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giovedì 30 novembre 2017

GRECIA: TSIPRAS HA UCCISO POPOLO E NAZIONE di Dimitrios Mitropoulos

[ 30 novembre 2017 ]

«I nostri slogan sono: Pace e solidarietà tra i popoli; Sovranità popolare ed indipendenza nazionale; un diverso modello economico, crescita per i popoli e non per le banche»

Nella foto la testa del contingente di Laïki Enótita (Unità Popolare) in occasione dello sciopero generale del 12 novembre 2015. Si vedono Lafazanis e Zoe Kostantopoulou

Mitropoulos, del Dipartimento esteri di Unità Popolare, ricostruisce la drammatica vicenda del collasso della Grecia, segnalando anzitutto le tappe più recenti, a partire dalla capitolazione di Tsipras, che ha ferito a morte un popolo che fino all'ultimo ha invece cercato di combattere e resistere.
*  *  *

«Per capire il problema dell’odissea greca e quello del default della Grecia, si dovrebbe andare indietro fino al 1981. L’adesione del paese alla CEE è stata accompagnata da una graduale deindustrializzazione, attraverso la demolizione di specifici settori industriali, quelli con un baso grado di competitività e produttività, nonché dalla distruzione dell’economia agricola.

L’industrializzazione, i diversi oneri e le limitazioni allo sviluppo del comparto industriale insieme alla distruzione della piccola manifattura e del settore agricolo, hanno trasformato il ruolo e le caratteristiche dell’economia greca orientandola verso i servizi e le importazioni. Allo stesso tempo hanno avuto importanti ripercussioni economiche, soprattutto debiti e prestiti per colmarli. L’ammissione della Grecia all’Unione Monetaria ed all’euro nel 2002, hanno reso più profondi ed accelerato i processi descritti sopra. La crisi delle competitività, che è stata esacerbata dalla politica monetaria dell’unificazione, ha fatto aumentare il deficit commerciale, il cui finanziamento attraverso i prestiti, ha portato alla crisi del debito.

Ora è chiaro che, all’interno della cornice dell’Uem, le economie esistenti, le divergenze di produttività e le differenze tra gli stati membri sono aumentate invece di diminuire.

La crisi dell’Eurozona è il risultato del prototipo storico di unione senza stato o federazione, con una grande anisometria e divergenza tra gli stati membri.

Allo stesso tempo è il risultato di norme di competizione internazionale, in un contesto di globalizzazione, dovuto alla scarsa competitività in confronto ad altri paesi sviluppati o in via di sviluppo come la Cina.

Per farla breve, questo è il modo in cui siamo arrivati al default greco nel 2010, il sintomo più severo della crisi strutturale dell’Eurozona. Era chiaro in quel momento che un ufficiale default della Grecia nel 2010, avrebbe avuto conseguenze sia per l’Eurozona che per l’Unione europea nel suo complesso. In combinazione con la crisi del Sud (PIIGS), avrebbe creato un più ampio scompiglio al sistema internazionale. Il Memorandum d’intesa ed il prestito che lo accompagnava significava la sopravvivenza delle banche europee, soprattutto quelle tedesca e francese che erano le più esposte sul sistema finanziario greco. Allo stesso tempo, il Memorandum era il modo per iniziare un importante esperimento: il rovesciamento del contratto sciale post bellico tra capitale e lavoro in Europa, a cominciare dalla Grecia. Finalmente, il Memorandum spazzava via il pericolo di intossicazione della moneta comune, una conseguente potenziale caduta del suo valore sui mercati finanziari ed un crollo simultaneo della sua affidabilità. Il provvidenziale aiuto è stato però nei fatti un severo attacco neoliberista che ha cambiato profondamente i rapporti sociali, economici e politici degli ultimi 40 anni.



Quali sono, sette anni dopo, i risultati di questo programma ?

a) L’abolizione dei diritti del lavoro. Una vasta disoccupazione come testa d’ariete per estendere l’occupazione part-time e il crollo dei salari.

b) La svendita ed in qualche caso il vero e proprio “regalo” di beni pubblici, imprese redditizie, banche, terra ecc.

c) L’aumento della tassazione per gli strati popolari e per la classe media ed il loro impoverimento.

d) La distruzione di ciò che restava della sanità pubblica, dell’istruzione, della previdenza sociale e la drammatica contrazione della spesa pubblica e dello stato sociale.

e) La fine delle aspettative per le generazioni future e la loro migrazione verso paesi europei più sviluppati e potenti.

f) L’assenza di sovranità polare e di indipendenza nazionale, il trasferimento dei poteri agli istituti di credito ed alle istituzioni sovranazionali.

g) La trasformazione del paese in una colonia del debito per almeno mezzo secolo.

La dottrina del rimborso del debito ha dominato il programma greco:

a) Non è stato creato dalla gente ma da un interazione tra il sistema politico locale e le banche, l’elite greca, le multinazionali e le lobbies di Bruxelles.

b) Dal 2010, invece di diminuire è aumentato passando dal 115% del GDP al 180% come risultato dei programmi del FMI ed al fine di proteggere le banche tedesche, francesi ed americane che detenevano i titoli spazzatura.

E’ questa dottrina di protezione delle banche private contro uno stato ed il suo popolo che ha portato ad una recessione del 26%, paragonabile solo a quella degli effetti economici di una guerra. La recessione ha aumentato il debito pubblico dei cittadini e delle imprese medio-piccole. Nessuno è in grado di ripagare il debito. Le messe all’asta sono il mezzo per trasferire ricchezza, proprietà, case ed affari a fondi esteri e banche. Le piccole e medie proprietà che erano una forte presenza nell’economia della Grecia, sono state distrutte. Le case e le imprese sono passate in mano a fondi esteri e banche.

Allo stesso tempo la totalità delle proprietà statali sono state privatizzate, controllate dai creditori, per 99 anni. E’ un programma che trasformerà la Grecia in una colonia del debito per quasi un secolo. Qui sta la differenza tra il Memorandum greco e quelli irlandese o portoghese.

Abbiamo così vissuto cinque anni che hanno sconquassato la Grecia e che hanno polarizzato l’attenzione della sinistra e dell’intero pianeta verso questo piccolo angolo di mondo.

All’inizio c’è stata una reazione massiccia e multiforme che ha portato alla caduta del governo ed alla crisi del vecchio sistema politico.

In una seconda fase abbiamo assistito al declino dei movimenti di massa, Syriza diventata principale opposizione, lo strangolamento di Cipro che ha evidenziato il vero significato dell’eurozona e l’impossibilità di negoziazione nella sua cornice.

In una terza fase, che inizia nel gennaio 2015, Syriza forma un governo che ha come slogan il rovesciamento del Memorandum ed il negoziato. Dal 20 febbraio in avanti, dopo la firma di Varoufakis dell’accordo per l’estensione del programma del Memorandum, l’asfissia economica andava di pari passo con l’ambiguità politica e la decomposizione del movimento di massa e della sinistra —che hanno assunto caratteristiche ancor più profonde dopo il referendum estivo del 2015.



Tsipras ha deciso di indire il referendum per cercare di gettare la responsabilità sul popolo su ciò che sarebbe avvenuto. I creditori avevano già strangolato le banche attraverso la BCE e Tsipras pensava che il popolo, in seguito all’estorsione ed al panico dovuti ai controlli capestro, avrebbe votato Si o che comunque il No avrebbe ottenuto una vittoria marginale.

In questo modo avrebbe potuto più facilmente giustificare la firma di un terzo memorandum come una ritirata tollerata dal popolo.

Il referendum è stato anche il sintomo del cosìddetto
"vuoto nella storia”. La plebe e la maggioranza impoverita della società greca, unite in un confronto di classe e in un conflitto contro l’organizzato e unito nemico, internazionale e locale, ha ferventemente difeso i suoi interessi di classe. I rappresentanti di Nuova Democrazia (il partito tradizionale conservatore-neoliberale) minacciavano che ci sarebbe stata una reazione della borghesia, una sua discesa nelle strade per rispondere all’eventualità della sconfitta. Ogni giorno i mass media bombardavano i cittadini con le dichiarazioni di Schultz, Schäuble, Daisenbloom, Draghi, i sacerdoti dell’eurozona e dei loro sottoposti che ricattavano e minacciavano con lo spauracchio del disastro in caso di vittoria del No. La democratica Europa ha interferito apertamente negli affari interni del paese dopo averlo trasformato in un loro protettorato, sia politico che economico. Due giorni prima del referendum, Piazza Syntagma ad Atene era piena di migliaia di giovani, disoccupati, lavoratori impoveriti e strati della classe media. 

La gente era a favore del No, senza preoccuparsi del rischio o di ciò che sarebbe successo il giorno dopo. C’erano dinamismo e radicalizzazione. Domenica notte, quando la gente era per le strade per festeggiare il 62% raggiunto dal No, era chiaro a tutti che quel soggetto era capace, se chiamato all’azione, di qualsiasi cosa. Ma questa chiamata non c’è stata. Tsypras ha fatto appello all’Unità nazionale, rivolgendosi ai partiti del vecchio sistema politico, è andato a Bruxelles ed ha firmato il terzo memorandum. Nei fatti Tsypras non è mai cambiato. E’ semplicemente restato all’interno dei confini e dei limiti delle linee di base che aveva sostenuto fin dall’inizio: negoziazione all’interno dell’eurozona, la fine del memorandum ma all’interno del sistema Euro, la fine dell’austerity ma senza lo scontro con il neoliberismo ed il capitale. Dal giorno successivo al referendum, c’è stato un rovesciamento da quanto espresso dalla volontà popolare che ha scioccato i sostenitori del No perché:

1) Ha giustificato tutti i governi precedenti al 2010 e le loro politiche

2) Ha creato una profonda crisi di sfiducia e una grande delusione verso la sinistra (“siete tutti uguali)”

3) Ha rafforzato l’idea che non ci siano alternative

4) Ha presentato i nemici come imbattibili

Questo rovesciamento è stato usato preventivamente per piegare il popolo, la sinistra ed i movimenti in Europa, specialmente del sud. Il governo di Tsipras non era più fonte di preoccupazione per l’establishment internazionale e locale. Al contrario, sarà un esempio per la sinistra ed i movimenti sociali. Il TINA è diventata la loro bandiera.

Ci sono due lezioni fondamentali da apprendere dal caso della Grecia. La prima è che lo slogan dell’UE e dell’Euro è: “Le regole sono le regole”. E queste regole sono il tallone di ferro delle elite e delle banche. Chiunque provasse a cambiarle fallirebbe. Queste regole non sono modificabili e si inaspriranno se l’ ESM dovesse diventare il FMI europeo e se le politiche economiche nazionali verranno stabilite a Berlino o Bruxelles, come suggerito recentemente in un documento non ufficiale.


La seconda è che il popolo non può applicare un piano ed un programma di rottura e collisione contro la UE semplicemente esprimendosi mediante referendum, manifestazioni ed elezioni senza una guida ed una leadership, senza un soggetto politico appropriato e preparato ed un programma corrispondente. E’ possibile che i popoli facciano delle rivoluzioni ma hanno bisogno di un soggetto politico che li prepari.

Lo spudorato accordo, il terzo Memorandum di Tsipras, è stato approvato con iter accelerato il 15 Agosto 2015 da quasi tutti i partiti presenti in parlamento. 32 membri di Syriza e del governo hanno votato contro, inclusi tre ministri ed il presidente del parlamento —la maggioranza dei quali ha dato vita a Laiki Enotita, Unità Popolare.

Le elezioni anticipate dell’autunno 2015, hanno avuto luogo meno di un mese dopo, in base ad un piano concordato con i creditori, al fine di non permettere, da un lato, al popolo di sperimentare le severità del Memorandum di Tsipras, dall’altro per impedire ad Unità Popolare di svilupparsi, stabilirsi ed affermarsi tra le masse popolari.

Le nuove misure presenti nel Memorandum di Tsipras, aggravano austerità e recessione. Sono misure che avranno effetto sugli agricoltori, sugli strati medio-bassi, sui lavoratori ed i pensionati. Distruggendo:

1) Il sistema di protezione sociale mediante l’abolizione o il declassamento dei fondi dell’assicurazione sociale, un abbassamento della previdenza sociale e del settore della sanità nel suo complesso.

2) Il sistema pensionistico che prevede il pensionamento a 67 anni ed una pensione minima di €350

3) L’aumento della tassazione

4) Esso promuove la svendita delle proprietà pubbliche: privatizzazione di porti, aeroporti, distribuzione dell’elettricità e grandi spazi pubblici. Tsipras si è impegnato ad avanzi primari intorno al 2,5-3,5% fino al 2060, condizioni molto più dure di quelle imposte dal Trattato di Maastricht o di quelle del Patto di stabilità, al fine di trovare le risorse per rimborsare il debito.

Unità Popolare continua la sua battaglia, sul cammino di decisivi processi, con iniziative internazionali di coordinamento.

In questa direzione, il nostro duplice scopo sarà:

a) La ricostruzione della fiducia all’interno della società, l’organizzazione della resistenza, in primo luogo, trasformando lo spirito di disperazione in rabbia e lotta per affrontare le nuove offensive di creditori e la barbarie del governo di Tsipras.

b) La formazione di una corrente politica, locale ed internazionale, che costruisca ed offra un programma ed una generale alternativa all’austerità ed al neoliberismo per sfuggire alla stretta soffocante dell’eurozona, della UE e dei creditori.

Questo programma dovrebbe prevedere la cessazione dei pagamenti/soppressione del debito, l’uscita preparata e strutturata dalla eurozona e la rottura della cornice neoliberale della UE.

Queste sono le coordinate necessarie, poiché oggi l’austerità ed i memorandum sono implementati nel nome del debito e del rimanere a tutti i costi nell’euro, ma anche perché non esiste altra strada per costruire un’alternativa.

Questi obiettivi non esauriscono il contenuto del nostro programma ma costituiscono la cornice di un programma di transizione per un cambiamento radicale.

E’ sempre stato e resta necessario costruire un fronte antieuropeista, ampio, esteso, internazionalista, pan-europeo, un polo che entrerà in rotta di collisione con l’austerità, il neoliberalismo, l’eurozona (il programma-sistema che organizza e scatena questo attacco).

Il nostro programma deve corrispondere non soltanto alla cornice nazionale di ogni paese ma dovrebbe promuovere una direzione anti-imperialista ed anti-capitalista ed un programma di solidarietà e cooperazione che dovrebbe includere anche gli altri paesi del Mediterraneo. E’ nostro compito costruire un polo di cooperazione contro l’Europa a guida tedesca, imposta attraverso le banche ed il loro strumento, la UE, e contro il permanente disordine in Africa del nord e nel sud-est del mediterraneo imposto dagli aeroplani e carri armati americani e non solo.

I nostri slogan sono:

- Pace e solidarietà tra i popoli
- Sovranità popolare ed indipendenza nazionale
- Un diverso modello economico, crescita per i popoli e non per le banche».


* Traduzione a cura di SOLLEVAZIONE

martedì 12 settembre 2017

ECCO COM'È LA GRECIA SOTTO TSIPRAS di Dimitris Mitropoulos

Dimitris Mitropoulos (a sinistra) 
[ 12 settembre 2017 ]

Il primo settembre si è svolto a Chianciano Terme il Forum Internazionale organizzato dalla CLN, per ascoltare vari esponenti di punta di movimenti che nei loro paesi si oppongono alle politiche neoliberiste delle élite dominanti.
Qui sotto la relazione di Dimitris Mitropoulos, della direzione di Unità Popolare (Laiki Enotità).





DOPO SYRIZA COSA?


«La prima questione che dobbiamo affrontare è quali sono gli elementi sono quelli che descrivono gli sviluppi in Grecia.

Primo

Per molti decenni a venire la Grecia sarà nella condizione di colonia da debito dell'Unione Europea.

il recente accordo tra Governo greco e Troika non ha prodotto alcuna decisione sul debito greco, mentre ha stabilito l'obiettivo di un avanzo primario tra 2,5% e 3,5% fino al 2060, allo scopo di risparmiare le necessarie risorse per ripagare il debito, creato principalmente dalle banche e ingrandito per la loro stessa sopravvivenza.

Questo comporta un'austerità senza fine, anche se meno severa di quella che abbiamo subito durante gli ultimi sette anni. In ogni caso è un'austerità costruita sulle rovine di un'economia che ha perso il 25% del proprio PIL.

La principale vittima dell'austerità è lo Stato sociale: scuole, ospedali, sicurezza. Una riprova l'abbiamo avuta durante quest'estate caratterizzata da incendi boschivi. Tre aerei per un'ottantina di incendi in tutto il territorio. Il resto della flotta antincendio non ha potuto volare per mancanza di manutenzione.

È chiaro che come risultato dell'austerità la Grecia tende a diventare gradualmente uno Stato fallito. Allo stesso tempo, l'attuale colonizzazione da debito significa la riduzione della sovranità nazionale e popolare.

La Grecia resterà sotto supervisione per almeno quarant'anni, una supervisione che sarà più dura di quella prevista dal patto di stabilità per gli altri Stati membri dell'eurozona, in quanto le condizioni fiscali saranno più vincolanti per garantire gli avanzi primari e il debito è insostenibile.
I mercati saranno pronti a punire le più lievi deroghe al piano di rimborso del debito con l'aumento dei tassi di interesse. La minaccia di un nuovo blocco da parte dei mercati e nuovi memoranda fungerà da meccanismo automatico permanente di supervisione e disciplina.
Tuttavia Tsipras avrà l'opportunità di raccontare una nuova storia di successo, uguale a quella che Samaras aveva presentato nel 2015: una leggera crescita economica per la prima volta dopo 8 anni di recessione, e un accordo per la ridefinizione del rimborso del debito - da stabilirsi dopo le elezioni tedesche - specie per gli anni 2021/2024, quando i titoli in scadenza saranno superiori alla capacità finanziaria di rimborsarli anche se realizzassimo un surplus annuale del 5 o 6%.

In questo modo Tsipras cercherà di preservare la propria figura in vista delle le prossime elezioni, tra un anno o un anno e mezzo.
Ma il punto chiave resta che il governo ha di fatto accettato di prolungare l'imposizione di questo regime neo-coloniale fino al 2060.

Secondo

Attualmente, la caratteristica di base della realtà greca è una peculiare depressione socio-nazionale, che è il risultato della disfatta del movimento anti-memorandum 2015.

La povertà in espansione, il vicolo cieco in cui si trovano molte famiglie come risultato degli alti livelli di disoccupazione e degli aumenti di tassazione, comportano una generale mancanza di aspettative positive per il futuro.

Il popolo greco si sente frustrato dall'Unione Europea ma non crede che ci siano soluzioni. Molti sondaggi hanno evidenziato un atteggiamento positivo verso proposte politiche che portino il paese fuori dall'Eurozona, ma allo stesso tempo mostrano un atteggiamento di sfiducia nella possibilità che esista una forza politica capace di farlo senza gettare il paese nel caos.
L'annessione di Tsipras del 2015 non ha portato solo un nuovo memorandum di austerity. La sua principale conseguenza è stata la sconfitta dello spirito di un piccolo popolo che aveva avuto il coraggio di dire no ai mercati e al mostro antidemocratico dell'Unione europea.
Essa ha fatto credere al popolo che non ci sono soluzioni fuori dall'eurozona, né che esista altra via se non quella dell'austerità e dell'umiliante supervisione della troika.
In questa contesto ognuno cerca di adattarsi individualmente alla situazione come meglio può.

Inoltre essa ha causato l'umiliazione della sinistra. Venticinque anni dopo la caduta dell'unione sovietica, negli anni fra il 2010-2015, la vicenda greca poteva rappresentare l'opportunità per la sinistra europea di recuperare la perduta credibilità per combattere l'imperialismo e riacquistare la dignità nazionale e la sovranità popolare contro i progetti di integrazione imperialistica che l'Unione europea persegue.

Questo è il crimine più grande di Tsipras, non le politiche neoliberiste che ha implementato.
Nel 2015 il popolo greco era in rivolta, pronto al conflitto e allo scontro. Oggi quello stesso popolo è umiliato e deluso.

Terzo

Il terzo elemento è un sistema politico ormai assurdo e decadente. Syriza e Neo Demokratia si confrontano come se fossero sul ring, solo per creare una falsa polarizzazione su argomenti trascurabili: dove ciascun leader ha passato le vacanze, se gli
studenti delle scuole superiori dovrebbero pregare prima dell'inizio delle lezioni oppure no.

Ma allo stesso tempo i due partiti sono largamente d'accordo su privatizzazioni, demolizione dei diritti del lavoro, tagli al sistema pensionistico, politica estera pro-NATO e pro-Israele. La destra, approffitando della sostanziale disponibilità di Syriza, non ha mai abbandonato l'opportunità di accelerare la contro-rivoluzione neo-liberista fino a limiti radicali. Essa si avvale di una retorica anticomunista e adotta posizioni estremiste, come la privatizzazione delle foreste e l'abolizione di tutte le restrizioni anti- neoliberiste per le imprese che vogliono investire in Grecia.

Il risultato è un sistema politico che aliena dalla politica la gente, in particolare i giovani. Questa è la ragione per cui tutte queste lotte nel parlamento e nei media non hanno nulla a che fare con la soluzione ai diversi gravi problemi, come la disoccupazione, insopportabile tassazione, i bassi salari, la distruzione del sistema sanitario. Il parlamento semplicemente vota ciò che i creditori esigono.

Date queste premesse, quali sono i compiti della sinistra e delle forze resistenti?

Siamo in un'epoca diversa, stiamo affrontando la fine di un'era. Durante gli anni dal 2010 al 2015 la lotta contro i memoranda ha unito il popolo ed amplificato il conflitto con l'Eurozona e le oligarchie.
Oggi non è più così, la realtà è quella abbiamo descritto. C'è urgenza di nuove iniziative e di un grande sforzo di ricostruzione del movimento popolare greco.
Prima di tutto abbiamo bisogno di un nuovo processo di unità all'interno dello spazio anti-neoliberista, fra la sinistra e un più largo campo democratico, dove si riconosca che l'anti-liberismo - senza un progetto di uscita dall'Unione europea e dall'Eurozona, senza la rivendicazione della sovranità nazionale e popolare - non può esistere. Noi di LAE (Unità Popolare) intendiamo perseguire tale progetto insieme ad altre forze politiche.
In secondo luogo, occorre un piano di mobilitazione sociale. Nessuno sviluppo politico è possibile senza movimenti di resistenza. Nel 2017 il governo ha già proceduto a vendere il porto di Tessalonicco. Altre privatizzazioni sono in corso. Sono in corso aste di case popolari allestite dalle banche. Imprese e fabbriche vengono cedute a multinazionali. Il Fondo delle privatizzazioni detenuto dalla Troika avrà la supervisione dei beni pubblici greci per 99 anni! L'intero paese è in vendita.
È questa la situazione su cui deve fare perno il movimento di resistenza.

In terzo luogo, abbiamo bisogno di un programma popolare di rivendicazione e cambiamento.
I tre elementi base del nostro programma (cessazione del pagamento del debito, uscita dall'Eurozona, nazionalizzazione delle banche) rimangono il nostro obiettivo, ma il popolo non pone oggi la questione dell'uscita, quindi non sono sufficienti.
Abbiamo bisogno di un immediato programma di rivendicazioni popolari per quanto riguarda i salari, le pensioni, i diritti del lavoro; un programma di rinvigorimento dello Stato sociale, un programma per il recupero della nostra sovranità da Bruxelles e Berlino.

In quarto luogo, tutto quanto precede sarà vanificato se dimentichiamo che il problema di fondo della sinistra dopo 2015 e la mancanza di credibilità. Il popolo Greco oggi non si fida di nessuno: la gente - dopo il tradimento di Syriza - è sospettosa nei confronti di tutte le forze politiche. La gente è persuasa che la sinistra, al di là della retorica, in pratica agisce esattamente come i neoliberisti.
Di conseguenza, l'unità intorno ad uno specifico programma non è sufficiente. Senza un programma scadiamo nell'opportunismo e senza unità non possiamo essere efficaci: dobbiamo sempre avere presente questi due elementi. Allo stesso tempo dobbiamo capire che il problema principale per la sinistra greca è la mancanza di credibilità e che questa non può essere facilmente recuperata da un popolo deluso.

Il partito comunista non si preoccupa di questi problemi: si sente soddisfatto di avere una percentuale di consensi che la sua base storicamente gli garantisce, intorno al 5-6%. In realtà si astiene dalla lotta politica. Rifiuta ogni cooperazione, pone il socialismo come precondizione e sottovaluta l'importanza della lotta per l'indipendenza nazionale.
La maggioranza di Antarsya ha già chiarito che non c'è spazio politico di cooperazione. Anni fa la scusa era che noi come LAE non eravamo schierati contro l'Unione europea in maniera sufficientemente chiara. Dopo la nostra assemblea nazionale, quando chiarimmo la nostra posizione in favore dell'uscita dall'Unione europea, la scusa è stata che noi non combattiamo il capitalismo e siamo riformisti.

La realtà della sinistra greca rende il nostro lavoro più difficile e peggiora l'immagine non affidabile della sinistra.
Ma il problema non è solo l'unità. In realtà questo è solo un aspetto del problema. L'altro aspetto è il modo con cui facciamo politica. Vediamo bene come Podemos o France Insoumise, al di là delle differenze, hanno coperto lo spazio politico e creato una dinamica politica. Esisteva un potenziale, ma non è stato sfruttato dalle forze della sinistra rivoluzionaria. Perché?

Permettetemi di fare tre osservazioni che consideriamo cruciali per la Grecia, nel nostro tentativo di rispondere alla domanda " cosa viene dopo Syriza?".
Primo, nessuna forza politica può pensare di intervenire politicamente, da una prospettiva di sinistra e progressiva, senza porre la questione centrale dell'Unione europea. Ciò significa affrontare la questione del deterioramento della sovranità nazionale popolare. La sinistra europea finge di essere sorda su questo punto.
Oggi abbiamo bisogno disperatamente di un'alleanza contro l'Unione europea accompagnata da un piano per la rivendicazione della nostra sovranità monetaria.

Secondo, non sono solo i lavoratori a essere penalizzati dal processo della globalizzazione neoliberista e dalla Unione europea. Con la crisi, anche la classe media è stata colpita, e allo stesso tempo interi Stati membri sono stati degradati dal capitale tedesco e dai mercati.
Esiste uno spazio per costruire una larga alleanza fra "i perdenti della globalizzazione".
Non stiamo parlando di un'alleanza di sinistra o anti-capitalista con l'obiettivo di stabilire direttamente il socialismo, ma di un'alleanza di forze democratiche finalizzata alla lotta contro l'imperialismo odierno, che abbia come nocciolo della rivendicazione la sovranità all'interno dello Stato nazione, perduta dentro centri di potere e organizzazioni internazionali incontrollabili.
Ciò è tanto più importante per gli Stati del sud.
La relazione tra recupero della sovranità e lotta contro il capitalismo è ovvia. Sono evidenti i casi della Grecia e del Venezuela: il capitalismo combatte la sovranità.

Terzo, i vecchi discorsi e modalità politiche oggi non sono più funzionali. Abbiamo bisogno di nuovi volti, leadership affidabili, nuove figure, un linguaggio più accessibile per entrare in contatto con i cosiddetti perdenti della globalizzazione.
Se la sinistra continua a comportarsi come sempre, ci saranno altre forze che copriranno gli spazi politici.

Questa è la discussione che andrebbe aperta in Grecia oggi per cominciare a creare un nuovo soggetto politico di liberazione, che non sia il mero riciclaggio delle consunte leadership e personalità del vecchio Syriza.

Le analogie storiche non sempre sono corrette.
Ma poiché quest'anno celebriamo i 100 anni della rivoluzione di ottobre, ricordiamoci che la disfatta del 1905 fu seguita da un lungo periodo di delusione e il ritiro del movimento popolare.
Possiamo aspettare 12 anni, ma sarà molto meglio se cominciamo a lavorare da adesso per organizzare il soggetto politico di cui abbiamo bisogno per liberare il nostro paese dalla condizione di colonia da debito. Come Unità Popolare lavoreremo per questo obiettivo».

** Traduzione: Mauro Poggi

lunedì 4 luglio 2016

GRECIA: SI È SVOLTO IL CONGRESSO DI UNITÀ POPOLARE di Dimitris Mitropoulos

[ 4 giugno ]

Sin dalla scissione di Syriza abbiamo informato i nostri lettori sulla nascita di Unità Popolare. Unità popolare (Laikí Enótita) ha appena celebrato il suo primo congresso (24-26 giugno). Qui sotto un breve resoconto.

Dopo la Brexit, lottiamo per Grexit!
Unità Popolare, si è formata dopo il glorioso ma tradito "NO" del popolo Greco del luglio 2015. Una formazione politica combattiva, che si è formata in tutta fretta, dopo la "mutazione" del governo SYRIZA e il suo passaggio nel "campo di memorandum". Da allora, fino alla sua fondazione formale, Unità Popolare ha cercato di ispirare un numero importante di lottatori sociali e di parte della sinistra in Grecia, proponendo un Fronte Popolare di Salvezza nel paese, con un programma radicale, mettendo in evidenza la necessità della fuoriuscita della Grecia dalla zona euro. Oggi, la necessità è quella di riconquistare la fiducia dei cittadini, per convincerli che c'è un'alternativa. Un lavoro difficile, ma non impossibile.
Dimitris Mitropoulos


Tre tendenze chiave, non le uniche, co-esistono all'interno Unità Popolare.

La “Corrente di Sinistra” di Panagiotis Lafazanis (proveniente da SYRIZA), che costituisce la maggioranza, la “Iniziativa della Sinistra Comunista” (che raggruppa le forze della sinistra radicale, come Ricomposizione a Sinistra e Paremvasi) e “Rete Rossa” (si tratta di una tendenza trotskysta che era già dentro Syriza come Sinistra internazionalista dei lavoratori). Questa divisione non è una novità per la sinistra greca. La novità è che in questo momento, Unità Popolare è l'unica forza in Grecia che propone un programma che ritiene prioritaria la rottura con l'Euro-sistema, a differenza, ad esempio, del partito comunista che sposta questa rottura… a dopo la rivoluzione socialista.

Unità Popolare non ha paura delle critiche. Ha appreso la lezione dell'inapplicabilità del programma di Syriza e del suo esito tragico, e ora pone come una questione programmatica decisva l'uscita dalla zona euro, lasciandosi alle spalle ogni illusione di cambiare l’Unione europeao dall’interno, leggi “Piano B. Questa è una differenza importante rispetto alle forze politiche alleate che sono emerse di recente. Oggi in Grecia è chiaro che le posizioni meramente democratiche e anti-memorandum, non sono sufficienti, se non accompagnate da un programma che riconosca che questa Unione europea non può essere riformata. Non ci sono vie di mezzo: o si difende o si rinuncia alla sovranità popolare e all'indipendenza nazionale.

Unità Popolare ritiene che l'uscita del paese dalla zona euro, disobbedendo alle politiche neoliberiste e il quadro anti-democratico dellaUE è il primo passo di un programma in difesa del popolo greco. Per questo "Grexit", un movimento popolare e di sinistra radicale deve essere ben preparato e pronto ad applicare un programma per una lotta politica e sociale vittoriosa. Nel corso della realizzazione del nostro programma. In questa prospettiva anche un referendum potrebbe essere necessario per uscire dalla UE.

Il recente congresso di fondazione di Unità popolare svoltosi dal 24 al26 giugno, ha elaborato queste idee. Molti dei partecipanti hanno discusso sul fatto che abbiamo bisogno di un fronte ampio inclusivo di molte e differenti, forze e partiti. Abbiamo quindi discusso se un programma antiausterità è sufficiente o se invece è necessario qui e ora un programma completo di rottura con l'Eurosistema per riguadagnare la sovranità popolare e l'indipendenza nazionale. E’ stata decisa una completa rottura con SYRIZA, specialmente per quanto riguarda la pratica nel movimento dei lavoratori e nei sindacati. E’ stato inoltre deciso di formare nuovi organismi popolari ai livelli locali, ma senza rapporti con Syriza. Una decisione che ha causato alcune turbolenze al congresso.

Allo scopo di recuperare alla sinistra la credibilità perduta e mettere in pratica quanto sopra, si sono decise inoltre una serie di modifiche. Abbiamo bisogno di spiegare il nostro progetto e prendere iniziative concrete. Abbiamo bisogno dei giovani per rafforzare i compagni con esperienza di Unità Popolare. Dobbiamo rinnovare il nostro modo di parlare abbandonando vecchi e inaffidabili stili politici. Le speraspettative e le speranze del popolo, tradite da SYRIZA, devono essere, con pazienza, rivitalizzate, passo dopo passo, con un duro lavoro di massa, nei quartieri, nelle università e nel mondo del lavoro.

Il coordinamento no-euro europeo, che sta organizzando il III. Forum, è estremamente importante. Tutte le forze democratiche, antiliberiste, di sinistra e popolari debbono condurre in comune la lotta per la sovranità popolare e per rovesciare l'attacco neoliberista contro i lavoratori. Per combattere contro le forze euroscettiche di estrema destra o neoliberiste dovremmo combattere contro le "quattro libertà di Maastricht" la (libera circolazione dei capitali, beni, servizi, e delle persone).

BREXIT è una grande opportunità per mettere in evidenza gli irresolubili problemi della UE, per dimostrare che c'è un altro modo per ottenere l'egemonia nella ìbattaglia per la rottura di questa gabbia imperialista. Unità Popolare in Grecia sarà in prima linea in questa lotta.



Coraggio!

lunedì 9 maggio 2016

GRECIA: PER IL ROTTO DELLA CUFFIA.....

[ 9 maggio ]

Per il rotto della cuffia, con 153 voti sui 300, il governo Tsipras ha fatto passare ieri nuove pesanti misure antipopolari nella speranza che la Troika sblocchi la nuova tranche di "aiuti" per evitare il default. 

Di che si tratta? un pacchetto di 5,4 miliardi tra aumento delle tasse e tagli alle pensioni.

Le misure approvate in Parlamento prevedono infatti un aumento delle tasse dirette e indirette per un valore di circa 3,6 miliardi: l'Iva sale dal 23 al 24%, la soglia di reddito esentasse scende a 9.091 euro. Saranno rivisti al rialzo anche gli scaglioni di aliquote Irpef mentre ai redditi più alti verrà inasprita la tassa di solidarietà e si interverrà pure con un balzello sui giochi. Gli interventi sulle pensioni non toccano i trattamenti minimi ma sforbiciano i cosiddetti assegni supplementari, garantendo altri risparmi pari a 1,8 miliardi. La palla passa ora all'Eurogruppo che dovrà decidere se dare via libera alla nuova tranche di aiuti da 5 miliardi, necessaria a pagare i 3,5 miliardi di debiti in scadenza a luglio ed evitare il default.

Tutti gli analisti sono d'accordo che le misure di Tsipras, per quanto crudeli, sono come dei pannicelli caldi: senza un taglio radicale del debito (oggi al 180% del Pil), il default è inevitabile. Ma i creditori alzano l'asticella delle condizioni della ristrutturazione del debito. Lo dimostra la lettera all'Eurogruppo inviata dalla Lagarde, direttore generale del Fmi, che ancora prima del voto del parlamento greco ha detto che "l'impegno del governo Tsipras non è credibile.

Mentre il Parlamento approvava ieri l'ennesimo pacchetto austeritario si svolgeva una manifestazione delle opposizioni di sinistra, in prima linea Unità Popolare.
[Vedi foto]


giovedì 10 dicembre 2015

UN FRONTE PANEUROPEO PER USCIRE DALLA GABBIA EURO-LIBERISTA di Dimitris Mitropoulos

[ 10 dicembre ]

Sabato 21 novembre si svolse a Roma l'assemblea promossa dalla campagna eurostop.

Qui sotto l'intervento svolto dal compagno greco Dimitris Mitropoulos [a sinistra nella foto], a nome Unità Popolare (Laikì Enotita -LAE)

Cari amici e compagni,

Vi saluto e vi ringrazio a nome del Consiglio politico del Unità Popolare.
Vorrei presentarvi la situazione in Grecia e alcune cose per quanto riguarda il nostro nuovo fronte politico.
Da cinque anni, la Grecia è stata oggetto sperimentale della crisi strutturale del sistema.
I tre memoranda applicati per cinque anni hanno portato alla più grande recessione che un paese del mondo sviluppato abbia mai conosciuto in tempi di pace:
• il PIL del Paese è sceso al 25%.
• La disoccupazione è cresciuta dal 9% al 26%.
• Il debito è passato dal 126% del 2009 al 180%.

Queste sono alcune delle conseguenze economiche, ma ci sono anche quelle politiche. Ad esempio, il parlamento greco non è quello che legifera. La maggior parte dei memorandum, che sono composti da centinaia di pagine, sono passati senza nemmeno essere letti dai parlamentari greci.

In questi cinque anni sono state condotte molte lotte: il movimento piazza Syntagma circondò il Parlamento per 40 giorni, abbiamo avuto più di 30 scioperi generali, 3 i governi che sono caduti sotto la pressione di insoddisfazione pubblica, anche il PASOK è crollato, ed un piccolo partito della sinistra radicale, SYRIZA, è salito al governo, e il nostro popolo ha respinto i memoranda nel referendum del 5 luglio con il suo voto NO.

Tuttavia, questo enorme disastro non si è fermato.
In ogni memorandum o negoziazione per il rimborso del prestito, il nostro popolo è stato posto davanti al dilemma: “senza l'aiuto del memorandum, si andrà in bancarotta e uscirà dall’euro”.
Questo dilemma è stato drammaticamente utilizzato la scorsa estate.
Alexis Tsipras ha accettato questo dilemma e ha detto chiaramente di preferire il memorandum.

Egli, adottando totalmente  il ragionamento dei precedenti governi e sostenendo che egli stava “salvando il paese dal caos”, ha preso le misure che i governi precedenti non potevano prendere: riduzione delle pensioni più basse, case messe all’asta, privatizzazione di porti e aeroporti, nuove tasse sui salari.

Nel corso delle elezioni di settembre Tsipras ha parlato di un programma di austerità dpiù modesto, ma in realtà un programma del genere non esiste. C'è solo il programma di memorandum di grave austerità che sta applicando.
Non è che il governo di Tsipras applichi un programma con cui non è d'accordo. Secondo un deputato Syriza “anche se il memorandum non esistesse, bisognerebbe inventarlo”.

Sul piano geopolitico, il governo SYRIZA-ANEL agisce come veicolo della politica USA NATO nell’area. Recentemente la Grecia ha preso parte ad esercitazioni americano-israeliane nel Mediterraneo orientale. Era l'unico paese europeo con la Polonia!

L'attuale governo è sottoposto alla NATO, e questo sta diventando pericoloso considerando il recente barbaro attacco a Parigi.

Quando il nuovo governo di Syriza-ANEL ha firmato il terzo memorandum, ha sostenuto che avrebbero combattuto la corruzione e l'oligarchia greca. Invece hanno approvato una legge che offre la gestione delle banche ai banchieri, ed anche un'altra legge che impedisce i controlli suggeriti dalla lista Lagarde e dalle altre liste di evasori ricchi e movimenti, tradendo in tal modo i movimenti sociali e  ambientali che combattono le aziende oligarchiche e multinazionali.
Non è vero che governo SYRIZA ANEL è stato ricattato e applica misure che non condivide. Si tratta di un governo neoliberista estremo che sta lavorando per il grande capitale.

Dal 2010, quando il grande dilemma “Memorandum o che altro” è stato lanciato, sono stati messi a nudo i limiti della sinistra. Nessun partito ha presentato un programma alternativo.

Il Partito comunista (KKE), essendo il partito più forte in quel momento ha sostenuto che la sola soluzione erano socialismo e socializzazione della grande produzione.
SYRIZA ha sostenuto che avrebbe stoppato i memorandum dopo una trattativa con i finanziatori. Il loro motto era “ né rottura né sottomissione”. Altre forze come ANTARSYA non hanno proposto programmi dotati di concretezza.

SYRIZA, alla fine, è salita al potere ed ha seguito la via negoziale, con ciò diventava chiaro che se non si è pronti al conflitto, non si può che capitolare. I punti principali che hanno portato alla sottomissione erano:
• La liquidità monetaria erogata dalla BCE è diventata lo strumento del soffocamento economico; di questo i controlli sui capitali erano il risultato. La leadership europea in questo modo ha applicato quello che una volta Nixon aveva detto nella lotta per far cadere il governo cileno di Allende: “far piangere l'economia”.
• Questo problema non poteva essere risolto senza il controllo sulla liquidità da parte del governo greco, che significa, banche nazionalizzate e moneta nazionale, fuori dal sistema BCE. Ma SYRIZA non ha voluto applicare tali misure. Non erano preparati per un “piano b”.

E’ noto che nel corso di questi 5 anni la Grecia è diventata il simbolo di speranza per i popoli d'Europa che volevano farla finita con l’austerità. Invece, nel giro di pochi mesi, il paese è diventato l’esempio per dimostrare che non ci sono alternative alle politiche neoliberiste.

La creazione di Unità Popolare (LAE) 3 mesi fa, è un messaggio paneuropeo che questa logica non deve prevalere.

Le recenti elezioni nazionali, sotto la pressione dei creditori, si sono svolte in meno di un mese, in accordo con gli istituti di credito. E’ così accaduto che le persone non hanno avuto il tempo per sperimentare le gravi conseguenze del memorandum Tsipras, e di non lasciare modo LAE di affermarsi. In questo modo, LAE ha ottenuto 2,9% quando avremmo avuto bisogno di superare la soglia del3% per entrare nel parlamento ...

E’ evidente che il governo Tsipras diffonde disfattismo e delusione tra le persone. Tuttavia, i sentimenti del popolo vanno dalla disperazione e delusione verso la rabbia. Ecco perché LAE punta a stabilire una resistenza più dinamica a queste misure e riportare fiducia nella classe operaia. I primi segnali sono incoraggianti. Nel primo sciopero che ha avuto luogo subito dopo la nascita del nuovo governo, la partecipazione è stata grande.

Il terzo memorandum non farà uscire il Paese dal marasma, mentre la Grexit tornerà alla ribalta, come intimidazione, come parte del piano dell'Europa tedesco o come un incidente.
LAE ha una pesante responsabilità dal momento che dobbiamo costruire un fronte forte, riportare la fiducia nel popolo e formare un programma concreto che dia risposte al vicolo cieco del memorandum.

Tale programma deve avere determinate caratteristiche: la cancellazione del memorandum, l'uscita preparata e coordinata dalla zona euro e il conflitto con l'Unione europea neoliberista. Nel programma di LAE è chiaramente affermato che questo conflitto è inevitabile, sia in termini di zona euro che con il resto dei regolamenti dell'Unione Europea. Un referendum con la dichiarazione di uscita della Grecia dalla UE fa parte di questo piano.
Questi obiettivi non esauriscono tutto il contenuto della nostra agenda, ma sono il programma transitorio per un cambiamento radicale.

Allo stesso tempo, è chiaro che se un paese —Grecia o Portogallo— prende l'iniziativa di uscire della zona euro, avremo bisogno di maggiore coordinamento e cooperazione tra le forze progressiste, anti-neoliberisti e di sinistra, e della solidarietà fra i popoli europei contro le oligarchie dell’Unione.

In questa direzione, noi proponiamo un fronte ampio, internazionale, paneuropeo, in grado di entrare in collisione con le politiche di austerità, il neoliberismo e la zona euro. Soprattutto per i PIIGS, le principali vittime della crisi a causa delle regole della zona euro!

La campagna non UE-No Euro-No Nato ci aiuta in questa direzione. La crisi attuale ha spinto avanti il fronte NO EURO e dobbiamo parlare e collaborare con coloro che sono d’accordo. Allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli dei problemi che potrebbero derivare dalla presenza della NATO in Europa. In Europa manca oggi un movimento pacifista e antimperialista.

Dovremmo organizzare manifestazioni paneuropee con la partecipazione dei sindacati e dei movimenti sociali. Allo stesso tempo, stiamo pensando di un incontro europeo ad Atene di tutte le forze di sinistra e democratiche, anti-neoliberiste, in modo che tutte le proposte alternative e le soluzioni contro le norme autoritarie della zona euro e dell'Unione europea possono essere discusse.


Non dobbiamo perdere tempo. La Grecia è un soggetto sperimentale in grado di confermare la massima che dice: “noi non perderemo, perché non abbiamo ancora perso la nostra capacità di imparare".

mercoledì 18 novembre 2015

FACCIAMO SUL SERIO

[ 18 novembre ]


SENZA EURO(PA)
Sovranità, democrazia, eguaglianza

Seminario nazionale per un nuovo movimento di unità popolare

Sabato 12 e domenica 13 dicembre 2015 - Morlupo (Roma)
 

Un anno fa, le diverse realtà associative che componevano il Coordinamento della sinistra contro l’euro (popolare per la liberazione, umanista, keynesiana, meridionalista e comunista), decisero di comune accordo di tentare di dare vita ad un a  processo unitario per la creazione di un NUOVO MOVIMENTO POLITICO che esprimesse senza infingimenti la necessità di una lotta per la riconquista della sovranità democratica e popolare del nostro paese.

Iniziò quindi, tra di noi, una discussione serrata su contenuti e forme per verificare se, tutti assieme, si potesse davvero compiere questo passo e porre le base di più ampie adesioni.
Veniva contestualmente avviato un confronto con tutte le realtà che potevano riconoscersi negli obiettivi politici fondamentali contenuti nella nostra Carta costitutiva, sia quelle dell’area del cosiddetto “sovranismo” che della sinistra critica.

Il risultato fu deludente. Registrammo la prevalenza di due tendenze complementari: allo scoraggiamento ed al settarismo autoreferenziale.

Decisi ad andare avanti, nel maggio scorso, demmo vita ad Ora-costituente, come luogo di discussione e costruzione del nuovo movimento politico. 

Verificata l’esistenza di una base programmatica comune, teniamo fede a quell’impegno.
Ci siamo dati una scadenza: entro la primavera prossima daremo vita al NUOVO MOVIMENTO POLITICO di unità popolare.

Il Seminario del 12 e 13 dicembre è deputato ad avviare il vero e proprio processo costituente.
Saranno formati cinque gruppi di lavoro, ognuno tenuto a discutere i rispettivi documenti proposti dal Consiglio nazionale, destinati a loro volta ad essere sottoposti al Congresso costitutivo di primavera.

Sarà una densa riunione di lavoro articolata su cinque tavoli in cui si discuteranno ed emenderanno i documenti proposti dal Consiglio nazionale:
1. L'Italia futura che immaginiamo;2. Il programma di fase per mettere in sicurezza il nostro Paese;
3. Con quali forze allearsi per cambiare il Paese e riconsegnargli la sua sovranità;
4. La forma organizzativa che ci daremo;
5. I linguaggi e il tipo di comunicazione che dovremmo usare.
Tutti i documenti preparatori dei tavoli saranno resi noti entro il 25 novembre sui diversi nostri siti.
Il frutto del lavoro svolto è destinato a produrre un ulteriore confronto con tutte le realtà associative con cui abbiamo rapporti di collaborazione.

Chi condivida le nostre idee e voglia partecipare al Seminario deve contattare entro il 10 dicembre il Consiglio nazionale a questo indirizzo: <
ora@oracostituente.it>

Al Seminario si partecipa su invito del Consiglio nazionale oppure delle diverse associazioni che fanno parte di “Ora-Costituente”. 
Indicazioni precise su come giungere al luogo del Seminario  [Morplupo si trova poco a nord di Roma], sui costi del soggiorno, ecc., verranno fornite per tempo a tutti i partecipanti.

Ordine dei lavori del Seminario  
Sabato 12 dicembre

ore 10:00-12:00.  Riunione plenaria: perché un NUOVO MOVIMENTO;
Ore 12:00-13:00.  Composizione dei tavoli di lavoro;
Ore 13:00-14:30. Pranzo
Ore 14:45-19:00. Prima sessione dei tavoli di lavoro;
Ore 19:30. Cena
Ore 21:00-23:00. seconda sessione dei tavoli di lavoro;

Domenica 13 dicembre
Ore 9:00-11:00. Riunione plenaria: presentazione delle conclusioni dei tavoli di lavoro e approvazione;
Ore 11:00-13:00. Riunione plenaria: discussione sul nome del NUOVO MOVIMENTO
Ore 13:00-14:30. Pranzo
Ore 14:45- 16:30. Presentazione, discussione e approvazione dell’Appello conclusivo.

Il Consiglio nazionale di Ora-Costituente
17 novembre 2015

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