[ 25 maggio 2017]
Continua il dibattito suscitato dall'articolo PAOLO BARNARD E L'ISLAM, quindi da quello dell'anonima lettrice IL CORPO DELLE DONNE, L'ISLAM E L'OCCIDENTE.
La stessa lettrice ha inviato un commento, che noi condividiamo, in risposta alle critiche ricevute.
Non avrei immaginato che un mio commento finisse come articolo di questo blog, motivo per cui volevo ringraziare la Redazione per l'attenzione alle mie parole.
Vorrei aggiungere a quanto ho già detto, solo alcune cose per precisare.
Sto dicendo che non si può essere contro questo sistema se non ci si oppone al mondo simbolico dei bisogni devianti, all'esibizionismo nevrotico e all’individualismo narcisista. Non c'è antagonismo senza rifiuto della manipolazione dei bisogni operata dal sistema dominante.
Continua il dibattito suscitato dall'articolo PAOLO BARNARD E L'ISLAM, quindi da quello dell'anonima lettrice IL CORPO DELLE DONNE, L'ISLAM E L'OCCIDENTE.
Non avrei immaginato che un mio commento finisse come articolo di questo blog, motivo per cui volevo ringraziare la Redazione per l'attenzione alle mie parole.
Vorrei aggiungere a quanto ho già detto, solo alcune cose per precisare.
Prima però debbo notare come l'occidentalismo anti-islamico di certi super-sovranisti rassomigli come una goccia d'acqua a quello dei sacerdoti della globalizzazione, alla Soros per intenderci, che almeno non nascondono che per essi globalizzazione equivale a occidentalizzazione.
Ma andiamo avanti.
Mi rivolgo a Radek ,il quale dice che «il discorso sull'Islam ed Occidente non si riduce alle rispettive "deformazioni fisiche"».
Ovviamente, nulla da obiettare.
Ma il mio commento era una risposta ai commenti all'articolo su Paolo Barnard.
Guarda caso proprio i commenti dei lettori si sono concentrati su questo aspetto, che tra l’altro porta con sé la visione della donna e dei rapporti uomo-donna nell’islam, e a catena, l’indignazione nostra nella convinzione che i maschi musulmani siano “brutti e cattivi”.
Terrorismo, velo e infibulazione sono le uniche cose che vengono nominate quando si parla di musulmani.
Mi soffermo ancora una volta sull’infibulazione, ringraziando di nuovo la Redazione per aver precisato che NON è una pratica islamica, e per di più considerata dall'Islam come Haram, vietata.
Perché in occidente si continua a tenere saldo e stretto il connubio Islam=infibulazione?
E' opinione diffusa nella nostra società che l'“infibulazione” sia una pratica presente soltanto nelle società di cultura islamica.
Niente di più inesatto e falso!, perché questa crudele operazione veniva praticata fin dagli molti secoli prima della comparsa sulla scena della Storia della religione islamica. Il fenomeno è presente in 28 paesi Africani, e in un passato abbastanza recente era praticata in regioni del mondo non ancora toccate dalla cultura islamica, come l’Australia, il Messico Orientale, il Perù, il Brasile occidentale, a comprova del fatto che il fenomeno trae le sue origini in costumi molto antichi che investono il problema dei rapporti uomo donna ancor prima che l’Islam nascesse.
C’è qualcuno a conoscenza del fatto che paesi come l’Arabia Saudita, culla dell’Islam, l’Iran, la Turchia, non sono vittime di questa barbarica usanza? In diverse regioni africane la pratica infibulatoria è condivisa da donne musulmane, cristiane e animiste a dimostrazione del fatto che questa pratica non trova la sua motivazione in dogmi di natura religiosa ma in antichissime consuetudini!
Da qui a capire che per poterle sradicare ci vogliono battaglie, storie e sommovimenti sociali, che non possono essere imposti da noi sommi educatori occidentali, il passo è breve; questa lotta incessante va condotta dall’interno di quelle culture che ancora la praticano, da parte di donne coraggiose che abbiano la capacità di liberarsi dai lacci delle loro stesse tradizioni culturali e religiose e non dai tribunali penali dell’opinione pubblica occidentale.
Ad ogni modo, e qui rispondo a Ippolito Grimaldi, mi sconvolge completamente che non riesca a vedere "alcuna analogia tra infibulazione e pratiche chirurgiche con finalità estetiche delle culture occidentali". E' quello che io invece, profondamente indignata, volevo sottolineare. La barbarie ce l'abbiamo in casa e la nostra mente completamente coattata, non la vede.
Radek aggiunge che si tratta di scelte individuali.
Mi sento peggio.
E’ proprio questo il problema, le scelte individuali. Non sono spontanee, sono indotte dal sistema culturale in cui viviamo.
Ricordo solo il profetico discorso di Marcuse per il quale uno degli elementi che caratterizza il totalitarismo disumanizzante della società tardocapitalista consiste proprio nel fatto di creare bisogni artificiali devianti, che è ben lieto di poter soddisfare.
Diceva Marcuse che la libertà sessuale offerta dal sistema è solo un surrogato della libertà dell'eros, ed è diventata uno strumento di integrazione e di consenso, essendo anche il sesso ed il corpo mercificati e la persona sessuale nient'altro che una riduzione all'oggetto del desiderio. La presunta libertà occidentale è molto spesso un'offesa umiliante alla dignità degli individui. Se dico questo non penso di star difendendo le consuetudini islamiche.
Mi rivolgo a Radek ,il quale dice che «il discorso sull'Islam ed Occidente non si riduce alle rispettive "deformazioni fisiche"».
Ovviamente, nulla da obiettare.
Ma il mio commento era una risposta ai commenti all'articolo su Paolo Barnard.
Guarda caso proprio i commenti dei lettori si sono concentrati su questo aspetto, che tra l’altro porta con sé la visione della donna e dei rapporti uomo-donna nell’islam, e a catena, l’indignazione nostra nella convinzione che i maschi musulmani siano “brutti e cattivi”.
Terrorismo, velo e infibulazione sono le uniche cose che vengono nominate quando si parla di musulmani.
Mi soffermo ancora una volta sull’infibulazione, ringraziando di nuovo la Redazione per aver precisato che NON è una pratica islamica, e per di più considerata dall'Islam come Haram, vietata.
Perché in occidente si continua a tenere saldo e stretto il connubio Islam=infibulazione?
E' opinione diffusa nella nostra società che l'“infibulazione” sia una pratica presente soltanto nelle società di cultura islamica.
Niente di più inesatto e falso!, perché questa crudele operazione veniva praticata fin dagli molti secoli prima della comparsa sulla scena della Storia della religione islamica. Il fenomeno è presente in 28 paesi Africani, e in un passato abbastanza recente era praticata in regioni del mondo non ancora toccate dalla cultura islamica, come l’Australia, il Messico Orientale, il Perù, il Brasile occidentale, a comprova del fatto che il fenomeno trae le sue origini in costumi molto antichi che investono il problema dei rapporti uomo donna ancor prima che l’Islam nascesse.
C’è qualcuno a conoscenza del fatto che paesi come l’Arabia Saudita, culla dell’Islam, l’Iran, la Turchia, non sono vittime di questa barbarica usanza? In diverse regioni africane la pratica infibulatoria è condivisa da donne musulmane, cristiane e animiste a dimostrazione del fatto che questa pratica non trova la sua motivazione in dogmi di natura religiosa ma in antichissime consuetudini!
Da qui a capire che per poterle sradicare ci vogliono battaglie, storie e sommovimenti sociali, che non possono essere imposti da noi sommi educatori occidentali, il passo è breve; questa lotta incessante va condotta dall’interno di quelle culture che ancora la praticano, da parte di donne coraggiose che abbiano la capacità di liberarsi dai lacci delle loro stesse tradizioni culturali e religiose e non dai tribunali penali dell’opinione pubblica occidentale.
Ad ogni modo, e qui rispondo a Ippolito Grimaldi, mi sconvolge completamente che non riesca a vedere "alcuna analogia tra infibulazione e pratiche chirurgiche con finalità estetiche delle culture occidentali". E' quello che io invece, profondamente indignata, volevo sottolineare. La barbarie ce l'abbiamo in casa e la nostra mente completamente coattata, non la vede.
Radek aggiunge che si tratta di scelte individuali.
Mi sento peggio.
E’ proprio questo il problema, le scelte individuali. Non sono spontanee, sono indotte dal sistema culturale in cui viviamo.
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Herbert Marcuse |
Ricordo solo il profetico discorso di Marcuse per il quale uno degli elementi che caratterizza il totalitarismo disumanizzante della società tardocapitalista consiste proprio nel fatto di creare bisogni artificiali devianti, che è ben lieto di poter soddisfare.
Diceva Marcuse che la libertà sessuale offerta dal sistema è solo un surrogato della libertà dell'eros, ed è diventata uno strumento di integrazione e di consenso, essendo anche il sesso ed il corpo mercificati e la persona sessuale nient'altro che una riduzione all'oggetto del desiderio. La presunta libertà occidentale è molto spesso un'offesa umiliante alla dignità degli individui. Se dico questo non penso di star difendendo le consuetudini islamiche.
Sto dicendo che non si può essere contro questo sistema se non ci si oppone al mondo simbolico dei bisogni devianti, all'esibizionismo nevrotico e all’individualismo narcisista. Non c'è antagonismo senza rifiuto della manipolazione dei bisogni operata dal sistema dominante.