18 gennaio
Lo confesso, ho un'opinione positiva di Papa Francesco, anzitutto per le sue critiche frontali al neoliberismo, che spesso, per profondità e radicalità, fanno vergognare gran parte della sinistra. Dirò di più, mi convince l'opinione del filosofo Emanuele Severino, che ha dichiarato che questo Papa va al di là di un generico antiliberismo, che ha una visione anticapitalista.
Mentre era in viaggio per le Filippine un giornalista chiede a Papa Bergoglio:
«Santità, ieri mattina durante la messa ha parlato della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Ma, nel rispetto delle diverse religioni, fino a che punto si può andare nella libertà di espressione, che è anche quella un diritto umano fondamentale?»
Bergoglio ha fornito un'articolata risposta [1]:
Ma è stata l'affermazione finale quella che ha fatto scalpore, che ha infastidito il coro politicamente corretto "Siamo tutti Charlie":
Lo confesso, ho un'opinione positiva di Papa Francesco, anzitutto per le sue critiche frontali al neoliberismo, che spesso, per profondità e radicalità, fanno vergognare gran parte della sinistra. Dirò di più, mi convince l'opinione del filosofo Emanuele Severino, che ha dichiarato che questo Papa va al di là di un generico antiliberismo, che ha una visione anticapitalista.
Mentre era in viaggio per le Filippine un giornalista chiede a Papa Bergoglio:
«Santità, ieri mattina durante la messa ha parlato della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Ma, nel rispetto delle diverse religioni, fino a che punto si può andare nella libertà di espressione, che è anche quella un diritto umano fondamentale?»
Bergoglio ha fornito un'articolata risposta [1]:
Ma è stata l'affermazione finale quella che ha fatto scalpore, che ha infastidito il coro politicamente corretto "Siamo tutti Charlie":
«E vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede». [QUI la registrazione]Questa "sorprendente" presa di posizione ha fatto infuriare non solo gli islamofobi conclamati ma pure l'armata bipartisan destra-sinistra dei custodi dell'Occidente, anzitutto la fanteria tardo-illuminista. Ed ha fatto persistere nell'errore anche diversi nostri amici.
Avevo ad esempio segnalato (di striscio) il 12 gennaio scorso la sbandata del blog MAINSTREAM. Ieri il blog torna sull'argomento con un intervento di Fabrizio Tringali il cui titolo è tutto un programma: Il papa hooligan. Ecco quanto ad esempio scrive Tringali riferendosi all'affermazione di Bergoglio di cui sopra:
«Questa affermazione, che contiene un'incredibile contraddizione (non si può reagire violentemente, ma è normale dare un pugno a chi provoca), giustifica ogni tipo di violenza contro chiunque si consideri reo di "provocazione". (...) Qualcuno spieghi a Papa Hooligan che in un paese civile si possono compiere atti che qualcuno può considerare provocatori, come prendere in giro le religioni. Ma non si può mai reagire violentemente alle provocazioni. Semmai, se lo si ritiene opportuno, ci si può rivolgere alle istituzioni di giustizia, perché in un paese civile le controversie, anche quelle relative alle presunte offese, non si risolvono con la violenza, ma nei luoghi preposti, come le aule dei tribunali».
Qui Tringali vorrebbe farci ingoiare due rospi in un boccone solo. Passi la perorazione di un pacifismo fondamentalista quanto imbelle e metafisico —il Nostro fa la parte di quello che è più cristiano del Papa: non si dovrebbero mai sferrare cazzotti ma porgere sempre l'altra guancia.
Non possiamo invece ingoiare il secondo rospo: "In un paese civile le controversie si risolvono nelle istituzioni di giustizia". Siamo basiti. Ma in quale lontana galassia vive Tringali? Di quale "giustizia" parla? Di quale paese civile parla? Di quale civiltà ciancia? Che dobbiamo ricordargli su quanti fiumi di sangue galleggia la sua amata "civiltà occidentale"? Ci limitiamo a fargli presente che nei tribunali (e lo sanno anche i giudici) non si applica la "giustizia", bensì le leggi promulgate dagli Stati. Non sono forse questi Stati al servizio anzitutto delle classi dominanti? Non sono forse le leggi pensate e promulgate a favore dei potenti?
Scivolato sul piano inclinato del moralistico imperativo categorico kantiano al Nostro gli scappa un'affermazione gravissima:
«Per sua Fortuna Papa Hooligan non è francese. Di fronte ad una tale difesa della violenza contro le provocazioni, chissà cosa gli avrebbero fatto, nel paese dove si arresta un comico (provocatore) per apologia di terrorismo».
Se è di una gravità estrema sorvolare bellamente sull'arresto in stile fascista del comico francese Dieudonné —è questa Tringali la "giustizia" a cui ti riferisci? E' forse "civile" un paese in cui si arresta un comico per avere espresso un'opinione? Forse che ammanettare ingiustamente un uomo è più civile di dargli un cazzotto?—, è come minimo inquietante alludere pelosamente al fatto che in Francia il Papa potrebbe finire anche lui in galera come Dieudonné.
Se prima eravamo basiti ora siamo sconcertati!
NOTE
[1] «Grazie della domanda, intelligente. Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così dobbiamo fare tutti. Non si può offendere o fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio.A noi quello che succede adesso ci stupisce, no?, ma pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla notte di San Bartolomeo. Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. È una aberrazione. Con libertà, senza offendere, ma senza imporre, senza uccidere…Parlava della libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà, ha il diritto e anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L’obbligo! Se un deputato, un senatore non dice quella che pensa sia la vera strada, non collabora al bene comune. Abbiamo l’obbligo di parlare apertamente. Avere questa libertà, ma senza offendere».
Tutta l'intervista sul Corriere della Sera del 15 gennaio]