25 luglio. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il commento a caldo dei compagni della C.U.B. trasporti. CGIL, CISL, UGL (e USB) dopo aver sottoscritto il contratto aziendale-bidone per Alitalia hanno dovuto sottoporre a referendum il contratto.. e hanno preso una sonora legnata.
IL REFERENDUM-FARSA È FALLITO:
tanti i lavoratori che hanno boicottato la finta-consultazione
(74,6%)
e moltissimi i NO (475 su 3555 votanti!) all’accordo truffa sui tagli salariali
firmato da cgilcislugl ed usb
Il diktat di Colaninno-Del Torchio è stato respinto dai dipendenti
di Alitalia.
Non sono bastati gli ossequiosi-servigi di alcuni delegati di cgilcislugl e l’imbarazzante
silenzio dell’usb a consentire il successo di una consultazione priva dei più
elementari requisiti di trasparenza e legittimità sull’accordo beffa sui tagli
salariali. Su 14.014 aventi diritto hanno
votato solo 3555 lavoratori (SI – 3022, No – 475, 58 nulle/bianche).
I dipendenti AZ hanno deciso di non rendersi complici e di non
sugellare con il voto (…peraltro solo sull’accordo integrativo e non su
quello dei licenziamenti sottoscritto da cisluilugl e associazioni di piloti e
assistenti di volo!) il gioco delle
parti inscenato da quelle sigle che, sedute al tavolo del Governo
Renzi-Poletti-Lupi, stanno avallando la svendita della ex-Compagnia di
Bandiera, i licenziamenti ed il saccheggio dei salari.
La
privatizzazione di Alitalia ed il Piano Fenice sono falliti non certo per colpa
di esuberi che non esistono nella ex-Compagnia di Bandiera (…oltre 1300 sono i precari stabilmente utilizzati da AZ ed in attesa di
una stabilizzazione che viene ingiustamente rinviata anno-dopo-anno) o a
causa di un costo del lavoro assai più basso dei principali competitor europei!
Al contrario
il problema di Alitalia è un management assolutamente inadeguato (…con cui le solite
sigle sindacali continuano a trattare in nome di un rilancio che non decolla da
anni!), nonché una politica aziendale
fallimentare e affetta da nanismo industriale.
E’ questa la verità che non può essere
nascosta ai dipendenti che sanno bene che il Trasporto Aereo italiano costituisce
un vero affare, in grado di assicurare lauti profitti a chi vuole speculare nel
settore: una categoria consapevole di quanto
sia odiosa ed inaccettabile la pretesa di scaricare sulle spalle dei lavoratori
IL PREZZO DI UNA CRISI CHE NON ESISTE!
LA VICENDA
DEL REFERENDUM ALITALIA RAPPRESENTA UN’ALTRA PAGINA NERA PER LA DEMOCRAZIA NEI
LUOGHI DI LAVORO. Mai fino ad oggi (..a parte in Sea Handling nella
attuale vicenda del fallimento-pilotato!) non si era vista l’azienda, in
accordo con i rappresentanti dei sindacati firmaioli
(…che spettacolo vederli seduti
insieme ai seggi a spuntare le liste dei votanti!), imporre il voto ai
dipendenti fissi e precari (sic!), chiamandoli uno-ad-uno a sugellare un’intesa
che non poteva proprio essere digerita dalla categoria.
Azienda e rappresentanti sindacali hanno fallito ancora una volta:
non è bastato il
ricatto per i fissi di essere licenziati e per i precari di non essere più
richiamati.
Il Governo Renzi-Poletti-Lupi, archiviando
l’ipotesi di imporre l’applicazione di accordi bocciati dalla categoria e
smettendo di ricattare i lavoratori con il fallimento di una società che può e
deve essere rilanciata, è urgente che riapra il confronto, stavolta senza escludere
la Cub, per pianificare, nell’interesse della categoria e dei cittadini, la
tutela di un asset strategico per il nostro paese.
I
lavoratori, invece, è ora che decidano di investire sul loro futuro e di
abbandonare i sindacati firmaioli,
dando forza alla Cub Trasporti, unico sindacato in grado, senza raggiri, di
tutelare la categoria, minacciata da un attacco senza precedenti.
Roma, 25.07.2014 - CUB
Trasporti