[ 4 agosto 2018 ]
Lorenzo Fontana [nella foto] è uno degli artefici della "svolta lepenista" della Lega. Veronese, classe 1980, rappresenta quello che dopo l'Unità d'Italia, ai tempi del Non Expedit — la disposizione con cui Pio IX nel 1874, dichiarò inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alle elezioni politiche del Regno d'Italia — fu bollato come "partito nero" clericale.
Per questo, prima ancora che per la sua giovanile militanza fascista, Fontana incarna l'anima nera, ovvero cattolico-integralista, islamofoba e reazionaria della Lega.
Diventato Ministro per la famiglia e le disabilità nel Governo Conte usa il suo scranno per lanciare le sue inconfondibili crociate ideologiche. L'ultima, dopo le frecciate omofobe e contro l'aborto, è quella per l'abolizione della Legge Mancino che vieta ogni organizzazione che inciti alla discriminazione "o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Punisce infine "chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".
Lorenzo Fontana [nella foto] è uno degli artefici della "svolta lepenista" della Lega. Veronese, classe 1980, rappresenta quello che dopo l'Unità d'Italia, ai tempi del Non Expedit — la disposizione con cui Pio IX nel 1874, dichiarò inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alle elezioni politiche del Regno d'Italia — fu bollato come "partito nero" clericale.
Per questo, prima ancora che per la sua giovanile militanza fascista, Fontana incarna l'anima nera, ovvero cattolico-integralista, islamofoba e reazionaria della Lega.
Diventato Ministro per la famiglia e le disabilità nel Governo Conte usa il suo scranno per lanciare le sue inconfondibili crociate ideologiche. L'ultima, dopo le frecciate omofobe e contro l'aborto, è quella per l'abolizione della Legge Mancino che vieta ogni organizzazione che inciti alla discriminazione "o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Punisce infine "chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".
Diciamolo a premessa: la Legge Mancino è un piccolo mostriciattolo giuridico poiché sconfina nella punizione di semplici reati d'opinione. E' lasciata al giudice la discrezione sulla sua applicazione e certi casi recenti di sua applicazione sono biasimevoli. [1]
Quella di Fontana non è tuttavia un'uscita solo estemporanea. La Lega nel 2014 promosse senza successo un referendum per abolire la Legge Mancino, una mossa che servì alla neonata Lega salviniana per sfondare nel perimetro dell'estrema destra e raccattare qualche centinaio di attivisti di fascistica genia.
Bene han fatto diversi esponenti del M5S a biasimare l'uscita di Fontana, alla quale si è dovuto adeguare lo stesso Salvini che pur condividendola ricorda che il governo ha ben altre priorità.
Ma la questione resta. Quella vera è quanto pesi nella Lega quest' anima nera.
I detrattori del governo giallo-verde hanno colto la palla al balzo per ribadire la loro opinione che la Lega è un partito fascista, e dunque riconfermare la loro tesi del governo "fascio-leghista" che prima va abbattuto e meglio sarebbe.
Ammesso e non concesso che Fontana dissimuli dietro al suo cattolicesimo anticomunista e clerico-reazionario (moderna reincarnazione del vecchio "partito nero") una fede propriamente fascista la domanda è se questa frazione (poiché è evidente che ce ne sono altre) sia quella davvero egemone nella Lega, e se non lo è se sia in procinto di diventarlo.
Non è evidentemente questione accademica ma squisitamente politica e in quanto tale implica un'indagine accurata e non sommaria né superficiale della Lega e della sua recente metamorfosi, quindi lo scandaglio del microcosmo di gruppi e associazioni neofascisti che orbitano attorno ad essa.
A questo servirà il Seminario politico-teorico deciso dal Comitato centrale di Programma 101 e che si svolgerà sabato 25 agosto.
NOTE
[1] Il 9 marzo scorso a Milano alcuni militanti del gruppo neofascista (o neonazista) Nsab-Mlns sono stati condannati a tre mesi per volantini contro...."il mescolamento delle razze".
Un triestino è stato condannato a 8 mesi per un post pubblicato si Facebook contro sloveni e maghrebini.
A Padova una commessa, malgrado il suo pentimento, è stata condannata a 4 mesi per insulti ad un rom (""puzzano").