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sabato 23 febbraio 2019

PASTORI SARDI: ULTIM'ORA

[ 23 febbraio 2019 ]

Dopo il flop del tavolo di trattativa al Ministero, anzitutto per l'assenza delle aziende casearie, i pastori hanno emesso un comunicato che così si conclude:

«Se gli industriali dovessero continuare a snobbare i tavoli di confronto, ci troveremo costretti a chiedere l’annullamento dei contratti in essere per la palese violazione dell’Art. 62 , comma 2 del D.L. n. 1 /2012 che vieta qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi compresi , prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione».
Sembra dunque passata, tra i pastori, la “linea morbida”: negoziato a oltranza e cessazione dei blocchi per consentire il regolare svolgimento delle elezioni regionali di domani.

In questo senso sembra andare l’annullamento dell’assemblea generale a Tramatza, prevista per oggi, sabato 23 febbraio, assemblea che avrebbe dovuto confermare la più clamorosa delle forme di protesta: i picchetti davanti ai seggi.

Vedremo nelle prossime ore se questa tregua verrà rispettata da tutti i pastori.

Certo quella del blocco delle elezioni pareva una modalità tanto clamorosa quanto velleitaria. Sarebbe stata la prima volta nella storia della Repubblica italiana, un gesto che avrebbe dato il destro al Ministero degli interni per adottare la linea dura della repressione. Arresti, tafferugli, denunce in massa… Il tutto avrebbero innescato un innalzamento del conflitto col rischio grandissimo dell’isolamento dei reparti più combattivi dei pastori e quindi la sconfitta del movimento.



Scriveva l’altro ieri Mariano Ferro (leader dei Forconi siciliani e da sempre in stretto contatto col Movimento dei Pastori Sardi di Felice Floris [nella foto] — oggi a capo dell'ASPI:

«Se da qui a Sabato sera non si approda ad un accordo, alla Sardegna, ai Sardi, ai Pastori, A TUTTI gli aventi diritto al voto non rimane che un'arma : disertare le urne. NON E' PIU' SOLO LA VICENDA DEI PASTORI. E NON E' PIU' NEMMENO UNA VICENDA CHE RIGUARDA SOLO LA SARDEGNA. E' UNA VICENDA CHE APPARTIENE A TUTTA L'AGRICOLTURA ITALIANA».
Chiamare i sardi a disertare le urne come forma attiva, dura ma pacifica di protesta, ci sembra anche a noi (per quel che vale) la decisione più intelligente e pagante.

Scriviamo nella mattinata di sabato, a poche ore dal voto ma, dopo le roboanti minacce, tutto tace.


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giovedì 10 gennaio 2019

MARIANO FERRO: PERCHÉ CON I GILET GIALLI

[ 10 gennaio 2019 ]

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
«Sabato 12 Gennaio 2018 a Roma presso l'HOTEL MASSIMO D'AZEGLIO IN VIA CAVOUR N° 18 su iniziativa del Movimento Popolare di Liberazione - Programma 101 incontriamo due dei protagonisti della prima ora, insieme ad altri, della sollevazione popolare in atto in Francia: Vèronique Rouille e Yvan Yonnet. Solidarietà ai vicini d'oltralpe in un interessante confronto tra quanto sta accadendo in Francia con l'europeista Macron, e la realtà di casa nostra con i giallo-verdi alle prese con la prova di Governo. "I gilet gialli nel nostro paese sono già al governo" dice Grillo e Di Maio prova a rilanciare: "La piattaforma Rousseau è a vostra disposizione , non mollate". 

Ma dalla Francia non arriva grande entusiasmo per l'invito alla collaborazione, tutt'altro. Ma c'è una cosa che a noi Forconi, come pensiamo a gran parte del popolo giallo-verde, interessa in modo particolare: il futuro di questo Governo vuole somigliare più ai gilet gialli francesi o intende confermare politiche neo liberiste del passato volute dal "sistema" e sponsorizzate negli ultimi decenni da quei famosi "poteri forti" che ci hanno accompagnato al caos, alla povertà e alle diseguaglianze di oggi ? 

 Era quasi prevedibile che con un'Italia disastrata da molti punti di vista ed un Governo "antisistema", ci apprestavamo a vivere un momento di scontro sociale particolarmente delicato. Le aspettative di quel "cambiamento" che tutti si aspettano sono molto alte, tanto alte quanto è alta la tensione che si comincia a respirare, eventuali indesiderate delusioni potrebbero essere pericolose e comunque certamente più amare del solito, per il paese diventerebbero un dramma. Per il momento, com'è ormai da molti anni, continuiamo ad apparecchiare la tavola con pane e speranza ma non possiamo aspettare troppo, vorremmo solo vivere in un paese normale». 

I FORCONI
Mariano Ferro
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martedì 28 gennaio 2014

QUO VADIS 9 DICEMBRE? di Daniela Di Marco e Vincenzo Baldassarri*

28 gennaio. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

IN VISTA DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRESIDI E DEI COMITATI DEL MOVIMENTO 9 DICEMBRE. CHE SI SVOLGERA' A FIRENZE IL 16 FEBBRAIO.
  

«Non era necessario essere delle aquile per capire che, come ogni movimento, anche quello partito nelle strade il 9 dicembre scorso, avrebbe avuto, dopo il picco di mobilitazione, una discesa.
Già dopo due settimane di presidi esso ha iniziato a scemare. Ciò ha prodotto e non poteva non produrre, tra i tanti cittadini mobilitatisi e gli stessi attivisti di prima linea, una certa disillusione. Ma chi si illude è inevitabile che si disilluda.

Era impensabile, per chi appunto aveva senso della realtà e piedi per terra, che il movimento sarebbe stato talmente forte da tenere in piedi i presidi fino alla caduta del governo e addirittura a "mandare tutti a casa", ovvero sciogliere il Parlamento.

Noi riconsciamo al Coordinamento nazionale che ha promosso la mobilitazione del 9 dicembre la "lucida follia" di aver proclamato la "rivoluzione italiana". Decine di migliaia di cittadini sono usciti dal letargo e si sono gettati generosamente nella mischia anche grazie a questo "pazzesco" proclama.

Dietro a questa adesione spontanea, quasi istintiva, c'è tutta la rabbia diffusa contro le politiche di austerità, ma anche la disperazione di quegli strati sociali che quelle politiche hanno gettato sul lastrico.
Daniela Di Marco

Dato a Cesare quel che è di Cesare, riconosciuti i meriti di portavoce come Ferro, Calvani e Chiavegato, è venuto il momento di ragionare e di tirare un bilancio e di verificare se, al di là dei fattori oggettivi che spiegano il rinculo delle mobilitazioni, non ci siano anche responsabilità de leader nazionali.

Queste responsabilità ci sono, e come!

Il riflusso, abbiamo detto, ci sarebbe stato comunque, ma lo sfascio del Movimento si poteva e doveva evitare. Se l'offensiva va a sbattere contro le preponderanti forze del nemico, occorre evitare la ritirata, quindi impedire una rotta disordinata. Il Coordinamento nazionale è stato del tutto inadatto ad organizzare questa ritirata ordinata ed ha anzi favorito lo sfascio. I leader nazionali si sono rivelati del tutto incapaci di svolgere un adeguato ruolo di direzione. Avevano solo il "piano A" ("tutti a casa!") non un "piano B".

Dopo una settimana di proteste il Cordinamento nazionale si è così diviso in due tronconi.

Danilo Calvani, che ha continuato a urlare che occorreva insistere nell'assalto, sostenendo che la vittoria era vicina, di qui la manifestazione di Roma del 18 dicembre, strombazzata come se fosse una specie di Giudizio universale.

Dall'altra i Ferro, i Chiavegato e gli Zanon i quali, consapevoli del carattere velleitario dei proclami di Calvani, si sono dissociati dall'iniziativa, ma non hanno saputo proporre altro, né hanno avuto il coraggio di dire che una ritirata era necessaria, e quindi organizzarla per non disperdere le fila.

Tutti quanti, forse esaltatisi dalla morbosa attenzione mediatica, si sono montati la testa. Hanno rilasciato una messe di interviste, non concordandosi tra loro, dicendo le cose più diverse e strampalate, spesso dimenticando la stessa piattaforma in sette punti dalle quale la mobilitazione ha preso le mosse.
Vincenzo Baldassarri

Il Movimento è rimasto senza testa e senza direzione, ciò che ha favorito la dispersione e il disincanto.

In questo contesto il Comitato di cui facciamo parte, quello di Perugia (uno dei più attivi e l'unico che non ha subito spaccature), già il 16 dicembre, in seduta plenaria, approvò una mozione, che tra l'altro affermava:

«... (3) La divisione avvenuta in seno al Coordinamento nazionale ha messo in luce quanto questo Coordinamento sia disorganizzato, inadeguato, e incapace di indicare la strada che il Movimento dovrà seguire. Giusto stigmatizzare i proclami roboanti e velleitari di Danilo Calvani, ma altrettanto necessario
criticare i tentennamenti e le ambiguità degli altri coordinatori.
(4) Gli attivisti, i comitati locali che sono stati la spina dorsale della mobilitazione, non possono essere considerati un gregge, vanno invece chiamati a discutere e decidere come proseguire la lotta.
(5) Chiediamo quindi ai coordinatori nazionali di convocare immediatamente un’assemblea nazionale di tutti gli attivisti da svolgersi entro la fine dell’anno.
(6) Ove i coordinatori non accettassero questo nostro invito, non resta che
la via dell’autoconvocazione dal basso. Facciamo appello ai Comitati locali a
sostenere la nostra proposta».

L’Assemblea plenaria del Comitato 9 dicembre di Perugia - 16 dicembre 2013»

Questa richiesta venne inoltrata non solo a Ferro ma anche agli altri leader nazionali. Non venimmo ascoltati. Sordità pressoché totale. Ci scontrammo con una concezione notabilare e verticistica del movimento. Questa sordità, assieme ad altri indizi, fece sorgere in alcuni il sospetto che non è tutt'oro quello che riluce, che dietro ad alcuni dei leader nazionali ci fossero dei pupari che li muovevano come pedine (promettendo loro qualche poltrona?), che fosse cioè in atto un tentativo di eterodirezione del Movimento 9 dicembre, che pezzi del sistema stavano tentando di manipolare il Movimento per i loro loschi fini.

In questa circostanze l'8 gennaio, decisi a difendere l'autonomia del Movimento e a dargli continuità, rompemmo ogni indugio. A Perugia approvamo e quindi diffondemmo un comunicato dal titolo IL MOVIMENTO DEVE VIVERE, E VIVE SE RAGIONA E LOTTA che così si concludeva:

«Sarebbe un crimine, mentre abbiamo verificato la simpatia popolare verso la nostra battaglia e quanta rabbia covi tra i cittadini, vanificare quanto abbiamo fatto e disperdere le nostre energie.
Davanti alla sordità colpevole dei portavoce nazionali non c’è altra via che AUTOCONVOCARE questa ASSEMBLEA NAZIONALE.
Non possiamo stare collegati solo attraverso internet.
Dobbiamo conoscerci, guardarci negli occhi, quindi tirare un bilancio, indicare la prospettive e rilanciare la lotta, ed eleggere democraticamente un rappresentativo e unitario COORDINAMENTO NAZIONALE.
Proponiamo la data di domenica 9 febbraio. Come luogo Firenze.
Chi condivide quest’appello ce lo segnali e lo faccia circolare.
Il Comitato 9 dicembre di Perugia - 8 gennaio 2014»

Questo appello è stato presentato all'assemblea di Padova, il 19 gennaio, in cui si sono ritrovati i rappresentanti di 16 presidi del centro-nord, che lo hanno sottoscritto in pieno.
In pochi giorni abbiamo ricevuto altre adesioni inattese, contando almeno una trentina di presidi e comitati. Tenendo conto delle esigenze generali, si è deciso di posticipare l'assemblea nazionale a domenica 16 febbraio a Firenze con inizio alle ore 10:00 (presso ex Scuola E. Morante, Via G. Orsini 44. Zona Firenze Sud).

Un'assemblea molto importante, che dovrà riordinare le fila del Movimento, indicare le prossime iniziative di lotta e, soprattutto, come assicurare la sua indipendenza. A questo scopo dovrà essere ribadita e precisata la piattaforma iniziale, si dovrà decidere come costruire una più larga alleanza, se, come anche io penso, occorre dare vita ad un vasto, plurale ma unitario Comitato di Liberazione Nazionale che raccolga tutte le forze sociali e politiche che vogliono cacciare la casta di ladri, riconsegnare al popolo piena sovranità, uscire dalla gabbia dell'Euro(pa), difendere e applicare la Costituzione.

Non ci facciamo facili illusioni. Sappiamo che sarà un'assemblea difficile, tante saranno le voci, le idee, le critiche, le istanze. Tutti saremo chiamati ad una grande prova di maturità, ad ascoltare e ad essere ascoltati».


* Daniela Di Marco e Vincenzo Baldassarri sono i coordinatori del Comitato 9 Dicembre di Perugia
** Fonte: Marcia della Dignità



 

mercoledì 18 dicembre 2013

FERRO, CALVANI, CHIAVEGATO: CRITICHE INGENEROSE?

18 dicembre. Sarebbe interessante svolgere un referendum tra le migliaia di attivisti che hanno animato la mobilitazione iniziata il 9 dicembre per chiedere loro cosa ne pensino del Coordinamento nazionale.  Noi lo ripetiamo: essi hanno avuto il grande merito di aver accesso la scintilla, ma si sono rivelati del tutto inadeguati a dare direzione e sbocco alla protesta quando essa si è estesa a tutto il Paese. 
Questa critica è sembrata ad alcuni ingenerosa.

Prendiamo spunto da un commento di ieri:
«Le vicende legate al movimento dei Forconi dimostrano che i leaderini in provetta della sinistra rivoluzionaria italiana se sono negletti nella pars costruens sono dei veri campioni in quella destruens. La foga con cui ci si scaglia una volta contro Grillo, una volta contro Danilo Calvani, un'altra ancora contro Mariano Ferro é direttamente proporzionale alla propria inconsistenza nella capacità di mobilitazione delle masse. E' indice inoltre di un cupio dissolvi che assale chi nutre complessi di inferiorita' nei confronti di chi alle masse è in grado di parlare. Un forcone deluso».
Ma di quale "sinistra rivoluzionaria" si cincischia? Questa sinistra, in larga parte, ha boicottato o snobbato il Movimento 9/12. Noi di Mpl siamo stati tra i pochi che non solo l'abbiamo sostenuto a parole ma animato, sin dall'inizio. Vorremmo ricordare ai soloni che siamo in stretto contatto con i Forconi di Mariano Ferro sin dal gennaio 2012, e che lo stesso Ferro fu ospite dell' assemblea costituiva del Mpl che si svolse un mese dopo.

Su Calvani abbiamo già detto. L'amicizia fraterna che ci lega a Ferro non ci impedisce di vedere i limiti del suo fare politico. Limiti che sono emersi ai tempi dei moti siciliani del gennaio 2012, e riemersi quando i Forconi decisero di presentarsi alle elezioni regionali sicialiane dell'ottobre 2012.

Qual è il principale limite di Mariano Ferro? La sua linea oscillante e zigzagante. Non si può fare la frittata senza rompere le uova. Ovvero: non si può chiamare il popolo a ribellarsi e, una volta che si è ribellato, chiamarlo a fare dietrofront, ad ammosciare e sfumare contenuti e radicalità. Un leader che abbia chiara la sua funzione non può dare un'ordine e subito dopo un contr'ordine di segno opposto. Ne nasce grande confusione e sbandamento.

Esemplare, sotto questo profilo, la vicenda della manifestazione calvaniana che si svolgerà oggi a Piazza del Popolo a Roma. Calvani ha ragione da vendere quando afferma che era stata decisa congiuntamente, e quindi accusare Ferro e Chiavegato di aver fatto dietrofront.

 Il 16 dicembre Mariano Ferro rilasciava questa secca dichiarazione:
«Con tutta quest’aria di violenza preferiamo dare un segnale diverso. Andremo dal Papa questa domenica, tutti insieme, a costo di pernottare a piazza S. Pietro». E’ quanto ci ha riferito telefonicamente il nostro concittadino Mariano Ferro, sempre più convinto della saggia scelta di dissociarsi dagli estremisti di destra. «Con queste persone non mi mischierò mai! ma non perchè sono di destra o di sinistra, ma perchè questa è gente mentalmente malata. Mercoledì sera vedremo chi avrà ragione!». [Avola Blog]
Il giorno le agenzie battevano questo dispaccio:
«Mariano Ferro, però, alla vigilia dell'appuntamento nella Capitale, ha lanciato segnali di riavvicinamento: "Il nervosismo di questi giorni ci ha giocato un brutto scherzo. Domani non sarò in piazza ma mi auguro di cuore che la manifestazione sia partecipata", dice all'Adnkronos il leader dei Forconi dei siciliani, " sia io che Danilo Calvani siamo vittime del sistema - dice Ferro - e purtroppo si è dato spazio a questa spaccatura"». [la repubblica]
Sembra quasi uno stato confusionale. 
Ma com'è che è nato questo pasticciaccio?

Noi mettemmo subito in guardia Ferro dal pericolo rappresentato dall'adesione a scoppio ritardato dei fascisti di Forza Nuova e Casa Pound. Vero è che venne fuori un comunicato stampa che prendeva le distanze dai fascisti. Ma esso non era sufficientemente chiaro. E in questa ambiguità l'estrema destra, spalleggiata da Calvani, ha avuto facile gioco ad incunearsi.

Ma questa dei fascisti era solo una specie di foglia di fico per camuffare la resipiscenza legalitaria e quindi per smorzare i toni e i contenuti della rivolta. Dopo la sollevazione di Torino Ferro è giunto a dire che si dovevano consegnare alla polizia i "facinorosi".

Dai! così non si fa. E a Ferro abbiamo avuto occasione di contestare de visu questa scivolata.

L'inadeguatezza dei leaders del Movimento 9/12 è sotto gli occhi di tutti. Giusta quindi la richiesta, che emerge da vari comitati locali, di andare ad una verifica e di svolgere subito un'assemblea nazionale. Debbono convocarla proprio questi lader. Se non lo faranno, come sospettiamo, giusto che i comitati e i presidi si autoconvochino.
Prima è meglio è.

domenica 15 dicembre 2013

DANILO CALVANI E IL MOVIMENTO 9/12 di Segreteria nazionale del Mpl

15/12 ore 17:30
Avevamo da poco diffuso il comunicato della Segreteria nazionale del Mpl quando alcuni dei coordinatori nazionali, tra cui Ferro e Chiavegato, si sono pubblicamente dissociati da Calvani e dalla "marcia su Roma". Meglio così!


«Il Movimento 9/12, giunto al sesto giorno di mobilitazione autorganizzata, si trova davanti ad un bivio. Nei presidi ci si chiede che fare ora? Continuare ad oltranza i presidi e i blocchi non è possibile. Molti attivisti pensano che a questo punto occorra una grande manifestazione nazionale a Roma per "mandarli tutti a casa". Questa proposta è strombazzata da Danilo Calvani e dai suoi accoliti, non è condivisa nemmeno dal resto dei coordinatori nazionali, a partire da Mariano Ferro e da Lucio Chiavegato. E' dunque una proposta divisionista che rischia di spaccare definitivamente il Movimento.

Quella della "marcia su Roma" è una scorciatoia ambigua, pericolosa e suicida.

Pericolosa perché rischia di diventare il palcoscenico dei gruppi fascisti, principalmente romani, che si sono infiltrati nella mobilitazione, proprio grazie a Danilo Calvani che i fascisti stessi considerano il loro referente.

Danilo Calvani è un mitomane che sta utilizzando il Movimento 9/12 per i suoi loschi disegni. Il sospetto è che occulti burattinai, via Calvani, tentino di utilizzare il Movimento 9/12 per loro torbidi disegni politici. Quali sono? Egli lo ha confessato in una dichiarazione, che non ha mai davvero smentito, nella quale sosteneva che dopo la caduta del governo Letta «...vi sarà un periodo transitorio in cui lo Stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell’ordine, trascorso il quale si procederà a nuove votazioni». Dichiarazioni come queste sono un'offesa alla gran parte degli attivisti del Movimento, sono in palese opposizione alla piattaforma sovranista e democratica con cui è stata indetta la mobilitazione. 


La proposta di scendere a Roma il 18 dicembre non è solo pericolosa ma suicida. Lo è per la semplice ragione che sarà una manifestazione con numeri scarsi, che quindi potrebbe essere il funerale del Movimento. La simpatia popolare che abbiamo registrato nei presidi e nei blocchi non si è trasformata in adesione attiva e massiccia. I presidi si sono ingrossati in alcuni luoghi, in altri meno. Insomma: dopo il primo slancio il Movimento accusa una comprensibile stanchezza. Come ogni movimento non può procedere sempre in avanti, in linea retta, sempre all'attacco. Ha bisogno di rifiatare per riprendere  slancio. 

Il Movimento, a partire dalle singole zone e città, deve ora consolidarsi, mettere più solide radici sociali,  evitando che gli attivisti se ne tornino a casa o tornare nel mondo virtuale di facebook. Come si fa? Si fa anzitutto decidendo collettivamente che non si torna a casa. I vari presidi debbono strutturarsi come collettivi permanenti di lotta, trovare luoghi stabili di discussione e di organizzazione, eleggere democraticamente dei comitati direttivi rappresentativi, quindi coordinarsi ai livelli provinciali e regionali, fino al livello nazionale. 

Una volta costruita una rete stabile e un comitato nazionale dirigente davvero rappresentativo, si potrà pensare di ripassare all'offensiva, con azioni concertate e contundenti. Non ne mancheranno le occasioni nei prossimi mesi. Non fermarsi quindi, ma procedere meglio organizzati ed inventarsi iniziative cittadine e locali che poi dovranno confluire in nuove giornate di lotta generali.

E' fisiologico che alcuni di coloro che si sono mobilitati sull'onda dell'entusiasmo, molleranno. Saranno quelli che non andranno a casa che si prenderanno sulle spalle la responsabilità di dare continuità al Movimento. Ed è anche prevedibile che in diverse zone coloro che si sono improvvisati come coordinatori si demoralizzeranno e si faranno da parte, che nuovi lottatori si faranno avanti. 

Quando la lotta si fa più dura i migliori occuperanno la prima linea».

La Segreteria nazionale del Mpl
15 dicembre 2013





venerdì 6 dicembre 2013

9 DICEMBRE: ELENCO E MAPPA DEI PRESIDI: SIAMO A 96!

6 dicembre. Domenica sera, alle ore 22:00, iniziano i giochi, scatta la mobilitazione ad oltranza. Il grosso si muoverà da lunedì mattina. In tanti ci chiedono, dalle più diverse zone del Paese, come partecipare, dove si svolgeranno i presidi. A questa sera abbiamo censito 96 tra blocchi, presidi e manifestazioni. Più sotto la mappa e le città. Come ognuno può vedere tutta Italia è investita. Anzitutto al centro-nord.

Molti si lamentano per la deficenze organizzative e  comunicative. Critica giusta, ma si deve capire che questa lotta non ha dietro sindacati o partiti, né  apparati di alcun tipo. La mobilitazione del 9 dicembre è partita, sulla scia del Movimento dei Forconi di Mariano Ferro, da un manipolo di esponenti di categorie sociali in rotta con le loro rappresentanze sindacali e politiche ufficiali, attivisti che poi si sono autorganizzati e federati, camminando sulle loro gambe. da un paio di settimane si vanno aggiungendo altri settori sociali, quelli del lavoro precario e marginale, dei giovani disoccupati, degli esclusi, dei nuovi poveri.

La novità, una strordinaria novità, è che l'appello che indice la mobilitazione non è una lista di rivendicazioni sindacali o categoriali. Si tratta di un manifesto politico che chiama a raccolta il
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popolo massacrato dalla crisi e dalle politiche austeritarie per CACCIARE IL GOVERNO, anzi PER ROVESCIARE IL REGIME oligarchico. Ma non ci si limita ad un NO, si chiede la difesa della Costituzione democratica, la riconquista della sovranità popolare, nazionale e monetaria, l'uscita dall'euro.

Solo un anno fa un simile fenomeno sarebbe stato impensabile. E' non solo il sintomo di un primo salto di coscienza (sulle cause e i responsabili del disastro sociale, sulla via per venirne fuori), è anche la consapevolezza che senza una sollevazione da questo marasma non se ne esce.

La miscela tra questi due fattori è la base su cui si fonda il nostro ottimismo, la miscela che può innescare a sollevazione generale.

Non ci facciamo illusioni, la strada è in salita. Un popolo ipnotizzato e rimbambito non si risveglia in un colpo solo, ma con una serie di colpi successivi. Quello del 9 dicembre speriamo sia forte, esemplare, contagioso. 

ELENCO DELLE CITTA' IN CUI SI SVOLGERANNO I PRESIDI E I BLOCCHI
per i punti di ritrovo e di concentramento andare su facebook digitando "9 dicembre 2013: il popolo si ribella! (elenco)"

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domenica 17 novembre 2013

9 DICEMBRE, SEGNALI DI RIVOLTA di Segreteria nazionale del Mpl

17 novembre. La sera dell'8 dicembre, dalla Sicilia al Veneto, avrà inizio una protesta, nella forma di  presidi e blocchi stradali. La mobilitazione è stata indetta da una serie di associazioni di piccoli imprenditori, anzitutto dei settori agricolo e dell'autotrasporto. Tra loro il Movimento dei Forconi di Mariano Ferro.

Il tentativo dichiarato è quello di accendere una scintilla sociale per mobilitare i cittadini massacrati dalla crisi e delle politiche d'austerità.
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Il pensiero corre subito alla rivolta dei "berretti rossi" che da giorni paralizza la Bretagna in Francia (vedi foto). Anche lì camionisti e agricoltori hanno scatenato la rivolta, a cui poi si sono affiancati altri settori sociali. Come in Bretagna anche la rete di organismi che scenderà per strada a partire dalla sera dell'8 dicembre non si limita a protestare contro le misure austeritarie, chiede di farla finita coi governi asserviti alle tecno-oligarchie europee e rivendica l'uscita dall'euro e la riconquista della sovranità democratica e popolare, tra cui quella sulla moneta. 

I promotori della mobilitazione hanno diffuso un proclama, un manifesto (vedi qui accanto), in cui spiegano le ragioni delle protesta. Noi lo condividiamo ampiamente, per questo aderiamo alla loro lotta e faremo il possibile affinché sia un successo. Lasciare soli questi movimenti significherebbe aiutare il governo a sconfiggerli.

Come in Francia i promotori della mobilitazione precisano che non vogliono tra i piedi partiti e che rifiutano ogni strumentalizzazione. In Francia il Fronte Nazionale della Marine Le Pen sta tentando in ogni modo di mettere il cappello sulla protesta brettone. In Italia non c'è un partito come quello della Le Pen, esistono tuttavia piccoli gruppi fascisti, nonché singoli militanti di estrema destra, che stanno tentando di infiltrare il nascente movimento di protesta. 

I promotori hanno detto a chiare lettere che respingono questi tentativi, insistendo che l'unco testo che li rappresenta è appunto il loro manifesto. Lo hanno fatto con la Conferenza stampa del 13 novembre scorso (vedi più sotto). Non c'erano nè Tv né giornali. Un segnale che dimostra certo la volontà del regime di silenziare la nascente protesta, ma che attesta anche quella che ci appare la principale debolezza de promotori, una preoccupante disorganizzazione.

Aiuteremo quindi questa mobilitazione, affinché sia un altro tassello verso la sollevazione popolare. Una sollevazione che non ci sembra sia alle porte, poiché l'avremo solo quando scenderanno in strada il grosso dei lavoratori salariati e i milioni di giovani proeltari precari. La pace sociale è nell'interesse dei parassiti sfruttatori al potere. Noi sosterremo ogni tentativo di spezzarla che sia in difesa del popolo lavoratore, dei principi democratici e d'eguaglianza sanciti dalla Costituzione, che rivendichi la riconquista della sovranità.

La Segreteria nazionale del Mpl
16 novembre 2013




venerdì 29 marzo 2013

SICILIA: FORCONI IN RIFLUSSO di Daniela Di Marco

Casello di S. Gregorio (Catania), 20 marzo 2013
29 marzo. In Sicilia non è andato a buon fine l'ultimo tentativo dei Forconi di sollevare il loro popolo. Daniela Di Marco fa il punto della situazione e svolge alcune riflessioni politiche sui limiti dimostrati dal movimento.
 

More et lege gattopardorum!

di Daniela Di Marco

Avevamo informato i nostri lettori dell’iniziativa dei Forconi di Mariano Ferro, che l’undici di marzo sono tornati sulle strade siciliane con dei presidi informativi, sit-in e volantinaggio, per sensibilizzare, informare e riaccendere la protesta, non da soli, ma assieme agli autotrasportatori di Giuseppe Richichi, riuniti nel movimento Forza d’urto — i due movimenti che diedero vita nel gennaio 2012 alla rivolta popolare siciliana.

Dopo i tentativi falliti di riaccendere la protesta di massa (ricordiamo il tentativo di blocco totale dello Stretto nel luglio 2012), questa volta è stata scelta una pratica flessibile: partire da presidi chiamando i siciliani alla partecipazione e verificare sul campo se ci fossero le forze per passare a veri e propri blocchi. La risposta di massa non è stata positiva. Del resto anche l'adesione dei camionisti (com'era del resto prevedibile) è stata più che blanda. 


Sta di fatto che a mezzanotte precisa dell'11 marzo decine di militanti dei Forconi hanno preso posizione presso il casello autostradale di San Gregorio sulla A 18 Catania-Messina, che fu il cuore della rivolta nel gennaio del 2012. I manifestanti hanno inaugurato il presidio ad oltranza all’imbocco dell’autostrada con un gesto tanto plateale quanto significativo: hanno sistemato 90 sedie (90 sono gli scranni nell'Assemblea regionale siciliana), per chiedere simbolicamente ai deputati siciliani di recarsi lì e ascoltare le loro richieste.

Era insomma l'ennesimo appello al potere regionale, in particolare ai parlamentari, con l'avvertimento perentorio e chiaro che in caso di indifferenza alla istanze dei manifestanti, si sarebbe passati ai blocchi stradali veri e propri.
 

Ferro dichiarava:
«Le sedie sono rimaste vacanti. Questo è ultimo appello che facciamo, se non ci saranno risposte i toni della protesta potrebbero alzarsi. La Sicilia e la sua economia sono in ginocchio, bisogna affrontare la questione».
E rivolgendosi ai deputati del Movimento 5 Stelle, primo partito dell'isola: 
«I grillini hanno condiviso in passato la nostra protesta e sono stati al nostro fianco nelle piazze. Adesso sono in Parlamento e ci aspettiamo ascolto e condivisione».
Questa azione, sfortunatamente, non ha incendiato la prateria, poca la gente che ha solidarizzato con i manifestanti, malgrado una certa eco da parte della stampa locale, che ha tuttavia usato toni terroristici, mettendo in guardia i cittadini da possibili blocchi selvaggi e conseguenti danni alla precaria economia isolana. 


Quali erano le richieste dei Forconi? «Uno stop dei pignoramenti di massa che sta mettendo in atto la Serit (l’equivalente siciliano di equitalia), che con i suoi tassi da usura, sta strozzando migliaia di famiglie, gettandole nel lastrico; accesso al credito dato che sempre più imprese chiudono e nessuna nuova nasce, perché non esiste quasi più la possibilità di ottenere un finanziamento; riduzione del prezzo del carburante; legge anti taroccamento per tutelare le produzioni agricole isolane e l’applicazione degli articoli 36 e 37 dello Statuto siciliano, che permetterebbero alla Regione Sicilia la piena attribuzione di tutte le entrate fiscali delle imprese che operano nell’isola, per poterle impiegare sul territorio».

Richieste legittime, quelle dei Forconi, per nulla massimaliste o velleitarie, ma che non sono bastate a mobilitare i siciliani. Il disastro sociale sta rendendo il popolo siciliano apatico, la consapevolezza che tanto manifestare non ti aiuterà a trovare i soldi per un chilo di pane, che comunque la Serit ti porterà via casa e terre, che i tuoi figli non troveranno lavoro perché semplicemente non c’è, questa situazione aumenta la desolazione.

E’ la strada giusta per uscire da questo empasse, implorare che il governo siciliano applichi finalmante lo Statuto, una moratoria sui provvedimenti Serit, una legge contro il taroccamento, la riduzione del prezzo del carburante? A noi non pare. Non porta frutti l'aspettare che Crocetta voli a Bruxelles alla ricerca di finanziamenti che tanto non arriveranno. Inutile chiedere udienza, cercare il dialogo e l'appoggio delle istituzioni.

Sta di fatto che dopo alcuni giorni di presidi il presidente Crocetta ha convocato Forconi e Forza d’urto nel Palazzo d'Orleans. L'incontro era fissato per mercoledì 20 pomeriggio. Dopo aver fatto attendere per due ore i rappresentanti dei due movimenti Rosario Crocetta non si è nemmeno presentato, impegnato a discutere in Giunta sull'abolizione delle province.

All’incontro, spostato al giorno dopo, Mariano Ferro ha deciso di non presentarsi (subodorava forse la presa in giro), mentre Richichi ci è andato e come, strappando a Crocetta l’impegno ufficiale a soddisfare alcune delle richieste, fondamentalmente quelle dei camionisti di Forza d’urto. E' stato così sottoscritto una specie di protocollo d'intesa in cinque punti
—sottoscritto dal Presidente Crocetta, dall’Assessore alle Risorse agricole, dai delegati dell’Assessore dell’Economia e dell’Assessore alle Infrastrutture e Trasporti— di cui uno è appunto la «...moratoria del pagamento delle cartelle esattoriali per un anno dei contribuenti in difficoltà, privilegiando piccole e medie imprese». 
Apparentememnte un piccolo successo, in realtà una bidonata. Non solo perché questa concessione è aleatoria, condizionata alle "compatibilità e alle risorse finanziarie disponibili". I Forconi chiedevano qualcosa di più sostanzioso: se non il blocco, almeno una moratoria dei pignoramenti Serit.

In conclusione: la categoria (corporativa ma temibile) dei camionisti è tornata a casa con qualcosa in mano, mentre i Forconi con un pugno di mosche. E' evidente la ragione: la debolezza dei Forconi medesimi i quali, dopo la straordinaria fiammata del gennaio 2012, hanno visto il loro movimento subire un inarrestabile riflusso.

Hanno fatto errori in quest'ultimo anno i Forconi? Certo che sì. A noi ne appaiono tre in particolare. 
Il primo è che non sono riusciti a diventare movimento di popolo, a rappresentare davvero gli interessi e i bisogni della grande maggioranza dei cittadini, che sono pur sempre lavoratori dipendenti —troppo legati, i Forconi, alla difesa degli interessi di artigiani, contadini e piccoli imprenditori gettati sul lastrico. 
Il secondo riguarda i limiti programmatici del movimento: col pretesto del sicilianismo i Forconi non hanno saputo o voluto stare all'altezza della crisi, che è crisi economica generale, dell'Italia e dell'Unione europea, crisi che richiede a chi lotta di avanzare proposte di alternativa di ampio respiro. 
Il terzo errore è nella coppia di ciò che chiamavamo un tempo spontaneismo e movimentismo, cioè l'illusione che basti il coraggio e la determinazione di pochi coraggiosi per trascinarsi dietro tutto il popolo. Che il popolo è già pronto alla lotta, che basti chiamarlo all'azione.


I Forconi hanno dunque di che riflettere. Di certo sono davanti ad un altro bivio. Noi   speriamo che vinceranno la delusione causata dalle ultime vicende, che il gruppo dirigente resti unito e che finalmente si colleghi ai movimenti sociali guardando oltre la Sicilia, ai movimenti e agli organismi popolari di lotta che resistono nel paese.

Ciò vale tanto più in Sicilia, ove vige la legge del “cambiare tutto perché nulla cambi”, more et lege gattopardorum! E dove gli stessi "grillini" siciliani sono sì diventati primo partito dell'isola ma, come dimostrato in occasione dell'elezione di Grasso a Presidente del Senato, più che una forza di lotta sembrano l'ultima, patetica propaggine, della "primavera palermitana" che fu, cioè un movimento d'opinione legalitario e molto borghese.









giovedì 7 marzo 2013

SICILIA: LA LOTTA CONTINUA di Daniela Di Marco

7 marzo. Sicilia. La situazione sociale è più drammatica  di prima. Il movimento dei Forconi, ad un anno dalla grande rivolta del gennaio 2012, ritorna sulle strade. A mezzanotte del 10 marzo prossimo daranno vita a presidi di massa che potrebbero trasformarsi in veri e propri blocchi, come quelli dell'anno passato.

Il movimento dei Forconi:«Abbiamo sbagliato, la lotta è l'unica via»

di Daniela Di Marco

Se credevate che fossero spariti, vi siete sbagliati. Certo, hanno subito una battuta d'arresto dopo il tentativo elettorale in occasione delle regionali dello scorso ottobre —proprio quelle che segnarono la clamorosa vittoria dei Beppe Grillo e di M5S. Segnalo quanto scrivemmo a bilancio subito dopo: Un giudizio sulle elezioni siciliane.
 

I Forconi, dopo la rivolta del gennaio 2012, sulla scia del Movimento dei pastori sardi (coi quali sono sempre in strettissimo contatto) hanno tentato di trasformarsi in vero e proprio movimento politico, ponendosi come aggregatore di un più vasto fronte sociale —anche qui sull'esempio sardo della Consulta rivoluzionaria. E' in questa prospettiva che i Forconi si lanciarono nella prova elettorale dell'ottobre 2012  (ottennero un modesto 1,55% con punte significative, nelle loro roccaforti del 15-18%). Non solo noi ma pure il Movimento dei pastori sardi di Felice Floris misero in guardia Mariano Ferro dalla scelta di presentare liste.
 
Lasciatisi alle spalle la prova elettorale , passata la fase della riflessione, archiviati gli incontri con il nuovo presidente piddino della Regione Sicilia, Rosario Crocetta —cui i Forconi  hanno avanzato le loro richieste— eccoli di nuovo imboccare la via della lotta e della protesta di massa.

L'essere passati dalla rivolta al "dialogo propositivo" con le istituzioni e le controparti non ha dato alcun frutto degno di questo nome. Adesso i Forconi dicono di aver sbagliato. Nel volantino che stanno diffondendo si legge: 
«Nel gennaio 2012, responsabilmente, ci siamo fermati, per sederci al tavolo e passare dalla protesta alla proposta. Siamo caduti nel tranello, ci siamo illusi e siamo stati persino insultati per questo. Abbiamo sbagliato»
Il volantino dei Forconi (clicca per ingrandire)


E continua: 
«L’undici di Marzo, uomini, donne, le madri ed i padri di quei giovani senza futuro, gli studenti, il trasporto, l’artigianato, il commercio, la pesca, l’agricoltura, tutti quelli che hanno perso il lavoro e la fiducia in questo paese ma che pretendono con forza dallo stato una prospettiva di sviluppo, ritornano sulle strade: Non se ne può più».
La situazione è veramente drammatica, a causa di una povertà oramai endemica, aggravatasi molto con le misure draconiane del governo Monti. Anche in Sicilia onesti cittadini, spinti dalla disperazione, sono stati costretti al suicidio, l’ultimo un mese fa. I siciliani "Non sanno più a quale santo votarsi!"
 
A partire da giorno 11, saranno nuovamente in strada, con quelli che chiamano "presidi di sensibilizzazione", che potrebbero trasformarsi in veri e propri blocchi come quelli del gennaio dell'anno passato. Anche in Calabria e Puglia partirà la stessa iniziativa, grazie alla rete di contatti che hanno saputo tessere. Il tentativo è dunque quello di mobilitare tutto il Mezzogiorno.

Legittime le richieste che vengono avanzate: condono della serit (l’equivalente siciliano di equitalia), che con i suoi tassi da usura, sta strozzando migliaia di famiglie, gettandole nel lastrico; accesso al credito dato che sempre più imprese chiudono e nessuna nuova nasce, perché non esiste quasi più la possibilità di ottenere un finanziamento; riduzione del prezzo del carburante; legge anti taroccamento per tutelare le produzioni agricole isolane e l’applicazione degli articoli 36 e 37 dello Statuto siciliano, che permetterebbero alla Regione Sicilia la piena attribuzione di tutte le entrate fiscali delle imprese che operano nell’isola, per poterle impiegare sul territorio.

Per quanto legittime, si tratta delle stesse richieste avanzate al governo Lombardo prima, al governo Crocetta poi, ignorate fino al momento non perché manchi la volontà, o ci sia corruzione o mafia. Il punto è che c’è la crisi. Il punto è che all’ordine del giorno ci sono altre prerogative, le richieste dei Forconi non sono compatibili con il Fiscal Compact, il pareggio di bilancio in costituzione, i diktat europei, l’austerity conseguente.

Ma protestare, manifestare il proprio malessere, urlare le proprie rivendicazioni, stare fra la gente, è sempre legittimo. I Forconi ci sono e si fanno sentire e noi, anche in questa occasione, siamo dalla loro parte.

sabato 27 ottobre 2012

LA SCIVOLATA DI GRILLO, I FORCONI E LO TSUNAMI SICILIANO

Il simbolo dei Forconi
[ 27 ottobre 2012 ]

Siciliani nemici dei siciliani

di Daniela Di Marco 

Ieri, giorno di chiusura della campagna elettorale, in Sicilia sono andati in scena i big della politica. La parata è iniziata con il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano, a sostegno di Nello Musumeci; il leader dell’Udc Pierferdinando Casini a Enna, Caltanissetta e Agrigento, insieme al segretario regionale del partito Gianpiero D’Alia a sostegno del candidato Rosario Crocetta. 
Il leader Idv Antonio Di Pietro, che sostiene la candidata Giovanna Marano, in mattinata era a Messina. Nel pomeriggio Dario Franceschini (Pd) ha tenuto la sua conferenza stampa a Palermo. Il leader di Fli e presidente della Camera Gianfranco Fini, è stato a Palermo e Trapani per sostenere Gianfranco Miccichè. Dulcis in fundo, di sera hanno sfilato a Palermo il leader dei Verdi Angelo Bonelli e il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, per sostenere la candidata Giovanna Marano.

venerdì 26 ottobre 2012

DUE FATTI IN DUE GIORNI


Non tutti i mali vengono per nuocere

di Piemme

Sotto una pioggia prevista battente, questo fine settimana, avvengono due fatti importanti, connessi tra loro malgrado ogni apparenza. In ordine: la manifestazione No Monti Day, e le elezioni per il Parlamento siciliano. 

giovedì 4 ottobre 2012

ELEZIONI REGIONALI SICILIANE 2012


La sfida dei Forconi

Sottoscrivi qui per la lista della rivolta siciliana

di Daniela Di Marco

"Qui si fa l'Italia o si muore" è lo slogan che Grillo ha "inventato" per portare voti alla lista M5S in vista delle prossime elezioni siciliane. In verità si tratta di un plagio poiché, come i siciliani sanno, è uno slogan del Movimento dei Forconi (vedi foto sotto). Ma la cosa è sintomatica. Una delle cose che ci diranno le elezioni in Sicilia è chi, tra Forconi e M5S, riuscirà meglio a rappresentare la rabbia diffusa. Con una sostanziale differenza però: che i "grillini" sono un movimento di plastica mentre i Forconi, nati da una sollevazione di massa, sono una parte, la più genuina e combattiva, del popolo siciliano.

giovedì 13 settembre 2012

ELEZIONI SICILIANE


[ 13 settembre 2012 ]

Perché voto i Forconi di Mariano Ferro

di Daniela Di Marco
Il nuovo logo dei Forconi

Sono siciliana. Sono nata a Palermo e a Bagheria ho vissuto per 24 anni della mia vita. Come tanti giovani coetanei sono emigrata alla ricerca di un lavoro che mi permettesse di sopravvivere e così ho firmato i primi contratti, ovviamente a tempo determinato, perché anche in tempi non sospetti (con la crisi ancora di là da venire), i nostri governi, indifferentemente di sinistra o destra, si sono divertiti a distruggere il mondo del lavoro, rendendolo atipico e precario, trasformando così la nostra penisola in una repubblica fondata sullo stage.

mercoledì 22 febbraio 2012

I FORCONI BUSSANO ALLE NOSTRE PORTE

Mariano Ferro
«PERCHÉ SAREMO A CHIANCIANO TERME»

di Movimento dei forconi Ferro-Scarlata GRUPPO UFFICIALE



«MARIANO FERRO E IL MOVIMENTO DEI FORCONI SARANNO A CHIANCIANO IL 10-11 MARZO INVITATI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE, CONVINTI CHE OCCORRA FAR CONOSCERE LA RIVOLTA SICILIANA ANCHE A TUTTI GLI ALTRI MOVIMENTI DI LOTTA CHE OPERANO INCESSANTEMENTE PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, IL RISPETTO DELL'AMBIENTE E LA DIGNITA' DEL LAVORO.

sabato 18 febbraio 2012

MPL (11): BUONA NUOVA

Mariano Ferro (sopra) e Felice Floris (sotto)
Oltre a Mariano Ferro del Movimento dei Forconi siciliani anche Felice Floris, del Movimento dei pastori sardi, sarà con noi a Chianciano


Ordine dei lavori dell'Assemblea del Movimento Popolare di Liberazione

sabato 10 marzo

Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

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