Visualizzazione post con etichetta Sergio Mattarella. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sergio Mattarella. Mostra tutti i post

lunedì 6 agosto 2018

IPOTESI EVERSIVA di Sandokan

[ 6 agosto 2018 ]

Il trauma subito dell'élite con il terremoto elettorale del 4 marzo continua ad espletare i suoi effetti.

In psicologia chi subisce un forte trauma può cadere vittima della "dissociazione", ovvero:
«accentuazione dell'insicurezza ontologica per cui un individuo può sentirsi più irreale che reale, letteralmente più morto che vivo, differenziato in modo incerto e precario dal resto del mondo, così la sua identità e la sua autonomia sono sempre in questione. Può sentire il suo io parzialmente disgiunto dal suo corpo».


Sembra questo il caso, osservando il polverone che la stampa di regime ha sollevato sul caso "DELL'ATTACCO AL COLLE VIA TWITTER" che sarebbe avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi subito dopo che Mattarella rifiutò di accettare Paolo Savona come ministro dell'Economia e diede incarico a formare il governo a Carlo Cottarelli. Erano le ore convulse in cui anche questo blog parlò di "colpo di stato", quando lo stesso Di Maio (salvo poi fare marcia in dietro) chiese di porre in Stato d'accusa (ex Art. 90) il Presidente Mattarella.

Per "svelare il complotto" oggi, su richiesta del Pd,  è stato addirittura convocato il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza), visto che sembrerebbero coinvolti addirittura i servizi segreti russi.

Siamo quindi andati a vedere le carte, e che abbiamo scoperto? che si tratta di un patetica buffonata. 

La cronaca più esilarante (Così hanno attaccato Mattarella sui social: indaga l’Antiterrorismo) l'ha scritta ieri Fiorenza Sarzanini sul CORRIERE DELLA SERA. E che viene fuori? Che in quelle ore di golpe (ore in cui saliva nel Paese una generale ondata di indignazione) da 400 profili Twitter sarebbero partiti "migliaia di messaggi" con con l’hashtag #Mattarelladimettiti.

Tutto qui? Sì, tutto qui!


Tuttavia per lorsignori si sarebbe trattato di un "tentativo eversivo":
«Alla polizia postale si chiede dunque di ricostruire quanto accaduto, rintracciare gli account, individuare i server. E così dare un’identità a chi ha compiuto un atto ritenuto eversivo proprio perché prende di mira la più alta carica dello Stato».
Se qui c'è un "atto eversivo" è proprio questa campagna! Non siamo in un regime di assolutismo monarchico, e il Presidente non è legibus solutus. Questo in primo luogo. In secondo la campagna è eversiva perché svela l'unico grande complotto in atto, quello dell'élite che usa ogni mezzo per rovesciare il governo giallo-verde. In terzo luogo questa campagna è eversiva poiché punta a limitare la libertà di pensiero e di parola, quindi a mettere un bavaglio alla rete.

Altro che "governo fascio-leghista"! La vera minaccia a ciò che rimane della democrazia viene dai poteri forti feriti. Lo stato di amnesia psicogena in cui si dibattono potrebbe precedere un autoritario atto di forza per riconquistare Palazzo Chigi.

Nessun dorma...







venerdì 1 giugno 2018

UNA REPUBBLICA FONDATA SULLO SPREAD di Norberto Fragiacomo

[ 1 giugno 2018 ]

«Ritengo ci siano gli estremi per avviare la procedura di cui all’articolo 90 della Costituzione, sono convinto dell’opportunità che il Presidente faccia un passo indietro — e lo dico proprio per il grande rispetto che provo per la carica di cui è investito. Finché dà voce alla Costituzione chi sta al Quirinale va ascoltato in religioso silenzio; quando inizia a parlare la lingua dei mercati, degli interessi di parte ecc. egli diventa criticabile al pari di qualsiasi altro politico».

Ritorno (un po’ più) frigido pacatoque animo sulla questione del discorso presidenziale del 27 maggio, che ha suscitato nel sottoscritto una vivissima riprovazione. 

Le mie convinzioni politiche non c’entrano nulla — non ero e tuttora non sono un simpatizzante della Lega, e del M5S ho scritto peste e corna. Il punto è evidentemente un altro: qui si tratta di Democrazia con la maiuscola, rispetto della Carta Costituzionale e delle istituzioni. Il Presidente, ci è stato insegnato all’università, è la Viva vox Constitutionis, il suo primo necessario attuatore: spetta a lui rispettarne non soltanto la lettera, ma anzitutto lo spirito. “Il Presidente della Repubblica nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri”: il testo dell’articolo 92 si ferma qui, non precisa — non espressamente — se la scelta presidenziale sia discrezionale o vincolata. Il riferimento alla “proposta” è però chiarificatore, e lumeggia un aspetto: il Presidente della Repubblica non fa di testa sua, si attiene a quella che è, a tutti gli effetti, una designazione.


In fondo è cosa abbastanza logica, quasi scontata, che chi è stato incaricato di guidare l’esecutivo sia libero di indicare i propri futuri collaboratori. Ciò non significa che il Capo dello Stato debba accettare qualsivoglia diktat: tocca a lui verificare che i candidati presentino i requisiti — morali, ma non solo — per poter accedere all’alta funzione. 

Pertanto casserà le singole proposte che non superino un vaglio di legittimità e/o ragionevolezza, perché ad esempio il prescelto è ineleggibile, incandidabile ecc., oppure in conflitto d’interesse  (anche potenziale) ovvero perché la sua condotta passata presenta delle macchie (es.: commissione di reati che non lo rendono tuttavia ineleggibile) tali da sconsigliare una sua partecipazione al governo  del Paese. 

Ho parlato di condotte, cioè di fatti: ciò che è inammissibile, in democrazia anche formale, è che un candidato sia respinto perché le sue idee sono giudicate “pericolose” - attenzione: non sovversive, odiose o antidemocratiche, semplicemente non in linea con quelle dell’establishment, o addirittura con gli interessi di organismi stranieri ed operatori economici. Se il Capo dello Stato fosse legittimato ad effettuare valutazioni siffatte, chiaramente “di merito”/opportunità, non avrebbe più senso parlare di irresponsabilità (da un punto di vista giuridico, sia chiaro): sarebbe lui, di fatto, il capo del governo, colui che ne detta la linea

In effetti, l’articolo 92 è stato interpretato dai costituzionalisti, con pochissime eccezioni, nel senso da noi proposto — aspetto più importante, per decenni la prassi istituzionale si è sviluppata su questa falsariga, assurgendo con il tempo a consuetudine (costituzionale, e dunque vincolante). Il Presidente della Repubblica non è un “notaio”, ma neppure un decisore, perché rispetto al Governo è figura terza: deve assicurare il rispetto delle regole, non coniarne di nuove. 

Si possono ipotizzare delle eccezioni, nelle eventualità — sempre più frequenti — di “governi del Presidente”: allora il potere di ingerenza si rafforza, si potrebbe parlare di una co-decisione rispetto alle nomine ministeriali, ma proprio perché siamo di fronte a governi c.d. “tecnici” e non politici (almeno sulla carta, perché se si guarda a visione della società e disegno strategico dovremmo concludere che uno degli esecutivi più politici della Storia della Repubblica sia stato quello presieduto da Mario Monti). Il Governo Conte-Di Maio-Salvini, pur nel suo carattere di novità, era chiaramente espressione di una maggioranza politica, pertanto il Presidente avrebbe dovuto limitarsi ad effettuare una verifica formale, mai e poi mai avrebbe dovuto scendere nel merito, pronunciarsi sull’opportunità delle singole scelte. A questa  massima il Quirinale non si è attenuto: al contrario, nel discorso di domenica 27 maggio il Presidente ha voluto essere sin troppo chiaro, esplicitando le ragioni per cui ha deciso di non nominare il Professor Savona e tirando addirittura in ballo il risparmio degli italiani(!). 

Sembra di essere ritornati all’epoca della “democrazia bloccata”, con la differenza che oggi le cose vengono dette apertamente e senza infingimenti: certe politiche, anche se appoggiate dalla maggioranza dei votanti, sono vietate ai governi, off-limits a prescindere da chi si adoperi per portarle avanti. Dovremmo apprezzare questa rinuncia ad un’«ipocrisia» che, a conti fatti, poteva essere anche interpretata come rispetto per le forme? 

Personalmente non la apprezzo affatto — anzi, provo sconcerto e rabbia per una simile politicissima dichiarazione di intenti da parte di chi dovrebbe, al contrario, assicurare la libertà del gioco democratico e assumere sempre una posizione imparziale di garanzia. 

Parafrasando Grillo, il Quirinale non è di destra né di sinistra: è sopra. Se scende nell’agone politico, pretendendo di imporre una linea ai governi, si arroga funzioni non sue, e soprattutto entra in conflitto  con la volontà popolare liberamente espressa. Domenica 27 maggio ci è stato detto, in sostanza, che il nostro voto vale meno di un’oscillazione dello spread, che avere opinioni contrarie a quelle mainstream è proibito, che la nostra è una Repubblica “democratica” fondata sul pareggio di bilancio e l’inchino ai Trattati europei. La prova? L’immediata estrazione dell’asso dalla manica: l’incarico a  Cottarelli, un neoliberista graditissimo ai nostri “partner” (i contorcimenti dello Spread sono un invito inequivoco a concedergli una rapida fiducia parlamentare). 

Una decisione d’impeto? Suvvia, siamo seri…

Ritengo ci siano gli estremi per avviare la procedura di cui all’articolo 90 della Costituzione, sono convinto dell’opportunità che il Presidente faccia un passo indietro — e lo dico proprio per il grande rispetto che provo per la carica di cui è investito. Finché dà voce alla Costituzione chi sta al Quirinale va ascoltato in religioso silenzio; quando inizia a parlare la lingua dei mercati, degli interessi di parte ecc. egli diventa criticabile al pari di qualsiasi altro politico.

martedì 29 maggio 2018

TUTTI IN PIAZZA ORA

[ 29 maggio 2018 ]




Comunicato n. 7/2018 – Programma 101


Scrivevamo ieri appena appresa la notizia del complotto ordito dall'élite eurocratica per impedire la nascita del governo M5s-Lega:
«Per questo, noi che da sempre abbiamo detto che prima o poi saremmo arrivati alla prova decisiva per l’uscita dalla gabbia dell’euro, noi che per primi abbiamo invocato la formazione di un Comitato di Liberazione Nazionale e alla più ampia mobilitazione popolare, noi saremo in campo e daremo il nostro contributo alla vittoria del fronte per la sovranità popolare e nazionale».
Contro questo colpo di stato, contro l'incarico di formare il governo al cane da guardia dei poteri forti Cottarelli, sale nel Paese un'ondata di indignazione popolare. Questa indignazione è legittima, per questo va alimentata, raccolta e sostenuta. In un contesto di sospensione della democrazia solo la più ampia mobilitazione popolare può evitare il peggio, salvare assieme alla sovranità popolare la dignità nazionale. Lo ripetiamo, quella appena iniziata 
«Sarà una battaglia storica da cui dipendono la vita o la morte della Repubblica».
Sia M5S che Lega, le forze che hanno vinto le elezioni, a cui è stato impedito di governare per porre fine all'austerità e alla sudditanza verso le oligarchie europeiste, hanno chiamato alla mobilitazione in occasione del 2 giugno. Doveva essere la festa della Repubblica, è invece il giorno della rabbia e della protesta.


La sinistra patriottica sarà in piazza, a Roma come nelle altre città. Ci saremo con la nostra bandiera, il tricolore con la stella rossa, simbolo della migliore resistenza partigiana.

La storia non ha mai perdonato gli ignavi e gli indifferenti. Ancor meno perdonerà quelle forze di sinistra che, barricandosi dietro a pur giuste critiche a M5s e Lega, rifiutano di riconoscere che adesso è il momento di battere il nemico principale e scelgono una posizione disfattista. 

Ci vediamo nelle piazze e nelle strade.


Consiglio nazionale di Programma 101
28 maggio 2018





domenica 27 maggio 2018

BATTERE IL NEMICO PRINCIPALE di P.101

[ 27 maggio 2018 ]


Comunicato n. 6/2018 – Programma 101


Con il rifiuto opposto alla nascita del governo giallo-verde da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la grave crisi sociale e politica diventa una devastante crisi istituzionale. Per la prima volta nella storia della repubblica, egli ha impedito che il Parlamento eleggesse il suo governo.

Non c’è dubbio che con il suo veto, egli ha brutalmente travalicato le prerogative che gli assegna la Costituzione, per questo riteniamo che il Parlamento possa e debba avviare la procedura per la sua messa in stato d'accusa per "attentato alla Costituzione". (Art.90)

Con il discorso pronunciato questa sera Mattarella ha gettato la maschera. Anche in questo caso violando la sua funzione istituzionale super partes, ha svolto un discorso tutto politico, dimostrando che egli non è il difensore della Costituzione e della sovranità popolare e democratica; si è posto in modo sfrontato, in stile presidenzialista, come garante delle oligarchie eurotedesche, della grande finanza predatoria e della dittatura dello spread.

Siccome, a meno di un vero e proprio golpe, nuove elezioni sono inevitabili, Mattarella non ha esitato a porsi come il capo politico del fronte eurocratico, indicando quale sarà la strategia dell’élite: guerra totale alle forze della sovranità popolare, terrorismo psicologico contro cittadini, richiesta ai “mercati” di strangolare l’Italia, senza escludere la catastrofe del Paese. Funzionale a questo disegno disfattista è l’incarico che Mattarella vuole dare a Cottarelli, cane da guardia dell’oligarchia, di formare il governo da qui alle elezioni. Altro che “governo di garanzia democratica”! Sarebbe un atto gravissimo e inaccettabile.

Non saranno quindi solo elezioni parlamentari, sarà un referendum la cui posta in palio è se l’Italia riconquista la sua sovranità nazionale e democratica o se verrà sancita la sua sudditanza coloniale. Sarà quindi una battaglia storica da cui dipendono la vita o la morte della Repubblica.

Per questo, noi che da sempre abbiamo detto che prima o poi saremmo arrivati alla prova decisiva per l’uscita dalla gabbia dell’euro, noi che per primi abbiamo invocato la formazione di un Comitato di Liberazione Nazionale e alla più ampia mobilitazione popolare, noi saremo in campo e daremo il nostro contributo alla vittoria del fronte per la sovranità popolare e nazionale.

Consiglio nazionale di Programma 101
27 maggio 2018

domenica 13 maggio 2018

SIAMO DIVENTATI UNA REPUBBLICA PRESIDENZIALE? di Leonardo Mazzei

[ 13 maggio 2018 ]

Di fronte agli abusi del Quirinale dove sono i costituzionalisti?

E Mattarella di qua e Mattarella di là. A leggere i giornali sarà lui a decidere il presidente del consiglio, a mettere il becco sul nome di ogni ministro, a porre veti e suggerire promozioni. Il tutto a garanzia dei poteri oligarchici - nazionali ed europei - che hanno ridotto il Paese nella condizione in cui si trova. Detto in breve, questi poteri affidano a Mattarella il compito di rovesciare l'esito democratico delle elezioni del 4 marzo. E l'interessato è ben lieto di svolgere questo servizio, altro che garante della Costituzione!

Se questo tentativo passasse la stessa controriforma renziana, seppellita nelle urne del referendum del 2016, parrebbe quasi una roba da ragazzi. Ecco perché è scandaloso - lo sottolineamo, SCANDALOSO - il silenzio dei tanti costituzionalisti che dissero di no due anni fa e che oggi invece tacciono.

Che faranno di fronte alla protervia presidenziale Di Maio e Salvini? Se dire no a Mattarella è dovere di ogni democratico, per i due che si accingono a formare il nuovo governo la questione è dirimente. Più esattamente è una questione di vita o di morte. Un governo che nascesse sotto la tutela del Quirinale, e quindi dell'Unione Europea, della Nato, delle banche, degli stessi poteri bocciati dagli elettori, nascerebbe infatti già morto.

A Lega e Cinque Stelle va riconosciuto il merito di aver detto di no al cosiddetto "governo del presidente", alla arrogante pretesa quirinalizia di formare un esecutivo del tutto esterno alle forze parlamentari. Quel disegno è stato affossato. Ma non basta. Adesso va respinto fino in fondo, affermando il diritto della maggioranza parlamentare a formare un governo con il programma e la composizione più idonea ad affrontare una battaglia che si annuncia campale.

Decisiva sarà la questione del primo ministro. Inutile discutere di programmi fin nei dettagli, di mediazioni all'ultimo respiro su questioni talvolta secondarie. Il vero nodo da sciogliere è quello della sovranità. Essa appartiene al popolo, come recita l'articolo 1 della Costituzione, o è nelle mani di una specie di monarca che tutto può disporre purché lo faccia al servizio di lorsignori?

Pur con tutti i colpi che gli sono stati portati, in primis dal tristemente noto Napolitano, la nostra rimane una repubblica parlamentare. Può il presidente della repubblica respingere il nome di un presidente del consiglio espresso da una chiara maggioranza parlamentare? In tutta evidenza, no. Se lo facesse si assumerebbe la responsabilità di una gravissima crisi istituzionale.

Il nodo è dunque politico. Se la sentiranno Di Maio e Salvini di andare fino in fondo? Lo


sapremo soltanto nei prossimi giorni. Ma se M5S e Lega decidessero di cedere sul punto, sperando magari in un periodo di "benevolenza" da parte delle oligarchie, sarebbe questo il più clamoroso suicidio politico degli ultimi decenni. L'attacco dei grandi potentati nei confronti del nascituro governo è già iniziato in grande stile, leggere i giornali basta e avanza. Pensare di poterlo fermare con qualche pateracchio non sarebbe solo illusorio, sarebbe totalmente autolesionista.

Non ci sfuggono le contraddizioni di M5S e Lega: se Salvini ci ha messo due mesi per piegare Berlusconi, M5S balbetta pericolosamente (a voler essere buoni) sui vincoli di bilancio. Non parliamo poi dei tanti punti programmatici - dalla flat tax alla giustizia - per noi assolutamente inaccettabili. Ma in politica, tanto più nei momenti topici che ne segnano i passaggi davvero importanti, bisogna guardare essenzialmente all'aspetto principale. E la nascita di un governo "populista" nel cuore dell'eurozona avrebbe il potere di innescare una crisi dei "signori dell'euro" più di ogni altra cosa. Solo i ciechi possono non vederlo.

Quello in atto è dunque uno scontro vero. Le forze politiche sistemiche sono state messe all'angolo. Mentre il Pd renziano sembra puntare sull'unica carta del fallimento del "governo dei populisti", Berlusconi ha dovuto cedere di fronte alla prospettiva di nuove elezioni. Questa è la situazione concreta. Altro che le letture mono-maniacali alla Travaglio! Costui continua a vedere l'ombra dell'ex cavaliere dietro al governo M5S-Lega, quando è invece ormai chiara la collocazione di quest'ultimo nello stesso fronte del direttore del Fatto Quotidiano: quello delle forze sistemiche ed euriste che non vedono l'ora di riprendere completamente quel potere che ritengono gli spetti per grazia divina.

La partita è semplice, quanto decisiva. Dopo dieci anni di crisi, ed altrettanti di austerità, l'Italia è a un bivio: o continuare ad accettare il giogo imposto dall'euro-germania, o cominciare ad aprire una breccia promuovendo politiche espansive con al centro l'obiettivo occupazionale. Il segnale del passaggio alla seconda opzione - quella chiesta a gran voce dagli elettori - sarà il no alle clausole di salvaguardia ed ai vincoli di bilancio concordati dai precedenti governi. In breve, il no all'austerità, che se così non fosse non si capirebbe neppure il senso della parola "cambiamento".

Ma per poter arrivare a quel primo segnale di svolta, e dunque alle misure concrete che ne dovranno seguire, occorre prima un no politico. No alle pretese dei "signori dell'euro", no al condizionamento dei soliti noti, no insomma al neo-monarca Mattarella. Sì, invece, al pieno rispetto della sovranità popolare così come si è espressa il 4 marzo.

Che ogni democratico faccia sentire la sua voce. E che lo facciano i costituzionalisti, almeno quelli che non hanno il vizio di parlare solo a corrente alternata. E lo facciano anche coloro che affermano a vario titolo di voler disobbedire all'Europa. Il momento è ora, perché se le forze oligarchiche prenderanno di nuovo il sopravvento ci sarà poco da illudersi sul futuro del nostro Paese.



venerdì 4 maggio 2018

DUE BOIATE PAZZESCHE di Leonardo Mazzei

[ 5 maggio 2018 ]


A proposito delle bufale quirinalizie — con una domanda ad Alberto Bagnai...

«Si giustifica il rinvio sine die delle elezioni con due motivazioni: che l'Italia rischierebbe altrimenti di non essere adeguatamente rappresentata al vertice europeo di fine giugno; che non si riuscirebbe a disinnescare le clausole di salvaguardia dell'IVA. Due boiate pazzesche, avrebbe detto il compianto Paolo Villaggio. Purtroppo due boiate sulle quali né Salvini né Di Maio hanno ancora detto nulla».

E' tempo di bufale. Bufale mediatiche, ma di matrice quirinalizia. La crisi politica si incancrenisce e un nuovo voto si imporrebbe, ma lorsignori temono la democrazia e vogliono guadagnare tempo. Per giustificare la manovra raccontano allora una balla dietro l'altra: che non si potrebbe votare prima dell'estate, ma adesso neppure in autunno, che si imporrebbe perciò un'ammucchiata denominata "governo del presidente". Di tutto ciò ci siamo già occupati 3 giorni fa. Ci torniamo sopra per mettere ancor più in luce alcune delle mistificazioni che vanno per la maggiore in questi giorni sui media. Due in particolare: quella riguardante il vertice europeo di fine giugno; quella concernente le cosiddette "clausole di salvaguardia" sull'IVA. 


Nell'articolo già citato ho sostenuto una tesi secca: che non esiste nessun "governo del presidente", che ormai l'alternativa è solo tra nuove elezioni od un governo destra-Pd. E che dunque la scelta definitiva è sostanzialmente nelle mani di Salvini. Mi pare che gli avvenimenti degli ultimi due giorni confermino quell'analisi. 

La direzione del Pd si è conclusa con un esito che si può sintetizzare in tre parole: comanda Renzi, stop. Il quale Renzi conterebbe però sulla proposta quirinalizia del presunto "governo di tregua", che secondo lui - così almeno dicono i giornalisti esperti di retroscena - alla fine ingloberebbe anche M5S. Cosa di cui il sottoscritto dubita invece assai, per il banale motivo che tutta la dirigenza pentastellata non fa altro che ripetere il suo no ad ogni ipotesi di questo tipo.  

Dunque si torna sempre lì, a cosa vorrà fare Salvini davanti alla prospettiva di un governo destra-Pd che dovrebbe predisporre e poi votare una Legge di bilancio di certo non leggera. Il leader della Lega dice di non voler fare governi con il Pd, ma vorrebbe l'incarico per andare in parlamento a cercar voti. Ma i voti non son funghi, l'ha detto lui stesso qualche tempo fa, ma nel caso li trovasse sarebbero solo funghi velenosi targati Partito Democratico. L'uomo non è certo stupido e queste cose le sa, ma il tempo dei tatticismi è finito anche per lui.

In attesa di vedere come andranno le cose, occupiamoci intanto delle bufale di cui abbiamo detto all'inizio. Si giustifica infatti il rinvio sine die delle elezioni con due motivazioni: che l'Italia rischierebbe altrimenti di non essere adeguatamente rappresentata al vertice europeo di fine giugno; che non si riuscirebbe a disinnescare le clausole di salvaguardia dell'IVA. Due boiate pazzesche, avrebbe detto il compianto Paolo Villaggio. Purtroppo due boiate sulle quali né Salvini né Di Maio hanno ancora detto nulla.

Boiata n° 1 - Il Consiglio europeo del 28-29 giugno ci viene presentato come storico, ma non lo sarà. Le idee di riforma di Macron sono già state frenate dalla Germania, che punta a rimandare questa discussione a dopo le elezioni del parlamento di Strasburgo del maggio 2019. Campa cavallo, che la storia può attendere... 

Il perché di tanta insistenza sul vertice di giugno una ragione però ce l'ha, ma niente ha a che fare con la storia. Al Quirinale, come a Bruxelles, vorrebbero un governo che garantisse una robusta manovra di bilancio. Più che la storia gli interessa la cassa. Ma se è così, come si fa a parlare di "governo di tregua", quando si tratterebbe invece di disegnare un profilo politico del tutto in linea con quello dei precedenti governi, e dunque del tutto opposto alle indicazioni del voto del 4 marzo?

Si obietterà che questo tradimento della democrazia rischia di esserci comunque, anche con un governo che avesse il solo compito di preparare le elezioni. Non è così. E non è così perché nulla può vietare al parlamento di fornire dei precisi indirizzi a quel governo. Ed in quel caso una maggioranza M5S-Lega potrebbe votare un chiaro stop a nuove politiche di austerità.

Boiata n° 2 (la più grossa) - Il "disinnesco" della clausole di salvaguardia sull'IVA, recita la narrazione mainstream, verrebbe meno in assenza di un governo immediatamente in carica. Qui il trucco linguistico è nella parola "disinnesco". Insomma, sembra quasi che quelle clausole siano una bomba ad orologeria. Ma che siamo impazziti? Che forse l'IVA ce l'aumentano a Bruxelles con un comando automatico all'Agenzia delle Entrate? Eh no, cari, non siamo ancora a questo. Solo un provvedimento del governo, ratificato dal parlamento, può decidere l'aumento dell'IVA. Se il governo non lo fa, o il parlamento non lo ratifica (dunque M5S e Lega restano pur sempre decisivi), l'IVA non aumenta.

Ma questa è solo la prima parte del trucchetto insito nella parola "disinnesco". La seconda non è meno importante. Nell'idea di lorsignori quel "disinnesco" non è (come sarebbe necessario) annullamento delle clausole capestro imposte all'Italia. Non è lo stop alla politica dei sacrifici, ma semplicemente la sostituzione dei sacrifici derivanti dall'aumento dell'IVA con altri sacrifici (altri tagli, altre tasse) dello stesso importo. Stando a quanto scritto sul DEF si tratta di 12,4 miliardi di euro per il 2019, destinati a salire a 19,1 miliardi per il 2020. Sono pronti Lega ed M5S a votare una siffatta manovra?

Come si vede, si torna sempre lì. Ai nodi politici. Nodi che nessuna trovata quirinalizia potrà sciogliere. Perché il nodo vero si chiama euro(pa). Oggi, sia pure nel modo confusionario che più gli si confà, se ne è ricordato anche Grillo

In ogni caso chi vuole davvero battersi per il cambiamento, oggi non ha che da sostenere la scelta di nuove elezioni subito, impedendo la nascita di un governo destra-Pd fondato sulla pervicace volontà di ribaltare il verdetto delle urne. Governo che, ove nascesse, dovrebbe vedere subito in campo la più ampia opposizione popolare. 


PS
Una piccola noterella la voglio dedicare ad Alberto Bagnai. In un suo post di ieri, su Goofynomics, ha criticato la recente riesumazione del tema del "conflitto di interessi" riferita al solito Berlusconi. Personalmente ho scritto parecchi articoli sulla stupidità dell'antiberlusconismo, tanto più nel 2011 quando i poteri oligarchici lavorarono come sappiamo per passare dal Pagliaccio con la bandana al Killer dei mercati, al secolo Monti Mario. Adesso, però, siamo nel 2018, e quelle stesse oligarchie si affidano a Berlusconi sul fianco destro, così come contano sul Pd in quello che vorrebbe essere il loro fianco sinistro. Ora, siccome Berlusconi è in coalizione con la Lega, e Salvini non dà segni di volersene liberare, c'è o no qualche "piccolo problema" per chi da quelle parti vuole battersi contro il sistema dell'euro? A questa domanda, non ad altro, sarebbe bene rispondere.

venerdì 24 marzo 2017

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (DELLE BANANE) di Moreno Pasquinelli

[ 24 marzo ]

«Vieni, ti farò vedere il giudizio che spetta alla grande prostituta che siede su molte acque. I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione». (...) Poi mi disse: «Le acque che hai viste e sulle quali siede la prostituta, sono popoli, moltitudini, nazioni e lingue.
Giovanni; Apocalisse

Una bestia ferita, com'è noto, può essere ancor più pericolosa e aggressiva. I profondi traumi che essa ha subito con la Brexit, l'elezione di Trump ed il referendun italiano spiegano la ferina reazione della setta degli euro-liberisti. Davanti alla decomposizione dell'Unione europea essi tentano di ridare slancio al disegno unionista, anche a costo —"Europa a due velocità"—di fare un radicale repulisti, cacciando quei paesi che non vogliono privarsi degli ultimi brandelli di sovranità nazionale. Riusciranno nell'impresa? E' altamente improbabile. 

Un'euro-unione statuale avente come architrave l'asse franco-tedesco, con attorno un ristretto novero di paesi sotto regime di protettorato (e date le condizioni l'Italia sarebbe tra questi) non sarebbe solo un "cambio di passo"; sarebbe un nuovo disegno strategico. Un salto nel buio che mentre conferma la fine della Ue così come l'abbiamo conosciuta, accentuerà infatti contraddizioni, contese, discordia, conflitti.

Voglio dirla tutta: l'eventuale mossa verso un'Unione eurista a ranghi ridotti, compatta dietro comando tedesco, porta dritti verso una nuova guerra europea su larga scala —questa è sempre stata la conseguenza, e sempre lo sarà, della imperialistica volontà di potenza germanica. Lorsignori lo sanno, per questo, quando parlano di accelerazione, si focalizzano anzitutto sulla politica di difesa, che altro non significa che una corsa al riarmo, accompagnata da una stretta interna autoritaria, invocata in nome delle minacce esterne.

Com'è ovvio la bestia deve camuffare la sua volontà di potenza, deve mascherarla, essa si deve anzi manifestare sotto le mentite spoglie delle più pie intenzioni. Ispirandosi al Grande Fratello di George Orwell —«La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza». La bestia "dalle sette teste e dalla dieci corna" sostiene infatti di volere la pace, la democrazia, il progresso, il bene dei popoli.
L'altro ieri Parlamento ovazione bypartisan

In vista delle celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma essa ha scatenato una vera e propria offensiva ideologica. 

In Italia suo massimo portavoce è stato il Presidente Mattarella, il quale come palcoscenico e per dare la massima solennità al suo predicozzo, ha scelto il Parlamento con le due camere riunite. 

Bersaglio di Mattarella "... i sovranisti che provano nostalgia per i vecchi Stati nazione". LA STAMPA ci informa che prima della standing ovation finale "Il discorso è stato spesso applaudito dalla sinistra dell'emiciclo, com'era logico aspettarsi, ma pure dalla trentina di grillini presenti e da Forza Italia" —va ad onore della pattuglia salviniana non aver partecipato alla commedia. Ma sentiamo qual è stato il cavallo di battaglia di Mattarella:
«Nessun Paese può garantire, da solo, la effettiva indipendenza delle proprie scelte. Nessun ritorno alle sovranità nazionali potrà assicurare ai cittadini europei pace, sicurezza e prosperità perché nessun Paese, da solo, potrà mai affacciarsi sulla scena internazionale con la pretesa di influire sugli eventi, considerate le proprie dimensioni e la scala dei problemi. (...) L'alternativa è l'irrilevanza di ciascuno e, invece un processo di unificazione basato non sull'egemonia del più potente ma su uno sviluppo pacifico per mezzo di istituzioni federali e democratica».
Della fuffa ideologica (prosperità, pace, sviluppo, democrazia, bla, bla, bla) si è detto. Che dire del postulato su cui Mattarella appoggia la storytelling eurista per cui uno Stato sovrano sarebbe condannato all'irrilevanza "considerata la scala dei problemi"? Si tratta di una solenne sciocchezza, e non ci torno su, rimandando a quel che ho avuto modo di scrivere recentemente su questo blog — UNA CRITICA AI PARTIGIANI DELL'EURO E DEL GIGANTISMO ECONOMICO

Qui vale la pena insistere sul fatto che proprio la più alta carica dello Stato sia diventata, da alto presidio della Costituzione repubblicana, l'avamposto dei suoi scassinatori —chi dimentica che Mattarella è stato intronizzato grazie ai desiderata di chi lo ha preceduto? Abbiamo come Presidente uno che senza peli sulla lingua afferma che la sovranità nazionale va definitivamente ceduta, che ciò non solo è necessario ma indifferibile. Abbiamo per la terza volta (dopo Ciampi e Napolitano) un agente diretto e consapevole di un'élite eurista che ha come scopo smantellare la Repubblica a favore di un'Unione imperiale e imperialistica. 

E non è un caso che per far ben comprendere quale sia l'idea di "nuova Unione", Mattarella ha a più riprese citato non Altiero Spinelli, ma proprio il liberista Luigi Einaudi, il quale, sulla satanica scia di Von Hayek, già nel 1947 perorava, di contro alla maggioranza dei costituenti democratici, l'abolizione delle barriere fra stato e Stato e il liberoscambismo più sfrenato. 

Già altri hanno invocato l'Art. 90 della Carta, quello per cui il Presidente dev'essere messo in stato d'accusa nei casi di  "alto tradimento o attentato alla Costituzione". Lo facciamo anche noi, essendo quello di Mattarella un comportamento doloso, diretto a sovvertire le istituzioni repubblicane ed a violare la Costituzione, che dice parole inequivocabili su chi sia il soggetto a cui spetti la sovranità.

Sì, abbiamo un Quisling al Quirinale, espressione di una classe dominante italiota bastarda e antinazionale che, malgrado la sberla del 4 dicembre, continua a congiurare per convolare a nozze con la più potente (certo non bastarda) borghesia carolingia, ovvero franco-tedesca. Quest'élite stracciona va alle celebrazioni dei Trattati di Roma ostentando un vergognoso zelo verso i potenti d'Oltralpe. Sta col cappello in mano sperando in "un processo di unificazione basato non sull'egemonia del più potente ma su uno sviluppo pacifico per mezzo di istituzioni federali e democratica". Uno zelo che ha del patetico, visto che questa élite anti-nazionale, dopo aver svenato il popolo per restare nell'eurozona, pensa di ottenere un posto a tavola spendendo le residue dosi del suo servilismo europeista. Sarà trattata come una classe mendicante—Dijsselbloem, ipse dixit.

Ps.
Questi abusivi, campioni dell'illegalità anticostituzionale, stanno minacciando sfracelli nel caso la manifestazione di Eurostop di domani non rispetti le ferree limitazioni del Ministro degli Interni. Verrebbe da rispedire al mittente, visto il pulpito, certe ingiunzioni. Verrebbe da rispondere che preferiremmo prendere d'assalto il luogo ove i vampiri europei, protetti da migliaia di poliziotti, stanno rintanati. Non accadrà, per la semplice ragione che non ne abbiamo la forza ovvero, la forza della manifestazione di domani, essendo la prima del genere, sarà nella sua proposta di uscita dalla Ue e dall'eurozona, quindi nella partecipazione massiccia—malgrado la campagna d'intimidazione. C'è ancora tempo per passare dalle armi della critica alla critica delle armi.

giovedì 16 giugno 2016

UN FUORILEGGE AL QUIRINALE

[ 16 giugno ]

Art. 241 CODICE PENALE: DELITTO CONTRO LA PERSONALITÀ INTERNAZIONALE DELLO STATO

Che Mattarello sia diventato Presidente della Repubblica per Grazia ricevuta, ovvero su mandato della frazione politica più supina ai poteri eurocratici, non c'è alcun dubbio.
Il Nostro non perde occasione per ribadire il suo europeismo, per sostenere che il processo unionista di smantellamento dello Stato nazionale e quindi della Costituzione deve procedere a passo svelto, costi quel che costi — di qui il suo sostegno alla Controriforma Renzi-Boschi.

In occasione del suo viaggio in Romania Matterello ha anzi testualmente affermato:
«Possiamo fuggire dalla realtà e girare la testa indietro verso un tentativo antistorico di recupero, da parte degli Stati, di sovranità in realtà solo apparenti, rinunciando così alla tante conquiste di questi anni...oppure possiamo tenere lo sguardo rivolto verso il futuro, verso il completamento dell'Unione, che passa attraverso istituzioni comuni, con il rafforzamento di quelle esistenti e la creazione di nuove».
Chiaro? Mattarello ci dice apertis verbis che la sovranità statuale italiana è oramai "solo apparente",  e che occorre disfarsi delle parti ancora residue di questa sovranità.

Abbiamo quindi, alla testa dello Stato, non un guardiano della sovranità nazionale e popolare, bensì un suo demolitore.

Non si tratta solo che Mattarello viene meno ai doveri sanciti dalla Costituzione. 
Si tratta anche di un reato penale:

Dispositivo dell'art. 241 Codice Penale 
Titolo I - Dei delitti contro la personalità dello stato (artt. 241-313)  
Capo I - Dei delitti contro la personalità internazionale dello stato
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l'esercizio di funzioni pubbliche. 
Ratio Legis
Tale reato rappresenta la più grave fattispecie contro la personalità dello Stato, di conseguenza la ratio dello stesso si ravvisa nell'esigenza di tutelare il bene giuridico dell'integrità del territorio, la sua indipendenza ed unità.

venerdì 25 dicembre 2015

IL REGALO DI BABBO NATALE di Campo Antimperialista

[ 25 dicembre ]

Rapimento di Abu Omar: Mattarella grazia il capocentro CIA di Milano

A Natale, si sa, siamo tutti più buoni. Proprio tutti? Questo è più difficile a dirsi. Al Quirinale, però, non vengono mai meno ai loro doveri. Ed alla loro bontà, specie quando c'è in ballo un farabutto a stelle e strisce. Ecco allora la grazia concessa al sig. Bob Seldon Lady, ex capocentro della CIA a Milano.

Grazia richiesta dal diretto interessato, ci informa entusiasta la stampa. Ma da quale carcere il sequestratore ha scritto la sua commovente lettera, tesa a porre fine alla sua dura e prolungata prigionia? Domanda ingenua: il sig. Lady ha scritto le sue implorazioni rivolte alle severe orecchie presidenziali niente meno che da casa sua, negli States.  

Dunque, il sig. Lady - condannato da un tribunale italiano a 9 anni di carcere per il sequestro dell'imam Abu Omar - non ha scontato neppure un giorno in prigione? No, no, ci mancherebbe, non si pensi mai ad una simile bestialità. Egli ha pagato, eccome! Arrestato a Panama il 18 luglio 2013 è stato rilasciato soltanto il giorno dopo, per venire gentilmente imbarcato su un aereo diretto... a casa sua.

Ventiquattrore di carcere per un agente della CIA! Ovvio che di fronte a tanta ingiustizia Mattarella si sia subito attivato. Ma siccome egli è un uomo misurato e giudizioso non gli ha concesso la grazia completa. No, no, non penserete mica a tanto servilismo quirinalizio? Il Mattarella ha infatti concesso al sig. Lady una "grazia parziale" di soli 2 anni. C'è solo un dettaglio: togliendo due anni dalla pena di nove si arriva a sette, meno tre già ridotti con l'indulto e si giunge a quattro, soglia raggiunta la quale è certo che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando (altra sicura sentinella del diritto), revocherà la richiesta di estradizione.
Abu Omar

Ora non penserete mica che la Presidenza della Repubblica si sia abbassata a simili calcoli! Ma ce lo vedete il presidente con la calcolatrice in mano? Non scherziamo, che al Quirinale l'imparzialità è di casa. Volete la dimostrazione? Per far contenti tutti il Mattarella ha graziato anche un'altra agente CIA, la signora Betnie Medero, anch'essa condannata a tre anni per il sequestro Omar.

E poi perché prendersela con il solo Mattarella, quando il suo predecessore - l'indimenticabile golpista Napolitano - graziò nell'aprile 2013 il colonnello Joseph Romano, comandante della base NATO di Aviano, dove i rapiti delle extraordinary rendition americane transitavano prima di essere destinati alle torture nelle carceri di qualche paese compiacente.

Per Abu Omar quel paese si chiamava Egitto, dove l'imam subì le peggiori torture che si possano immaginare. Ma questo al Quirinale interessa assai poco. Di certo molto meno della libertà - peraltro mai venuta a mancare - di coloro che agendo indisturbati sul territorio italiano, con l'evidente complicità dei
servizi segreti nostrani, sequestravano ed inviavano agli aguzzini le vittime da loro prescelte.

Ci viene in mente chi pensava che con il nuovo presidente le cose sarebbero cambiate. Certo, rispetto al suo predecessore Mattarella parla meno. E quando parla non si capisce bene cosa abbia da dire. Ma quando arrivano gli ordini da Washington si obbedisce e basta. Come con Napolitano. Come innumerevoli volte nella storia italiana dal 1945 in poi.

Il servizietto natalizio del Mattarella non deve dunque stupire. Ma che almeno se ne parli e ci si rifletta un po'. 

sabato 14 febbraio 2015

L'ULTIMA CHIAMATA

[ 14 febbraio ]

GLI AVENTINIANI, IL ROTTAMATORE (DELLA COSTITUZIONE) E LA TERZA REPUBBLICA CHE PRENDE FORMA

Mentre i barbari capeggiati da Metto Renzi sferrano un nuovo e decisivo assalto alla Costituzione e all'ordinamento parlamentare e repubblicano, colui che dovrebbe esserne il difensore, Matterella-Ponzio-Pilato, tace inerme, fa anzi da palo agli scassinatori. L'avevamo detto, non siamo stupiti. 

Mattarella ha trovato il tempo di esprimere il suo sdegno per la neonata morta in Sicilia, neanche una parola invece contro la procedura vergognosa ("seduta fiume") con cui gli scagnozzi di Renzi, la Boldrini in primis, hanno imposto al Parlamento di approvare in fretta e furia, come fosse un decreto qualsiasi, un vero e proprio nuovo ordinamento statuale. 

Con questa "riforma costituzionale" si passa infatti da un sistema parlamentare ad uno presidenzialistico, con l'assoluto predominio dell'esecutivo su quello legislativo. Nemmeno il piduista Licio Gelli —andatevi a vedere cos'era il Piano di rinascita democratica della P2— si era spinto tanto avanti come il piddino Renzi.

Fottendosene del voto di una Camera dimezzata Renzi ha detto: "alla fine la riforma sarà sottoposta a referendum e lì si vedrà".  Il "rottamatore" farà quindi ricorso al popolino per averla vinta: dopo il golpe, il plebiscito. Marx avrebbe chiamato questo modus operandi bonapartismo.

Ci vorrebbe una mobilitazione popolare generale per fermare Renzi. Dal basso non sorge invece alcun sussulto. I cittadini sembrano ormai assuefatti a tutto, e tutto sembrano sopportare. Nè dalle opposizioni viene un appello alla mobilitazione. L'hanno chiamato "Aventino". Siamo in effetti davanti ad una sua versione grottesca. Come gli aventiniani di ieri anche quelli di oggi faranno una brutta fine. Chiusi nella loro gabbia istituzionale, incapaci di osare, resteranno schiacciati sotto gli stivali di Renzi. 

Lasciamo stare Forza Italia e Lega Nord. M5S, Sinistra Pd, Sel: per costoro che si dicono democratici e che oggi mettono in mostra tutta la loro impotenza, questa è l'ultima chiamata. Non si risolleveranno da questa sconfitta. Nuove forze necessariamente dovranno sorgere sulle loro ceneri.


martedì 3 febbraio 2015

MATTARELLA-PONZIO-PILATO, I TRE PUNTI DI FORZA DEL RENZISMO, L'ALTERNATIVA di Leonardo Mazzei

[ 3 febbraio ]

Come volevasi dimostrare. 
Nel discorso di insediamento come Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, interrotto da quaranta (sic!) applausi, ha confermato che sarà un passacarte, un Ponzio Pilato. Al netto della fuffa egli ha detto che procederà sul solco di chi l'ha preceduto, sostenendo le  "riforme indispensabili al paese". Quindi Pilato ha detto che farà "rispettare le regole", leggi lo scasso neoliberista e anti-democratico della Carta Costituzionale. Proprio quello che chiedono Renzi e le oligarchie euriste che lo sostengono.
Il coro del "Santo subito" è ancora in corso, ma si esaurirà a breve. Strano paese quello dove il premier deve invocare l'elezione a presidente di un presunto "galantuomo". Se fosse davvero questo il requisito fondamentale, quello che fa da discrimine, sarebbe come dire che tutto il resto della platea dei potenziali eleggibili era fatto da non galantuomini.
Questo curioso modo di porre le cose fa sì tanta audience, ma ha il piccolo difetto di occultare le ragioni politiche di una scelta. Sulla figura del neo-santo è stato già detto l'essenziale. Qui vorremmo invece concentrarci su una questione più generale: il renzismo. Perché, questo non lo mette in discussione nessuno, il vero ed unico grande elettore di Mattarella è stato Matteo Renzi.


Dunque questa scelta dovrà pur significare qualcosa. In proposito possono anche esservi letture minimaliste (del tipo: Renzi lo ha fatto per evitare imboscate della minoranza Pd), ma la mia opinione è un po' diversa, nel senso che esigenze tattiche di questo tipo stanno in realtà in una cornice più ampia che ci descrive assai bene che cosa sia il renzismo.



Questo è il vero punto meritevole di riflessione, altro che le pagelline su chi ha vinto o chi ha perso, come quella - invero penosa assai - che ci è capitato di leggere qui.



Mettiamoci bene in testa due cose. La prima: Matteo Renzi non ha davanti a se un ventennio più o meno glorioso. La seconda: questo non significa che egli sia semplicemente il successore di Letta ed il predecessore di chi verrà dopo di lui. Il renzismo ha una sua forza peculiare, che va capita alla svelta. 



1. Renzi ha stravinto



Il capo del governo ha evitato il temuto impantanamento, ha ricompattato il suo partito, ha eletto al Quirinale un personaggio che non gli darà fastidio. Ma, soprattutto, ha dimostrato di essere lui a decidere, zigzagando quando necessario, ma sempre con il pallino in mano.



Alla fine anche i malpancisti alfaniani si sono dovuti allineare, mentre le opposizioni si sono liquefatte. Se Forza Italia si è divisa anche nel momento della denuncia del "tradimento" renziano, Lega e FdI  non hanno trovato di meglio del voto a Vittorio Feltri. 



Clamoroso l'errore del M5S. Candidare un re dei complottisti come Imposimato sarà forse piaciuto a certi patiti della rete, ma come mossa politica ha rappresentato un autogol senza pari. Dei parlamentari di Sel che hanno votato Mattarella c'è poco da dire. Il partitucolo di Vendola tutto è fuorché d'opposizione, ed anzi non vede l'ora di poter tornare alle alleanze a tutto campo con il Pd. 



Comprensibilmente, Renzi ha commentato così questo risultato: «È come se fossimo diventati noi l’infrastruttura del sistema repubblicano» (la Repubblica 1/2/15). Si tratta di un'esagerazione, una delle tante vanterie alle quali il personaggio ci ha ormai abituati? Certo, c'è anche questo, ma sbaglieremmo a non cogliere la sostanza di questa affermazione.



2. I 3 punti di forza del renzismo



Ci sono tre elementi che fanno la forza di Renzi, nella duplice veste di presidente del consiglio e di segretario del Pd.



Il primo è rappresentato dalla particolare condizione del sistema politico italiano. Un sistema che si è retto in piedi solo grazie ad un insieme di forzature, dalla sostituzione di Berlusconi con Monti (2011), alla rielezione di Napolitano (2013), alle larghe intese di Letta. Forzature che ne hanno impedito l'implosione, ma che certo non hanno risolto la questione del consenso. Un anno fa quel sistema era più in crisi che mai, ed è da quella crisi che è sbucato fuori l'ex sindaco di Firenze, individuato da tanti centri di potere come l'ultima carta possibile. Un fattore che costituisce tutt'oggi il suo primo punto di forza.



Ma ce n'è un secondo, non meno importante. Quello di ritrovarsi a presidiare il fronte sud di un'Europa in crisi. Dopo la vittoria di SYRIZA in Grecia, e l'avanzata di Podemos in Spagna, cosa succederebbe all'UE se anche il futuro politico dell'Italia finisse in mani diverse da quelle del blocco sistemico che ha garantito in questi anni fedeltà, quando non servilismo alle oligarchie euriste? La portata della posta in gioco è fin troppo evidente, e questo significa che anche la Germania non potrà sgridare più di tanto Renzi, anche quando non sarà troppo puntuale con "i compiti a casa". L'unica alternativa - dal punto di vista di Bruxelles - sarebbe un paese commissariato dalla troika. Certo, piacerebbe molto a Scalfari, ma ce la farebbe ad impedire uno scenario politico di tipo greco o spagnolo? Poco probabile, ed in ogni caso non si vede perché lorsignori dovrebbero rischiare.



Infine, il terzo punto di forza. Molto semplice da spiegare, perché coincide esattamente con la debolezza delle altre forze politiche in campo. Debolezza che si è manifestata anche in occasione dell'elezione del presidente della repubblica. Una debolezza tale da far apparire il pur acciaccato Pd come una corazzata al momento invincibile, perché più che la forza quel che conta sono i rapporti di forza. E su questi, al momento, c'è ben poco da discutere.  



3. I renziani: una banda assetata di potere



Il mix rappresentato dai tre elementi di cui sopra ha partorito il mostriciattolo rappresentato dal gruppo di potere renziano. Di cosa si occupa questo gruppo di potere? Del potere. Punto. Di quel potere di cui i membri del clan sono semplicemente assetati. Ma siccome non è che siano tutti dei fini strateghi, questo gruppo ha un unico capo riconosciuto, venerato ed indiscusso. Al quale un po' tutti devono il loro attuale successo.



L'Italia ha già conosciuto questo fenomeno vent'anni fa proprio grazie all'alleato testé tradito. Oggi l'allievo ha superato il maestro. Ci sono, ovviamente, delle differenze, ma al fondo la somiglianza tra i due è straordinaria, solo che Renzi - come si è visto in questi giorni - è più cinico.



Ma il cinismo è solo uno dei quattro ingredienti fondamentali dell'agire renziano. Gli altri tre sono:  il populismo, il trasformismo e il decisionismo.



Sul cinismo si obietterà che questo è un elemento pressoché ineliminabile della politica. Obiezione solo parzialmente accolta, dato che in Renzi esso non ha veramente limiti. Qui non si tratta del "fine che giustifica i mezzi", ma di un fine che si alimenta ed esaurisce al tempo stesso nella personale bramosia di potere del soggetto in questione.



Sul populismo c'è poco da dire. Che cosa sono la "rottamazione", la lotta all'onnipresente burocrazia, l'ottimismo contrapposto ai "gufi", il culto della velocità, lo smanettare spesso ridicolo su twitter, se non un esercizio continuo di populismo adattato ai tempi attuali?



Com'è logico che sia, il trasformismo fa sempre coppia fissa con il cinismo, ma qualche volta anche con il populismo: Renzi è "europeo", ma in lotta contro le burocrazie; è un liberista sfrenato ma si vanta di essere di "sinistra"; è il più confindustriale dei capi di governo, ma tira fuori gli 80 euro; sta con le banche ma polemizza con i banchieri; elegge al Quirinale un avanzo della prima repubblica, ma lui è l'uomo della terza... E si potrebbe continuare per diverse pagine.



Tipico del trasformista è la spregiudicatezza in materia di alleanze e di scelte politiche. Berlusconi ne sa qualcosa. Ora è probabile che la prossima volta tocchi alla minoranza Pd, così impara...



Ma il trasformista non è solo uno che ama cambiare casacca. E' uno che tutto giustifica a condizione che alla fine prevalgano i suoi interessi. Nel caso di leader politici il trasformista è dunque un decisionista. Uno che può dire indifferentemente "nero" o "bianco" purché lo dica e lo decida lui. 

I vassalli applaudono il loro Presidente


E' quel che è avvenuto anche sul nome di Mattarella, forse anche per l'insistenza di Berlusconi su Amato e Casini, due nomi che Renzi non avrebbe mai potuto accettare (mentre il primo - si badi bene - aveva già l'approvazione della corrente bersaniana...). Nomi troppo pesanti politicamente, troppo inseriti nei giri del potere che conta. Personaggi che, a tempo debito, avrebbero potuto giocare qualche tiro mancino. Meglio non fidarsi, a costo di ripescare un vecchio arnese come Mattarella, alla faccia della rottamazione.  



4. E ora?



Se il renzismo è quella cosa che abbiamo descritto fin qui, nessuno pensi ad improvvisi sfracelli. Il "Patto del Nazareno" è finito e l'unità del Pd ritrovata? Ma neanche per sogno. Semplicemente, stanti così le cose, sarà Renzi che deciderà di volta in volta a quale forno acquistare il pane. Stavolta gli è venuto bene il fornaio Bersani, ma vedrete che a breve troverà il modo di non scontentare troppo il provato Berlusca. Mica per fargli un favore, solo per impedire che Forza Italia decida alla fine di celebrare il funerale al suo ingombrante fondatore.



Perché ritrovarsi con un avversario minimamente autonomo, quando ce n'è uno totalmente ricattabile? E' la stessa logica che porta i media renziani a sponsorizzare Salvini: con un nemico così Renzi potrebbe restarsene a Palazzo Chigi fino alla pensione.

Il prossimo test sarà rappresentato dalla legge elettorale. Il premier ha ottenuto dall'ex cavaliere tutto quel che gli interessava: un premio di maggioranza non più alla coalizione bensì alla lista che arriva prima, che ad oggi solo il Pd può sperare di aggiudicarsi; un doppio turno che è un'assoluta garanzia di vittoria; soglie di sbarramento più basse per favorire la presentazione autonoma delle piccole formazioni centriste che diversamente Berlusconi avrebbe fagocitato di nuovo.


Resta aperta la questione delle preferenze. Questione spinosa che potrebbe finire alla Corte Costituzionale. Renzi farà un nuovo sgarbo al Berlusca? Non penso proprio. E così toccherà nuovamente alla minoranza del Pd andare in sofferenza, ma la Camera approverà. 



In fondo - ed anche in ciò si coglie l'essenza del renzismo - cos'è (oltre alle promesse sul Quirinale) che ha convinto Berlusconi ad un cedimento dopo l'altro? Di più: cos'è che ha convinto anche tanti centristi ed una parte dei piddini inizialmente riottosi? La risposta è semplice. Semplice come una data: 1° luglio 2016. L'Italicum entrerà in vigore solo in quella data, che è come dire che i parlamentari si sono assicurati il posto almeno fino alla primavera 2017. Potevano sperare in qualcosa di meglio? Decisamente no, dunque viva la legge e viva il nuovo santo!



Naturalmente non c'è solo la legge elettorale. Ancora più importante è il nodo delle politiche europee, dei vincoli di bilancio, ed infine del fiscal compact. E' qui che si giocherà davvero il futuro di Renzi. Ed è questa una partita dove i trucchi saranno certo più difficili. E' su questo terreno che il renzismo potrà davvero andare in crisi. Ma ad una precisa condizione: che inizi a delinearsi una vera e credibile alternativa.



5. L'alternativa



Si fa presto a dire "alternativa". Essa ha da essere vera e credibile. Viceversa avremo solo il momentaneo allargamento di un'area comunque residuale. Prendete quel che ha detto ieri Stefano Rodotà al Quotidiano Nazionale, dove sembra che la "Cosa Rossa" - peraltro un nome già destinato a portar male - sia nelle sue mani, insieme a quelle della Cgil, di Sel e di Don Ciotti...



Ora, è vero che saltare sul carro del vincitore (nel caso, Tsipras) è una specie di sport nazionale. Ed è vero che il trasformismo non è merce di competenza del solo Renzi. Tuttavia non sarà da questa congrega, né dal suo portavoce - che ne ha dato l'annuncio solo dopo aver detto «Mattarella? Un'ottima scelta» -  che potrà nascere qualcosa di buono.
Anche i "grillini" applaudono...



A dispetto della globalizzazione ogni paese fa storia a se anche lungo le sponde del Mediterraneo. In Grecia SYRIZA è il prodotto di una lunga stagione di lotte e di opposizione. In Spagna, PODEMOS è sorta da un ampio movimento sociale del quale non si vede ancora traccia nel nostro paese. Ma il minimo comun denominatore di queste due esperienze è la rottura con l'intero sistema politico preesistente.



Nessuna di queste due forze ha mai pensato di allearsi con il Pasok o con il Psoe spagnolo. Tutt'altra la storia italiana. Perlomeno quella dei soggetti di cui sopra, parte essi stessi del sistema che ci ha portati fin qui.



Se l'alternativa italiana si aprirà finalmente una strada, questo non potrà mai venire da questi personaggi. Essi pretendono di giocare troppe parti in commedia. Ed in questo sono perfino peggio di Renzi.



Nossignori. Se alternativa sarà, essa dovrà avere il segno della novità (che non è "nuovismo") e della freschezza. Non è il momento delle minestre riscaldate. Non è il momento delle ambiguità stile "Lista Tsipras". Non è il momento di chi, come minimo, ha retto il moccolo al liberismo di sinistra per vent'anni. 



Lasciare spazio a costoro sarebbe mortale. Essi possono al più progettare l'allargamento di una nicchia residuale oggi troppo ristretta, ma la possibilità di un credibile progetto di alternativa sarebbe semplicemente pari a zero.



Lo tengano a mente tutti coloro che vogliono cimentarsi con la sfida della costruzione di un'alternativa di massa, che ha da essere democratica ed antiliberista, popolare ed antieurista, radicale e sovranista. La sola alternativa che può davvero vincere. L'unica che possa davvero impensierire Renzi ed il famelico gruppo di potere che gli si raccoglie attorno.

Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

Unione europea (953) euro (784) crisi (640) economia (630) sinistra (549) teoria politica (296) finanza (285) Leonardo Mazzei (282) M5S (275) P101 (251) grecia (247) Movimento Popolare di Liberazione (244) Governo giallo-verde (242) elezioni (239) imperialismo (237) sfascio politico (235) resistenza (226) Moreno Pasquinelli (225) sovranità nazionale (219) banche (215) internazionale (213) risveglio sociale (184) alternativa (168) seconda repubblica (167) Syriza (155) piemme (147) Tsipras (146) antimperialismo (135) debito pubblico (133) Matteo Renzi (131) programma 101 (129) spagna (122) filosofia (121) Francia (119) immigrazione (117) marxismo (117) PD (111) destra (111) sovranità monetaria (111) democrazia (109) costituzione (106) Matteo Salvini (104) neoliberismo (104) populismo (104) sollevazione (103) Stefano Fassina (97) islam (97) Grillo (94) Sandokan (94) elezioni 2018 (94) berlusconismo (91) proletariato (91) geopolitica (88) Carlo Formenti (86) Germania (86) Alberto Bagnai (83) Emiliano Brancaccio (83) austerità (80) bce (80) Medio oriente (79) Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro (78) sindacato (77) Podemos (76) Stati Uniti D'America (75) referendum costituzionale 2016 (74) sinistra anti-nazionale (73) Mario Monti (72) guerra (72) capitalismo (70) Libia (66) Russia (65) capitalismo casinò (63) Sergio Cesaratto (62) Rivoluzione Democratica (61) rifondazione (61) Lega (60) globalizzazione (60) liberiamo l'Italia (60) CLN (59) Siria (59) CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (57) bancocrazia (57) immigrati (57) Sicilia (56) Alexis Tsipras (55) Alitalia (54) cinque stelle (54) legge elettorale (54) sovranismo (54) Diego Fusaro (53) Legge di Bilancio (53) brexit (53) Lega Nord (52) Pablo Iglesias (52) moneta (52) referendum (52) socialismo (52) neofascismo (51) sionismo (51) sovranità popolare (51) Emmezeta (50) fiat (50) Manolo Monereo (49) Movimento dei forconi (49) solidarietà (49) campo antimperialista (48) sinistra sovranista (48) gilet gialli (46) immigrazione sostenibile (46) Beppe Grillo (45) Nichi Vendola (45) renzismo (45) Troika (44) Yanis Varoufakis (44) astensionismo (43) inchiesta (43) uscita dall'euro (43) Luciano Barra Caracciolo (42) Mario Draghi (42) Israele (41) liberismo (40) palestina (40) Mimmo Porcaro (39) patriottismo (39) Fiorenzo Fraioli (38) Ugo Boghetta (38) proteste operaie (38) sinistra patriottica (38) italicum (37) Giorgio Cremaschi (36) Karl Marx (36) Marine Le Pen (35) ambiente (35) fiscal compact (35) uscita di sinistra dall'euro (35) III. Forum internazionale no-euro (34) Luigi Di Maio (34) Ucraina (34) egitto (34) nazione (34) 9 dicembre (33) Def (33) azione (33) ISIS (32) Merkel (32) cina (32) default (32) fiom (32) iran (32) islamofobia (32) populismo di sinistra (32) scienza (32) Forum europeo 2016 (31) Sel (31) governo Renzi (31) unità anticapitalisa (31) Fabio Frati (30) ecologia (30) xenofobia (30) Nello de Bellis (29) Putin (29) catalogna (29) storia (29) eurostop (28) napolitano (28) nazionalizzazione (28) Assemblea di Chianciano terme (27) menzogne di stato (27) Donald Trump (26) Mauro Pasquinelli (26) USA (26) elezioni europee 2019 (26) nazionalismi (26) silvio berlusconi (26) Beppe De Santis (25) Comitato centrale P101 (25) Forum europeo (25) Nato (25) elezioni siciliane 2017 (25) religione (25) scuola (25) Europa (24) Movimento 5 Stelle (24) Quantitative easing (24) Venezuela (24) finanziarizzazione (24) Aldo Giannuli (23) Lavoro (23) Stato di diritto (23) antifascismo (23) manifestazione 12 ottobre 2019 (23) ora-costituente (23) razzismo (23) repressione (23) Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro (22) Esm (22) Roma (22) emigrazione (22) keynes (22) nazionalismo (22) Chianciano Terme (21) Front National (21) Simone Boemio (21) Stato islamico dell’Iraq e del Levante (21) Unità Popolare (21) etica (21) Conte bis (20) Emmanuel Macron (20) Foligno (20) Laikí Enótita (20) Marcia della Dignità (20) Regno Unito (20) Vladimiro Giacchè (20) coordinamento no-euro europeo (20) crisi di governo (20) iraq (20) manifestazione del 12 ottobre (20) melenchon (20) minibot (20) tecnoscienza (20) umbria (20) MES (19) Mariano Ferro (19) Norberto Fragiacomo (19) Sicilia Libera e Sovrana (19) Tunisia (19) fronte popolare (19) Domenico Moro (18) Donbass (18) F.S. (18) Izquierda Unida (18) Noi siciliani con Busalacchi (18) lotta di classe (18) pace (18) senso comune (18) Assisi (17) Costanzo Preve (17) Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea (17) Jacques Sapir (17) Paolo Savona (17) Perugia (17) Pier Carlo Padoan (17) chiesa (17) complottismo (17) cosmopolitismo (17) euro-germania (17) media (17) piano B (17) Enrico Letta (16) Forum di Atene (16) Luciano B. Caracciolo (16) Marco Mori (16) Prc (16) Reddito di cittadinanza (16) Renzi (16) Tonguessy (16) appello (16) ballottaggi (16) casa pound (16) fascismo (16) internazionalismo (16) sciopero (16) vendola (16) Cremaschi (15) Daniela Di Marco (15) International no euro forum (15) M. Micaela Bartolucci (15) Salvini (15) clima (15) comunismo (15) diritto (15) indipendenza (15) internet (15) manifestazione (15) piattaforma eurostop (15) tasse (15) vaccini (15) 15 ottobre (14) Alessandro Visalli (14) Alitalia all'Italia (14) Brancaccio (14) Enea Boria (14) Ernesto Screpanti (14) Eurogruppo (14) Fridays for Future (14) MMT (14) Monte dei Paschi (14) Movimento pastori sardi (14) Stato Islamico (14) Turchia (14) Vincenzo Baldassarri (14) no tav (14) obama (14) potere al popolo (14) salerno (14) Alessandro Di Battista (13) Bersani (13) Chavez (13) Enrico Grazzini (13) Eos (13) Jobs act (13) Legge di stabilità (13) Marino Badiale (13) Virginia Raggi (13) Wilhelm Langthaler (13) acciaierie Terni (13) cultura (13) disoccupazione (13) femminismo (13) finanziaria (13) giovine italia (13) privatizzazioni (13) regionalismo differenziato (13) sardine (13) unione bancaria (13) Alfredo D'Attorre (12) Costas Lapavitsas (12) D'alema (12) Forum europeo 2015 (12) Giulietto Chiesa (12) Negri (12) Panagiotis Lafazanis (12) Sergio Mattarella (12) analisi politica (12) decreto salva-banche (12) europeismo (12) global warming (12) keynesismo (12) salari (12) terzo memorandum (12) 14 dicembre (11) AST (11) Aldo Zanchetta (11) De Magistris (11) Dicotomia (11) France Insoumise (11) Gennaro Zezza (11) Ilva (11) Papa Francesco (11) Pardem (11) Portogallo (11) Stato (11) Stefano D'Andrea (11) corruzione (11) de-globalizzazione (11) elezioni anticipate (11) iniziative (11) mediterraneo (11) nucleare (11) ordoliberismo (11) presidenzialismo (11) proteste (11) sindacalismo di base (11) sinistra Italiana (11) sovranismi (11) Art. 18 (10) Bagnai (10) Bruno Amoroso (10) Carl Schmitt (10) Claudio Borghi (10) Fausto Bertinotti (10) Fmi (10) Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra (10) Forum di Roma 2019 (10) George Soros (10) Gianluigi Paragone (10) Giorgetti (10) Hollande (10) Jean-Luc Mélenchon (10) Lista del Popolo (10) Marco Passarella (10) Marco Zanni (10) OLTRE L'EURO (10) Ora (10) Paolo Barnard (10) Quirinale (10) Risorgimento Socialista (10) Terni (10) cattiva scuola (10) decrescita (10) diritti civili (10) facebook (10) fisco (10) golpe (10) islanda (10) legge di bilancio 2020 (10) povertà (10) taranto (10) ANTARSYA-M.A.R.S. (9) Algeria (9) Antonio Rinaldi (9) Argentina (9) Bernie Sanders (9) CGIL (9) Campagna eurostop (9) Diritti Sociali (9) Draghi (9) Forconi (9) Paolo Ferrero (9) Stato nazione (9) Terza Repubblica (9) ThyssenKrupp (9) Von Hayek (9) Wolfgang Schaeuble (9) bail-in (9) bipolarismo (9) classi sociali (9) cosmo-internazionalismo (9) deficit (9) futuro collettivo (9) il pedante (9) istruzione (9) liberalismo (9) medicina (9) moneta fiscale (9) necrologi (9) questione nazionale (9) sociologia (9) sovranità (9) tecnologie (9) Antonio Gramsci (8) Corte costituzionale (8) DOPO IL 4 DICEMBRE (8) Erdogan (8) F.f (8) Fratelli d'Italia (8) Genova (8) Goracci (8) Gran Bretagna (8) II assemblea della CLN (1-3 settembre) (8) Ingroia (8) Italia Ribelle e Sovrana (8) Julio Anguita (8) Landini (8) Lenin (8) Luca Massimo Climati (8) Mattarella (8) Mirafiori (8) Yanis Varoufakys (8) borsa (8) debitocrazia (8) destra non euro (8) elezioni anticapte (8) elezioni anticipate 2017 (8) elezioni siciliane (8) grexit (8) inflazione (8) lira (8) manifestazione 25 marzo 2017 (8) marxisti dell'Illinois (8) nuovo movimento politico (8) questione femminile (8) regionalismo (8) sardegna (8) seminario programmatico 12-13 dicembre 2015 (8) svalutazione (8) transfemminismo (8) trasporto aereo (8) unità anticapitalista (8) unità nazionale (8) Abu Bakr al-Baghdadi (7) Alessandro Chiavacci (7) Alternative für Deutschland (7) Articolo 18 (7) CUB (7) Cub Trasporti (7) Dino Greco (7) Ernesto Laclau (7) Flat tax (7) Franz Altomare (7) Gaza (7) Giancarlo D'Andrea (7) Giuseppe Angiuli (7) ISIL (7) Inigo Errejón (7) Je so' Pazzo (7) Jeremy Corbyn (7) Joseph Stiglitz (7) MMT. Barnard (7) Macron (7) Massimo Bontempelli (7) Maurizio Landini (7) Me-Mmt (7) Michele Berti (7) Nuit Debout (7) Oskar Lafontaine (7) Papa Bergoglio (7) Pil italiano (7) Riccardo Achilli (7) Samuele Mazzolini (7) Sapir (7) Seconda Assemblea P101 (7) Ttip (7) agricoltura (7) aletheia (7) anarchismo (7) autodeterminazione dei popoli (7) bankitalia (7) confederazione (7) contante (7) derivati (7) eurexit (7) eurocrack (7) giovani (7) il manifesto (7) incontri (7) magistratura (7) nazismo (7) patria e costituzione (7) pensioni (7) risorgimento (7) rivolta (7) rivoluzione civile (7) rossobrunismo (7) sanità (7) spread (7) trasporto pubblico (7) Ars (6) Banca centrale europea (6) Bazaar (6) Bottega partigiana (6) CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT) (6) Carlo Galli (6) Casaleggio (6) Contropiano (6) Eros Cococcetta (6) Eugenio Scalfari (6) Franco Bartolomei (6) Frédéric Lordon (6) Giorgia Meloni (6) M.AR.S. (6) Maduro (6) Marx (6) Militant-blog (6) Nino galloni (6) No Renzi Day (6) Noi con Salvini (6) ORA! (6) Pcl (6) Pisapia (6) Polonia (6) REDDITO MINIMO UNIVERSALE (6) Regioni autonome (6) Sandro Arcais (6) Stato di Polizia (6) Target 2 (6) Teoria Monetaria Moderna (6) Thomas Fazi (6) Titoli di stato (6) Toni negri (6) USB (6) Ungheria (6) Viktor Orban (6) assemblea nazionale 2-3 luglio 2016 (6) automazione (6) beni comuni (6) cinema (6) fabrizio Marchi (6) famiglia (6) giovanni Tria (6) governo Gentiloni (6) ideologia (6) incontro internazionale (6) la variante populista (6) liberosambismo (6) migranti (6) no-Ttip (6) nuovo soggetto politico (6) populismo democratico (6) suicidi (6) suicidi economici (6) tecnica (6) terremoto (6) uber (6) utero in affitto (6) Alberto Negri (5) America latina (5) Angelo Panebianco (5) Anguita (5) Antonio Ingroia (5) Assad (5) Carola Rackete (5) Dario Guarascio (5) Decreto Dignità (5) Decreto sicurezza (5) Dimitris Mitropoulos (5) Federalismo (5) Federico Fubini (5) Ferdinando Pastore (5) Finlandia (5) Forza Italia (5) Franco Busalacchi (5) Giuseppe Mazzini (5) HAMAS (5) Hilary Clinton (5) Il popolo de i Forconi (5) Joël Perichaud (5) Kirchner (5) Lucca (5) Luigi De Magistris (5) MOHAMED KONARE (5) Marcello Teti (5) Mario Monforte (5) No Monti Day (5) No debito (5) Npl (5) Nuova Direzione (5) Paolo Becchi (5) Parigi (5) Partito tedesco (5) Pier Paolo Dal Monte (5) Rete dei Comunisti (5) Romano Prodi (5) Rosatellum 2 (5) Sharing Economy (5) Soleimani (5) Stathis Kouvelakis (5) TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) (5) Trump (5) Val di Susa (5) Wolfgang Munchau (5) Yemen (5) afghanistan (5) alleanze (5) banche popolari (5) brasile (5) camusso (5) chiesa ortodossa (5) confindustria (5) cuba (5) debitori (5) decreto vaccini (5) di Pietro (5) donna (5) elezioni regionali 2015 (5) elezioni. Lega (5) fratelli musulmani (5) giornalismo (5) governo (5) greta thumberg (5) jihadismo (5) laicismo (5) massimo fini (5) pomigliano (5) procedura d'infrazione (5) proteste agricoltori (5) rifugiati politici (5) salvinismo (5) teologia (5) tremonti (5) wikileaks (5) 16 giugno Roma (4) ALBA (4) Africa (4) Alessandro Somma (4) Alessia Vignali (4) Altiero Spinelli (4) Andrea Ricci (4) Anna Falcone (4) Antonio Amoroso (4) Assange (4) Aurelio Fabiani (4) Autostrade per l'Italia (4) Bergoglio (4) Brigate sovraniste (4) CSNR (4) Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (4) Carovana di solidarietà (4) Cesaratto (4) Charlie Hebdo (4) Chiavacci Alessandro (4) Città della Pieve (4) Claudio Martini (4) Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi (4) Consiglio nazionale ORA! (4) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (4) Corea del Nord (4) Danilo Calvani (4) Danilo Zolo (4) Deutsche Bank (4) Die Linke (4) Diego Melegari (4) Emanuele Severino (4) Ernesto Galli Della Loggia (4) Felice Floris (4) Francesco Giavazzi (4) Frente civico (4) Fronte Sovranista Italiano (4) GIAPPONE (4) Giuliano Pisapia (4) Giulio Regeni (4) Giulio Sapelli (4) Imu (4) Incontro di Roma (4) Italexit (4) JP Morgan (4) Jacques Nikonoff (4) Karl Polany (4) Kke (4) L'Altra Europa con Tsipras (4) Lafontaine (4) Laura Boldrini (4) Leonardo Mazzzei (4) Luciano Canfora (4) Luciano Gallino (4) Luciano Vasapollo (4) Lucio Chiavegato (4) Luigi Ferrajoli (4) Lupo (4) MPL (4) Marcello Minenna (4) Marchionne (4) Martin Heidegger (4) Morgan Stanley (4) Mosul (4) NO TAP (4) Noi sicialiani con Busalacchi (4) ONU (4) Oscar Lafontaine (4) Paolo Gerbaudo (4) Pci (4) Piattaforma di sinistra (4) Piero Bernocchi (4) Prodi (4) ROSSA (4) Rajoy (4) Sefano Rodotà (4) Sergio Starace (4) Simone Pillon (4) Slavoj Žižek (4) Stato d'emergenza (4) TAP (4) Tyssenkrupp (4) VOX (4) Varoufakis (4) Visco (4) Vladimiro Giacché (4) Xarxa Socialisme 21 (4) Xi Jinping (4) agricoltura biologica (4) al-Sisi (4) alceste de ambris (4) anarchici (4) antisemitismo (4) antisionismo (4) arancioni (4) bigenitorialità (4) califfato (4) carceri (4) cipro (4) coalizione sociale (4) crisi bancaria (4) cristianesimo (4) cristianismo (4) curdi (4) demografia (4) diritti di cittadinanza (4) donne (4) elezioni 2017 (4) elezioni comunali 2017 (4) elezioni siciliane 2012 (4) filo rosso (4) gender (4) il fatto quotidiano (4) informatica (4) intelligenza artificiale (4) irisbus (4) irlanda (4) italia (4) ius soli (4) legge del valore (4) legge di stabilità 2017 (4) parti de gauche (4) patrimoniale (4) porcellum (4) precarietà (4) presidente della repubblica (4) primarie (4) protezionismo (4) risparmio (4) salute (4) saviano (4) seminario (4) sinistra transgenica (4) sottoscrizione (4) spending review (4) spesa pubblica (4) statizzazione banche (4) terzo polo (4) transizione al socialismo (4) trattati europei (4) truffa bancaria (4) università (4) wikidemocrazia (4) xylella (4) 19 ottobre (3) Ahmadinejad (3) Alavanos (3) Albert Einstein (3) Alberto Alesina (3) Alfiero Grandi (3) Amodeo (3) Antonella Stirati (3) Aquisgrana (3) Arabia saudita (3) Armando Mattioli (3) Associazione Riconquistare la Sovranità (3) Atene 26-28 giugno (3) Aventino (3) BRIM (3) Barbara Spinelli (3) Benedetto Croce (3) Benetton (3) Bernd Lucke (3) Bin Laden (3) Bloco de Esquerda. (3) Cerveteri Libera (3) Cia (3) Ciudadanos (3) Comitato No Debito (3) Commissione europea (3) Coordinamento Democrazia Costituzionale (3) Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria (3) Coordinamento no E45 autostrada (3) Davide Serra (3) Dieudonné M'bala M'bala (3) Diosdado Toledano (3) EDWARD SNOWDEN (3) Eleonora Forenza (3) Ernest Vardanean (3) Eurasia (3) Fabio Nobile (3) Fabrizio Tringali (3) Fausto Sorini (3) Filippo Abbate (3) Francesco Neri (3) Francesco Salistrari (3) Fratoianni (3) Gianni Ferrara (3) Giorgio Lunghini (3) Giovanni Gentile (3) Giuliana Nerla (3) Giulio Bonali (3) Giuseppe Pelazza (3) Goofynomics (3) Gramsci (3) Guido Grossi (3) HELICOPTER MONEY (3) Hezbollah (3) ISTAT (3) Ilaria Bifarini (3) Iugoslavia (3) Ivan Cavicchi (3) Jens Weidmann (3) Jugoslavia (3) Leonardo SInigaglia (3) Lista Tsipras (3) Luca Ricolfi (3) Magdi Allam (3) Manolo Monero Pérez (3) Marcello Foa (3) Marco Bulletta (3) Marco Mainardi (3) Mario Volpi (3) Marxista dell'Illinois n.2 (3) Massimo De Santi (3) Massimo cacciari (3) Maurizio Fratta (3) Maurizio del Grippo (3) Milton Friedmann (3) Modern Money Theory (3) Moldavia (3) Morya Longo (3) Napoli (3) Nigel Farage (3) No Mes (3) No e-45 autostrada (3) Noi Mediterranei (3) Olanda (3) Palermo (3) Panagiotis Sotiris (3) Paola De Pin (3) Partito Italexit (3) Patrizia Badii (3) Pedro Montes (3) Pkk (3) Poroshenko (3) Rinascita (3) Rodoflo Monacelli (3) Ruggero Arenella (3) Salento (3) Sarkozy (3) Scenari Economici (3) Six Pack (3) Stavros Mavroudeas (3) Ugo Arrigo (3) Ungheria. jobbink (3) Ventotene (3) Viareggio (3) al-Nusra (3) alba dorata (3) austria (3) biotecnocrazia (3) bollettino medico (3) crediti deteriorati (3) debito (3) deflazione (3) deflazione salariale (3) diritto d'asilo politico (3) diritto di cittadinanza (3) divorzio banca d'Italia Tesoro (3) dollaro (3) economia sociale di mercato (3) elezioni 2020 (3) euroasiatismo (3) foibe (3) forza nuova (3) giustizia (3) inceneritori (3) indignati (3) ines armand (3) insegnanti (3) internazionale azione (3) legge di stabilità 2015 (3) legge truffa (3) machiavelli (3) maternità surrogata (3) mattarellum (3) mezzogiorno (3) minijobs. Germania (3) negazionismo (3) noE-45 autostrada (3) occidente (3) oligarchia (3) olocausto (3) partito (3) partito democratico (3) prescrizione (3) psicanalisi (3) quota 100 (3) rai (3) ratzinger (3) riforma del senato (3) robotica (3) sanità. spending review (3) sciopero generale (3) seminario teorico (3) senato (3) sme (3) social media (3) socialdemocrazia (3) sondaggi (3) sovranità e costituzione (3) sovrapproduzione (3) takfir (3) tassisti (3) terza assemblea P101 (3) tv (3) violenza (3) web (3) 11 settembre (2) 12 aprile (2) 25 aprile 2017 (2) 27 ottobre 2012 (2) A/simmetrie (2) ALDE (2) Ada Colau (2) Agenda Monti (2) Alberto Benzoni (2) Alberto Montero (2) Alétheia (2) Amando Siri (2) Amazon (2) Andalusia (2) Angelo Salento (2) Antonello Ciccozzi (2) Antonello Cresti (2) Arditi del Popolo (2) Armando Siri (2) Atlante (2) Baath (2) Bahrain (2) Banca (2) Bandiera rossa in movimento (2) Berretti Rossi (2) Bilderberg (2) Black Lives Matter (2) Blockchain (2) Bolivia (2) Bolkestein (2) Borotba (2) Brushwood (2) CISL (2) Carc (2) Carlo Clericetti (2) Carlo Freccero (2) Carlo Romagnoli (2) Cernobbio (2) Certificati di Credito Fiscale (2) Cesarina Branzi (2) Cgia Mestre (2) Chantal Mouffe (2) Cile (2) Cirimnnà (2) Civati (2) Claudia Castangia (2) Colonialismo (2) Comitato antifascista russo-ucraiono (2) Conte (2) Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro (2) Dani Rodrik (2) De Bortoli (2) Der Spiegel (2) Diem25 (2) Domenico Losurdo (2) Don Giancarlo Formenton (2) Dugin (2) EReNSEP (2) Edoardo Biancalana (2) Ego della Rete (2) Emilia Clementi (2) Emilia-Romagna (2) Emiliano Gioia (2) Enzo Pennetta (2) Eric Toussaint (2) Ettore Livini (2) European Quantitative-easing Intermediated Program (2) Extincion Rebellion (2) F.List (2) Federal reserve (2) Fidel Castro (2) Fidesz (2) Filippo Gallinella (2) Fiumicino (2) Forestale (2) Forum Internazionale antiEU delle forze popolari (2) Forum Popoli Mediterranei (2) Francesco Lamantia (2) Francesco Maria Toscano (2) Francesco Piobbichi (2) Franco Russo (2) Frosinone (2) Fulvio Grimaldi (2) Futuro al lavoro (2) Generale Pappalardo (2) Gentiloni (2) Giacomo Bracci (2) Giacomo Russo Spena (2) Giada Boncompagni (2) Giancarlo Cancelleri (2) Gig Economy (2) Giorgio Gattei (2) Giuliano Amato (2) Giuseppe Palma (2) Goldman Sachs (2) Google (2) Grottaminarda (2) Guido Viale (2) Hartz IV (2) Hegel (2) Hitler (2) Héctor Illueca (2) INPS (2) Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016 (2) Iniciativa za Demokratični Socializem (2) Iniziativa per il socialismo democratico (2) Italia Ribelle (2) Iugend Rettet (2) JULIAN ASSANGE (2) Jacopo Custodi (2) Javier Couso Permuy (2) Juan Carlos Monedero (2) Juncker (2) Junker (2) Kalergy (2) Ken Loach (2) Kostas Lapavitsas (2) Kurdistan (2) La Grassa (2) Lelio Basso (2) Lelio Demichelis (2) Loretta Napoleoni (2) Ltro (2) M-48 (2) Maastricht (2) Mali (2) Manolis Glezos (2) Marco Revelli (2) Marco Rizzo (2) Maria Elena Boschi (2) Maria Rita Lorenzetti (2) Mario Tronti (2) Mark Zuckerberg (2) Marocco (2) Massimo D'Antoni (2) Massimo PIvetti (2) Michele Serra (2) Michele fabiani (2) Microsoft (2) Militant (2) Moscovici (2) Movimento Politico d'Emancipazione Popolare (2) Mussari (2) Mélenchon (2) Nadia Garbellini (2) Netanyahu (2) Nicaragua (2) Omt (2) Oriana Fallaci (2) Ostia (2) Paolo Maddalena (2) Papa (2) Partito comunista (2) Patto di Stabilità e Crescita (2) Paul Krugman (2) Paul Mason (2) PdCI (2) Pdl (2) Piano di eradicazione degli ulivi (2) Piemonte (2) Pippo Civati (2) Portella della Ginesta (2) Preve (2) Quarto Polo (2) Raffaele Alberto Ventura (2) Reddito di inclusione sociale (2) Riccardo Bellofiore (2) Riccardo Ruggeri (2) Riscossa Italia (2) Roberto Ferretti (2) Rosanna Spadini (2) Rosarno (2) Rosatellum (2) Rozzano (2) Ryan air (2) SPD (2) STX (2) Sahra Wagenknecht (2) Salistrari (2) Schumpeter (2) Scilipoti (2) Scozia (2) Seconda Assemblea CLN (2) Sergio Bellavita (2) Sergio Cararo (2) Sergio Cofferati (2) Severgnini (2) Shale gas (2) Simone Di Stefano (2) Slovenia (2) Stato penale (2) Stefano Zecchinelli (2) Steve Bannon (2) Stiglitz (2) Tasi (2) Tasos Koronakis (2) Telecom (2) Terzo Forum (2) Thissen (2) Thomas Piketty (2) Tito Boeri (2) Tiziana Alterio (2) Tiziana Ciprini (2) Tltro (2) Tomaso Montanari (2) Tor Sapienza (2) Torino (2) Transatlantic Trade and Investment Partnership (2) Transnistria (2) Trilateral (2) UIL (2) UKIP (2) Umberto Eco (2) Ursula von der Leyen (2) Valerio Bruschini (2) Von Der Leyen (2) Vox Italia (2) Zagrebelsy (2) Zoe Constantopoulou (2) accordo del 20 febbraio (2) accordo sul nucleare (2) agricoltori indignati (2) al Serraj (2) al-Durri (2) al-qaeda (2) alawismo (2) animalismo (2) antimperialista (2) antispecismo (2) antropologia (2) atac (2) banche venete (2) battaglia d'autunno (2) blocco sociale (2) bontempelli (2) burkini (2) calunnia (2) casa (2) clausole di salvaguardia (2) cobas (2) comitato di Perugia (2) composizione di classe (2) comuni (2) comunicazione (2) debito privato (2) denaro (2) deregulation (2) domenico gallo (2) due euro (2) dughin (2) elezioni comunali 2015 (2) elezioni comunali 2019 (2) embraco (2) enel (2) energia (2) ennahda (2) esercito (2) eugenetica (2) expo (2) export (2) fake news (2) fecondazione eterologa (2) fincantieri (2) fine del lavoro (2) frontiere (2) gaypride (2) genetica (2) gennaro Migliore (2) geoeconomia (2) giacobinismo (2) governicchio (2) indignatos (2) industria italiana (2) intimperialismo (2) isu sanguinis (2) legge (2) legge di stabilità 2018 (2) lgbt (2) libano (2) liberi e uguali (2) libertà di pensiero (2) maidan (2) manifestazione 2 giugno 2018 (2) marina silva (2) mercantislismo (2) nazionalizzare le autostrade (2) no expo (2) non una di meno (2) omosessualità (2) ong (2) paolo vinti (2) pareggio di bilancio (2) parlamento europeo (2) patria (2) patto del Nazareno (2) patto grecia-israele (2) patto politico (2) peronismo (2) petrolio (2) pietro ratto (2) poste (2) poste italiane (2) proporzionale (2) province (2) razionalismo (2) reddito di base (2) ricchezza (2) riduzione parlamentari (2) rifiuti (2) riformismo (2) rivoluzione russa (2) rivoluzione socialista (2) scissione pd (2) serbia (2) shador (2) shoa (2) silicon valley (2) sinistra anticapitalista (2) sinistra critica (2) società (2) stagnazione secolare (2) stop or-me (2) studenti (2) tasso di cambio (2) transgender (2) transumano (2) ulivi (2) unioni civili (2) uniti e diversi (2) uscita da sinistra (2) vincolo di mandato (2) vota NO (2) "cosa rossa" (1) 100 giorni (1) 101 Dalmata. il più grande successo dell'euro (1) 11-12 gennaio 2014 (1) 14 novembre (1) 17 aprile (1) 19 ottobre 2019 (1) 1961 (1) 20-24 agosto 2014 (1) 25 aprile 2014 (1) 25 aprile 2015 (1) 25 aprile 2018 (1) 28 marzo 2014 (1) 31 marzo a Milano (1) 4 novembre (1) 5G (1) 6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione (1) 8 settembre (1) 9 febbraio 2019 (1) 9 novembre 2013 (1) A. Barba (1) AL NIMR (1) Abd El Salam Ahmed El Danf (1) Aberto Bellini (1) Accellerazionismo (1) Achille Occhetto (1) Acqua pubblica (1) Adenauer (1) AirCrewCommittee (1) Alain Parguez (1) Alan Greenspan (1) Alan Johnson (1) Alba Libica (1) Albania (1) Albert Jeremiah Beveridge (1) Albert Reiterer (1) Albert Rivera (1) Alberto Perino (1) Alcoa (1) Aldo Barba (1) Aldo Bronzo (1) Aleksey Mozgovoy (1) Alemanno (1) Aleppo (1) Alesina (1) Alessandro Mustillo (1) Alessandro Trinca (1) Alex Zanotelli (1) Alexander Zakharchenko (1) Alterfestival (1) Alternativa per la Germania (1) Alì Manzano (1) Ambrogio Donini (1) Ambrose Evans Pritchard (1) Amedeo Argentiero (1) Amintore Fanfani (1) Amoroso (1) Anders Breivik (1) Andrew Brazhevsky (1) Andrew Spannaus (1) Angela Matteucci (1) Angelo di Carlo (1) Angus Deaton (1) Anis Amri (1) Anna Angelucci (1) Anna Lami (1) Anschluss (1) Anthony Coughlan (1) Antonella Stocchi (1) Antonio De Gennaro (1) Antonio Guarino (1) Antonio Rinaldis (1) Antonis Ragkousis (1) Antonis-Ragkousis (1) Apple (1) Arditi (1) Argo Secondari (1) Argyrios Argiris Panagopoulos (1) Arnaldo Otegi (1) Ars Longa (1) Art 81 (1) Art. 11 (1) Art.50 Trattato Lisbona (1) Articolo1 (1) Artini (1) Artuto Scotto (1) Ascheri (1) Atene (1) Athanasia Pliakogianni (1) Atlantia (1) Attali (1) Augusto Graziani (1) Australia (1) BDI (1) BORIS NEMTSOV (1) BRI (1) Banca d'Italia (1) Banca mondiale (1) Barcelona en comú (1) Bashar al-Assad (1) Basilicata (1) Bastasin (1) Battaglione Azov (1) Bazar (1) Bcc (1) Bekaert (1) Belardelli (1) Belgio (1) Benigni (1) Benoît Hamon (1) Bernard-Henri Levy (1) Bielorussia (1) Bifo (1) Bilancio Ue (1) Bini Snaghi (1) Bisignani (1) Bismarck (1) Black Panthers (1) Blade Runner 2049 (1) Boicotta Eurovision (1) Boikp Borisov (1) Bolsonaro (1) Bossi (1) Branko Milanovic (1) Brennero (1) Bretagna (1) Brigata kalimera (1) Brindisi (1) Britannia (1) Bruderle (1) Bruno Steri (1) Bruno Vespa (1) Bulgaria (1) ByoBlu (1) C.f.. Governo giallo-verde (1) CARTA DI FIRENZE 2019 (1) CCF (1) CNL (1) COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST (1) COSMOPOLITICA (1) Calabria (1) Calenda (1) Cambiare si può (1) Cameron (1) Cammino per la libertà (1) Cancellieri (1) Carchedi (1) Caritas (1) Carlo Candi (1) Carlo De Benedetti (1) Carlo Rovelli (1) Carmine Pinto (1) Casal Bruciato (1) Cascina Raticosa (1) Casini (1) Cassazione (1) Cassese Sabino (1) Catarina Martins (1) Cekia (1) Cesare Battisti (1) Checchino Antonini (1) Checco (1) Chiaberge Riccardo (1) Chiara Appendino (1) Chisinau (1) Chișinău (1) Christian Napolitano (1) Christian Rocca (1) Christoph Horstel (1) Circo Massimo (1) Cirinnà (1) Civitavecchia (1) Claudia Zeta (1) Claudio Maartini (1) Claudio Magris (1) Claus Offe (1) Concita De Gregorio (1) Confederazione europea (1) Conferenza d'apertura (1) Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014 (1) Coord (1) Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione (1) Corea del Sud (1) Corriere della sera (1) Corte Europea sui diritti dell'uomo (1) Cosenza (1) Crimea (1) Cristina Re (1) Cuperlo (1) DDL (1) Dagospia (1) Daisy Osauke (1) Damiano palano (1) Dan Glazebrook (1) Daniela Conti (1) Daniele Manca (1) Danimarca (1) Dario Fo (1) Davide Bono (1) Davide Gionco (1) Davos (1) De Masi (1) De Vito (1) Debora Billi (1) Debt Redemption Fund (1) Del Rio (1) Denis Mapelli (1) Dichiarazione universale dei diritti umani (1) Dimitris Christoulias (1) Dio (1) Dmitriy Kolesnik (1) Domenico Quirico (1) Domenico Rondoni (1) Dominique Strauss-Khan (1) Don Sturzo (1) Donald Tusk (1) Duda (1) ECO (1) EPAM (1) Eco della rete (1) Eduard Limonov (1) Elctrolux (1) Eleonora Florenza (1) Elinor Ostrom (1) Elliott Gabriel (1) Emanuele Filiberto (1) Emilio Gentile (1) Emma Bonino (1) Emmanuel Mounier (1) Emmeffe (1) Enrica Perucchietti (1) Enrico Angelini Partigiano (1) Enrico Gatto (1) Enrico Rossi (1) Enrico padoan (1) Erasmo vecchio (1) Ernesto Pertini (1) Ernst Bloch (1) Eros Francescangeli (1) Erri De Luca (1) Etiopia (1) Ettore Gotti Tedeschi (1) Eugenio Scalgari (1) Eunoè (1) Eurispes (1) Europa a due velocità (1) Evo Morales (1) FF2 (1) Fabiani (1) Fabio Amato (1) Fabio De Masi (1) Fabio Dragoni (1) Fabio Mini (1) Fabio Petri (1) Fabriano (1) Fabrizio De Paoli (1) Fabrizio Rondolino (1) Falluja (1) Favia (1) Federazione delle Industrie Tedesche (1) Federica Aluzzo (1) Federico Caffè (1) Federico II il Grande (1) Ferrero (1) Fertility Day (1) Filippo Dellepiane (1) Filippo Nogarin (1) Filippo Santarelli (1) Fiorito (1) Florian Philippot (1) Folkebevægelsen mod EU (1) Foodora (1) Foro di Sao Paulo (1) Forum Ambrosetti (1) Forum dei Popoli Mediterranei (1) Forum di Assisi (1) Francesca Donato (1) Francesco Campanella (1) Francesco Cardinali (1) Francesco Garibaldo (1) Francesco Giuntoli (1) Francesco Lenzi (1) Francesco Magris (1) Franco Venturini (1) Frauke Petry (1) Fred Kuwornu (1) Freente Civico (1) Freud (1) Front de gauche (1) Fronte della gioventù comunista (1) Fuad Afane (1) Fukuyama (1) Fuori dall'euro (1) GMJ (1) Gabanelli (1) Gabriele Gesso (1) Gandhi (1) George Friedman (1) George Monbiot (1) Germanicum (1) Gesù (1) Gezi park (1) Giacomo Bellini (1) Giacomo Bellucci (1) Giacomo Vaciago (1) Giacomo Zuccarini (1) Giancarlo Bergamini (1) Gim cassano (1) Giordano Sivini (1) Giovanna Vertova (1) Giovanni De Cristina (1) Giovanni Lo Porto (1) Giovanni Schiavon (1) Giovanni Tomei (1) Giovanni di Cristina (1) Giulia Grillo (1) Giuliana Commisso (1) Giuliano Procacci (1) Giulio Ambrosetti (1) Giulio Girardi (1) Giulio Tarro (1) Giulio Tremonnti (1) Giuseppe Altieri (1) Giuseppe Guarino (1) Giuseppe Travaglini (1) Giuseppe Turani (1) Giuseppe Zupo (1) Glauco Benigni (1) Godley (1) Grasso (1) Graziano Priotto (1) Grecia presidio 9/9/19 (1) Guerra di liberazione algerina (1) Guglielmo Forges Davanzati (1) Guido Lutrario (1) Guido Ortona (1) Günther Anders (1) HSBC (1) Hainer Flassbeck (1) Haitam Manna (1) Haiti (1) Haver Analytics (1) Hawking (1) Heiner Flassbeck (1) Hillary Clinton (1) Hjalmar Schacht (1) Hong Kong (1) Huawei (1) Huffington Post (1) IPHONE (1) IRiS (1) IS (1) Ida Magli (1) Ignazio Marino (1) Il tramonto dell'euro (1) Ilaria Lucaroni (1) Illueca (1) Imposimato (1) Improta (1) Indesit (1) Indipendenza e Costituzione (1) Inge Höger (1) Intellettuale dissidente (1) International Forum of Sovereign Wealth Funds (1) Intesa Sanpaolo (1) Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (1) Italia dei valori (1) J.Habermas (1) JAMES GALBRAITH (1) JOBS ACT(ING) IN ROME (1) Jacques Delors (1) Jacques Rancière (1) James Holmes (1) James K. Galbraith (1) James Petras (1) Jaroslaw Kaczynsk (1) Jason Barker (1) Je so' Pazz' (1) Jean Claude Juncker (1) Jean-Claude Juncker (1) Jean-Claude Lévêque (1) Jean-Claude Michéa (1) Jean-Jacques Rousseau (1) Jean-Paul Fitoussi (1) Jeremy Rifkin (1) Jo Cox (1) Joel Perichaud (1) John Laughland (1) John Locke (1) John Pilger (1) Jorge Alcazar Gonzalez (1) Joseph De Maistre (1) Joseph Shumpeter (1) Josephine Markmann (1) João Ferreira (1) Jugend Rettet (1) Juha Sipila (1) Junge Welt (1) Kalecky (1) Kalergi (1) Kelsen (1) Kemi Seba (1) Kenneth Kang (1) Kiev (1) Kirill Vasilev (1) Kolesnik Dmitriy (1) Kosovo (1) Kostas Kostoupolos (1) Kostas-Kostopoulos (1) Kouachi (1) Koutsianas Pantelis (1) Kruhman (1) Ktragujevac (1) Kyenge (1) L'Aquila (1) La Pira (1) La forte polarizzazione (1) La sinistra e la trappola dell'euro (1) La via maestra (1) La7 (1) Lagarde (1) Lapo Elkann (1) Lars Feld (1) Lasciateci fare (1) Leave (1) Lecce (1) Left (1) Legge 194 (1) Legge Acerbo (1) Legge Severino (1) Leonardo Coen (1) Leopolda (1) Lettera aperta ai movimenti sovranisti (1) Lev Gumilev (1) LexitNetwork (1) Lia De Feo (1) Lidia Riboli (1) Lidia Undiemi (1) Liguria (1) Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando (1) Lituana (1) Livorno (1) Logistica. Ikea (1) London Corrispondent Society (1) Lorenzin (1) Lorenzin Beatrice (1) Lorenzo Alfano (1) Lorenzo Del Savio (1) Lorenzo Dorato (1) Lorenzo Fioramonti (1) Lorenzo Fontana (1) Loris Caruso (1) Luca Donadel (1) Luca Pagni (1) Lucarelli (1) Lucia Annunziata (1) Lucia Morselli (1) Luciana Castellina (1) Luciano Violante (1) Lucio Magri (1) Lucio garofalo (1) Luigi De Giacomo (1) Luigi Nanni (1) Luigi Preiti (1) Luigi Zingales (1) Luka Mesec (1) López Obrador (1) M. Pivetti (1) M48 (1) M5 (1) MH 17 flight paths (1) MNLA (1) MOSE (1) Macchiavelli (1) Macedonia (1) Maida (1) Manuel Monereo (1) Manuel Montejo (1) Manuela Cadelli (1) Manuela Carmena (1) Marcello Barison (1) Marcello De Cecco (1) Marcello Veneziani (1) Marcia Perugia-Assisi (1) Marco Bersani (1) Marco Carrai (1) Marco Cattaneo (1) Marco Di Steafno (1) Marco Ferrando (1) Marco Fortis (1) Marco Giannini (1) Marco Palombi (1) Marco Pannella (1) Marco Parma (1) Marco Rovelli (1) Marco Santopadre (1) Marcuse (1) Margarita Olivera (1) Maria Grazia Da Costa (1) Marina Calculli (1) Marina Minicuci (1) Mario Esposito (1) Mark Rutte (1) Maroni (1) Marta Fana (1) Martin Lutero (1) Martin Wolf (1) Marxista dell'Illinois n.1 (1) Massimiliano Panarari (1) Massimo Costa (1) Massimo Gramellini (1) Massimo Recalcati (1) Massimo Villone (1) Matt O'Brien (1) Mattei (1) Matteo Mameli (1) Matteo Pucciarelli (1) Mauricio Macri (1) Maurizio Alfieri (1) Maurizio Blondet (1) Maurizio Franzini (1) Maurizio Leonardi (1) Maurizio Lupi (1) Maurizio Molinari (1) Maurizio Ricci (1) Maurizio Sgroi (1) Maurizio Vezzosi (1) Maurizio Zenezini (1) Maurizio zaffarano (1) Mauro Alboresi (1) Mauro Bocci (1) Mauro Maltagliati (1) Mauro Scradovelli (1) Mauro Volpi (1) Maximilian Forte (1) Mdp (1) Me.Fo. (1) Melanchon (1) Meloni (1) Mentana (1) Meridionalisti Italiani (1) Merk (1) Merloni (1) Messico (1) Metallurgiche Forschungsgesellschaft (1) Micah Xavier Johnson (1) Michael Jacobs (1) Michael Ledeen (1) Michael Moore (1) Michelangelo Vasta (1) Michele Ainis (1) Michele Ruggero (1) Mihaly Kholtay (1) Milano (1) Milosevic (1) Milton Friedman (1) Mimmo Lucano (1) Mincuo (1) Ministero economia e finanza (1) Mladic (1) Mohamed bin Salman (1) Mohammad Javad Zarif (1) Monica Maggioni (1) Monicelli (1) Mont Pélerin Society (1) Montegiorgio in Movimento (1) Moshe Ya’alon (1) Moves (1) Movimento 77 (1) Movimento R(e)evoluzione (1) Movimento democratici e progressisti (1) Movimento di Liberazione Popolare (1) Movimiento 15-M (1) Mulatu Teshome Wirtu (1) Musk (1) NIgeria (1) Nadia Valavani (1) Naji Al-Alì (1) Nancy Fraser (1) Natale (1) Neda (1) Nepal (1) Nethanyahu (1) New York Times (1) Nicky Hager (1) Nicola Ferrigni (1) Nicolas Dupont-Aignan (1) Nicoletta Dosio (1) Nicolò Bellanca (1) Nimr Baqr al-Nimr (1) No Fertility Day (1) Noam Chomsky (1) Noelle Neumann (1) Noi sicialiano con Busalacchi (1) Norbert Hofer (1) Norberto Bobbio (1) Nord Africa (1) Norma Rangeri (1) Nsa (1) OCSE (1) OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È (1) OPEC (1) OXI (1) Olimpiadi (1) Olmo Dalcò (1) Omnium (1) Onda d'Urto (1) Open Society Foundations (1) Orietta Lunghi (1) P 101 (1) P-Carc (1) P01 (1) PCE (1) PCdI (1) PIANESI MARIO (1) POSSIBILE (1) PRISM (1) PSUV (1) Pablo Stefanoni (1) Padre Pio (1) Paesi baschi (1) Pakistan (1) Palladium (1) Panagoitis Sotiris (1) Panos "Panagiotis" Kammenos (1) Paola Muraro (1) Paolo Ciofi (1) Paolo Di Martino (1) Paolo Giussani (1) Paolo Maria Filipazzi (1) Paolo dall'Oglio (1) Paremvasi (1) Partito Comunista Italiano (1) Partito Comunista d'Italia (1) Partito del Lavoro (1) Partito radicale (1) Pasolini (1) Pasquale Voza (1) Passos Coelho (1) Patto di stabilità (1) Paul "Elliot" Singer (1) Paul De Grauwe (1) Paul Steinhardt (1) Per una sinistra rivoluzionaria (1) Perù (1) Pettirossi (1) Piano nazionale per la fertilità (1) Piepoli (1) Pier Francesco Zarcone (1) Pier Paolo Pasolini (1) Pierfranco Pellizzetti (1) Piero Calamandrei (1) Piero Gobetti (1) Piero Ricca (1) Piero fassina (1) Piero valerio (1) Pierre Laurent (1) Pietro Attinasi (1) Pietro Ingrao (1) Pietro Nenni (1) Pil (1) Pil argentino (1) Pinna (1) Pino Corrias (1) Pino Prestigiacomo (1) Piotr Zygulski (1) Pisa (1) Pizzarotti (1) Pomezia (1) Porto Recanati (1) Postcapitalism (1) Presidenza della Repubblica (1) Profumo (1) Puglia (1) Quadrio Curzio Alberto (1) Quisling (1) RENAUD LAMBERT (1) RISCOSSA ITALIANA (1) ROSS@ Parma (1) Rachid Ghannoūshī (1) Radek (1) Raffaele Ascheri (1) Raffaele Marra (1) Raffaella Paita (1) Ramadi (1) Ramarrik de Milford (1) Ramon Franquesa (1) Rapporto Werner (1) Ras Longa (1) Razem (1) Realfonzo (1) Remain (1) Renato Brunetta (1) René Girard (1) Report (1) Repubblica di Lugànsk (1) Rete Sostenibilità e Salute (1) Riccardo Terzi (1) Riccardo Tomassetti (1) Rino Formica (1) Risorgimento Meridionale (1) Rita Di Leo (1) Rizzo (1) Robert Mundell (1) Roberta Lombardi (1) Roberto D'Agostino (1) Roberto D'Alimonte (1) Roberto D'Orsi (1) Roberto Fico (1) Roberto Grienti (1) Roberto Marchesi (1) Roberto Martino (1) Roberto Massari (1) Roberto Musacchio (1) Roberto Palmerini (1) Roberto Santilli (1) Rocco Casalino (1) Rohani (1) Roma 13 ottobre 2018 (1) Roma 21 novembre 2015 (1) Romney (1) Rosario Crocetta (1) Rossano Rubicondi (1) Rovereto (1) SENZA EURO(PA) (1) SI COBAS (1) SInistra popolare (1) SYLVAIN LEDER (1) Sacko Soumayla (1) Said Gafurov (1) Sakorafa (1) Salmond (1) Salonicco (1) Salvatore Biasco (1) Salvatore D'Albergo (1) Samaras (1) Samir Amin (1) Sandro Targetti (1) Santori (1) Schengen (1) Schlageter (1) Scottish National Party (1) Scuola austriaca (1) Scuola di Friburgo (1) Sebastiano Isaia (1) Serge Latouche (1) Sergeï Kirichuk (1) Sergio Bologna (1) Sergio Romano (1) Shaimaa (1) Shaimaa el-Sabbagh (1) Shakira (1) SiAMO (1) Sig­mar Gabriel (1) Silvana Sciarra (1) Slai Cobas (1) Slavoj Zizek (1) Solone (1) Sorrentino (1) Spoleto (1) Sraffa (1) Standard & Poor's (1) Stanis Ruinas (1) Stefania Giannini (1) Stefano Alì (1) Stefano Azzarà (1) Stefano Bartolini (1) Stefano Feltri (1) Stefano Lucarelli (1) Stefano Musacchio (1) Stefano Petrucciani (1) Stefano Zai (1) Steven Forti (1) Storace (1) Stratfor (1) Strikemeeting (1) Sudafrica (1) Susana Díaz (1) Svitlana Grugorciùk (1) Svizzera (1) TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT) (1) TPcCSA (1) Tarek Aziz (1) Tariq Alì (1) Tempa Rossa (1) Tfr (1) Thatcher (1) Theodoros Koudounas (1) Theresa Mai (1) Thomas Szmrzly (1) Thomas Zmrzly (1) Tiziana Aterio (1) Tiziana Drago (1) Togliatti (1) Tommaso Nencioni (1) Tommaso Rodano (1) Tonia Guerra (1) Tony Manigrasso (1) Topos Rosso (1) Toscana (1) Tribunale dell'Aia (1) Trichet (1) Tripoli (1) Tuareg (1) Two Pack (1) UGL (1) UPR (1) Udc (1) Ugo Mattei (1) Ulrich Grillo (1) Unicredit (1) Unio (1) United Kingdom Indipendent Party (1) Utoya (1) VLADIMIR LAKEEV (1) Vagelis Karmiros (1) Valerio Colombo (1) Vallonia (1) Vasilij Volga (1) Veltroni (1) Venezia (1) Veronica Duranti (1) Versilia (1) Vertice di Milano (1) Viale (1) Viktor Shapinov (1) Vilad Filat (1) Vincent Brousseau (1) Vincenzo Sparagna (1) Viscione (1) Vito Lops (1) Vito Storniello (1) Vittorio Bertola (1) Vittorio Carlini (1) Vittorio da Rold (1) Von Mises (1) Vox Populi (1) W. Streeck (1) WHIRLPOOL (1) Walter Eucken (1) Walter Tocci (1) Warren Mosler (1) Washington Consensus (1) Wen Jiabao (1) Westfalia (1) Wilders (1) Wolfgang Streeck (1) Wolkswagen (1) Wozniak (1) YPG (1) Ytzhac Yoram (1) Zagrebelsky (1) Zaia (1) Zalone (1) Zbigniew Brzezinski (1) Zecchinelli (1) Zedda Massimo (1) Zizek (1) Znet (1) Zolo (1) Zygmunt Bauman (1) aborto (1) accise (1) adozioni (1) aggressione (1) agorà (1) al-Fatah (1) al-Ghwell (1) alba mediterranea (1) alberto garzon (1) alluvione (1) alt (1) alta velocità (1) amanda hunter (1) amnistia (1) amore (1) andrea zunino (1) antropocene (1) apocalisse (1) appoggio tattico (1) arcelor Mittal (1) aree valutarie ottimali (1) armi (1) arresti (1) asia argento (1) askatasuna (1) assemblea di Roma del 4 luglio 2015 (1) assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre (1) ateismo (1) autogestione (1) autostrade (1) ballarò (1) battisti (1) benessere (1) big five (1) bilancia dei pagamenti (1) bioetica (1) biologia (1) black block (1) blocco costituzionale (1) blocco nero (1) bloomberg (1) bomba atomica (1) bonapartismo (1) brigantaggio (1) bufale (1) bullismo (1) calcio (1) califfaato (1) campagna di finanziamento (1) capitolazione (1) carlo Bonini (1) carlo Sibilia (1) carta dei principi (1) cassa depositi e prestiti (1) catastrofe italiana (1) catene di valore (1) cdp (1) censis (1) censura (1) chokri belaid (1) comitato (1) comitato per la salvaguardia dei numeri reali (1) commemorazione (1) confini (1) conflitto di interezzi (1) confucio (1) consiglio superiore della magistratura (1) contestazione (1) controcorrente (1) convegno di Copenaghen (1) coronavirus (1) coronovirus (1) cretinate. (1) curzio maltese (1) cybercombattenti (1) cyborg (1) dabiq (1) dall'euro (1) dalla NATO e dal neoliberismo (1) david harvey (1) decalogo (1) decescita (1) decrescita felice (1) decretone (1) democratellum (1) democratiche e di sinistra (1) democrazia economica (1) deportazione economica (1) depressione (1) di Monica Di Sisto (1) dichiarazione di Roma (1) dimissioni (1) dimitris kazakis (1) diritti dei lavoratori (1) dissesto idrogeologico (1) dracma (1) ebraismo (1) economie di scala (1) economist (1) ecosocialismo (1) egolatria (1) elezioni comunali 2018 (1) elezioni regionali 2019 (1) enav (1) enrico Corradini (1) erasmus (1) esercito industriale di riserva (1) espulsione (1) estremismo (1) eurasismo (1) euroi (1) evasione fiscale (1) fabbriche (1) fallimenti (1) fascistizzazione della Lega (1) felicità (1) femen (1) femminicidio (1) fiducia (1) finan (1) finaza (1) flessibilità (1) flussi elettorali 2016 (1) fondi avvoltoio (1) fondi immobiliari (1) fondi sovrani (1) forme (1) freelancing (1) fuga dei capitali (1) fusione dei comuni (1) genere (1) giusnaturalismo (1) global compact (1) gold standard (1) governabilità (1) governo neutrale (1) grande coalizione (1) gravidanza (1) grazia (1) guerra di civiltà (1) guerra valutaria (1) hansel e gretel (1) hedge funds (1) i più ricchi del mondo (1) il cappello pensatore (1) illiberale (1) ilsimplicissimus (1) import (1) import-export (1) incendi (1) independent contractor (1) india (1) indignados (1) indipendeza e costituzione (1) individualismo (1) indulto (1) intena (1) intervista (1) ius sanguinis (1) ivana fabris (1) joker (1) kafir (1) l (1) la grande bellezza (1) legalità (1) legge Madia (1) legge anticorruzione (1) legge antisciopero (1) legge di stabilità 2016 (1) leva (1) leva obbligatoria (1) lex monetae (1) libaralismo (1) libe (1) liberalizzazioni (1) liberazionne (1) liberiamo (1) libra (1) linguaggio (1) link tax (1) liste civiche. (1) loi El Khomri (1) lotga di classe (1) luddismmo (1) lula (1) madre surrogata (1) mafiodotto (1) maghreb (1) malaysian AIRLINES (1) mandato imperativo (1) manifesto del Movimento Popolare di Liberazione (1) manlio dinucci (1) manovra (1) marchesi Antinori (1) marcia globale per Gerusalemme (1) massacri imperialisti (1) massimo bray (1) massoneria (1) materialismo storico (1) matrimoni omosessuali (1) matteo bortolon (1) matteo brandi (1) megalamania (1) memoria (1) mercantilismo (1) mercato (1) mercato del lavoro (1) militarismo (1) modello spagnolo (1) modello tedesco (1) modernità (1) molestie (1) momento polany (1) monetarismo (1) moody's (1) nascite (1) nazion (1) nazional-liberismo (1) neokeynesismo (1) no allo spezzatino (1) no vax (1) nobel (1) nomine ue (1) norvegia (1) numero chiuso (1) obiezione di coscienza (1) occupy wall street (1) oligarchia eurista (1) openpolis (1) operaismo (1) ore lavorate (1) osvaldo napoli (1) pacifismo (1) palmira (1) partite iva (1) partiti (1) partito americano (1) partito brexit (1) partito umanista (1) pecchioli luigi (1) personalismo (1) petiziion (1) piaciometro (1) piano Silletti (1) piano nazionale di prevenzione (1) piero visani (1) piigs (1) politicamente corretto (1) politiche austeritarie (1) polizia (1) ponte Morandi (1) popolo (1) post-elezioni (1) post-operaismo (1) postumano (1) profughi (1) programma UIKP (1) progresso (1) qualunquismo (1) questione meridionale (1) quinta internazionale (1) rampini (1) rappresentanza (1) recensioni (1) regione umbria (1) rete 28 Aprile (1) ride sharing (1) rider (1) risparmio tradito (1) risve (1) riunioni regionali (1) rivoluzione (1) robot killer (1) rosabrunismo (1) rublo (1) salafismo (1) salir del euro (1) sandro veronesi (1) sanzioni (1) scie chimiche (1) sciopero della fame (1) seisàchtheia (1) sequestro minori (1) sfruttamento (1) sicurezza (1) siderurgia (1) sindalismo di base (1) sinismo (1) smartphone (1) social forum (1) sondaggio demos (1) specismo (1) spionaggio (1) squatter (1) stadio (1) startup (1) statuto (1) sterlina (1) strategia militare (1) stress test (1) sud (1) suez (1) supe-bolla (1) supply-side economics (1) svimez (1) taglio parlamentari (1) takfirismo (1) tango bond (1) tassiti (1) tempesta perfetta (1) terza fase (1) terzigno (1) terzo stato (1) tesaurizzazione (1) torre maura (1) tortura (1) transumanismo (1) trappola della liquidità (1) trasformismo (1) trasumanesimo (1) trenitalia (1) triptrorelina (1) trivelle (1) troll (1) uassiMario Monti (1) uberizzazione (1) ultimatum (1) vademecum (1) vadim bottoni (1) valute (1) vattimo (1) vertice di Roma (1) volkswagen (1) voucher (1) wahabismo (1) wahhabismo (1) xenobot (1) yuan (1) zanotelli (1) zapaterismo (1)