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mercoledì 17 ottobre 2018

LO SCIOPERO FANTASMA DEL 26 OTTOBRE di Leonardo Mazzei

[ 17 ottobre 2018 ]

Oltre agli organizzatori, pochi lo sanno: il 26 ottobre ci sarà in Italia uno sciopero generale indetto da alcune sigle (non tutte) del sindacalismo di base. Non sarà certo uno sciopero di massa. Anzi, sarà proprio uno "sciopero fantasma". Un rito autunnale logoro da tempo, ma quest'anno del tutto avulso dalla realtà.
Notoriamente gli scioperi generali hanno un carattere essenzialmente politico. Dunque li si proclama in genere contro il governo. E la scadenza autunnale casuale non è, dato che è proprio ad ottobre che arriva la "finanziaria" (ora Legge di bilancio), portando insieme alle piogge i consueti sacrifici di stagione per il popolo lavoratore. Ma quest'anno? Quest'anno, causa la novità del governo gialloverde, la confusione nel piccolo ma multiforme mondo del sindacalismo di base è più grande che mai.

La cosa non ci rallegra affatto. Anzi è decisamente grave. E' davvero un dramma che i lavoratori schifati dal ruolo sistemico, di ausiliari dell'impresa, assunto ormai da decenni da Cgil-Cisl-Uil, abbiano come alternativa un sindacalismo massimalista e parolaio, peraltro incapace di unire le proprie poche forze. Il tema ci porterebbe lontano, ma qui ci limiteremo soltanto ad alcune considerazioni sullo sciopero del 26 ottobre. 

Questo sciopero è stato indetto originariamente da Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-Ait e Slai Cobas, ma quest'ultima organizzazione - come vedremo più avanti - si è poi dissociata in modo assai significativo. Nel variopinto mondo di queste sigle sindacali sono stati prodotti testi e volantini assai diversi tra loro, alcuni più marcatamente schierati contro il governo e su una posizione "no border" in tema di immigrazione. Alla fine però, fiutando l'aria che tira, si è arrivati ad un testo (leggi qui) più "sindacale" che politico.

Evidentemente gli stessi promotori si sono resi conto che qualcosa nel Paese è cambiato e sta cambiando, che i lavoratori non sono certo per la cacciata del governo, anche perché capiscono che se ciò avvenisse, dopo ci sarebbe solo l'arrivo della troika con nuovi e più pesanti sacrifici, altro che riforma della Fornero!

Ma allora perché uno sciopero generale? Questa domanda non ce la siamo fatta solo noi. Qualcuno se l'è posta anche nel mondo del sindacalismo extraconfederale. E difatti, mentre l'Usb e la Confederazione Cobas non sono mai figurati tra i promotori, lo Slai Cobas - con un documento ufficiale firmato da Vittorio Granillo - si è alla fine dissociato dallo sciopero.

Diamo allora uno sguardo a quel che dicono queste organizzazioni. 

La Confederazione Cobas è stata probabilmente la prima, certamente la più sguaiata, nell'emettere una vera e propria dichiarazione di guerra al governo, a firma del portavoce Piero Bernocchi, già lo scorso 18 giugno. A tanta rapidità non ha però corrisposto un granché. La Confederazione Cobas intanto non sciopera, evocando invece una «grande manifestazione nazionale sostenuta dalla più ampia alleanza anti-liberista, anti-razzista, anti-autoritaria». Per ora un auspicio e nulla più.

Più intelligente, lo riconosciamo senz'altro al di là delle note divergenze, la posizione dell'Usb (Unione sindacale di base) che - aderendo alla manifestazione promossa da Potere al Popolo il 20 ottobre - sceglie in questa fase un approccio in "positivo" (le nazionalizzazioni), piuttosto che uno in negativo (la netta opposizione al governo di Bernocchi), o del tutto disconnesso dalla realtà come quello dei promotori dello sciopero del 26 ottobre. Sia chiaro, si tratta solo di una posizione furbesca che, evitando accuratamente di fare i conti con i dati reali dell'attuale situazione politica (se oggi si può parlare concretamente di nazionalizzazioni è solo grazie alla maggioranza uscita dalle urne del 4 marzo), cerca di tenere insieme l'alto volume delle grida politiche contro il governo, con il realismo di chi - facendo sindacato - conosce assai bene gli umori del popolo lavoratore. Una posizione certo opportunista, ma che ci dice molte cose sulle contraddizioni dell'oggi.


Ma a proposito di disconnessione dalla realtà torniamo ora alle interessanti considerazioni di Granillo, che così scrive agli organizzatori del 26: 
«Indipendentemente dai “desiderata” di CUB, SGB, SI COBAS ed USI- AIT che invece hanno legittimamente indetto lo sciopero, siamo tutti consapevoli che la richiamata iniziativa sortirà una “non entusiasmante” adesione finanche nella prevalenza degli addetti  del Pubblico Impiego e dei servizi essenziali (e ciò indipendentemente dall’uso meramente propagandistico che, in quanto tale, spesso sortisce effetti contrapposti a quelli sperati) ed adesioni zero nelle fabbriche e nell’intero comparto industriale...».

Vivaddio! Con Granillo non sempre si può essere d'accordo, e sul governo la pensiamo in maniera diversa, ma il suo sano realismo è cento volte meglio dei pittoreschi proclami dei suoi interlocutori. Ed altrettanto importante è quel che dice subito dopo:
«Questo “sciopero tecnico” (ma purtroppo “venduto” come Sciopero Generale) rappresenta di fatto una “impolitica ed impossibile scorciatoia” con la sua assurda e maldestra pretesa di “risolvere” la difficoltosa riorganizzazione operaia e dell’insieme dei lavoratori… con l’ausilio dei media sostanzialmente gestiti dalle diverse cordate politiche ed economiche e con la mobilitazione delle “faccine sui social” quasi a sostituire “l’incapacità di essere” (sindacati) con la “virtualità dell’apparire”: e questo, cari compagne e compagni, non è altro che… abdicare al proprio ruolo ammettendo la sconfitta!».

Qui il dirigente dello Slai Cobas introduce un altro tema: non solo lo sciopero sarà un fallimento (altro che sciopero generale!), ma i media potrebbero "impossessarsene" per i loro fini, cioè (Granillo non lo dice apertamente, ma il discorso è chiaro) contro il governo attuale. Chi scrive non pensa che lo sciopero fantasma che si annuncia per il 26 potrà servire più di tanto allo scopo di lorsignori, ma se appena avesse un po' di forza in più è sicuro che i media lo utilizzerebbero in quel senso.

Concludiamo allora con due osservazioni di fondo rivolte ai promotori della giornata del 26. La prima riguarda il governo, la seconda lo scontro in corso con l'Unione Europea.

Noi non pensiamo affatto che il sindacalismo di base debba essere "governativo", pensiamo solo che esso dovrebbe chiedersi cosa accadrebbe se il governo attuale dovesse cadere. Una sua eventuale caduta - frutto della potente azione delle oligarchie euriste, strettamente connesse alle cupole del capitalismo nostrano, non certo della insignificante astensione dal lavoro del 26 - porterebbe in Italia la Troika. Essa, insieme a nuovi e più pesanti sacrifici, sancirebbe la definitiva vittoria della signora TINA (There is no alternative). Riformare la Fornero? Magari, ma in peggio. Nazionalizzare Alitalia? Giammai, meglio svenderla ai soliti noti della finanza globale. Il Reddito di cittadinanza? Al più qualche elemosina giusto per salvarsi la coscienza.

E' questo che vogliamo? E' così che si pensa di rappresentare gli interessi dei lavoratori? Se solo si provasse a rispondere sinceramente a queste domande certo si troverebbe la risposta del perché i lavoratori non sciopereranno.

Infine l'Europa. Al di là dell'inconcludente massimalismo di certe piattaforme, noi condividiamo in toto ogni battaglia nell'interesse del popolo lavoratore. Salari, diritti, orario, pensioni, welfare: ogni lotta che punta al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei salariati è la nostra lotta. Ma possono dei sindacati limitarsi all'elenco delle cose giuste che vorremmo, senza indicare il percorso da compiere per avanzare su quella strada?  

No, non possono. Questo in generale, ma tanto più oggi quando è evidente a tutti - ai lavoratori ancor prima che agli altri - che nessun risultato concreto potrà essere ottenuto senza scontrarsi con l'Unione Europea, le sue regole, i suoi diktat. Del resto basterebbe osservare le cose. Il governo modifica la legge sulle pensioni, consentendo così nel 2019 di lasciare il lavoro ad alcune centinaia di migliaia di lavoratori viceversa bloccati dalle norme della Fornero? Unione Europea e Bce dicono subito che non si può. Il governo vuol nazionalizzare Alitalia? Da Bruxelles parte immediatamente il richiamo a norme che lo impedirebbero. Com'è possibile non vedere tutto ciò? Com'è possibile non capire che ogni lista di rivendicazioni sindacali, o parte dalla necessità di liberarsi dai vincoli europei, o è semplicemente carta straccia?

Purtroppo nella piattaforma del 26 non solo la priorità della lotta a questi vincoli non c'è, ma l'Europa (l'Unione Europea, l'euro, le sue regole di funzionamento) neppure è citata. E questo la dice lunga sullo stato attuale del sindacalismo di base.

Noi sappiamo bene di che pasta siano fatti, almeno nella loro stragrande maggioranza, i dirigenti e i militanti di queste organizzazioni. Sappiamo che sono dei compagni. Gente che come noi lotta contro l'ingiustizia e lo sfruttamento. Con la quale possiamo condividere un'idea di società. Di una nuova società. Ma proprio per questa condivisone, che sentiamo profonda, ci sentiamo in dovere di dirgli che sbagliano. 

Questa almeno è la nostra opinione. Non pretendiamo che sia condivisa in toto, ma il tempo di una riflessione non formale è ormai giunto per tutti. Anche per i sindacati di base.

mercoledì 25 aprile 2018

ALITALIA: È L’ORA DELLA LIBERAZIONE!

[ 25 aprile 2018 ]
 

Incredibile ma vero: I confederali hanno firmato ieri un altro accordo infame...

Qui sotto il comunicato Cub Trasporti - AirCrewCommittee




*  *  *


ALLA VIGILIA DELL’ALTA STAGIONE,  MENTRE CRESCE IL TRASPORTO AEREO,  SENZA CHE SIA RESO NOTO UN PIANO INDUSTRIALE E SENZA ALCUNA TRASPARENZA SUI CONTI AZ I COMMISSARI DI ALITALIA E LE “LORO” OO.SS. CONFERMANO IL TAGLIO DI 1480 POSTI DI LAVORO E RILANCIANO IL BUSINESS DEI LICENZIAMENTI CON L’ASSEGNO DI RICOLLOCAZIONE PER I DIPENDENTI A ZERO ORE

INTANTO LA COMMISSIONE ALLA CONCORRENZA DELLA UE, A FRONTE DELLA “DISINTERESSATA” PRESSIONE DI LUFTHANSA E RYANAYR, APRE L’INDAGINE SUL PRESTITO PONTE EROGATO AD ALITALIA

Anche i simboli hanno un loro significato nella vertenza Alitalia.
Ad un anno esatto dal Referendum (24.4.2017) che bocciò il “Verbale di Intesa” sottoscritto al Mise, CgilCislUilUgl, AnpacAnpav ieri hanno firmano un altro Accordo della Miseria e la UE, pur di esercitare una indebita pressione sulla futura cessione di Alitalia, su mandato delle Compagnie concorrenti che vogliono definitivamente espropriare il ricco mercato del trasporto aereo italiano, sempre ieri, ha aperto ufficialmente l’indagine sul prestito erogato alla Compagnia di Bandiera italiana.

UNA EMBLEMATICA PARABOLA PER UN PAESE PRIVO DI UNA ADEGUATA CLASSE POLITICA, SINDACALE E MANAGERIALE

Quello che appare un vero e proprio bollettino di guerra scatenato contro i lavoratori AZ, colpevoli di non aver assecondato i tagli ai salari e agli organici, nonchè la liquidazione di Alitalia, non trova alcuna spiegazione dai dati di crescita del traffico passeggeri e merci: è la prova dell’insipenza di Calenda&Soci, dei sindacati della miseria e di un management incapace e in malafede.

UN TRAFFICO PASSEGGERI E MERCI IN GRANDE CRESCITA

Ieri il Direttore Generale di Enac, Alessio Quaranta, dichiarava sul quotidiano Il Tempo che il 2018 “sarà un anno boom per il turismo in Italia” , che “sarà una stagione estiva eccellente” e che “preannuncia il tutto esaurito”, dopo che nel 2016 e nel 2017 “il traffico complessivo nel nostro Paese è cresciuto del 7,1% contro il 4,5% degli altri Paesi”, nonchè che in Italia “nei prossimi 12 anni i passeggeri saranno 280 mln contro gli attuali 160 mln (+75%)”.

Inoltre è di oggi la dichiarazione dell’AD di AdR, sul quotidiano Il Messaggero che, riferendosi all’aeroporto di Fiumicino, esalta le sue “performaces anche sulle destinazioni di lungo raggio“, nonchè il “consolidarsi dei mercati cinesi e coreani che fanno registrare volumi di crescita a 2 cifre (21,1%)”

Nonchè il quotidiano Milano Finanza di oggi sottolinea che da gennaio a marzo 2018 a Fiumicino si è registrato un + 7% di passeggeri e che il traffico sul lungo raggio ha conseguito un +17,9%, arrivando addirittura a +57,4% nel mese di marzo u.s nella direttrice da e verso il Nordamerica.

Per non parlare di quanto pubblicato da Avionews oggi stesso che, solo a titolo di esempio, sottolinea come Alitalia non abbia partecipato alla gara per i collegamenti aerei in regime di continuità da/per Pantelleria e Lampaedusa da/per Palermo, Trapani e Catania, aggiudicatasi da Danish Air Trasport per il periodo 1.7.2018 al 30.6.2021: avrebbero fatto comodo alle casse AZ oltre 38,5 mln di euro (circa 13 mln di euro all’anno!) per un servizio da assicurare con 2 Atr-72 ma inspiegabilmente i Commissari AZ hanno preferito proseguire, con il plauso dei “loro” sindacati, con la politica dei tagli a loro ordinata da Gentiloni&Co.

NON VEDONO, NON SENTONO E NON PARLANO E FANNO DANNI
Alla vigilia della “summer” e mentre ancora non è stata assunta una decisione sul futuro di Alitalia, CgilCislUilUgl+AnpacAnpav hanno ratificato 1480 “eccedenze di personale” da gestire con la Cigs per altri 6 mesi, fino al 30.10.2018: un credito ai Commissari AZ, dopo quello concesso loro sull’iper-sfruttamento dei precari, che ben si guardano dal pubblicare i dati ufficiali sui conti AZ.
Aberrante è il vanto sbandierato dai soliti noti di aver imposto uno sconto alle pretese aziendali per 120 unità in meno del semestre precedente: 90 comandanti, 360 assistenti di volo, 1030 personale di terra.

L’ENNESIMA FIRMA A NOME E PER CONTO DI CHI?
Le altre OO.SS. continuano a firmare senza neppure indire una assemblea e mentre hanno la assoluta certezza che ogni sacrificio effettuato in passato dalla categoria è stato bruciato dall’aumento indiscriminato dei costi: ogni 100 euro di risparmio sul costo del lavoro è aumentata la spesa per altri capitoli di 200 o 300 euro, vanificando quanto reso disponibile dai lavoratori.

E’ incredibile che la categoria, dopo che ha bocciato l’ennesima miserabile intesa sui licenziamenti e sui tagli salariali, non sia più stata consultata: CgilCislUilUgl e gli altri sindacati si guardano bene dall’indire un confronto con i lavoratori (...alla faccia dei falsi impegni sulle consultazioni decantati nei pericolosi accordi interconfederali!) per avere un mandato ad agire ma continuano a riservare le decisioni alle segreterie nazionali, di fatto smentite e delegittimate anche dai loro iscritti.

UNA LINEA DA ARCHIVIARE E BATTUTA DAL VOTO DI 2 CONSULTAZIONI
In realtà nell’accordo di ieri sono contenuti assunti industriali (revisione ed ottimizzazione del network, adeguamento del dimensionamento dell’organico, ecc.) che, oltre a restare sconosciuti ai lavoratori (pure ai sindacati firmatari?), non dovrebbero essere nella disponibilità nè dei Commissari AZ, nominati da un Governo sconfitto dal voto alle elezioni politiche, nè dei sindacati che, dopo la sconfitta referendaria, si sono trincerati in un rancoroso autoritarismo, in contrasto con la categoria.

ESPULSIONI E BUSINESS DEI LICENZIAMENTI
Anche nell’ultimo Accordo sulla Cigs non esiste una sola parola sui criteri di applicazione della cassintegrazione, lasciando i lavoratori esposti alle scorribande aziendali, come sicuramente emergerà anche dall’inchiesta della Procura di Civitavecchia sia in tema di utilizzo della Cigs (un bancomat per la ristrutturazione!), sia di cessione di attività mentre si sospendono i dipendenti.

In compenso si annuncia che riparte il Business dei licenziamenti con gli assegni di ricollocazione per i cassintegrati: una nuova sperimentazione che non costituisce un augurio a chi è stato messo a zero ore, visti anche i fallimentari risultati raggiunti con le politiche attive sia per i 2251 dipendenti AZ licenziati a fine 2014 e per i 1666 lavoratori Almaviva espulsi ad inizio del 2017.

D’altra parte per evitare la Cigs a zero ore per 320 dipendenti sarebbe bastato spalmare su tutti la riduzione ottenuta del taglio dei posti di lavoro complessivo da 1600 a 1480 f.t.e., senza accettare di sacrificare qualcuno in ossequio alle malsane pretese dei Commissari AZ.

ECCO L’ASSALTO DELLA UE DA RESPINGERE CON DETERMINAZIONE
Mentre si infliggono ad Alitalia altri tagli, pur di tentare di stroncare qualsiasi intenzione di tutelare gli interessi dei lavoratori, del Paese e della collettività, è stata avviata l’inchiesta della Commissione UE sulla congruità del prestito ponte con le prescrizioni sugli aiuti di Stato.

Tale iniziativa che non si concluderà a breve termine, come tutti sanno, è scatenata dalla rapacità di Lufthansa e Ryanair (quest’ultima beneficia di ingenti aiuti di Stato indiretti da parte del nostro Paese): una pretesa che il futuro Governo dovrà respingere con determinazione, facendo anche appello alla LEGITTIMA FACOLTÀ DELL’ITALIA DI NAZIONALIZZARE la Compagnia di Bandiera.

Cub Trasporti - AirCrewCommittee

Roma 24.4.2018 

sabato 17 giugno 2017

SCIOPERO DEI TRASPORTI / ALITALIA: IL BILANCIO DEI SINDACALISTI (DEGNI DI QUESTO NOME)

[ 17 giugno ]

Lo sciopero dei trasporti svoltosi ieri è riuscito a macchia di leopardo. L'adesione è stata massiccia in ALITALIA, soprattutto a Fiumicino. Ma è riuscito anche nel settore del trasporto tubano: adesioni in massa all'ATAC di Roma. Diversi i dati del trasporto su rotaia. Se molti eurostar hanno viaggiato tantissimi i regionali e gli interregionali fermi ai depositi.
Di seguito il comunicato della CUB Trasporti di Roma.
Vi ricordiamo di firmare l'appello ALITALIA ALL'ITALIA  sulla  piattaforma Change.org



Dopo lo Sciopero Generale dei Trasporti del 16.6.2017
IL CORO STROZZATO DEI SERVI E DEI MODERNI SQUADRISTI

I LAVORATORI LOTTANO CONTRO I LICENZIAMENTI,  I TAGLI SALARIALI E NORMATIVI, LA PRECARIZZAZIONE DILAGANTE, L’ABBATTIMENTO DELLE TUTELE SULLA SICUREZZA, PER UN SERVIZIO DI QUALITÀ E PUBBLICO

MA GOVERNO, PRESIDENTE DELLLA COMMISSIONE DI GARANZIA, SINDACATI E SEGRETARIO DEL PD PRETENDONO DI IMBAVAGLIARLI

Non si sa se fa più pena o rabbia il coro che si è sollevato ieri da parte di chi si è affrettato ad invocare ulteriori restrizioni al diritto di sciopero in Italia, a fronte della giornata di lotta effettuata in tutto il comparto dei trasporti e proclamata dalla Cub Trasporti e da numerose altre OO.SS. di base ed autonome.

Renzi, il Ministro dei Trasporti Delrio, il Presidente della Commissione di Garanzia Passerelli, la Segretaria Generale della Cisl Furlan e tanti altri invocano un giro di vite delle norme relative all’esercizio del diritto di sciopero: UN CORO STROZZATO DI SERVI E MODERNI SQUADRISTI!

La Segretaria della Cgil Camusso nel dichiarare l’incomprensibilità dello sciopero in Alitalia “visto che bisogna pensare al suo risanamento” (…la “compagna” Susanna fa finta di non sapere che proprio ieri i Commissari AZ hanno definitivamente “certificato” e imposto il taglio di 1400 dipendenti in Alitalia, da gestire con la Cigs anche a rotazione e a zero ore per 317 dipendenti!), ha invocato addirittura l’approvazione di una legge sulla rappresentanza da articolare con la norma sulle limitazioni del diritto di sciopero, per limitarne l’esercizio al suo e pochi altri sindacati e per negarlo al sindacalismo di base.

ALTRO CHE “SINDACATINI”..: SI MOBILITA L’INTERA CATEGORIA
Tutto questo è inaccettabile. Possibile che nessuno dei suddetti rappresentanti istituzionali e sindacali si ponga il problema di capire come mai alcuni presunti “sindacatini” riescano a mobilitare le masse su piattaforme chiare e condivise? VERGOGNA!

CGILCISLUILUGL, GOVERNO E ALCUNI PARTITI ALL’ASSALTO DEI LAVORATORI
La realtà è che ormai in Italia (…e non solo!) esiste una vera crisi di rappresentanza politica, istituzionale e sindacale da parte di CgilCislUilUgl: ormai è insostenibile quanto il Governo, i principali partiti (PD in testa…ma anche altri!) e ”i soliti noti” sindacati concertano insieme ai padroni, per smantellare diritti, salari e democrazia. BASTA!

EMBLEMATICO QUANTO SUCCEDE IN ALITALIA E NEL TRASPORTO AEREO
Da questo settore è partito l’appello per tutto il comparto dei trasporti (…presto sarà formulato all’intero mondo del lavoro!) per respingere l’assalto alle condizioni di chi lavora: il Trasporto Aereo non è in crisi ma da anni la categoria è chiamata a pagare un prezzo elevatissimo in termini occupazionali (22 mila lavoratori licenziati!), salariali, normativi e di precarizzazione diffusa, oltre che in termini di abbattimento delle clausole di sicurezza e tutela della salute degli addetti.

ANCHE IL PRESIDENTE PASSERELLI SI SCHIERA CON I PADRONI

E’ significativo il vergognoso intervento del Presidente della Commissione di Garanzia che, nulla ha detto, seppur sollecitato dalla Cub Trasporti, in merito alle illegali comandate AZ per circa 2300 lavoratori in occasione dello sciopero del 16.6.2017 (…il triplo del numero consentito dalla legge 146/90 e dalla lege 83/00), né sui comportamenti liberticidi e discriminatori messi in atto da parte del management della ex-Compagnia di Bandiera, pur di boicottare la mobilitazione.

Il Presidente Passerelli si è affrettato invece ad invocare il legislatore affinché metta mano alla norma e inasprirla pur di bloccare i tentativi di alzare la testa da parte dei lavoratori: ASSURDO, VERGOGNOSO E INACCETTABILE.
Ecco il compito del “Garante” sugli Scioperi…si esprime per sollecitare una stretta sul diritto di sciopero!!!
Il “difensore” con la scusa del diritto alla mobilità dei cittadini, promuove e tutela le istanze istituzional-padronali. VERGOGNA !!!!

I “SOLITI NOTI” SINDACATI, PALADINI DELLA CROCIATA ANTI-SCIOPERO
Altresì paradossale è il pronunciamento dei “soliti noti” leader sindacali, che non si limitano a prendere atto di aver perso il consenso tra i lavoratori per quanto fatto finora, anche in occasione della pessima figura sul Referendum in Alitalia e al conseguente ripensamento rispetto ai contenuti dell’Accordo da loro sottoscritto il 14.4.2017 al Mise (…in particolare la Camusso!), poi bocciato dalla categoria, ma si propongono suggeritori di un restringimento delle libertà sindacali.

SCOPRIAMO I “GIOCHETTI”: SI PUBBLICHI IL BILANCIO DI ALITALIA DEL 2016
Per restare alla vertenza Alitalia, che nella sua emblematicità ha favorito che detonasse lo sciopero di ieri nei trasporti, le esternazioni sindacal-istituzionali-politiche assumono un aspetto ancor più sinistro dopo l’articolo pubblicato il 17.6.2017 sul sito www.ilsussidiario.net, a firma del prof. Ugo Arrigo, peraltro intervistato in pari data da Radio24, in ordine alla mancata pubblicazione del bilancio del 2016 della ex-Compagnia di Bandiera e la poco chiara decisione del Tribunale di Civitavecchia che ha stabilito lo stato di insolvenza della stessa Alitalia.

A questo punto sono diverse le domande che necessitano di una risposta tempestiva: come è stato accertato lo stato di insolvenza di Alitalia? Perché non viene pubblicato il bilancio del 2016? Cosa ha prodotto l’eventuale dissesto finanziario in Alitalia? Perché i Commissari insistono con il taglio dei costi del personale che con tutta evidenza non è il problema? Questa situazione a chi giova?

QUANTI SONO QUELLI CHE RECITANO LA STESSA PARTE IN COMMEDIA? OLTRE A GOVERNO, SINDACATI E AZIONISTI, ORA SI AGGIUNGE LA MAGISTRATURA ?

I 3 Commissari, su mandato del Governo, si ostinano a tentare di realizzare lo stesso piano respinto dalla categoria e dettato da interessi speculativi dannosi per i lavoratori ed i cittadini: il Trasporto Aereo ed Alitalia sono beni collettivi e non possono essere liquidati per favorire le privatissime tasche di pochi.

CGILCISLUILUGL PRIVI DI INIZIATIVA E CONTROPROPOSTE 

In tale contesto, comunque, appare sempre più colpevole la mancanza di una strategia sindacale da parte di CgilCislUilUgl in grado di formulare una controproposta credibile e praticabile al ridimensionamento di Alitalia ed alla pretesa datoriale di scaricare, per la terza volta in 10 anni, la ristrutturazione della ex-Compagnia di Bandiera sulle casse pubbliche, mentre impiega i naviganti assorbendo i loro riposi in contrasto con le normative comunitarie e nazionali, dichiara esuberi e chiede ammortizzatori usando denaro pubblico. 

NON BASTA “NON” FIRMARE LA CIGS..: SERVE UNA RISPOSTA NETTA E DECISA
 
Come già successo nel 2014, quando la Cgil non firmò gli accordi di licenziamento, non basta il sindacato non avalli lo scempio: è urgente una presa di posizione forte e determinata anche da chi finora è rimasto a guardare !!! Non esistono scorciatoie. Solo il coinvolgimento totale della categoria può dare prospettive diverse al disastro industriale annunciato. 

LA STRADA È TRACCIATA E STAVOLTA INDIETRO NON SI TORNA: PRESTO I LAVORATORI SI RIPRENDERANNO QUANTO È STATO LORO SCIPPATO !!!

Roma 17.6.2017 CUB TRASPORTI - AIRCREWCOMMITTEE

giovedì 15 giugno 2017

APPELLO AL POPOLO PALERMITANO di Pino Prestigiacomo e Beppe De Santis

[ 15 giugno 2017 ]

«A questo ultimo proposito, organizzeremo, al più presto e bene, UNA GRANDE SINDACATO SICILIANO DEI DISOCCUPATI, organizzato in tutti i 390 Comuni siciliani e i tutti i quartieri delle grandi città».


APPELLO AL POPOLO PALERMITANO
OR.S.A - Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base (Federazione di Palermo)


Fratelli e sorelle lavoratori e lavoratrici, precari, disoccupati, poveri
E’ TEMPO DI SOLLEVAZIONE, DI RIVOLTA.
Gran parte di noi, il Popolo di Palermo, è ridotta alla povertà, a diffuse forme di lavoro schiavistico, a umilianti ed eterni-lavori precari e part-time, a redditi miserabili e incerti, a subire ricatti dolorosi e insopportabili.

NOI, UMILIATI E OFFESI
NOI. Offesi da classi dominanti, parassitarie, voraci, predatorie, bugiarde, ignoranti e arroganti. Squallide. Al servizio delle oligarchie finanziarie speculative.

NOI. Offesi per la cacciata dei figli, in fuga incerta per il mondo, alla ricerca di una
sopravvivenza e di un’altra dignità sognate. Oltre 10.000 giovani palermitani all’anno —spesso qualificati e laureati— via di casa: un genocidio. Come nei tempi più bui degli esodi biblici del nostro Popolo.

NOI. Che sopravviviamo in città sempre più degradate e violente. Con servizi (trasporti, sanità, scuola e formazione) sempre più deteriorati e fatiscenti, massacrati dalle oligarchie finanziarie che dominano il mondo, in modo totalitario. Dove non si fanno nuove assunzioni da decenni. Dove i lavoratori, pesantemente ridotti di numero, anziani, malpagati, frustrati e maltrattati —a volte, criminalizzati— reggono a stento.

NOI. Senza pensioni, con pensioni di fame, con pensioni future incerte e miserabili.

NOI. Diciamo BASTA!

TUTTE le tradizionali classi dominanti vanno combattute frontalmente, liquidate e spazzate via.

NOI. Popolo.

Sappiamo che oggi, a dominare il mondo è il finanz-capitalismo globale speculativo, le 100.000 multinazionali globali che comandano al posto degli Stati svuotati di sovranità costituzionale.

Sappiamo che la distribuzione della ricchezza è piombata ai livelli degli inizi del Novecento o dei tempi anteriori alla rivoluzione francese (l’1-10% dell’umanità contro il restante 90%).

Sappiamo che l’Unione Europea è diventata il propulsore, l’acceleratore del dominio delle
oligarchie neoliberiste, e, il sistema monetario dell’euro lo strumento delle criminali politiche di austerità e di asservimento schiavistico del Popolo.

NOI. Pretendiamo, e combatteremo aspramente per questo, l’ATTUAZIONE INTEGRALE DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, quella salvata con il referendum del 4 dicembre 2016 dal POPOLO CONTRO LE ELITES.

NOI. Pretendiamo la Repubblica fondata sul lavoro e sulla piena occupazione, secondo le politiche keynesiane —ivi sancite— e da ripristinare integralmente e radicalmente.

Il ruolo del SINDACATO va ripensato e rifondato in questo scenario globale di conflitto verticale tra finanzcapitalismo globale speculativo, da una parte, e Popolo, lavoratori, precari, poveri, famiglie, territori economia reale, rete delle Autonomie Locali, Autonomia Siciliana ( da rifondare), sovranità statali costituzionali da ripristinare, dall’altra parte.

C’è bisogno di un NUOVO SINDACALISMO categoriale e confederale, autonomo, libero, DEI lavoratori, CON i lavoratori, PER i lavoratori.

A partire da Palermo, dalla Sicilia, dal Sud.

I tradizionali sindacati confederali sono diventati definitivamente sindacati di regime, subalterni a queste classi politiche dominanti serve del finanzcapitalismo, gestori della distruzione dei diritti dei lavoratori, servili, impotenti e anche —in alcuni ambiti—, corrotti.

C’è bisogno, qui e ora, di una vera rifondazione e RIVOLUZIONE SINDACALE, nell’ambito della rivoluzione neo-sovranista generale, che sta germinando in tutta Europa e in Italia.

A Palermo e in Sicilia, i punti e i settori di attacco prioritari del nuovo sindacalismo sono:

-i trasporti,
-la scuola e la formazione,
-gli Enti locali e la Regione,
-la sanità;
-tutte le forme di precariato,
-i disoccupati.

A questo ultimo proposito, organizzeremo, al più presto e bene, UNA GRANDE SINDACATO SICILIANO DEI DISOCCUPATI, organizzato in tutti i 390 Comuni siciliani e i tutti i quartieri delle grandi città.

Tanti sono i segnali positivi di un possibile rinascimento del buon sindacalismo, a partire dalla vertenza in corso di ALITALIA.

Proseguono senza sbocco le annose vertenze quali ALMAVIVA,ILVA,CANTIERI NAVALI,e altre.

Rivendichiamo l’impiego di marittimi italiani sulle navi delle flotte che fanno capo ad armatori italiani.

A seguito del patente degrado, fino alla corruttela sistemica, del settore dei collegamenti marittimi siciliani con le isole minori,rivendichiamo la riforma totale del settore,a partire dalla ripubblicizzazione.

Respingiamo completamente la proposta del governo Crocetta di assorbire il Consorzio Autostrade Siciliane (CAS) all’interno del corrotto ANAS. Al contrario, chiediamo l’assorbimento della rete stradale oggi gestita dall’ANAS all’interno del CAS.

RESPINGIAMO COMPLETAMENTE IL NUOVO PIANO REGIONALE DEI TRASPORTI,COMPLETAMENTE ERRATO SIA NELLA STRATEGIA CHE NELLE PROPOSTE CONCRETE.

L’OR.S.A, valoroso sindacato libero e autonomo, nato nel 2009 e già consolidatosi, in tutta Italia e in Sicilia, a partire dal Comparto dei Trasporti, è a disposizione per questo progetto —e impegno— rinnovatore e necessario, non più rinviabile.

Palermo e provincia sarà uno dei massimi laboratori di questa aspra e meravigliosa fatica.

Venite immediatamente ad organizzare, con noi, il movimento di liberazione dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari, dei disoccupati, dei poveri.

Ricordiamo la lettera che San Paolo, al termine della vita, scrisse a Timoteo:

“Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la mia corsa,
ho conservato la fede”.

L’epigrafe adattata a noialtri dell’OR.S.A. :

“combatteremo la buona battaglia,
per terminare, combattendo, la nostra corsa;
conservando la fede.
Nella giustizia.”

L’appello è firmato da due antichi guerrieri laburisti:

- Pino Prestigiacomo, segretario generale confederale dell’OR.S.A. di Palermo

- Beppe De Santis, portavoce.

Palermo, 13 GIUGNO 2017

mercoledì 17 maggio 2017

ALITALIA: LE PROPOSTE (GIUSTE) di Cub Trasporti e AirCrewCommittee

[ 17 maggio ]

I COMMISSARI MENTRE PARLANO DI CLIMA DI COLLABORAZIONE,
PROVOCANO LA CATEGORIA CON LICENZIAMENTI E PROVVEDIMENTI INACCETTABILI

I 3 COMMISSARI PUNTINO AL RISANAMENTO E ABBANDONINO L’IDEA DI SMANTELLARE ALITALIA!

Il 16.5.2017 la Cub Trasporti ed ACC hanno richiesto al Ministero dei trasporti di intervenire

  contro i licenziamenti disciplinari e per il superamento del comporto malattia
  contro le mancate stabilizzazioni dei precari “60 mesi”
  per il pagamento delle competenze di aprile 2017
  per la moratoria contrattuale a terra e a volo


Il Governo non sembra voler rilanciare ma punta alla svendita ed alla frantumazione di Alitalia:

27 maggio Manifestazione Nazionale a Roma
28 maggio Sciopero Alitalia
16 giugno Sciopero 24h di tutti i Trasporti in solidarietà ai lavoratori Alitalia


Il “trio” Gentiloni/Calenda/Del Rio ha nominato un altro “trio”, Gubitosi/Laghi/Paleari, a cui verranno elargiti compensi milionari, per gestire l’ennesima crisi/fallimento della ex compagnia di bandiera.

Nel ribadire le fondate riserve sulle nomine dei suddetti Commissari, in riferimento alla “contiguità” di loro precedenti incarichi con la stessa Alitalia (in barba all’art.4 del Regolamento Mise del 10.3.2017!), è importante sottolineare l’assenza tra di loro di esperti del trasporto aereo: un fatto incontrovertibile che ipoteca il futuro di Alitalia e la riuscita dell’ipotesi di salvataggio e rilancio della ex-Compagnia di Bandiera.

Al momento, pertanto, tutti i “consigli” e i “suggerimenti” che arrivano a Gubitosi e co., sono forniti da quella parte di dirigenza aziendale e da quei personaggi politici che hanno causato il disastro della compagnia aerea con scelte imprenditoriali e strategie politiche folli e fallimentari.



Il progetto iniziale di tagli, esuberi e riduzione di attività, bocciato dal referendum del 24 aprile, era un “falso Piano”, concepito soltanto per arrivare alla vendita e allo smantellamento definitivo della compagnia in pochi mesi.

Non un vero “Business Plan” ma solo un’azione di rastrellamento di risorse economiche che, insieme a quelle scippate ai lavoratori, avrebbero garantito il finanziamento dell’attività di Alitalia per poco tempo ancora.

Forse solo il tempo necessario per evitare che la crisi della compagnia esplodesse proprio durante la campagna elettorale mettendo in difficoltà il Governo, Renzi e il PD…

È bene ribadire con forza questo, per rispondere in maniera ultimativa a chi continua a starnazzare che la colpa del fallimento di Alitalia sia dei lavoratori che hanno “osato” votare NO al Referendum.

C’è ancora qualcuno sano di mente e moderatamente intelligente, disposto a credere a quanto vergognosamente dichiarato da Montezemolo, dalla segretaria della CISL Furlan e anche da qualche sindacalista del personale di Terra?

Con 2,3 miliardi di passivo accumulato, Alitalia sarebbe “fallita” solo perché i lavoratori hanno votato NO ?!?

Certificando 1000 esuberi a Terra e 400 a Volo, licenziando 600 precari e tagliando gli stipendi, avremmo risparmiato 60mln l’anno.

Quanti mesi avremmo retto con oltre 2 miliardi di passivo ed un disavanzo nel 2016 di quasi 600 mln di euro?


NON i costi fuori mercato sostenuti per il carburante, le manutenzioni, il Leasing degli aeromobili, NON la svendita del pacchetto Loyalty e degli Slot su Londra, NON la gestione di Sabre e di tutti gli altri servizi misteriosamente strapagati, NON tutte le altre spese pazze ed incomprensibili fatte:

Alitalia è fallita perché i suoi dipendenti, i meno pagati d’Europa hanno osato votare NO ad un Referendum, NON richiesto da loro..?!?

Alitalia NON è fallita per l’incapacità dei suoi dirigenti ma solo perché i lavoratori NON hanno “applaudito” a chi voleva tagliargli ulteriormente lo stipendio e certificare altri 1700 esuberi..?!? 

BASTA PRENDERE IN GIRO I LAVORATORI!

VERGOGNATEVI, VOI CHE LO SOSTENETE E SMETTETE DI SPACCIARE MENZOGNE !!!

La situazione fallimentare della Compagnia sarebbe purtroppo rimasta la stessa, sia se avesse vinto il SI o, come poi è avvenuto, con la vittoria del NO.

Anche con il “SI” la ricapitalizzazione sarebbe stata molto incerta, al contrario di quanto invece dichiarato (vedi Unicredit che aveva già iscritto nel Bilancio 2016 come perdite, la loro esposizione con Alitalia)!

Quindi l’azienda non avrebbe avuto alcun sviluppo ma sarebbe stata ulteriormente ridimensionata, esattamente come successo nel 2014 (prima 2200 in cassa integrazione a luglio e poi a natale tutti licenziati, tagli allo stipendio con “prelievo forzoso”, ecc.) e poi velocemente svenduta.

Il “NO” ha posto il Governo di fronte alle sue responsabilità e smascherato le collusioni, gli sprechi e gli errori di tutti i responsabili del disastro economico di Alitalia.

Da questa tragedia, causata da tutti i vecchi “amici di merende”, se ne poteva e se ne può uscire solo in un modo:

1) ELABORAZIONE DI UN PIANO STRATEGICO DI RILANCIO E RICOSTRUZIONE DELLA NOSTRA COMPAGNIA DI BANDIERA, FATTO DA VERI ESPERTI DEL SETTORE 

2) SCELTA DI UNA DIRIGENZA CAPACE DI IMPLEMENTARLO IN MANIERA VINCENTE 

3) DATO CHE LA PRIVATIZZAZIONE DI ALITALIA È MISERAMENTE FALLITA L’UNICA SOLUZIONE CREDIBILE, ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSA E SOCIALMENTE AUSPICABILE È LA NAZIONALIZZAZIONE DI ALITALIA


A tutti i mestatori, agli ignoranti e ai provocatori che bollano questa opzione sindacale come “impossibile” (?!?), chiediamo di dirci il perché:

  è impossibile perché tecnicamente è vietata dall’Unione Europea? NO!
  perché lo stato non ha i fondi sufficienti? NO!
  perché esiste un investitore privato che darebbe maggiori garanzie? NO
!



NON vogliono che l’investitore pubblico riprenda il controllo di un settore strategico del paese con la rinascita di una compagnia di bandiera, SOLO PER UNA SCELTA “POLITICA”!

UNA DECISIONE CHE PERALTRO ESPONE ALITALIA ALL’INTERVENTO DELLE SOCIETÀ DI LEASING CHE, NELLA SITUAZIONE DATA, POTREBBERO REQUISIRE GLI AEREI (VEDI AVIONEWS DEL 12.5.2017):

UN RISCHIO CHE SOLO L’INVESTITORE PUBBLICO PUÒ SCONGIURARE.

ANCHE LA SCELTA DI PORRE ALITALIA ALLA AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA NON ERA SCONTATA.

È STATO DECISO POLITICAMENTE DI METTERE A RISCHIO IL FUTURO DI ALITALIA PER VENDERLA !!!

UN VERO TRADIMENTO AGLI INTERESSI DI TUTTI I CITTADINI ITALIANI,

FATTO DA UN GOVERNO DI INDEGNI AL SERVIZIO DI INTERESSI PRIVATI.

IL GOVERNO AVREBBE POTUTO E DOVUTO RICAPITALIZZARLA, PER GARANTIRE LA CONTINUITÀ AZIENDALE E LA SUA CREDIBILITÀ NEI CONFRONTI DELLA IATA, DEI LESSORS E DI TUTTI I CLIENTI, METTENDOLA COSÌ AL RIPARO DA TUTTI I RICATTI E DAL RITIRO DEGLI AEREI

Questo perché abbiamo un governo che sta vendendo le ricchezze del nostro paese, un governo NON eletto da nessuno come i tre precedenti, un governo che regala il trasporto Aereo italiano alle Low Cost, un governo che dovremo costringere con mobilitazioni e proposte a fare l’unica cosa giusta:

RILANCIARE E SVILUPPARE ALITALIA ! 


Ricostruire la nostra grande Compagnia di Bandiera è l’unica opzione che può scongiurare tagli e licenziamenti.
Gli esperti affermano che per rilanciare Alitalia occorrerebbe ASSUMERE invece di licenziare.
Bisognerebbe riportare all’interno tutte quelle attività dismesse o terziarizzate.
Una politica industriale del genere consentirebbe:

 LA STABILIZZAZIONE IMMEDIATA DI TUTTI I PRECARI e IL RIENTRO DEI LICENZIATI
Altro che rinnovo del CCNL a perdere:

Queste NON sono utopie o progetti irrealizzabili, sono scelte di buon senso e
industrialmente vincenti, che ogni governo e forza politica dovrebbero sostenere perché vantaggiose per tutti i cittadini italiani e i lavoratori del settore.

Dato che fino ad ora NON riusciamo a vedere nelle prime mosse dei Commissari nessun intento del genere ma anzi il suo esatto contrario, chiamiamo tutta la categoria alla massima vigilanza e mobilitazione!

 NON ACCETTEREMO “PUNIZIONI” STRUMENTALI SULL’EROGAZIONE DEGLI STIPENDI E SULLE ALTRE VOCI VARIABILI, NONCHÉ LO STILLICIDIO DI LICENZIAMENTI CHE È INIZIATO PER CHI ERA IN MALATTIA DA TEMPO E CHE PROSEGUE CON PROVVEDIMENTI PRETESTUOSI ED INACCETTABILI.

 CHI È PAGATO MILIONI DI EURO PER LA SUA ATTIVITÀ DI COMMISSARIO, HA TUTTO IL DOVERE, INVECE DI MINACCIARE E RICATTARE I LAVORATORI, DI TROVARE ALL’INTERNO DELL’INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE, TUTTE LE OPZIONI POSSIBILI PER PAGARE INTERAMENTE QUANTO DOVUTO NEGLI STIPENDI DI MAGGIO.

TUTTO IL RESTO SONO SOLO CHIACCHIERE E PROVOCAZIONI

VERSO LE QUALI RISPONDEREMO NELLA MANIERA PIÙ FERMA

Cub Trasporti / AirCrewCommittee

Roma 16.5.2017 

mercoledì 12 aprile 2017

I CINQUE STELLE, I SINDACATI E GIORGIO CREMASCHI

[ 12 aprile ]

Fece scalpore, al tempo, l'uscita infelice di Grillo contro i sindacati ed il sindacalismo del gennaio 2013: «Eliminiamoli, sono vecchi come i partiti».
Contestualmente alla consultazione on line sul "programma lavoro" (in corso), la questione ritorna.
La proposta è fumosa, ma c'è un principio ancor più ambiguo: "Va disintermediata la presenza e l'incidenza del lavoratore nella governance dell'azienda". 
Orizzonte 48 sferra un attacco frontale a questa idea, in quanto puzza lontano un miglio di liberismo.
Diverso l'approccio di Giorgio Cremaschi, ex presidente della FIOM, che oggi si vede pubblicata sul sito dei Cinque Stelle, addirittura nella prima pagina, una sua dichiarazione video. Qui sotto la trascrizione:


Se muore la democrazia sui luoghi di lavoro muore anche nel resto della società
di Giorgio Cremaschi


«Immaginiamo le elezioni del 2013, le prime dove il Movimento 5 Stelle è entrato in Parlamento. Immaginiamo se il Movimento 5 Stelle, o qualsiasi altra forza politica organizzata, per partecipare alle elezioni fosse dovuto sottostare a una regola particolare: ovvero sottoscrivere la finanziaria e il programma dei governi precedenti. Senza fare questo non avrebbe potuto partecipare alle elezioni, e anche con tale adesione le forze politiche presenti già in Parlamento avrebbero potuto esprimere un diritto di veto. Ecco: questo è ciò che succede nel mondo della rappresentanza sindacale.

Nel mondo del sindacato non può succedere che una lista nuova si presenti alle elezioni delle rappresentanze sindacali aziendali, cioè quelle che hanno il compito di tutela immediata dei lavoratori nei luoghi di lavoro in tutte le aziende sopra 15 dipendenti, pubbliche e private. Le rappresentanze sindacali possono essere solo nominate dalle organizzazioni precedenti, cioè addirittura neanche elette, oppure se elette, solo tra liste di chi c'era prima, cioè di sindacati e organizzazioni già firmatari di contratti.

Questo è un sistema che impedisce qualsiasi rinnovamento sindacale a partire dai luoghi di lavoro, e che soprattutto conferisce alle aziende il potere di decidere chi sono i sindacati buoni e chi sono i sindacati cattivi. Perché se per partecipare alle elezioni si deve prima sottoscrivere un accordo con l'azienda insieme agli altri sindacati tradizionali, è evidente che l'azienda abbia tutto l'interesse a sottoscrivere gli accordi solo con quei sindacati che preferisce avere di fronte. Quindi la rappresentanza dell'azienda e la rappresentanza dei sindacati si legittimano l'uno con l’altro, contro qualsiasi novità che arrivi dal mondo del lavoro.

Questo sistema è frutto dell'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori, così come fu malamente modificato da un referendum nel '95. E' bene ricordare che nel 95 furono proposti due referendum: uno per una vera democrazia sindacale, e l'altro per legare la rappresentanza sindacale alla firma di accordi e di contratti da parte delle organizzazioni sindacali. Purtroppo, è passato solo quello relativo alla firma. E quindi siamo entrati in un sistema in cui, al di là di tutti gli accordi sindacali, in sostanza chi è già al tavolo ci resta, e chi è fuori dal tavolo non ci può entrare. C'è stata una sentenza della Corte Costituzionale nel luglio del 2013 che ha cambiato il quadro. Ma come tante altre sentenze della Corte Costituzionale non è stata minimamente ascoltata né dalle forze politiche né dai grandi sindacati confederali, malgrado tale sentenza sia stata molto importante perché nel luglio del 2013 -qualcuno di voi lo ricorderà- la Fiom era stata cacciata dalla Fiat perché Marchionne aveva fatto un accordo con Cisl e Uil escludendo la Fiom, e si stabilì quindi che solo la Cisl e Uil avessero diritto alla rappresentanza sindacale aziendale, mentre la Fiom fu estromessa. La sentenza della Corte Costituzionale del luglio del 2013 ribaltò tale decisione della Fiat, dichiarando inammissibile che un sindacato come la Fiom, anche senza la firma del contratto, non avesse il diritto alla rappresentanza sindacale.

Questa sentenza non ha però risolto il problema, perché ha semplicemente ammesso che la Fiom, un sindacato storico che ha partecipato a tante trattative, ha diritto ad essere presente e ad avere le rappresentanze sindacali. Però non ha risolto il problema dei lavoratori, di tutti i lavoratori che vorrebbero poter eleggere anche in Fiat le loro rappresentanze, senza vincoli e liberamente. La Corte ha detto, alla fine della sua sentenza, che tale compito appartiene alla legge, cioè il legislatore dovrebbe fare una legge che garantisca il diritto di eleggere una rappresentanza sindacale senza vincoli e con varie forme: dalla pura applicazione dell'articolo 39 della costituzione, che non è mai stato applicato e che prevedeva una rappresentanza sindacale in proporzione agli iscritti, ad altre forme di rappresentanza. Fino alla più semplice di tutti: e cioè garantire che in tutti i luoghi di lavoro sopra i 15 dipendenti i lavoratori possano eleggere delle rappresentanze sindacali come previsto dallo Statuto dei lavoratori, e che tutti siano elettori ed eleggibili, che con minime regole tutti possano partecipare con liste delle organizzazioni sindacali tradizionali, o con liste delle organizzazioni sindacali nuove, o con liste delle organizzazioni sindacali di base, o con liste di lavoratori all'interno dei luoghi di lavoro. Che tutti possano partecipare alle elezioni, e poi siano i lavoratori stessi a decidere chi li rappresenta nei luoghi di lavoro.
Questo è il livello "uno" della democrazia sindacale, se non c'è questo non ce n'è nessun altro».

martedì 7 marzo 2017

ALITALIA: NAZIONALIZZAZIONE UNICA SOLUZIONE di Fabio Frati*

[ 7 marzo ]

La Privatizzazione di Alitalia è fallita, ricostruiamo la nostra Compagnia di Bandiera


Oggi siamo di fronte all’ennesima, gravissima crisi di Alitalia.


Le soluzioni che vengono proposte dagli azionisti (Banche e Etihad), ricalcano in peggio quanto già fatto in passato: ulteriore riduzione dell’attività di volo e ridimensionamento del network, esuberi, tagli pesanti ai salari e ai diritti dei lavoratori, creazione di una Low Cost in cui trasferire la maggior parte del personale e dell’attività.
In pratica una vera e propria liquidazione mascherata dell’ex Compagnia di Bandiera.

Queste strategie oggi riproposte, messe già in atto per accompagnare e favorire la privatizzazione di Alitalia, non solo non hanno risolto nessun problema pregresso ma hanno addirittura peggiorato le criticità esistenti, gettando la compagnia in una spirale drammatica di fallimenti e crisi continue.

Accompagnata da un triste coro di plauso generale nel paese, la scelta di privatizzare aziende, beni e servizi pubblici, ha causato decine di migliaia di licenziamenti, la perdita del controllo di interi settori strategici, dumping salariale e normativo, aumento dei prezzi e peggioramento della qualità dei servizi offerti alla clientela.

Presidio di lotta svoltosi ieri, 6 marzo, a Fiumicino

Nello specifico, la privatizzazione di Alitalia ha determinato quello che è sotto gli occhi di tutti:
·      un’azienda praticamente “fallita” per la terza volta in otto anni che ha già scaricato miliardi di euro di perdite sulle spalle dei contribuenti.

·       La compagnia privatizzata e dimezzata, perde più di quanto facesse l’Alitalia         pubblica con il doppio del personale assunto e con un’attività globale degna di questo nome.               

·      Il costo sociale di queste scelte folli è drammatico:
        12.000 licenziamenti
        Pesantissimi tagli salariali e normativi
        Migliaia di precari ipersfruttati e senza futuro
        Ulteriori migliaia di esuberi e terziarizzazioni ipotizzati nel nuovo Piano         strategico

·      Dumping esponenziale su tutte le altre aziende del comparto e dell’indotto, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e un peggioramento generale delle condizioni economiche e normative per tutti i lavoratori del settore.

Questo, ricordiamolo, nonostante abbiamo assistito in questi stessi anni ad un incredibile aumento del traffico passeggeri e merci e dei profitti di tutte le aziende di Gestione Aeroportuale, delle Low Cost e delle altre maggiori compagnie aeree “full carrier”, nonché ad una costante diminuzione del costo del petrolio.

Insomma non esiste crisi del settore in Italia ma un floridissimo e ricco mercato che assicura, a parte in Alitalia su cui incombono scelte suicide, lauti profitti agli investitori privati, nostrani e stranieri, fatti unicamente sulle spalle dei lavoratori. Visti i costi fissi di queste attività identici per tutti competitori, la concorrenza tra loro viene fatta solamente svalutando e tagliando il costo del lavoro.

·      Gravissimo è stato anche il vulnus democratico causato dalla scelta di obbedire ai diktat provenienti da Bruxelles che, sulla scia di quanto concordato da Reagan e dalla Thatcher negli anni ’80 quando fu decisa la liberalizzazione mondiale del settore, prevedevano la presenza di soli tre vettori globali in Europa e cioè British Airways, Lufthansa e Air France.


Queste scelte politiche, approvate dai governi succedutisi, hanno causato l’assoluta perdita di sovranità nazionale e democratica in uno dei settori strategici più importanti del paese, totalmente abbandonato, diversamente da quanto accade in altri paesi europei, dall’investitore pubblico: pure questa una decisione che deve essere rivista nelle principali aziende del settore aereo-aeroportuale.

La “politica” italiana, ha poi fatto anche di peggio, consentendo e spianando la strada alla colonizzazione del trasporto aereo in Italia da parte delle Low Cost.
Come? Sovvenzionandole con denaro pubblico attraverso finanziamenti e deroghe da parte di tutte le istituzioni locali, regionali e nazionali, nonché, caso unico in Europa, consentendo la base d’armamento di queste compagnie nel principale Hub del paese.

Mentre da una parte lo stato deteneva, tutta o in parte, la proprietà di Alitalia dall’altra finanziava i suoi concorrenti!
Una vera follia, troppo manifesta per non far pensare ad un vero e proprio tradimento consapevole degli interessi della nazione.
Vale la pena di ricordare che siamo stati l’unico paese europeo a fare questo, infatti gli altri si sono ben guardati di svendere i propri interessi nazionali agli speculatori che operano nel mercato del Trasporto Aereo.

È ora di fare un bilancio severo di tutte queste scelte e dei risultati prodotti!
Di fronte al fallimento manifesto della Privatizzazione di Alitalia, con tutto il suo carico di devastazione aziendale, commerciale e sociale che abbiamo di fronte, occorre fermarsi e valutare bene cosa fare.
Noi riteniamo che le proposte fin qui ventilate dall’attuale dirigenza Alitalia siano, al di là dei pesantissimi costi sociali che ne deriveranno, di fatto una liquidazione definitiva, attraverso un ulteriore ridimensionamento e la sua trasformazione in una Low Cost, della nostra ex compagnia di bandiera.
Un piano non certo funzionale a favorire l’interesse del nostro paese, dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori.

Noi pensiamo che per andare avanti adesso occorra tornare indietro.
Sembra un gioco di parole ma secondo la CUB Trasporti è l’unica possibilità:
la Nazionalizzazione è oggi l’unica soluzione.

Asseriamo da anni che un paese come il nostro non può perdere la sovranità in un settore strategico come questo.
Averlo fatto ha significato causare danni pesantissimi:
·      per i cittadini, 4 mld di euro di perdite scaricate sui contribuenti per ripulire dai debiti l’Alitalia privatizzata
·      per il mondo del lavoro tutto, generando in un settore in forte crescita e non in crisi uno stato di sofferenza e miseria diffusa per tutti i lavoratori
·      nessun miglioramento sulla qualità e quantità dei servizi erogati alla clientela.

Di fronte al terzo “fallimento” in otto anni e l’ipotesi di un ulteriore salvataggio diretto o indiretto fatto con finanze pubbliche, riteniamo che questo intervento dovrà prevedere una sua materializzazione all’interno delle quote azionarie di Alitalia.

Serve un investimento finanziario così importante che nei fatti questo è oggi possibile solo con un intervento pubblico.

Servono ingenti finanziamenti per acquistare aeromobili, per garantire l’occupazione e per dare una prospettiva industriale al settore e una speranza di vita alle migliaia di precari senza futuro che tutti i giorni svolgono la maggior parte delle attività operative di Alitalia.
Ricordiamo che senza di loro non decollerebbe nessun volo, nessun bagaglio sarebbe caricato in stiva e nessuna carta d’imbarco sarebbe emessa…

Alitalia è stata in questi anni un simbolo negativo di privatizzazione, licenziamenti, dumping e precarizzazione. Occorre farla ritornare al suo vecchio ruolo di compagnia sana, trainante per l’economia del settore e biglietto da visita prestigioso del nostro paese nel mondo. 

Serve una compagnia di bandiera!

La “Politica” non può continuare ad abdicare al proprio ruolo. Non possiamo più sentire rappresentanti delle istituzioni asserire che in Italia la politica NON è in grado di gestire, controllare e pianificare una strategia complessiva dei trasporti  democraticamente decisa che garantisca gli interessi strategici del paese, dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori.
Chi asserisce questo ha abdicato al proprio ruolo e dichiara pubblicamente la sua incapacità. Per questo dovrebbe dimettersi e andarsene.
È tempo che la politica, quella con la P maiuscola, riprenda il posto che gli compete e cacci gli speculatori, gli incapaci e i parassiti che stanno distruggendo questo come altri settori del paese.

·      Per un’Alitalia di nuovo all’Italia
·      Per riprenderci la sovranità in tutti i settori strategici del paese

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Farlo è un dovere delle forze politiche, del sindacato, dei lavoratori, dei cittadini.

* Fabio Frati, dirigente nazionale della C.U.B. Trasporti

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