[ mercoledì 31 luglio 2019 ]
Il 31 luglio del 2011 veniva a mancare a Pisa il nostro grande amico e compagno di strada Massimo Bontempelli [nella foto].
Chi scrive ha già su queste pagine pubblicato un breve profilo dell'autore e dell'opera (vedi questo sito come pure del Campo antimperialista in data 1 agosto 2013), né intende ripetersi.
Il 31 luglio del 2011 veniva a mancare a Pisa il nostro grande amico e compagno di strada Massimo Bontempelli [nella foto].
Chi scrive ha già su queste pagine pubblicato un breve profilo dell'autore e dell'opera (vedi questo sito come pure del Campo antimperialista in data 1 agosto 2013), né intende ripetersi.
Quello che trovo opportuno ricordare in questa sede non è solo la mesta ricorrenza, ben nota a compagni ed amici, bensì l'importanza di leggere e approfondire la sua opera per un orientamento non solo politico ed economico, intellettuale e scientifico ma anche etico e spirituale nel mondo contemporaneo.
Pochi pensatori hanno davvero la capacità di "leggere il presente come Storia" e di ergersi contro l'assurdo e l'insensatezza, accettata dai più come banale ed inevitabile, e chieder conto e ragione di tutto in nome dell'Uomo.
Umanesimo integrale senza infingimenti e pose umanitaristiche, così definirei la filosofia di Massimo Bontempelli,che si inverava e diventava di implacabile rigore e profondità, nell'opera storiografica.
La sua non è stata tanto una forma di Neoidealismo, ma un Idealismo rinnovato e vivificato nelle sue fonti e messo in fecondo e stimolante confronto con Marx e la tradizione marxiana, nonché con tutto l'orizzonte della cultura contemporanea e l'avvicendarsi delle formazioni economico-sociali.
Ne scaturiscono quadri di un'ampiezza e profondità impressionanti in cui la competenza dello storico si intreccia con quella dell'economista e con la lucidità del filosofo che comprende con eccezionale capacità speculativa l'essenza, il nocciolo intemporale eppur storicamente divenuto della realtà, secondo il ben noto paradosso hegeliano dell'Assoluto concepito non più come sostanza ma come soggetto.
Il che in un quadro desolante come quello della cultura e società italiana, in cui gli intellettuali riconosciuti o sono servi sciocchi del Potere o sono delle autentiche "macchiette", involontariamente migliori di quelle di Scarpetta e di Eduardo, è un esempio, un modello, un appiglio che ci dà modo ancora di non naufragare nell'agnosticismo, nella vacuità e nella disperazione.
Continuare l' opera di un Maestro, interpretandola è ciò che rende umanamente migliori i suoi allievi e i suoi lettori, poicheé il vero maestro è colui che fa emergere la parte migliore di noi stessi.
Vorrei, in conclusione di questa breve nota commemorativa, suggerire una chiave di lettura della vasta opera dell'amico scomparso. Forse essa è il rapporto che Bontempelli istituisce tra storicità e trascendenza, quest'ultima concepita non certo in senso metafisico, ma come prospettiva logico-ontologica che mantiene costantemente aperto l'orizzonte del possibile come apertura sulla verità dell'essere e come principio di speranza per il riscatto della comunità umana e del mondo.
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