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mercoledì 29 gennaio 2020

FRANCIA, IL ROSSO E' DIVENTATO GIALLO di Fulvio Grimaldi


IN QUESTO SITO un diario fotogiornalistico che, alla mano di magnifiche immagini, illustra quella che in Europa è indubbiamente la più valida, forte, giusta e nobile lotta di massa del nuovo millennio, quella dei Gilet Gialli, ora al 60° appuntamento.

giovedì 9 gennaio 2020

FRANCIA: APPELLO PER SOSTENERE LO SCIOPERO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello che circola in Francia.

«A tutte le organizzazioni che vogliono sostenere gli scioperanti

SOSTENIAMO LO SCIOPERO !


Da un mese, migliaia e migliaia di scioperanti sono mobilitati contro la riforma delle pensioni.

domenica 29 dicembre 2019

FRANCIA: 25° GIORNO DI SCIOPERO


Tanti sono i fatti accaduti nel 2019 che ci lasciamo alle spalle.
Tra questi ci piace ricordare le rivolte popolari che hanno scosso diversi paesi. Quella in Ecuador, quella dei cileni, che non demordono malgrado la durissima repressione (ieri è stato ammazzzzato il 29° manifestante). Vogliamo ricordare le

giovedì 19 dicembre 2019

RACCOGLIERE IL TESTIMONE DEL POPOLO FRANCESE cc di P101



Comunicato n. 13/2019

Comitato Centrale di Programma 101


Mentre la Francia era paralizzata dalla più massiccia ondata di scioperi e mobilitazioni sindacali da dieci anni a questa parte, il Parlamento francese, dopo una faticosa maratona, ha approvato ieri la Legge di Bilancio 2020. Una manovra di marca verde-euro-austeritaria che dovrebbe portare il deficit al 2,2% rispetto al 3,1 di quest’anno — da molti anni la Francia sfora la soglia del 3%. L’antipopolare riforma delle pensioni (tuttavia non così devastante come quella che fecero Fornero-Monti) è quindi posticipata.

A causa della grande prova di forza delle organizzazioni sindacali, si intravedono le prime crepe nel fronte macroniano. Dopo lo sciopero generale del 5 dicembre e due settimane di “grève interpro” [scioperi interprofessionali] e ad intermittenza, che ha coinvolto anzitutto i lavoratori delle potenti categorie del pubblico impiego e dei trasporti, quello del 17 dicembre, ha visto una partecipazione ancor più massiccia. Il suo peso ha avuto anche l’adesione all’ultimo momento della CFDT (sindacato “socialista” che si era tenuto in disparte per proteggere Macron e il suo governo).

Macron non è mai stato in difficoltà come adesso. La stampa liberista francese sostiene che egli non sopravviverebbe ad un’eventuale marcia indietro come accadde a Chirac nel 1995 (che fece appunto il primo tentativo di riforma delle pensioni). Tuttavia c’è chi tranquillizza il banchiere Macron, condottiero di La Republique en Marche (LR). E’ vero

che i sondaggi danno la sua popolarità al poco più del 30%, ma in Francia, a causa del micidiale meccanismo elettorale del doppio turno, si può diventare Presidente anche con un indice di popolarità così basso — al primo turno delle ultime elezioni svoltesi il 23 aprile 2017, Macron ottenne il 24%, e poi vinse al ballottaggio contro la Le Pen col 66% dei voti.

Uno dei fatti significativi delle mobilitazioni del 17 dicembre, è che sono scesi in sciopero anche lavoratori delle aziende private. Non accadeva da molto tempo.

Il secondo fatto è la partecipazione in diverse manifestazioni di nutrite delegazioni di Gilet Gialli. Segno che mesi e mesi di rivolta per le strade hanno ben concimato il terreno su cui è nata la pianta dell’attuale movimento di scioperi.

Il terzo fatto è che dalle piazze e dalle strade è emersa maggioritaria la volontà di respingere ogni compromesso negoziale con Macron (non c’è da fidarsi dei sindacati). Lo slogan ripetuto è stato “continuer jusqu’au retrait de la reforme des retraites” [continuare la lotta fino al ritiro della riforma delle pensioni]; “Pas de trêve de Noel, jusqu’au retrait!” [ Nessuna tregua natalizia, lotta fino al ritiro!”].

Il quarto fatto è accaduto al corteo di Parigi: la testa è stata presa dagli scioperanti autorganizzati composta da insegnanti, ferrovieri e dalla maestranze RATP [metro] oramai giunti al 14 giorno di sciopero a oltranza.


Il quinto fatto è quello che attesta come lo sciopero abbia fatto il salto da mobilitazione meramente sindacale a sciopero politico. “Macron démission” lo slogan che i Gilet Gialli hanno gridato per mesi ha contaminato anche i lavoratori delle metropoli, che la protesta dei Gilet Gialli osservarono solo da lontano.

Come Programma 101 esprimiamo la nostra incondizionata solidarietà alla battaglia del proletariato di Francia contro Macron e tutto il fronte euroliberista, e ci auguriamo che esso, come altre volte accaduto nella storia europea, sia il gallo che da la sveglia al resto dei popoli europei.

Comitato Centrale di Programma 101
19 dicembre 2019 

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sabato 16 novembre 2019

GILET GIALLI: AD UN ANNO DALLA RIVOLTA

[ sabato 16 novembre 2019 ]

Il fine settimana scorso, dal  al-4 novembre, si né tenuta la Quarta Assemblea delle Assemblee dei Gilet Gialli. Un avvenimento che ha riunito quasi 500 Gilet gialli, tra cui 200 delegati venuti da quasi tutti i dipartimenti. Benché al momento i principi organizzativi più comunemente ammessi dalle diverse basi del movimento non riconoscano formalmente alcun rappresentante, questa Assemblea, e le decisioni collettive che sono state prese, hanno una sicura risonanza nell’ambito dei gruppi locali dei Gilet Gialli. Si tratta, ogni volta, di un importante momento pedagogico nel quale le classi popolari e medie pauperizzate dibattono in piccoli gruppi su diverse tematiche (ecologia, relazioni internazionali, identificare nemici ed alleati, organizzarsi di fronte alla repressione, lavorare con gli altri movimenti, comunicazione, fronte di massa ecc) imparando l’arte dell'ascolto e della parola, e decostruendo insieme il funzionamento della società capitalista ed immaginando, poco a poco, la nuova utopia che è necessaria ai nostri popoli.
A Montpellier, durante la Quarta Assemblea delle Assemblee, è stato approvato un testo dedicato alla situazione internazionale, scritto ed approvato collettivamente durante l’udienza plenaria, che pubblichiamo qui sotto.



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APPELLO DEI GILET GIALLI FRANCESI A TUTTI I POPOLI IN RIVOLTA NEL MONDO 


Noi, Gilet gialli di tutta la Francia, ci indirizziamo a tutti i popoli in rivolta

In occasione dell’anniversario del nostro movimento il 16 ed il 17 novembre, dedichiamo la nostra festa a tutte le sollevazioni popolari nel mondo.

Da un anno, noi, Gilet Gialli, ci siamo sollevati per la giustizia sociale, la giustizia fiscale, la giustizia ecologista, la democrazia diretta, la libertà e la dignità, per diventare padroni del nostro avvenire.

Un anno dopo, numerose sollevazioni sono sorte in tutto il mondo, Cile, Iraq, Catalogna, Libano, Hong Kong, Algeria, Equador, Sudan, Colombia, Haiti, Guinea-Conacry ecc.

Noi ci sentiamo fratelli, sorelle ed alleati di questi movimenti nati in tutto il mondo.

Esigiamo la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici e che si fermi la repressione di stato.

Viviamo in un sistema globalizzato e imperialista. Per cambiare le cose dobbiamo agire tutti insieme. Alleandosi, i popoli in rivolta potranno trasformare le loro condizioni di vita. Chiediamo, in un primo tempo, un’azione comune, durante il fine settimana del 16 e 17 novembre per creare e rinforzare dei legami tra i popoli in lotta.

Il 16 e 17 novembre noi festeggeremo l’anniversario della nostra sollevazione.

Noi lo dedichiamo a tutte le rivolte in corso nel mondo, a tutti inostri alleati che si sollevano a livello planetario. Saremo felici di celebrarlo in modo solidale e di condividerlo, nettamente usando banner comuni contenenti gli hashtag


#RevolutionEverywhere #Quesevayantodos 

I popoli del mondo intero vogliono la caduta del sistema 


Per creare una connessione tra i popoli in rivolta, è stato creato un indirizzo di posta elettronica per poter riceverei messaggi di tutti i popoli in rivolta e dei collettivi del mondo intero oltre alle foto ed ai banner che faremo:

revolutioneverywhereriseup.net


* Traduzione a cura della Redazione
** Fonte: PARDEM


venerdì 20 settembre 2019

ATTO 45: CON IL CUORE A PARIGI..

[ venerdì 20 settembre 2019 ]

Il 27 luglio scorso i Gilet gialli hanno marciato in tante città della Francia svolgendo il loro 37° sabato di mobilitazione. I benpensanti, Macron, i borghesi tutti, tiravano un sospiro di sollievo: "finalmente è finita, gli "sdentati" se ne vanno a casa"...
E invece no, essi ritornano, e ritornano a prendersi Parigi, dove li aspetta un dispositivo repressivo senza precedenti. 
L'Italia ribelle e sovrana è accanto ai fratelli francesi.


«Sono 10 mesi che chiediamo giustizia sociale, fiscale e ambientale. 
10 mesi in cui siamo uccisi, mutilati, abbattuti, razziati, gasati.
10 mesi che il governo ignora le nostre affermazioni e ci disprezza. 
10 mesi che camminiamo ogni sabato. Quindi appuntamento agli Champs-Élysées, sabato 21 settembre alle ore 10:00 per l'ATTO 45 DEI GILET GIALLI....

«Camminiamo insieme, contro il sistema, contro la distruzione del pianeta, contro il disprezzo delle élite, contro le riforme in corso, contro il patema della fine del mese, contro ogni forma di discriminazione, contro l'autoritarismo ... 
Uniamoci per la giustizia sociale, fiscale e ambientale. Organizziamo e invadiamo Parigi sabato 21 settembre 2019. Mobilitiamoci senza etichette, siamo l'intero popolo contro il sistema. Questo sabato, saranno trascorsi 3 mesi da quando Steve è stato ucciso. Onoriamo lui e Zineb, Adama, Zied, Bouna, Remi e centinaia di altre vittime della polizia e del sistema. Per l'onore dei nostri vecchi e il futuro dei nostri figli, usciamo in modo massiccio per strada!»
[ dai manifesti dei gruppi di Gilet gialli che circolano in queste ore]


mercoledì 18 settembre 2019

ROMA: OGGI IN PIAZZA CONTRO MACRON COI GILET GIALLI FRANCESI

[ mercoledì 18 settembre 2019 ]

Nella foto la delegazione italiana di solidarietà coi Gilet Gialli che si recò a Nizza il 9 febbraio scorso.


*  *  *

Oggi il più eurocratico degli eurocratici sarà a Roma per incontri con Conte e Mattarella. Si sancisce solennemente la pace dopo l'incidente diplomatico causato dalla solidarietà verso i Gilet Gialli che espressero Di Maio e i 5 Stelle.

Il minimo che i patrioti italiani, amici del popolo francese, potevano fare, è quello di ribadire la loro fraterna solidarietà alla battaglia dei Gilet Gialli, quindi contestare Macron e il servilismo del nuovo governo italiano.


Invitiamo i cittadini romani che ci leggono a partecipare al presidio promosso dal Comitato romano 12 ottobre Liberiamo l’Italia.


Sarà presente una delegazione di Gilet Gialli direttamente dalla Francia.

Il presidio si svolge dalle ore 17:00 in poi in Piazza Vidoni (si affaccia su Corso Vittorio Emanuele, in linea d’aria si trova fra Campo dei Fiori e Largo Argentina. 
(Si veda la mappa, cliccando sul link qui : Piazza Vidoni


 

domenica 15 settembre 2019

ROMA: PRESIDIO CONTRO LA VISITA DI MACRON

[ lunedì 16 settembre 2019 ]






Il Comitato romano 12 ottobre Liberiamo l’Italia promuove un presidio di protesta per dare il “benvenuto” a Macron e per solidarizzare con i Gilet Gialli e il popolo francese.

Sarà presente una delegazione di Gilet Gialli direttamente dalla Francia.

Il presidio si svolge alle ore 17:00 in Piazza Vidoni (che si affaccia su Corso Vittorio Emanuele, in linea d’aria si trova fra Campo dei Fiori e Largo Argentina. 
(Si veda la mappa, cliccando sul link qui sotto)




giovedì 16 maggio 2019

LA (EX) SINISTRA E I GILET GIALLI

[ 16 maggio 2019 ]


Lettera di un gruppo di gilet gialli italiani residenti a Parigi




Gentile Redazione de “il Manifesto”,
siamo un gruppo di italiane/i che risiedono a Parigi per ragioni di studio o di lavoro e che partecipano da ormai più di cinque mesi al movimento dei Gilet Gialli. Vi scriviamo per manifestarvi il nostro sdegno a fronte del trattamento riservato nelle pagine del vostro giornale, nella penna di Anna Maria Merlo, vostra corrispondente a Parigi, al sollevamento in atto – e in Atti – dei Gilet Gialli, nonché alla questione politica e sociale che, con inedita forza, esso continua a porre, in Francia e in Europa – dunque, potrebbe darsi, anche in Italia. Ci rivolgiamo a voi, e non ad altri quotidiani nazionali, perché convinti che “il Manifesto” sia luogo di confronto e diffusione di informazioni critiche, nonché voce delle lotte del presente. Tuttavia, malgrado alcune rare ma felici eccezioni[1], la maniera in cui il vostro quotidiano ha parlato finora del movimento francese, attraverso gli articoli dell’autrice, ha prodotto in noi sconcerto e rabbia.
Prima di entrare nel merito, e per capirci meglio, lasciateci un attimo “contestualizzare”.
Il movimento dei Gilet Gialli continua a manifestare la sua forza nell’insieme del territorio francese e in alcuni territori d’oltremare da ben venticinque sabati consecutivi: ciononostante, quando se ne parla in Italia, lo si fa soltanto basandosi sulle cifre del Ministero dell’Interno francese, dati certamente poco attendibili ad oggi.
Per comprendere come non si tratti di qualcosa di passeggero ma di una profonda trasformazione nella storia sociale e politica del paese, dovrebbe bastare, in controluce, la reazione del potere costituito: da novembre ad oggi il sovrano Macron ha dovuto reagire con due “solenni” discorsi alla nazione, una lettera indirizzata ai francesi, una lettera agli europei, e un “Gran Dibattito Nazionale”, che ha assunto il senso di un confuso rilancio, nella crisi profonda del suo governo, della sua politica “start-up”.
Nel mezzo l’attentato di Strasburgo, l’incendio di Notre-Dame e i contestuali appelli alla solidarietà e all’unità nazionale, che la maggioranza dei francesi ha interpretato come l’ennesima provocazione. Insomma, fuor di metafora, il presidente ha giocato con il fuoco, e ne è risultata una nuova giornata di sommossa popolare, il Primo Maggio scorso, promossa, sostenuta e partecipata dai Gilet Gialli. Ci teniamo a ricordare, a tal proposito, che il Primo Maggio è una giornata internazionale della lotta di classe rivoluzionaria – ed è proprio in questi termini che è stata interpretata dal movimento, mentre Merlo parlava della giornata parigina come di una spy story fatta di riunioni segrete di cui solo lei sembra conoscere i dettagli (?) e botte indiscriminate tra “ultrà” (!) gialli, neri, rossi, sindacalisti e poliziotti.
Per quanto sdegnati per la narrazione data di questo movimento, siamo ben coscienti della profonda sfasatura tra ciò che viviamo in Francia e la sua ricezione all’estero. Tra questi due poli, quello dell’esperienza e quello della comunicazione, sembra esserci oggi un abisso, tanto profondo quanto lo smarrimento della sinistra europea. Mentre nelle reti sociali le informazioni circolano in maniera relativamente autonoma, anche se frammentaria, negli organi di stampa i confini fisici e mentali, costruiti ad immagine dei dibattiti politici nazionali, sono solidi e altrettanto insopportabili quanto quelli che Salvini erige quotidianamente contro i migranti.
Ci saremmo però aspettati di rintracciare ne “il Manifesto” una lettura, diciamo così, non allineata a quella dominante in Italia, che si nutre bulimicamente di cliché, omissioni e falsificazioni. Decine di migliaia di persone, in tutta la Francia, ogni sabato nelle strade insistono sulla rivalutazione delle pensioni, e la sera scoprono sui giornali di essere dei golpisti. Rivendicano salario e vengono tacciati di antisemitismo. Sperimentano, e pretendono, “più democrazia” e si sentono rispondere: fascisti!
Non scriviamo qui al fine di giustificare o ristabilire le giuste ragioni del movimento, in un quadro nel quale la comunicazione e la propaganda si fondano essenzialmente sull’assenza di ogni barlume di logica e di ragionevolezza. Se lo facciamo, è solo per fare il punto sul récit della stampa italiana, specie di sinistra, che nella sua disperazione, provinciale e cortigiana, ha fatto di Emmanuel Macron l’ultimo appiglio alla salvezza di un’Europa fatta a brandelli proprio dalla politica che egli incarna e persegue (si veda, tra tutti, la cosiddetta “intervista” di Fabio Fazio all’Eliseo). Una politica, quella di Macron, che non ha sostituto una nuova intermediazione alla liquidazione dei corpi intermedi, ma ha più semplicemente fatto della polizia la forma privilegiata della sua politica. Viste le premesse, è facile comprendere come essa possa combinarsi, e sempre più si combinerà dopo il 26 maggio, con i sovranismi e i nazionalismi.
Nel caso delle linee editoriali di organi di stampa come quelli riuniti nel gruppo Espresso non è difficile comprendere perché ciò accada. Rieccoci al dibattito politico nazionale — altrettanto surreale, anche se ancor più goffo, di quello promosso da Macron in Francia a reti unificate. Dopo che Luigi di Maio si è mostrato in foto con dei Gilet Gialli farlocchi, come sappiamo, ne è seguito un incidente diplomatico che ha rasentato il grottesco, che lo si guardasse dalla Francia o dall’Italia. L’incidente diplomatico, cioè l’atto di forza della Francia nei confronti degli ipocriti sovranisti giallo-verdi, ha così riallineato il dibattito in Italia.
Il cosiddetto centro-sinistra, “Repubblica” in testa, che fino a dicembre faceva dei Gilet un nuovo e romanticissimo Sessantotto, ha riscoperto le virtù, poco taumaturgiche, del sovrano francese, da queste parti assimilato più a un Luigi XVI che a un Luigi XIV.
I Gilet Gialli sono così diventati, per la stampa italiana ancor più che per quella francese, dei golpisti perché un tale di nome Chalençon, di cui in Francia nessuno ha mai sentito parlare, e che non ha mai trascorso un sabato in strada, avrebbe annunciato un colpo di Stato militare. Di solito, se si incontra un tizio che dichiara al microfono, “domani farò un colpo di Stato, abbiamo già pronti i militari”, la prima cosa che si fa è contattare il 118. Di Maio l’ha invece incontrato per siglare un accordo elettorale, e la stampa italiana l’ha incoronato leader dei Gilet Gialli. Ritornano in mente le parole di Carmelo Bene al Costanzo Show nel lontano 1994: il problema oggi nel mondo non è la libertà di stampa, ma la libertà dalla stampa!
Ma se “Repubblica” e sodali lo fanno perché sono ben consapevoli che la comunicazione è parte essenziale di una contro-rivoluzione preventiva, come spiegare invece la narrazione della vostra corrispondente? Non lo sappiamo, non ci interessa, e soprattutto non sta a noi trovare una risposa a questa domanda. Possiamo però, con questa lettera, invitare “il Manifesto” a verificare l’aderenza tra ciò che viene scritto e la realtà dei fatti.
Non possiamo in questa sede analizzare nel dettaglio gli articoli che Anna Maria Merlo ha dedicato in questi mesi al movimento dei Gilet Gialli. Ci limitiamo tuttavia a sottolineare che la passione dell’autrice si è scatenata quando si trattava di parlare di Notre-Dame, del concorso di architettura e delle donazioni dei magnati di lusso. Non ci risulta invece che abbia di recente scritto, magari anche con un sussulto di indignazione civile, della repressione del movimento, notata (udite! udite!) persino dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d’Europa e da Amnesty International, e che ha superato di gran lunga ogni soglia di compatibilità con un regime democratico, colpendo anche molti giornalisti, come nel caso dell’arresto di Gaspard Glanz. Non forniamo le cifre degli imprigionati, dei mutilati e dei morti dall’inizio della rivolta: basta fare una ricerca su Internet per trovare ampia documentazione, anche in italiano, sui siti indipendenti.
In conclusione, mostriamo solo alcuni elementi dell’articolo pubblicato dall’autrice il 3 maggio e relativo al Primo Maggio parigino. Un articolo che ci sembra costruito a partire dalle agenzie e dalle dichiarazioni di stampa del Ministro dell’Interno Christophe Castaner, ricco di informazioni sommarie, imprecise e che falsificano i fatti.
Il sottotitolo dell’articolo afferma “Gilet gialli e black bloc rubano la piazza ai sindacati”. Rubano la piazza? Ma di cosa si sta parlando? Persino il segretario della CGT, Martinez, quest’anno non ha potuto prendersela con i soliti “black bloc” tanto erano estesi i cortei di testa, criticando invece la polizia e riconoscendo ormai i Gilet Gialli come un attore centrale nella difesa dei lavoratori francesi. Ma in Merlo trapela una certa simpatia per altri sindacati, CFDT e UNSA (una sorta di CISL francese), definiti più “saggi” proprio perché non hanno manifestato a fianco dei Gilet Gialli..
Nel corpo dell’articolo, i Gilet Gialli vengono poi definiti dall’autrice “ultrà gialli”. In Italia la “finezza” potrebbe sfuggire anche al lettore più attento, ma in Francia assume il senso preciso della citazione esplicita di una dichiarazione che Castaner aveva rilasciato alla vigilia del Primo Maggio, parlando di “ultra-jaunes” in arrivo a Parigi. Le decine di migliaia di donne e uomini di ogni età che prendono parte al movimento, così come i tanti cittadini che lo sostengono, si sono sentiti ancora una volta offesi (dopo essere stati definiti illetterati, folla rabbiosa, gente che non ce l’ha fatta, ecc.) da un illustre esponente del governo. Ma Merlo ripete in Italia le sue parole, e se ciò non bastasse lo fa dalle colonne del Manifesto.
Dovrebbe inoltre stupire che nell’articolo non si parli della violenta strategia di repressione messa in atto quel giorno dal governo, con i nuovi “gruppi mobili” d’assalto della polizia che hanno caricato il corteo nel suo insieme fin dai primi passi, investendo a più riprese anche gli spezzoni CGT. Mentre in Francia l’insieme delle realtà che hanno animato questa straordinaria giornata riconoscono che nessun errore è stato compiuto, che il corteo si è ricompattato più volte ed arrivato unito dopo ore di cariche e di scontri a Place d’Italie, Merlo parla della giornata come di una guerra tra bande, senza tra l’altro fornire nessun dettaglio, perché con ogni probabilità era una delle poche giornaliste a non essere in piazza.
Ma veniamo alla conclusione dell’articolo. Merlo sposa, il 3 maggio, quella che in Francia è stata definita una “menzogna di Stato” e che ha spinto tutte le opposizioni (di sinistra e di destra) a chiedere le dimissioni del ministro Castaner. Scrive Merlo: 
“Un gruppo di manifestanti ha persino cercato di entrare all’interno dell’ospedale La Pitié Salpêtriere, suscitando l’indignazione generale e un’inchiesta giudiziaria”. In realtà i manifestanti non hanno cercato di entrare all’interno dell’ospedale, ma sono stati costretti a rifugiarsi al suo interno, grazie a delle infermiere che hanno aperto i cancelli, a causa delle cariche poliziesche, con annesse granate, idranti e gas asfissianti. La polizia è entrata, ha prima picchiato i manifestati, li ha poi arrestati, e la sera Castaner ha parlato di un “attacco all’ospedale”.
La contro-inchiesta è subito partita e già nella giornata del 2 maggio, coraggiosamente, il personale ospedaliero ha smentito il Ministro dell’Interno, che dopo 48 ore, invece di dimettersi, ha solo rettificato, affermando che è stato un errore parlare di “attacco”. La Merlo non l’ha ancora fatto, più realista del Re che difende, sulle pagine del quotidiano comunista il Manifesto. Aspettiamo con ansia il prossimo episodio di questa saga della mistificazione…
A meno che l’autrice, con un improvviso sussulto, non decida finalmente d’immergersi in questo movimento, andare a visitare una delle tante rotonde che sono state rioccupate dopo il Primo Maggio in Francia o, senza fare troppa strada, le decine di assemblee che pullulano anche a Parigi. Scoprirebbe allora un movimento mosso da rivendicazioni di giustizia, e prima ancora da un ritrovato sentimento di fraternità collettiva che ha incrociato il vento della Storia.


Parigi, 7 maggio 2019

Note



[1] Si veda in particolare l’articolo di Marco Bascetta pubblicato agli inizi del sollevamento: https://ilmanifesto.it/noi-contro-lordine-sovrano e quelli di Giuliano Santoro sulla goffa iniziativa elettorale di Luigi Di Maio a sostegno dei Gilet Gialli farlocchi: https://ilmanifesto.it/europee-la-giacca-di-di-maio-non-convince-i-gilet-gialli ; https://ilmanifesto.it/verso-le-europee-alla-fine-di-maio-trova-i-gilet/ nonché il reportage di Filippo Ortona su Saint-Nazaire: https://ilmanifesto.it/saint-nazaire-dove-la-lotta-operaia-si-tinge-di-giallo/.

martedì 7 maggio 2019

IL 1 MAGGIO DEI GILET GIALLI di Guido Salsa

[ 7 maggio 2019 ]

"I Gilet gialli si sono sgonfiati", "sabato flop per i Gilaet gialli".
Questa è la musica che cantano i media francesi, seguiti a ruota da quelli degli altri paesi. Non è così. Malgrado siamo alla 24 settimana di mobilitazione il movimento resiste. Vedi la cronaca della manifestazione del primo maggio che pubblichiamo. Vero è che il circo messo su in vista delle imminenti elezioni europee ha tolto ai Gilet gialli la ribalta assoluta. Già, le elezioni europee... Malgrado il grosso del movimento abbia deciso di non partecipare alla gara sembra che ci saranno non una ma ben tre liste in qualche modo collegate ai Gilet gialli. Segno che c'è la consapevolezza che occorre un salto e di uno sbocco politico, ma per ora non si è trovata una sintesi unitaria.

Nel frattempo crescono le adesioni all'appello NOUS NE SOMMES PAS DUPES in difesa dei Gilet gialli lanciato da numerosi artisti francesi.



*  *  *


Parigi - mercoledì Primo Maggio. Le strade della capitale francese sono state ancora una volta testimoni di violenti scontri tra la polizia e i gilets gialli. La loro protesta, partita spontaneamente per opporsi all’aumento delle tasse sul carburante, si è trasformata in una lunga battaglia per le dimissioni di Macron e ieri ha rubato il palcoscenico alla sinistra nella data storica della Festa del Lavoro. I gilets sono simbolo della richiesta istintiva di ampi strati di popolazione per una forte discontinuità con il recente passato politico. La marea gialla ha bloccato la Francia ogni sabato durante le scorse 24 settimane, e non ha nessuna intenzione di fermarsi. Con loro si sono dovuti confrontare tutti.
Gilets gialli
Partiamo dai nuovi protagonisti del primo maggio parigino, i gilets gialli. Alle 11 del mattino in piazza non ci sono che loro sotto la torre di Montparnasse. La polizia già filtra gli accessi alla piazza, dove è previsto il concentramento. I celerini in cordone aprono zaini, controllano documenti e a mezze parole fanno capire che non c’è da scherzare. Ma con i gilets le minacce non sembrano troppo efficaci.
L’appuntamento per il corteo dei sindacati è previsto solo per le 14:30. Il percorso concordato è lungo poco più di 3 chilometri: dalla piazza antistante la torre fino a Place d’Italie, percorrendo uno dei tanti ampi boulevard della capitale.
A testimonianza della presenza del mondo della sinistra, lungo il primissimo tratto del percorso iniziano a parcheggiarsi i furgoni delle varie sigle sindacali e politiche. I classici palloni vengono gonfiati e qualche manciata di militanti prepara gli stand dai quali verranno lanciati slogan e distribuiti volantini al corteo che dovrebbe sfilare qualche ora più tardi.
Ma quest’anno l’aria che tira è tutta diversa. I gilets gialli scalpitano, e già verso mezzogiorno la piazza non li contiene più. Pochi minuti dopo l’una inizia un corteo spontaneo. La sua composizione è come al solito variegata, ma i cosiddetti casseurs (i black block, per intenderci) sono nettamente minoritari. Quello che inizia a muoversi verso Place d’Italie, ignorando l’agenda della sinistra parigina, è piuttosto un torrente giallo in piena.
Tutto attorno, il dispositivo repressivo che si prepara a contenerlo è davvero impressionante. Un imponente cordone di polizia è già schierato lungo percorso, a qualche centinaio di metri dal punto di partenza. Altrettanta celere blocca gli accessi laterali al Boulevard du Montparnasse. In seconda fila, già si intravede la famigerata Brigade Anti-Criminalité, reparto in borghese e armato fino ai denti, che fa vere e proprie incursioni dentro la folla per isolare e prelevare i manifestanti più ‘agitati’. Ci sono anche decine e decine di poliziotti in motocicletta, usati in genere per fare i caroselli nella folla. Sul mezzo sono sempre in due: uno guida, l’altro spara. Ad un paio di isolati di distanza dal boulevard, la repressione ha addirittura schierato la cavalleria.
Ma i gilets non sembrano intimoriti. È da 24 settimane che si confrontano con l’apparato militare dello Stato e hanno molta più confidenza. La loro è una disponibilità ad accettare un livello di scontro sempre più alto. Ogni nuovo ferito, ogni nuovo arresto, ogni nuova intimidazione non fa che rinvigorire la loro volontà. Ed ecco che, superate le sigle sindacali, il corteo si trova davanti alla polizia, che non retrocede. Così inizia la confrontazione.
La polizia non lascia proseguire il corteo. Dopo più di un’ora e grazie ad un abbondante uso di gas lacrimogeno, di cariche e di incursioni dirette, i gilets vengono pian piano rispediti fin sotto la torre. Questo, naturalmente, coinvolge tutte le sigle sindacali e politiche che si erano piazzate lungo il percorso: tutti vengono gasati e caricati, molti costretti ad abbandonare le loro postazioni. Le migliaia di persone in arrivo per partecipare come ogni anno al corteo del Primo Maggio si ritrovano nel bel mezzo degli scontri. In molti non riescono nemmeno ad avvicinarsi alla piazza. Questo ridimensionerà drasticamente il numero di partecipanti all’appuntamento sindacale.
Passati alcuni minuti, la testa gialla del corteo ripartirà in direzione Place d’Italie, continuandosi a scontrare con la polizia lungo il percorso, ad ogni manciata di metri. Anche perché, come si è detto, di polizia ce n’è davvero tanta. Da ogni angolo tirano e caricano, indiscriminatamente [1]. Un esempio su tutti è quello dell’ospedale di Pitié-Salpêtrière. I giornali hanno riportato che dei gilets avrebbero provato ad ‘attaccarlo’. Questa è una vera e propria distorsione della realtà. La verità è che i celerini hanno chiuso per parecchi minuti i gilets schiacciandoli contro la struttura ospedaliera. Tutto ciò mentre proprio alcuni reparti ne avevano occupato il tetto per lanciare granate lacrimogene sulla folla. Una manciata di gilets ha allora provato a rifugiarsi dentro la struttura, inseguiti per altro dai poliziotti [2]. D’altronde, la pratica di spezzettare in più parti il corteo invadendo la strada con centinaia di poliziotti è una tattica alla quale le forze di polizia ricorrono sempre più spesso. La polizia crea una vera e propria gabbia (la nasse) dalla quale non si entra né si esce per lunghi minuti o addirittura ore.
Gilets neri
Inutile negare un’evidenza: la destra è sempre stata presente nel movimento. A molti è capitato di scorgere la croce celtica del gruppo studentesco fascista GUD (Groupe Union Défense) o il faro della Bastion Social, organizzazione di triste ispirazione casapoundiana. Ma può anche sfilarti davanti un tricolore abbellito da qualche bel simbolo monarchico.
Ma i gilets neri non erano preponderanti all’inizio e, a dir la verità, in queste 24 settimane non hanno fatto che perdere terreno. Se è ragionevole ritenere che nella Francia rurale mantengano qualche rendita politica, a Parigi e nelle altre grandi e medie città francesi (Marsiglia, Nizza, Lione, Strasburgo) sono quasi del tutto scomparsi dalle piazze. Da una parte, bisogna riconoscerlo, è perché c’è stata una solerte azione militante da parte di compagni attenti, che più volte hanno accompagnato poco gentilmente questi personaggi fuori dai cortei. Dall’altra, però, la stessa energia potenzialmente rivoluzionaria dei gilets è stata determinante per la marginalizzazione non solo dei gruppuscoli neofascisti, ma anche della presa dell’estrema destra istituzionale.
Chi non sta al passo con il livello dello scontro perde ogni speranza di influenza. E la destra è ormai da mesi che si distanzia spaventata da qualsiasi debordamento violento delle pratiche dei gilets. Intervistato dopo i fatti del primo maggio a Radio France, il candidato di Le Pen alle europee Jordan Bardella ha ripetuto la solita solfa: “ci sono gilets buoni e cattivi. […] I gilets cattivi sono una parte ultra-minoritaria che si è fatta persuadere dalla propaganda comunista. […] Questa manciata di persone sta compromettendo l’efficacia delle sacrosante rivendicazioni di tutto il movimento”. In coda a questo tipo di dichiarazioni, di solito, ci sono espressioni di solidarietà e di vicinanza alle forze di polizia e, soprattutto, disperati appelli a disertare le piazze. Anche Marine Le Pen in persona è più volte intervenuta su questi toni, tirandosi però la zappa sui piedi perché sostanzialmente si appiattisce sulla posizione di Macron. E questo ha fatto perdere parecchio terreno alla destra in seno al movimento più attivo.
Gilets rossi
Vista la presenza della destra e il tema originariamente centrale delle tasse, in molti (troppi) si sono a lungo interrogati se quello dei gilets sia intrinsecamente un movimento di ‘destra’ o di ‘sinistra’. Come è già stato scritto in tutte le salse, non ci può essere risposta giusta ad una domanda così mal posta.
Il movimento dei gilets gialli è un movimento spontaneo che coinvolge ampie fasce della popolazione e che è scaturito dall’istinto di difesa di condizioni di vita già precarie. Partito sulla difensiva, ha poi iniziato a giocare all’attacco. I gilets hanno capito subito di contare, di fare paura e di poter esercitare il proprio volere sulla società francese. Piuttosto, la domanda che andrebbe formulata è: qual è la strategia che i comunisti e la sinistra radicale dovrebbero mettere in pratica per vincere la battaglia per l’egemonia del movimento?
Bisogna riconoscere alla sinistra francese di aver accettato la sfida. I gilets rossi, trainati dalle organizzazioni più radicali e coscienti, si sono da subito messi a disposizione non solo del dialogo, ma anche della lotta materiale al fianco dei gilets. La parola d’ordine lanciata da questi ambienti è quella della convergenza delle lotte. Grazie a questo impegno, i gilets hanno acquisito già molti dei linguaggi e delle pratiche della sinistra radicale di movimento. Per un italiano a Parigi, fa particolarmente effetto sentire scandito dalla massa gialla il coro “siamo tutti antifascisti”.
Più al centro, il flirt tra i vertici della CGT (la Confederazione Generale del Lavoro) e i gilets è ormai sotto gli occhi di tutti e più esche sono state lanciate da entrambe le parti. L’occasione del primo maggio non era la prima volta in cui i gilets convergevano su una data della CGT. Dal canto suo, la CGT ha prodotto parecchio materiale in sostegno delle rivendicazioni dei gilets. Tutto ciò senza parlare della istintiva simpatia che ha provato la stragrande maggioranza della base del grande dinosauro confederale. Migliaia di lavoratori sindacalizzati (CGT e sigle minori come la SUD) si sono letteralmente buttati nella mischia.
A seguito dei fatti del Primo Maggio, il segretario della CGT, Philippe Martinez, dopo aver annullato il comizio del primo maggio a causa degli scontri, ha usato parole dure nei confronti del dispositivo repressivo messo in campo dalla polizia. “La polizia - ha dichiarato Martinez - ha caricato la CGT, una CGT ben riconoscibile. Un fatto grave. Per un ministro dell’Interno che ci aveva assicurato ‘Ho sotto controllo la situazione, ho cambiato il prefetto, vedrete’, bene: abbiamo visto! Una repressione inusitata e senza discernimento da parte delle forze dell’ordine in risposta alle violenze di certi”.
Questo dato di disponibilità e di apertura della sinistra, assieme al fatto che la destra sta inesorabilmente perdendo terreno, dovrebbe fare ben sperare. Vuol dire che le condizioni necessarie per un’egemonia sono presenti. Rimaniamo, però, ben lontani dalla sufficienza.
La sinistra francese non può pensare di ‘integrare’ i gilets. Come è successo simbolicamente ieri, i gilets travolgono i vecchi e confortevoli schemi in cui le sigle politiche e sindacali si sono rifugiate. Li travolgono volenti, quando nell’impeto della loro avanzata li scavalcano per raggiungere la barricata. Li travolgono inconsapevolmente, quando si ritraggono sotto i colpi ciechi della repressione.
Insomma, ai compagni francesi non rimane che rimboccarsi le mani e ricominciare a praticare ancora più coscientemente la vecchia e sempre utile politica leninista. Interpretare e organizzare le richieste delle masse che si mobilitano. Farsi portatori di quelle istanze strategiche, cioè quelle istanze che, seppur nate in seno al movimento spontaneo, sono capaci di spezzare gli ingranaggi fondamentali su cui si basa il sistema politico ed economico. Questo va ben oltre condividere cariche e lacrimogeni durante gli appuntamenti di piazza. La grande energia liberata dai gilets gialli va incanalata verso forme di lotta e di organizzazione consapevoli. D’altronde, se l’amara parabola delle lotte operaie del secolo scorso ha insegnato qualcosa ai gilets rossi, è proprio che i movimenti che non si pongono la questione del potere sono destinati alla sconfitta.
Note:
[1] Qua uno dei tanti video della violenza poliziesca
[2] Qua e qua si può vedere come la bufala dell’attacco all’ospedale da parte dei manifestanti sia totalmente infondata

mercoledì 1 maggio 2019

DOVE VANNO I GILET GIALLI

Da sinistra: Michèle Dessenne e Joël Perichaud
[ 2 maggio 2019 ]

Proseguiamo presentando ai lettori le relazioni svolte al convegno internazionale EUREXIT, svoltosi a Roma il 13 aprile scorso. Qui sotto

Abbiamo già pubblicato la relazione di Costas Lapavitsas sulla Brexit e quella di Diosdado Toledano e Ramon Franquesa sulla situazione in Spagna e 
quella sulla Grecia di Koutsianas Pantelis.

Qui sotto le relazioni di Michèle Dessenne Gilet gialli-Paris Saint Denis e e Joël Perichaud Gilet gialli-Val d’Oise sulla natura e le prospettive del movimento popolare francese. I due sono esponenti del Partito della Demondializzazione (PARDEM).

Ringraziamo BYOBLU, la sua troupe e quindi Claudio Messora per la registrazione e la pubblicazione, che infatti prendiamo dal canale medesimo.


domenica 28 aprile 2019

I GILET GIALLI SI ORGANIZZANO PER UNA LUNGA RESISTENZA

[ 29 aprile 2019 ]

Riportiamo il documento finale della più importante e partecipata assemblea dei Gilet gialli fin qui svoltasi dall'inizio delle proteste in 17 novembre (primo atto) dell'anno scorso.
L'assemblea delle assemblee, oltre al documento in questione ha approvato diversi ordini del giorno che potete trovare sul nuovo sito di Gilet Gialli. Tra questi un appello sulla "carnevalata" delle elezioni europee nel quale si può leggere:
«Il nostro principio fondatore è l'autonomia dei gruppi di gilet gialli e individui in generale. Ecco perché scegliamo di non dare indicazioni  di voto o addirittura partecipazione a queste elezioni. Condanniamo tutti i tentativi di costituzione della lista politica in nome dei giubbotti gialli!».
Torneremo per un giudizio complessivo sull'evoluzione del movimento.



*  *  *



«Noi Gilets Jaunes, costituiti in assemblee locali, riuniti a Saint-Nazaire, il 5, 6 e 7 aprile
2019, ci rivolgiamo al popolo nel suo insieme. 

Dopo la prima assemblea di Commercy, circa 200 delegazioni presenti continuano la loro lotta contro l’estremismo liberista, per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.

Nonostante l’escalation repressiva del governo, l’accumulo di leggi che aggravano per tutti le condizioni di vita, che distruggono i diritti e le libertà, la mobilitazione mette radici per cambiare il sistema incarnato da Macron. Come unica risposta al movimento dei Gilets Jaunes e altri movimenti di lotta, il governo andato nel panico risponde con una deriva autoritaria. Per cinque mesi ovunque in Francia, nelle rotonde, nei parcheggi, nelle piazze, ai cancelli delle autostrade, nelle manifestazioni e nelle nostre assemblee, continuiamo a discutere e lottare contro tutte le forme di diseguaglianza e ingiustizia e per la solidarietà e la dignità.

Noi chiediamo:

- l’aumento generale dei salari, delle pensioni e dei minimi sociali, 
- dei servizi pubblici per tutti. 

La nostra solidarietà nella lotta va in particolare ai nove milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. 

Consapevoli dell’emergenza ambientale, affermiamo "fine del mondo, fine del mese, stessa logica stessa lotta.

Di fronte alla buffonata dei grandi dibattiti, di fronte a un governo non rappresentativo al servizio di una minoranza privilegiata, stiamo creando nuove forme di democrazia diretta.

In termini concreti, riconosciamo che l’assemblea delle assemblee può ricevere delle proposte da parte delle assemblee locali e redigere linee guida come ha fatto la prima Assemblea delle Assemblee di Commercy. Questi orientamenti sono in seguito quindi sistematicamente sottoposti ai gruppi locali. L’Assemblea delle Assemblee riafferma la sua indipendenza nei confronti dei partiti politici, dei sindacati e non riconosce alcun leader autoproclamato.

Per tre giorni, in plenaria e per gruppi tematici, tutti noi abbiamo discusso ed elaborato proposte per definire le nostre richieste, le azioni, gli strumenti di comunicazione e di coordinamento. Siamo lavorando per durare e abbiamo deciso di organizzare una prossima Assemblea delle Assemblee a giugno.

Per rafforzare a nostro favore i rapporti di forza, organizzare i cittadini nella battaglia contro questo sistema, l’Assemblea delle Assemblee chiede di intraprendere azioni il cui calendario sarà sarà prossimamente diffuso tramite una piattaforma digitale.

L’Assemblea delle Assemblee vi chiede di allargare la partecipazione alle assemblee sovrane dei cittadini e di rafforzarle, nonché di crearne delle nuove. Invitiamo tutti i Gilets Jaunes a diffondere quest’appello e le conclusioni dei lavori della nostra assemblea. I risultati del lavoro svolto in plenaria alimenteranno le azioni e le riflessioni delle assemblee.

Lanciamo diversi appelli, sulle elezioni europee, sulle assemblee popolari cittadine locali, contro la repressione e per l’annullamento delle sentenze per i detenuti ed i condannati del movimento. Ci sembra necessario impiegare le prossime tre settimane per mobilitare tutti i Gilets Jaunes e convincere chi ancora non lo è. 

Facciamo appello ad una settimana gialla d’azione a partire dal 1° maggio.
Invitiamo tutti coloro che vogliono porre fine al saccheggio di tutte le forme di vita ad entrare in conflitto con il sistema attuale, per creare insieme, con tutti i mezzi necessari, un nuovo movimento sociale, ecologico, popolare. La moltiplicazione delle lotte attuali ci impone di ricercare l’unità d’azione.

Lanciamo un appello a tutti i territori, a qualsiasi livello, al fine di combattere collettivamente per ottenere la soddisfazione delle nostre richieste sociali, fiscali, ecologiche e democratiche.

Consapevoli che dobbiamo combattere un sistema globale, riteniamo che sarà necessario uscire dal capitalismo. Così collettivamente realizzeremmo lo slogan “tutte e tutti insieme” che noi scandiamo e che rende tutto possibile. Ad ogni livello territoriale, noi costruiamo tutte e tutti insieme.

Il potere del popolo, con il popolo, per il popolo. Non guardateci, unitevi a noi». 

 Approvato all'unanimità dopo larga discussione e molti emendamenti

venerdì 22 marzo 2019

FRANCIA: L'ESERCITO CONTRO I GILET GIALLI di Joël Perichaud

[ 22 marzo 2019 ]

Disorientato, sopraffatto, alle prese con le legittime richieste dei francesi che non ne possono più, Macron è andato nel panico. 

Dato che con le sue manovre diversive (Grande dibattito, "emergenza" clima climatica, ecc.) non ha ottenuto risultati,  l'odiato Macron passa alla fase successiva. Le sue limitazioni della democrazia (legge sulle "fake news", legge anti-casseur, il divieto di manifestare), la sua repressione con l'uso di veicoli e armi da guerra (VBR, LBD 40, granate GLI-F4, droni, ecc. .) non impressiona i Gilet gialli che lottano per vivere degnamente del loro lavoro e per la democrazia.


Macron è spaventato. Ha paura del popolo francese e quindi si costruisce una muraglia per proteggersi: l'operazione Sentinel, fino ad oggi dedicata esclusivamente alla lotta contro il terrorismo, sarà deviata dalla sua missione per sostituire il CRS per sorvegliare, ogni sabato, i palazzi del potere e gli edifici pubblici.

Lo schieramento di soldati sul territorio nazionale per garantire operazioni interne di mantenimento dell'ordine pubblico è un fatto inedito. Questo impegno delle forze armate all'interno dei nostri confini solleva la questione della legalità di tale decisione e dimostra, ove fosse necessario, che Macron e le forze neoliberali che rappresenta sono pronte a tutto per mantenere il loro potere e i loro privilegi.


Quelli che non capivano perché il potere ed i partiti, di destra e sinistra, hanno voluto un esercito professionale mercenario per sostituire l'esercito del popolo dovrebbero svegliarsi ... la dittatura di Macron sta facendo passi da gigante!

* Fonte: PARDEM

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