[ 10 settembre ]
Diamo in pasto ai nostri lettori la traduzione in italiano del capitolo relativo all'Italia del famigerato documento della Nazioni Unite Replacement Migration: Is It a Solution to Declining and Ageing Populations?*
Diamo in pasto ai nostri lettori la traduzione in italiano del capitolo relativo all'Italia del famigerato documento della Nazioni Unite Replacement Migration: Is It a Solution to Declining and Ageing Populations?*
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«Migrazione di sostituzione: è la soluzione per il declino e l'invecchiamento della popolazione?"
3. Italia(a) Il trend passato.Il tasso di fertilità totale in Italia aumentò dal 2,3% del periodo 1950-1960 al 2,5% del periodo 1960-1970 ma da allora ha iniziato a declinare. Si è mantenuto sotto il livello di sostituzione dal 1975 e, tra il 1995 e il 2000 era stimato di 1,20 figli per donna, uno dei più bassi del mondo.
Dal 1950 la mortalità generale è andata sensibilmente declinando, portando l'aspettativa di vita media per entrambi i sessi dai 66 anni del periodo 1950-1955 ai 77,2 del periodo 1990-1995.Nonostante un tasso stimato di immigrazione annuale netto di 70.000 unità nel periodo 1995-2000, la popolazione italiana è andata allo stesso tempo diminuendo.Tra le conseguenze di questi cambiamenti demografici vi è stato il raddoppio proporzionale della popolazione di età uguale o superiore a 65 anni, dall'8,3% della popolazione nel 1950 al 16,8% nel 1995. Come risultato di questi cambiamenti, il rapporto tra popolazione giovane ed anziana è sceso dalle 7,9 persone di età tra i 15 e i 64 anni per ogni ultrasessantacinquenne del 1950 ai 4,1 nel 1995.
b) Scenario IQuesto scenario, che rappresenta la variante media stabilita dalle Nazioni Unite nel 1998, assume che vi siano 660.000 immigranti netti in Italia tra il 1995 e il 2020, dopodiché non vi sia più immigrazione.In questo scenario, la popolazione italiana diminuirebbe del 28%, passando dai 57,3 milioni del 1995 ai 41,2 milioni nel 2050. La popolazione tra i 15-64 anni diminuirebbe del 44%, mentre gli over 65 aumenterebbero del 49%; dai 9.6 milioni ai 14.4 milioni. Gli anziani sopra i 65 anni costituirebbero più di un terzo della popolazione italiana nel 2050.Come risultato, il tasso di supporto potenziale scenderebbe del 63%; dal 4,1 del 1995 all'1,5 nel 2050.
(c) Scenario II
Lo scenario II, che rappresenta la variante media con zero immigrazione, assume che sia la fertilità che la mortalità cambino secondo le proiezioni medie stabilite dalle N.U nel 1998 ma che non vi sia alcuna immigrazione in Italia dopo il 1995. I risultati sono simili a quelli dello scenario I.
La popolazione italiana nel 2050 sarebbe di 40.7 milioni, ovvero di solo 475.000 persone in meno rispetto alle cifre previste dallo scenario I. Ovvero 21,6 milioni di abitanti tra i 15-64 anni e 14,2 milioni di ultrasessantacinquenni. Come nello scenario I, il tasso di supporto potenziale scenderebbe del 63%; dal 4,1 nel 1995 all'1,5 nel 2050.
(d) Scenario III
E' previsto, per questo scenario, che tra il 1995 e il 2050 la popolazione totale italiana si mantenga costante sui 57,3 milioni di persone del 1995. Per ottenere questo scopo sarebbe necessario un afflusso totale di 12,9 milioni netti di migranti tra il 1995 e il 2050.
L'immigrazione netta aumenterebbe costantemente dalle 75.000 unità nel 1995-2000 alle 318.000 nel 2045-2050.In questo scenario, nel 2050, un totale di 16,6 milioni di persone, ovvero il 29% della popolazione generale, sarebbe costituita da immigrati post 1995 e dai loro discendenti.
(e) Scenario IV
Questo scenario assume che la popolazione italiana di età tra i 15 e i 64 anni rimanga costante ai suoi livelli del 1995, ovvero alla cifra di 39,2 milioni, arrestando il declino di questo gruppo d'età.Per ottenere l'obiettivo, sarebbero necessari 19,6 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050.
Il numero medio annuale di migranti varierebbe, raggiungendo un picco di 613.000 persone all'anno tra il 2025 e il 2030, per poi diminuire a 173.000 per anno tra il 2045 e il 2050.In questo scenario, la popolazione italiana aumenterebbe del 16%, dai 57,3 milioni del 1995 ai 66,4 milioni del 2050. Per quell'anno, il 39% della popolazione sarebbe rappresentata da migranti post 1995 o dai loro discendenti. Il tasso di supporto potenziale scenderebbe dal 4,1 del 1995 al 2,2 nel 2050.
(f) Scenario VLo scenario V non presume che il tasso di supporto potenziale scenda al di sotto del valore del 3%. Per ottenere ciò, l'immigrazione non sarebbe necessaria fino al 2010 e 34,9 milioni di immigrati sarebbero necessari tra il 2010 e il 2040, con una media di 1,2 milioni all'anno nel periodo in oggetto.Per il 2050, su una popolazione totale di 87,3 milioni, 46,6 milioni, ovvero il 53% di inidividui sarebbe costituito da immigrati o dai loro discendenti.
(g) Scenario VI
Lo scenario VI prevede di mantenere il tasso di supporto potenziale ai livelli del 1995, ovvero al 4,08.
Per mantenere costante il tasso, sarebbe necessario un totale di 120 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050, corrispondente ad una media di 2.2 milioni di immigrati all'anno. La popolazione italiana risultante nel 2050, in questo scenario, sarebbe di 194 milioni, più di tre volte la popolazione italiana del 1995. Di questa popolazione, 153 milioni, o il 79% sarebbe rappresentato da immigrati post 1995 o dai loro discendenti.
(h) Ulteriori considerazioni.Nel periodo 1995-2000, il tasso di crescita della popolazione italiana fu stimato al –0.01%. Tale declino era previsto, nonostante un'immigrazione netta di 70.000 persone l'anno.
Il numero di stranieri in Italia è pressoché raddoppiato, dagli 821.000 del 1965 (1,6% della popolazione totale) agli 1,5 milioni nel 1995 (2,7% della popolazione). Secondo lo scenario III, per evitare il declino della popolazione rispetto alla sua entità, il flusso annuale migratorio dovrebbe essere, in media, di tre volte maggiore tra il 1995 e il 2050 di quanto fu tra il 1990 e il 1995. Per evitare la diminuzione della popolazione in età lavorativa, sarebbe necessario un flusso migratorio annuale più di cinque volte maggiore di quello del periodo 1990-1995. .In più, riguardo agli scenari III e IV, nel 2050 il rapporto tra nativi (29%) e immigrati e loro discendenti (39%) sarebbe dieci volte maggiore del rapporto tra nativi e stranieri registrato nel 1995.La figura 13 mostra, per gli scenari I, II, III e IV, la popolazione italiana nel 2050, e indica la percentuale di immigrati post 1995 e loro discendenti.
I cambiamenti demografici sono ancora più evidenti nello scenario VI, che richiede più del raddoppio degli immigrati tra il 1995 e il 2050. Inoltre, 4/5 della popolazione risultante nel 2050 di 194 milioni di persone sarebbero costituiti da immigrati post 1995 e loro discendenti.
Senza immigrazione le cifre mostrano che sarebbe necessario aumentare l'età lavorativa fino ai 74,7 anni per ottenere un tasso di supporto potenziale al 3.0 nel 2050. Per mantenere nel 2050 il rapporto di 4,1 perone in età lavorativa per ciascun anziano, sarebbe necessario aumentare ulteriormente a 77 anni l'età massima lavorativa. Aumentare le quote di attività della popolazione lavorativa, qualora possibile, rappresenterebbe solo un palliativo al declino dovuto all'anzianità. Se la produttività di tutti gli uomini e le donne tra i 25 e i 64 anni aumentasse del 100% nel 2050, influirebbe solo sul 30% della perdita di tasso di supporto attivo risultante dall'aumento dell'invecchiamento della popolazione».
3 commenti:
Non posso esimermi di esprimere la mia impressione sull'articolo perché il suo contenuto è terrificante. Forse chi legge non ha compreso a fondo le informazioni in esso contenute ma in pratica si tratta di un programma di etnocidio. Con il soppiantamento degli individui costituenti una popolazione ovviamente non si può non rammentare che le conseguenze si estendono nel futuro e quindi le soppressioni di oggi significano soppressione delle generazioni future.
E'una resezione dell'albero delle generazioni che porterà quanto prima all'estinzione etnica.
Si tratta perciò di una messa in atto consapevole di un etnocidio massivo e irreversibile.
Ma che senso hanno questi scenari? Essi prevedeno che ci sia gente che procrea e cresce dei figli fino ad una certa età in nazioni incubatrice non meglio identificate (ma evidentemente sottoposte a miseria e guerre), per poi trasformarsi in migranti che vanno a ripopolare delle decadenti nazioni occidentali che nel frattempo, a causa della probabile perdita della loro identità storico-culturale che ha permesso lo sviluppo socio-economico che attrae i migranti, saranno nel frattempo estremamente peggiorate sotto questo profilo, prive peraltro (come lo erano già prima dei flussi migratori) di risorse e di materie prime.
Sono gli stessi "scenari" che si applicano nella gestione dei pesciolini nell'acquario!!
Senza considerare compatibilità sociali/culturali, la reperibilità di risorse idriche e energetiche e di cibo, e non ultimo la disoccupazione crescente che tecnologia e progresso (sempre che ciò non porti a regredire) portano a rendere superflua la manodopera.
LG
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