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giovedì 9 agosto 2018

INCAZZATI NERI

[ 9 agosto 2018 ]

«Siamo vivi per miracolo». 
«Ci sfruttano: con noi fanno i soldi caporali e imprenditori». Lo hanno detto i due sopravvissuti all'incidente stradale di lunedì scorso in provincia di Foggia, in cui sono morti 12 migranti mentre a bordo di un furgone tornavano dal lavoro nei campi.
«Ognuno di voi pensi oggi alle famiglie di quelle 16 persone, che in Africa soffrono per i loro cari che avevano lasciato tutto per venire in Italia a lavorare e che qui prima sono stati trattati come animali e poi sono morti. Oggi ognuno di voi parli alle proprie famiglie di tutto questo. Questi 16 morti ci parlano ogni minuto e ci dicono basta, basta, basta».
«Non e’ una pacchia lavorare tutto il giorno per una manciata di euro o pagare 5 euro per salire sui furgoni della morte». «Chiediamo solo diritti, non chiediamo l’impossibile. Vogliamo pari diritti per pari doveri».

Con gli stessi berretti rossi con cui i braccianti della Capitanata debbono proteggersi dal sole cocente ieri hanno scioperato e manifestato marciando da San Severo a Foggia. Lo sciopero, sacrosanto e pienamente riuscito, è stato promosso dall'USB. QUI il filmato della marcia. Più sotto il comunicato dell'USB che ci informa che il ministro delle Politiche Agricole, Gianmarco Centinaio, ha garantito la sua presenza al convegno nazionale organizzato il 22 settembre da USB Lavoro Agricolo.
*  *  *

Adesione totale allo sciopero dei braccianti USB

È totale l’adesione dei lavoratori agricoli del Foggiano allo sciopero proclamato dall’Unione Sindacale di Base dopo le due stragi di braccianti che in 48 ore hanno mietuto 16 vittime. Nessuno è al lavoro nei campi intorno al ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, cuore della protesta, da dove alle 8 si è mossa la marcia dei berretti rossi diretta alla prefettura di Foggia.
Centinaia di lavoratori hanno sfilato con gli stessi cappellini indossati dalle vittime, berretti distribuiti settimane fa da USB e Rete Iside per aiutare i braccianti a proteggersi dal solleone delle campagne e idealmente dallo sfruttamento e dalla mancanza di diritti, in un processo di sindacalizzazione che avanza a grandi passi. Ai lavoratori in marcia si è unito anche il governatore della Puglia Michele Emiliano.
Le rivendicazioni sono le stesse già esposte da USB un mese fa al ministro del Lavoro, che aveva accolto le richieste promettendo un tavolo interministeriale sul settore, che però non ha mai visto la luce. USB torna perciò a chiedere sicurezza, diritti e dignità per tutti i lavoratori agricoli, indipendentemente dalla provenienza.
Se la prefettura di Foggia è il traguardo fisico della marcia di oggi, il traguardo ideale resta, ancora una volta nel capoluogo,, il convegno nazionale organizzato il 22 settembre da USB Lavoro Agricolo per illustrare la propria piattaforma per il settore, vessato da decenni di mancanza di diritti e ora nuovamente esposto allo sfruttamento grazie alla reintroduzione dei voucher con il cosiddetto decreto dignità.
Il ministro delle Politiche Agricole, Gianmarco Centinaio, ha garantito la sua presenza al convegno, interloquendo questa mattina in diretta su Rai Tre ad Agorà Estate con Aboubakar Soumahoro, dell’esecutivo nazionale USB Lavoro Agricolo, che guidava la marcia dei berretti rossi. “Ci vado, il 22 settembre il ministro Centinaio è lì”, ha detto l’esponente leghista rispondendo all’invito di Soumahoro.
Unione Sindacale di Base

sabato 9 giugno 2018

LA GRANDE PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI INDIGNATI

[ 9 giugno 2018 ]

Nella grande battaglia per dare un futuro al nostro Paese un posto di primo piano spetta al fronte rurale: NON C'È SOVRANITÀ NAZIONALE SENZA SOVRANITÀ ALIMENTARE.
In questa cornice torniamo sulla mobilitazione degli AGRICOLTORI INDIGNATI umbri. 
Davamo conto delle loro ragioni e della grande manifestazione del 5 giugno.
Per farsi un'idea delle loro ragioni, qui sotto il comizio di Giovanni Cenci, portavoce degli AGRICOLTORI INDIGNATI.
Più sotto un elenco di come i media locali hanno riportato la giornata di protesta del 5 giugno.







Il Messaggero del 3 giugno 2018

A Perugia la "rivolta dei trattori": gli agricoltori contro Agea e Regione;

Umbriajournal del 5 giugno 2018
Poco dopo la partenza del corteo...


Gli agricoltori indignati, ecco una seconda protesta dopo quella di Coldiretti ;

 Corriere dell'Umbria


5 giugno 2018
Agricoltori Indignati invadono il capoluogo con 50 trattori ;

1 giugno 2018
Pronta la protesta degli "indignati" per le vie di Perugia ;


Umbria24

6 giugno 2018
In piazza al grido degli "agricoltori indignati": «Tutelati solo i grandi, dei piccoli se ne fregano»

6 giugno 2018
Agricoltura, la Regione fa il punto su Agea ;

5 giugno 2018
Perugia, gli «agricoltori indignati» sui loro trattori salgono verso la Regione ;

1 giugno 2018
Un mondo agricolo spaccato porta per due giorni i trattori sotto la Regione. Le richieste a centinaia 


24 maggio 2018
 "Agricoltori Indignati", a Perugia scatta la protesta coi trattori sotto la Regione

Umbriaon 
Sotto il palazzo della regione umbra


5 giugno 2018
Col trattore a Perugia andiamo a protestare ;

5 giugno 2018
Trattori indignati: video del corteo ;

5 giugno 2018
«Noi ci riconosciamo solo in noi stessi» video intervista al leader della protesta degli indignati Giovanni Cenci ;

31 maggio 2018
Trattori in piazza: gli agricoltori protestano ;

24 maggio 2018
"Agricoltori indignati", protesta a Perugia ;

Quotidiano dell'Umbria


5 giugno 2018
A Perugia la rivolta degli Agricoltori Indignati ;

Umbrialeft 


5 giugno 2018
A Perugia la protesta degli Agricoltori indignati contro la Regione e l'Agea ;

Assoeuropa.it 


5 giugno 2018
Agricoltori indignati, ecco l'altra protesta ;

24 maggio 2018
"Agricoltori Indignati", protesta a Perugia;
 

31 maggio 2018
Trattori in piazza: gli agricoltori protestano;


Sollevazione
 


6 giugno 2018
Con i contadini in rivolta ;

25 maggio 2018
Agricoltori indignati ;

I video  



mercoledì 6 giugno 2018

CON I CONTADINI IN RIVOLTA

[ 6 giugno 2018 ]


Giorni addietro davamo conto della giornata di protesta degli "agricoltori indignati" che si sarebbe svolta a Perugia il 5 giugno, segnalando quindi le loro sacrosante ragioni. Ebbene, quella di ieri è stata una bella, combattiva ed emozionante manifestazione.
Esageriamo?
«Un impatto maestoso forse mai visto prima. Gli agricoltori indignati assediano le istituzioni» [Corriere dell'Umbria di oggi 6 giugno]
«Centinaia e centinaia di contadini indignati in piazza: "Siamo noi i veri custodi dell'Umbria»
[La Nazione di oggi 6 giugno]

Prima della partenza del corteo
Non si discostano da questi giudizi le decine di siti web regionali. Diversi i motivi che spiegano l'importanza e l'impatto della manifestazione di ieri. Quello che spicca su tutti è che questa protesta è nata indipendente, promossa da un gruppo di agricoltori che si sono autorganizzati, fuori e contro le tradizionali associazioni di categoria (Coldiretti e compagnia) denunciate come colluse con un sistema politico neoliberista che favorisce le grandi aziende e uccide le piccole e medie imprese agricole. 

Associazioni di categoria che davanti alla montante protesta hanno deciso, in combutta con l'assessorato e la giunta regionale  (piddina), di rispondere,  col boicottaggio aperto. Quando lorisignori (che le antenne le hanno lunghe) han capito che la marea non si poteva fermare, e sempre allo scopo di far fallire la protesta autorganizzata, son giunti addirittura ad organizzare il giorno prima (4 giugno) una manifestazione di protesta. Ma l'opera sfrontata di depistaggio è fallita, e quella autorganizzata è stata un grande successo.

Merito, appunto, di quel pugno di coraggiosi che con tenacia, pazienza e intelligenza politica hanno saputo non solo evitare l'accerchiamento ma costruire attorno a loro
consenso, solidarietà a partecipazione. Tra essi spicca Giovanni Cenci [nella foto sotto], portavoce degli "AGRICOLTORI INDIGNATI viticoltore di qualità, cuore e testa della protesta. Lo ricordiamo Giovanni, per anni principale portavoce del movimento studentesco, esponente di spicco della sinistra perugina, quella al contempo eretica e popolare, sempre in prima fila nelle mobilitazioni, da quelle contro lo sfascio della scuola pubblica, a quelle di solidarietà con le resistenze dei popoli oppressi.
Giovanni Cenci
Giovanni, che più umbro non si può, francescano combattente, impasto tra asceta e indomabile soldato della guerra santa contro le ingiustizie.

Di acqua e melma ne è passata sotto i ponti... 

Ecco, se c'è una lezione da trarre è questa: dove c'è memoria, dove c'è coerenza e senso storico, quando non si rompono le connessioni con i semplici, non si può asciugare la sorgente da cui sgorga lo spirito che da forza e speranza al popolo lavoratore. I rivoluzionari hanno questo in comune con i contadini oltre all'amore per Madre Terra: che essi sanno che non basta seminare, che per il raccolto, oltre a tanti sacrifici ed al lavoro, occorre che le stagioni facciano il loro corso.

Una stagione, quella più buia, volge al tramonto. Una nuova si staglia all'orizzonte, la stagione del riscatto e della dignità. Dopo il 4 marzo, che pur per vie discutibili ha portato all'emersione una grande voglia di cambiamento, nulla sarà come prima.

Torneremo sulla giornata di ieri.
Sotto il Palazzo della regione


Intanto rivolgiamo un appello ai nostri lettori, anzitutto agli agricoltori (che sappiamo essere numerosi) a dare una mano agli INDIGNATI, a prendere contatto con loro, ad organizzarsi.

Anzitutto a firmare la loro PETIZIONE
La Petizione su change.org

Questa la loro PAGINA FACEBOOK, con i filmati della giornata di ieri.









venerdì 25 maggio 2018

AGRICOLTORI INDIGNATI

[ 25 maggio 2018 ]

E' ora di aprire il fronte della sovranità agricola ed alimentare italiana

La situazione in cui versa l'agricoltura italiana è ogni giorno più drammatica, malgrado l'alta qualità di ciò che viene prodotto. Dipende forse dalla scarsa "produttività" delle aziende? NO! E non dipende nemmeno, come vorrebbero fra credere i neoliberisti, dalle loro ridotte dimensioni (che non sono sarebbero sufficienti "a stare sul mercato"). Dipende dalla spietata concorrenza dei grandi gruppi agro-industriali che l'Unione europea difende. Il governo italiano e quelli regionali, invece di proteggere l'agricoltura italiana ed i suoi addetti, ubbidiscono supinamente a Bruxelles e lasciano morire migliaia di aziende.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la notizia della prossima manifestazione degli agricoltori che si svolgerà a Perugia il 5 giugno prossimo. Ci auguriamo che sia un successo contagioso, in barba al boicottaggio delle associazioni di categoria e del governo regionale umbro. [Sopra la bandiera che i manifestanti umbri porteranno in piazza]

*  *  *



AGRICOLTORI INDIGNATI
ADESSO BASTA!


1) Contestiamo le politiche agricole della Regione Umbria:
➡︎ per il privilegio dato a noti gruppi agroindustriali, impegnando per essi la maggior parte delle risorse del Piano di Sviluppo Rurale;

➡︎ per la penalizzazione dei piccoli produttori, biologici e di qualità, con una netta riduzione dei finanziamenti programmati;

➡︎ per il fatto che oltre il 75% delle domande di insediamento dei giovani agricoltori non sono state finanziate.

2) Contestiamo AGEA (l’Ente di rogazione dei fondi in agricoltura) che pur avendo ampia disponibilità di risorse stanziate dalla Comunità Europea non riesce a saldare i progetti di investimento regolarmente rendicontati e le regolari domande di sostegno all’agricoltura per inettitudine e incompetenza, mettendo a serio repentaglio la vita stessa delle aziende per motivi esclusivamente burocratici.

3) Contestiamo alcune associazioni di categoria per quei comportamenti che spesso non hanno rappresentato i diritti degli agricoltori e per non essere riuscite a porre argine a queste problematiche.

CORTEO REGIONALE DI PROTESTA CON I TRATTORI 

Martedì 5 Giugno ore 15.00

Nessuna bandiera ma trattori, pale, zappe e prodotti della nostra Terra!
CORTEO DEI TRATTORI

ore 15.00: raduno dei TRATTORI parcheggio PIAZZALE DEL BOVE, Perugia

ore 16.00: partenza del corteo dei TRATTORI con sosta sotto la Regione Umbria (Broletto), arrivo parcheggio Minimetrò PIAN DI MASSIANO
DELEGAZIONE DI 5 TRATTORI

ore 18.30: assemblea pubblica degli agricoltori sotto il palazzo del Consiglio Regionale PIAZZA ITALIA con una delegazione di 5 trattori (Minimetrò da Pian di Massiano per raggiungere Piazza Italia)

Tutta la cittadinanza è chiamata a partecipare per difendere i nostri cibi, il nostro territorio, le nostre acque e i nostri Agricoltori veri custodi del territorio.


AGRICOLTORI INDIGNATI

lunedì 15 febbraio 2016

"TSIPRAS: TI VENGONO A CERCARE!" (filmati dell'assedio da parte dei contadini greci del Ministero dell'Agricoltura)

[ 15 febbraio ]

La protesta dei contadini greci confluita nello sciopero generale del 4 febbraio, non nasce all'improvviso.
I contadini furono i primi a mobilitarsi contro la firma da parte del governo Tsipras del "Terzo memorandum", il 15 luglio scorso.

Essi protestano contro il drastico taglio alle pensioni, contro l'aumento dei contributi previdenziali, contro l'abolizione dei sussidi all'agricoltura. Secondo le associazioni di categoria si tratta di misure che porteranno al crollo del già disastrato settore agricolo greco.

Qui sotto le immagini della rabbia dei contadini ellenici proprio sotto il Ministero dell'Agricoltura, l'11 febbraio scorso.


venerdì 6 novembre 2015

XYLELLA: MANOVRE SPORCHE E COMPROVATE VERITÀ SCIENTIFICHE di Sergio Starace*

[ 6 novembre ]


LETTERA APERTA AI MARCHESI ANTINORI

«Eccellentissimi Marchesi Antinori,

non so se mi sia consentito (in virtù del mio umile status plebeo) rivolgermi alle Vostre Auguste Persone, senza preventivamente profondermi in una lunga serie di abissali inchini di reverenza ma, ahimè, soffro di una congenita, gravissima forma di lombo-sciatalgia, che mi obbliga a tenere permanentemente la schiena dritta. Vogliate, quindi, non prendere questa mia obbligata, permanente postura come una forma di imperdonabile sfrontatezza nei Vostri confronti.           


Sono stato indotto irresistibilmente a scrivere questa lettera dal bisogno di esprimerVi la mia solidarietà, alla luce delle calde lacrime da Voi versate prima, durante e dopo l’abbattimento dei novecentoventisei ulivi, che arricchivano la Vostra piccola tenuta in quel di S. Pietro Vernotico. Il Vostro appassionato pianto ha indubbiamente rivelato la Vostra immensa sensibìlità ambientalista e, conseguentemente, l’infinito, incondizionato e soprattutto disinteressato amore che Voi nutrite per le terre di cui siete proprietari.

Passando ora, egregi signori, dal faceto al serio devo innanzitutto rivelare che trovo grottesco, se non addirittura patetico, che in pieno terzo millennio (per essere più precisi, a duecentoventisei anni dalla Rivoluzione Francese) ci sia ancora qualcuno che ami fregiarsi di un titolo, che inequivocabilmente riporta alla memoria un’età caratterizzata dal dominio socio-politico-economico di una classe parassitaria, che viveva succhiando avidamente il sudore, le lacrime ed il sangue di milioni e milioni di contadini, privi di qual si voglia diritto. Ad onor del vero bisogna dire che, la storicamente succeduta classe borghese capitalistica, oggi più che mai trionfante e dominante, se si eccettuano alcune sfumature formalistico-cerimoniali, fa più che egregiamente le veci dell’armai tramontato ceto di esseri superiori dal sangue blu.
 

Dopo questo necessario prologo, entriamo nel vivo della questione che mi ha costretto ad impegnarmi, nnonostante lo scarso tempo a mia disposizione, nella stesura di questo scritto. Innanzitutto devo domandarvi: veramente pensate che il popolo salentino sia così idiota da credere alle vostre plateali dichiarazioni, rilasciate al nutritissimo stuolo di pennivendoli che fanno a gara nell’insozzare gli immacolati fogli delle vendute testate giornalistiche, tutte impegnate a costruire (su questa come su ogni altra
questione) una realtà disgustosamente falsa, che si affrettano poi a vomitare sui loro lettori per occultare l’effettivo stato di cose? Se è vero, infatti, come da più parti si dice che già da anni avevate la precisa volontà di liberarvi di quegli ingombranti, fastidiosi, inutili ulivi, per avere la possibilità di impiantare dei più redditizi vigneti, questa sordida, immonda, vergognosa farsa-tragedia dell’epidemia di xylella vi ha offerto, su un piatto d’oro, la possibilità di scavalcare con eleganza l’ostacolo legislativo che vi impediva di realizzare il vostro proposito speculativo. Beh, nobilissimi signori, se avete creduto di poter rivestire di un candido manto di innocenza i vostri interessi, miranti solo a realizzare profitto mercè la mattanza di centinaia di sacri esseri viventi, che per secoli hanno garantito la vita a migliaia di uomini, se proprio avete creduto ciò, vi siete clamorosamente sbagliati.

Agli occhi dei salentini disincantati infatti l’azione, con cui avete aderito zelantemente alle prescrizioni imposte dal piano elaborato dal generale Silletti, non ha nulla nè di etico né di legittimo. Lungi infatti dall’essere etico e legittimo quel piano (almeno fino a che non verranno fornite le prove seriamente scientifiche del suo fondamento e della sua conseguente, assoluta necessità) ha tutte le caratteristiche di un progetto criminale, messo a punto a tavolino da un’associazione a delinquere di stampo feudal-mafioso ai danni della natura e di un intero popolo e, di conseguenza, tutti coloro che ne hanno posto le basi, lo hanno elaborato e si adoperano per la sua realizzazione sono, scientemente o no, fino a che lo ribadisco non verrà provato il contrario, dei criminali.

Finora infatti la scienza, quella vera, ha provato che il batterio xylella nulla ha a che fare col disseccamento degli ulivi e che, conseguentemente, le cause del preoccupante fenomeno sono altre e, precisamente, la sterilità dei terreni (conseguente all’uso scellerato dei diserbanti e dei pesticidi) la presenza di numerosissimi funghi, l’imperversare del rodilegno giallo e, non ultimo, lo stato d’abbandono e d’incuria in cui sono lasciati i terreni a causa della scarsa redditività del lavoro agricolo per i piccoli proprietari, effetto, questo, di una politica colpevole, che ha sempre avuto a cuore gli interessi della classe dominante a scapito dei cittadini più deboli. E’ mai possibile che non abbiate sentito quanto in merito da mesi andiamo ripetendo noi ambientalisti o se preferite, come siamo frequentemente definiti dalla stampa di regime , noi terroristi, vale a dire che serissime e pubblicate ricerche americane hanno dimostrato l’assoluta non patogenicità, per l’ulivo, di tutte le sottospecie di xylella? Tale batterio, infatti, inoculato tramite siringa nelle piante di laboratorio, non solo non ne ha prodotto il disseccamento ma, dopo un anno era stato eliminato dal 97% degli alberi infettati. 

Ne è certo trascurabile quanto hanno affermato insigni scienziati non xylellomani come il prof. Purcel (massima autorità mondiale in questo campo),  il prof. Xyloiannis ed altri. In particolare il primo ha dichiarato che tale agente patogeno quasi sicuramente è endemico per la nostra terra e che non esistono prove della sua patogenicità per l’ulivo . Come si può poi non tener conto della straordinaria notizia (apparsa circa un mese e mezzo fa su prestigiose riviste scientifiche internazionali) che parla di una cura risolutiva per la fitopatia in discussione tramite il ricorso ad un mix di batteri batteriofagi, chhe, nel giro di alcuni giorni, riescono ad avere ragione del famigerato batterio incriminato, che da centotrent’anni ammorba le viti della California? Beh, miei cari signori, di fronte a queste COMPROVATE VERITA’ SCIENTIFICHE, le fumose, verbali e verbose dichiarazioni degli dei che affollano l’Olimpo scientifico barese sono solo “flatus vocis” e non hanno maggiore dignità gnoseologica di quella che si può riconoscere alle elucubrazioni speculative della peggiore Scolastica cristiana medioevale. Una qualunque affermazione, difatti, per avere il diritto d’ungersi col crisma della scientificità, deve essere pubblicata e corredata dalla chiara descrizione del procedimento sperimentale, che ne ha consentito la scoperta, in modo che altri centri di ricerca sottopongano a verifica la presunta verità e la possano verificare o falsificare. 
Sergio Starace


Risulta allora semplicemente intollerabile non solo che i ricercatori baresi non abbiano mai pubblicato l’esito della loro presunta ricerca, ma che i politici (e ciò costituisce un gravissimo vulnus sia della libertà dell’indaggine scientifica sia della democrazia del nostro Paese) si siano precipitosamente adoperati, col varo di una vergognosa legge, ad impedire che altri studiosi  indagassero in merito al fenomeno del disseccamento, garantendo un assurdo monopolio agli scienziati dello IAMB, del CNR di Bari, dell’Istituto Caramia e dell’Università di Bari. Tale fatto equivale inequivocabilmente ad una mossa politica dalle gravissime incalcolabili conseguenze che, se non denunciata e contrastata rappresenterebbe un ampio passo verso la costituzione di un regime tecnocratico totalitario, ad esclusivo vantaggio di una ristretta èlite di magnati della finanza e dei loro fedeli servitori e a tutto danno dell’intero popolo. Ora, miei pregiatissimi signori, se per i nostalgici dell’”Ancien Regime” tutto ciò non costituisce nessun problema, ma appare anzi come una quanto mai auspicabile prospettiva, per i cittadini onesti, che come me hanno uno spiccatissimo senso della libertà della democrazia e dell’uguaglianza sostanziale e non solo borghese-formale, rappresenta un’insopportabile violenza, un sopruso che va in ogni modo respinto e combattuto. 

Per sovrappiù, se anche l’oscena, ripugnante menzogna pseudoscientifica avesse avuto un qualche fondamento, i termini della questione non sarebbero assolutamente mutati, dal momento che il batterio xylella, una volta insediatosi in un territorio, non è più eradicabile (sempre se non si tien conto della scoperta americana più su ricordata) ed inutile risulta lo svellimento di centinaia di migliaia di generosissimi, innocenti ulivi. Se poi si considera che le potenziali piante ospiti del patogeno in oggetto sono (almeno sempre secondo quanto affermato dagli dei baresi) oltre duecento, per essere in linea con le direttive del folle, criminale piano Silletti bisognerebbe trasformare l’intero Salento in un deserto ed allagarlo con i pesticidi. Comprendo però che neanche quest’argomento può costituire un deterrente per le coscienze di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, concorrono alla realizzazione di quest’immane scempio. Tali cattive coscienze sono infatti religiosamente legate al dio denaro e sacro, per esse, è soltanto il loro conto in banca, che vogliono sempre più ingrassare, foss’anche a spese dell’intera vita sul pianeta.
         Sappiate però che se l’attuazione di un tale efferato crimine contro l’umanità dovesse giungere ad effetto, non potreste mai sottrarvi  al marchio di vergogna e d’ignominia che l’intera umanità presente e futura imprimerebbe   nelle vostre carni e nella vostra memoria. Dal momento che è però fin troppo chiaro che la sua realizzazione non può avvenire se non grazie alla collaborazione colpevole e determinante dei membri delle forze dell’ordine (gia in passato schierati per consentire la mattanza degli ulivi) voglio lanciare loro  un appello, affinché  si rifiutino di prestare obbedienza ad ordini manifestamente illegittimi e criminogeni e, richiamandosi (almeno in questa circostanza) al diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, cessino di proteggere i nemici del popolo (cioè i loro stessi nemici) e si schierino dalla parte della giustizia, del diritto di autodeterminazione di una comunità e, soprattutto, a difesa della vita.
         Qualche parola poi intendo spendere sulla vostra minacciosa dichiarazione di voler adire le vie legali a carico sia di tutti i cosiddetti negazionisti del problema xylella sia di chi avrebbe procurato, esprimendo il suo o parere su quanto avete consentito nella vostra tenuta, un grave danno alla vostra immagine. A tal proposito, oltre a considerare semplicemente comica tale minaccia, perché dovreste denunciare l’intera umanità, vi invito a confrontare l’immagine dello stato dei luoghi prima della mattanza con quella della realtà che ne è seguita. Fatelo e fatemi sapere qual è il danno maggiore. Ad ogni buon conto, considerando che, come si evince chiarissimamente da questa mia, io sono uno dei più accesi, categorici negazionisti, denunciate prima me; sarò ben lieto di dimostrare in un pubblico dibattimento la mia innocenza e, di conseguenza, la vostra colpevolezza almeno sul piano morale. Per di più questa vostra uscita di pessimo gusto rivela, incontrovertibilmente, la vostra protervia e la vostra arroganza di colonizzatori e mal si concilia con l’immagine che avete cercato di costruirvi, con la colpevole complicità dei media, di amanti di questa terra, che per voi è e resterà terra straniera, come irrimediabilmente stranieri resterete voi per essa.


E’ poi a dir poco mirabile, se non addirittura miracolosa, la competenza geometrica della sputacchina, visto che gli otto alberi da essa infettati nella vostra proprietà si trovavano con una precisione millimetrica a duecento metri di distanza l’uno dall’altro e quindi, in virtù della regola dei cento metri, che consente di abbattere trecentocinquanta alberi tutt’attorno ad ognuno risultato infetto, è riuscita con il minimo sforzo ad ottenere il massimo risultato, obbligandovi, si fa per dire, a desertificare l’intera zona. Non si può poi non riflettere sul fatto che la famigerata norma dei cento metri fa impallidire la regola adottata dai nazisti occupanti la nostra terra, i quali, come si sa, ammazzavano dieci italiani per ogni tedesco ucciso. Non si possono che fare i complimenti al genio che ha partorito una tale finezza strategica.


         Data l’enormita di questa faccenda, ci sarebbe ancora tanto da dire, ma, anche per non stancare i miei potenziali lettori, non aggiungo altro e chiudo facendovi dono dei versi che compongono l’inciso di una vecchia canzone anarchica,, che sintetizzano mirabilmente il mio punto di vista su tutta la questione, ma che difficilmente potranno incontrare il vostro favore. Tali versi recitano:
 

La casa è di chi l’abita
È vile chi lo ignora
Il tempo è dei filosofi
La terra di chi la lavora».

 
* Sergio Starace (MPL Lecce)

lunedì 13 aprile 2015

SALENTO: SALVIAMO I PATRIARCHI di Giuseppe Altieri*

[ 13 aprile ]

Più della xylella fanno paura le soluzioni proposte per combatterla. Gli ulivi non si toccano!

Dal Salento. Gli ulivi nel Salento raccontano una storia. È possibile leggerla in quei tronchi contorti che si sono modellati nei secoli, rinchiusi in quei muretti a secco forti e resistenti come gli alberi che custodiscono. Una storia fatta di sudore e fatica, quella dei contadini che quella terra l’hanno lavorata, rispettandola sempre. Anche i giovani hanno riscoperto l’amore per la campagna scegliendo di tornare lì dove i loro nonni erano cresciuti. Perché la terra ha sempre dato “da mangiare a tutti”, senza chiedere nulla in cambio. Così come si fa, nella più pura storia d’amore.

Nessuno si è accorto di quante cose aveva da raccontare quella pianta plurimillenaria, simbolo di un paesaggio, a tratti ineguagliabile. Solo ora ci si accorge che accanto al sole, al mare e al vento, nel Salento forse c’era posto anche per l’ulivo. Ora che un batterio minuscolo ed invisibile ha sentenziato la sua condanna a morte, ora che si fa sempre più concreto il rischio di eradicamento, improvvisamente ci si accorge che c’erano. Eppure sono stati sempre lì, con le loro chiome rigogliose e le foglie che brillavano d’argento quando il sole picchia forte. C’erano e non ci sono più. Restano quei rami secchi e tanta desolazione. Davanti a un ulivo che muore qualcuno giura di aver visto gente piangere. Colpa della Xylella fastidiosa, dicono.  Un batterio killer a dispetto del nome che ha messo in ginocchio un comparto che fino a qualche tempo fa rappresentava la punta di diamante della regione. Non solo, con l’estate ormai alle porte anche la stagione turistica sembra non essere immune.Quanti si faranno influenzare dall’allarmismo a ragione ormai diffuso? A questa domanda, almeno, risponderanno le prenotazioni confermate e quelle cancellate.

I contadini, costretti ad scendere dai loro trattori, non sapendo più cosa pensare e di fronte alla mancanza di spiegazioni, ipotizzano un qualche disegno criminale ordito da chissà chi. E mentre si “litiga” su quali soluzioni adottare per fronteggiare l’emergenza, molte delle proposte avanzate restano inascoltate.
Sradicamento dei millenari ulivi del Salento

Giuseppe Altieri, agroecologo è sicuro: per salvare i Patriarchi del Salento l’unica via è la cura Agroeco-Biologica Territoriale (utilizzando le risorse europee e nazionali messe a disposizione dalla PAC e dai PSR Regionali).

«Si continua a parlare di Xylella, quale causa dei disseccamenti degli ulivi, mentre i dati della Commissione Europea – ci spiega il dottor Altieri - confermano che su 1757 campioni di rametti e foglie disseccate solo su 21 si è ritorvata la Xylella fastidiosa, segno che le cause dei disseccamenti sono ben altre e la presenza di Xylella è, semmai, solo una accidentale e secondaria conseguenza ubiquitaria, oltretutto non patologica».

Va da sé dunque che di fronte ad un “non-problema” o meglio ad una sbagliata interpretazione del problema, anche le soluzioni proposte sarebbero inefficaci, se non addirittura dannose.

L’eradicazione degli ulivi, dunque, sarebbe un rimedio peggiore del male e ricorderebbe molto da vicino l’atteggiamento di chi dinanzi ad un mal di testa sarebbe portato ad immaginare addirittura non di curare il dolore, ma di tagliarsi per intero il capo. Del resto la Xylella, secondo questa visione, che Altieri sposa e rilancia non è la causa della malattia dell’ulivo ma una manifestazione, una conseguenza di ben altre situazioni che si sono protratte nel tempo e che magari sono legate a forme di trascuratezza. Lo dimostrerebbe il fatto che nelle zone cosiddette “focolaio”, vi sono uliveti senza alcun sintomo di malattia. Non può essere dunque solo legato al caso che le piante curate con tecniche biologiche siano proprio quelle sane.

Nello specifico, la "Eradicazione" di una microrganismo da quarantena (com'è la Xylella), una volta ritrovato in un nuovo territorio,  va interpretata come "gestione razionale Agroecologica, affinchè si collochi al di sotto delle soglie di danno economico". Non essendo possibile azzerare la popolazione di alcun Insetto o Fitopatogeno da un Ambiente, che hanno ritmi di riproduzione elevatissimi, come dimostrano 70 anni di Uso sconsiderato ed Inutile di Pesticidi Chimici che non hanno fatto altro che incrementare le avversità degli agroecosistemi (avversità "acquisite"). Ed oggi la presenza di Xilella è assolutamente al di sotto della soglia di pericolo, laddove, oltre tutto, si dimostra che una cura Agroecologica consente di  non avere disseccamenti della vegetazione.

D’altro non è possibile affrontare il problema pensando di utilizzare pesticidi e diserbanti. «Nessun Intervento chimico – continua Altieri – deve essere previsto, tantomeno per decreto, dal momento che aggraverebbe non solo la situazione fitosanitaria degli Ulivi, ma renderebbe i danni ambientali e sanitari derivanti dai pericolosissimi pesticidi, incalcolabili».
Giuseppe Altieri


Insomma, secondo l’agroecologo che in più occasioni ha avuto modo di effettuare alcuni sopralluoghi nelle zone interessate, la causa del disseccamento degli ulivi dovrebbe essere ricercata principalmente: nell’uso di disseccanti chimici, prodotti tossici che squilibrano il quadro micro e macro-biologico degli agroecosistemi, a favore degli agenti patogeni, indebolendo di conseguenza le coltivazioni; nei cosiddetti interventi "antilombrichi", perché i poveri vermi, non sapendo più cosa mangiare, escono dalla terra e si ritrovano tra le foglie e le olive cadute, ed allora si pensa bene di consigliare agli agricoltori di ucciderli con  un fungicida chimico, dimenticando che sono animali protetti dalla Legge. Infine, l'abbandono colturale, ovvero la mancanza di potature annuali e trattamenti biologici a base di Rame, con conseguenti attacchi di altri patogeni, quali i cancri rameali (che si insediano sulle ferite di tagli presenti su rami di molti anni) e le batteriosi comuni (Rogna dell'Olivo), che indeboliscono ulteriormente le piante.

Insomma, la coltivazione Agroeco-Biologica non solo può essere una valida soluzione, ma è perfino sostenuta da enormi risorse europee attraverso i Piani di Sviluppo Rurale regionali, in particolare attraverso i Pagamenti Agroambientali che compensano agli agricoltori, per il beneficio sanitario-ambientale collettivo conseguito: 
  • tutti i maggiori costi (manodopera per la gestione Biologica, potature annuali e "slupature" dei tronchi dalle parti malate, raccolte con reti e non con aspiratori, inerbimenti controllati e incremento della Biodiversità funzionale, ecc.), 
  • i mancati ricavi (viene riconosciuto il 30% di calo di resa, anche se la produzione può essere mantenuta più alta con tecniche ecologiche adeguate, il che premia i migliori agricoltori, quale filosofia delle politiche agroambientali europee),
  • un 20% per il lavoro burocratico connesso alla certificazione biologica, 
  • un 30% per le azioni collettive di più agricoltori che insieme coltivano in biologico, con immensi benefici territoriali, per la salute e l'ambiente 
E' previsto, inoltre, il rimborso delle spese di certificazione biologica (3.000 € annui) e la copertura dell'assistenza tecnica indipendente (1.500 € / annui), obbligatoria dal PSR 2015-2020.
Oltre a notevoli fondi per la formazione dei Consulenti tecnici, l'Innovazione e messa a punto delle tecniche ecologiche sul territorio. E 70.000 € a fondo perduto per i Giovani agricoltori al primo insediamento !!!

Secondo il professor Altieri dunque si tratta di «un'occasione da non perdere, visto che siamo nel periodo di approvazione dei PSR da parte della Commissione UE, la quale ha bocciato le misure agroambientali della Puglia, che pretenderebbe il pagamento di 4 trattamenti chimici contro presunti insetti vettori della Xillella, coi fondi pubblici delle nostre tasse... cosa assolutamente illegittima e non giustificabile. Mentre la Regione dovrebbe prevedere un pagamento per l'Ulivicoltura Biologica secolare dell'ordine di 2.000 - 3.000 € /ha, cumulando tutte le tecniche agroecologiche finanziabili dal PSR».
 
«Stiamo distruggendo il nostro futuro in modo irreversibile – conclude Altieri - ora vogliamo distruggere anche il Passato... gli Ulivi, i Patriarchi del Salento? Se continuiamo cosi periranno prima gli esseri Umani».


* Fonte: Lecce News

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