Visualizzazione post con etichetta Je so' Pazzo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Je so' Pazzo. Mostra tutti i post

giovedì 29 marzo 2018

UNA SETTA DI NOME "POTERE AL POPOLO"

[ 29 marzo 2018 ]

Ci siamo ampiamente occupati della coalizione elettorale di sinistra radicale "Potere al Popolo" (PaP) —in fondo riportiamo i diversi articoli. [1]

Non ne riparleremmo se non avessimo letto il testo Cosa fare ora? Alcune indicazioni dopo l’assemblea di domenica scorsa.

Chi pensava che il siparietto andato in onda su La 7 la sera del voto fosse solo un demenziale incidente di percorso è meglio che si metta l'anima in pace. Il più che modesto 1,2% ottenuto il 4 marzo è davvero considerato da PaP uno "straordinario successo", e l'assemblea svoltasi il 18 marzo è stata qualcosa di "incredibile".

Ma torniamo al documento in questione.
Non c'è neanche l'ombra di una riflessione sul terremoto verificatosi con le elezioni del 4 marzo. Neanche uno straccio di proposta politica (chi deve governare ora?) visto lo schianto delle élite. Come se niente fosse accaduto PaP si guarda l'ombelico, ritenendolo il centro del mondo. Tipico atteggiamento antipolitico delle sette anarchicheggianti. [2]

Il titolo più adeguato (del documento) sarebbe stato: errare è umano, perseverare è diabolico. Nessuna autentica riflessione sulle ragioni della sconfitta elettorale. Nessun barlume di autocritica. Viene riconfermato quanto scrivemmo all'atto di nasciata di PaP. [3]
 Che il vascello sia destinato a naufragare non abbiamo dubbi.
C'è una questione preliminare: quale organismo ha condiviso questo documento? A che titolo è stato pubblicato? Per conto del Coordinamento Organizzativo nazionale in cui sono rappresentate tutte le anime (Je so' pazzo, Prc, Pci, Sa, Eurostop, ecc.)?
Non lo sappiamo.

E' tuttavia evidente che dati i contenuti passa la narrazione di Je so' pazzo. Viene infatti riproposto, pari pari, il profilo politico con cui PaP è andato allo sbaraglio.
Il documento, saltiamo per carità di patria la premessa esagitata, si compone di tre capitoli.

Il primo, intitolato "I territori" indica la via, udite, udite: "Potere ai territori!".
Si tratta di un panegirico per dire che in PaP decidono tutto le "assemblee territoriali", che niente dev'essere "calato dall'alto". Se capiamo bene ciò significa che PaP vuole essere già un soggetto politico unico, che funziona già sulla base dell'adesione individuale, ove cioè i diversi soggetti politici, ad esempio Rifondazione, devono considerarsi dissolti, squagliati.

Più avanti si indica nel "mutualismo" il "grande strumento" per contrastare il neoliberismo, che "lo Stato non riesce più a rispondere ai bisogni". Più concretamente:
«“Potere al Popolo!” deve dunque da subito lanciare una campagna per aprire interventi di tipo mutualistico o, dove già esistono, rinforzarli e metterli in connessione fra loro. Ogni territorio ha la sua specificità, quindi ogni assemblea territoriale sceglierà le attività da intraprendere: ambulatorio popolare, doposcuola, corsi, palestre, teatro, sale prove autogestite, sportelli legali per la casa, per le e i migranti, per il lavoro, picchetti antisfratto, raccolta di abiti per i senza tetto o di recupero alimentare per le famiglie povere, ciclofficine…».
Cosa pensassimo di questo "mutualismo" l'abbiamo già detto. Ribadiamo il concetto: se il mutualismo viene fatto assurgere a pratica toccasana e strategica, esso rischia di essere funzionale al neoliberismo, ovvero a tamponare i danni della demolizione dello "stato sociale". Ma i danni sono talmente enormi che fare "mutualismo" pare voler asciugare l'oceano con un cucchiaino. Questo "mutualismo", diciamocelo, rassomiglia come una goccia d'acqua a quello che fa la CARITAS, con la differenza che la CARITAS gode delle enormi risorse messe a disposizione dalla Chiesa e indirettamente dallo Stato. Cosa che condanna il "mutualismo dal basso", con tutto il rispetto al volontarismo di chi lo pratica, a disperdere e quindi a frustrare le preziose energie di una gioventù che non ha portato la testa all'ammasso.

Sempre nei "territori" il documento in questione invita dunque a "sostenere le lotte" "per migliorare le condizioni di vita della collettività". Giusto, anzi sacrosanto. C'è un piccolo problema, che con la crisi sistemica e l'offensiva dispiegata dei dominanti, queste lotte sono quasi sempre destinate alla sconfitta, quindi non si generalizzano. Come le elezioni del 4 marzo han dimostrato chi sta in basso vuole una svolta, ma si comporta in modo passivo, delega, affida il cambiamento alle forze politiche "populiste" istituzionali che si atteggiano ad alternative alle élite. Quella delle lotte rischia di essere dunque un'invocazione, l'intervento della Divina Provvidenza.

Ed infatti la montagna delle lotte partorisce il topolino. Il vapore acqueo delle "lotte" si materializza nella proposta di campagne di raccolta firme per leggi di iniziativa popolare sulla "buona scuola" e la modifica dell'art. 81.

E poi? E Poi niente di niente. Solo la riconferma di un pensiero debole, un sindacalismo sociale retorico, una narrazione minimalista e priva di costrutto.

NOTE


#POPULISTI COMUNISTI = 50 a 1 di Ugo Boghetta e Mimmo Porcaro

[2] Non è che una "setta" debba essere per forza formata da quattro gatti, o che indichi un gruppo ristretto di persone. In un senso più esteso "setta" è quell'organismo politico destinato al minoritarismo; che non possiede una linea di massa; che si ostina a difendere teorie e pratiche che ritiene salvifiche anche quando sono smentite dai fatti; che quindi viaggia in parallelo rispetto alla realtà. Nella sfera politica quell'organismo che, ponendo la sua propria sopravvivenza in cima ad ogni altra considerazione di carattere generale, respinge e condanna ogni critica come ostile e rifiuta ogni confronto dialettico.

[3] «Il particolare è confuso col generale; la tattica messa davanti alla strategia. Mancano un giudizio sulla crisi sistemica e dunque una critica in profondità dei processi di globalizzazione (affiora anzi, l'idea che la globalizzazione sarebbe buona cosa se fosse "dal basso"); sfugge chi sia il nemico fondamentale del popolo e dunque quelli secondari; la critica dell'Unione europea risulta fragile e superficiale (la moneta unica non è nemmeno menzionata); del tutto assente la dimensione nazionale della battaglia sociale e politica (rientra anzi dalla finestra l'europeismo quando si invoca, come orizzonte di riferimento, la ricostruzione di un aleatorio "spazio europeo"); del tutto irreperibile il ragionamento sul governo del Paese, sul fatto che solo con un governo popolare d'emergenza il Paese potrà uscire dal marasma; assente perciò ogni discorso sul blocco sociale e le eventuali alleanze politico-sociali per attuare le trasformazioni necessarie — di passata, chi voglia capire come la pensiamo, vada al Manifesto della C.L.N. ed al suo Decalogo».

giovedì 25 gennaio 2018

VERSO LE ELEZIONI, SCHEDA 4: POTERE AL POPOLO

[ 25 gennaio 2018 ]

Oggi ci occupiamo di Potere al Popolo —coalizione elettorale di cui abbiamo già scritto QUI e QUI — per vedere cosa dice sull'Unione europea e l'euro.


Ricordiamo le schede precedenti: 
SCHEDA 3: L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

*  *  * 

Recita il programma elettorale di Potere al Popolo dal titolo, appunto UNIONE EUROPEA.
«Negli ultimi 25 anni e oltre, l’Unione Europea è diventata sempre più protagonista delle nostre vite. (...) I ricchi, i padroni delle grandi multinazionali, delle grandi industrie, delle banche, le classi dominanti del continente approfittano di questo ”nuovo” strumento di governo che, unito al “vecchio” stato nazionale, impoverisce e opprime sempre più chi lavora. L’Unione Europea è uno strumento delle classi dominanti che favorisce l’applicazione delle famigerate e impopolari “riforme strutturali” senza nessuna verifica democratica. (...)  Noi ci sentiamo naturalmente vicini ai tanti popoli che vivono nel nostro stesso continente, con i quali la nostra storia si è intrecciata e si intreccia tuttora e che soffrono come noi a causa di decenni di politiche neoliberiste; insieme a tutti costoro vogliamo ricostruire il protagonismo delle classi popolari nello spazio europeo. 
Per questo lottiamo per:
- rompere l’Unione Europea dei trattati;
- costruire un’altra Europa fondata sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, sui diritti sociali, che promuova pace e politiche condivise con i popoli della sponda sud del Mediterraneo;
- rifiutare l’ossessione della “governabilità”, lo svuotamento di potere del Parlamento, il rafforzamento degli esecutivi, l’imposizione di decisioni dall’alto perché “ce lo chiede l’Europa”;
- il diritto dei popoli ad essere chiamati ad esprimersi su tutte le decisioni prese sulle loro teste a qualunque livello– comunale, regionale, statale, europeo – pregresse o future, con il ricorso al referendum».
Salta agli occhi: neanche una parola, che fosse una, sulla moneta unica, nemmeno un pur fugace accenno all'euro. La qual  cosa è come minimo surreale, visto che l'euro non è un orpello ma il vero e proprio pilastro dell'Unione e del mercato unico. E quindi è francamente ridicolo che nel programma si chieda la "nazionalizzazione della Banca d'Italia". Ci viene in mente quella stramba figura dell'ippocervo: una Banca centrale "nazionalizzata" che non dispone di sovranità monetaria e resta entro il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è una totale assurdità.

Ma perché questa reticenza su un punto tanto dirimente com'è l'euro? Semplice: perché tra i contraenti del patto elettorale non c'è accordo. Je so' pazzo, il centro sociale napoletano che per primo ha lanciato l'iniziativa della lista napoletana, ha la medesima posizione di Rifondazione comunista, che difende la moneta unica —leggere per credere con quali peregrini argomenti. Eurostop ha quindi dovuto ingoiare un boccone molto amaro. Le Rete dei Comunisti, che di Eurostop è il perno, deve arrampicarsi sugli specchi per giustificare il cedimento su un punto di tale importanza.

Potere al Popolo dice che bisogna «rompere l'Unione europea dei trattati». Togliete il verbo (furbetto) "rompere" e avrete in buona sostanza —checché ne dica Giorgio Cremaschi—, la medesima posizione della gran parte delle liste elettorali concorrenti, comprese quelle di regime come Partito democratico e Forza Italia, le quali rivendicano il superamento dei vincoli scritti nei Trattati, e tutte sperano, in nome di un "europeismo inclusivo" e non tecnocratico, nella "riforma" dell'Unione.

Certo, non siamo ai tempi de L'Altra Europa con Tsipras  (e come si potrebbe dopo la vergognosa capitolazione di SYRIZA?) ma gratta gratta Potere al Popolo ci rifila la minestra riscaldata dell' altreuropeismo. Questo e null'altro è il significato di questa frasetta-mantra: 
«costruire un’altra Europa fondata sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, sui diritti sociali». 
Anche qui un'altra enorme concessione di Eurostop.

A questo punto il lettore potrebbe pensare che Potere al Popolo è, al pari delle altre liste elettorali, un'accozzaglia senza né capo né coda. Non è vero, o è vero solo in parte.
C'è infatti un punto teorico e programmatico, un collante ideologico su cui si regge l'alleanza elettorale. E' il categorico rifiuto della sovranità nazionale, considerata come una "cosa di destra" in quanto "nazionalistica". Siamo in presenza di un vero e proprio elemento distintivo, anzi identitario, che accomuna tutta la sinistra radicale. 
Che abbiamo allora, alla fine dei conti? Che la "rottura con l'Unione dei Trattati", privata dello sbocco politico e logico della conquista di una piena sovranità e indipendenza nazionale, è una finta rottura, un inganno.




mercoledì 10 gennaio 2018

POTERE AL POPOLO: DÉJÀ VU, O QUASI di Ugo Boghetta

[ 10 gennaio 2018 ]

Volentieri pubblichiamo il giudizio di Ugo Boghetta sulla lista elettorale "POTERE AL POPOLO".

Sullo stesso tema abbiamo già scritto QUI, QUI e QUI.

Il Natale, il giorno in cui siamo tutti buoni, è andato. Possiamo tornare ad essere cattivi. Tuttavia questo non serve nel commentare il programma di: “Potere al Popolo”. Basta constatare.

Il testo è infatti la solita lista della spesa in perfetto sinistrese. Una lista così lunga dove trova spazio anche la contrarietà all’allevamento intensivo dei maiali nel mantovano! Sembra uno dei vari programmi elettorale delle tante esperienze della sinistra radicale. Tante cose giuste per carità, ma mancano i nodi, i nessi, le gerarchie, un progetto. Non è un programma. Ed è anche un documento tipico di una coalizione: ognuno mette il proprio pezzo per riconoscersi.

In questo modo, negli aspetti principali, ci troviamo inevitabilmente dinnanzi a veri e propri cortocircuiti.

Molto dipende dalla posizione sull’Unione Europea e sull’euro: “… la rottura dell’Unione dei Trattati”, da cui originano approccio e conseguenze. Vale a dire che non si pone il terreno nazionale, l’indipendenza, come luogo prioritario della rottura e del proprio agire.

Cosa vuole dire infatti questa frase? Se si volesse rompere l’Unione non si aggiungerebbe … dei Trattati. Dunque non si vuole rompere l’Unione ma modificarne le politiche come se l’Unione, l’euro, i trattati, il capitalismo liberista fossero cose distinte. Una frase altisonante, dunque, per una politica moderata: il solito massimalismo. Altro, ad esempio, sarebbe voler rompere l’Unione per un’Europa confederale senza, dunque, la moneta unica. Gira e rigira, il nodo è sempre quello. Ma l’euro è un tabù. Non a caso, l’unico trattato che non vogliono modificare è proprio Maastricht (ma non si dice) dove fu deciso l’istituzione della moneta unica e l’architettura che la sorregge: cioè l’Unione. Moneta unica che per costoro sembra essere una moneta internazionalista: unisce i popoli quando invece accade il contrario! È sotto gli occhi di tutti!! Tutto ciò, purtroppo, diseduca il popolo. Non fa comprendere, infatti, che l’assetto politico, monetario, istituzionale sono consustanziali come la Trinità.

Con ciò non si intende affermare che bisognerebbe fare una campagna elettorale per l’uscita dall’euro. È certamente vero che gli italiani sono stati fra quelli che più sono transitati all’euroscetticismo, ma questo non vuol dire che siano pronti al grande passo. Probabilmente in questa fase è necessario concentrarsi sulle necessità del nostro paese: piena occupazione e nuova matrice economico-industriale in primo luogo, la questione della finanza e delle banche, mettere al centro l’interesse nazionale/popolare, porre la questione dello Stato: attuare la Costituzione insomma. E giungere poi, nella pratica, alla critica radicale di un’Unione ed un euro che impediscono questi obiettivi fondamentali. Ovviamente può sempre accadere che si determinino eventi nuovi (in Germania ad esempio, o vessazioni insopportabili dopo le elezioni) che possono rendere necessario un cambiamento di tattica. Quello che però bisogna aver chiaro è che la rottura dell’Unione-euro sono questioni strategiche. Senza la negazione della moneta unica, non c’è nessuna rottura dell’Unione e nessuna possibilità di un inizio di salvezza sociale, politica, democratica. Qui invece i termini sono rovesciati. Per non “tornare” agli stati nazionali (inevitabilmente reazionari) si accetta il finto, ma funzionante, superstato unionista guidato dai governi francesi, tedesco e del capitale finanziario. Con ciò lasciando spazio alla destra. Così crescono i nuovi Tsipras.

Nell’elenco ovviamente c’è il No alla Nato. Non si vuole uscire dall’Unione ma dalla Nato sì! È più facile!? Chi deve uscire dalla Nato l’Unione o l’Italia? Domande inutili: un No alla Nato non si nega a nessuno da 70 anni! È un altro esempio di slogan vuoto.

Negato il superamento dell’Unione tutto il resto non torna. Come si fa infatti ad attuare la Costituzione senza la sovranità sulla moneta, il tasso di sconto, il cambio? La Costituzione, in questo modo, diventa una foglia di fico come per D’Alema-Grasso o Ingroia-Chiesa. Il documento la sì mette al primo posto ma la svuota della sua radicalità. L’acme lo si raggiunge quando si propone la nazionalizzazione della Banca d’Italia. Che senso ha nazionalizzare la Banca d’Italia senza una moneta di riferimento!? A che serve!? Più in generale, come si fa a realizzare la lista della spesa senza controllare capitali, merci, persone: senza confini!? Si sarebbe preda del dumping altrui e della speculazione. Il fatto è che la realtà e la logica non contano. Contano di più le zavorre ideologiche di questo aggregato.


Il nome della lista è altisonante: Potere al Popolo. È una frase che ha un senso reale oppure è anche questa la solita frase scarlatta? Non c’è dubbio che della seconda si tratta. Tutti parlano di populismo, allora: potere al popolo, lista del popolo. Purtroppo di populismo non c’è nulla.

Come il popolo conquisterebbe il potere? C’è un proliferare di classismo sindacale, di lotte ambientali, per i servizi ( cose sacrosante per carità), ma manca il progetto di conquista dello stato come base per realizzare questi obiettivi, per avviare una transizione. Anche in questo caso, negata la sovranità nazionale e lo stato, il potere al popolo si trasforma negli evanescenti: autogoverno, sovranità popolare, controllo popolare. C’è un’evidente sconnessione. Da una parte abbiamo un lungo elenco di obiettivi che si può realizzare solo attraverso il governo, dall’altra c’è il basismo. Il primo aspetto è mancante di un progetto, il secondo delinea una strategia anarco-movimentista-globalista. Tutto ciò è la rinuncia alla politica. Cosa del resto inevitabile nel momento in cui non si pone la questione dello stato e di qualsiasi transizione.

E l’anticapitalismo! Del Capitale mancano i meccanismi principali. Ovviamnte non c’è nessun socialismo delineato. No socialismo, noanticapitalismo!

Ci si accontenta dell’elenco degli effetti. Ne mancano pure di importanti: l’insicurezza innanzitutto.

Manca anche il riferimento ai concreti comportamenti sociali e politici dei lavoratori, dei cittadini. Non c’è il popolo reale. La stragrande maggioranza del popolo: il 99%, sta altrove. Non c’è alcun accenno ad un potenziale blocco sociale interessato all’attuazione della Costituzione, alla rottura dell’Unione Europea, all’uscita dalla Nato.

Il popolo in questa fase esprime il disagio, il rancore, la rabbia con le elezioni votando il populista più cazzuto o standosene massicciamente a casa. Ma in fondo non serve interrogarsi sui comportamenti del popolo, tanto non ci si presenta alle elezioni per prendere voti. Il risultato è indifferente: dicono. Perché, dunque, il popolo dovrebbe votare questa lista!? Ma quando arriveranno i risultati il popolo lì guarderà: eccome! Del resto, chi pratica il sinistrismo, il minoritarismo, l’autoreferenzialità non è in grado di parlare del popolo, al popolo, per il popolo. E quello che sembra basismo è, al contrario, elitismo.

Perchè, dunque, il risultato non sarebbe importante? Perchè tutto viene giustificato dalla prosopopea del nuovo inizio. Ma un nuovo inizio parte proprio dalle elezioni!? E poi come può un nuovo inizio cominciare con discorsi vecchi!? È dal movimento di Genova che li si ascolta!! Più che un nuovo inizio è un déjà vu.

La differenza, dicono, starebbe nel fatto che si parte dal basso e che in alcune assemblee ci sono tanti giovani. Certo, come tutte le volte, ci sono quelli che 5 anni fa erano minorenni. Ma quelli che gestiscono il percorso sono già ex-giovani. E poi, basta essere giovani per essere nuovi o diversi!?

Dal basso poi? La lista pullula di partiti: Prc, Pci, Rdc, Sinistra Anticapitalista. C’è chi usa la lista per nascondere le proprie debolezze. Chi crede di rosicchiare qualche militante. Chi pensa, come il PRC, di rifarsi una verginità. La base unitaria è la comune ideologia: il sinistrismo. Per alcuni è un l’ennesimo, disperato atto di fede. Per tutti questi motivi Potere al Popolo sarà vista come la terza lista di sinistra dopo il PD e Liberi e Uguali: “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.

Certamente un programma lo si scrive perchè lo leggano altri, ma spesso è anche lo specchio di chi lo scrive. Questo è lo specchio di una sinistra che non sa rinnovarsi, che non sa fare i conti con la realtà che è cambiata … e di molto. Come più volte ho affermato: è in crisi adattativa.

È con tristezza che scrivo queste cose perchè conosco personalmente tanti compagni e compagne che si prodigheranno ancora una volta in una campagna elettorale senza capo né coda.

Purtroppo, anche il fronte indipendentista costituzionale non sta meglio. Comportamenti opportunistici, ambigui, settari, hanno impedito un’aggregazione tanto necessaria. Così manca la presenza di una forza politica coerentemente noeuro, costituzionale, popolare, democratica, nazionale, classista. Ma il bandolo della matassa non si è ancora trovato. In questo quadro c’è anche eurostop. Esperienza che non è stata in grado ancora di andare oltre i NoUnione, Noeuro, NoNato. Ed che ora rischia di non essere né carne né pesce. Come fallimentare fu Ross@.

Le carenze di questo fronte sono gravi perché per i 5 stelle i contenuti sono una questione di sondaggi. Non più coerente è Salvini con l’alleanza con Berlusconi.

Comunque buon anno a tutti


* Fonte: Socialismo 2017

venerdì 29 dicembre 2017

POTERE AL POPOLO: MovES SI SGANCIA

[ 29 dicembre 2017 ]

Sotto le insegne di POTERE AL POPOLO [nella foto l'assemblea] la gran parte della "sinistra radicale" andrà unita alle prossime elezioni.
Sui limiti e la modesta portata di questa impresa ne abbiamo scritto QUI e QUI.
Al baldanzoso slancio con cui la lista elettorale ha preso il largo, seguono le prime difficoltà. Sappiamo ad esempio che c'è grande maretta nel Partito comunista italiano sul cui sito leggiamo: «Insomma, noi non possiamo permetterci di dar vita ad una sorta di aggiornato “Arcobaleno” spostato un po’ più a sinistra di quello che vide la luce nel 2009!». Vedremo se il PCI si sfilerà. Intanto c'è già chi si è tirato indietro, il Movimento Essere Sinistra, il cui Coordinamento nazionale ha diffuso il seguente comunicato.


«Ci avevamo creduto.
Proprio per le forze in gioco, proprio per i programmi, proprio per identità di vedute, obiettivi e prassi, sin dall’agosto scorso, in accordo con il PCI e Risorgimento Socialista, quando avevamo chiesto l’avvio di un coordinamento politico che mirasse ad un percorso di ricostruzione di una sinistra anticapitalista e antiliberista.

Per mesi, con grande entusiasmo e non poco sacrificio, abbiamo lavorato a questo progetto che fino ad ottobre sembrava dovesse partire nel giro di poco. Ai primi di novembre, con l’intento di Eurostop, pareva esserci ancor più possibilità.

Invece non è stato così. Poco dopo la fine del Brancaccio è entrato nella discussione delle possibili forze aderenti, il PRC.
Ma non solo. Se fino a quel momento la condizione prima era di un soggetto politico già avviato e su basi fortemente identitarie e antisistema, senza alcuna forza egemonica e senza nessuna ambiguità di fondo, con l’approntarsi dell’azione dell’ex OPG, PRC ha potuto gestire ed egemonizzare tutto il percorso già iniziato e dettare le condizioni, senza però avere i requisiti richiesti sin dall’avvio.

Teniamo a precisare che con il Centro Sociale ex OPG, avevamo già stabilito un contatto a luglio e le loro posizioni erano francamente distanti dalle nostre in materia UE, su cui continuiamo a non avere dubbi su quanto sia necessario fare e su cui, invece, non abbiamo avuto le conferme necessarie, da parte loro, per rimanere noi nel progetto.

Inoltre, le riunioni che hanno preceduto l’assemblea del 17 dicembre, hanno rivelato tutte le vulnerabilità di questa lista che si sta componendo e che non ci hanno rassicurato in nulla per quanto riguarda sia i temi più scottanti, sia COME ottenere che questo percorso sia politicamente netto e franco, soprattutto che non sia la solita operazione di riciclo di entità politiche che non hanno più credibilità e che non rechi in sè ambiguità politiche come quelle degli appoggi alle giunte PD o alla permanenza a Bruxelles da parte di una esponente del PRC.

Aggiungiamo che, per quanto apprezziamo l’entusiasmo, la passione e il coinvolgimento dei ragazzi dell’ex OPG, ancora una volta non c’è una corretta visione del nemico e dei suoi modi per sconfiggerci.
Infatti, in un confronto avvenuto fuori dall’ultima riunione tra noi e alcuni di loro, è stato affermato in modo netto che simboli come la falce e il martello siano respingenti, che l’essere identitari sia sbagliato.

Ebbene, queste sono proprio le argomentazioni del neoliberismo, le stesse con cui ha stretto la sinistra all’angolo e che a fare simili affermazioni sia proprio uno dei componenti più visibili della lista, fa doppiamente impressione ma soprattutto conferma che il fine è puramente elettoralistico e non mirato al raggiungimento degli obiettivi a lungo termine quali il rovesciamento della narrazione e il fare argine al sistema stesso, riportando la sinistra, quindi il comunismo e il socialismo, nel loro alveo naturale e senza più paura delle parole.

Perciò, a distanza di qualche mese e a totale negazione di tutto quanto asserito per mesi, ci siamo trovati alla fine di fronte al seguente quadro:

1. un certo numero di ragazzi molto impegnati nel sociale, con una dialettica apprezzabile ma con una visione politica approssimativa in generale e in particolar modo su quanto attiene alla realtà del nord che necessita di ben altro che slogan perchè una sinistra sia credibile. Questi ragazzi, encomiabili nella passione e nell’impegno, ma dotati
Il Cpn del Prc vota l'adesione a POTER AL POPOLO
soprattutto di quegli slogan tipici della demagogia di una certa sinistra, hanno riempito un teatro, affiancati da una forza politica strutturata, ma oramai usurata nella credibilità e quindi nei consensi come il PRC e che ne ha egregiamente cavalcato l’immagine, nel tentativo di sdoganarsi nei confronti dell’elettorato;

2. una forza mista come Eurostop che si è ritagliata su tre assiomi, il ruolo di centro di coesione, rivoluzionaria a parole, ma assai incline a derogare sui principi stessi che mutuano la sua esistenza che è ciò che è avvenuto nelle ultime riunioni che hanno preceduto l’annuncio ufficiale, pur di convergere;

3. partiti che avevano dichiarato atteggiamenti monolitici ed inalienabili che hanno poi perfettamente ripiegato sugli stessi.

In estrema sintesi, le ragioni della nostra fuoriuscita sono le seguenti:

– la presenza egemonica di PRC che non può certo vantare, sia ieri sia oggi, un percorso antisistema e la riprova è già il fatto di aver guardato al Brancaccio con forze come Sinistra Italiana e Possibile, come ad una possibile dimensione politica alternativa;

– il cambio netto di posizione di Eurostop che, reduce dalla manifestazione dell’11 novembre indetta a proclama dei tre NO (euro, NATO e UE), poi ha clamorosamente ripiegato su un atteggiamento molto più tiepido riguardo all’euro e che comprende una semplice proposta di revisione dei trattati;
Roma: la manifestazione dell'11 novembre di Eurostop

– la cassazione di un simbolo (falce e martello) che avrebbe dovuto rappresentare condizione necessaria ed irrinunciabile per la partecipazione alla lista da parte del PCI, a quanto da loro costantemente affermato fino alla mezzora prima dell’inizio della riunione di venerdì 15, unito alla richiesta di un peso paritario che consentisse uguale dignità ad ogni schieramento in vista anche della composizione delle candidature;

– la sensazione, infine, che la normale prassi di smussare gli spigoli cedendo parti di ogni componente del progetto, necessaria in ogni trattativa, si sia trasformata in effetti in un ripiegamento che coinvolge, negandoli, i principi primi di tale alleanza e che quindi minano essenza ed efficacia della coalizione stessa.

Ma l’oggetto primario del contendere rimane quel mediare sul rifiuto totale di un sistema che non darà mai modo di riformarlo dall’interno.

Questo a nostro avviso rende tutto inutile ed anzi dannoso proprio per l’ennesima illusione, la fiducia che quell’elettorato di sinistra, da tempo assente in rappresentanza, potrebbe ancora dispensare e che verrà, ne siamo certi, puntualmente disattesa nei fatti.

Deve risultare chiaro che per noi questa è stata una scelta tutt’altro che facile proprio perchè siamo consapevoli di ciò che significa e di ciò che comporta.

Non siamo dei kamikaze e se abbiamo scelto di dire no, pur essendo quelli che maggiormente potevano avere un interesse oggettivo ad entrarvi, è perchè non crediamo più in un sistema politico che perpetua gli stessi errori che hanno generato la disfatta non solo delle sinistre ma di tutte le classi lavoratrici e di chiunque stia pagando la macelleria sociale agita dal neoliberismo.

La nostra, sia chiaro, è stata una scelta NON DETTATA DALLA PUREZZA di cui non ci importa nulla o dal settarismo di cui veniamo tacciati.
Siamo unicamente convinti che un simile schieramento non solo non potrà essere il diretto interlocutore di quelle masse popolari che versano in grave condizione di bisogno, ma in più riteniamo che rischi di annullare ulteriormente la credibilità e quindi l’efficacia di un percorso che può arginare la destra neoliberista solo ripartendo dalla Politica, quella da fare e da riportare al suo legittimo corso.
La stessa da cui è partito il neoliberismo per distruggere la sinistra e di cui l’elettoralismo e il partitismo non sono certo il metodo con cui poter farla rinascere.

Auguriamo comunque a tutte le forze in campo, un buon lavoro e salutiamo fraternamente».

martedì 19 dicembre 2017

"POTERE AL POPOLO"... QUALE POPOLO? di Moreno Pasquinelli

[ 20 dicembre 2017 ]

Sabato scorso, mentre alcuni di noi erano a Roma al centro Congressi Frentani all'incontro nazionale per la "Lista del Popolo" promosso da Giulietto Chiesa e Ingroia, si svolgeva, non distante, l'assemblea della sinistra-radicale-radicale. Obbiettivo: scendere in campo in vista delle elezioni con una lista che si chiamerà Potere al Popolo.

Un'assemblea che contrariamente a quella di Ingroia e Chiesa ha avuto un indubbio successo. Ampia la partecipazione (teatro stracolmo), grande entusiasmo, grazie anzitutto alla forte presenza giovanile. La vera "mossa del cavallo", quella dei napoletani di Je So' Pazzo, ha sortito dunque l'effetto sperato, quello di galvanizzare e raggruppare i cascami della sinistra antagonista che considera il Pd un nemico e che rifiuta di andare a rimorchio del nuovo partito dalemiano-vendoliano di Liberi e Uguali. Che questo successo preceda quello elettorale (superare la soglia di sbarramento del 3% per mandare in Parlamento una decina di deputati) ne dubitiamo.

A scanso di equivoci voglio fare i miei auguri a questo "esercito di sognatori": nel desolante panorama politico italiano, nell'assenza oramai quasi certa di una lista del sovranismo costituzionale, meglio un Parlamento con una loro pattuglia che senza. 

Allora, mi chiederete: "sei forse per votare Potere al Popolo?". No, a meno di fatti nuovi, non li voterò. Il principio tattico di sostenere il "male minore" vale se questo "male minore", essendo una forza di massa, serve almeno a sventare la vittoria del nemico e la stabilizzazione del suo regime. Con ogni evidenza, dato che parliamo di una esigua minoranza politica, non è questo il caso. In questi contesti vale semmai, se non il principio del "bene maggiore", quello del "bene minore", e Potere al Popolo non lo è, e non lo è per alcune sostanziali ragioni.

Alcune di queste ho già provato a spiegarle giorni addietro decifrando la visione sociale e politica dei napoletani di Je So' Pazzo. Il manifesto di Potere al Popolo, per quanto concordato con i diversi moribondi della sinistra radicale saliti sul carro partenopeo, mentre conferma i ragazzi napoletani come i veri artefici dell'impresa,  giustifica quanto ho già scritto.

Aggiungo alcune brevi e schematiche considerazioni.

C'è un passaggio del Manifesto ove i promotori la dicono tutta:
«Un movimento  (...) che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi».
Come si vede i morti continuano ad allungare le mani sui vivi. Qui, al netto della sequela dei sostantivi, si resta ancora dentro la prigione simbolica e identitaria della sinistra che fu. Il "popolo" a cui ci si rivolge non è quello realmente esistente, quello prodotto da quarant'anni di neoliberismo e da dieci anni di dura austerità (e le cui meschinità attuali son pari alla sua potenza eversiva), resta quello immaginario di piccole minoranze radicalizzate. Non c'è niente da fare, non si vuole prendere atto che il divorzio tra le sinistre vecchie e nuove ed il popolo è oramai consumato, irreversibile. Così i toni "populisti" finiscono per risultare una maschera che non riesce a camuffare l'ennesimo tentativo di resuscitare il cadavere della sinistra. La novità, se di novità si tratta, è la cifra movimentistica e sindacalistica dell'impresa. Un bertinottismo senza Bertinotti —che la lezione del populismo pare invece l'abbia appresa. L'ostinazione con cui si immagina vincente il proporsi come quelli "veracemente di sinistra" ci consegna un populismo cosmetico, anzi, un populismo senza popolo che non va quindi da nessuna parte. 

Il "popolo" che questi compagni hanno in mente non ha infatti né anima né sostanza. Se non è un'astrazione metafisica è la risulta del melting pot fallito venuto fuori dalla globalizzazione (prima "parolina" assente nel Manifesto?) Rimosso infatti con disprezzo scaramantico il concetto di Stato-Nazione, il demos che ne viene fuori, ove non sia un luogo di fantasia, è l'inferno della multietnicità post-nazionale, quindi imperiale. Cancellati quindi i principi della cittadinanza (seconda "parolina" mancante) e quello della sovranità (terza "parolina" censurata). 

Un popolo che non sia dentro un demos, che non senta la nazione come sua, quindi come patria propria, è un popolo senza identità storica; non cittadini bensì moltitudine (negriana) di sudditi, una plebe destinata a vivere soggiogata ed alla quale si lascia ogni tanto la facoltà di ribellarsi, mai però quella di esercitare il potere.

Che la nostra società ed il nostro popolo si siano definitivamente americanizzati? Che la "società civile" —che il liberismo ha portato al grado più estremo di atomizzazione— sia tutto e il Politico nulla? Se questo fosse vero avrebbero ragione loro, i ragazzi partenopei; non resterebbe che rassegnarsi a costruire qua e là nicchiette multietniche di solidarietà mutualistica, che solo un certo revival social-utopistico può immaginare come immuni dalla pervasività tossica del mercato capitalistico.

Sì, noi siamo molto distanti da questa visione. Noi riteniamo che a maggior ragione davanti ad un popolo spappolato dalla globalizzazione neoliberista, il Politico abbia primazia assoluta, e che solo attraverso la leva politica si possa riconsegnare al popolo italiano, voce, identità, coraggio, missione storica, potenza. Ove Potere è potere statuale nel demos costituito dalla nazione o semplicemente non è. 

L'ondata populista che sta travolgendo l'Occidente e le sue élite cleptomani e oligarchiche pare non aver insegnato niente ai promotori di Potere al Popolo. A noi ci indicano che serve costruire direzione politica, ovvero un Partito politico, democratico, patriottico e socialista. Una forza che organizzi chi sta sotto contro chi sta sopra, seguendo una strategia che faccia del popolo lavoratore la forza motrice del processo di liberazione nazionale dal giogo dell'Unione europea e del capitalismo casinò; perno di un'alleanza ampia che sventi la minaccia di una svolta reazionaria e che guidi, dentro lo stato d'emergenza in cui ci stiamo ficcando, il passaggio attraverso la porta stretta della rivoluzione democratica. 

Ed ecco che siamo giunti al nodo centrale della questione, quello che la sinistra sinistrata non vuole vedere, quello di un Paese già incatenato da tempo immemore al ceppo della Chiesa cattolica, poi da settant'anni a quello della NATO ed infine inchiodato alla croce euro-tedesca. Il nodo gordiano dell'indipendenza nazionale che può essere sciolto solo con la spada della decisione politica sovrana, e che invece i nostri si sognano di risolvere irenicamente affidandosi non al popolo italiano, in cui non credono e che al fondo disdegnano, bensì al fantasma angelico dei "popoli" europei. Ci mancava solo l'Altra Europa con Tsipras reloaded.

Come ebbe a dire nel 1831 il patriota modenese Ciro Menotti prima di salire sul patibolo: "Italiani ricordatelo, non dovete fidarvi che di voi stessi".


martedì 12 dicembre 2017

SINISTRA, ELEZIONI, CONFLITTO SOCIALE E SOVRANITÀ NAZIONALE di Fabrizio Marchi



[ 13 dicembre 2017 ]

Volentieri pubblichiamo questo contributo sulla questione delle prossime elezioni. Si tratta di una critica della proposta partita dai napoletani di Je so' pazzo.  Segnaliamo, in merito, quanto avevamo già scritto.

In queste settimane, in vista delle prossime elezioni politiche, sono in corso, in un’area variegata e che impropriamente potremmo definire di “movimento” e/o di “sinistra”, alcuni tentativi di dar vita a delle liste alternative ai partiti tradizionali. Questa esigenza, è importante sottolinearlo, è nata anche in seguito alla svolta centrista e moderata del M5S che, con la candidatura di Di Maio (che non ha mancato, come nella migliore tradizione di tutti i candidati premier, di mandare messaggi più che rassicuranti a Washington, Bruxelles, Londra e Berlino) ha virato decisamente verso destra. Il M5S, infatti, esattamente come tutti gli altri partiti, cerca ormai di accreditarsi come una forza politica in grado di garantire la famosa “governance”, cioè quella pace sociale dove i padroni del vapore possono continuare a fare quello che gli pare in totale assenza di conflitto sociale. Questo gli elettori pentastellati probabilmente non lo capiranno mai, non perché sono stupidi ma perché è assai difficile che il M5S possa andare al governo – con la inevitabile conseguenza di far esplodere le proprie contraddizioni – a meno di giravolte e tripli salti carpiati (leggi alleanze improbabili con altri partiti) che però gli sarebbe impossibile gestire di fronte al proprio elettorato. E’ da ricordare che il M5S negli anni scorsi è stato elettoralmente sostenuto, anche se non esplicitamente, anche da una buona fetta di elettorato di sinistra radicale e di “movimento”, sindacati di base, centri sociali, associazionismo vario ecc.

Ora, quest’area politica, sia pure decisamente minoritaria nel paese, ha preso atto della svolta “grillina” e, giustamente lontana anni luce dal nuovo rassemblement messo in piedi dai sempiterni D’Alema e Bersani (validi, si fa per dire, per ogni stagione…) più cespugli al seguito, cerca di dotarsi di una sua rappresentanza politica. Fatto di per sé assolutamente legittimo, qualora ce ne fossero le condizioni politiche, che a mio parere non ci sono, ma questo è un altro discorso.

Questo tentativo è in atto, come dicevo, in queste settimane, in seguito all’iniziativa di un centro sociale napoletano che ha posto la questione di dare vita ad una lista popolare a cui è stato appunto dato il nome di “Potere al Popolo” e che sta coinvolgendo diverse realtà di “movimento” un po’ in tutta Italia. Di seguito si può leggere [la prima bozza, Ndr] il programma:

Ora, un paio di considerazioni. Personalmente penso che una forza politica che abbia l’intenzione di scendere nell’agone politico e quindi di accettare anche il terreno della competizione elettorale, debba essere l’espressione di bisogni e di interessi sociali ben precisi e possibilmente quanto più ampi possibile (senza ovviamente svilire, impoverire o venir meno alla propria “mission”). Per dirla in parole ancora più semplici deve rappresentare degli interessi di classe che debbono altresì – questo è il punto fondamentale – manifestarsi chiaramente, altrimenti non possono oggettivamente tradursi in rappresentanza politica. Faccio un esempio, fino ad una quarantina di anni fa in questo paese il conflitto di classe era decisamente vivo e vivace, c’era una classe operaia ancora molto robusta, anche numericamente, e coesa, che era in grado di esercitare una egemonia e di tirarsi dietro anche altri settori sociali, popolo delle periferie e anche piccola e talvolta media borghesia. Questo blocco sociale, a torto o a ragione, trovava il suo riferimento e la sua rappresentanza politica nei partiti della Sinistra riformista e in particolare nel PCI. Questo partito, sebbene in realtà politicamente molto moderato, per nulla “antagonista” e perfettamente integrato nel quadro istituzionale, raccoglieva dal punto di vista elettorale i frutti di quel conflitto sociale in quel determinato contesto storico.

Quel contesto non esiste più. Quello attuale è ben peggiore, a mio avviso, sotto ogni punto di vista, ed è caratterizzato da una sostanziale pace sociale che sta a testimoniare come il conflitto di classe, che in molti considerano superato (i cantori dell’ideologia dominante) sia stato combattuto e vinto dal capitale e dalle classi dominanti. Nonostante infatti le condizioni materiali di esistenza siano di gran lunga peggiorate per la grande maggioranza delle persone (basti pensare che fino a 40 anni fa il lavoro era garantito per quasi tutti ed oggi si avvia ad essere precario per quasi tutti…), non esiste allo stato attuale neanche un barlume di quella conflittualità e coscienza di classe che c’era allora.

Le ragioni di ciò sono complesse e non possono essere affrontate in questo articolo (del resto ce ne siamo occupati in altri articoli; ne segnalo uno fra i tanti che abbiamo pubblicato).

Tornando a noi, mi sembra oggettivamente contraddittorio proporre la formazione di una “lista di classe“ in (purtroppo) quasi totale assenza di conflitto di classe. Tutt’al più, una formazione di quel tipo potrà raccogliere il consenso di alcune sacche, sia pure molto minoritarie, di conflittualità sociale e cioè alcuni sindacati di base, il variegato arcipelago dei “centri sociali” (ammesso che questi, a parte alcune eccezioni, rappresentino effettivamente delle esperienze significative di conflittualità sociale…) e una schiera di vecchi militanti e dirigenti dei vecchi micropartitini comunisti che, guarda caso, stanno cercando di incistarsi (con l’obiettivo di prenderne la guida) in questa possibile nuova formazione politica di “movimento”. Non gliela voglio certo tirare, sia chiaro, tuttavia mi sembra che la questione posta non sia eludibile. Dare vita ad una lista che prenda l’ennesimo 1,5% non mi sembra che abbia alcuna utilità, soprattutto nella auspicata direzione di riaprire quella benedetta conflittualità sociale, senza la quale nessuna Sinistra potrà mai sperare di avere una rappresentanza politica.

Si tratta quindi, in questa fase che a mio parere sarà molto lunga se non lunghissima, di fare quello che una volta si chiamava il “lavoro della talpa, cercare cioè di seminare, di lavorare dietro le quinte e fra le pieghe della società a tutti i livelli (sia pratico che teorico) per cercare di far esplodere le contraddizioni e di acutizzare il conflitto di classe, oggi combattuto solo dall’alto. Non credo che scorciatoie elettorali possano, sempre in questa fase, accelerare questo processo. Al contrario rischiano di essere addirittura controproducenti, perché liste che si richiamano al conflitto di classe (senza peraltro rappresentarlo…) e ad una critica radicale dello stato di cose presente, se poi fanno un buco nell’acqua, ottengono il risultato di allontanare ancora di più nel tempo la possibilità di costruire quel blocco sociale in grado di sviluppare quella conflittualità reale di cui sopra.

A tal proposito, mi sembra interessante questo articolo del collettivo Militant che condivido nel complesso.

Ci sono altri due aspetti fondamentali che minano alla radice, il tentativo, pur in parte lodevole (se non altro per lo spirito di iniziativa) messo in campo dai giovani militanti di “Potere al Popolo”.

Uno di questi è stato a mio parere messo in evidenza da questo articolo di Ugo Boghetta e Mimmo Porcaro.

L’iniziativa di “Potere al Popolo” rischia molto concretamente di essere velleitaria se non pone con chiarezza in questa fase la coniugazione del conflitto e della rappresentanza di classe con la questione del recupero della sovranità popolare e nazionale. E’ bene subito chiarire un punto fondamentale di ordine teorico, storico e politico. Il capitalismo e l’imperialismo, per decenni, hanno avuto come bandiera ideologica proprio il nazionalismo. Le nazioni (e il concetto di nazione) erano lo strumento ideologico attraverso il quale le vecchie classi dominanti capitaliste e le vecchie borghesie, attraverso gli stati-nazione imperialisti imponevano il loro dominio sul mondo, anche e soprattutto attraverso la guerra (imperialista). La prima guerra mondiale (e in parte la seconda) è senz’altro la principale estrinsecazione di quel vecchio ordine mondiale che dal punto di vista ideologico si fondava appunto sugli stati nazione e sull’esaltazione del concetto di patria e di nazione.

Oggi la situazione è decisamente mutata, sotto questo profilo. Gli stati (con l’esclusione di quelli dominanti, a cominciare dagli USA e dal loro gigantesco apparato militare industriale, per ciò che concerne il mondo occidentale), in particolare quelli “periferici” come peraltro l’Italia e tutta l’area mediterranea (Spagna, Portogallo, Grecia), sono stati completamente esautorati dai vari trattati di Lisbona, Maastricht ecc. non hanno più nessuna autonomia politica e decisionale e i rispettivi governi sono stati ridotti a fantocci preposti ad eseguire le direttive che vengono loro impartite da organismi sovranazionali (UE, BCE, FMI e naturalmente la NATO, per ciò che concerne gli aspetti militari) a loro volta alle dipendenze dei grandi gruppi capitalisti finanziari sovranazionali e transnazionali.

Non è un caso che, anche da questo punto di vista, la vecchia ideologia nazionalista, sia stata sostituita con quella “neo-cosmopolitista” e “neo-universalista” politicamente corretta, molto più funzionale agli interessi delle classi ultra-capitaliste sovra e transnazionali di cui sopra. Del resto, a cosa servono ancora i concetti di patria e di nazione quando si va a bombardare a 15.000 km. di distanza? E’ evidente che serve una nuova ideologia: si va a bombardare a 15.000 km. di distanza per portare democrazia e diritti umani. E questa è la modalità (risultato, appunto, dell’ideologia politicamente corretta) con cui viene oggi viene declinato l’universalismo di matrice kantiana.

Da tutto ciò ne consegue che, allo stato attuale, una rottura con questo “ordine” mondiale non può che avvenire – oltre che con la ripresa del conflitto sociale – anche con il recupero di una dimensione statuale e nazionale che consenta da una parte di fuoriuscire da quella gabbia (e quindi di recuperare la possibilità di battere moneta, di avere una “propria” politica economica, di uscire dal Fiscal Compact, di fermare il progressivo sgretolamento dello stato sociale e di non essere sotto costante ricatto da parte delle oligarchie finanziarie transnazionali) e dall’altra di creare quello spazio politico necessario anche a ricreare le condizioni per la ripresa del conflitto sociale che sono il primo ad auspicare. Io credo che una forza politica di classe debba oggi fuoriuscire da una certa vocazione velleitaria e minoritaria (che caratterizza da tempo e forse da sempre la “sinistra antagonista”) e porsi il problema di lavorare per la costruzione di un potenziale ampio blocco sociale. Allo stato attuale, in un contesto di scarsissima conflittualità sociale e soprattutto, purtroppo (e sottolineo, purtroppo) di coscienza di classe, la costruzione di quel blocco, che deve necessariamente essere tenuto insieme da una mediazione politica, potrebbe avvenire intorno ad alcuni punti fondamentali che sono quelli che ho elencato prima e che sono presenti in parte anche nell’articolo citato (anche se io personalmente ho una posizione diversa da quella di Boghetta e Porcaro sul tema dell’immigrazione, pur rendendomi conto che è un nodo che non può essere eluso ) e in parte anche nel programma di “Potere al Popolo” (con una eccezione di cui parlerò fra breve). Onde evitare ambiguità, derive destrorse di ogni genere o fraintendimenti, penso che sia importante, politicamente parlando (poi è ovvio che ciascuno all’interno di quello stesso blocco, come è giusto che sia, lavori nella direzione che auspica) fare riferimento alla Costituzione Italiana che certamente non è una Costituzione socialista (né avrebbe potuto esserlo) ma che sicuramente rappresenta un argine al razzismo, al fascismo e a quelle derive xenofobe e razziste che caratterizzano la destra e nel complesso la neo destra europea in crescita esponenziale. Questo riferimento si rende necessario in una fase che vede le classi dominanti all’offensiva (che infatti, guarda caso, stanno tentando di stravolgere o comunque modificare le Costituzioni democratiche dei vari stati europei e in parte ci sono anche riuscite, vedasi approvazione del Fiscal Compact, palesemente incostituzionale) e le classi subalterne, a voler essere ottimisti, sulla difensiva, se non in piena ritirata.

Ho però l’impressione che parlare di sovranità nazionale, sia pure in questi termini, ai compagni di “Potere al Popolo”, sia come parlare di corda in casa dell’impiccato. E questo atteggiamento è sbagliato perché presuppone una analisi sbagliata alla radice. Porre infatti il problema del recupero della sovranità nazionale, in questa fase, non significa affatto rinunciare all’internazionalismo, anzi, è l’esatto contrario. Oggi l’internazionalismo deve marcare una cesura netta con il “neo cosmopolitismo” capitalistico ed affermare l’unità di tutte le classi lavoratrici mondiali contro il capitalismo imperialista globalizzato, anche attraverso il sostegno a quelle realtà statuali e nazionali, non necessariamente socialiste (magari lo fossero tutte…), che si oppongono al dominio capitalista e imperialista globale. Non vedo quindi per quale ragione non si debba lavorare in questa direzione anche in casa nostra. In tal senso, la proposta lanciata da Boghetta e Porcaro è, per ciò che mi riguarda, condivisibile.

Infine c’è un altro punto, il più scabroso, e che ovviamente farà sì che questo modestissimo contributo alla discussione verrà cestinato a prescindere.

Nel documento di “Potere al Popolo” c’è il solito scontatissimo riferimento al femminismo, e in particolare alla lotta alla violenza contro le donne. In realtà avrebbero dovuto scrivere lotta alla violenza maschile, ma forse, anche per loro, sarebbe suonato eccessivamente sessista. Ma il concetto non cambia. Per quanto ci riguarda ribadiamo che individuare nel genere maschile la causa e l’origine di ogni forma di violenza (oltre che nella prassi quotidiana), oltre che oggettivamente falso è profondamente sessista e interclassista. Lo è ancora di più la pretesa di continuare a sovrapporre il concetto di oppressione di classe con quello di oppressione di genere. Si tratta di un escamotage ideologico, di una contraddizione in termini che non regge alla prova della logica e dei fatti. E’ a tutti/e evidente, per lo meno a chi ha occhi per vedere, che ci sono donne ricche e donne povere, donne sfruttate e donne sfruttatrici, donne appartenenti alle classi dominanti e donne appartenenti alla classi subalterne, e lo stesso vale per gli uomini, ovviamente. Considerare le donne come una “categoria” oppressa non ha alcun senso, così come non ha alcun senso considerare gli uomini come una “categoria” di oppressori. Una imprenditrice, una manager, una ereditiera, una diva del cinema o della televisione, è forse in una posizione subordinata nei confronti di un operaio, un impiegato o un precario? E viceversa, un operaio, un impiegato o un precario nell’attuale società capitalista, è forse in una posizione di privilegio e di dominio (specie nei confronti delle donne) solo per il fatto di essere maschio? Non scherziamo. E’ una tesi che non avrebbe neanche bisogno di essere confutata tanto è priva di ogni fondamento e di ogni evidenza.

Ancora più obsoleta (a dir poco…) appare la tesi secondo cui l’attuale società capitalista sarebbe a trazione patriarcale. Questo poteva essere vero fino ad un secolo fa (soprattutto se ci riferiamo alla famiglia alto borghese) ma certamente non lo è più oggi e per una semplice ragione. L’attuale sistema capitalista assoluto (nel senso che non c’è spazio materiale o immateriale che non sia sotto il suo dominio) deve disfarsi di ogni legaccio e di ogni vincolo, siano essi di ordine ideologico, culturale, sociale, che possano in qualche modo rappresentare un ostacolo alla sua illimitata accumulazione e riproduzione, e quindi alla mercificazione totale e assoluta non solo dell’agire umano ma dell’umano stesso (la pratica, ad esempio, degli uteri in affitto è soltanto l’anticamera di quello che succederà in un prossimo futuro con gli uteri artificiali…). Di conseguenza, non se ne fa più nulla del patriarcato e in generale del vecchio sistema valoriale-ideologico vetero borghese – il famoso Dio, Patria e Famiglia (cioè un sistema rigido, scarsamente flessibile e certamente non “liquido”, del tutto inadatto e fuori tempo massimo rispetto alle esigenze di un sistema che deve mercificare ogni anfratto del vivere umano) attraverso cui il capitalismo si è declinato per diverso tempo (in particolare fra il XVIII e il XIX secolo). E questo perché quel sistema ideologico, quella falsa coscienza, era funzionale in quella determinata fase storica al suo sviluppo e alla sua crescita. Ma oggi, specie dopo la rivoluzione tecnologica che ha trasformato radicalmente l’organizzazione capitalista del lavoro (e anche, in parte, la divisione sessuale del lavoro), il crollo del comunismo e l’affermazione del capitalismo su scala planetaria, quell’apparato ideologico (falsa coscienza) ha perso di ogni senso ed è già stato da tempo sostituito con quella che usiamo definire come l’ideologia politicamente corretta (di cui il femminismo è uno dei mattoni), cioè un’altra falsa coscienza, molto più funzionale ai fini della attuale riproduzione capitalistica. Se una cosa ci ha infatti dimostrato la storia è che il capitalismo è un sistema estremamente flessibile, capace di incistarsi, convivere e rendere funzionale ai suoi interessi qualsiasi tipo di contesto culturale, anche estremamente diverso l’uno dall’altro. Oggi il capitalismo convive allegramente con le democrazie liberali occidentali, con le monarchie semifeudali wahabite (e nello stesso tempo ultra capitalistiche) e/o con lo stato-partito-cinese. Fino a poco tempo fa ha convissuto con le più feroci dittature militari fasciste sudamericane, con il regime di apartheid in Sudafrica e con i più spregevoli regimi dispotici asiatici (tutti al suo servizio e spesso sue emanazioni dirette). Il capitalismo si è affermato storicamente attraverso il liberalismo, che da sempre ha rappresentato la sua ideologia di riferimento fino ad essere stato totalmente sovrapposto con essa. Ma è un errore, come ho appena spiegato. Il liberalismo è stato il grimaldello ideologico, il piede di porco necessario al capitalismo per liberarsi dell’ancient regime e viaggiare quindi a vele spiegate verso le sorti magnifiche e progressive del mercato e della forma merce. Ma abbiamo visto e ancor più oggi vediamo come il capitalismo possa proliferare ancor meglio in assenza di diritti (specie quelli sociali) piuttosto che in loro presenza. Oggi, sulla scorta di quanto appena detto, l’Occidente capitalista ha fatto sua l’ideologia politicamente corretta perché la ritiene, non a torto, molto più funzionale alla sua riproduzione e alla perpetrazione del suo dominio. Continuare, dunque, ancor oggi, ad individuare nel vecchio sistema valoriale vetero borghese e nel patriarcato gli strumenti ideologici dell’attuale dominio capitalistico, equivale ad individuare le cause dell’attuale “crisi economica” (cioè l’inevitabile acutizzarsi delle contraddizioni del capitalismo) nell’ancient regime e nell’organizzazione feudale del lavoro…

Per non parlare del fatto che è proprio l’ideologia politicamente corretta ad aver creato la sua contraddizione, spingendo le masse popolari verso il neo populismo di destra. QUI un’analisi del fenomeno. 
Non posso naturalmente entrare in questa sede nel merito per ovvie ragioni di spazio e tempo, ma mi rendo, come sempre, disponibile in qualsiasi momento e circostanza ad approfondire la questione. Nel frattempo, mi limito a segnalare questo articolo in cui affronto le contraddizioni in cui si trova, a mio modo div edere, la “sinistra antagonista”:

Per queste ragioni ritengo che la proposta dei compagni di “Potere al Popolo” non sia ricevibile e neanche praticabile.

Restano sul piatto alcune ipotesi, in particolare quella della coppia Giulietto Chiesa-Antonio Ingroia, che però, oltre a non rappresentare certo una novità (Chiesa, con tutto il rispetto per la sua professionalità come giornalista, mi pare sia al quarto tentativo di formare un partito, mentre Ingroia ha sulle spalle uno dei più clamorosi fallimenti di una delle diverse liste “arcobaleno” che si sono succedute nel tempo), ha il difetto opposto, e cioè quello di aver dimenticato o di aver messo in soffitta il conflitto di classe che alla fin fine, è l’unico vero conflitto che spaventa i padroni i quali, non a caso, fanno di tutto per scongiurarlo e per disinnescarlo, specie nelle fasi di pace sociale come questa (proprio la pace sociale conferma che la lotta di classe la stanno vincendo le classi dominanti), con tutti i mezzi che hanno a disposizione, in primis quelli ideologici, e naturalmente anche e soprattutto alimentando ad arte altri conflitti come quello fra i lavoratori autoctoni e i lavoratori immigrati (la famosa guerra fra poveri) e quello fra i sessi.

Concludendo e scusandomi per la lunghezza, ritengo che oggi non ci siano gli spazi elettorali per cimentarsi in una competizione elettorale per una sinistra di classe autentica. Ma l’aspetto più grave è che, sempre dal mio modestissimo punto di vista e per le ragioni che ho molto sommariamente cercato di spiegare, non esiste allo stato attuale un’autentica sinistra politica di classe che, per come la vedo io, è tutta da costruire e soprattutto su nuove fondamenta. Molto più importante sarebbe, in questa fase, avviare una riflessione a tutto campo, senza tabù di nessun genere e senza erigere steccati nei confronti di nessuno (ovviamente, con la sola discriminante dell’essere dichiaratamente antifascisti e antirazzisti), fra tutti quei soggetti che comunque si pongono nell’ottica di una critica allo stato di cose presente e nell’orizzonte di un possibile superamento del sistema capitalista.

* Fonte: l'Interferenza

lunedì 4 dicembre 2017

JE SO' PAZZO: L'ESERCITO DEI SOGNATORI di Moreno Pasquinelli

[ 4 dicembre 2017 ]

Cancellata la seconda assemblea del Brancaccio, prevista per il 18 novembre, il gruppo napoletano Je So' Pazzo ha preso la palla al balzo per riunire, lo stesso giorno, quelli che essi stessi han chiamato "l'esercito dei sognatori". 

La proposta che i ragazzi napoletani, non senza intelligenza, hanno messo sul tavolo era chiara: costruire una lista elettorale la quale non usasse più i simboli del tradizionale antagonismo d'estrema sinistra, che sapesse parlare alla grande maggioranza dei cittadini maciullati dalla crisi sistemica. In poche parole: una lista populista di sinistra. Il grido di battaglia proposto è stato, non a caso, "potere al popolo". 

Chissà, ci siamo detti, che proprio da quel di Napoli, anche grazie alla semina di De Magistris, non arrivi la resipiscenza tanto attesa di una sinistra incartapecorita e abbarbicata alla vetusta iconografia identitaria. Chissà, ci siamo detti, che non si recepisca finalmente la lezione d'Oltralpe di France Insoumise. 
L'inferno, tuttavia, è lastricato di buone intenzioni. Detto in altri termini: accettabile il punto di partenza, non è detto che lo sia il punto d'arrivo.

Cos'è infatti accaduto all'assemblea del 18 dicembre? Che mentre di "popolo" ce n'era poco, folta era la schiera dell'estrema sinistra organizzata: Rifondazione, il Partito Comunista Italiano, i rimasugli dell'Altra Europa con Tsipras, Sinistra Anticapitalista ed Eurostop, ecc. La qual cosa, beninteso, non è un male di per sé. L'unità è cosa buona e giusta, a patto che certi endorsement non causino uno snaturamento dei contenuti e del profilo dell'impresa. Come suona la massima: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

L'impressione che abbiamo ricavato dall'assemblea non faceva dunque sperare niente di buono. Sull'evento veniva infatti posta una pesante ipoteca. Consapevoli della propria insufficienza, che costruire una lista elettorale a livello nazionale non è cosa facile —prima ancora che centinaia di candidati c'è bisogno di migliaia di attivisti che portino avanti la raccolta delle firme e la campagna elettorale— i promotori dell'assemblea hanno fatto buon viso a cattivo gioco.


Consapevoli delle insidie sul percorso e del rischio di uno snaturamento della loro proposta (che alla fine venga cioè fuori una lista di sinistra-sinistra) i ragazzi napoletani hanno pensato bene di, come si dice, "mettere i paletti", indicando quella che per essi dovrebbe essere la base politico-programmatica della lista in questione. Hanno così meritoriamente pubblicato sul loro sito un documento dal titolo POTERE AL POPOLO! UNA PROPOSTA DI PROGRAMMA.


Ora è quindi possibile dare un primo, circostanziato giudizio, dell'iniziativa. Certo, modifiche in corso d'opera saranno possibili. Si è già aperto il conciliabolo, il negoziato politico per limare la piattaforma —ogni componente cercherà di inserire questo o quel punto "qualificante"—, tendiamo tuttavia ad escludere che la sostanza ed il profilo possano cambiare. [1]

Ahinoi, il nostro giudizio su questo documento non è positivo. Vorremmo sbagliarci ma si finirà per dare vita ad una lista condannata al minoritarismo politico, che non solo non supererà lo sbarramento del 3% previsto dalla nuova legge elettorale ma, quel che è più grave, non offre la base necessaria per costruire una nuova forza popolare di massa che punti a fare uscire il nostro Paese dal marasma in cui chi comanda l'ha gettato.

Nella importante premessa al documento leggiamo: 
«In queste pagine abbiamo provato a sintetizzare i contenuti espressi dalle mobilitazioni degli ultimi dieci anni di crisi (...). Di tutte queste mobilitazioni abbiamo registrato le voci all'assemblea del 18/11 a Roma, dove decine di interventi, da più parti d'Italia, hanno raccontato esperienze di resistenza, partecipazione, attivismo, lotta; abbiamo provato a costruire un programma minimo che le tenga dentro e le connetta tutte.
Abbiamo voluto scrivere un testo breve e incisivo perché crediamo che non ci serva un lunghissimo elenco di promesse e proposte, ma pochi punti forti su cui in tanti possiamo continuare a impegnarci con l’obiettivo del protagonismo delle classi popolari».
La prima cosa che salta agli occhi è la distanza tra le intenzioni degli autori e il prodotto finale. Il documento non è affatto né "breve" né "incisivo e, peggio ancora, è proprio una gragnola di obbiettivi, un'affastellata lista della spesa di riforme sociali. Abbiamo fatto il conto: ci sono la bellezza di 67 obbiettivi (!) da conquistare, che vanno dall'attuazione della Costituzione ad una nuova politica dei rifiuti. Obbiettivi e riforme sbagliati? Per niente, sulla carta quasi tutto giusto. Allora, vi chiederete, cos'è che non va? 

Non va l'astrattismo politico del tutto. Il particolare è confuso col generale; la tattica messa davanti alla strategia. Mancano un giudizio sulla crisi sistemica e dunque una critica in profondità dei processi di globalizzazione (affiora anzi, l'idea che la globalizzazione sarebbe buona cosa se fosse "dal basso"); sfugge chi sia il nemico fondamentale del popolo e dunque quelli secondari; la critica dell'Unione europea risulta fragile e superficiale (la moneta unica non è nemmeno  menzionata); del tutto assente la dimensione nazionale della battaglia sociale e politica (rientra anzi dalla finestra l'europeismo quando si invoca, come orizzonte di riferimento, la ricostruzione di un aleatorio "spazio europeo"); del tutto irreperibile il ragionamento sul governo del Paese, sul fatto che solo con un governo popolare d'emergenza il Paese potrà uscire dal marasma; assente perciò ogni discorso sul blocco sociale e le eventuali alleanze politico-sociali per attuare le trasformazioni necessarie — di passata, chi voglia capire come la pensiamo, vada al Manifesto della C.L.N. ed al suo Decalogo.

Insomma, a fronte di una bulimia della dimensione sociale, abbiamo una specie di anoressia politica, una imperdonabile noncuranza del Politico, ovvero della centralità del potere politico e statuale. 

QUALE POPOLO, QUALE POTERE POPOLARE?

Non è vero, ci si risponderà, nel documento è posta con forza la questione del "potere popolare". Vero, ma andiamo a leggere cosa i nostri intendono per "potere popolare".
«Tutti i punti precedenti sono strettamente intrecciati con la questione centrale, la necessità di costruire il potere popolare. Per noi potere al popolo significa restituire alle classi popolari il controllo sulla produzione e sulla distribuzione della ricchezza; significa realizzare la democrazia nel suo senso vero e originario.
Per arrivarci abbiamo bisogno di fare dei passaggi intermedi e, soprattutto, di costruire e sperimentare un metodo: quello che noi – ma non solo noi – abbiamo provato a mettere in campo lo abbiamo chiamato controllo popolare. Il controllo popolare è, per noi, una palestra dove le classi popolari si abituano a esercitare il potere di decidere, autogovernarsi e autodeterminarsi, riprendendo innanzitutto confidenza con le istituzioni e i meccanismi che le governano».
Quindi "costruire potere popolare" sarebbe un "metodo", che consiste essenzialmente nel "prendere confidenza con le istituzioni e i meccanismi che le governano"; nel controllo, da parte di chi sta in basso, delle scelte di chi sta in alto, una "palestra dove le classi popolari si abituano ad esercitare il potere". Vero, ci sono molte dimensioni del "potere": si va dal condominio, al caseggiato, al quartiere, all'azienda in cui sui lavora, alla città. Ma in cima a tutto, com'è evidente, c'è il potere dello Stato. Giusto che i cittadini abbiano la facoltà di autoamministrarsi democraticamente, di "allenarsi" a governare partendo dai livelli sociali più elementari, ma tutto questo "allenamento" sarebbe vano ove non sia finalizzato a strappare il governo e le leve decisionali dalle mani della plutocrazia e delle sue élite politiche. Da qui discende la centralità della suprema dimensione politica, quella per il potere statuale. Dimensione da cui dipendono, a scendere, tutte le altre, ad essa subordinate. Come diamo infatti lavoro ai disoccupati senza un'efficace politica statale? Come usciamo dal marasma mercatista senza un ruolo economico attivo dello Stato? Come riorientiamo, in una prospettiva ecologica, produzione e consumi senza una programmazione statuale di lungo periodo? Come realizzare una politica economica senza sovranità monetaria?


Ed eccoci giunti al nodo dei nodi che caratterizza il momento attuale: dato che oggi queste leve risiedono in gran parte in potenti organismi sovranazionali tecnocratici, quali quelli dell'Unione europea, emerge la dimensione nazionale della battaglia politica: la necessità di uscire dall'Unione, di riconsegnare al Paese piena sovranità, sovranità senza la quale non c'è democrazia, non c'è libertà, non c'è giustizia sociale. Sovranità nazionale senza la quale la tanto evocata "attuazione della Costituzione" resta uno slogan vuoto e il "potere popolare" diventa una ingannevole chimera. Fino a prova contraria non c'è mai stata democrazia né tantomeno "potere popolare" in entità imperiali e imperialistiche. Non è un caso che questa "parolina", sovranità, sia del tutto assente dal documento, a dimostrazione che la "questione nazionale" resta un insuperabile tabù.

Vorremmo quindi chiedere ai nostri cosa essi intendano per "popolo". Il sospetto è che abbiano in mente lo spappolato ectoplasma "moltitudinario" partorito dai processi di globalizzazione. E allora non ci siamo, perché sulla "moltitudine" globalizzata non avremo alcun soggetto reale, in quanto "popolo" significa una comunità con radici storiche, che a sua volta sta dentro un demos determinato, e questi non è altro che lo stato nazione — ovvero proprio quella dimensione politica che le potenze del capitale sovranazionalizzato e deterritorializzato vogliono smembrare. E proprio contro questo assalto globalista, la funzione del soggetto Politico è cruciale, poiché qui si tratta di ricostruire un popolo, ridargli memoria, identità, missione storica.

MUTUALISMO E ANARCHISMO

Ci sono due tradizioni e due visioni alle spalle di questo tabù, che spesso risultano complementari l'una all'altra: quella cosmopolitica della sinistra snob, e quella internazionalista nella sua versione anarchica. L'anarchismo, a ben vedere, è la fonte da cui sgorga il discorso di JE SO' PAZZO.

Nel documento si legge:
«10. MUTUALISMO, SOLIDARIETÀ E POTERE POPOLARE
Le condizioni di vita delle classi popolari peggiorano sempre di più, questo deterioramento riguarda la salute, l'istruzione, ma anche più semplicemente la possibilità di godere di tempo liberato da dedicare ad uno sport, un hobby, etc. In quest’ottica mutualismo e solidarietà non sono semplicemente un modo per rendere un servizio, ma una forma di organizzazione della resistenza all'attacco dei ricchi e potenti; un metodo per dimostrare nella pratica che è possibile, con poco, ottenere ciò che ci negano (salute, istruzione, sport, cultura); una forma per rispondere, con la solidarietà, lo scambio e la condivisione, al razzismo, alla paura e alla sfiducia che altrimenti rischiano di dilagare. Le reti solidali e di mutualismo sono soprattutto una scuola di autorganizzazione delle masse, attraverso la quale è possibile fare inchiesta sociale, individuare i bisogni reali, elaborare collettivamente soluzioni, organizzare percorsi di lotta, controllare dal basso sprechi di denaro pubblico e corruzione».
Cosa c'è di male, ci direte, nel "mutualismo" sociale, nel promuovere reti solidali di resistenza di chi sta in basso? C'è di male che se il mutualismo, da pratica strumentale ad una strategica politica di lotta per il potere, diventa LA strategia politica, non si va da nessuna parte. 

A chi non è nato ieri non sfugge che questo fare del "mutualismo" una strategia ci riporta al padre del sindacalismo anti-politico, anti-statalista e mutualista, l'anarchico francese P.J. Proudhon.  Più recentemente ci conduce a SYRIZA che, quand'era all'opposizione, fece delle pratiche mutualiste e assistenziali "dal basso" la principale leva per giungere al potere. Come è andata a finire lo sappiamo tutti: una volta al governo il mutualismo è andato a farsi friggere —in Grecia lo fa Alba Dorata, come qui da noi Casa Pound— visto che SYRIZA ha applicato ed applica con estrema diligenza le misure draconiane chieste dalla troika.

Va bene sbarazzarsi del simbolismo identitario ed ideologico della crepuscolare sinistra comunista, ma sbarazzarsi di Marx per tornare a Proudhon, per di più in una versione minimalista ed edulcorata, questo, in punto di
P.J. Proudhon
teoria, è difficile da accettare. C'era un tempo in cui a sinistra si vaticinava un "ritorno a Marx". Adesso che Marx è considerato un cane morto, si riscoprono gli ittiosauri del socialismo utopistico che Marx, con la sua analisi del modo d'essere e delle leggi economiche del capitalismo, pensava di aver seppellito.

Ma sorvoliamo sulla teoria "astratta" e veniamo alla pratica. Davvero si pensa di potere far fronte all'offensiva a tutto campo del nemico — la potentissima borghesia neliberista che, trans-nazionalmente consociata, detiene tutte le principali leve del potere economico, finanziario, politico e militare globale—, coi pannicelli caldi del  mutualismo gradualista? Con il sindacalismo sociale municipalista? 

Oggi, come ai tempi di Proudhon, si tratta di una colossale illusione, che finisce per fungere da variante ("dal basso") del più tradizionale riformismo di sinistra. I nostri pensano evidentemente, andando a pescare nelle origini mutualiste e sindacaliste del movimento operaio (non di quello italiano per la verità), ad un lungo e progressivo cammino, fatto di modifiche a dosi omeopatiche, fino a quando le reti di produzione, scambio e distribuzione mutualistici, non prenderanno il sopravvento et voilà, il capitalismo verrà soppiantato. Ma l'Italia e il suo popolo non hanno davanti questi tempi lunghi, né dovrebbero sperare che la strada del riscatto e della liberazione sia quella sopra descritta.

Esageriamo nel dire, visto che siamo in Italia, capitale del cattolicesimo mondiale, che non può esserci, su piano del mutualismo, competizione con l'assistenzialismo della Chiesa? Esageriamo nell'affermare che questo mutualismo sociale, collassati i meccanismi di welfare, svolgendo un ruolo di supplenza dello Stato, finisce per essere funzionale al sistema neoliberista? 

In conclusione che abbiamo? Abbiamo che JE SO' PAZZO ci propone sì la costruzione di un movimento populista, ma la versione che viene avanzata è irricevibile in quanto, sotto una verniciata di novità, si cela una versione edulcorata del vecchio mutualismo di matrice anarco-sindacalista, col suo rifiuto dello Stato, della nazione quindi, in ultima istanza, della politica. Per cui, se l'obbiettivo era quello di andare incontro alla grande maggioranza dei cittadini delle più diverse classi sociali maciullati dalla crisi sistemica, cercando la via per una connessione emotiva col popolo, esso è stato palesemente mancato. 


NOTE

[1] L'esito finale sarà deciso dal negoziato più spinoso e successivo, quello sulle candidature nei collegi uninominali e, soprattutto sui capilista dei plurinominali. Non si sa mai: certi matrimoni si rompono già sull'altare, tanto più se sono di gruppo —"molti i chiamati, pochi gli eletti".




Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

Unione europea (953) euro (784) crisi (640) economia (630) sinistra (549) teoria politica (296) finanza (285) Leonardo Mazzei (282) M5S (275) P101 (251) grecia (247) Movimento Popolare di Liberazione (244) Governo giallo-verde (242) elezioni (239) imperialismo (237) sfascio politico (235) resistenza (226) Moreno Pasquinelli (225) sovranità nazionale (219) banche (215) internazionale (213) risveglio sociale (184) alternativa (168) seconda repubblica (167) Syriza (155) piemme (147) Tsipras (146) antimperialismo (135) debito pubblico (133) Matteo Renzi (131) programma 101 (129) spagna (122) filosofia (121) Francia (119) immigrazione (117) marxismo (117) PD (111) destra (111) sovranità monetaria (111) democrazia (109) costituzione (106) Matteo Salvini (104) neoliberismo (104) populismo (104) sollevazione (103) Stefano Fassina (97) islam (97) Grillo (94) Sandokan (94) elezioni 2018 (94) berlusconismo (91) proletariato (91) geopolitica (88) Carlo Formenti (86) Germania (86) Alberto Bagnai (83) Emiliano Brancaccio (83) austerità (80) bce (80) Medio oriente (79) Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro (78) sindacato (77) Podemos (76) Stati Uniti D'America (75) referendum costituzionale 2016 (74) sinistra anti-nazionale (73) Mario Monti (72) guerra (72) capitalismo (70) Libia (66) Russia (65) capitalismo casinò (63) Sergio Cesaratto (62) Rivoluzione Democratica (61) rifondazione (61) Lega (60) globalizzazione (60) liberiamo l'Italia (60) CLN (59) Siria (59) CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (57) bancocrazia (57) immigrati (57) Sicilia (56) Alexis Tsipras (55) Alitalia (54) cinque stelle (54) legge elettorale (54) sovranismo (54) Diego Fusaro (53) Legge di Bilancio (53) brexit (53) Lega Nord (52) Pablo Iglesias (52) moneta (52) referendum (52) socialismo (52) neofascismo (51) sionismo (51) sovranità popolare (51) Emmezeta (50) fiat (50) Manolo Monereo (49) Movimento dei forconi (49) solidarietà (49) campo antimperialista (48) sinistra sovranista (48) gilet gialli (46) immigrazione sostenibile (46) Beppe Grillo (45) Nichi Vendola (45) renzismo (45) Troika (44) Yanis Varoufakis (44) astensionismo (43) inchiesta (43) uscita dall'euro (43) Luciano Barra Caracciolo (42) Mario Draghi (42) Israele (41) liberismo (40) palestina (40) Mimmo Porcaro (39) patriottismo (39) Fiorenzo Fraioli (38) Ugo Boghetta (38) proteste operaie (38) sinistra patriottica (38) italicum (37) Giorgio Cremaschi (36) Karl Marx (36) Marine Le Pen (35) ambiente (35) fiscal compact (35) uscita di sinistra dall'euro (35) III. Forum internazionale no-euro (34) Luigi Di Maio (34) Ucraina (34) egitto (34) nazione (34) 9 dicembre (33) Def (33) azione (33) ISIS (32) Merkel (32) cina (32) default (32) fiom (32) iran (32) islamofobia (32) populismo di sinistra (32) scienza (32) Forum europeo 2016 (31) Sel (31) governo Renzi (31) unità anticapitalisa (31) Fabio Frati (30) ecologia (30) xenofobia (30) Nello de Bellis (29) Putin (29) catalogna (29) storia (29) eurostop (28) napolitano (28) nazionalizzazione (28) Assemblea di Chianciano terme (27) menzogne di stato (27) Donald Trump (26) Mauro Pasquinelli (26) USA (26) elezioni europee 2019 (26) nazionalismi (26) silvio berlusconi (26) Beppe De Santis (25) Comitato centrale P101 (25) Forum europeo (25) Nato (25) elezioni siciliane 2017 (25) religione (25) scuola (25) Europa (24) Movimento 5 Stelle (24) Quantitative easing (24) Venezuela (24) finanziarizzazione (24) Aldo Giannuli (23) Lavoro (23) Stato di diritto (23) antifascismo (23) manifestazione 12 ottobre 2019 (23) ora-costituente (23) razzismo (23) repressione (23) Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro (22) Esm (22) Roma (22) emigrazione (22) keynes (22) nazionalismo (22) Chianciano Terme (21) Front National (21) Simone Boemio (21) Stato islamico dell’Iraq e del Levante (21) Unità Popolare (21) etica (21) Conte bis (20) Emmanuel Macron (20) Foligno (20) Laikí Enótita (20) Marcia della Dignità (20) Regno Unito (20) Vladimiro Giacchè (20) coordinamento no-euro europeo (20) crisi di governo (20) iraq (20) manifestazione del 12 ottobre (20) melenchon (20) minibot (20) tecnoscienza (20) umbria (20) MES (19) Mariano Ferro (19) Norberto Fragiacomo (19) Sicilia Libera e Sovrana (19) Tunisia (19) fronte popolare (19) Domenico Moro (18) Donbass (18) F.S. (18) Izquierda Unida (18) Noi siciliani con Busalacchi (18) lotta di classe (18) pace (18) senso comune (18) Assisi (17) Costanzo Preve (17) Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea (17) Jacques Sapir (17) Paolo Savona (17) Perugia (17) Pier Carlo Padoan (17) chiesa (17) complottismo (17) cosmopolitismo (17) euro-germania (17) media (17) piano B (17) Enrico Letta (16) Forum di Atene (16) Luciano B. Caracciolo (16) Marco Mori (16) Prc (16) Reddito di cittadinanza (16) Renzi (16) Tonguessy (16) appello (16) ballottaggi (16) casa pound (16) fascismo (16) internazionalismo (16) sciopero (16) vendola (16) Cremaschi (15) Daniela Di Marco (15) International no euro forum (15) M. Micaela Bartolucci (15) Salvini (15) clima (15) comunismo (15) diritto (15) indipendenza (15) internet (15) manifestazione (15) piattaforma eurostop (15) tasse (15) vaccini (15) 15 ottobre (14) Alessandro Visalli (14) Alitalia all'Italia (14) Brancaccio (14) Enea Boria (14) Ernesto Screpanti (14) Eurogruppo (14) Fridays for Future (14) MMT (14) Monte dei Paschi (14) Movimento pastori sardi (14) Stato Islamico (14) Turchia (14) Vincenzo Baldassarri (14) no tav (14) obama (14) potere al popolo (14) salerno (14) Alessandro Di Battista (13) Bersani (13) Chavez (13) Enrico Grazzini (13) Eos (13) Jobs act (13) Legge di stabilità (13) Marino Badiale (13) Virginia Raggi (13) Wilhelm Langthaler (13) acciaierie Terni (13) cultura (13) disoccupazione (13) femminismo (13) finanziaria (13) giovine italia (13) privatizzazioni (13) regionalismo differenziato (13) sardine (13) unione bancaria (13) Alfredo D'Attorre (12) Costas Lapavitsas (12) D'alema (12) Forum europeo 2015 (12) Giulietto Chiesa (12) Negri (12) Panagiotis Lafazanis (12) Sergio Mattarella (12) analisi politica (12) decreto salva-banche (12) europeismo (12) global warming (12) keynesismo (12) salari (12) terzo memorandum (12) 14 dicembre (11) AST (11) Aldo Zanchetta (11) De Magistris (11) Dicotomia (11) France Insoumise (11) Gennaro Zezza (11) Ilva (11) Papa Francesco (11) Pardem (11) Portogallo (11) Stato (11) Stefano D'Andrea (11) corruzione (11) de-globalizzazione (11) elezioni anticipate (11) iniziative (11) mediterraneo (11) nucleare (11) ordoliberismo (11) presidenzialismo (11) proteste (11) sindacalismo di base (11) sinistra Italiana (11) sovranismi (11) Art. 18 (10) Bagnai (10) Bruno Amoroso (10) Carl Schmitt (10) Claudio Borghi (10) Fausto Bertinotti (10) Fmi (10) Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra (10) Forum di Roma 2019 (10) George Soros (10) Gianluigi Paragone (10) Giorgetti (10) Hollande (10) Jean-Luc Mélenchon (10) Lista del Popolo (10) Marco Passarella (10) Marco Zanni (10) OLTRE L'EURO (10) Ora (10) Paolo Barnard (10) Quirinale (10) Risorgimento Socialista (10) Terni (10) cattiva scuola (10) decrescita (10) diritti civili (10) facebook (10) fisco (10) golpe (10) islanda (10) legge di bilancio 2020 (10) povertà (10) taranto (10) ANTARSYA-M.A.R.S. (9) Algeria (9) Antonio Rinaldi (9) Argentina (9) Bernie Sanders (9) CGIL (9) Campagna eurostop (9) Diritti Sociali (9) Draghi (9) Forconi (9) Paolo Ferrero (9) Stato nazione (9) Terza Repubblica (9) ThyssenKrupp (9) Von Hayek (9) Wolfgang Schaeuble (9) bail-in (9) bipolarismo (9) classi sociali (9) cosmo-internazionalismo (9) deficit (9) futuro collettivo (9) il pedante (9) istruzione (9) liberalismo (9) medicina (9) moneta fiscale (9) necrologi (9) questione nazionale (9) sociologia (9) sovranità (9) tecnologie (9) Antonio Gramsci (8) Corte costituzionale (8) DOPO IL 4 DICEMBRE (8) Erdogan (8) F.f (8) Fratelli d'Italia (8) Genova (8) Goracci (8) Gran Bretagna (8) II assemblea della CLN (1-3 settembre) (8) Ingroia (8) Italia Ribelle e Sovrana (8) Julio Anguita (8) Landini (8) Lenin (8) Luca Massimo Climati (8) Mattarella (8) Mirafiori (8) Yanis Varoufakys (8) borsa (8) debitocrazia (8) destra non euro (8) elezioni anticapte (8) elezioni anticipate 2017 (8) elezioni siciliane (8) grexit (8) inflazione (8) lira (8) manifestazione 25 marzo 2017 (8) marxisti dell'Illinois (8) nuovo movimento politico (8) questione femminile (8) regionalismo (8) sardegna (8) seminario programmatico 12-13 dicembre 2015 (8) svalutazione (8) transfemminismo (8) trasporto aereo (8) unità anticapitalista (8) unità nazionale (8) Abu Bakr al-Baghdadi (7) Alessandro Chiavacci (7) Alternative für Deutschland (7) Articolo 18 (7) CUB (7) Cub Trasporti (7) Dino Greco (7) Ernesto Laclau (7) Flat tax (7) Franz Altomare (7) Gaza (7) Giancarlo D'Andrea (7) Giuseppe Angiuli (7) ISIL (7) Inigo Errejón (7) Je so' Pazzo (7) Jeremy Corbyn (7) Joseph Stiglitz (7) MMT. Barnard (7) Macron (7) Massimo Bontempelli (7) Maurizio Landini (7) Me-Mmt (7) Michele Berti (7) Nuit Debout (7) Oskar Lafontaine (7) Papa Bergoglio (7) Pil italiano (7) Riccardo Achilli (7) Samuele Mazzolini (7) Sapir (7) Seconda Assemblea P101 (7) Ttip (7) agricoltura (7) aletheia (7) anarchismo (7) autodeterminazione dei popoli (7) bankitalia (7) confederazione (7) contante (7) derivati (7) eurexit (7) eurocrack (7) giovani (7) il manifesto (7) incontri (7) magistratura (7) nazismo (7) patria e costituzione (7) pensioni (7) risorgimento (7) rivolta (7) rivoluzione civile (7) rossobrunismo (7) sanità (7) spread (7) trasporto pubblico (7) Ars (6) Banca centrale europea (6) Bazaar (6) Bottega partigiana (6) CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT) (6) Carlo Galli (6) Casaleggio (6) Contropiano (6) Eros Cococcetta (6) Eugenio Scalfari (6) Franco Bartolomei (6) Frédéric Lordon (6) Giorgia Meloni (6) M.AR.S. (6) Maduro (6) Marx (6) Militant-blog (6) Nino galloni (6) No Renzi Day (6) Noi con Salvini (6) ORA! (6) Pcl (6) Pisapia (6) Polonia (6) REDDITO MINIMO UNIVERSALE (6) Regioni autonome (6) Sandro Arcais (6) Stato di Polizia (6) Target 2 (6) Teoria Monetaria Moderna (6) Thomas Fazi (6) Titoli di stato (6) Toni negri (6) USB (6) Ungheria (6) Viktor Orban (6) assemblea nazionale 2-3 luglio 2016 (6) automazione (6) beni comuni (6) cinema (6) fabrizio Marchi (6) famiglia (6) giovanni Tria (6) governo Gentiloni (6) ideologia (6) incontro internazionale (6) la variante populista (6) liberosambismo (6) migranti (6) no-Ttip (6) nuovo soggetto politico (6) populismo democratico (6) suicidi (6) suicidi economici (6) tecnica (6) terremoto (6) uber (6) utero in affitto (6) Alberto Negri (5) America latina (5) Angelo Panebianco (5) Anguita (5) Antonio Ingroia (5) Assad (5) Carola Rackete (5) Dario Guarascio (5) Decreto Dignità (5) Decreto sicurezza (5) Dimitris Mitropoulos (5) Federalismo (5) Federico Fubini (5) Ferdinando Pastore (5) Finlandia (5) Forza Italia (5) Franco Busalacchi (5) Giuseppe Mazzini (5) HAMAS (5) Hilary Clinton (5) Il popolo de i Forconi (5) Joël Perichaud (5) Kirchner (5) Lucca (5) Luigi De Magistris (5) MOHAMED KONARE (5) Marcello Teti (5) Mario Monforte (5) No Monti Day (5) No debito (5) Npl (5) Nuova Direzione (5) Paolo Becchi (5) Parigi (5) Partito tedesco (5) Pier Paolo Dal Monte (5) Rete dei Comunisti (5) Romano Prodi (5) Rosatellum 2 (5) Sharing Economy (5) Soleimani (5) Stathis Kouvelakis (5) TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) (5) Trump (5) Val di Susa (5) Wolfgang Munchau (5) Yemen (5) afghanistan (5) alleanze (5) banche popolari (5) brasile (5) camusso (5) chiesa ortodossa (5) confindustria (5) cuba (5) debitori (5) decreto vaccini (5) di Pietro (5) donna (5) elezioni regionali 2015 (5) elezioni. Lega (5) fratelli musulmani (5) giornalismo (5) governo (5) greta thumberg (5) jihadismo (5) laicismo (5) massimo fini (5) pomigliano (5) procedura d'infrazione (5) proteste agricoltori (5) rifugiati politici (5) salvinismo (5) teologia (5) tremonti (5) wikileaks (5) 16 giugno Roma (4) ALBA (4) Africa (4) Alessandro Somma (4) Alessia Vignali (4) Altiero Spinelli (4) Andrea Ricci (4) Anna Falcone (4) Antonio Amoroso (4) Assange (4) Aurelio Fabiani (4) Autostrade per l'Italia (4) Bergoglio (4) Brigate sovraniste (4) CSNR (4) Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (4) Carovana di solidarietà (4) Cesaratto (4) Charlie Hebdo (4) Chiavacci Alessandro (4) Città della Pieve (4) Claudio Martini (4) Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi (4) Consiglio nazionale ORA! (4) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (4) Corea del Nord (4) Danilo Calvani (4) Danilo Zolo (4) Deutsche Bank (4) Die Linke (4) Diego Melegari (4) Emanuele Severino (4) Ernesto Galli Della Loggia (4) Felice Floris (4) Francesco Giavazzi (4) Frente civico (4) Fronte Sovranista Italiano (4) GIAPPONE (4) Giuliano Pisapia (4) Giulio Regeni (4) Giulio Sapelli (4) Imu (4) Incontro di Roma (4) Italexit (4) JP Morgan (4) Jacques Nikonoff (4) Karl Polany (4) Kke (4) L'Altra Europa con Tsipras (4) Lafontaine (4) Laura Boldrini (4) Leonardo Mazzzei (4) Luciano Canfora (4) Luciano Gallino (4) Luciano Vasapollo (4) Lucio Chiavegato (4) Luigi Ferrajoli (4) Lupo (4) MPL (4) Marcello Minenna (4) Marchionne (4) Martin Heidegger (4) Morgan Stanley (4) Mosul (4) NO TAP (4) Noi sicialiani con Busalacchi (4) ONU (4) Oscar Lafontaine (4) Paolo Gerbaudo (4) Pci (4) Piattaforma di sinistra (4) Piero Bernocchi (4) Prodi (4) ROSSA (4) Rajoy (4) Sefano Rodotà (4) Sergio Starace (4) Simone Pillon (4) Slavoj Žižek (4) Stato d'emergenza (4) TAP (4) Tyssenkrupp (4) VOX (4) Varoufakis (4) Visco (4) Vladimiro Giacché (4) Xarxa Socialisme 21 (4) Xi Jinping (4) agricoltura biologica (4) al-Sisi (4) alceste de ambris (4) anarchici (4) antisemitismo (4) antisionismo (4) arancioni (4) bigenitorialità (4) califfato (4) carceri (4) cipro (4) coalizione sociale (4) crisi bancaria (4) cristianesimo (4) cristianismo (4) curdi (4) demografia (4) diritti di cittadinanza (4) donne (4) elezioni 2017 (4) elezioni comunali 2017 (4) elezioni siciliane 2012 (4) filo rosso (4) gender (4) il fatto quotidiano (4) informatica (4) intelligenza artificiale (4) irisbus (4) irlanda (4) italia (4) ius soli (4) legge del valore (4) legge di stabilità 2017 (4) parti de gauche (4) patrimoniale (4) porcellum (4) precarietà (4) presidente della repubblica (4) primarie (4) protezionismo (4) risparmio (4) salute (4) saviano (4) seminario (4) sinistra transgenica (4) sottoscrizione (4) spending review (4) spesa pubblica (4) statizzazione banche (4) terzo polo (4) transizione al socialismo (4) trattati europei (4) truffa bancaria (4) università (4) wikidemocrazia (4) xylella (4) 19 ottobre (3) Ahmadinejad (3) Alavanos (3) Albert Einstein (3) Alberto Alesina (3) Alfiero Grandi (3) Amodeo (3) Antonella Stirati (3) Aquisgrana (3) Arabia saudita (3) Armando Mattioli (3) Associazione Riconquistare la Sovranità (3) Atene 26-28 giugno (3) Aventino (3) BRIM (3) Barbara Spinelli (3) Benedetto Croce (3) Benetton (3) Bernd Lucke (3) Bin Laden (3) Bloco de Esquerda. (3) Cerveteri Libera (3) Cia (3) Ciudadanos (3) Comitato No Debito (3) Commissione europea (3) Coordinamento Democrazia Costituzionale (3) Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria (3) Coordinamento no E45 autostrada (3) Davide Serra (3) Dieudonné M'bala M'bala (3) Diosdado Toledano (3) EDWARD SNOWDEN (3) Eleonora Forenza (3) Ernest Vardanean (3) Eurasia (3) Fabio Nobile (3) Fabrizio Tringali (3) Fausto Sorini (3) Filippo Abbate (3) Francesco Neri (3) Francesco Salistrari (3) Fratoianni (3) Gianni Ferrara (3) Giorgio Lunghini (3) Giovanni Gentile (3) Giuliana Nerla (3) Giulio Bonali (3) Giuseppe Pelazza (3) Goofynomics (3) Gramsci (3) Guido Grossi (3) HELICOPTER MONEY (3) Hezbollah (3) ISTAT (3) Ilaria Bifarini (3) Iugoslavia (3) Ivan Cavicchi (3) Jens Weidmann (3) Jugoslavia (3) Leonardo SInigaglia (3) Lista Tsipras (3) Luca Ricolfi (3) Magdi Allam (3) Manolo Monero Pérez (3) Marcello Foa (3) Marco Bulletta (3) Marco Mainardi (3) Mario Volpi (3) Marxista dell'Illinois n.2 (3) Massimo De Santi (3) Massimo cacciari (3) Maurizio Fratta (3) Maurizio del Grippo (3) Milton Friedmann (3) Modern Money Theory (3) Moldavia (3) Morya Longo (3) Napoli (3) Nigel Farage (3) No Mes (3) No e-45 autostrada (3) Noi Mediterranei (3) Olanda (3) Palermo (3) Panagiotis Sotiris (3) Paola De Pin (3) Partito Italexit (3) Patrizia Badii (3) Pedro Montes (3) Pkk (3) Poroshenko (3) Rinascita (3) Rodoflo Monacelli (3) Ruggero Arenella (3) Salento (3) Sarkozy (3) Scenari Economici (3) Six Pack (3) Stavros Mavroudeas (3) Ugo Arrigo (3) Ungheria. jobbink (3) Ventotene (3) Viareggio (3) al-Nusra (3) alba dorata (3) austria (3) biotecnocrazia (3) bollettino medico (3) crediti deteriorati (3) debito (3) deflazione (3) deflazione salariale (3) diritto d'asilo politico (3) diritto di cittadinanza (3) divorzio banca d'Italia Tesoro (3) dollaro (3) economia sociale di mercato (3) elezioni 2020 (3) euroasiatismo (3) foibe (3) forza nuova (3) giustizia (3) inceneritori (3) indignati (3) ines armand (3) insegnanti (3) internazionale azione (3) legge di stabilità 2015 (3) legge truffa (3) machiavelli (3) maternità surrogata (3) mattarellum (3) mezzogiorno (3) minijobs. Germania (3) negazionismo (3) noE-45 autostrada (3) occidente (3) oligarchia (3) olocausto (3) partito (3) partito democratico (3) prescrizione (3) psicanalisi (3) quota 100 (3) rai (3) ratzinger (3) riforma del senato (3) robotica (3) sanità. spending review (3) sciopero generale (3) seminario teorico (3) senato (3) sme (3) social media (3) socialdemocrazia (3) sondaggi (3) sovranità e costituzione (3) sovrapproduzione (3) takfir (3) tassisti (3) terza assemblea P101 (3) tv (3) violenza (3) web (3) 11 settembre (2) 12 aprile (2) 25 aprile 2017 (2) 27 ottobre 2012 (2) A/simmetrie (2) ALDE (2) Ada Colau (2) Agenda Monti (2) Alberto Benzoni (2) Alberto Montero (2) Alétheia (2) Amando Siri (2) Amazon (2) Andalusia (2) Angelo Salento (2) Antonello Ciccozzi (2) Antonello Cresti (2) Arditi del Popolo (2) Armando Siri (2) Atlante (2) Baath (2) Bahrain (2) Banca (2) Bandiera rossa in movimento (2) Berretti Rossi (2) Bilderberg (2) Black Lives Matter (2) Blockchain (2) Bolivia (2) Bolkestein (2) Borotba (2) Brushwood (2) CISL (2) Carc (2) Carlo Clericetti (2) Carlo Freccero (2) Carlo Romagnoli (2) Cernobbio (2) Certificati di Credito Fiscale (2) Cesarina Branzi (2) Cgia Mestre (2) Chantal Mouffe (2) Cile (2) Cirimnnà (2) Civati (2) Claudia Castangia (2) Colonialismo (2) Comitato antifascista russo-ucraiono (2) Conte (2) Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro (2) Dani Rodrik (2) De Bortoli (2) Der Spiegel (2) Diem25 (2) Domenico Losurdo (2) Don Giancarlo Formenton (2) Dugin (2) EReNSEP (2) Edoardo Biancalana (2) Ego della Rete (2) Emilia Clementi (2) Emilia-Romagna (2) Emiliano Gioia (2) Enzo Pennetta (2) Eric Toussaint (2) Ettore Livini (2) European Quantitative-easing Intermediated Program (2) Extincion Rebellion (2) F.List (2) Federal reserve (2) Fidel Castro (2) Fidesz (2) Filippo Gallinella (2) Fiumicino (2) Forestale (2) Forum Internazionale antiEU delle forze popolari (2) Forum Popoli Mediterranei (2) Francesco Lamantia (2) Francesco Maria Toscano (2) Francesco Piobbichi (2) Franco Russo (2) Frosinone (2) Fulvio Grimaldi (2) Futuro al lavoro (2) Generale Pappalardo (2) Gentiloni (2) Giacomo Bracci (2) Giacomo Russo Spena (2) Giada Boncompagni (2) Giancarlo Cancelleri (2) Gig Economy (2) Giorgio Gattei (2) Giuliano Amato (2) Giuseppe Palma (2) Goldman Sachs (2) Google (2) Grottaminarda (2) Guido Viale (2) Hartz IV (2) Hegel (2) Hitler (2) Héctor Illueca (2) INPS (2) Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016 (2) Iniciativa za Demokratični Socializem (2) Iniziativa per il socialismo democratico (2) Italia Ribelle (2) Iugend Rettet (2) JULIAN ASSANGE (2) Jacopo Custodi (2) Javier Couso Permuy (2) Juan Carlos Monedero (2) Juncker (2) Junker (2) Kalergy (2) Ken Loach (2) Kostas Lapavitsas (2) Kurdistan (2) La Grassa (2) Lelio Basso (2) Lelio Demichelis (2) Loretta Napoleoni (2) Ltro (2) M-48 (2) Maastricht (2) Mali (2) Manolis Glezos (2) Marco Revelli (2) Marco Rizzo (2) Maria Elena Boschi (2) Maria Rita Lorenzetti (2) Mario Tronti (2) Mark Zuckerberg (2) Marocco (2) Massimo D'Antoni (2) Massimo PIvetti (2) Michele Serra (2) Michele fabiani (2) Microsoft (2) Militant (2) Moscovici (2) Movimento Politico d'Emancipazione Popolare (2) Mussari (2) Mélenchon (2) Nadia Garbellini (2) Netanyahu (2) Nicaragua (2) Omt (2) Oriana Fallaci (2) Ostia (2) Paolo Maddalena (2) Papa (2) Partito comunista (2) Patto di Stabilità e Crescita (2) Paul Krugman (2) Paul Mason (2) PdCI (2) Pdl (2) Piano di eradicazione degli ulivi (2) Piemonte (2) Pippo Civati (2) Portella della Ginesta (2) Preve (2) Quarto Polo (2) Raffaele Alberto Ventura (2) Reddito di inclusione sociale (2) Riccardo Bellofiore (2) Riccardo Ruggeri (2) Riscossa Italia (2) Roberto Ferretti (2) Rosanna Spadini (2) Rosarno (2) Rosatellum (2) Rozzano (2) Ryan air (2) SPD (2) STX (2) Sahra Wagenknecht (2) Salistrari (2) Schumpeter (2) Scilipoti (2) Scozia (2) Seconda Assemblea CLN (2) Sergio Bellavita (2) Sergio Cararo (2) Sergio Cofferati (2) Severgnini (2) Shale gas (2) Simone Di Stefano (2) Slovenia (2) Stato penale (2) Stefano Zecchinelli (2) Steve Bannon (2) Stiglitz (2) Tasi (2) Tasos Koronakis (2) Telecom (2) Terzo Forum (2) Thissen (2) Thomas Piketty (2) Tito Boeri (2) Tiziana Alterio (2) Tiziana Ciprini (2) Tltro (2) Tomaso Montanari (2) Tor Sapienza (2) Torino (2) Transatlantic Trade and Investment Partnership (2) Transnistria (2) Trilateral (2) UIL (2) UKIP (2) Umberto Eco (2) Ursula von der Leyen (2) Valerio Bruschini (2) Von Der Leyen (2) Vox Italia (2) Zagrebelsy (2) Zoe Constantopoulou (2) accordo del 20 febbraio (2) accordo sul nucleare (2) agricoltori indignati (2) al Serraj (2) al-Durri (2) al-qaeda (2) alawismo (2) animalismo (2) antimperialista (2) antispecismo (2) antropologia (2) atac (2) banche venete (2) battaglia d'autunno (2) blocco sociale (2) bontempelli (2) burkini (2) calunnia (2) casa (2) clausole di salvaguardia (2) cobas (2) comitato di Perugia (2) composizione di classe (2) comuni (2) comunicazione (2) debito privato (2) denaro (2) deregulation (2) domenico gallo (2) due euro (2) dughin (2) elezioni comunali 2015 (2) elezioni comunali 2019 (2) embraco (2) enel (2) energia (2) ennahda (2) esercito (2) eugenetica (2) expo (2) export (2) fake news (2) fecondazione eterologa (2) fincantieri (2) fine del lavoro (2) frontiere (2) gaypride (2) genetica (2) gennaro Migliore (2) geoeconomia (2) giacobinismo (2) governicchio (2) indignatos (2) industria italiana (2) intimperialismo (2) isu sanguinis (2) legge (2) legge di stabilità 2018 (2) lgbt (2) libano (2) liberi e uguali (2) libertà di pensiero (2) maidan (2) manifestazione 2 giugno 2018 (2) marina silva (2) mercantislismo (2) nazionalizzare le autostrade (2) no expo (2) non una di meno (2) omosessualità (2) ong (2) paolo vinti (2) pareggio di bilancio (2) parlamento europeo (2) patria (2) patto del Nazareno (2) patto grecia-israele (2) patto politico (2) peronismo (2) petrolio (2) pietro ratto (2) poste (2) poste italiane (2) proporzionale (2) province (2) razionalismo (2) reddito di base (2) ricchezza (2) riduzione parlamentari (2) rifiuti (2) riformismo (2) rivoluzione russa (2) rivoluzione socialista (2) scissione pd (2) serbia (2) shador (2) shoa (2) silicon valley (2) sinistra anticapitalista (2) sinistra critica (2) società (2) stagnazione secolare (2) stop or-me (2) studenti (2) tasso di cambio (2) transgender (2) transumano (2) ulivi (2) unioni civili (2) uniti e diversi (2) uscita da sinistra (2) vincolo di mandato (2) vota NO (2) "cosa rossa" (1) 100 giorni (1) 101 Dalmata. il più grande successo dell'euro (1) 11-12 gennaio 2014 (1) 14 novembre (1) 17 aprile (1) 19 ottobre 2019 (1) 1961 (1) 20-24 agosto 2014 (1) 25 aprile 2014 (1) 25 aprile 2015 (1) 25 aprile 2018 (1) 28 marzo 2014 (1) 31 marzo a Milano (1) 4 novembre (1) 5G (1) 6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione (1) 8 settembre (1) 9 febbraio 2019 (1) 9 novembre 2013 (1) A. Barba (1) AL NIMR (1) Abd El Salam Ahmed El Danf (1) Aberto Bellini (1) Accellerazionismo (1) Achille Occhetto (1) Acqua pubblica (1) Adenauer (1) AirCrewCommittee (1) Alain Parguez (1) Alan Greenspan (1) Alan Johnson (1) Alba Libica (1) Albania (1) Albert Jeremiah Beveridge (1) Albert Reiterer (1) Albert Rivera (1) Alberto Perino (1) Alcoa (1) Aldo Barba (1) Aldo Bronzo (1) Aleksey Mozgovoy (1) Alemanno (1) Aleppo (1) Alesina (1) Alessandro Mustillo (1) Alessandro Trinca (1) Alex Zanotelli (1) Alexander Zakharchenko (1) Alterfestival (1) Alternativa per la Germania (1) Alì Manzano (1) Ambrogio Donini (1) Ambrose Evans Pritchard (1) Amedeo Argentiero (1) Amintore Fanfani (1) Amoroso (1) Anders Breivik (1) Andrew Brazhevsky (1) Andrew Spannaus (1) Angela Matteucci (1) Angelo di Carlo (1) Angus Deaton (1) Anis Amri (1) Anna Angelucci (1) Anna Lami (1) Anschluss (1) Anthony Coughlan (1) Antonella Stocchi (1) Antonio De Gennaro (1) Antonio Guarino (1) Antonio Rinaldis (1) Antonis Ragkousis (1) Antonis-Ragkousis (1) Apple (1) Arditi (1) Argo Secondari (1) Argyrios Argiris Panagopoulos (1) Arnaldo Otegi (1) Ars Longa (1) Art 81 (1) Art. 11 (1) Art.50 Trattato Lisbona (1) Articolo1 (1) Artini (1) Artuto Scotto (1) Ascheri (1) Atene (1) Athanasia Pliakogianni (1) Atlantia (1) Attali (1) Augusto Graziani (1) Australia (1) BDI (1) BORIS NEMTSOV (1) BRI (1) Banca d'Italia (1) Banca mondiale (1) Barcelona en comú (1) Bashar al-Assad (1) Basilicata (1) Bastasin (1) Battaglione Azov (1) Bazar (1) Bcc (1) Bekaert (1) Belardelli (1) Belgio (1) Benigni (1) Benoît Hamon (1) Bernard-Henri Levy (1) Bielorussia (1) Bifo (1) Bilancio Ue (1) Bini Snaghi (1) Bisignani (1) Bismarck (1) Black Panthers (1) Blade Runner 2049 (1) Boicotta Eurovision (1) Boikp Borisov (1) Bolsonaro (1) Bossi (1) Branko Milanovic (1) Brennero (1) Bretagna (1) Brigata kalimera (1) Brindisi (1) Britannia (1) Bruderle (1) Bruno Steri (1) Bruno Vespa (1) Bulgaria (1) ByoBlu (1) C.f.. Governo giallo-verde (1) CARTA DI FIRENZE 2019 (1) CCF (1) CNL (1) COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST (1) COSMOPOLITICA (1) Calabria (1) Calenda (1) Cambiare si può (1) Cameron (1) Cammino per la libertà (1) Cancellieri (1) Carchedi (1) Caritas (1) Carlo Candi (1) Carlo De Benedetti (1) Carlo Rovelli (1) Carmine Pinto (1) Casal Bruciato (1) Cascina Raticosa (1) Casini (1) Cassazione (1) Cassese Sabino (1) Catarina Martins (1) Cekia (1) Cesare Battisti (1) Checchino Antonini (1) Checco (1) Chiaberge Riccardo (1) Chiara Appendino (1) Chisinau (1) Chișinău (1) Christian Napolitano (1) Christian Rocca (1) Christoph Horstel (1) Circo Massimo (1) Cirinnà (1) Civitavecchia (1) Claudia Zeta (1) Claudio Maartini (1) Claudio Magris (1) Claus Offe (1) Concita De Gregorio (1) Confederazione europea (1) Conferenza d'apertura (1) Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014 (1) Coord (1) Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione (1) Corea del Sud (1) Corriere della sera (1) Corte Europea sui diritti dell'uomo (1) Cosenza (1) Crimea (1) Cristina Re (1) Cuperlo (1) DDL (1) Dagospia (1) Daisy Osauke (1) Damiano palano (1) Dan Glazebrook (1) Daniela Conti (1) Daniele Manca (1) Danimarca (1) Dario Fo (1) Davide Bono (1) Davide Gionco (1) Davos (1) De Masi (1) De Vito (1) Debora Billi (1) Debt Redemption Fund (1) Del Rio (1) Denis Mapelli (1) Dichiarazione universale dei diritti umani (1) Dimitris Christoulias (1) Dio (1) Dmitriy Kolesnik (1) Domenico Quirico (1) Domenico Rondoni (1) Dominique Strauss-Khan (1) Don Sturzo (1) Donald Tusk (1) Duda (1) ECO (1) EPAM (1) Eco della rete (1) Eduard Limonov (1) Elctrolux (1) Eleonora Florenza (1) Elinor Ostrom (1) Elliott Gabriel (1) Emanuele Filiberto (1) Emilio Gentile (1) Emma Bonino (1) Emmanuel Mounier (1) Emmeffe (1) Enrica Perucchietti (1) Enrico Angelini Partigiano (1) Enrico Gatto (1) Enrico Rossi (1) Enrico padoan (1) Erasmo vecchio (1) Ernesto Pertini (1) Ernst Bloch (1) Eros Francescangeli (1) Erri De Luca (1) Etiopia (1) Ettore Gotti Tedeschi (1) Eugenio Scalgari (1) Eunoè (1) Eurispes (1) Europa a due velocità (1) Evo Morales (1) FF2 (1) Fabiani (1) Fabio Amato (1) Fabio De Masi (1) Fabio Dragoni (1) Fabio Mini (1) Fabio Petri (1) Fabriano (1) Fabrizio De Paoli (1) Fabrizio Rondolino (1) Falluja (1) Favia (1) Federazione delle Industrie Tedesche (1) Federica Aluzzo (1) Federico Caffè (1) Federico II il Grande (1) Ferrero (1) Fertility Day (1) Filippo Dellepiane (1) Filippo Nogarin (1) Filippo Santarelli (1) Fiorito (1) Florian Philippot (1) Folkebevægelsen mod EU (1) Foodora (1) Foro di Sao Paulo (1) Forum Ambrosetti (1) Forum dei Popoli Mediterranei (1) Forum di Assisi (1) Francesca Donato (1) Francesco Campanella (1) Francesco Cardinali (1) Francesco Garibaldo (1) Francesco Giuntoli (1) Francesco Lenzi (1) Francesco Magris (1) Franco Venturini (1) Frauke Petry (1) Fred Kuwornu (1) Freente Civico (1) Freud (1) Front de gauche (1) Fronte della gioventù comunista (1) Fuad Afane (1) Fukuyama (1) Fuori dall'euro (1) GMJ (1) Gabanelli (1) Gabriele Gesso (1) Gandhi (1) George Friedman (1) George Monbiot (1) Germanicum (1) Gesù (1) Gezi park (1) Giacomo Bellini (1) Giacomo Bellucci (1) Giacomo Vaciago (1) Giacomo Zuccarini (1) Giancarlo Bergamini (1) Gim cassano (1) Giordano Sivini (1) Giovanna Vertova (1) Giovanni De Cristina (1) Giovanni Lo Porto (1) Giovanni Schiavon (1) Giovanni Tomei (1) Giovanni di Cristina (1) Giulia Grillo (1) Giuliana Commisso (1) Giuliano Procacci (1) Giulio Ambrosetti (1) Giulio Girardi (1) Giulio Tarro (1) Giulio Tremonnti (1) Giuseppe Altieri (1) Giuseppe Guarino (1) Giuseppe Travaglini (1) Giuseppe Turani (1) Giuseppe Zupo (1) Glauco Benigni (1) Godley (1) Grasso (1) Graziano Priotto (1) Grecia presidio 9/9/19 (1) Guerra di liberazione algerina (1) Guglielmo Forges Davanzati (1) Guido Lutrario (1) Guido Ortona (1) Günther Anders (1) HSBC (1) Hainer Flassbeck (1) Haitam Manna (1) Haiti (1) Haver Analytics (1) Hawking (1) Heiner Flassbeck (1) Hillary Clinton (1) Hjalmar Schacht (1) Hong Kong (1) Huawei (1) Huffington Post (1) IPHONE (1) IRiS (1) IS (1) Ida Magli (1) Ignazio Marino (1) Il tramonto dell'euro (1) Ilaria Lucaroni (1) Illueca (1) Imposimato (1) Improta (1) Indesit (1) Indipendenza e Costituzione (1) Inge Höger (1) Intellettuale dissidente (1) International Forum of Sovereign Wealth Funds (1) Intesa Sanpaolo (1) Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (1) Italia dei valori (1) J.Habermas (1) JAMES GALBRAITH (1) JOBS ACT(ING) IN ROME (1) Jacques Delors (1) Jacques Rancière (1) James Holmes (1) James K. Galbraith (1) James Petras (1) Jaroslaw Kaczynsk (1) Jason Barker (1) Je so' Pazz' (1) Jean Claude Juncker (1) Jean-Claude Juncker (1) Jean-Claude Lévêque (1) Jean-Claude Michéa (1) Jean-Jacques Rousseau (1) Jean-Paul Fitoussi (1) Jeremy Rifkin (1) Jo Cox (1) Joel Perichaud (1) John Laughland (1) John Locke (1) John Pilger (1) Jorge Alcazar Gonzalez (1) Joseph De Maistre (1) Joseph Shumpeter (1) Josephine Markmann (1) João Ferreira (1) Jugend Rettet (1) Juha Sipila (1) Junge Welt (1) Kalecky (1) Kalergi (1) Kelsen (1) Kemi Seba (1) Kenneth Kang (1) Kiev (1) Kirill Vasilev (1) Kolesnik Dmitriy (1) Kosovo (1) Kostas Kostoupolos (1) Kostas-Kostopoulos (1) Kouachi (1) Koutsianas Pantelis (1) Kruhman (1) Ktragujevac (1) Kyenge (1) L'Aquila (1) La Pira (1) La forte polarizzazione (1) La sinistra e la trappola dell'euro (1) La via maestra (1) La7 (1) Lagarde (1) Lapo Elkann (1) Lars Feld (1) Lasciateci fare (1) Leave (1) Lecce (1) Left (1) Legge 194 (1) Legge Acerbo (1) Legge Severino (1) Leonardo Coen (1) Leopolda (1) Lettera aperta ai movimenti sovranisti (1) Lev Gumilev (1) LexitNetwork (1) Lia De Feo (1) Lidia Riboli (1) Lidia Undiemi (1) Liguria (1) Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando (1) Lituana (1) Livorno (1) Logistica. Ikea (1) London Corrispondent Society (1) Lorenzin (1) Lorenzin Beatrice (1) Lorenzo Alfano (1) Lorenzo Del Savio (1) Lorenzo Dorato (1) Lorenzo Fioramonti (1) Lorenzo Fontana (1) Loris Caruso (1) Luca Donadel (1) Luca Pagni (1) Lucarelli (1) Lucia Annunziata (1) Lucia Morselli (1) Luciana Castellina (1) Luciano Violante (1) Lucio Magri (1) Lucio garofalo (1) Luigi De Giacomo (1) Luigi Nanni (1) Luigi Preiti (1) Luigi Zingales (1) Luka Mesec (1) López Obrador (1) M. Pivetti (1) M48 (1) M5 (1) MH 17 flight paths (1) MNLA (1) MOSE (1) Macchiavelli (1) Macedonia (1) Maida (1) Manuel Monereo (1) Manuel Montejo (1) Manuela Cadelli (1) Manuela Carmena (1) Marcello Barison (1) Marcello De Cecco (1) Marcello Veneziani (1) Marcia Perugia-Assisi (1) Marco Bersani (1) Marco Carrai (1) Marco Cattaneo (1) Marco Di Steafno (1) Marco Ferrando (1) Marco Fortis (1) Marco Giannini (1) Marco Palombi (1) Marco Pannella (1) Marco Parma (1) Marco Rovelli (1) Marco Santopadre (1) Marcuse (1) Margarita Olivera (1) Maria Grazia Da Costa (1) Marina Calculli (1) Marina Minicuci (1) Mario Esposito (1) Mark Rutte (1) Maroni (1) Marta Fana (1) Martin Lutero (1) Martin Wolf (1) Marxista dell'Illinois n.1 (1) Massimiliano Panarari (1) Massimo Costa (1) Massimo Gramellini (1) Massimo Recalcati (1) Massimo Villone (1) Matt O'Brien (1) Mattei (1) Matteo Mameli (1) Matteo Pucciarelli (1) Mauricio Macri (1) Maurizio Alfieri (1) Maurizio Blondet (1) Maurizio Franzini (1) Maurizio Leonardi (1) Maurizio Lupi (1) Maurizio Molinari (1) Maurizio Ricci (1) Maurizio Sgroi (1) Maurizio Vezzosi (1) Maurizio Zenezini (1) Maurizio zaffarano (1) Mauro Alboresi (1) Mauro Bocci (1) Mauro Maltagliati (1) Mauro Scradovelli (1) Mauro Volpi (1) Maximilian Forte (1) Mdp (1) Me.Fo. (1) Melanchon (1) Meloni (1) Mentana (1) Meridionalisti Italiani (1) Merk (1) Merloni (1) Messico (1) Metallurgiche Forschungsgesellschaft (1) Micah Xavier Johnson (1) Michael Jacobs (1) Michael Ledeen (1) Michael Moore (1) Michelangelo Vasta (1) Michele Ainis (1) Michele Ruggero (1) Mihaly Kholtay (1) Milano (1) Milosevic (1) Milton Friedman (1) Mimmo Lucano (1) Mincuo (1) Ministero economia e finanza (1) Mladic (1) Mohamed bin Salman (1) Mohammad Javad Zarif (1) Monica Maggioni (1) Monicelli (1) Mont Pélerin Society (1) Montegiorgio in Movimento (1) Moshe Ya’alon (1) Moves (1) Movimento 77 (1) Movimento R(e)evoluzione (1) Movimento democratici e progressisti (1) Movimento di Liberazione Popolare (1) Movimiento 15-M (1) Mulatu Teshome Wirtu (1) Musk (1) NIgeria (1) Nadia Valavani (1) Naji Al-Alì (1) Nancy Fraser (1) Natale (1) Neda (1) Nepal (1) Nethanyahu (1) New York Times (1) Nicky Hager (1) Nicola Ferrigni (1) Nicolas Dupont-Aignan (1) Nicoletta Dosio (1) Nicolò Bellanca (1) Nimr Baqr al-Nimr (1) No Fertility Day (1) Noam Chomsky (1) Noelle Neumann (1) Noi sicialiano con Busalacchi (1) Norbert Hofer (1) Norberto Bobbio (1) Nord Africa (1) Norma Rangeri (1) Nsa (1) OCSE (1) OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È (1) OPEC (1) OXI (1) Olimpiadi (1) Olmo Dalcò (1) Omnium (1) Onda d'Urto (1) Open Society Foundations (1) Orietta Lunghi (1) P 101 (1) P-Carc (1) P01 (1) PCE (1) PCdI (1) PIANESI MARIO (1) POSSIBILE (1) PRISM (1) PSUV (1) Pablo Stefanoni (1) Padre Pio (1) Paesi baschi (1) Pakistan (1) Palladium (1) Panagoitis Sotiris (1) Panos "Panagiotis" Kammenos (1) Paola Muraro (1) Paolo Ciofi (1) Paolo Di Martino (1) Paolo Giussani (1) Paolo Maria Filipazzi (1) Paolo dall'Oglio (1) Paremvasi (1) Partito Comunista Italiano (1) Partito Comunista d'Italia (1) Partito del Lavoro (1) Partito radicale (1) Pasolini (1) Pasquale Voza (1) Passos Coelho (1) Patto di stabilità (1) Paul "Elliot" Singer (1) Paul De Grauwe (1) Paul Steinhardt (1) Per una sinistra rivoluzionaria (1) Perù (1) Pettirossi (1) Piano nazionale per la fertilità (1) Piepoli (1) Pier Francesco Zarcone (1) Pier Paolo Pasolini (1) Pierfranco Pellizzetti (1) Piero Calamandrei (1) Piero Gobetti (1) Piero Ricca (1) Piero fassina (1) Piero valerio (1) Pierre Laurent (1) Pietro Attinasi (1) Pietro Ingrao (1) Pietro Nenni (1) Pil (1) Pil argentino (1) Pinna (1) Pino Corrias (1) Pino Prestigiacomo (1) Piotr Zygulski (1) Pisa (1) Pizzarotti (1) Pomezia (1) Porto Recanati (1) Postcapitalism (1) Presidenza della Repubblica (1) Profumo (1) Puglia (1) Quadrio Curzio Alberto (1) Quisling (1) RENAUD LAMBERT (1) RISCOSSA ITALIANA (1) ROSS@ Parma (1) Rachid Ghannoūshī (1) Radek (1) Raffaele Ascheri (1) Raffaele Marra (1) Raffaella Paita (1) Ramadi (1) Ramarrik de Milford (1) Ramon Franquesa (1) Rapporto Werner (1) Ras Longa (1) Razem (1) Realfonzo (1) Remain (1) Renato Brunetta (1) René Girard (1) Report (1) Repubblica di Lugànsk (1) Rete Sostenibilità e Salute (1) Riccardo Terzi (1) Riccardo Tomassetti (1) Rino Formica (1) Risorgimento Meridionale (1) Rita Di Leo (1) Rizzo (1) Robert Mundell (1) Roberta Lombardi (1) Roberto D'Agostino (1) Roberto D'Alimonte (1) Roberto D'Orsi (1) Roberto Fico (1) Roberto Grienti (1) Roberto Marchesi (1) Roberto Martino (1) Roberto Massari (1) Roberto Musacchio (1) Roberto Palmerini (1) Roberto Santilli (1) Rocco Casalino (1) Rohani (1) Roma 13 ottobre 2018 (1) Roma 21 novembre 2015 (1) Romney (1) Rosario Crocetta (1) Rossano Rubicondi (1) Rovereto (1) SENZA EURO(PA) (1) SI COBAS (1) SInistra popolare (1) SYLVAIN LEDER (1) Sacko Soumayla (1) Said Gafurov (1) Sakorafa (1) Salmond (1) Salonicco (1) Salvatore Biasco (1) Salvatore D'Albergo (1) Samaras (1) Samir Amin (1) Sandro Targetti (1) Santori (1) Schengen (1) Schlageter (1) Scottish National Party (1) Scuola austriaca (1) Scuola di Friburgo (1) Sebastiano Isaia (1) Serge Latouche (1) Sergeï Kirichuk (1) Sergio Bologna (1) Sergio Romano (1) Shaimaa (1) Shaimaa el-Sabbagh (1) Shakira (1) SiAMO (1) Sig­mar Gabriel (1) Silvana Sciarra (1) Slai Cobas (1) Slavoj Zizek (1) Solone (1) Sorrentino (1) Spoleto (1) Sraffa (1) Standard & Poor's (1) Stanis Ruinas (1) Stefania Giannini (1) Stefano Alì (1) Stefano Azzarà (1) Stefano Bartolini (1) Stefano Feltri (1) Stefano Lucarelli (1) Stefano Musacchio (1) Stefano Petrucciani (1) Stefano Zai (1) Steven Forti (1) Storace (1) Stratfor (1) Strikemeeting (1) Sudafrica (1) Susana Díaz (1) Svitlana Grugorciùk (1) Svizzera (1) TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT) (1) TPcCSA (1) Tarek Aziz (1) Tariq Alì (1) Tempa Rossa (1) Tfr (1) Thatcher (1) Theodoros Koudounas (1) Theresa Mai (1) Thomas Szmrzly (1) Thomas Zmrzly (1) Tiziana Aterio (1) Tiziana Drago (1) Togliatti (1) Tommaso Nencioni (1) Tommaso Rodano (1) Tonia Guerra (1) Tony Manigrasso (1) Topos Rosso (1) Toscana (1) Tribunale dell'Aia (1) Trichet (1) Tripoli (1) Tuareg (1) Two Pack (1) UGL (1) UPR (1) Udc (1) Ugo Mattei (1) Ulrich Grillo (1) Unicredit (1) Unio (1) United Kingdom Indipendent Party (1) Utoya (1) VLADIMIR LAKEEV (1) Vagelis Karmiros (1) Valerio Colombo (1) Vallonia (1) Vasilij Volga (1) Veltroni (1) Venezia (1) Veronica Duranti (1) Versilia (1) Vertice di Milano (1) Viale (1) Viktor Shapinov (1) Vilad Filat (1) Vincent Brousseau (1) Vincenzo Sparagna (1) Viscione (1) Vito Lops (1) Vito Storniello (1) Vittorio Bertola (1) Vittorio Carlini (1) Vittorio da Rold (1) Von Mises (1) Vox Populi (1) W. Streeck (1) WHIRLPOOL (1) Walter Eucken (1) Walter Tocci (1) Warren Mosler (1) Washington Consensus (1) Wen Jiabao (1) Westfalia (1) Wilders (1) Wolfgang Streeck (1) Wolkswagen (1) Wozniak (1) YPG (1) Ytzhac Yoram (1) Zagrebelsky (1) Zaia (1) Zalone (1) Zbigniew Brzezinski (1) Zecchinelli (1) Zedda Massimo (1) Zizek (1) Znet (1) Zolo (1) Zygmunt Bauman (1) aborto (1) accise (1) adozioni (1) aggressione (1) agorà (1) al-Fatah (1) al-Ghwell (1) alba mediterranea (1) alberto garzon (1) alluvione (1) alt (1) alta velocità (1) amanda hunter (1) amnistia (1) amore (1) andrea zunino (1) antropocene (1) apocalisse (1) appoggio tattico (1) arcelor Mittal (1) aree valutarie ottimali (1) armi (1) arresti (1) asia argento (1) askatasuna (1) assemblea di Roma del 4 luglio 2015 (1) assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre (1) ateismo (1) autogestione (1) autostrade (1) ballarò (1) battisti (1) benessere (1) big five (1) bilancia dei pagamenti (1) bioetica (1) biologia (1) black block (1) blocco costituzionale (1) blocco nero (1) bloomberg (1) bomba atomica (1) bonapartismo (1) brigantaggio (1) bufale (1) bullismo (1) calcio (1) califfaato (1) campagna di finanziamento (1) capitolazione (1) carlo Bonini (1) carlo Sibilia (1) carta dei principi (1) cassa depositi e prestiti (1) catastrofe italiana (1) catene di valore (1) cdp (1) censis (1) censura (1) chokri belaid (1) comitato (1) comitato per la salvaguardia dei numeri reali (1) commemorazione (1) confini (1) conflitto di interezzi (1) confucio (1) consiglio superiore della magistratura (1) contestazione (1) controcorrente (1) convegno di Copenaghen (1) coronavirus (1) coronovirus (1) cretinate. (1) curzio maltese (1) cybercombattenti (1) cyborg (1) dabiq (1) dall'euro (1) dalla NATO e dal neoliberismo (1) david harvey (1) decalogo (1) decescita (1) decrescita felice (1) decretone (1) democratellum (1) democratiche e di sinistra (1) democrazia economica (1) deportazione economica (1) depressione (1) di Monica Di Sisto (1) dichiarazione di Roma (1) dimissioni (1) dimitris kazakis (1) diritti dei lavoratori (1) dissesto idrogeologico (1) dracma (1) ebraismo (1) economie di scala (1) economist (1) ecosocialismo (1) egolatria (1) elezioni comunali 2018 (1) elezioni regionali 2019 (1) enav (1) enrico Corradini (1) erasmus (1) esercito industriale di riserva (1) espulsione (1) estremismo (1) eurasismo (1) euroi (1) evasione fiscale (1) fabbriche (1) fallimenti (1) fascistizzazione della Lega (1) felicità (1) femen (1) femminicidio (1) fiducia (1) finan (1) finaza (1) flessibilità (1) flussi elettorali 2016 (1) fondi avvoltoio (1) fondi immobiliari (1) fondi sovrani (1) forme (1) freelancing (1) fuga dei capitali (1) fusione dei comuni (1) genere (1) giusnaturalismo (1) global compact (1) gold standard (1) governabilità (1) governo neutrale (1) grande coalizione (1) gravidanza (1) grazia (1) guerra di civiltà (1) guerra valutaria (1) hansel e gretel (1) hedge funds (1) i più ricchi del mondo (1) il cappello pensatore (1) illiberale (1) ilsimplicissimus (1) import (1) import-export (1) incendi (1) independent contractor (1) india (1) indignados (1) indipendeza e costituzione (1) individualismo (1) indulto (1) intena (1) intervista (1) ius sanguinis (1) ivana fabris (1) joker (1) kafir (1) l (1) la grande bellezza (1) legalità (1) legge Madia (1) legge anticorruzione (1) legge antisciopero (1) legge di stabilità 2016 (1) leva (1) leva obbligatoria (1) lex monetae (1) libaralismo (1) libe (1) liberalizzazioni (1) liberazionne (1) liberiamo (1) libra (1) linguaggio (1) link tax (1) liste civiche. (1) loi El Khomri (1) lotga di classe (1) luddismmo (1) lula (1) madre surrogata (1) mafiodotto (1) maghreb (1) malaysian AIRLINES (1) mandato imperativo (1) manifesto del Movimento Popolare di Liberazione (1) manlio dinucci (1) manovra (1) marchesi Antinori (1) marcia globale per Gerusalemme (1) massacri imperialisti (1) massimo bray (1) massoneria (1) materialismo storico (1) matrimoni omosessuali (1) matteo bortolon (1) matteo brandi (1) megalamania (1) memoria (1) mercantilismo (1) mercato (1) mercato del lavoro (1) militarismo (1) modello spagnolo (1) modello tedesco (1) modernità (1) molestie (1) momento polany (1) monetarismo (1) moody's (1) nascite (1) nazion (1) nazional-liberismo (1) neokeynesismo (1) no allo spezzatino (1) no vax (1) nobel (1) nomine ue (1) norvegia (1) numero chiuso (1) obiezione di coscienza (1) occupy wall street (1) oligarchia eurista (1) openpolis (1) operaismo (1) ore lavorate (1) osvaldo napoli (1) pacifismo (1) palmira (1) partite iva (1) partiti (1) partito americano (1) partito brexit (1) partito umanista (1) pecchioli luigi (1) personalismo (1) petiziion (1) piaciometro (1) piano Silletti (1) piano nazionale di prevenzione (1) piero visani (1) piigs (1) politicamente corretto (1) politiche austeritarie (1) polizia (1) ponte Morandi (1) popolo (1) post-elezioni (1) post-operaismo (1) postumano (1) profughi (1) programma UIKP (1) progresso (1) qualunquismo (1) questione meridionale (1) quinta internazionale (1) rampini (1) rappresentanza (1) recensioni (1) regione umbria (1) rete 28 Aprile (1) ride sharing (1) rider (1) risparmio tradito (1) risve (1) riunioni regionali (1) rivoluzione (1) robot killer (1) rosabrunismo (1) rublo (1) salafismo (1) salir del euro (1) sandro veronesi (1) sanzioni (1) scie chimiche (1) sciopero della fame (1) seisàchtheia (1) sequestro minori (1) sfruttamento (1) sicurezza (1) siderurgia (1) sindalismo di base (1) sinismo (1) smartphone (1) social forum (1) sondaggio demos (1) specismo (1) spionaggio (1) squatter (1) stadio (1) startup (1) statuto (1) sterlina (1) strategia militare (1) stress test (1) sud (1) suez (1) supe-bolla (1) supply-side economics (1) svimez (1) taglio parlamentari (1) takfirismo (1) tango bond (1) tassiti (1) tempesta perfetta (1) terza fase (1) terzigno (1) terzo stato (1) tesaurizzazione (1) torre maura (1) tortura (1) transumanismo (1) trappola della liquidità (1) trasformismo (1) trasumanesimo (1) trenitalia (1) triptrorelina (1) trivelle (1) troll (1) uassiMario Monti (1) uberizzazione (1) ultimatum (1) vademecum (1) vadim bottoni (1) valute (1) vattimo (1) vertice di Roma (1) volkswagen (1) voucher (1) wahabismo (1) wahhabismo (1) xenobot (1) yuan (1) zanotelli (1) zapaterismo (1)