Visualizzazione post con etichetta ballottaggi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ballottaggi. Mostra tutti i post

lunedì 26 giugno 2017

NON RESTARE CON LE MANI IN MANO di Leonardo Mazzei


[ 27 giugno 2017 ]


I ballottaggi, ovvero l'ennesima certificazione della crisi dell'intero sistema politico

Ieri ha votato il 46% degli elettori, un 13% in meno rispetto al primo turno delle amministrative. Che è come dire che il 22% di chi era andato alle urne l'11 giugno è restato a casa due settimane dopo. E i risultati, che ci dicono i risultati? Di sicuro il Pd ha perso, ma ha perso anche il centrosinistra alla Pisapia. Il Movimento Cinque Stelle, invece, aveva già pesantemente perso all'andata, ed al ritorno ha incassato solo la vittoria di Carrara. In quanto alla destra si dice abbia vinto, ma guardando alle prossime elezioni politiche si tratta della classica vittoria di Pirro.

In realtà nessun protagonista della politica nazionale di questo sciagurato periodo per il Paese può davvero cantare vittoria. Non può farlo in tutta evidenza il Pd, i cui tentativi di ridimensionare la portata della sconfitta sono semplicemente penosi. Nell'ultimo anno Renzi ha incassato prima la botta di Roma e Torino, poi quella ben più pesante del referendum del 4 dicembre, ed infine - dopo l'ennesima buffonata delle primarie - la perdita (a vantaggio della destra) di ben 12 comuni capoluogo sui 25 in cui si votava.

Una sconfitta da nord a sud, in città simbolo come Genova, o in vecchie roccaforti come Pistoia. Nel 2009, per una debacle assai meno grave alle regionali sarde, Veltroni si dimise da segretario. Renzi invece non lo farà, a meno che non venga costretto dalla sua attuale maggioranza interna.

Su M5S abbiamo già scritto quanto basta. Certo, alle politiche il dato non sarà quel 10% scarso delle amministrative, ma neppure il 30% di certi sondaggi. Dunque addio all'obiettivo della conquista del governo, ipotizzata fino a due settimane fa come se la montagna di scempiaggini accumulate negli ultimi mesi potesse restare senza prezzo. M5S paga invece le vicende romane, l'inciucio (anche se poi fallito) sulla legge elettorale, l'ambiguità sull'Europa e sull'euro. Ma paga, soprattutto, la scelta di non aver acceso il fuoco della lotta (nelle istituzioni, ma più ancora nel Paese) dopo il referendum di dicembre.

Era lì, in quel decisivo passaggio, che bisognava accelerare i tempi, chiedere le elezioni immediate, la cacciata di un parlamento illegittimo. Il tutto in nome di un progetto di attuazione della Costituzione, in linea cioè con il grande successo referendario. Invece no, si è scelto di vivacchiare, di girare l'Italia in giacca e cravatta, di rassicurare i potenti, in definitiva di mostrarsi casta al pari di quella casta contro la quale il movimento era nato. Una bella scelta non c'è che dire, ed i risultati si sono visti... E, penso, si vedranno anche alle politiche, perché la capacità di auto-correzione del gruppo dirigente effettivo dei pentastellati mi pare assai prossima allo zero.

E la destra, perché neppure la destra può cantare vittoria? Chi scrive non ha mai avuto dubbi sul fatto che, visto il marciume di un'intera legislatura, alla fine pure la destra avrebbe avuto il modo di rialzare la testa. Il che è puntualmente avvenuto. Tuttavia, non facciamoci ingannare. La destra ha vinto soprattutto al secondo turno, ma i ballottaggi sono di fatto dei referendum, nei quali si vota prevalentemente "contro" piuttosto che "per" qualcuno. E siccome l'«uomo solo al comando» Matteo Renzi è il "qualcuno" più odiato d'Italia, ed un motivo ci sarà, nulla di più facile che raccogliere consensi contro di lui.

Ora qualcuno obietterà che nei comuni non si votava per o contro Renzi, ma sui candidati sindaci. Ciò è vero fino ad un certo punto, viceversa non capiremmo la forte omogeneità di questo voto amministrativo. Ma quel che più conta è che se nei vari comuni non c'era Renzi, c'erano però i "renzini", od anche semplicemente i piddini (non tutti i candidati del Pd erano renziani), la cui spocchia da unici abilitati a governare - dal condominio a Palazzo Chigi - viene sempre meno sopportata dalle persone normali.


In un certo senso la destra ha perciò avuto gioco facile, agevolata in questo anche dalle pittoresche disavventure dei grillini (vedi Genova, e non solo). Ma - e questo è il punto decisivo - tutto ciò è stato possibile solo grazie al meccanismo delle coalizioni e del ballottaggio. Meccanismi però inesistenti alle politiche, dove alla Camera le coalizioni non sono ammesse, mentre al Senato lo sono ma senza premio di maggioranza.

Certo, la destra tornerà a reclamare le coalizioni, e magari perfino quel ballottaggio fino a ieri osteggiato, ma di sicuro gli altri non gli concederanno un simile vantaggio. Vittoria di Pirro, dunque, anche perché alle politiche sarà comunque difficile comporre le diverse linee che attraversano il vecchio schieramento berlusconiano. Non parliamo poi della leadership, ancor meno dell'insieme di un gruppo dirigente ancor più logoro ed impresentabile di quello del Pd. In conclusione, la destra ha vinto le amministrative, ma in quanto alle politiche le chance sono davvero ridotte al lumicino.

Abituati da oltre vent'anni ai meccanismi del maggioritario, sia nella versione Mattarelum che in quella del Porcellum, qualcuno penserà che comunque tra questi perdenti alla fine un vincente dovrà pur esserci. Vero, ma solo in parte, dato che lo scenario comunque più probabile è quello di un governo di coalizione. Laddove per coalizione non deve più interdersi quella formata prima del voto, bensì quella che nascerà dopo presumibilmente tra Pd, Forza Italia e altre formazioni minori.

Questo significa allora che i ballottaggi non hanno cambiato nulla? No, ma la questione è leggermente più complessa. Lo era già prima del voto di ieri, lo è a maggior ragione adesso. La complicazione sta nel fatto che la coalizione di cui sopra non ha mai avuto la certezza di ottenere la maggioranza per governare. Tanto meno ce l'ha adesso, perché è ancora più chiaro che Renzi è ormai un leader logoro.

La crisi politica italiana è dunque ben lungi dal trovare una soluzione. Un fatto che non deve stupirci vista la sua stretta connessione con l'altrettanto irrisolta crisi economica, che porta con sé l'ancor più grave crisi sociale. E' esattamente a tutto ciò che pensiamo quando parliamo di crisi sistemica.

Se questa è la fotografia attuale, proviamo adesso ad immaginare i possibili sviluppi. Facciamolo, prima immergendoci nel punto di vista del blocco dominante, dato che cercare di comprendere le mosse dell'avversario ha sempre la sua importanza; poi cercando di delineare la risposta da dare da parte delle forze sovraniste e costituzionali.

Se l'analisi sin qui svolta è giusta anche solo al 70%, è facile immaginare quale sia l'agitazione tra i dominanti. Del tutto intenzionati ad andare avanti con il loro disegno neoliberista, decisi a non rompere il rapporto subalterno con l'euro-Germania, vorrebbero un governo di legislatura che ne interpretasse senza scosse i loro interessi e la loro visione strategica. Problema: ad oggi, un simile governo non avrebbe una maggioranza nelle urne. Dunque, esistono solo due possibili soluzioni: 1. puntare ancora una volta ad una nuova legge elettorale truffaldina; 2. inventarsi un nuovo "salvatore", o meglio un "Macron all'italiana". Naturalmente una cosa non esclude l'altra.

Insomma, questa almeno è la mia ipotesi, lorsignori cercheranno di imbrogliare le carte. Del resto, come spiegare altrimenti la furia dei grandi giornali contro l'ipotesi di elezioni anticipate? Chiaro che dietro le quinte si sta preparando qualcosa. Qualcosa che richiede un po' di tempo. Cosa esattamente chi scrive non lo sa. Ma siccome di "salvatori" in vista non ce ne sono (per lorsignori uno ci sarebbe, ma si trova momentaneamente bloccato a Francoforte), e siccome sulla legge elettorale sono sì probabili nuovi pasticci, ma difficilmente potranno avere l'organicità necessaria affinché il disegno possa completarsi senza altre mosse, è comunque probabile qualche altra trovata.

Il nodo è Renzi. Se qualcuno pensava di farne il Macron italiano, adesso sa che è troppo tardi. Il rignanese si è già fatto mille giorni di governo e gli italiani tendono a non scordarseli. Al tempo stesso è difficile pensare ad un italico "Macron" che riduca Renzi così come l'originale ha massacrato Hollande in Francia. Più probabile forse il lancio di qualche nuovo soggetto che, senza troppe pretese palingenetiche, potrebbe proporsi come forza aggiuntiva della coalizione sistemica Pd-Forza Italia-centristi vari. Ma su questo, come del resto sulla probabile riapertura della cucina della legge elettorale, inutile fare ora troppe previsioni. L'importante è fissare un punto: i dominanti faranno una mossa. Che sia anche vincente non lo possiamo sapere, ma vedrete che non staranno con le mani in mano in attesa dell'esito delle urne.

Bene, è esattamente quello che, sul lato opposto, dovremo fare anche noi: partire dalle potenzialità offerte dalla crisi politica del sistema per lanciare una proposta in grado di essere efficace, aggregativa e contundente. Non bisogna cioè restare con le mani in mano, ma chiamare a raccolta tutte le persone disponibili per portare la battaglia del sovranismo costituzionale o, se preferite, del patriottismo democratico, anche nelle urne delle prossime elezioni politiche.

Naturalmente il parallelismo va preso cum grano salis. Per i dominanti l'obiettivo è ovviamente il governo, per il nostro fronte è invece quello di non delegare più la battaglia istituzionale ad altri. Mi rendo conto che questo obiettivo potrà sembrare a molti velleitario. E' vero infatti che le nostre forze sono più che modeste, ma è altrettanto vero che se da un lato M5S è sempre meno credibile come forza alternativa, ancor meno lo è la solita accozzaglia di una sinistra senza idee tranne quella di provare a tornare in parlamento (vedi assemblea del 18 giugno al Brancaccio).

La necessità di una presenza sulle schede elettorali di liste che si richiamino ad una Italia ribelle e sovrana è dunque fuori discussione. Si tratta semmai di discutere la sua realizzabilità. Che è esattamente quel che va fatto a partire dalle prossime settimane.

Non scordiamoci la profondità della crisi politica, non dimentichiamo il crescente distacco di massa dai partiti di questa legislatura che volge al termine (incluso M5S), non sottovalutiamo la forte domanda di cambiamento, magari confusa ma radicale, presente nella società. E non dimentichiamoci che l'Italia è il paese con la più alta percentuale (35%) di favorevoli all'uscita dall'UE. Possibile che tutto ciò non riesca a condensarsi in una proposta politica capace di misurarsi anche sul terreno elettorale?

Noi siamo convinti che l'idea di Italia ribelle e sovrana possa avere successo. Vogliamo comunque provarci, insieme a tutti quelli che non si arrendono al fosco futuro confezionato dalle èlite globaliste, antinazionali quanto antipopolari.

martedì 2 maggio 2017

BALLOTTAGGIO FRANCESE (7): COME VOTERANNO GLI ELETTORI DI MÉLENCHON

[ 3 maggio 2017 ]

Ecco i risultati della consultazione tra attivisti ed elettori di Francia Ribelle (France Insoumisedi Jean-Luc Mélenchon riguardo al voto in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali

2 Maggio 2017 
Comunicato Stampa

Come Jean-Luc Mélenchon aveva promesso in occasione del lancio della sua campagna, Francia ribelle ha organizzato una consultazione nei giorni scorsi circa il secondo turno delle elezioni presidenziali.

Non si trattava di determinare un'indicazione di voto, ma di dare la parola ai ribelli  sulla loro scelta al secondo turno. Dato il profondo attaccamento della Francia Ribelle ai principi  di uguaglianza, libertà e fraternità, il voto al Fronte Nazionale non era un'opzione per la consultazione.

Chiusa Martedì 2 maggio alle ore 24:00, questa consultazione ha permesso l'espressione di 243.128 ribelli e ha dato questi risultati contrastanti:

- 87.818, il 36,12%, per un voto in bianco o nullo;

- 84.682, il 34.83% per Emmanuel Macron;

- 70.628, il 29,05%, per l'astensione.

BALLOTTAGGIO FRANCESE (6): APPELLO DI PARDEM ALL'ASTENSIONE

[ 2 MAGGIO 2017]

Torneremo presto sulle ultime mosse della Marine Le Pen. Anzitutto l'affermazione secondo cui "l'uscita dall'euro non è una priorità", quindi la contestuale alleanza con il conservatore gollista Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France, DLF). Il segnale è evidente: la Le Pen, allo scopo di tranquilizzare ..."i mercatri", volta le spalle all'elettorato di Mélenchon per girarsi dalla parte della Francia più reazionaria.

Pubblichiamo l'appello all'astensione dei  compagni francesi del PARDEM (Partito della Demondializzazione). PARDEM  fa parte del Coordinamento europeo No Ue, No Euro, No NATO.

Segnaliamo di passata gli articoli più letti sulle elezioni francesi ed il Fron National

CHE COS’È IL FRONT NATIONAL DI MARINE LE PEN ( dedicato a quelli che la dicotomia destra-sinistra non c’è più) di Moreno Pasquinelli
17 gennaio 2014
LO SPAURACCHIO DEL FRONT NATIONAL di Piemme
26 marzo 2014
18 marzo 2015
MARINE LE PEN: ORDOLIBERISMO O KEYNESISMO? Analisi del programma elettorale 2017 del Front National di Moreno Pasquinelli
17 febbraio 2017
22 febbraio 2017


« Né Macron né Le Pen! 
Asteniamoci mettendo nell'urna un cartellino rosso!»

In una democrazia, il voto è quello di scegliere.
Gli elettori, al primo turno delle elezioni presidenziali, hanno deciso di liquidare i due partiti dell'alternanza, socialista e repubblicano. Ma il 7 maggio, per il secondo turno, si lasceranno ingannare dalle false alternative che sono offerte loro? Nonostante quello che stanno cercando di farci credere, Marine Le Pen non è il polo opposto di Emmanuel Macron, ma il suo necessario complemento in una situazione di stallo simmetrico. Non v'è alcuna reale scelta, i due condurranno il popolo in un vicolo cieco.
Vota per Marine Le Pen significherebbe votare per la xenofobia organizzata, l'odio e la divisione dei francesi. Significherebbe votare per un programma incapace di condurre il nostro Paese fuori dalla crisi, sia che si trattai della disoccupazione e della precarietà, o dei servizi pubblici e della protezione sociale. In questi campi avremmo addirittura un peggioramento.
Vota per Emmanuel Macron sarebbe votare per la finanza, di cui egli è l'agente diretto, e per l'Unione Europea. Votare per Macron aggraverebbe l'incubo per altri cinque anni. Tutto il suo programma si basa sulle antiche ricette neoliberiste che sono le vere cause della crisi attuale.
Nicolas Dupont-Aignan e Marine Le Pen annunciano il patto
Il 7 maggio, un cartellino rosso dovrebbe essere la risposta di massa per mettere fuori gioco i due finalisti. La risposta della gente dev'essere un'astensione massiccia Questo atto politico punta, in primo luogo, a delegittimare il risultato delle elezioni presidenziali e indebolire il suo vincitore. Se il totale delle astensioni, delle bianche e delle nulle sarà superiore al 50%, o se supererà il punteggio del vincitore del secondo turno, vorrà dire che è il popolo a detenere la legittimità, che dovrà esprimerla nelle strade, con la mobilitazione sociale. Usa il cartellino rosso per l'astensione massiccia mirante a ripristinare il popolo in quanto corpo politico sovrano.
E' particolarmente importante delegittimare questi candidati nefasti nessuno dei quali potrà godere di una maggioranza parlamentare chiara ed efficace. Se venissero eletti malamente, con una  scarsa partecipazione, la loro capacità di fare danni, enorme per entrambi, sarebbe evidentemente ridotta. Questa è l'unica scelta elettorale responsabile di fronte ai pericoli per il popolo rappresentati da questi due personaggi.
Facciamo appello a tutti i cittadini affinché non si facciano ingannare dalla farsa di questo secondo turno, tutti i cittadini che non ne vogliono più sapere del neoliberismo, tutti coloro che hanno votato al primo turno per uno dei quattro candidati euro-critici (Asselineau, Cheminade, Dupont-Aignan, Mélenchon), i sindacalisti:  il 7 maggio mobilitatevi per infliggere alla signora Le Pen ed al sig Macron, i rappresentanti del sistema, un enorme cartellino rosso per l'astensione!
Cartellino rosso per Macron e Le Pen! Astensione citoyenne!

venerdì 28 aprile 2017

BALLOTTAGGIO FRANCESE (5): LA “SINISTRA PERBENE” CHE TIFA PER MACRON di Norberto Fragiacomo

[ 28 aprile ]

«Confesso che non mi spaventano eventuali accuse di “rossobrunismo”: sono scempiaggini e paccottiglia propagandistica, nient’altro. Mi rattrista semmai l’impossibilità per il sottoscritto di incidere sugli eventi, di contribuire ad arrestare questa deriva disumana… ma, raggiunta l’età adulta, gli uomini devono imparare a convivere con la loro miserabile limitatezza e io – sia pur con sofferenza – l’ho fatto da un pezzo».


Tra due settimane, probabilmente, Emmanuel Macron ascenderà vittorioso allo scranno presidenziale: fossi francese (senza essere un banchiere, un rinomato professionista o un intellettuale di grido), non gli regalerei tuttavia il mio voto, a nessun costo.

Marine Le Pen non suscita in chi scrive né simpatia né particolari ripulse: è una politica scafata e ambiziosa - forse fin troppo ambiziosa, visto che ben difficilmente nel breve-medio periodo vedrà avverarsi i suoi sogni di gloria. Il cognome, che pur le ha spianato inizialmente la strada, costituisce per lei il freno maggiore[1], assieme a un “fronte” ancor oggi pieno zeppo – stimo – di nostalgici ed estremisti impresentabili. A essere sincero, non mi dispiacciono la sua visione critica dell’Europa attuale (anche se, con ogni probabilità, la “nuova Europa” che lei vagheggia non assomiglia per niente a quella che ho in testa io, malgrado talune casuali assonanze) e alcuni aspetti del suo programma economico-sociale, aggiornato negli anni e contenente proposte che avremmo definito, un tempo, di “sinistra moderata” (e che, se comparate a quelle del “regressista” Macron, potrebbero sembrare oggidì quasi di sinistra estrema). In ogni caso, lasciarsi sedurre dai programmi elettorali è da ingenui: infiniti esempi, gli ultimi dei quali racchiusi nel trentennio che va da Mitterrand a Tsipras, ci ammoniscono che quasi mai essi trovano attuazione pratica, e che il tentativo – caro a partiti interclassisti come il FN - di sposare gli interessi dei padroni (o padroncini) con quelli di impiegati e operai si risolve di regola in una beffa per le maestranze.

Detto questo – che nella Le Pen non ho eccessiva fiducia, anzi ne ho ben poca – aggiungo che una sua improbabile affermazione potrebbe essere foriera di conseguenze tutt’altro che negative. La reazione del sistema (dalle borse ai media) al risultato del primo turno è stata sgangheratamente entusiastica: facile arguirne che un rovesciamento dei pronostici in maggio prenderebbe in contropiede l’establishment, mettendolo in seria crisi. Non si potrebbe più affermare, con sicumera da talk show, che i successi colti dai “populisti” sono stati un irripetibile accidente, una parentesi aperta dalla Brexit e chiusa da Trump (o Renzi): allo sgomento dei potenti farebbe da contraltare la presa di coscienza, da parte delle masse anonime, che nessuna storia è già scritta, e che in questo mondo tutto – ma veramente tutto - può ancora accadere. In fondo, anche l’esito del referendum su Alitalia era scontato per i media… senza contare che, paradossalmente, una sinistra autentica all’opposizione intransigente di Marine troverebbe maggiore ascolto, su tv e giornali, di quello ottenuto finora, e ben più spazio di quei coriandoli di notizie che le sarebbero sprezzantemente concessi regnante Macron. Infine, rivolgo un invito alla riflessione a chi ama ammantarsi della toga del riformista e pensa che le cose possano sempre aggiustarsi a un tavolo di trattativa: non è meglio, o meno peggio, avere per controparte un avversario vistosamente indebolito che uno tracotante e sicuro del suo strapotere? Se l’aveva istintivamente capito un Orazio qualunque, potrebbero farcela anche i nostri acuti intellettuali…

Ma lasciamo stare la Le Pen per concentrarci non su Macron, bensì sui tanti suoi sostenitori che albergano nella c.d. sinistra italiana. Tralasciando il PD, che è sovrastruttura della destra economica al pari del movimento En Marche!, mi pare di poter individuare tre diverse categorie di tifosi.

I primi li definirei gli “indottrinati”: sono quei militanti e dirigenti che, in qualsiasi direzione si voltino, scorgono uno squadrista col coltello fra i denti e la camicia nera. Si tratta perlopiù di gente in buona fede, che magari coi neofascisti si è scontrata sul serio; può darsi in gioventù abbia fatto uso di qualche allucinogeno, ma dosi ben più massicce di droga mediatica sono state propinate a costoro dagli anni ’90 in poi. Lo ricordate Gianfranco Fini che dipinge il fascismo come “male assoluto”? Non credo fosse farina del suo sacco, ma slogan come il suddetto, ripetuti a ritmo martellante, si sono impressi indelebilmente nelle coscienze anche (e soprattutto) dei vecchi militanti di sinistra. Se il fascismo è il male assoluto (e l’ideale comunista non sta bene esibirlo troppo, perché ci narrano che si fondava sui gulag) qualsiasi alternativa ad esso è, nella peggiore delle ipotesi, un male minore, che poi può essere abbellito fino a diventare un quasi bene. L’antidoto al fascismo metafisico e atemporale è la democrazia, parola vuota ma sonante: così è stato insegnato, e anche quando sgangherate parodie vengono presentate su sfondi desolati, ebbene, non sarà difficile strappare agli indottrinati un applauso. Forza Macron, perché la Le Pen è Belzebù e il grido En Marche! un esorcismo.

La seconda categoria di macroniani è composta da quasi tutti i transfughi del PD e da buona parte di coloro che bazzicano SI e consimili formazioni della “sinistra radicale ma non troppo”: mi piace chiamare costoro renziani a loro insaputa. Cosa intendo? Intendo che questa gente si è opposta e si oppone a Renzi per questioni eminentemente personali (cioè di posti, potere e visibilità) ovvero perché non ne condivide il modus operandi – non perché abbia un progetto politico, una visione della società e del futuro che siano incompatibili con quelli del fiorentino. D’Alema, Bersani e compagnia bella hanno da tempo optato per il liberismo nella sua versione global: la prova dell’assunto ce la forniscono politiche e frequentazioni ben precedenti alla discesa in campo del “giovanotto” toscano. Le liberalizzazioni, la precarizzazione del mercato del lavoro non sono infatti imputabili a Renzi, sebbene quest’ultimo abbia spinto sul pedale con particolare veemenza. Lo stesso Bersani, d’altra parte, ha rotto su una questione marginalissima e – come avrebbe detto Vendola, quando concionava ancora nei salotti televisivi – “politicista”, dopo aver votato l’invotabile, cancellazione dell’articolo 18 compresa. Mettiamola in questi termini: la c.d. sinistra interna si è alzata dal tavolo renziano non perché schifata dalla pietanza liberista, ma semplicemente perché non poteva sopportare la villania – e, passatemi il termine, la “schiettezza” – del nuovo padrone di casa, che diceva pane al pane e invitava al suo desco personaggi che era consigliabile frequentare solo di nascosto. Essendo Macron un liberista più beneducato di Matteo, lo benedicono, non trovando nulla da ridire su politiche che rappresentano una continuazione soltanto un pochino più hard delle loro. Per questi macroniani la sinistra si riduce a un pieno di diritti civili, qualche goccia di beneficenza e tante mielose parole di conforto per chi sta sempre peggio: la loro adesione al sistema è solo formalmente critica.

Da ultimo ci sono i macroniani a sorpresa, quelli che – dopo averci riempito la testa per anni con il predominio della finanza, la spietatezza delle multinazionali e la sottomissione di una politica venduta – scoprono all’improvviso che il sistema in cui viviamo è ancora “il migliore dei mondi possibili” e si esibiscono in capriole dialettiche per concludere che sì, in fondo il programma di Macron non è mica male, lui vuole riformare l’Europa, giusto? Insomma, dopo aver denunciato per almeno un lustro i guasti della propaganda capitalista, realizzano che la stessa è di loro gusto e i finanzieri sono stati diffamati ingiustamente. “Hanno commesso errori”, chioserebbero contriti i macroniani della seconda categoria, per essere subito consolati dai neoconvertiti: “sì, ma si stanno redimendo, cambieranno l’Europa e ci restituiranno i diritti di cui, per sbaglio, hanno fatto scempio.” Qui non si tratta – attenzione! – di riformisti che si ribellano ai “rivoluzionari” in nome del buon senso: i riformisti e i rivoluzionari del ‘900 si scontravano sui mezzi, non sul fine ultimo, che era pur sempre la costruzione di una società socialista. Per i neoconvertiti, invece, comunismo e socialismo sono tutt’a un tratto diventati ingombrante ciarpame: il globalismo liberista è qualcosa di ineluttabile, tanto vale accoglierlo con inni gioiosi. Per quanto riguarda la vicenda francese, le argomentazioni pro Macron sono intellettualmente poca cosa, un fritto misto di antifascismo da indottrinati (categoria 1) e – per l’appunto – di preteso realismo (categoria 2). L’aggravante risiede nel fatto che costoro – come ho premesso – per anni e anni hanno frequentato assiduamente convegni di ogni sorta, lanciando allarmi e anatemi contro il sistema: sono quindi meno perdonabili degli intossicati da propaganda e persino degli opportunisti “storici”, che mai si sono sognati di proporre un cambio di regime. Ad inchiodarli, oggi, sono proprio gli esercizi di retorica che ci hanno ammannito per lungo tempo, e che si sono rivelati semplici chiacchiere da kermesse politica, senza seguito né costrutto.

Concludo: l’accusa di “fascismo” scagliata contro Marine Le Pen è apodittica e in mala fede, perché funzionale a non affrontare le questioni realmente significative. Non sostengo che la candidata del FN non sia una nazionalista: lo è, ma questo non è affatto sinonimo di fascismo, così come non è necessariamente esclusiva dei “fascisti” una ragionata cautela nei confronti dell’immigrazione (rimando a quanto scrissi oltre un anno fa su Bandiera Rossa[2]). Ammettiamo però per assurdo che, nel suo intimo, Marine Le Pen sia fascistissima, e poniamoci un quesito: questo la renderebbe davvero il nemico pubblico numero uno? Alba Dorata mi fa sincero ribrezzo, ma ad ammazzare la Grecia, a gettare sul lastrico e a causare “indirettamente” la morte di migliaia e migliaia di individui non sono stati i “fascisti”: è stata una cricca sovranazionale impersonata da manager e funzionari impeccabilmente vestiti, che mai si sporcherebbero le dita maneggiando l’olio di ricino. Macron assomiglia tanto, ma davvero tanto, a questo identikit, e la prova offerta come ministro di Holland ci dice molto sulla sua vicinanza (rectius: appartenenza) a quell’èlite perniciosa.

Se esiste un “male assoluto”, oggi, il suo volto è quello delle troike e dei loro mandanti: per questo in maggio, fossi francese, mi guarderei bene dal votare Macron. Astensione o voto contro: tertium non datur.

Confesso che non mi spaventano eventuali accuse di “rossobrunismo”: sono scempiaggini e paccottiglia propagandistica, nient’altro. Mi rattrista semmai l’impossibilità per il sottoscritto di incidere sugli eventi, di contribuire ad arrestare questa deriva disumana… ma, raggiunta l’età adulta, gli uomini devono imparare a convivere con la loro miserabile limitatezza e io – sia pur con sofferenza – l’ho fatto da un pezzo.


NOTE

[1] In verità, tocca riconoscere che ce n’è uno ancor più arduo da superare: la totale sfiducia che nutre nei suoi confronti il Gotha economico-finanziario.

[2] http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2015/09/frau-merkel-i-migranti-e-ammiano.html.

giovedì 27 aprile 2017

BALLOTTAGGIO FRANCESE (4) - NO ALLA TRAPPOLA ANTIFASCISTA di F. Bartolomei e A. Benzoni

[ 27 aprile ] 
Volentieri riprendiamo dal sito di Risorgimento Socialista
In vista del ballottaggio delle Presidenziali francesi, su Jean-Luc Melenchon e sulla sua France Insoumise sta montando una forte campagna mediatica, volta da un lato a mettere pressione sul candidato della sinistra perchè si unisca alla lunga lista di chi salta sul carro di Macron, dall’altro a delegittimarlo preventivamente, come “rossobruno”, qualora decida di non correre in soccorso del candidato del centro liberista.

Con grande coerenza, Melenchon ha dichiarato che, se da un lato “non un solo voto” dovrà andare a Marine Le Pen, Macron non può sperare di ottenere voti al ballottaggio con un appello vuoto al fronte dei progressisti, solo per portare avanti le stesse politiche .

Il candidato Presidente della France Insoumise ha quindi convocato i suoi 450.000 iscritti per un voto online, che decida se indicare al ballottaggio di votare Macron, astenersi o votare scheda bianca: quello che fa la differenza è il rispetto del vincolo di rappresentanza con gli elettori.

Sul tema, abbiamo raccolto le dichiarazioni di Franco Bartolomei, nostro coordinatore nazionale, e di Alberto Benzoni, già vice-sindaco di Roma, intellettuale storico dell’area socialista.

IL VERO PROBLEMA
di Franco Bartolomei

«Cari Compagni, possiamo dire una volta per tutte che la questione “Fascismo / Antifascismo” non e’ più storicamente e politicamente “reale” all’interno di un modello sociale ed economico di una societa’ di mercato, costruito attorno alla egemonia assoluta del capitale finanziario, e retto da un sistema di centri decisionali di natura tecnocratica che hanno sede esterna e sovraordinata alle realta’ statuali nazionali.
Le ragioni strutturali che furono alla base del vecchio “fascismo” sono oggi risolte pienamente dal modello tecnocratico-finanziario: quello e’ il vero “Tallone di Ferro” di cui narrava profeticamente il “grande vecchio” Jack London.
Quello e’ il nostro nemico: il Fascismo e’ stata una “forma” politica e sociale propria di uno stadio dello sviluppo sociale capitalistico che non esiste più.
Il Fascismo come lo conosciamo è una forma totalitaria ed illiberale propria della vecchia concezione, della politica di potenza degli stati nazionali prebellici. Nella fase attuale, un nuovo Fascismo dovrebbe realizzarsi contro quelle stesse classi dirigenti, che ha sempre cercato di mettere in salvo nei loro rapporti di potere sociale dal pericolo rosso, e che ora sono unificate ed omogeneizzate su interessi sistemici sovranazionali.
Il punto non e’ quello della scelta antifascista, che è codificata nel nostro DNA: la nostra identità culturale e politica è tutta nella nostra Costituzione, che ora dopo 60 ani dal 1947 e’divenuta per la prima volta patrimonio degli italiani e non solo delle forze progressiste, grazie al voto del 4 Dicembre.
Il nostro vero ed attuale problema e’ la dittatura tecnocratica del capitale finanziario, che è piu’ solida e pervasiva del Fascismo classico. Ragiono su questo dai fatti di Genova 2001 in poi, quando fu proprio il capitale finanziario a volere e organizzare la repressione brutale, e mi sembra fondamentale sottolineare questo concetto oggi, per evitare assolutamente che su questo ballottaggio incastrino il nostro compagno Melenchon, che stavolta ha azzeccato tutto».

L'Unica scelta sensata: astensione
di Alberto Benzoni

«Ricordo che il fascismo, quello vero, si identifica con l’odio di classe e con la distruzione delle istituzioni costruite dal movimento operaio nel corso di decenni. Una roba che non ha niente a che fare con il populismo di oggi e nemmeno con quello di destra.
Quindi considero che l’appello all’Unione sacra in Francia in nome dell‘antifascismo sia una truffa volgare. Qui non c’è nessun pericolo fascista. C’è, semmai, un pericolo autoritario: che nasce dalla crescente insofferenza per la democrazia del capitalismo globalizzante e finanziarizzato, di cui Macron è un prodotto fatto e finito, e delle èlites per il suffragio universale.
La Le Pen e ancor più il suo modello, Trump offrono una risposta del tutto inaccettabile e pericolosa; Mèlenchon risponde in nome dello sviluppo e della difesa delle istituzioni democratiche; e, così facendo ha contribuito, più di ogni altro, a contrastare politicamente e a limitare elettoralmente l’ “appeal” del populismo reazionario. Mentre la France Insoumise offre, oggi e per il futuro, un punto di riferimento credibile per chi voglia contestare l’Europa di oggi ma in uno spirito internazionalista per costruirne una diversa e migliore.
In questa prospettiva l’unica scelta sensata per il ballottaggio era quella dell’astensione: non si partecipa ad una gara dall’esito scontato, non si deve riconoscere a Macron il ruolo di salvatore della patria.
Non si può smentire il proprio passato e pregiudicare il proprio futuro in nome di un momentaneo richiamo all’ordine magari condito dall'”antifascismo”

BALLOTTAGGIO FRANCESE (3): APOLOGIA DI MÉLENCHON di Carlo Formenti

[ 27 aprile ]

“Francia, i mercati già festeggiano Macron” (Il Corriere della Sera); “I mercati puntano su Macron” (il Sole 24 Ore); “After French Vote, Mainstream Europe Breathes a Sigh of Relief” (The New York Times): così gli organi del capitalismo globale festeggiano lo scampato pericolo: dopo l’elezione di Trump, la Brexit e il referendum italiano che ha bocciato le riforme di Renzi, scrivono ottimisticamente, la piena populista pare avere raggiunto il punto più alto e iniziato a scendere, mentre una nuova generazione di giovani e dinamici leader centristi (l’accostamento fra Renzi e Macron è ricorrente) una volta sbarazzatasi del fardello dei vecchi e screditati partiti tradizionali, di sinistra e di destra, appare in grado di fronteggiare la sfida populista. Nel ricostruire la biografia di Macron, ex banchiere ed ex ministro liberal europeista, non si nasconde l’entusiasmo per questa figura che – mentre riunisce in sé le “virtù” di entrambe le élite (economica e politica) che pilotano la governance europea – promette di imporre con thatcheriano pugno di ferro le riforme che il maldestro Hollande non è riuscito a far digerire al suo popolo.

Ma è davvero giustificato questo sfrenato ottimismo, oppure ha ragione il sito spagnolo La Vanguardia che titola “Macron: la engañosa victoria que tranquiliza”? Poco importa se Marine Le Pen difficilmente potrà superare il 40% nel ballottaggio che la opporrà a Macron, scrive l’autore dell’articolo, non solo perché quel 40% rappresenterebbe comunque un sintomo formidabile della rabbia e della frustrazione dei cittadini francesi nei confronti delle politiche europeiste che ne stanno massacrando le condizioni di vita e di lavoro, ma anche e soprattutto perché il risultato del primo turno ha segnato anche il formidabile balzo in avanti del candidato della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon (che sfiorando il 20% ha quasi raddoppiato i voti ottenuti nelle precedenti elezioni) a spese del pressoché defunto partito socialista. Un risultato – su cui i media mainstream di tutta Europa hanno preferito sorvolare – che va a sommarsi all’oltre 20% dei vari Podemos, M5S e Labour (quest’ultimo viene descritto come un partito in via di estinzione, laddove si tratta di un nuovo partito che, per tornare all’originaria ispirazione laburista, paga inevitabilmente la rottura con la zavorra blairiana che ne aveva assunto il controllo).

Insomma: l’opposizione alle oligarchie europee non è destinata a smorzarsi (anche perché le cause che la provocano sono destinate ad aggravarsi ulteriormente) tanto è vero che, sommando il consenso dei populismi di destra e di sinistra, si attesta stabilmente poco sotto il 50% dei cittadini del Vecchio Continente. Naturalmente questa somma, per l’ala sinistra dei movimenti antisistema, rappresenta un problema d’immagine, in quanto viene usata dalla propaganda degli euro oligarchi e dei media di regime per alimentare la tesi degli “opposti estremismi” da battere per difendere il fantasma di quella “democrazia” che loro stessi hanno distrutto. Subito dopo le elezioni francesi queste sirene frontiste hanno assunto toni parossistici: da Hollande a Fillon, socialisti, gaullisti, patetici avanzi del 68 come Daniel Cohn- Bendit e il quotidiano Liberation, tutti insieme appassionatamente per difendere la Repubblica (leggi la borsa, le banche, gli azionisti, gli euro burocrati).

È per questo che va apprezzata la lucidità con cui Mélenchon si è rifiutato di associarsi a questo coro stonato, dichiarando di non voler fare endorsement per nessuno dei due contendenti che andranno al ballottaggio. Una posizione che ritengo più corretta ed efficace di quella assunta a suo tempo da Bernie Sanders nelle ultime elezioni presidenziali americane quando, non essendo riuscito a ottenere la nomination democratica, invitò i propri sostenitori a votare per Hillary Clinton. Allora scrissi che avrebbe fatto meglio a invitare all’estensione e a concentrare le energie sulla costruzione di un’alternativa politica futura a entrambi gli esponenti dell’establishment statunitense. Mi pare che viceversa Mélenchon abbia colto il punto: compito di un movimento socialista e populista che si voglia realmente antagonista non è proteggere il sistema dall’attacco del populismo di destra, bensì rubare a quest’ultimo quel consenso di massa che ha potuto ottenere solo grazie al disarmo delle sinistre tradizionali. Per ora, ci accorgiamo dell’esistenza virtuale di un blocco sociale che rifiuta le regole imposte dal sistema solo in circostanze particolari come, per restare in Italia, il referendum del 5 dicembre scorso o – su un altro piano – quello che ha visto i dipendenti dell’Alitalia rifiutare l’accordo capestro stipulato da impresa, governo e sindacati. Perché quel blocco si converta da virtuale a reale, occorre rifiutare compromessi e alleanze spurie e continuare a navigare controcorrente.

mercoledì 26 aprile 2017

BALLOTTAGGIO FRANCESE (2): "IN NOME DELL'ANTIFASCISMO?" di Militant

[ 26 aprile ]

Anche in Francia ha preso forma la contraddizione principale dell’attualità politica, la frattura decisiva in cui trovano precipitazione tutte le eterogenee esigenze popolari: con perfetta specularità, da una parte si è espresso l’appoggio europeista (nel voto per Macron, Fillon e Hamon), dall’altra il rifiuto dell’Unione europea (nel voto per Le Pen, Mélenchon, e gli altri rivoli – di estrema destra e di estrema sinistra – in cui si è disperso il voto anti-europeista). 

Una specularità netta e sintomatica: metà popolazione da una parte, l’altra metà contro. E’ un “contro” confuso e poco disponibile a sintesi politiche, vista l’estrema diversità delle urgenze che lo compongono, ma è il campo entro cui la sinistra di classe dovrebbe radicare una propria proposta politica. In questo senso, bene ha fatto proprio Mélenchon a evitare qualsiasi fronte comune liberista col nemico politico Macron. E’ un passo in avanti inaspettato e importante, perché per la prima volta spezza la sacra unione liberale tra sinistra e destra. 

E’ più che importante: è una novità politica determinante, ed è il segno inaggirabile dei tempi. La lotta all’Unione europea si conferma la faglia che impone una scelta non più rimandabile: o si è a favore o si è contro. Questa la realtà dei fatti, ed è una realtà imposta da una diffusa insofferenza sociale, non da astratte teorizzazioni politiche. 

Questo non significa che il Front national sia un soggetto “votabile” in funzione della lotta all’europeismo, chiaramente. Come spesso accaduto nelle recenti elezioni, si confrontano due mali che non concedono alcuna possibilità di scelta (anche perché al governo il Front national si confermerebbe un trumpismo minore). E’ il cul de sac in cui si ritrova una sinistra incapace di parlare il linguaggio del presente, quello comprensibile alla maggioranza del proletariato europeo. Non per caso dove quella sinistra costruisce discorsi credibili sulle contraddizioni reali – Unione europea in primis – questa raccoglie risultati elettorali importanti (la vicenda Mélenchon in questo senso è davvero paradigmatica: 7 milioni di voti per un candidato contrario alla Ue e alla Nato, roba in Italia relegata agli zerovirgola dell’estremismo testimoniale). 

C’è però una certezza: Macron, e in tal senso i Macron di tutta Europa, costituiscono quel nemico con il quale non è possibile nessuna alleanza tattica, neanche in nome di un “antifascismo” completamente svuotato di qualsiasi significato materiale e riconvertito a toppa ideologica del neoliberalismo europeista. In tal senso, se i due candidati al ballottaggio francese costituiscono, per motivi diversi, due “problemi” pressanti per la sinistra, la soluzione si trova nelle contraddizioni sociali che determinano la contesa politica: da una parte, quella dell’europeismo “macronista”, c’è perfetta continuità tra condizione sociale e sintesi politica; dall’altro c’è il confuso magma della protesta, dell’impoverimento, della subalternità alle scelte della borghesia transnazionale. Quel magma è la nostra casa.

* Fonte: Militant Blog

martedì 21 giugno 2016

NON BASTA ESSERE ONESTI.... di Simone Boemio


[ 21 giugno ]

Il 5* vince denunciando le bugie del PD e la contiguità di centro destra e centrosinistra col corrotto sistema finanziario predatorio oramai evidente agli occhi di parte del popolo italiano.

Ciò che non è chiaro per popolo e 5* è il fatto che anche il governo più onesto del mondo (locale o nazionale che sia) è del tutto impotente in questa Unione Europea fondata sul liberismo, creata a beneficio del sistema finanziario sostenuto da centrodestra e centrosinistra (ma anche da qualcuno infiltrato all’interno al 5*) contro gli interessi dei cittadini.

Faccio i miei sinceri auguri di buon governo ai vincitori 5* e sopratutto ai cittadini da loro amministrati, ma triste sarà il giorno in cui purtroppo tutti si renderanno conto del fallimento della “politica degli onesti” e che l’onestà senza competenza e verità non basta per ben governare.
Un malaugurato futuro fallimento del 5* (per quanto prevedibile a causa delle loro analisi totalmente errate sulla funzione dell’Unione Europea) che ricalcherà quanto successo con syriza in Grecia, potrebbe portare a reazioni incontrollabili ed autoritarie da parte di forze che nulla hanno a che fare con la democrazia e che già scaldano i motori.

Il vero cambiamento nel nome della democrazia sarà possibile solo nel momento in cui una forza politica prenderà piede nel nostro paese sostenendo la necessità di uscire dall’Unione Europea, abrogare ogni norma e pseudoriforma di stampo liberista succedutasi dagli anni ’80 in poi, per ripristinare e attuare in toto la Costituzione del ’48, quale unico dispositivo che abbia mai dato prova di garantire democrazia e diritti sociali e, come nel dopoguerra, potrebbe trarci dalla me(lm/rd)a attuando solidarietà e redistribuzione.

Fino a quel momento cerchiamo di non “sperare bene, perchè “chi visse sperando morì non si può dire”, ma di adoperarci affinchè cresca in Italia una tale forza politica.

* Fonte: Articolo Uno

M5S È IL VERO "PARTITO DELLA NAZIONE" (prime analisi dei flussi elettorali)

[ 21 giugno ]

Il Sole 24 Ore di oggi pubblica un intervento di Roberto D'Alimonte [l'architetto che ha inventato il famigerato Italicum per Matteo Renzi]. Non senza, alla fine, rifilarci il suo pistolotto contro il sistema proporzionale, egli rende noti i dati sui flussi elettorali verificatisi ai ballottaggi a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. L'Indagine è stata svolta da Cise-Luiss. Analisi da prendere con la dovuta prudenza ma davvero interessante per capire... cosa bolle in pentola.

* * *


Alla Appendino i voti di Fi-Lega-Udc, a Sala quelli della sinistra

di Roberto D'Alimonte



Raramente le elezioni di medio termine sono favorevoli ai governi in carica. E così è stato con queste comunali che per molti aspetti si possono considerare alla stregua di elezioni di medio termine. Esiste un ciclo economico ed esiste un ciclo elettorale.

I governi all’inizio del loro mandato godono di solito di un buon livello di popolarità. Con l’andare del tempo il livello diminuisce per toccare il minimo a metà del mandato e risalire – ma non sempre - con l’approssimarsi delle elezioni successive. Per Renzi e il suo governo il picco positivo del ciclo ha coinciso con le elezioni europee del 2014. Già i risultati delle regionali dello scorso anno, pur essendo sostanzialmente positivi, avevano lasciato intravedere qualche problema, per esempio la sconfitta in Liguria. Queste comunali evidenziano una forte erosione della popolarità del Pd e del governo. Si tratta pur sempre di elezioni comunali, ma il complesso dei risultati è tale per cui è chiaramente visibile accanto alla influenza dei fattori locali anche l’impatto negativo della declinante popolarità del governo nazionale e del suo leader. C’è poco da fare. Di questi tempi governare logora e lo scopriranno presto anche i vincenti di oggi.


I dati sono impietosi. Nei comuni sopra i 15.000 abitanti (e anche in quelli più piccoli) il Pd non era andato male al primo turno. Era riuscito a piazzare al ballottaggio un suo candidato in 90 comuni su 121 in cui si è votato domenica scorsa. Ma ha vinto solo in 34 casi. Si può consolare con le vittorie di Milano e di Varese, ma complessivamente si tratta di un risultato molto deludente. Come tasso di successo ha fatto meglio addirittura il centro-destra, che non ha vinto in nessuna delle cinque maggiori città, ma l’ha spuntata in 29 ballottaggi sui 61 in cui era presente. Ma il vero vincitore di questa consultazione è il M5s.

I casi di Roma e soprattutto di Torino hanno suscitato scalpore, ma il dato più rivelatore è il numero di ballottaggi vinti: 19 su 20. Questo non può essere un caso. E infatti non lo è. Il Movimento di Grillo è riuscito a interpretare la voglia di cambiamento e non solo la rabbia di una larga fetta dell’elettorato italiano che continua a impegnarsi in politica.

Roma e Torino sono due città completamente diverse. Lo si è ripetuto ad nauseam che a Roma il M5s aveva buon gioco viste le colpe del Pd romano e le condizioni disastrate della città, ma a Torino no. Eppure due casi così diversi hanno generato lo stesso esito. La voglia di cambiamento ha prevalso anche a Torino.

Ma non c’è solo questo. Nella competizione con il Pd il M5s è avvantaggiato dal fatto, su cui abbiamo insistito più volte, di essere il vero partito della nazione, il partito “pigliatutti”, capace di attrarre consensi in tutti i settori dello spazio politico. Questa sua caratteristica gli consente di essere il destinatario del voto di molti elettori sia di destra che di sinistra che al ballottaggio non hanno propri candidati per cui votare. Sono le seconde preferenze da cui spesso dipende l’esito della contesa al secondo turno. Di questo avevamo parlato qualche settimana fa sulla base dei dati di sondaggio. Ora possiamo parlarne sulla base di dati veri, quelli di sezione, che sono ancora più affidabili.

Così, calcolando i flussi tra il primo e il secondo turno, si scopre che a Torino il 98% degli elettori del candidato di Area popolare, l’85% degli elettori di Forza Italia, il 71% degli elettori del candidato di Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno votato al ballottaggio l’Appendino e non Fassino. Tra l’altro in pochi si sono astenuti. Il sindaco uscente ha raccolto pochi voti alla sua destra e non ha fatto il pieno dei voti alla sua sinistra . Infatti solo il 47% degli elettori di Airaudo, il candidato della sinistra, lo ha votato mentre il 39% si è astenuto e il 14% ha preferito votare l’Appendino. Sono dati che spiegano inequivocabilmente l’esito della competizione torinese. In sintesi, Fassino ha perso voti di sinistra verso l’astensione e soprattutto non è riuscito a conquistare voti dal centro e dalla destra.

TORINO 
Destinazioni al ballottaggio dei voti del primo turno. In % (Fonte: cise.luiss.it)
clicca per ingrandire
Il caso di Milano è diverso. E questo deve far riflettere sul come i fattori locali giochino un ruolo importante. Sala ha vinto perché non solo è riuscito a riportare al voto i suoi elettori del primo turno, ma anche perché per lui hanno votato il 91% degli elettori di Rizzo, il candidato della sinistra radicale che al primo turno aveva preso 19.000 voti. La differenza finale tra Sala e Parisi è stata di 17.000 voti. Altro dato interessante a Milano è relativo al comportamento degli elettori del M5s che si sono astenuti in massa. Per la precisione l’88%. In pochissimi hanno votato il candidato del centro-destra e praticamente nessuno, considerando l’errore statistico, ha votato Sala.
MILANO 

Destinazioni al ballottaggio dei voti del primo turno. In % (Fonte: cise.luiss.it)

clicca per ingrandire
A Bologna invece gli elettori del Movimento sono stati un pochino più generosi nei confronti della candidata del centro-destra. Circa il 45% di loro l’ha votata mentre solo il 10% ha scelto Merola. Ma anche in questo caso molti di loro si sono astenuti al secondo turno. In sintesi, I dati di Milano e di Bologna confermano quanto già rilevato in altre occasioni: è più facile che un leghista voti un grillino che viceversa. Esiste una asimmetria tra gli elettori del centro-destra in generale e quelli del M5s. I leghisti hanno fatto vincere l’Appendino a Torino ma i grillini non hanno fatto vincere Parisi a Milano mentre avrebbero potuto farlo.


BOLOGNA 
Destinazioni al ballottaggio dei voti del primo turno. In % (Fonte: cise.luiss.it)

clicca per ingrandire
Adesso il confronto si sposta sul referendum di Ottobre sulla riforma costituzionale. Questa sarà la sfida cruciale. Su questo terreno Renzi parte in vantaggio sulla carta. La riforma costituzionale è il cambiamento. Ma va spiegata bene agli Italiani. Il livello di disinfomazione su questo tema è pauroso in tutti gli strati della popolazione. Per questo i fautori del no hanno avuto finora buon gioco ad alimentare il timore che questo sia un cambiamento sì, ma pericoloso. Da qui a Ottobre c’è molto lavoro da fare per Renzi e per il Pd. Nel frattempo riflettiamo sul fatto che oggi 121 comuni hanno un sindaco con una maggioranza in consiglio. Gli elettori hanno scelto chi li governerà per i prossimi 5 anni. Proviamo a immaginare l’elezione del sindaco di Roma con un consiglio comunale eletto oggi con un sistema proporzionale.
NAPOLI 
Destinazioni al ballottaggio dei voti del primo turno. In % (Fonte: cise.luiss.it)
clicca per ingradire







SARÀ UN ODIO (DI CLASSE) CHE TI SEPPELLIRÀ di Carlo Formenti

[ 21 giugno]

Stupore, frustrazione, rabbia, denegazione, depistaggio, seduzione: questi gli atteggiamenti che ho visto e ascoltato affiorare sui volti e nelle parole di politici, giornalisti ed «esperti» mentre seguivo (rimbalzando fra Rai1, Rai3 e La7) le reazioni a caldo a exit poll e proiezioni la notte di domenica scorsa.

Stupore: non se lo aspettavano, malgrado gli innumerevoli segnali di irritazione (a partire dai tassi di astensionismo sempre più elevati) che da tempo salivano dal basso, le élite di questo Paese erano convinte di poter seguitare a manipolare a tempo indeterminato un’opinione pubblica che, evidentemente, stimano incapace di intendere e di volere.

Frustrazione e rabbia: lo spettacolo più spassoso, in tal senso, lo ha offerto l’ineffabile Piepoli che, dando un limpido saggio della sua «obiettività scientifica» in veste di analista-sondaggista, commentava in diretta, con espressioni di stizza degne di un Gollum derubato del suo tesoro, la débâcle dei propri datori di lavoro. Ma non sono stati da meno commentatori e giornalisti: Mentana, dopo avere a lungo e ostentatamente ignorato il risultato di Napoli, quando finalmente ne ha parlato, lo ha fatto sia tentando di sminuirne la portata (ha votato solo il 36%) sia accompagnandolo con battute velenose sulla personalità di De Magistris, imitato dai molti suoi colleghi che lo hanno variamente definito «impresentabile», «folcloristico» e quant’altro (ricordate come parlavano di Hugo Chávez i media occidentali?). Ma si sa, il popolo napoletano è infingardo, pigro, nutre istinti plebei facilmente vellicabili da abili demagoghi (se invece il demagogo è Renzi e si rivolge alla buona borghesia dei centri storici tutto va bene: mai come in queste elezioni sono emersi l’odio e il disprezzo di classe contro le periferie).

Denegazione e depistaggio: gli esponenti del Pd presenti ai vari tavoli sono stati particolarmente attivi nell’inutile sforzo di negare l’evidenza: «abbiamo vinto a Milano e in tutta la Lombardia, quindi in fondo non è andata poi tanto male». Oppure, per spiegare la sconfitta di Torino «ove pure abbiamo governato bene per più di vent’anni»: «...è colpa di una ventata mondiale di populismo e dei sentimenti anti establishment di destra» (ovviamente senza porsi il problema di quale sia la causa di tale ondata). Per inciso: il populismo deve essere per definizione di destra, per cui, se si parla di America ci si riferisce a Trump (e non a Sanders che riscuote molto più consenso ma, per loro fortuna, non è riuscito a battere la donna del regime neoliberista, Hillary Clinton), se si parla invece dell’Italia, è di destra anche il Movimento 5 Stelle —«avete visto: hanno vinto con i voti della Lega!».

Seduzione e cattura: lo sforzo di «normalizzare» i 5 Stelle, se era già evidente in precedenza, ora si farà più energico, e già nello spettacolo televisivo dell’altra sera è apparso frenetico, oscillando dal sarcasmo: «adesso che vi tocca governare vediamo che siete capaci di fare», alla pedagogia: «aiutiamoli a maturare, impareranno dalla forza dei fatti (per esempio tagliandogli i bilanci, come ha soavemente annunciato la ministra Boschi) che certe sparate demagogiche come il reddito di cittadinanza sono impraticabili». E poi, ha aggiunto speranzoso Paolo Romani, si può sperare che una donna come la Appendino, essendo un’imprenditrice, abbia i piedi ben appoggiati a terra e non si lanci in politiche avventurose. Purtroppo, temo che tale speranza abbia un qualche fondamento, ove si consideri che l’originario spirito antisistema di 5 Stelle sembra essersi alquanto stemperato nel corso della trasformazione da movimento a partito.

Staremo a vedere. Per il momento godiamoci lo schiaffo al ducetto nella speranza che sia il preludio di una sonora sconfitta referendaria. Ma soprattutto godiamoci uno scontro che assume sempre più la connotazione della lotta di classe, sia pure nella forma semplificata dello schema alto-basso. Il che non è solo l’effetto delle mutazioni socioeconomiche degli ultimi decenni, ma anche dell’assenza di qualsiasi credibile alternativa di sinistra (basti vedere i penosi risultati di ciò che resta delle cosiddette sinistre radicali: come le smonti e le rimonti non vanno al di là del 4%, ma la cosa non sembra minimamente indurle a chiedersene il perché).

* Fonte: Micromega

lunedì 20 giugno 2016

RENZI AZZOPPATO MA... NESSUN DORMA! di Moreno Pasquinelli

[ 20 giugno ]

Non avevamo dubbi che i ballottaggi avrebbero confermato ed anzi appesantito la batosta subita da Renzi e dal Pd al primo turno. E non avevamo dubbi che il Movimento 5 Stelle, dove aveva un adeguato radicamento, sarebbe uscito vincente.

Non ci volevano doti profetiche per capirlo, bastava sintonizzarsi col rumore sociale di fondo, sentire ciò che ribolle nella pentola sociale. Di passata ricordiamo che noi abbiamo dato indicazione di voto per i candidati Cinque Stelle ed a Napoli per De Magistris — "Colpire il Pd per cacciare il governo Renzi".

Escono con le ossa rotte tutti quei cretini che avevano pronosticato una lunga vita al governo Renzi, quelli che cianciavano di una stabilizzazione politica della crisi italiana, gli azzeccagarbugli che ci scassavano i coglioni con la storiella della "rana bollita", le sette politiche che camuffavano la loro impotenza con la narrazione —del tutto simmetrica a quella di chi comanda— per cui quello italiano sarebbe un popolo annichilito, condannato a subire ulteriori vessazioni e angherie. 

Non è così. Tutto è invece ancora possibile. La situazione italiana non solo resta aperta, l'Italia è tra i paesi europei, quello da cui potrà venire il segnale della riscossa. Ribadiamo infatti ciò in cui fermamente crediamo: (1) che lo si voglia o meno, non si esce dal marasma senza svolte radicali e, (2) se i dominanti si ostineranno a perseguire le loro politiche austeritarie e autoritarie la protesta sociale, che oggi usa il canale elettorale M5S o si disperde in un'astensione, finirà inesorabilmente in una sollevazione generale. 

Attenti tuttavia a vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato. Renzi esce azzoppato ma cercherà la rivincita fra tre mesi. Mettiamola così: per le forze oligarchiche di cui Renzi è zimbello, questa tornata amministrativa è solo un primo turno, vorranno vincere al secondo, ovvero al referendum di ottobre. Esse non rinunceranno tanto facilmente al loro disegno strategico di dotarsi di una legge elettorale che gli consenta di governare senza avere la maggioranza, quindi di passare ad un ordinamento costituzionale compiutamente oligarchico, autocratico e antidemocratico.

Renzi è alle corde e dovrà escogitare qualcosa di mirabolante, come seppe fare a suo tempo il suo mentore Berlusconi. Vedremo. Di sicuro quelle che egli riteneva trovate stupefacenti non gli hanno evitato la sconfitta elettorale. Se nessuno da credito al discorso che questa amministrative non chiamavano in causa il governo, è evidente che la grande maggioranza dei cittadini non ha creduto alla narrazione renziana per cui (1) il suo governo ci avrebbe finalmente portato fuori dal marasma economico; (2) che lui sia veramente il rottamatore della "casta politica", il "salvatore della Patria". Non meno importante (3) che risulti del tutto velleitario il disegno del Pd come "Partito della nazione": il candidato di Renzi vince, e per il rotto della cuffia, solo a Milano, dove è stato sostenuto in modo decisivo da una vasta serie di cespugli.

Prendiamo quindi questa tornata elettorale amministrativa come una prova generale del referendum. Essa ci dice che mandare a casa Renzi è non solo possibile ma altamente probabile. Abbiamo indicato le condizioni per vincere. In estrema sintesi: si vincerà se le diverse forze di opposizione faranno blocco e se, all'interno di questo blocco, emergerà un polo che i cittadini riterranno credibile come alternativa di governo.

In questo senso l'ago della bilancia è senza alcun dubbio il Movimento 5 Stelle. Vedremo se M5S dissiperà tutti i dubbi riguardo alla sua effettiva volontà di mandare a casa Renzi e con lui affossare la controriforma istituzionale ed elettorale. Dall'impegno per il NO, vedremo se il gruppo dirigente Cinque Stelle terrà fede ai suoi conclamati principi, per cui la democrazia non è un valore negoziabile, oppure se esso —come malignamente si vocifera— sia già stato adescato dalle élite oligarchiche, che abbia cioè abboccato al Canto delle sirene per cui con l'Italicum avrebbe spianata la strada del governo in solitaria. Sarebbe non solo un errore politico gravissimo, quello di puntare alla propria autosufficienza, ma una vera e propria pugnalata alle spalle alla stessa spinta popolare che lo sorregge e lo ha spinto fin dove è giunto.

La sfida referendaria sarà quindi anche un banco di prova per verificare due cose: (1) se, come ci auguriamo, sarà non solo plausibile ma fattibile, dare vita in un futuro prossimo ad una alleanza d'emergenza trasversale per tirare fuori il Paese dalla gabbia eurocratica —che noi chiamiamo Comitato di Liberazione Nazionale, CLN—; (2) se, dentro questo CLN prenderà forma un fronte unico antiliberista e sovranista, che oltre ad M5S comprenda le più genuine forze democratiche e quindi una sinistra popolare e rivoluzionaria. —le cui basi politiche ed il cui profilo noi stiamo tentando di definire costruendo Programma 101.

Quale che sarà il risultato del referendum di ottobre, dopo si aprirà una fase politica e sociale nuova e diversa.  
Nessun dorma!


Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

Unione europea (953) euro (784) crisi (640) economia (630) sinistra (549) teoria politica (296) finanza (285) Leonardo Mazzei (282) M5S (275) P101 (251) grecia (247) Movimento Popolare di Liberazione (244) Governo giallo-verde (242) elezioni (239) imperialismo (237) sfascio politico (235) resistenza (226) Moreno Pasquinelli (225) sovranità nazionale (219) banche (215) internazionale (213) risveglio sociale (184) alternativa (168) seconda repubblica (167) Syriza (155) piemme (147) Tsipras (146) antimperialismo (135) debito pubblico (133) Matteo Renzi (131) programma 101 (129) spagna (122) filosofia (121) Francia (119) immigrazione (117) marxismo (117) PD (111) destra (111) sovranità monetaria (111) democrazia (109) costituzione (106) Matteo Salvini (104) neoliberismo (104) populismo (104) sollevazione (103) Stefano Fassina (97) islam (97) Grillo (94) Sandokan (94) elezioni 2018 (94) berlusconismo (91) proletariato (91) geopolitica (88) Carlo Formenti (86) Germania (86) Alberto Bagnai (83) Emiliano Brancaccio (83) austerità (80) bce (80) Medio oriente (79) Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro (78) sindacato (77) Podemos (76) Stati Uniti D'America (75) referendum costituzionale 2016 (74) sinistra anti-nazionale (73) Mario Monti (72) guerra (72) capitalismo (70) Libia (66) Russia (65) capitalismo casinò (63) Sergio Cesaratto (62) Rivoluzione Democratica (61) rifondazione (61) Lega (60) globalizzazione (60) liberiamo l'Italia (60) CLN (59) Siria (59) CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (57) bancocrazia (57) immigrati (57) Sicilia (56) Alexis Tsipras (55) Alitalia (54) cinque stelle (54) legge elettorale (54) sovranismo (54) Diego Fusaro (53) Legge di Bilancio (53) brexit (53) Lega Nord (52) Pablo Iglesias (52) moneta (52) referendum (52) socialismo (52) neofascismo (51) sionismo (51) sovranità popolare (51) Emmezeta (50) fiat (50) Manolo Monereo (49) Movimento dei forconi (49) solidarietà (49) campo antimperialista (48) sinistra sovranista (48) gilet gialli (46) immigrazione sostenibile (46) Beppe Grillo (45) Nichi Vendola (45) renzismo (45) Troika (44) Yanis Varoufakis (44) astensionismo (43) inchiesta (43) uscita dall'euro (43) Luciano Barra Caracciolo (42) Mario Draghi (42) Israele (41) liberismo (40) palestina (40) Mimmo Porcaro (39) patriottismo (39) Fiorenzo Fraioli (38) Ugo Boghetta (38) proteste operaie (38) sinistra patriottica (38) italicum (37) Giorgio Cremaschi (36) Karl Marx (36) Marine Le Pen (35) ambiente (35) fiscal compact (35) uscita di sinistra dall'euro (35) III. Forum internazionale no-euro (34) Luigi Di Maio (34) Ucraina (34) egitto (34) nazione (34) 9 dicembre (33) Def (33) azione (33) ISIS (32) Merkel (32) cina (32) default (32) fiom (32) iran (32) islamofobia (32) populismo di sinistra (32) scienza (32) Forum europeo 2016 (31) Sel (31) governo Renzi (31) unità anticapitalisa (31) Fabio Frati (30) ecologia (30) xenofobia (30) Nello de Bellis (29) Putin (29) catalogna (29) storia (29) eurostop (28) napolitano (28) nazionalizzazione (28) Assemblea di Chianciano terme (27) menzogne di stato (27) Donald Trump (26) Mauro Pasquinelli (26) USA (26) elezioni europee 2019 (26) nazionalismi (26) silvio berlusconi (26) Beppe De Santis (25) Comitato centrale P101 (25) Forum europeo (25) Nato (25) elezioni siciliane 2017 (25) religione (25) scuola (25) Europa (24) Movimento 5 Stelle (24) Quantitative easing (24) Venezuela (24) finanziarizzazione (24) Aldo Giannuli (23) Lavoro (23) Stato di diritto (23) antifascismo (23) manifestazione 12 ottobre 2019 (23) ora-costituente (23) razzismo (23) repressione (23) Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro (22) Esm (22) Roma (22) emigrazione (22) keynes (22) nazionalismo (22) Chianciano Terme (21) Front National (21) Simone Boemio (21) Stato islamico dell’Iraq e del Levante (21) Unità Popolare (21) etica (21) Conte bis (20) Emmanuel Macron (20) Foligno (20) Laikí Enótita (20) Marcia della Dignità (20) Regno Unito (20) Vladimiro Giacchè (20) coordinamento no-euro europeo (20) crisi di governo (20) iraq (20) manifestazione del 12 ottobre (20) melenchon (20) minibot (20) tecnoscienza (20) umbria (20) MES (19) Mariano Ferro (19) Norberto Fragiacomo (19) Sicilia Libera e Sovrana (19) Tunisia (19) fronte popolare (19) Domenico Moro (18) Donbass (18) F.S. (18) Izquierda Unida (18) Noi siciliani con Busalacchi (18) lotta di classe (18) pace (18) senso comune (18) Assisi (17) Costanzo Preve (17) Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea (17) Jacques Sapir (17) Paolo Savona (17) Perugia (17) Pier Carlo Padoan (17) chiesa (17) complottismo (17) cosmopolitismo (17) euro-germania (17) media (17) piano B (17) Enrico Letta (16) Forum di Atene (16) Luciano B. Caracciolo (16) Marco Mori (16) Prc (16) Reddito di cittadinanza (16) Renzi (16) Tonguessy (16) appello (16) ballottaggi (16) casa pound (16) fascismo (16) internazionalismo (16) sciopero (16) vendola (16) Cremaschi (15) Daniela Di Marco (15) International no euro forum (15) M. Micaela Bartolucci (15) Salvini (15) clima (15) comunismo (15) diritto (15) indipendenza (15) internet (15) manifestazione (15) piattaforma eurostop (15) tasse (15) vaccini (15) 15 ottobre (14) Alessandro Visalli (14) Alitalia all'Italia (14) Brancaccio (14) Enea Boria (14) Ernesto Screpanti (14) Eurogruppo (14) Fridays for Future (14) MMT (14) Monte dei Paschi (14) Movimento pastori sardi (14) Stato Islamico (14) Turchia (14) Vincenzo Baldassarri (14) no tav (14) obama (14) potere al popolo (14) salerno (14) Alessandro Di Battista (13) Bersani (13) Chavez (13) Enrico Grazzini (13) Eos (13) Jobs act (13) Legge di stabilità (13) Marino Badiale (13) Virginia Raggi (13) Wilhelm Langthaler (13) acciaierie Terni (13) cultura (13) disoccupazione (13) femminismo (13) finanziaria (13) giovine italia (13) privatizzazioni (13) regionalismo differenziato (13) sardine (13) unione bancaria (13) Alfredo D'Attorre (12) Costas Lapavitsas (12) D'alema (12) Forum europeo 2015 (12) Giulietto Chiesa (12) Negri (12) Panagiotis Lafazanis (12) Sergio Mattarella (12) analisi politica (12) decreto salva-banche (12) europeismo (12) global warming (12) keynesismo (12) salari (12) terzo memorandum (12) 14 dicembre (11) AST (11) Aldo Zanchetta (11) De Magistris (11) Dicotomia (11) France Insoumise (11) Gennaro Zezza (11) Ilva (11) Papa Francesco (11) Pardem (11) Portogallo (11) Stato (11) Stefano D'Andrea (11) corruzione (11) de-globalizzazione (11) elezioni anticipate (11) iniziative (11) mediterraneo (11) nucleare (11) ordoliberismo (11) presidenzialismo (11) proteste (11) sindacalismo di base (11) sinistra Italiana (11) sovranismi (11) Art. 18 (10) Bagnai (10) Bruno Amoroso (10) Carl Schmitt (10) Claudio Borghi (10) Fausto Bertinotti (10) Fmi (10) Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra (10) Forum di Roma 2019 (10) George Soros (10) Gianluigi Paragone (10) Giorgetti (10) Hollande (10) Jean-Luc Mélenchon (10) Lista del Popolo (10) Marco Passarella (10) Marco Zanni (10) OLTRE L'EURO (10) Ora (10) Paolo Barnard (10) Quirinale (10) Risorgimento Socialista (10) Terni (10) cattiva scuola (10) decrescita (10) diritti civili (10) facebook (10) fisco (10) golpe (10) islanda (10) legge di bilancio 2020 (10) povertà (10) taranto (10) ANTARSYA-M.A.R.S. (9) Algeria (9) Antonio Rinaldi (9) Argentina (9) Bernie Sanders (9) CGIL (9) Campagna eurostop (9) Diritti Sociali (9) Draghi (9) Forconi (9) Paolo Ferrero (9) Stato nazione (9) Terza Repubblica (9) ThyssenKrupp (9) Von Hayek (9) Wolfgang Schaeuble (9) bail-in (9) bipolarismo (9) classi sociali (9) cosmo-internazionalismo (9) deficit (9) futuro collettivo (9) il pedante (9) istruzione (9) liberalismo (9) medicina (9) moneta fiscale (9) necrologi (9) questione nazionale (9) sociologia (9) sovranità (9) tecnologie (9) Antonio Gramsci (8) Corte costituzionale (8) DOPO IL 4 DICEMBRE (8) Erdogan (8) F.f (8) Fratelli d'Italia (8) Genova (8) Goracci (8) Gran Bretagna (8) II assemblea della CLN (1-3 settembre) (8) Ingroia (8) Italia Ribelle e Sovrana (8) Julio Anguita (8) Landini (8) Lenin (8) Luca Massimo Climati (8) Mattarella (8) Mirafiori (8) Yanis Varoufakys (8) borsa (8) debitocrazia (8) destra non euro (8) elezioni anticapte (8) elezioni anticipate 2017 (8) elezioni siciliane (8) grexit (8) inflazione (8) lira (8) manifestazione 25 marzo 2017 (8) marxisti dell'Illinois (8) nuovo movimento politico (8) questione femminile (8) regionalismo (8) sardegna (8) seminario programmatico 12-13 dicembre 2015 (8) svalutazione (8) transfemminismo (8) trasporto aereo (8) unità anticapitalista (8) unità nazionale (8) Abu Bakr al-Baghdadi (7) Alessandro Chiavacci (7) Alternative für Deutschland (7) Articolo 18 (7) CUB (7) Cub Trasporti (7) Dino Greco (7) Ernesto Laclau (7) Flat tax (7) Franz Altomare (7) Gaza (7) Giancarlo D'Andrea (7) Giuseppe Angiuli (7) ISIL (7) Inigo Errejón (7) Je so' Pazzo (7) Jeremy Corbyn (7) Joseph Stiglitz (7) MMT. Barnard (7) Macron (7) Massimo Bontempelli (7) Maurizio Landini (7) Me-Mmt (7) Michele Berti (7) Nuit Debout (7) Oskar Lafontaine (7) Papa Bergoglio (7) Pil italiano (7) Riccardo Achilli (7) Samuele Mazzolini (7) Sapir (7) Seconda Assemblea P101 (7) Ttip (7) agricoltura (7) aletheia (7) anarchismo (7) autodeterminazione dei popoli (7) bankitalia (7) confederazione (7) contante (7) derivati (7) eurexit (7) eurocrack (7) giovani (7) il manifesto (7) incontri (7) magistratura (7) nazismo (7) patria e costituzione (7) pensioni (7) risorgimento (7) rivolta (7) rivoluzione civile (7) rossobrunismo (7) sanità (7) spread (7) trasporto pubblico (7) Ars (6) Banca centrale europea (6) Bazaar (6) Bottega partigiana (6) CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT) (6) Carlo Galli (6) Casaleggio (6) Contropiano (6) Eros Cococcetta (6) Eugenio Scalfari (6) Franco Bartolomei (6) Frédéric Lordon (6) Giorgia Meloni (6) M.AR.S. (6) Maduro (6) Marx (6) Militant-blog (6) Nino galloni (6) No Renzi Day (6) Noi con Salvini (6) ORA! (6) Pcl (6) Pisapia (6) Polonia (6) REDDITO MINIMO UNIVERSALE (6) Regioni autonome (6) Sandro Arcais (6) Stato di Polizia (6) Target 2 (6) Teoria Monetaria Moderna (6) Thomas Fazi (6) Titoli di stato (6) Toni negri (6) USB (6) Ungheria (6) Viktor Orban (6) assemblea nazionale 2-3 luglio 2016 (6) automazione (6) beni comuni (6) cinema (6) fabrizio Marchi (6) famiglia (6) giovanni Tria (6) governo Gentiloni (6) ideologia (6) incontro internazionale (6) la variante populista (6) liberosambismo (6) migranti (6) no-Ttip (6) nuovo soggetto politico (6) populismo democratico (6) suicidi (6) suicidi economici (6) tecnica (6) terremoto (6) uber (6) utero in affitto (6) Alberto Negri (5) America latina (5) Angelo Panebianco (5) Anguita (5) Antonio Ingroia (5) Assad (5) Carola Rackete (5) Dario Guarascio (5) Decreto Dignità (5) Decreto sicurezza (5) Dimitris Mitropoulos (5) Federalismo (5) Federico Fubini (5) Ferdinando Pastore (5) Finlandia (5) Forza Italia (5) Franco Busalacchi (5) Giuseppe Mazzini (5) HAMAS (5) Hilary Clinton (5) Il popolo de i Forconi (5) Joël Perichaud (5) Kirchner (5) Lucca (5) Luigi De Magistris (5) MOHAMED KONARE (5) Marcello Teti (5) Mario Monforte (5) No Monti Day (5) No debito (5) Npl (5) Nuova Direzione (5) Paolo Becchi (5) Parigi (5) Partito tedesco (5) Pier Paolo Dal Monte (5) Rete dei Comunisti (5) Romano Prodi (5) Rosatellum 2 (5) Sharing Economy (5) Soleimani (5) Stathis Kouvelakis (5) TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) (5) Trump (5) Val di Susa (5) Wolfgang Munchau (5) Yemen (5) afghanistan (5) alleanze (5) banche popolari (5) brasile (5) camusso (5) chiesa ortodossa (5) confindustria (5) cuba (5) debitori (5) decreto vaccini (5) di Pietro (5) donna (5) elezioni regionali 2015 (5) elezioni. Lega (5) fratelli musulmani (5) giornalismo (5) governo (5) greta thumberg (5) jihadismo (5) laicismo (5) massimo fini (5) pomigliano (5) procedura d'infrazione (5) proteste agricoltori (5) rifugiati politici (5) salvinismo (5) teologia (5) tremonti (5) wikileaks (5) 16 giugno Roma (4) ALBA (4) Africa (4) Alessandro Somma (4) Alessia Vignali (4) Altiero Spinelli (4) Andrea Ricci (4) Anna Falcone (4) Antonio Amoroso (4) Assange (4) Aurelio Fabiani (4) Autostrade per l'Italia (4) Bergoglio (4) Brigate sovraniste (4) CSNR (4) Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (4) Carovana di solidarietà (4) Cesaratto (4) Charlie Hebdo (4) Chiavacci Alessandro (4) Città della Pieve (4) Claudio Martini (4) Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi (4) Consiglio nazionale ORA! (4) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (4) Corea del Nord (4) Danilo Calvani (4) Danilo Zolo (4) Deutsche Bank (4) Die Linke (4) Diego Melegari (4) Emanuele Severino (4) Ernesto Galli Della Loggia (4) Felice Floris (4) Francesco Giavazzi (4) Frente civico (4) Fronte Sovranista Italiano (4) GIAPPONE (4) Giuliano Pisapia (4) Giulio Regeni (4) Giulio Sapelli (4) Imu (4) Incontro di Roma (4) Italexit (4) JP Morgan (4) Jacques Nikonoff (4) Karl Polany (4) Kke (4) L'Altra Europa con Tsipras (4) Lafontaine (4) Laura Boldrini (4) Leonardo Mazzzei (4) Luciano Canfora (4) Luciano Gallino (4) Luciano Vasapollo (4) Lucio Chiavegato (4) Luigi Ferrajoli (4) Lupo (4) MPL (4) Marcello Minenna (4) Marchionne (4) Martin Heidegger (4) Morgan Stanley (4) Mosul (4) NO TAP (4) Noi sicialiani con Busalacchi (4) ONU (4) Oscar Lafontaine (4) Paolo Gerbaudo (4) Pci (4) Piattaforma di sinistra (4) Piero Bernocchi (4) Prodi (4) ROSSA (4) Rajoy (4) Sefano Rodotà (4) Sergio Starace (4) Simone Pillon (4) Slavoj Žižek (4) Stato d'emergenza (4) TAP (4) Tyssenkrupp (4) VOX (4) Varoufakis (4) Visco (4) Vladimiro Giacché (4) Xarxa Socialisme 21 (4) Xi Jinping (4) agricoltura biologica (4) al-Sisi (4) alceste de ambris (4) anarchici (4) antisemitismo (4) antisionismo (4) arancioni (4) bigenitorialità (4) califfato (4) carceri (4) cipro (4) coalizione sociale (4) crisi bancaria (4) cristianesimo (4) cristianismo (4) curdi (4) demografia (4) diritti di cittadinanza (4) donne (4) elezioni 2017 (4) elezioni comunali 2017 (4) elezioni siciliane 2012 (4) filo rosso (4) gender (4) il fatto quotidiano (4) informatica (4) intelligenza artificiale (4) irisbus (4) irlanda (4) italia (4) ius soli (4) legge del valore (4) legge di stabilità 2017 (4) parti de gauche (4) patrimoniale (4) porcellum (4) precarietà (4) presidente della repubblica (4) primarie (4) protezionismo (4) risparmio (4) salute (4) saviano (4) seminario (4) sinistra transgenica (4) sottoscrizione (4) spending review (4) spesa pubblica (4) statizzazione banche (4) terzo polo (4) transizione al socialismo (4) trattati europei (4) truffa bancaria (4) università (4) wikidemocrazia (4) xylella (4) 19 ottobre (3) Ahmadinejad (3) Alavanos (3) Albert Einstein (3) Alberto Alesina (3) Alfiero Grandi (3) Amodeo (3) Antonella Stirati (3) Aquisgrana (3) Arabia saudita (3) Armando Mattioli (3) Associazione Riconquistare la Sovranità (3) Atene 26-28 giugno (3) Aventino (3) BRIM (3) Barbara Spinelli (3) Benedetto Croce (3) Benetton (3) Bernd Lucke (3) Bin Laden (3) Bloco de Esquerda. (3) Cerveteri Libera (3) Cia (3) Ciudadanos (3) Comitato No Debito (3) Commissione europea (3) Coordinamento Democrazia Costituzionale (3) Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria (3) Coordinamento no E45 autostrada (3) Davide Serra (3) Dieudonné M'bala M'bala (3) Diosdado Toledano (3) EDWARD SNOWDEN (3) Eleonora Forenza (3) Ernest Vardanean (3) Eurasia (3) Fabio Nobile (3) Fabrizio Tringali (3) Fausto Sorini (3) Filippo Abbate (3) Francesco Neri (3) Francesco Salistrari (3) Fratoianni (3) Gianni Ferrara (3) Giorgio Lunghini (3) Giovanni Gentile (3) Giuliana Nerla (3) Giulio Bonali (3) Giuseppe Pelazza (3) Goofynomics (3) Gramsci (3) Guido Grossi (3) HELICOPTER MONEY (3) Hezbollah (3) ISTAT (3) Ilaria Bifarini (3) Iugoslavia (3) Ivan Cavicchi (3) Jens Weidmann (3) Jugoslavia (3) Leonardo SInigaglia (3) Lista Tsipras (3) Luca Ricolfi (3) Magdi Allam (3) Manolo Monero Pérez (3) Marcello Foa (3) Marco Bulletta (3) Marco Mainardi (3) Mario Volpi (3) Marxista dell'Illinois n.2 (3) Massimo De Santi (3) Massimo cacciari (3) Maurizio Fratta (3) Maurizio del Grippo (3) Milton Friedmann (3) Modern Money Theory (3) Moldavia (3) Morya Longo (3) Napoli (3) Nigel Farage (3) No Mes (3) No e-45 autostrada (3) Noi Mediterranei (3) Olanda (3) Palermo (3) Panagiotis Sotiris (3) Paola De Pin (3) Partito Italexit (3) Patrizia Badii (3) Pedro Montes (3) Pkk (3) Poroshenko (3) Rinascita (3) Rodoflo Monacelli (3) Ruggero Arenella (3) Salento (3) Sarkozy (3) Scenari Economici (3) Six Pack (3) Stavros Mavroudeas (3) Ugo Arrigo (3) Ungheria. jobbink (3) Ventotene (3) Viareggio (3) al-Nusra (3) alba dorata (3) austria (3) biotecnocrazia (3) bollettino medico (3) crediti deteriorati (3) debito (3) deflazione (3) deflazione salariale (3) diritto d'asilo politico (3) diritto di cittadinanza (3) divorzio banca d'Italia Tesoro (3) dollaro (3) economia sociale di mercato (3) elezioni 2020 (3) euroasiatismo (3) foibe (3) forza nuova (3) giustizia (3) inceneritori (3) indignati (3) ines armand (3) insegnanti (3) internazionale azione (3) legge di stabilità 2015 (3) legge truffa (3) machiavelli (3) maternità surrogata (3) mattarellum (3) mezzogiorno (3) minijobs. Germania (3) negazionismo (3) noE-45 autostrada (3) occidente (3) oligarchia (3) olocausto (3) partito (3) partito democratico (3) prescrizione (3) psicanalisi (3) quota 100 (3) rai (3) ratzinger (3) riforma del senato (3) robotica (3) sanità. spending review (3) sciopero generale (3) seminario teorico (3) senato (3) sme (3) social media (3) socialdemocrazia (3) sondaggi (3) sovranità e costituzione (3) sovrapproduzione (3) takfir (3) tassisti (3) terza assemblea P101 (3) tv (3) violenza (3) web (3) 11 settembre (2) 12 aprile (2) 25 aprile 2017 (2) 27 ottobre 2012 (2) A/simmetrie (2) ALDE (2) Ada Colau (2) Agenda Monti (2) Alberto Benzoni (2) Alberto Montero (2) Alétheia (2) Amando Siri (2) Amazon (2) Andalusia (2) Angelo Salento (2) Antonello Ciccozzi (2) Antonello Cresti (2) Arditi del Popolo (2) Armando Siri (2) Atlante (2) Baath (2) Bahrain (2) Banca (2) Bandiera rossa in movimento (2) Berretti Rossi (2) Bilderberg (2) Black Lives Matter (2) Blockchain (2) Bolivia (2) Bolkestein (2) Borotba (2) Brushwood (2) CISL (2) Carc (2) Carlo Clericetti (2) Carlo Freccero (2) Carlo Romagnoli (2) Cernobbio (2) Certificati di Credito Fiscale (2) Cesarina Branzi (2) Cgia Mestre (2) Chantal Mouffe (2) Cile (2) Cirimnnà (2) Civati (2) Claudia Castangia (2) Colonialismo (2) Comitato antifascista russo-ucraiono (2) Conte (2) Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro (2) Dani Rodrik (2) De Bortoli (2) Der Spiegel (2) Diem25 (2) Domenico Losurdo (2) Don Giancarlo Formenton (2) Dugin (2) EReNSEP (2) Edoardo Biancalana (2) Ego della Rete (2) Emilia Clementi (2) Emilia-Romagna (2) Emiliano Gioia (2) Enzo Pennetta (2) Eric Toussaint (2) Ettore Livini (2) European Quantitative-easing Intermediated Program (2) Extincion Rebellion (2) F.List (2) Federal reserve (2) Fidel Castro (2) Fidesz (2) Filippo Gallinella (2) Fiumicino (2) Forestale (2) Forum Internazionale antiEU delle forze popolari (2) Forum Popoli Mediterranei (2) Francesco Lamantia (2) Francesco Maria Toscano (2) Francesco Piobbichi (2) Franco Russo (2) Frosinone (2) Fulvio Grimaldi (2) Futuro al lavoro (2) Generale Pappalardo (2) Gentiloni (2) Giacomo Bracci (2) Giacomo Russo Spena (2) Giada Boncompagni (2) Giancarlo Cancelleri (2) Gig Economy (2) Giorgio Gattei (2) Giuliano Amato (2) Giuseppe Palma (2) Goldman Sachs (2) Google (2) Grottaminarda (2) Guido Viale (2) Hartz IV (2) Hegel (2) Hitler (2) Héctor Illueca (2) INPS (2) Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016 (2) Iniciativa za Demokratični Socializem (2) Iniziativa per il socialismo democratico (2) Italia Ribelle (2) Iugend Rettet (2) JULIAN ASSANGE (2) Jacopo Custodi (2) Javier Couso Permuy (2) Juan Carlos Monedero (2) Juncker (2) Junker (2) Kalergy (2) Ken Loach (2) Kostas Lapavitsas (2) Kurdistan (2) La Grassa (2) Lelio Basso (2) Lelio Demichelis (2) Loretta Napoleoni (2) Ltro (2) M-48 (2) Maastricht (2) Mali (2) Manolis Glezos (2) Marco Revelli (2) Marco Rizzo (2) Maria Elena Boschi (2) Maria Rita Lorenzetti (2) Mario Tronti (2) Mark Zuckerberg (2) Marocco (2) Massimo D'Antoni (2) Massimo PIvetti (2) Michele Serra (2) Michele fabiani (2) Microsoft (2) Militant (2) Moscovici (2) Movimento Politico d'Emancipazione Popolare (2) Mussari (2) Mélenchon (2) Nadia Garbellini (2) Netanyahu (2) Nicaragua (2) Omt (2) Oriana Fallaci (2) Ostia (2) Paolo Maddalena (2) Papa (2) Partito comunista (2) Patto di Stabilità e Crescita (2) Paul Krugman (2) Paul Mason (2) PdCI (2) Pdl (2) Piano di eradicazione degli ulivi (2) Piemonte (2) Pippo Civati (2) Portella della Ginesta (2) Preve (2) Quarto Polo (2) Raffaele Alberto Ventura (2) Reddito di inclusione sociale (2) Riccardo Bellofiore (2) Riccardo Ruggeri (2) Riscossa Italia (2) Roberto Ferretti (2) Rosanna Spadini (2) Rosarno (2) Rosatellum (2) Rozzano (2) Ryan air (2) SPD (2) STX (2) Sahra Wagenknecht (2) Salistrari (2) Schumpeter (2) Scilipoti (2) Scozia (2) Seconda Assemblea CLN (2) Sergio Bellavita (2) Sergio Cararo (2) Sergio Cofferati (2) Severgnini (2) Shale gas (2) Simone Di Stefano (2) Slovenia (2) Stato penale (2) Stefano Zecchinelli (2) Steve Bannon (2) Stiglitz (2) Tasi (2) Tasos Koronakis (2) Telecom (2) Terzo Forum (2) Thissen (2) Thomas Piketty (2) Tito Boeri (2) Tiziana Alterio (2) Tiziana Ciprini (2) Tltro (2) Tomaso Montanari (2) Tor Sapienza (2) Torino (2) Transatlantic Trade and Investment Partnership (2) Transnistria (2) Trilateral (2) UIL (2) UKIP (2) Umberto Eco (2) Ursula von der Leyen (2) Valerio Bruschini (2) Von Der Leyen (2) Vox Italia (2) Zagrebelsy (2) Zoe Constantopoulou (2) accordo del 20 febbraio (2) accordo sul nucleare (2) agricoltori indignati (2) al Serraj (2) al-Durri (2) al-qaeda (2) alawismo (2) animalismo (2) antimperialista (2) antispecismo (2) antropologia (2) atac (2) banche venete (2) battaglia d'autunno (2) blocco sociale (2) bontempelli (2) burkini (2) calunnia (2) casa (2) clausole di salvaguardia (2) cobas (2) comitato di Perugia (2) composizione di classe (2) comuni (2) comunicazione (2) debito privato (2) denaro (2) deregulation (2) domenico gallo (2) due euro (2) dughin (2) elezioni comunali 2015 (2) elezioni comunali 2019 (2) embraco (2) enel (2) energia (2) ennahda (2) esercito (2) eugenetica (2) expo (2) export (2) fake news (2) fecondazione eterologa (2) fincantieri (2) fine del lavoro (2) frontiere (2) gaypride (2) genetica (2) gennaro Migliore (2) geoeconomia (2) giacobinismo (2) governicchio (2) indignatos (2) industria italiana (2) intimperialismo (2) isu sanguinis (2) legge (2) legge di stabilità 2018 (2) lgbt (2) libano (2) liberi e uguali (2) libertà di pensiero (2) maidan (2) manifestazione 2 giugno 2018 (2) marina silva (2) mercantislismo (2) nazionalizzare le autostrade (2) no expo (2) non una di meno (2) omosessualità (2) ong (2) paolo vinti (2) pareggio di bilancio (2) parlamento europeo (2) patria (2) patto del Nazareno (2) patto grecia-israele (2) patto politico (2) peronismo (2) petrolio (2) pietro ratto (2) poste (2) poste italiane (2) proporzionale (2) province (2) razionalismo (2) reddito di base (2) ricchezza (2) riduzione parlamentari (2) rifiuti (2) riformismo (2) rivoluzione russa (2) rivoluzione socialista (2) scissione pd (2) serbia (2) shador (2) shoa (2) silicon valley (2) sinistra anticapitalista (2) sinistra critica (2) società (2) stagnazione secolare (2) stop or-me (2) studenti (2) tasso di cambio (2) transgender (2) transumano (2) ulivi (2) unioni civili (2) uniti e diversi (2) uscita da sinistra (2) vincolo di mandato (2) vota NO (2) "cosa rossa" (1) 100 giorni (1) 101 Dalmata. il più grande successo dell'euro (1) 11-12 gennaio 2014 (1) 14 novembre (1) 17 aprile (1) 19 ottobre 2019 (1) 1961 (1) 20-24 agosto 2014 (1) 25 aprile 2014 (1) 25 aprile 2015 (1) 25 aprile 2018 (1) 28 marzo 2014 (1) 31 marzo a Milano (1) 4 novembre (1) 5G (1) 6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione (1) 8 settembre (1) 9 febbraio 2019 (1) 9 novembre 2013 (1) A. Barba (1) AL NIMR (1) Abd El Salam Ahmed El Danf (1) Aberto Bellini (1) Accellerazionismo (1) Achille Occhetto (1) Acqua pubblica (1) Adenauer (1) AirCrewCommittee (1) Alain Parguez (1) Alan Greenspan (1) Alan Johnson (1) Alba Libica (1) Albania (1) Albert Jeremiah Beveridge (1) Albert Reiterer (1) Albert Rivera (1) Alberto Perino (1) Alcoa (1) Aldo Barba (1) Aldo Bronzo (1) Aleksey Mozgovoy (1) Alemanno (1) Aleppo (1) Alesina (1) Alessandro Mustillo (1) Alessandro Trinca (1) Alex Zanotelli (1) Alexander Zakharchenko (1) Alterfestival (1) Alternativa per la Germania (1) Alì Manzano (1) Ambrogio Donini (1) Ambrose Evans Pritchard (1) Amedeo Argentiero (1) Amintore Fanfani (1) Amoroso (1) Anders Breivik (1) Andrew Brazhevsky (1) Andrew Spannaus (1) Angela Matteucci (1) Angelo di Carlo (1) Angus Deaton (1) Anis Amri (1) Anna Angelucci (1) Anna Lami (1) Anschluss (1) Anthony Coughlan (1) Antonella Stocchi (1) Antonio De Gennaro (1) Antonio Guarino (1) Antonio Rinaldis (1) Antonis Ragkousis (1) Antonis-Ragkousis (1) Apple (1) Arditi (1) Argo Secondari (1) Argyrios Argiris Panagopoulos (1) Arnaldo Otegi (1) Ars Longa (1) Art 81 (1) Art. 11 (1) Art.50 Trattato Lisbona (1) Articolo1 (1) Artini (1) Artuto Scotto (1) Ascheri (1) Atene (1) Athanasia Pliakogianni (1) Atlantia (1) Attali (1) Augusto Graziani (1) Australia (1) BDI (1) BORIS NEMTSOV (1) BRI (1) Banca d'Italia (1) Banca mondiale (1) Barcelona en comú (1) Bashar al-Assad (1) Basilicata (1) Bastasin (1) Battaglione Azov (1) Bazar (1) Bcc (1) Bekaert (1) Belardelli (1) Belgio (1) Benigni (1) Benoît Hamon (1) Bernard-Henri Levy (1) Bielorussia (1) Bifo (1) Bilancio Ue (1) Bini Snaghi (1) Bisignani (1) Bismarck (1) Black Panthers (1) Blade Runner 2049 (1) Boicotta Eurovision (1) Boikp Borisov (1) Bolsonaro (1) Bossi (1) Branko Milanovic (1) Brennero (1) Bretagna (1) Brigata kalimera (1) Brindisi (1) Britannia (1) Bruderle (1) Bruno Steri (1) Bruno Vespa (1) Bulgaria (1) ByoBlu (1) C.f.. Governo giallo-verde (1) CARTA DI FIRENZE 2019 (1) CCF (1) CNL (1) COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST (1) COSMOPOLITICA (1) Calabria (1) Calenda (1) Cambiare si può (1) Cameron (1) Cammino per la libertà (1) Cancellieri (1) Carchedi (1) Caritas (1) Carlo Candi (1) Carlo De Benedetti (1) Carlo Rovelli (1) Carmine Pinto (1) Casal Bruciato (1) Cascina Raticosa (1) Casini (1) Cassazione (1) Cassese Sabino (1) Catarina Martins (1) Cekia (1) Cesare Battisti (1) Checchino Antonini (1) Checco (1) Chiaberge Riccardo (1) Chiara Appendino (1) Chisinau (1) Chișinău (1) Christian Napolitano (1) Christian Rocca (1) Christoph Horstel (1) Circo Massimo (1) Cirinnà (1) Civitavecchia (1) Claudia Zeta (1) Claudio Maartini (1) Claudio Magris (1) Claus Offe (1) Concita De Gregorio (1) Confederazione europea (1) Conferenza d'apertura (1) Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014 (1) Coord (1) Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione (1) Corea del Sud (1) Corriere della sera (1) Corte Europea sui diritti dell'uomo (1) Cosenza (1) Crimea (1) Cristina Re (1) Cuperlo (1) DDL (1) Dagospia (1) Daisy Osauke (1) Damiano palano (1) Dan Glazebrook (1) Daniela Conti (1) Daniele Manca (1) Danimarca (1) Dario Fo (1) Davide Bono (1) Davide Gionco (1) Davos (1) De Masi (1) De Vito (1) Debora Billi (1) Debt Redemption Fund (1) Del Rio (1) Denis Mapelli (1) Dichiarazione universale dei diritti umani (1) Dimitris Christoulias (1) Dio (1) Dmitriy Kolesnik (1) Domenico Quirico (1) Domenico Rondoni (1) Dominique Strauss-Khan (1) Don Sturzo (1) Donald Tusk (1) Duda (1) ECO (1) EPAM (1) Eco della rete (1) Eduard Limonov (1) Elctrolux (1) Eleonora Florenza (1) Elinor Ostrom (1) Elliott Gabriel (1) Emanuele Filiberto (1) Emilio Gentile (1) Emma Bonino (1) Emmanuel Mounier (1) Emmeffe (1) Enrica Perucchietti (1) Enrico Angelini Partigiano (1) Enrico Gatto (1) Enrico Rossi (1) Enrico padoan (1) Erasmo vecchio (1) Ernesto Pertini (1) Ernst Bloch (1) Eros Francescangeli (1) Erri De Luca (1) Etiopia (1) Ettore Gotti Tedeschi (1) Eugenio Scalgari (1) Eunoè (1) Eurispes (1) Europa a due velocità (1) Evo Morales (1) FF2 (1) Fabiani (1) Fabio Amato (1) Fabio De Masi (1) Fabio Dragoni (1) Fabio Mini (1) Fabio Petri (1) Fabriano (1) Fabrizio De Paoli (1) Fabrizio Rondolino (1) Falluja (1) Favia (1) Federazione delle Industrie Tedesche (1) Federica Aluzzo (1) Federico Caffè (1) Federico II il Grande (1) Ferrero (1) Fertility Day (1) Filippo Dellepiane (1) Filippo Nogarin (1) Filippo Santarelli (1) Fiorito (1) Florian Philippot (1) Folkebevægelsen mod EU (1) Foodora (1) Foro di Sao Paulo (1) Forum Ambrosetti (1) Forum dei Popoli Mediterranei (1) Forum di Assisi (1) Francesca Donato (1) Francesco Campanella (1) Francesco Cardinali (1) Francesco Garibaldo (1) Francesco Giuntoli (1) Francesco Lenzi (1) Francesco Magris (1) Franco Venturini (1) Frauke Petry (1) Fred Kuwornu (1) Freente Civico (1) Freud (1) Front de gauche (1) Fronte della gioventù comunista (1) Fuad Afane (1) Fukuyama (1) Fuori dall'euro (1) GMJ (1) Gabanelli (1) Gabriele Gesso (1) Gandhi (1) George Friedman (1) George Monbiot (1) Germanicum (1) Gesù (1) Gezi park (1) Giacomo Bellini (1) Giacomo Bellucci (1) Giacomo Vaciago (1) Giacomo Zuccarini (1) Giancarlo Bergamini (1) Gim cassano (1) Giordano Sivini (1) Giovanna Vertova (1) Giovanni De Cristina (1) Giovanni Lo Porto (1) Giovanni Schiavon (1) Giovanni Tomei (1) Giovanni di Cristina (1) Giulia Grillo (1) Giuliana Commisso (1) Giuliano Procacci (1) Giulio Ambrosetti (1) Giulio Girardi (1) Giulio Tarro (1) Giulio Tremonnti (1) Giuseppe Altieri (1) Giuseppe Guarino (1) Giuseppe Travaglini (1) Giuseppe Turani (1) Giuseppe Zupo (1) Glauco Benigni (1) Godley (1) Grasso (1) Graziano Priotto (1) Grecia presidio 9/9/19 (1) Guerra di liberazione algerina (1) Guglielmo Forges Davanzati (1) Guido Lutrario (1) Guido Ortona (1) Günther Anders (1) HSBC (1) Hainer Flassbeck (1) Haitam Manna (1) Haiti (1) Haver Analytics (1) Hawking (1) Heiner Flassbeck (1) Hillary Clinton (1) Hjalmar Schacht (1) Hong Kong (1) Huawei (1) Huffington Post (1) IPHONE (1) IRiS (1) IS (1) Ida Magli (1) Ignazio Marino (1) Il tramonto dell'euro (1) Ilaria Lucaroni (1) Illueca (1) Imposimato (1) Improta (1) Indesit (1) Indipendenza e Costituzione (1) Inge Höger (1) Intellettuale dissidente (1) International Forum of Sovereign Wealth Funds (1) Intesa Sanpaolo (1) Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (1) Italia dei valori (1) J.Habermas (1) JAMES GALBRAITH (1) JOBS ACT(ING) IN ROME (1) Jacques Delors (1) Jacques Rancière (1) James Holmes (1) James K. Galbraith (1) James Petras (1) Jaroslaw Kaczynsk (1) Jason Barker (1) Je so' Pazz' (1) Jean Claude Juncker (1) Jean-Claude Juncker (1) Jean-Claude Lévêque (1) Jean-Claude Michéa (1) Jean-Jacques Rousseau (1) Jean-Paul Fitoussi (1) Jeremy Rifkin (1) Jo Cox (1) Joel Perichaud (1) John Laughland (1) John Locke (1) John Pilger (1) Jorge Alcazar Gonzalez (1) Joseph De Maistre (1) Joseph Shumpeter (1) Josephine Markmann (1) João Ferreira (1) Jugend Rettet (1) Juha Sipila (1) Junge Welt (1) Kalecky (1) Kalergi (1) Kelsen (1) Kemi Seba (1) Kenneth Kang (1) Kiev (1) Kirill Vasilev (1) Kolesnik Dmitriy (1) Kosovo (1) Kostas Kostoupolos (1) Kostas-Kostopoulos (1) Kouachi (1) Koutsianas Pantelis (1) Kruhman (1) Ktragujevac (1) Kyenge (1) L'Aquila (1) La Pira (1) La forte polarizzazione (1) La sinistra e la trappola dell'euro (1) La via maestra (1) La7 (1) Lagarde (1) Lapo Elkann (1) Lars Feld (1) Lasciateci fare (1) Leave (1) Lecce (1) Left (1) Legge 194 (1) Legge Acerbo (1) Legge Severino (1) Leonardo Coen (1) Leopolda (1) Lettera aperta ai movimenti sovranisti (1) Lev Gumilev (1) LexitNetwork (1) Lia De Feo (1) Lidia Riboli (1) Lidia Undiemi (1) Liguria (1) Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando (1) Lituana (1) Livorno (1) Logistica. Ikea (1) London Corrispondent Society (1) Lorenzin (1) Lorenzin Beatrice (1) Lorenzo Alfano (1) Lorenzo Del Savio (1) Lorenzo Dorato (1) Lorenzo Fioramonti (1) Lorenzo Fontana (1) Loris Caruso (1) Luca Donadel (1) Luca Pagni (1) Lucarelli (1) Lucia Annunziata (1) Lucia Morselli (1) Luciana Castellina (1) Luciano Violante (1) Lucio Magri (1) Lucio garofalo (1) Luigi De Giacomo (1) Luigi Nanni (1) Luigi Preiti (1) Luigi Zingales (1) Luka Mesec (1) López Obrador (1) M. Pivetti (1) M48 (1) M5 (1) MH 17 flight paths (1) MNLA (1) MOSE (1) Macchiavelli (1) Macedonia (1) Maida (1) Manuel Monereo (1) Manuel Montejo (1) Manuela Cadelli (1) Manuela Carmena (1) Marcello Barison (1) Marcello De Cecco (1) Marcello Veneziani (1) Marcia Perugia-Assisi (1) Marco Bersani (1) Marco Carrai (1) Marco Cattaneo (1) Marco Di Steafno (1) Marco Ferrando (1) Marco Fortis (1) Marco Giannini (1) Marco Palombi (1) Marco Pannella (1) Marco Parma (1) Marco Rovelli (1) Marco Santopadre (1) Marcuse (1) Margarita Olivera (1) Maria Grazia Da Costa (1) Marina Calculli (1) Marina Minicuci (1) Mario Esposito (1) Mark Rutte (1) Maroni (1) Marta Fana (1) Martin Lutero (1) Martin Wolf (1) Marxista dell'Illinois n.1 (1) Massimiliano Panarari (1) Massimo Costa (1) Massimo Gramellini (1) Massimo Recalcati (1) Massimo Villone (1) Matt O'Brien (1) Mattei (1) Matteo Mameli (1) Matteo Pucciarelli (1) Mauricio Macri (1) Maurizio Alfieri (1) Maurizio Blondet (1) Maurizio Franzini (1) Maurizio Leonardi (1) Maurizio Lupi (1) Maurizio Molinari (1) Maurizio Ricci (1) Maurizio Sgroi (1) Maurizio Vezzosi (1) Maurizio Zenezini (1) Maurizio zaffarano (1) Mauro Alboresi (1) Mauro Bocci (1) Mauro Maltagliati (1) Mauro Scradovelli (1) Mauro Volpi (1) Maximilian Forte (1) Mdp (1) Me.Fo. (1) Melanchon (1) Meloni (1) Mentana (1) Meridionalisti Italiani (1) Merk (1) Merloni (1) Messico (1) Metallurgiche Forschungsgesellschaft (1) Micah Xavier Johnson (1) Michael Jacobs (1) Michael Ledeen (1) Michael Moore (1) Michelangelo Vasta (1) Michele Ainis (1) Michele Ruggero (1) Mihaly Kholtay (1) Milano (1) Milosevic (1) Milton Friedman (1) Mimmo Lucano (1) Mincuo (1) Ministero economia e finanza (1) Mladic (1) Mohamed bin Salman (1) Mohammad Javad Zarif (1) Monica Maggioni (1) Monicelli (1) Mont Pélerin Society (1) Montegiorgio in Movimento (1) Moshe Ya’alon (1) Moves (1) Movimento 77 (1) Movimento R(e)evoluzione (1) Movimento democratici e progressisti (1) Movimento di Liberazione Popolare (1) Movimiento 15-M (1) Mulatu Teshome Wirtu (1) Musk (1) NIgeria (1) Nadia Valavani (1) Naji Al-Alì (1) Nancy Fraser (1) Natale (1) Neda (1) Nepal (1) Nethanyahu (1) New York Times (1) Nicky Hager (1) Nicola Ferrigni (1) Nicolas Dupont-Aignan (1) Nicoletta Dosio (1) Nicolò Bellanca (1) Nimr Baqr al-Nimr (1) No Fertility Day (1) Noam Chomsky (1) Noelle Neumann (1) Noi sicialiano con Busalacchi (1) Norbert Hofer (1) Norberto Bobbio (1) Nord Africa (1) Norma Rangeri (1) Nsa (1) OCSE (1) OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È (1) OPEC (1) OXI (1) Olimpiadi (1) Olmo Dalcò (1) Omnium (1) Onda d'Urto (1) Open Society Foundations (1) Orietta Lunghi (1) P 101 (1) P-Carc (1) P01 (1) PCE (1) PCdI (1) PIANESI MARIO (1) POSSIBILE (1) PRISM (1) PSUV (1) Pablo Stefanoni (1) Padre Pio (1) Paesi baschi (1) Pakistan (1) Palladium (1) Panagoitis Sotiris (1) Panos "Panagiotis" Kammenos (1) Paola Muraro (1) Paolo Ciofi (1) Paolo Di Martino (1) Paolo Giussani (1) Paolo Maria Filipazzi (1) Paolo dall'Oglio (1) Paremvasi (1) Partito Comunista Italiano (1) Partito Comunista d'Italia (1) Partito del Lavoro (1) Partito radicale (1) Pasolini (1) Pasquale Voza (1) Passos Coelho (1) Patto di stabilità (1) Paul "Elliot" Singer (1) Paul De Grauwe (1) Paul Steinhardt (1) Per una sinistra rivoluzionaria (1) Perù (1) Pettirossi (1) Piano nazionale per la fertilità (1) Piepoli (1) Pier Francesco Zarcone (1) Pier Paolo Pasolini (1) Pierfranco Pellizzetti (1) Piero Calamandrei (1) Piero Gobetti (1) Piero Ricca (1) Piero fassina (1) Piero valerio (1) Pierre Laurent (1) Pietro Attinasi (1) Pietro Ingrao (1) Pietro Nenni (1) Pil (1) Pil argentino (1) Pinna (1) Pino Corrias (1) Pino Prestigiacomo (1) Piotr Zygulski (1) Pisa (1) Pizzarotti (1) Pomezia (1) Porto Recanati (1) Postcapitalism (1) Presidenza della Repubblica (1) Profumo (1) Puglia (1) Quadrio Curzio Alberto (1) Quisling (1) RENAUD LAMBERT (1) RISCOSSA ITALIANA (1) ROSS@ Parma (1) Rachid Ghannoūshī (1) Radek (1) Raffaele Ascheri (1) Raffaele Marra (1) Raffaella Paita (1) Ramadi (1) Ramarrik de Milford (1) Ramon Franquesa (1) Rapporto Werner (1) Ras Longa (1) Razem (1) Realfonzo (1) Remain (1) Renato Brunetta (1) René Girard (1) Report (1) Repubblica di Lugànsk (1) Rete Sostenibilità e Salute (1) Riccardo Terzi (1) Riccardo Tomassetti (1) Rino Formica (1) Risorgimento Meridionale (1) Rita Di Leo (1) Rizzo (1) Robert Mundell (1) Roberta Lombardi (1) Roberto D'Agostino (1) Roberto D'Alimonte (1) Roberto D'Orsi (1) Roberto Fico (1) Roberto Grienti (1) Roberto Marchesi (1) Roberto Martino (1) Roberto Massari (1) Roberto Musacchio (1) Roberto Palmerini (1) Roberto Santilli (1) Rocco Casalino (1) Rohani (1) Roma 13 ottobre 2018 (1) Roma 21 novembre 2015 (1) Romney (1) Rosario Crocetta (1) Rossano Rubicondi (1) Rovereto (1) SENZA EURO(PA) (1) SI COBAS (1) SInistra popolare (1) SYLVAIN LEDER (1) Sacko Soumayla (1) Said Gafurov (1) Sakorafa (1) Salmond (1) Salonicco (1) Salvatore Biasco (1) Salvatore D'Albergo (1) Samaras (1) Samir Amin (1) Sandro Targetti (1) Santori (1) Schengen (1) Schlageter (1) Scottish National Party (1) Scuola austriaca (1) Scuola di Friburgo (1) Sebastiano Isaia (1) Serge Latouche (1) Sergeï Kirichuk (1) Sergio Bologna (1) Sergio Romano (1) Shaimaa (1) Shaimaa el-Sabbagh (1) Shakira (1) SiAMO (1) Sig­mar Gabriel (1) Silvana Sciarra (1) Slai Cobas (1) Slavoj Zizek (1) Solone (1) Sorrentino (1) Spoleto (1) Sraffa (1) Standard & Poor's (1) Stanis Ruinas (1) Stefania Giannini (1) Stefano Alì (1) Stefano Azzarà (1) Stefano Bartolini (1) Stefano Feltri (1) Stefano Lucarelli (1) Stefano Musacchio (1) Stefano Petrucciani (1) Stefano Zai (1) Steven Forti (1) Storace (1) Stratfor (1) Strikemeeting (1) Sudafrica (1) Susana Díaz (1) Svitlana Grugorciùk (1) Svizzera (1) TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT) (1) TPcCSA (1) Tarek Aziz (1) Tariq Alì (1) Tempa Rossa (1) Tfr (1) Thatcher (1) Theodoros Koudounas (1) Theresa Mai (1) Thomas Szmrzly (1) Thomas Zmrzly (1) Tiziana Aterio (1) Tiziana Drago (1) Togliatti (1) Tommaso Nencioni (1) Tommaso Rodano (1) Tonia Guerra (1) Tony Manigrasso (1) Topos Rosso (1) Toscana (1) Tribunale dell'Aia (1) Trichet (1) Tripoli (1) Tuareg (1) Two Pack (1) UGL (1) UPR (1) Udc (1) Ugo Mattei (1) Ulrich Grillo (1) Unicredit (1) Unio (1) United Kingdom Indipendent Party (1) Utoya (1) VLADIMIR LAKEEV (1) Vagelis Karmiros (1) Valerio Colombo (1) Vallonia (1) Vasilij Volga (1) Veltroni (1) Venezia (1) Veronica Duranti (1) Versilia (1) Vertice di Milano (1) Viale (1) Viktor Shapinov (1) Vilad Filat (1) Vincent Brousseau (1) Vincenzo Sparagna (1) Viscione (1) Vito Lops (1) Vito Storniello (1) Vittorio Bertola (1) Vittorio Carlini (1) Vittorio da Rold (1) Von Mises (1) Vox Populi (1) W. Streeck (1) WHIRLPOOL (1) Walter Eucken (1) Walter Tocci (1) Warren Mosler (1) Washington Consensus (1) Wen Jiabao (1) Westfalia (1) Wilders (1) Wolfgang Streeck (1) Wolkswagen (1) Wozniak (1) YPG (1) Ytzhac Yoram (1) Zagrebelsky (1) Zaia (1) Zalone (1) Zbigniew Brzezinski (1) Zecchinelli (1) Zedda Massimo (1) Zizek (1) Znet (1) Zolo (1) Zygmunt Bauman (1) aborto (1) accise (1) adozioni (1) aggressione (1) agorà (1) al-Fatah (1) al-Ghwell (1) alba mediterranea (1) alberto garzon (1) alluvione (1) alt (1) alta velocità (1) amanda hunter (1) amnistia (1) amore (1) andrea zunino (1) antropocene (1) apocalisse (1) appoggio tattico (1) arcelor Mittal (1) aree valutarie ottimali (1) armi (1) arresti (1) asia argento (1) askatasuna (1) assemblea di Roma del 4 luglio 2015 (1) assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre (1) ateismo (1) autogestione (1) autostrade (1) ballarò (1) battisti (1) benessere (1) big five (1) bilancia dei pagamenti (1) bioetica (1) biologia (1) black block (1) blocco costituzionale (1) blocco nero (1) bloomberg (1) bomba atomica (1) bonapartismo (1) brigantaggio (1) bufale (1) bullismo (1) calcio (1) califfaato (1) campagna di finanziamento (1) capitolazione (1) carlo Bonini (1) carlo Sibilia (1) carta dei principi (1) cassa depositi e prestiti (1) catastrofe italiana (1) catene di valore (1) cdp (1) censis (1) censura (1) chokri belaid (1) comitato (1) comitato per la salvaguardia dei numeri reali (1) commemorazione (1) confini (1) conflitto di interezzi (1) confucio (1) consiglio superiore della magistratura (1) contestazione (1) controcorrente (1) convegno di Copenaghen (1) coronavirus (1) coronovirus (1) cretinate. (1) curzio maltese (1) cybercombattenti (1) cyborg (1) dabiq (1) dall'euro (1) dalla NATO e dal neoliberismo (1) david harvey (1) decalogo (1) decescita (1) decrescita felice (1) decretone (1) democratellum (1) democratiche e di sinistra (1) democrazia economica (1) deportazione economica (1) depressione (1) di Monica Di Sisto (1) dichiarazione di Roma (1) dimissioni (1) dimitris kazakis (1) diritti dei lavoratori (1) dissesto idrogeologico (1) dracma (1) ebraismo (1) economie di scala (1) economist (1) ecosocialismo (1) egolatria (1) elezioni comunali 2018 (1) elezioni regionali 2019 (1) enav (1) enrico Corradini (1) erasmus (1) esercito industriale di riserva (1) espulsione (1) estremismo (1) eurasismo (1) euroi (1) evasione fiscale (1) fabbriche (1) fallimenti (1) fascistizzazione della Lega (1) felicità (1) femen (1) femminicidio (1) fiducia (1) finan (1) finaza (1) flessibilità (1) flussi elettorali 2016 (1) fondi avvoltoio (1) fondi immobiliari (1) fondi sovrani (1) forme (1) freelancing (1) fuga dei capitali (1) fusione dei comuni (1) genere (1) giusnaturalismo (1) global compact (1) gold standard (1) governabilità (1) governo neutrale (1) grande coalizione (1) gravidanza (1) grazia (1) guerra di civiltà (1) guerra valutaria (1) hansel e gretel (1) hedge funds (1) i più ricchi del mondo (1) il cappello pensatore (1) illiberale (1) ilsimplicissimus (1) import (1) import-export (1) incendi (1) independent contractor (1) india (1) indignados (1) indipendeza e costituzione (1) individualismo (1) indulto (1) intena (1) intervista (1) ius sanguinis (1) ivana fabris (1) joker (1) kafir (1) l (1) la grande bellezza (1) legalità (1) legge Madia (1) legge anticorruzione (1) legge antisciopero (1) legge di stabilità 2016 (1) leva (1) leva obbligatoria (1) lex monetae (1) libaralismo (1) libe (1) liberalizzazioni (1) liberazionne (1) liberiamo (1) libra (1) linguaggio (1) link tax (1) liste civiche. (1) loi El Khomri (1) lotga di classe (1) luddismmo (1) lula (1) madre surrogata (1) mafiodotto (1) maghreb (1) malaysian AIRLINES (1) mandato imperativo (1) manifesto del Movimento Popolare di Liberazione (1) manlio dinucci (1) manovra (1) marchesi Antinori (1) marcia globale per Gerusalemme (1) massacri imperialisti (1) massimo bray (1) massoneria (1) materialismo storico (1) matrimoni omosessuali (1) matteo bortolon (1) matteo brandi (1) megalamania (1) memoria (1) mercantilismo (1) mercato (1) mercato del lavoro (1) militarismo (1) modello spagnolo (1) modello tedesco (1) modernità (1) molestie (1) momento polany (1) monetarismo (1) moody's (1) nascite (1) nazion (1) nazional-liberismo (1) neokeynesismo (1) no allo spezzatino (1) no vax (1) nobel (1) nomine ue (1) norvegia (1) numero chiuso (1) obiezione di coscienza (1) occupy wall street (1) oligarchia eurista (1) openpolis (1) operaismo (1) ore lavorate (1) osvaldo napoli (1) pacifismo (1) palmira (1) partite iva (1) partiti (1) partito americano (1) partito brexit (1) partito umanista (1) pecchioli luigi (1) personalismo (1) petiziion (1) piaciometro (1) piano Silletti (1) piano nazionale di prevenzione (1) piero visani (1) piigs (1) politicamente corretto (1) politiche austeritarie (1) polizia (1) ponte Morandi (1) popolo (1) post-elezioni (1) post-operaismo (1) postumano (1) profughi (1) programma UIKP (1) progresso (1) qualunquismo (1) questione meridionale (1) quinta internazionale (1) rampini (1) rappresentanza (1) recensioni (1) regione umbria (1) rete 28 Aprile (1) ride sharing (1) rider (1) risparmio tradito (1) risve (1) riunioni regionali (1) rivoluzione (1) robot killer (1) rosabrunismo (1) rublo (1) salafismo (1) salir del euro (1) sandro veronesi (1) sanzioni (1) scie chimiche (1) sciopero della fame (1) seisàchtheia (1) sequestro minori (1) sfruttamento (1) sicurezza (1) siderurgia (1) sindalismo di base (1) sinismo (1) smartphone (1) social forum (1) sondaggio demos (1) specismo (1) spionaggio (1) squatter (1) stadio (1) startup (1) statuto (1) sterlina (1) strategia militare (1) stress test (1) sud (1) suez (1) supe-bolla (1) supply-side economics (1) svimez (1) taglio parlamentari (1) takfirismo (1) tango bond (1) tassiti (1) tempesta perfetta (1) terza fase (1) terzigno (1) terzo stato (1) tesaurizzazione (1) torre maura (1) tortura (1) transumanismo (1) trappola della liquidità (1) trasformismo (1) trasumanesimo (1) trenitalia (1) triptrorelina (1) trivelle (1) troll (1) uassiMario Monti (1) uberizzazione (1) ultimatum (1) vademecum (1) vadim bottoni (1) valute (1) vattimo (1) vertice di Roma (1) volkswagen (1) voucher (1) wahabismo (1) wahhabismo (1) xenobot (1) yuan (1) zanotelli (1) zapaterismo (1)