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venerdì 28 marzo 2014

TUTTO PUR DI LIBERARCI DALL'EURO? di Emiliano Brancaccio

28 marzo. Di seguito la trascrizione dell'intervento che Emiliano Brancaccio fece l'11 gennaio scorso in occasione del convegno Oltre l'euro. La sinistra, la crisi l'alternativa.

«Io vorrei partire da una riflessione sulla quale si sono soffermati diversi eminenti intellettuali in questi mesi. Mi riferisco, in primo luogo, all’ipotesi di un voto al Fronte Nazionale in Francia. 
Ecco, questa ipotesi è sbagliata: non si può sdoganare il voto a una forza politica di questo tipo pur di far saltare la baracca dell’Euro. 
Uno dei motivi per cui ritengo sia sbagliata quella proposta politica, che seduce molti intellettuali in Francia e altrove, è che la difesa dei diritti civili, dei diritti di libertà, deve essere per noi irrinunciabile. 

Qualsiasi arretramento su questo fronte sarebbe una sconfitta per le istanze di progresso che dovremmo incarnare. Anzi, noi dovremmo combattere qualsiasi istanza reazionaria e di destra proprio per sottrarre ai liberali il falso monopolio sui diritti civili, perché soltanto la critica alle politiche liberali e liberiste può portare a uno sviluppo reale dei diritti individuali. Chi oggi combatte contro l’assetto dell’Unione Monetaria Europea, e dell’Unione Europea, deve farlo con lo scopo di appropriarsi della categoria della “modernità”, senza farsi sedurre da posizionamenti favorevoli alle istanze di destra reazionarie.

Al tempo stesso, però, credo che non si debbano tenere le distanze dai movimenti di protesta, quali essi siano. C’è stata, per esempio, una polemica intorno alla partecipazione o meno al movimento dei “Forconi”. Io credo che si debba intercettare e partecipare a quel movimento. Ovviamente bisogna saperlo fare, avendo idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti o si ha la forza di egemonizzare o si è egemonizzati e si tracolla. Non ci sono terze opzioni.
Emiliano Brancaccio


Alla luce di queste osservazioni, visto che le sfide sono piuttosto alte, in questi pochi minuti vorrei potervi chiamare “Compagne e Compagni”. Non so se l’amico Mosler si sentirà a suo agio in questa definizione, ma io spero di sì. Perché, vedete, la parola “compagni” se ben declinata, se viene aggiornata e modernizzata, è una definizione ecumenica ed è una definizione moderna, non è settaria. Compagni si definivano non soltanto i comunisti, ma i socialisti, i socialdemocratici, perfino i radicali!!! E i cattolici di base dicevano “Fratelli e Compagni”.

Ma non è soltanto una questione di storia. L’espressione “compagni” io credo che ci proietti anche nel futuro. Questa è un’espressione moderna e chiarisce a tutti noi che la libera espressione dell’individualità sociale avviene solo attraverso la politica di un collettivo. La liberazione individuale può essere solo il frutto di un’azione collettiva organizzata. Questo è un punto politico importante, anche perché chiarisce che se si vuole davvero intercettare il corso degli eventi storici occorre costruire grandi collettivi organizzati. Occorre, cioè, un grande sforzo di aggregazione di massa intorno a una politica condivisa.

Questo significa che bisogna avere anche il senso delle proporzioni. Io vi vedo in tanti lì stasera e questo è un bel risultato, ma dobbiamo però anche prendere coscienza del fatto che questa è una fase di piccoli gruppi, piccoli gruppi che crescono. E in quest’ottica sarebbe bene evitare protagonismi inutili che, in fin dei conti, sono il retaggio di un’ideologia individualista che è distruttiva per qualsiasi progetto politico, perché l’impresa è colossale e nessuno da solo potrà farcela. Il grande lavoro che deve essere fatto è quello su una definizione di una politica condivisa sull’individuazione di una piattaforma politica che sia aggregante e di successo. Io credo, quindi, che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, la pulsione che un tempo si sarebbe definita come “gruppettara”.

Ma, al tempo stesso, credo che si debba promuovere con tutte le forze il protagonismo delle idee, la dialettica delle tesi in campo. Una dialettica anche dura, durissima, delle tesi perché bisogna realmente capire quali di esse siano realmente in grado di intercettare il corso degli eventi e, soprattutto, con quali effetti.

Io provo, quindi, a formulare una domanda, una domanda che sto cercando di porre da un po’ di tempo, sperando di essere compreso nelle mie istanze e nei miei scopi e spero, soprattutto, di poterli condividere con tutti voi. La domanda è: “esiste un rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell’euro?”. La mia risposta è “Sì”. Esiste, cioè, il rischio che si cerchi a un certo punto di cambiare tutto, al limite perfino la moneta unica, per non cambiare in fondo niente? Per mantenere, cioè, ancora quella visione antistatuale, liberista e liberoscambista delle politiche economiche? Io dico che questo pericolo esiste e, poiché penso che uno degli scopi di fondo di iniziative politiche come la vostra debba essere quello di fare delle istanze del lavoro una categoria di interesse generale, io spero che di fronte al rischio di gestione gattopardesca della crisi noi si combatta insieme.

Come si può scongiurare questo rischio? Io credo in primo luogo chiarendo, almeno tra noi, che qualunque soluzione che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell’altro, al libero gioco delle forze del mercato, inteso sia come movimento dei prezzi che dei cambi, è una soluzione gattopardesca, e in fin dei conti liberista, che dev’essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta. Più in generale occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra Unione Monetaria Europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi il Mercato Unico Europeo, è un’opzione sbagliata che non tiene conto del fatto che la storia sta muovendosi rapida, che si rimescola, e quindi che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa come “Protezionismo”, come “intervento pubblico nell’economia” e, concedetemelo, perfino come “Socialismo”, possono tornare in gioco.

Del resto, per chiarirci che la Storia si muove, e che può muoversi sia in un senso da alcuni auspicato che in un senso da alcuni aborrito, chi l’avrebbe mai detto appena pochi anni fa che ad Atene, tempio millenario della democrazia, che sarebbero imperversate delle strutture paramilitari di tipo neonazista? Chi l’avrebbe mai detto? La Storia muove, in un senso o nell’altro. Dipende anche da noi».

domenica 26 gennaio 2014

DIVERGENZE A SINISTRA. La disputa tra Cremaschi e Pasquinelli

26 gennaio. In rete sono oramai disponibili quasi tutte le video-registrazioni dei lavori del Convegno "OLTRE L'EURO" (nella foto). Ciò grazie a diverse equipe, tra cui segnaliamo quelle di Bottega Partigiana (tra i promotori del Convegno), quelle degli amici della Me-Mmt, ed infine quelle di Eco della Rete —c'era anche un operatore di Libera TV, ma non abbiamo ancora traccia delle loro registrazioni. 
Noi abbiamo scelto, per la loro migliore qualità, le riprese fatte da Eco della Rete. Abbiamo iniziato a pubblicarle sul canale you tube di SOLLEVAZIONE
L'elenco delle prolusioni e degli interventi sin qui pubblicati lo potete vedere sulla colonna di sinistra nella home di questo sito.

Vogliamo segnalarvi gli interventi della Tavola Rotonda svoltasi la sera di sabato 11 gennaio e presieduta da Valerio Colombo. Il tema era impegnativo: "Quale società per il futuro". Partecipanti alla Tavola Rotonda: Ernesto Screpanti, Giorgio Cremaschi, Claudio Martini, Norberto Fragiacomo. Cinque diversi punti di vista che certo non coprono la vastissima gamma delle posizioni e delle ipotesi che circolano a sinistra.

Chi abbia modo di ascoltare i diversi interventi —dieci in tutto, dato che ci sono stati due giri— verificherà quanto denso e interessante sia stato il confronto. Degni di nota non solo i due interventi di Screpanti, che pur nei tempi stretti, ha disegnato l'architettura di un socialismo possibile, ma pure quelli di Fragiacomo e Martini.

Qui vogliamo segnalare la controversia tra Giorgio Cremaschi e Moreno Pasquinelli. Siamo al secondo giro di interventi. Il confronto è sulla questione del blocco sociale e delle alleanze per battere i poteri dominanti. Il giudizio di Cremaschi sul Movimento 9 Dicembre è tranchant, i "Forconi non sono nostri alleati". Ancor più categorico il suo rifiuto di ogni forma di nazionalismoe sovranismo: "Non scenderei mai in strada col tricolore", ha affermato. Ha infine concluso sostenendo che "nessuna alleanza con le detre e i fascisti, nemmeno per uscire dall'Unione europea, è possibile!".

Ferma la risposta di Pasquinelli il quale, dopo aver spiegato come il MPL si è mosso dentro il Movimento 9 dicembre, e messo in guardia da ogni approccio superficiale alla questione nazionale, ha sottolineato come nessun cambiamento rivoluzionario è possibile, tanto più in Occidente, se non si conquista il consenso almeno di ampi settori di ceto medio, tanto più di quelli distrutti e gettati sul lastrico dalle politiche della "aristocrazia capitalista dominante", se non si strappa a quest'ultima la sua base sociale di massa. Il pericolo di una rinascita del fascismo si evita solo se si va incontro alla protesta di questi strati sociali, lottando per l'egemonia, sbarazzandoci dei tabù di una sinistra che oramai è prigioniera della sua "bolla ideologica operaista".

L'INTERVENTO DI CREMASCHI



LA RISPOSTA DI PASQUINELLI


giovedì 23 gennaio 2014

UNITÀ DELLA SINISTRA SOVRANISTA di Ugo Boghetta, Francesco Piobbichi, Mimmo Porcaro

23 gennaio. L'altro ieri informavamo i lettori che i promotori del Convegno di Chianciano Terme uniranno le loro forze per dare vita ad un polo della sinistra anti-euro. A questo scopo hanno indetto una riunione nazionale che si svolgerà domenica 2 febbraio a Firenze. La riunione è aperta a tutti coloro che condividono, almeno nelle linee generali, quanto si afferma nell'invito diffuso dagli stessi promotori, tra cui il Mpl. 
La strada è in salita, ma la comune volontà di procedere è forte, come la consapevolezza che, a questo punto, non ci si può permettere di fare passi falsi. Tra gli aderenti al Convegno "OLTRE L'EURO" c'erano alcuni compagni dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista. Si tratta di coloro che hanno proposto, al recente congresso del partito, un articolato emendamento per l'uscita dall'euro e per la costruzione di un nuovo blocco sociale anticapitalista e sovranista. A causa della concomitanza della riunione del massimo organismo dirigente del Prc, essi non poterono essere presenti al Convegno. Inviarono questo saluto che pubblichiamo.

«Cari Compagni,
 

è solo per motivi contingenti, ed in particolare per lo svolgimento di una delicata sessione del Comitato politico nazionale del PRC (12 gennaio), che non siamo presenti all’importante convegno da voi organizzato a Chianciano.
Ugo Boghetta

Ci sarebbe piaciuto approfondire con voi i nodi che ci portano a ritenere irriformabili l’Unione europea e l’euro ed analizzare insieme i motivi che rendono così difficile, in Italia, liberarsi dall’europeismo dogmatico che tanto male ha fatto alla sinistra, ma soprattutto ai lavoratori ed al paese tutto intero.
In particolare ci sarebbe piaciuto evidenziare come le parole d’ordine relative all’Europa non siano fini a sé stesse – come spesso avviene nell’antieuropeismo di destra – ma comportino, per la sinistra anticapitalista, almeno tre importanti implicazioni.


La prima riguarda la composizione del fronte sociale interessato alla rottura della macchina europea, un fronte che è sicuramente più composito e più ampio del tradizionale blocco sociale della sinistra, e chiede indicazioni di fase non limitate all’aggregazione della sinistra di alternativa o di classe. 





La seconda è quella della rilevanza di un discorso nazionale (di tipo democratico-costituzionale e non aggressivo) come forma transitoria della progressiva autonomizzazione del paese dal distruttivo capitalismo euroatlantico e come condizione della stessa autonomia di classe. 
Francesco Piobbichi


Mimmo Porcaro
L’ultima è quella della definizione di una forma concreta (e quindi non puramente retorica) di socialismo, sia come risposta alle inevitabili difficoltà derivanti dalla sfida dell’uscita dall’euro (che comporterà, per non essere regressiva, controllo dei capitali, nazionalizzazione delle banche, protezione del lavoro…), sia come esito necessario di ogni seria critica ad un capitalismo ormai incapace di prospettare soluzioni di compromesso.

Siamo certi che sarà possibile sviluppare l’interlocuzione su questi temi già a partire da una riflessione sui materiali del convegno, ed iniziare a costruire uno stabile rapporto tra tutti coloro che, indipendentemente dai particolari orientamenti e dalle forme attuali dell’impegno politico, fanno comunque della critica all’Unione europea ed all’euro il perno di ogni ricostruzione di una prospettiva anticapitalista e socialista».

10 gennaio 2014 


Ugo Boghetta
Francesco Piobbichi
Mimmo Porcaro


* Segnaliamo il sito  di questi compagni: Sinistra No Euro

martedì 21 gennaio 2014

ECCO LA SINISTRA SOVRANISTA! di Comitato Promotore Convegno di Chianciano

21 gennaio. I promotori del Convegno di Chianciano organizzano una riunione nazionale per la costituzione di un polo della “sinistra sovranista”. 
La riunione si svolgerà a Firenze, domenica 2 febbraio alle ore 10:00, presso la ex Scuola E. Morante, Via Giampaolo Orsini 44.*
 


«Siamo molto soddisfatti per il buon esito del Convegno “Oltre l’euro. La sinistra, la crisi, l’alternativa” svoltosi a Chianciano Terme l’11-12 gennaio, non solo per il numero dei partecipanti, anche per la qualità dei contributi dei relatori e per il funzionamento dell’organizzazione dell’incontro.
Cogliamo anzi questa occasione per ringraziare tutti quelli che hanno partecipato, le forze che hanno aderito e tutti coloro che hanno contribuito con il loro lavoro al successo del convegno.

A tutti i partecipanti alla due giorni di Chianciano noi abbiamo consegnato un documento (che alleghiamo più sotto, Ndr) dal titolo “Uscire dall’euro, riconquistare la sovranità. Uscire dalla crisi, per un’alternativa di società”.

Questo documento era preceduto da una premessa:

«Il futuro deciderà se il Convegno “Oltre l’euro” sarà stato un successo. Lo sarà se dopo la fase della discussione analitica stimolerà quella della proposta e dell’azione politica. A questo scopo, noi promotori del Convegno, sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali presenti a Chianciano, il Documento sottostante, affinché valutino la possibilità di sottoscriverlo congiuntamente. Se, come ci auguriamo, questo accadrà, si dovrebbe dare vita ad un coordinamento stabile della sinistra sovranista. Non c’è molto tempo. Il processo di disgregazione dell’eurozona è nelle cose. Se esso sarà pilotato dalle forze oggi dominanti, dunque in base a principi neoliberisti, saranno dolori per il popolo lavoratore. C’è tuttavia un rischio ulteriore, quello che questa disgregazione conduca al sopravvento forze nazionaliste reazionarie, le quali, in nome della sovranità, tenteranno di fondare un regime autoritario, se non proprio di dittatura dispiegata del capitale. Il Documento è una bozza. Siamo disponibili a discuterlo con chi ne condivide lo spirito e il senso politico».
Il documento in questione, dopo un’analisi e una denuncia della drammatica situazione in cui si trova il nostro Paese, si concludeva così:

«Alle altre forze che condividono questa analisi e che vogliono ripristinare la sovranità popolare rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Invitiamo tutte le forze democratiche e costituzionali a mettere da parte le diversità in questo momento di emergenza. Formiamo un Comitato di liberazione nazionale. La Costituzione italiana sia la cornice dell’unità, la sovranità politica e monetaria i suoi obiettivi».
A Convegno concluso si è svolto un incontro tra i promotori e coloro i quali hanno dichiarato di condividere spirito e finalità del Documento in questione. I tempi ristretti non ci hanno consentito di approfondire tutti gli aspetti e le implicazioni della nostra proposta politica, per questo, di comune accordo, abbiamo deciso di riconvocarci a Firenze per domenica 2 febbraio.

Confermando la riunione del 2 febbraio vogliamo precisare qual è il suo scopo essenziale: tentare di dare vita ad un organismo politico unitario che raggruppi chi non si limita a lottare per l’abbandono dell’euro e dell’Unione e per riconsegnare al nostro Paese e al suo popolo piena sovranità, ma ritiene che occorra andare oltre, fino allo sganciamento dal capitalismo-casinò. Un polo che offra una casa nuova per chi vuole una nuova economia che non abbia come obiettivo quello dei profitti e privilegi della nuova classe capitalista, ma quello del bene comune.

L’area politica che contesta il traballante e criminogeno sistema eurista è destinata ad allargarsi e, alla fine, a diventare egemone nel Paese. Se non costruiamo dentro quest’area vasta un combattivo polo socialista e rivoluzionario sarà inevitabile che forze a vario titolo reazionarie, liberiste o addirittura neofasciste prendano il sopravvento.

È un’illusione ritenere che l’euro possa essere “democratizzato”, ma anche sperare che esso crolli da solo. Le euro-oligarchie europee e i loro fantocci locali, a nome e per conto dei potenti conglomerati economico-finanziari che rappresentano, difenderanno ostinatamente il mostro che hanno partorito, anche a costo (la Grecia insegna) di portare gran parte del popolo alla fame. 


Andiamo incontro a grandi mutamenti, che saranno segnati dal ritorno sulla scena di grandi masse. Se non riusciremo per tempo a dare una forma politica democratica alla sollevazione sociale per mezzo di quello che abbiamo chiamato CLN, una doppia sciagura incombe sui destini del nostro Paese: che essa venga schiacciata dalle forze oggi dominanti, o che diventi il carburante per un’uscita a destra ed autoritaria dalla gabbia eurista.


Vorremmo che la riunione di Firenze del 2 febbraio segni una svolta, che getti le fondamenta della casa nuova di tutti coloro che non separano la battaglia per la sovranità nazionale da quella per un futuro socialista.

La riunione è quindi aperta a tutti coloro che condividendo i nostri intenti, vogliono farla finita con le divisioni e la lotta tra le singole individualità, e sono pronti a rimboccarsi le maniche per un’azione politica comune e condivisa».

Il Comitato Promotore del Convegno OLTRE L’EURO

 (Lella Bigatti, Shirin Chehayed, Valerio Colombo, Daniela Di Marco, Claudio Martini, Leonardo Mazzei, Rodolfo Monacelli, Moreno Pasquinelli, Loredana Signorile)

* Come si arriva alla sede della riunione:
- In via Giampaolo Orsini si giunge facilmente in macchina, dopo essere usciti al casello di Firenze sud.
- Chi arriva in treno alla stazione di Santa Maria Novella deve prendere il bus 23 in direzione Piazza Ferrucci.
 






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* Il documento consegnato dai Promotori al partecipanti del Convegno "OLTRE L'EURO

«Uscire dall’euro, riconquistare la sovranità
Uscire dalla crisi, per un’alternativa di società
»


Il futuro deciderà se il Convegno “Oltre l’euro” sarà stato un successo. Lo sarà se dopo la fase della discussione analitica stimolerà quella della proposta e dell’azione politica.
A questo scopo, noi promotori del Convegno, sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali presenti a Chianciano, il Documento sottostante, affinché valutino la possibilità di sottoscriverlo congiuntamente.
Se, come ci auguriamo, questo accadrà, si dovrebbe dare vita ad un coordinamento stabile della sinistra sovranista.
Non c’è molto tempo. Il processo di disgregazione dell’eurozona è nelle cose.
Se esso sarà pilotato dalle forze oggi dominanti, dunque in base a principi neoliberisti, saranno dolori per il popolo lavoratore.
C’è tuttavia un rischio ulteriore, quello che questa disgregazione conduca al sopravvento forze nazionaliste reazionarie, le quali, in nome della sovranità, tenteranno di fondare un regime autoritario, se non proprio di dittatura dispiegata del capitale.
Il Documento è una bozza. Siamo disponbili a discuterlo chi ne condivide lo spirito e il senso politico.


Il nostro Paese sta subendo una catastrofe senza precedenti. Tutti i principali indicatori economici confermano che il motore del capitalismo italiano si è da tempo inceppato, che sta imboccando la via del declino. L’impatto sul tessuto sociale non è meno devastante di quelli prodotti dalle due guerre del secolo scorso.
I circoli dirigenti delle classi dominanti hanno enormi responsabilità per lo stato in cui versa il nostro Paese.


Nel clima di euforia imperialistica succeduto al crollo del Muro di Berlino e dell’Unione sovietica essi sostennero fanaticamente la corsa verso l’Unione Europea e la moneta unica, nella convinzione che sottoponendosi al “vincolo esterno”, ovvero alle regole monetariste di marca tedesca, il Paese sarebbe guarito dalle sue patologie, diventando “normale”. Erano gli anni della nascita per via giudiziaria della “Seconda Repubblica”, dell’idea liberista di “meno Stato più mercato”, delle privatizzazioni, della trasformazione affaristica del sistema bancario, dell’attacco sistematico al lavoro salariato, della svendita del debito pubblico alla finanza predatoria globale.

Malgrado lo shock del 1992 (quando la Lira dovette uscire dallo Sme) i circoli dominanti ripresero senza esitazioni la marcia verso la definitiva cessione della sovranità politica alla Commissione europea di Bruxelles e di quella monetaria a Francoforte. Il risultato è noto: da allora il Paese ha conosciuto una prolungata stagnazione economica.

Col collasso finanziario del 2008 l’Euro(pa) è da allora l’epicentro della crisi economica globale. I cataclismi a catena dell’Irlanda, della Grecia, della Spagna e del Portogallo, mostrarono l’assurdità dell’idea di una moneta senza Stato e che le crepe dell’unione monetaria erano insanabili. Invece di fare finalmente marcia indietro, di prendere atto del fallimento conclamato dell’euro e del dogma del “vincolo esterno”, le nostre classi dominanti hanno perseverato nell’errore, trasformandolo nel crimine di crudeli politiche di austerità. Invece di invertire la rotta essi hanno accettato di commissariare l’Italia, di farne l’agnello sacrificale per tenere in vita l’euro —di qui l’adesione al Mes, al Fiscal compact, fino all’iscrizione del pareggio di bilancio in Costituzione. L’economia italiana, già malata, è stata così colpita a morte e il tessuto sociale disintegrato.

Ora, la lobby politico economica al potere, utilizzando una casta di politici privi di qualsivoglia autonomia, gratificati con dei privilegi, annuncia ipocritamente che forse occorrerebbe “un cambio di passo”, che “bisognerebbe lasciarsi alle spalle la fase dell’austerità”, che si dovrebbero ricontrattare i Trattati, supplicando la Merkel ad adottare politiche espansive. Vorrebbero chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.

Ipotesi velleitaria. Mentre l’Italia s’impoveriva e cedeva la sua sovranità nazionale, la Germania, attraverso la sua politica mercantilista, consolidava la propria, diventando il Moloch la cui potenza dipende dal sacrificio delle altre nazioni. L’Unione è così diventata una pertinenza tedesca, la moneta unica sua arma, la pervasiva tecnocrazia europea sua sentinella, la Bce il suo scudo. È illusorio pensare che il capitalismo tedesco sia disposto a rinunciare al riconquistato predominio continentale ottenuto sulle macerie della “solidarietà europea”. Né sembra che la finanza predatoria e le altre potenze geopolitiche globali vogliano sfidare questo assetto europeo, almeno fino a quando la centralità tedesca non metterà in discussione la supremazia strategica degli Stati Uniti, sotto il cui ombrello è avvenuto l’intero processo eurista.

Pur senza aver aggredito nessuno, attraverso il ricatto del debito, l’Italia è come se avesse perso una guerra, obbligata a pagare salatissime “riparazioni” e sottoposta a dure sanzioni economiche (in questo consistono gli ultimi Trattati europei). Il paradosso è che chi ci punta la pistola alla tempia lo farebbe per il nostro bene spacciandosi addirittura come “amico” e “alleato”. Siamo diventati di fatto un protettorato amministrato da una classe compradora garante alla rapina esterna, che su questa rapina lucra e s’ingrassa, e che pur di “onorare” il rimborso del debito è disposta a dissanguare il popolo.

Il movimento di protesta esploso il 9 dicembre ha avuto certo molti limiti, ma ha dimostrato che vasti settori sociali hanno compreso che il nemico non ce l’hanno solo fuori, ma anche dentro casa, che si esce da questa gabbia solo spezzando le sue sbarre, che si esce dal marasma con una grande svolta, politica, economica e sociale. Siamo solo agli inizi di un ciclo di lotte e rivolte sociali che la sinistra sovranista deve incontrare affinché sfoci in una rivoluzione democratica che cacci dal potere i proconsoli telecomandati che governano, una sollevazione generale che sfoci nella liberazione del nostro Paese e che ristabilisca la piena sovranità popolare.

Per noi sono importanti sia il recupero della sovranità sia un processo di trasformazione profondo del modello sociale; per questo siamo più convinti che mai che la costruzione di un modello politico, sociale e umano di tipo socialista che sia adatto al XXI secolo sia l’alternativa a un capitalismo che costringe l’umanità a passare da una catastrofe all’altra. Parliamo di un sistema che utilizzi razionalmente le fonti da cui si produce la ricchezza: le risorse naturali e il lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene della comunità. La riconquista della sovranità nazionale è per noi, di concerto con altri altri popoli fratelli e sovrani, un primo passo verso lo sganciamento dal sistema oligarchico del “capitalismo-casinò”.

Alle altre forze che condividono questa analisi e che vogliono ripristinare la sovranità popolare rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Invitiamo tutte le forze democratiche e costituzionali a mettere da parte le diversità in questo momento di emergenza. Formiamo un Comitato di liberazione nazionale. La Costituzione italiana sia la cornice dell’unità, la sovranità politica e monetaria i suoi obbiettivi.

Una volta cacciati i collaborazionisti dal potere avremo un governo d’emergenza che dovrà applicare solo poche ma incisive misure d’emergenza, tra cui:
(1) uscita unilaterale dall’eurozona,
(2) nazionalizzazione della Banca d’Italia e del sistema bancario,
(3) emissione della nuova lira,
(4) misure restrittive dei movimenti di capitali;
(5) moratoria sul debito pubblico.
Il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti delle classi lavoratrici.

Una volta riconquistata la leva della sovranità e messo in sicurezza il Paese, il Cln avrà compiuto il suo compito, e quindi i cittadini potranno liberamente scegliere il loro futuro, quale tipo di società essi riterranno più giusta». 

domenica 12 gennaio 2014

UN SUCCESSO OLTRE LE NOSTRE ASPETTATIVE

11 gennaio. Si è conclusa con successo la prima giornata del Convegno «OLTRE L'EURO. La sinistra. La crisi. L'alternativa». Un successo non solo per i numeri, visti i 400 partecipanti. Molti altri avrebbero voluto partecipare, ma non ce l'hanno fatta.

Un successo soprattutto per la qualità dei contributi scientifici offerti dai diversi economisti che sono stati protagonisti del Seminario Oltre l'euro: per andare dove?
A detta di alcuni che in questi ultimi anni hanno partecipato ai diversi convegni che si sono susseguiti e dedicati alla questione della crisi dell'eurozona e della moneta unica, si è trattato dell'incontro più interessante e proficuo.
Avevamo chiesto ai diversi relatori di spiegarci non solo i loro punti di vista sulle cause della crisi, ma di esporre in modo chiaro quali siano le vie d'uscita possibili dal marasma in cui è impigliato il nostro Paese. 
Non è possibile in questa sede riassumere le prolusioni e il ricco dibattito. Il fatto notevole è che diversi relatori non si sono limitati ad esporre concetti e categorie economiche. Gli aspetti politici della battaglia  per riconquistare sovranità e democrazia sono stati anch'essi al centro della riflessione dei vari relatori. 
Anche per questo i promotori del Convegno sono soddisfatti. 
Con la sua introduzione, Moreno Pasquinelli ha appunto cercato di far si che questo grande incontro  non si risolvesse in un parlarsi addosso o in un cahier de doleance delle malefatte degli euro-oligarchi e dei loro camerieri nostrani, che esso fornisse proposte concrete di uscita, da trasformare in altrettanti punti di una piattaforma credibile, proprio per costruire un'alternativa alle politiche di austerità neoliberiste.
Un momento del Convegno

Abbiamo così avuto risposte, anche se non sempre coincidenti, su come dovrebbe funzionare l'economia di un'Italia tornata sovrana, il ruolo della Banca Centrale e del sistema bancario nel suo complesso, il ruolo dello Stato affinché produzione e scambio non siano lasciati alle leggi cieche del mercato, la funzione della spesa pubblica in una società che punta alla piena occupazione, l'impatto della sovranità monetaria sugli scambi con i Paesi esteri.
Potremmo continuare, basti qui segnalare che, più che le differenze, sono emerse decisive consonanze.
Molti dei presenti ci hanno già chiesto di pubblicare gli atti di questo Convegno. Un lavoro enorme che i promotori si propongono di compiere.
Vale la pena segnalare il clima in cui il Convegno si è svolto: partecipato, appassionato e unitario. 
Si usa dire in questi casi se son rose fioriranno, ovvero se, come i promotori si augurano, il Convegno dia finalmente una spinta ad un virtuoso processo di unità dei diversi soggetti politici e culturali che erano presenti a Chianciano Terme.
Nelle cartelle consegnate ai partecipanti, i promotori hanno inserito una proposta di documento politico (che qui sotto alleghiamo) affinché sorga un coordinamento stabile delle forze politiche culturali e sociali unite dai medesimi intenti sovranisti e democratici.
Una proposta, ben inteso, niente di definitivo, ma una proposta con cui i promotori (in particolare MPL e Bottega Partigiana), chiedono si apra nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, un confronto serrato.
Moreno Pasquinelli introduce i lavori


Qui sotto la bozza di documento sottoposta dai promotori all'attenzione dei partecipanti e sulla quale chiediamo l'adesione dei nostri lettori

«Uscire dall’euro, riconquistare la sovranità
Uscire dalla crisi, per un’alternativa di società
Il futuro deciderà se il Convegno “Oltre l’euro” sarà stato un successo. Lo sarà se dopo la fase della discussione analitica stimolerà quella della proposta e dell’azione politica. 
A questo scopo, noi promotori del Convegno, sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali presenti a Chianciano, il Documento sottostante, affinché valutino la possibilità di sottoscriverlo congiuntamente.
Se, come ci auguriamo, questo accadrà, si dovrebbe dare vita ad un coordinamento stabile della sinistra sovranista.
Non c’è molto tempo. Il processo di disgregazione dell’eurozona è nelle cose.
Se esso sarà pilotato dalle forze oggi dominanti, dunque in base a principi neoliberisti, saranno dolori per il popolo lavoratore.
C’è tuttavia un rischio ulteriore, quello che questa disgregazione conduca al sopravvento forze nazionaliste reazionarie, le quali, in nome della sovranità, tenteranno di fondare un regime autoritario, se non proprio di dittatura dispiegata del capitale.
Il Documento è una bozza. Siamo disponbili a discuterlo chi ne condivide lo spirito e il senso politico.

I promotori del Convegno di Chianciano Terme

Il nostro Paese sta subendo una catastrofe senza precedenti. Tutti i principali indicatori economici confermano che il motore del capitalismo italiano si è da tempo inceppato, che sta imboccando la via del declino. L’impatto sul tessuto sociale non è meno devastante di quelli prodotti dalle due guerre del secolo scorso.
I circoli dirigenti delle classi dominanti hanno enormi responsabilità per lo stato in cui versa il nostro Paese.
Nel clima di euforia imperialistica succeduto al crollo del Muro di Berlino e dell’Unione sovietica essi sostennero fanaticamente la corsa verso l’Unione Europea e la moneta unica, nella convinzione che sottoponendosi al “vincolo esterno”, ovvero alle regole monetariste di marca tedesca, il Paese sarebbe guarito dalle sue patologie, diventando “normale”. Erano gli anni della nascita per via giudiziaria della “Seconda Repubblica”, dell’idea liberista di “meno Stato più mercato”, delle privatizzazioni, della trasformazione affaristica del sistema bancario, dell’attacco sistematico al lavoro salariato, della svendita del debito pubblico alla finanza predatoria globale.
Warren Mosler durante la sua prolusione


Malgrado lo shock del 1992 (quando la Lira dovette uscire dallo Sme) i circoli dominanti ripresero senza esitazioni la marcia verso la definitiva cessione della sovranità politica alla Commissione europea di Bruxelles e di quella monetaria a Francoforte. Il risultato è noto: da allora il Paese ha conosciuto una prolungata stagnazione economica.

Col collasso finanziario del 2008 l’Euro(pa) è da allora l’epicentro della crisi economica globale. I cataclismi a catena dell’Irlanda, della Grecia, della Spagna e del Portogallo, mostrarono l’assurdità dell’idea di una moneta senza Stato e che le crepe dell’unione monetaria erano insanabili. Invece di fare finalmente marcia indietro, di prendere atto del fallimento conclamato dell’euro e del dogma del “vincolo esterno”, le nostre classi dominanti hanno perseverato nell’errore, trasformandolo nel crimine di crudeli politiche di austerità. Invece di invertire la rotta essi hanno accettato di commissariare l’Italia, di farne l’agnello sacrificale per tenere in vita l’euro —di qui l’adesione al Mes, al Fiscal compact, fino all’iscrizione del pareggio di bilancio in Costituzione. L’economia italiana, già malata, è stata così colpita a morte e il tessuto sociale disintegrato.

Ora, la lobby politico economica al potere, utilizzando una casta di politici privi di qualsivoglia autonomia, gratificati con dei privilegi, annuncia ipocritamente che forse occorrerebbe “un cambio di passo”, che “bisognerebbe lasciarsi alle spalle la fase dell’austerità”, che si dovrebbero ricontrattare i Trattati, supplicando la Merkel ad adottare politiche espansive. Vorrebbero chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.

Ipotesi velleitaria. Mentre l’Italia s’impoveriva e cedeva la sua sovranità nazionale, la Germania, attraverso la sua politica mercantilista, consolidava la propria, diventando il Moloch la cui potenza dipende dal sacrificio delle altre nazioni. L’Unione è così diventata una pertinenza tedesca, la moneta unica sua arma, la pervasiva tecnocrazia europea sua sentinella, la Bce il suo scudo. È illusorio pensare che il capitalismo tedesco sia disposto a rinunciare al riconquistato predominio continentale ottenuto sulle macerie della “solidarietà europea”. Né sembra che la finanza predatoria e le altre potenze geopolitiche globali vogliano sfidare questo assetto europeo, almeno fino a quando la centralità tedesca non metterà in discussione la supremazia strategica degli Stati Uniti, sotto il cui ombrello è avvenuto l’intero processo eurista.

Pur senza aver aggredito nessuno, attraverso il ricatto del debito, l’Italia è come se avesse perso una guerra, obbligata a pagare salatissime “riparazioni” e sottoposta a dure sanzioni economiche (in questo consistono gli ultimi Trattati europei). Il paradosso è che chi ci punta la pistola alla tempia lo farebbe per il nostro bene spacciandosi addirittura come “amico” e “alleato”. Siamo diventati di fatto un protettorato amministrato da una classe compradora garante alla rapina esterna, che su questa rapina lucra e s’ingrassa, e che pur di “onorare” il rimborso del debito è disposta a dissanguare il popolo.

Il movimento di protesta esploso il 9 dicembre ha avuto certo molti limiti, ma ha dimostrato che vasti settori sociali hanno compreso che il nemico non ce l’hanno solo fuori, ma anche dentro casa, che si esce da questa gabbia solo spezzando le sue sbarre, che si esce dal marasma con una grande svolta, politica, economica e sociale. Siamo solo agli inizi di un ciclo di lotte e rivolte sociali che la sinistra sovranista deve incontrare affinché sfoci in una rivoluzione democratica che cacci dal potere i proconsoli telecomandati che governano, una sollevazione generale che sfoci nella liberazione del nostro Paese e che ristabilisca la piena sovranità popolare.

Per noi sono importanti sia il recupero della sovranità sia un processo di trasformazione profondo del modello sociale; per questo siamo più convinti che mai che la costruzione di un modello politico, sociale e umano di tipo socialista che sia adatto al XXI secolo sia l’alternativa a un capitalismo che costringe l’umanità a passare da una catastrofe all’altra. Parliamo di un sistema che utilizzi razionalmente le fonti da cui si produce la ricchezza: le risorse naturali e il lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene della comunità. La riconquista della sovranità nazionale è per noi, di concerto con altri altri popoli fratelli e sovrani, un primo passo verso lo sganciamento dal sistema oligarchico del “capitalismo-casinò”.

Alle altre forze che condividono questa analisi e che vogliono ripristinare la sovranità popolare rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Invitiamo tutte le forze democratiche e costituzionali a mettere da parte le diversità in questo momento di emergenza. Formiamo un Comitato di liberazione nazionale. La Costituzione italiana sia la cornice dell’unità, la sovranità politica e monetaria i suoi obbiettivi.

Una volta cacciati i collaborazionisti dal potere avremo un governo d’emergenza che dovrà applicare solo poche ma incisive misure d’emergenza, tra cui:
(1) uscita unilaterale dall’eurozona,
(2) nazionalizzazione della Banca d’Italia e del sistema bancario,
(3) emissione della nuova lira,
(4) misure restrittive dei movimenti di capitali;
(5) moratoria sul debito pubblico.
Il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti delle classi lavoratrici.

Una volta riconquistata la leva della sovranità e messo in sicurezza il Paese, il Cln avrà compiuto il suo compito, e quindi i cittadini potranno liberamente scegliere il loro futuro, quale tipo di società essi riterranno più giusta».

martedì 7 gennaio 2014

CHIANCIANO TERME: MENO QUATTRO AL SUCCESSO

7 gennaio. Sabato prossimo inizia il convegno «OLTRE L'euro. La sinistra, la crisi, l'alternativa».  
Più sotto il programma finale dei lavori con tutti i protagonisti.
Che sarebbe stato un successo ne eravamo sicuri, e per tre ragioni principali. 

La prima. Seppure in ritardo anche a sinistra è andata crescendo la consapevolezza che occorre uscire dall'eurozona e che la riconquista della piena sovranità nazionale è la condizione anche solo per pensare alla fuoriuscita dal capitalismo. Un ritardo grave, che ha certo cattive ragioni, ma una è buona: è nel Dna della sinistra di tradizione marxista non gettarsi nella mischia senza aver ben ponderato le proprie mosse, senza una chiara visione strategica, senza calcolare i rischi nell'imboccare una strada inedita.
La seconda. Frutto di un certosino lavoro di anni, il Convegno risponde a questa domanda di analisi, di approfondimento, di chiarezza sulle implicazioni economiche ma pure politiche del commiato definitivo col disegno europeista, non solo nella sua versione liberista. 
Al Convegno avremo infatti tra i più importanti economisti-non-di-regime (ma non solo economisti) che in questi anni stanno svolgendo un lavoro di demistificazione della moneta unica e, seppure con diverse proposte, difendono l'idea di una "uscita da sinistra". Non tutti quindi. Abbiamo preferito escludere quelli che "giocano sporco", i senza principi che ci ridono alle spalle perché riteniamo necessario, non solo uscire dall'euro ma ragionare, ci vorrà il tempo che ci vorrà, su come fuoriuscire dal capitalismo.

La terza ragione per cui eravamo sicuri del successo del convegno è che il collettivo organizzativo messo in piedi da Mpl e Bottega Partigiana, da mesi, sta lavorando sodo con uno spirito unitario, una tenacia e un affiatamento davvero fuori dal comune.

Ma il successo non lo misureremo solo dall'alto numero di partecipanti (a quattro giorni dal convegno siamo già oltre il massimo di prenotazioni che ci attendevamo), o dalla qualità delle prolusioni e delle tre sessioni di cui il Convegno si compone.

Sarà un successo pieno se il convegno di Chianciano darà una decisiva spinta ad un processo di aggregazione e unitario delle forze della sinistra sovranista.
Non è solo il nostro augurio, è l'obbiettivo da cui non demordiamo.


venerdì 6 dicembre 2013

VERSO IL GRANDE CONVEGNO DI CHIANCIANO TERME

6 dicembre. «OLTRE L'EURO. La sinistra, la crisi, l'alternativa». 

Manca poco meno di un mese al più importante convegno degli ultimi anni. Le prenotazioni (clicca QUI per le modalità) e le adesioni aumentano. I posti a disposizione non sono molti. Ognuno si affretti quindi a prenotare.

 

Al Convegno, promosso dal Movimento Popolare di Liberazione e da Bottega Partigiana, hanno sino ad ora aderito:  Me-Mmt, Epic (Economia per i Cittadini), Centro Studi marxisti Lelio Basso, Bandiera Rossa in movimento, KeynesBlog, Mainstream, Corretta informazione, Eco della Rete, Partito Umanista, Movimento radical-socialista, Ass. Culturale Sirio 87, CUB Trasporti.

Il Convegno è diviso in tre sessioni.

Sabato 11 gennaio, a partire dalle ore 10:00, si svolgerà il seminario OLTRE L'EURO: PER ANDARE DOVE.

Ecco l'elenco degli economisti coi titoli delle loro prolusioni:


Modera: Lella Bigatti

Introduce: Moreno Pasquinelli

Ernesto Screpanti: «2007-2013: una crisi di transizione»  
Bruno Amoroso: «L’Europa siamo noi: per il risveglio delle comunità»  
Marco V. Passarella: «Attualità del piano. Critica del paradigma liberoscambista» Sergio Cesaratto:«Sinistra, Europa e ruolo dello Stato nazionale nell'economia»  
Andrea Ricci: «Uscita dall'euro e integrazione europea: un binomio possibile»
Warren Mosler: «Le proposte della Me-Mmt per uscire dalla crisi»  
Emiliano Brancaccio: «Sugli effetti delle crisi dei regimi di cambio fisso »  
Gennaro Zezza: «L'euro, la crisi, e la redistribuzione dei redditi» Nino Galloni: «Ci porti all'inferno, Germania? Egemonia, supremazia, catastrofe»
Luciano Barra Caracciolo: «Euro e(o?) democrazia costituzionale.  La convivenza impossibile tra Costituzione e Trattati europei».



La sera del sabato, a partire dalle ore 21:00 avremo una tavola rotonda sul tema QUALE SOCIETA' PER IL FUTURO

Modera: Valerio Colombo

Intervengono: Ernesto Screpanti, Claudio Martini, Norberto Fragiacomo, Moreno Pasquinelli.


Domenica 12 gennaio, a partire dalle ore 09:00 si svolgerà il forum LA SINISTRA, LA CRISI, L'ALTERNATIVA

Modera: Nello De Bellis

Intervengono:

Ugo Boghetta, Fabio Frati, Diego Fusaro, Giorgio Cremaschi, Marino Badiale
Valerio Colombo, Leonardo Mazzei

mercoledì 13 novembre 2013

COLPIRE UNITI, MARCIARE SEPARATI. Verso Chianciano Terme

13 novembre. Ci mancano due mesi esatti al convegno OLTRE L'EURO. Siete in molti a complimentarvi con noi per aver pensato e organizzato questo evento. Grazie. Adesso, però, vedete di sbrigarvi e segnalare la vostra partecipazione, seguendo le istruzioni che abbiamo segnalato. Nulla è scontato in momenti come questo, tantomeno il successo del convegno, la cui importanza è data dalla qualità dei protagonisti, dai temi su cui essi sono stati chiamati ad esprimersi e confrontarsi, ma anche dalla qualità e quantità dei partecipanti.

Il primo scopo del convegno è quello di capire come dall'euro si può uscire. Attendiamo fatalisticamente il crollo? Oppure cerchiamo di mettere in moto un grande movimento di popolo  affinché l'uscita non equivalga ad una catastrofe e apra la strada ad un futuro migliore?

Secondo scopo: qual'è questo futuro migliore a cui aneliamo? Che idea di società e di paese abbiamo in testa? E quali sono le forze sociali e politiche per realizzarlo?

Il terzo scopo interroga la sinistra. Intendiamo per sinistra quella vasta area di movimenti sociali, di forze politiche e sindacali, di correnti culturali e intellettuali che hanno lottato come hanno potuto contro lo schiacciasassi della globalizzazione, contro i governi di centro-destra e centro-sinistra.

Questa sinistra pulita e antagonista è stata cacciata in un angolo, anzitutto a causa della sinistra sistemica imperniata attorno al Partito democratico, pilastro del regime eurista e  Cavallo di Troia con cui le classi dominanti hanno corrotto e piegato l'opposizione sociale.

Noi crediamo due cose: la prima è che se la sinistra antagonista non entra in campo restando a marcire nelle sue trincee la strada sarà spianata ad avventure reazionarie. La seconda è che questa sinistra potrà risorgere, diventare protagonista di una partita storica per il futuro del nostro Paese, se e solo se deciderà di liberarsi del tabù europeista (alle cui spalle c'è l'idiosincrasia verso l' identità nazionale) e avrà il coraggio di impugnare la battaglia contro l'euro e per la sovranità monetaria —che entro la gabbia eurista è diventato il simbolo stesso della sovranità popolare.
 
Vorremmo quindi  sfatare l'idea che contro l'euro sia in campo solo la mucillaggine di certa destra politica, i cascami del berlusconismo in cerca di rifugio, e di converso l'opinione fatalista che l'uscita dalla gabbia eurista non possa che farci precipitare nelle braccia di populismi revanchisti. Si può essere sovranisti e socialisti, internazionalisti e patrioti, anti-euro e democratici.

I media europei, anzitutto italiani, hanno tutto l'interesse a fare credere che chi è contro l'euro è di destra e che, gratta gratta, è un nostalgico del fascismo. La ragione di questa propaganda è evidente: gli oligarchi e i loro pupazzi politici hanno bisogno di spaventare, per  addomesticarla, l'opinione pubblica, anzitutto quella dei proletari, delle classi meno abbienti, che sono quelle che, se decideranno di sollevarsi, faranno saltare in aria in un baleno la gabbia dell'euro —che è politica prima ancora che economica. Per questi oligarchi è quindi indispensabile contare su una sinistra compiacente e asservita, perché malgrado tutto è proprio questa sinistra che ancora rappresenta il grosso dei lavoratori.

Questo insidioso sforzo propagandistico delle forze di regime, quello di far apparire come "populisti reazionari" tutti coloro che sono contro l'euro-dittatura, e che la sinistra è tutta eurista, è agevolato, loro malgrado, da alcuni intellettuali che da destra non vengono affatto, ma che picchiano ossessivamente sul tasto della "fine della dicotomia destra sinistra", volendo dirci che qui occorre uscire dall'euro punto, e che non importa chi accompagni il Paese verso l'uscita, quale politiche adotterà, quale modello sistemico e di relazioni sociali ha in mente. Non sarà un caso che certi discorsi, frutto di un quarantennio di sfondamento del pensiero unico, attecchiscano proprio a destra.

Che per sconfiggere la potente armata eurista sarà necessario, ad un certo punto, unire il più vasto arco di forze resistenti, noi siamo i primi a sostenerlo. Ma se si parla di unità, di alleanza, è implicito, nello stesso concetto, che si tratta di unione tra forze diverse, differenti non solo ideologicamente ma anche in virtù dei diversi interessi sociali che rappresentano.

Cosa hanno in mente i becchini della "dicotomia"? Che queste differenze dalle profonde radici storiche siano sparite? ma quando mai! O peggio, hanno in testa di opporre, al pensiero unico oggi dominante, un'altro pensiero unico, il loro nella fattispecie?

A parte che sarebbe un bel brutto mondo quello in cui fossero spariti le opposizioni di pensiero, le diverse concezioni del mondo, i differenti ideali; noi diciamo chiaro e tondo che per noi i principi ideali socialisti non sono negoziabili, sono non solo un faro, sono la linfa a cui attingiamo la nostra tenacia.
Per farla breve il nostro motto è il seguente: colpire uniti, marciare separati.

mercoledì 6 novembre 2013

OLTRE L'EURO: LORO CI SARANNO E TU? Modalità per partecipare


6 novembre. Quello dell'11 e 12 gennaio prossimi si presenta come uno dei più importanti convegni degli ultimi anni. Sopra gli oratori (Passarella e Brancaccio in video-conferenza).

A seguire le modalità per partecipare.

PER PARTECIPARE: 

Sono necessarie due operazioni:

-Iscrizione  
-Prenotazione alberghiera (per chi pernotta con la convenzione)


ISCRIZIONI:

Per rendere possibile la realizzazione del convegno è necessario l'autofinanziamento di tutti coloro che vorranno partecipare con una quota di iscrizione di 10 euro. 



E’ possibile iscriversi facendo il versamento tramite eventbrite al seguente link:



PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI ALBERGHIERE:


Contestualmente all’iscrizione, chi pernotterà a Chianciano, dovrà effettuare la prenotazione alberghiera convenzionata scrivendo a: oltreleuro@virgilio.it

I prezzi per la pensione completa (dal pranzo del sabato alla prima colazione della domenica) sono i seguenti:
camera doppia € 42
camera singola € 50

Per altre informazioni scrivere sempre allo stesso indirizzo.

DONAZIONI:
Coloro che pur non potendo partecipare al convegno desiderano finanziare l’iniziativa possono donare al seguente numero di Poste Pay: 4023 6006 2783 9154
Intestatario: Leonardo Mazzei

ADESIONI AL CONVEGNO:
Le associazioni, movimenti, testate e realtà che desiderano aderire possono scrivere una mail al seguente indirizzo organizzazione@bottegapartigiana.org con questa intestazione: Adesione convegno di Chianciano.

Gli aggiornamenti saranno pubblicati con frequenza sui siti:
sollevazione.blogspot.it  
bottegapartigiana.org

Clicca qui per scaricare il PDF del volantino.



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