tutti i mass media hanno sempre escluso tale possibilità e condannato sul nascere ogni idea in proposito, attraverso un'opera tesa ad alimentare la paura di un ritorno alla dracma .
Nonostante tutto ciò, anche prima del referendum, una percentuale molto importante del popolo, il 30% circa, era per l'uscita dall'eurozona.
Se poi consideriamo i termini con i quali il referendum di luglio è stato presentato al popolo, dove una vittoria del NO veniva di fatto equiparata alla "grexit", ecco, il 62% del popolo ha votato comunque NO. Dunque la maggioranza dei greci in occasione del referendum si è dimostrata comunque pronta ad affrontare con coraggio questa possibilità.
D. Durante i mesi di trattativa tra il governo ellenico e le istituzioni internazionali, soprattutto nei momenti più difficili, il presidente statunitense Obama è più volte intervenuto per fare pressioni tanto su Tsipras quanto sulla Merkel affinché si arrivasse ad un accordo. Come valuti queste ingerenze? Non pensi che per liberarvi dalla gabbia dell'euro e dell'Unione Europea sia inevitabile una contestuale ricollocazione geopolitica del vostro paese ed un nuovo sistema di alleanze?
Atene: 17 settembre: la manifestazione di Unità Popolare |
R. C'è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione e che potrebbe non essere evidente in Italia. Ormai 37 anni fa è stato fatto un accordo con le forze atlantiche secondo il quale la Grecia appartiene al campo occidentale. In realtà la Grecia non appartiene solo all'occidente, anche geograficamente parlando. La sua collocazione vede invece la convergenza di tre continenti. Di conseguenza, ci sono diverse direzioni percorribili in politica estera. Sicuramente un pieno recupero dell'indipendenza nazionale implicherà, prima o poi, una messa in discussione non solo di euro e UE, ma anche della Nato. Le forze pro-memorandum invece rifiutano questa ipotesi ed immaginano la Grecia come un protettorato delle forze euroatlantiche.
D. Puoi descrivere quali sono le principali forze che compongono Unità Popolare e quale futuro può avere questa coalizione? Si tratta di un semplice accordo elettorale ?
R. Unità Popolare è stata immaginata il 5 luglio, il giorno del referendum, tra le forze impegnate nella battaglia per la vittoria del NO. L'incentivo alla sua fondazione è stato dato dai 25 parlamentari dissidenti di Syriza che hanno rifiutato il mandato di Tsipras ad attuare il memorandum e che hanno chiamato alla formazione di un fronte che si opponesse alla capitolazione del governo nei confronti delle istituzioni internazionali. A questo appello hanno risposto quelle forze politiche che vedevano nell'uscita dall'eurozona la via per porre fine alla catastrofe sociale. E dunque, anche se Unità Popolare è stata costituita molto in fretta per questa campagna elettorale, reputiamo si possa trattare del primo passo per la formazione di un vasto fronte politico che includa tutta la sinistra anti-memorandum e anti-UE.
D. A gennaio hai sostenuto la coalizione Antarsya-M.AR.S. Oggi Antarsya ha fatto una scelta differente [presenta una sua lista autonoma in competizione con Unità Popolare, Ndr], pensi si tratti di una situazione recuperabile e che in futuro l'alleanza di Unità Popolare possa allargarsi a loro?
R. Come detto, i tempi per la formazione di Unità Popolare sono stati molto stretti. Quindi, come membri di Mars ci muoviamo per un unico fronte insieme alle forze che provengono da Syriza e che hanno una visione combattiva sull' eurozona e l'euro.
I membri del comitato di Antarsya hanno bisogno di più tempo per riflettere ma è evidente che dopo le elezioni il confronto tra noi deve essere riaperto poiché è assolutamente necessario adottare una strategia unitaria.
D. Da quali settori sociali vi aspettate provenga maggior consenso elettorale ad Unità Popolare?
R. Il referendum di luglio è stato molto chiaro in questo senso. Il risultato rifletteva una chiara polarizzazione sociale. Il NO è stato fortissimo nei settori sociali più poveri, mentre tra l'80 ed il 90% dei greci più ricchi si sono espressi per il SI.
In Grecia, l'intera classe dominante è pro-euro. Considerato che negli ultimi sette anni gli strati più poveri della società sono stati letteralmente affamati,e viste e politiche sociali che proponiamo, crediamo che sarà tra loro che Unità Popolare otterrà i maggiori consensi.
D. A proposito del referendum di luglio il NO ha ottenuto, come noto, il 62% dei voti. I sondaggi di tutti i principali istituti demoscopici valutano Unità Popolare in una forchetta compresa tra il 3 ed il 4,5%. Come spiegate questa grande differenza tra il NO ed i voti che pare prenderà Unità Popolare?
manifesti elettorali di Unità Popolare |
R. La capitolazione di Tsipras è stata un disastro, una catastrofe. La gente che credeva che modificare le politiche europee fosse possibile è rimasta basita, delusa ed ora rischia di rassegnarsi al peggio. La preoccupazione che abbiamo è che questa gente creda che la situazione sia irrecuperabile, che non ci sia differenza reale tra sinistra e destra, che comunque non ci sia possibilità di cambiare le cose. "Che cos'altro possiamo fare?" si chiedono. Hanno votato Oxi (NO) nonostante tutto, nonostante i media e le paure, ed il governo ha comunque capitolato. La lotta di Unità Popolare è lotta contro questa delusione, è volontà di riscatto del fronte del NO, che può resistere ed anche crescere.
D. Una delle questioni al centro del dibattito politico europeo di questi mesi è quella dei rifugiati che riguarda in modo drammatico anche la Grecia. Qual è il vostro punto di vista in proposito?
R. Ci sono tre livelli sui quali occorre affrontare la questione migratoria.
Il primo consiste nel risolvere le cause profonde del fenomeno, che dipendono dalle politiche imperialiste occidentali. Se non si pone fine all'imperialismo e allo sfruttamento economico è illusorio pensare di risolvere questo problema. Il secondo livello è d'ordine legislativo ed è dunque correlato alla necessaria cancellazione del trattato di Dublino. Il terzo aspetto riguarda la creazione di movimenti popolari solidali che possano concretamente opporsi a fenomeni reazionari, razzisti e xenofobi, onde evitare la guerra tra poveri.
* L'intervista è stata condotta da Anna Lami
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