[ 2 settembre ]
Gli ultimi dati ci dicono che sono circa mezzo milione i migranti che nei primi sei mesi de 2015 hanno chiesto asilo politico all'Unione europea, contro i 600mila dei dodici mesi precedenti.
Torneremo presto, con una scheda ad hoc, sulla vicenda specifica dei richiedenti asilo e dei rifugiati. E' evidente che gli effettivi perseguitati politici sono un'infima minoranza, che la stragrande maggioranza dei migranti sono piuttosto "deportati economici". Questi numeri obiettivamente impressionanti secondo tutti gli analisti sono destinati a restare costanti se non addirittura a crescere. Perché sono destinati a crescere? perché globalizzazione e politica di rapina congenita ai meccanismi imperialistici, accentueranno le distanze tra ricchi e poveri e tra paesi oppressori e nazioni oppresse.
Va da sé che per porre fine davvero alla deportazione di massa la soluzione consiste nel farla finita con questa globalizzazione imperialistica. Questa, al contrario di quanto sostengono gli apologeti dell'ordine di cose esistenti, è quindi il problema non la soluzione. Una soluzione che appare lontana nel tempo poiché implica una rivoluzione globale, un rovesciamento del sistema economico e politico internazionale.
Non è un caso che gli apologeti della globalizzazione, i quali hanno il monopolio dei mezzi di comunicazione, davanti a questi flussi migratori, dicano che essi sono "epocali" e "inarrestabili". Ciò che essi ci stanno in realtà dicendo è che la globalizzazione è da considerarsi irreversibile, che chi comanda oggi comanderà sempre, che le pratiche economiche neoliberiste vigenti sono irrevocabili.
Non è un caso che gli apologeti della globalizzazione, i quali hanno il monopolio dei mezzi di comunicazione, davanti a questi flussi migratori, dicano che essi sono "epocali" e "inarrestabili". Ciò che essi ci stanno in realtà dicendo è che la globalizzazione è da considerarsi irreversibile, che chi comanda oggi comanderà sempre, che le pratiche economiche neoliberiste vigenti sono irrevocabili.
I paladini della globalizzazione sono a loro modo coerenti quando auspicano e inneggiano alla deportazione economica da un lato e quindi alla "accoglienza" dall'altro —deportazione e accoglienza sono le due facce della stessa medaglia.
La deportazione economica dalla periferia povera al centro "opulento" è funzionale ai dominanti sotto molteplici aspetti. Cinque su tutti:
(1) immettere al centro milioni di disperati pronti a vendere la loro forza-lavoro per quattro soldi rafforza, al centro, la tendenza all'abbassamento generale dei salari ed alla competizione selvaggia tra lavoratori a tutto vantaggio del capitale; (2) la fuga in massa contribuisce alla desertificazione dei paesi da cui si emigra ed è utile alle classi dominanti di quei paesi in quanto, sgonfiando le tensioni sociali endogene, consolida il loro dominio: (3) di converso l'immigrazione in massa contribuisce in maniera determinante a distruggere il tessuto connettivo o demos dei paesi ospitanti. Questo demos costituisce non solo il sostrato materiale, giuridico e spituale degli stati-nazione (senza il quale essi sono destinati a dissolversi nella paccottiglia sociale o melting pot nel quale ristrette oligarchie transnazionali potranno spadroneggiare) ma il luogo dove si è storicamente costituito il movimento operaio come comunità di classe opposta al capitale; (4) in questo imperiale melting pot democrazia e diritti di cittadinanza sostanziali sono destinati a sparire a loro volta, per lasciare il posto a stati di polizia ed a relazioni neofeudali di servaggio e sudditanza, fatti salvi diritti cosmetico-formali "per le minoranze" e innocui spazi-ghetto comunitaristici. Lo spazio giuridico-statuale imperiale, per sua natura, non può essere democratico.
(5) Azzardiamo infine una quinta specifica ragione riguardante l'Unione europea.
Deportare decine di milioni di immigrati è strategicamente funzionale al disegno delirante di sopprimere gli attuali stati-nazione e fare dell'Unione un impero. Per squagliare le comunità nazionali e rimpiazzarle con quella europea, le élite dominanti hanno infatti bisogno di introdurre un elemento esterno disgregante, dissolvente le diverse identità storico-nazionali. L'immigrazione di massa anche a questo deve servire secondo le élite euriste dominanti.
Non siamo ciechi. Sappiamo che ben altre e ben più nobili sono le ragioni etiche che spingono molti, a sinistra come nel mondo cattolico, a chiedere che tutti gli immigrati siano accolti. Essi desiderano una società "inclusiva", che sappia ospitare tutti gli esseri umani che fanno richiesta di asilo e soggiorno. Abbiamo cercato di spiegare che, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, nelle concrete condizioni in cui si dimena, un'immigrazione di massa non è sostenibile. Un'istanza etico-morale può essere giusta in astratto, ma può essere concretamente irrealizzabile se non addirittura esiziale. Fare di un principio etico un imperativo politico categorico (come in questo caso l'obbiettivo di "accogliere tutti") causa infatti, oggigiorno, due disastri: il primo è che ci si pone al carro delle élite globaliste che in tal modo si aiutano invece di combattere; il secondo è la conseguenza del primo, ed è che si allontana dal proletariato lasciandolo in balia dell'avanzata delle forze xenofobe e razziste.
Sentiamo nostri i valori solidaristici propri del socialismo, come anche la pietas cristiana che comanda di amare il prossimo. C'è tuttavia un limite invalicabile: l'amare l'altro da sé non può spingersi fino all'odio del sé, fino al proprio autoannientamento.
Amare il prossimo come sé stessi, se non vuole essere una declamazione vuota e ipocrita, se non è l'invocazione di una mistica pauperitas universale, implica assicurare agli ospiti gli stessi diritti e i medesimi benefici di cui l'ospitante gode. Non esistono, entro questo sistema, le condizioni per estendere questi diritti e questi benefici, l'immigrazione contribuisce anzi a toglierli a chi li ha strappati in decenni di sacrifici e di lotte. E' forse amare il prossimo incoraggiare la deportazione sapendo che questi milioni di esseri umani vivranno come "scarti", nell'esclusione e nella miseria? Non è forse fare il gioco del vorace capitalismo neoliberista che infatti anela al pauperismo generale?
Non sembra quindi che sia per cristiano amore del prossimo che certa sinistra inneggia alla accoglienza di tutti. C'è chi è ideologicamente infatuato dal cosmopolitismo liberista e anti-nazionale e chi, in nome di un malinteso internazionalismo, si spinge fino all'odio per il proprio Paese il quale, sotto sotto, è odio di sé e del proprio popolo accusato per aver dimenticato i suoi ideali, di aver disconosciuto, ricusato ed isolato i migliori tra i suoi figli, quelli che quegli ideali non hanno abiurato mai.
Si tratta di vie diverse, ma entrambi conducono al suicidio.
Si tratta di vie diverse, ma entrambi conducono al suicidio.
13 commenti:
Convengo con il contenuto dell'articolo.
Vorrei tuttavia fare due osservazioni.
L'una, che secondo me, non v'è alcun reale progetto di costruire la nazione europea. Penso piuttosto che il piano si limiti alla distruzione degli stati-nazione, mantenedoli sostanzialmente come strutture esclusivamente repressive.
Secondo me, l'ipotesi della federazione europea sarebbe contrario al TTIP. Io penso anzi che una volta che il trattato diventerà completamente operativo, l'unione europea semplicemente sparirà. Ogni potere anche sovranazionale che si aggiunga alla cupola costituita in prima persona dai capitalisti, potrebbe anche magari solo potenzialmente costituire un intralcio, un contropotere che è incompatibile col disegno di governo del mondo assunto in prima persona dalle multinazionali e dalla finanza globale, e che può tollerare solo governi nazionali completamente asserviti ed anzi esecutori passivi degli ordini della cupola.
La seconda osservazione invece riguarda l'Africa. Qui mi pare che già la situazione attuale ci mostri come essa sia diventata il luogo dove i capitalisti esercitano il loro potere assoluto, avendola già di fatto sequestrato agli africani che vivono in quel continente solo nel senso di tentare di sopravvivere nelle pieghe marginali della situazione che invece è determinata dalle esigenze delle multinazionali, sia in termini di produzione agricola e mineraria, sia come luogo di raccolta di tutte le schifezze che il loro sistema produttivo comporta. Insomma, l'Africa è già ora un campo libero ed incontrollato a disposizione dei capitalisti globali per la loro attività e presumibilmente per ogni genere di esperimenti a spese della popolazione. Il risultato è che già oggi l'Africa è diventato un luogo inospitale, ed è questa, assieme alle immagini delle nostre società che lì arrivano con le TV satellitari, la causa delle migrazioni.
In questo senso, mi pare sostanzialmente ipocrita e vigliacco limitarsi all'accoglienza, disinteressandosi nel contempo della situazione in Afdrica, come se fosse possibile che l'umanità possa fare a meno di quell'enorme e prezioso continente, lasciandolo in donazione a pochi potenti capitalisti criminali.
La sinistra quindi rinuncia al suo compito storico di lottare contro i ricchi potenti a favore degli ultimi, vestendo in sostituzione il ruolo caritatevole, senza apparentemente rendersi conto di come finisca così per favorire il piano criminale.
Perfettamente d’ accordo che la causa del problema é la cosiddetta “globalizzazione” imperialistica. E che dunque il problema si risolverà definitivamente superando questa (a dirsi è facilissimo…).
Ma pure che questo obiettivo appare quantomai arduo e tutt’ altro che a portata di mano (per parte mia ritengo anche dubbio che possa mai essere conseguito; il che non toglie che si debba fare di tutto per conseguirlo, se non altro per dare un senso degno e un compimento morale alla nostra vita attuale, anche nel caso non ci toccasse in sorte di riuscire di fatto a realizzare il marxiano “regno della libertà” o l’ ordinamento sociale nel quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti; con conseguente inevitabile estinzione “prematura e di sua propria mano dell’ umanità!).
Il problema (pratico) è quindi, per noi comunisti o comunque per chi intenda lottare pe un mondo più giusto e umano: che fare adesso, allorché la soluzione definitiva del problema è ben lontana, per avvicinarla anziché allontanarla ulteriormente?
E, a mio avviso nettamente in subordine: che fare adesso per limitare almeno, nei limiti del possibile, le ingiustizie, le sofferenze immani, le mostruose tragedie che conseguono allo stato di cose presenti?
Per conto mio resto convinto che sia innanzitutto da evitare qualsiasi cedimento o accondiscendenza verso le più spregevoli pulsioni razziste e xenofobe alacremente coltivate nella masse popolari dell’ Occidente da movimenti politici variamente reazionari (Lega Nord, Fratelli d’ Italia, Casa Pound, ecc.), tutti sostanzialmente nazisti, nell’ interesse delle classi dominanti (non meno delle ondate migratorie in atto), che infatti le sostengono in tutti i modi, non ultimo mediante un ignobile, osceno, obbrobrioso “pompaggio mediatico” (fatto sia di sproporzionato presenzialismo costante di stronzi criminali come Salvini, sempre riveriti e fatti passare per esponenenti di rispettabilissime posizioni politiche e culturali dai giornalisti polticamente corretti al servizio dei potenti, sia di pratiche più subdole quasi “subliminali” quotidianamente praticate, per esempio in occasione di fatti di cronaca nera e financo di incidenti stradali che vedano protagonisti o possibili protagonisti anche solo “virtuali” degli extracomunitari: non diversamente si comportava la stampa tedesca all’ epoca dello sviluppo del nazismo in occasione di analoghi fatti aventi a protagonisti anche solo possibili o “virtuali” degli Ebrei).
Riconoscere un qualche minimo fondamento alle argomentazioni di costoro a mio avviso non le indebolisce, ma le irrobustisce, non stempera bensì accresce e rinforza le peggiori tendenze xenofobe e razziste da essi fomentate a livello di massa (per conto e con l’ approvazione e il forte sostegno del capitale globalista dominante).
Inoltre credo che per lottare sia pure “”“disperatamente””” per la soluzione definitiva dei problemi (per quanto di definitivo possa darsi nella storia; a parte l’ estinzione dell’ umanità) si debba cercare il più possibile di coltivare negli sfruttati, sia “nostrani” che del resto del mondo, un atteggiamento collettivistico-altruistico e non certo egoistico-corporativistico: si deve cercare di rendere sempre il più possibile chiaro che si avanza verso una reale soluzione delle questioni cercando il meglio, sia pure relativo e limitato, per tutti e non coltivando il proprio particolare più o meno privilegiato tornaconto personale, familiare o di ceto o gruppo più o meno ristretto (tornaconto corporativistico sia pure relativo, anche in un quadro di reale, assoluto tendenziale peggioramento delle proprie condizioni di vita) ai danni di altri più numerosi e ancor più oppressi gruppi sociali.
Questo mi sembra “l’ ABC”
(continua)
G.B.
Giulio Bonali.
(continuazione)
E credo che in questo quadro concretamente da parte nostra non sia per esempio possibile chiedere, auspicare o approvare alcuna misura di contenimento dell’ immigrazione dai paesi immiseriti economicamente e/o devastati militarmente dall’ imperialismo occidentale (a vantaggio degli sfruttati autoctoni) se non in cambio per lo meno di concomitanti serie e non verbalmente proclamatorie misure di effettivo, reale contenimento e limitazione del dominio imperialistico occidentale ai danni degli sfruttati del “sud del mondo” (operato dalle classi dominanti “nostrane”, che almeno in teoria ma in qualche sia pur limitata misura anche effettivamente sono al potere da noi anche attraverso la vittoria di elezioni formalmente libere, anche con un certo qual consenso da parte di noi sfruttati occidentali, o meglio -e comunque- di una non trascurabile parte di noi); ritengo inammissibile in quanto fortemente diseducativo e OGGETTIVAMENTE REAZIONARIO, accettare qualsiasi misura di contenimento (o meglio, per dire pane al pane e vino al vino, di repressione) dell’ immigrazione che dia qualche limitato vantaggio al proletariato “occidentale” sulla pelle di quello “meridionale”, cioè al costo netto di un puro e semplice peggioramento delle condizioni di sfruttamento e rapina cui questo è sottoposto.
Lo so, sono considerazioni decisamente ripetitive da parte mia.
E’ anche evidentissimo che queste scelte che a mio parere sono indispensabili per coltivare, con un titanico ottimismo della volontà, la alquanto flebile speranza di cambiare il decisamente barbarico e disumano stato di cose presente sono di una difficoltà oggettiva inaudita.
Ma credo che qualsiasi altra strada più facile (o meglio: meno difficile) non possa che portare acqua in realtà, volenti o nolenti, al mulino della reazione e della barbarie.
Dopo decenni di “illusioni riformistiche”, almeno qui in occidente, i nodi stanno venendo al pettine e la storia si ripresenta di nuovo drammaticissimamente davanti a noi con tutta la sua intrinseca, oggettiva, inevitabile violenza (che notoriamente per noi marxisti ne è l’ ineludibile levatrice): mai come oggi è necessario andare conseguentemente “fino in fondo”, in una parola essere autenticamente, stoicamente, direi -senza retorica- dolorosamente rivoluzionari.
Grazie per l’ attenzione.
Giulio Bonali
Giusto, ma dimenticate di affrontare il punto chiave.
Voi stessi sostenete che con la globalizzazione capitalista questi flussi migratori aumenteranno sempre di più in quanto tenderà a crescere la differenza fra paesi ricchi e poveri, fra oppressori e oppressi.
Però quando dite che bisogna interrompere questa globalizzazione state dicendo, necessariamente, che lo sfruttamento dei paesi ricchi nei confronti dei paesi poveri dovrà cessare. Non si scappa, è implicito nel vostro discorso.
Purtroppo però è anche implicito che se questo sfruttamento dovesse finire, quei paesi poveri comincerebbero lentamente e irreversibilmente a diventare più ricchi e indipendenti mentre noi, che siamo ricchissimi in una maniera che non si è mai vista nell'intera storia dell'umanitá, dovremo diventare più poveri.
Succederà inevitabilmente che la ricca borghesia media e medio alta, quella che dà il tono dei risultati elettorali, dovrà accettare di diminuire il proprio benessere e di molto. Che gli operai si troveranno a dover condividere i diritti con gli operai di altri paesi dei quali oggi pensano che siano "corpi estranei" e che si debbano "arrangiare per i cazzi loro".
Insomma vi dimenticate che non solo la nostra vergognosa ricchezza ma anche quei diritti "di sinistra" conquistati nel dopoguerra sono stati ottenuti "interamente" a spese di un terzo mondo sfruttato in maniera schiavistica come nemmeno gli antichi romani avrebbero mai osato.
Allora vi chiedo:
1) cosa succederà quando le grandi multinazionali, come l'ENI in Nigeria ad esempio, dovranno andarsene per lasciare spazio a imprese locali nell'ottica della vostra riduzione della globalizzazione e aiuto allo sviluppo dei paesi poveri?
2) cosa succederà se invece continuerà la globalizzazione per cui, come si dice nell'articolo, questa immigrazione continuerà a crescere inevitabilmente fino a livelli insostenibili?
3) quindi siamo in un'impasse e l'unica soluzione, l'unica e sola, è comprendere che NOI SIAMO QUELLI CHE SI DOVRANNO SACRIFICARE OSSIA RINUNCIARE A PARTE DELLA NOSTRA RICCHEZZA. Certamente il ricco borghese dovrà rinunciare di più che il povero precario al quale magari andrà meglio MA COME DIAVOLO LA FATE PASSARE UNA IDEA SIMILE AL POPOLO? E infatti non ne parlate...
Siamo in un'impasse spaventosa dalla quale si uscirà solo diffondendo nuovi ideali non respingendo, nè credendo ingenuamente di imporre improvvisamente una specie di socialismo rivisitato con il contentino del riconoscimento della territorialità delle comunità SENZA PERÒ AVERE IL CORAGGIO DI DIRE QUALI INEVITABILI SACRIFICI COMPORTERÀ PER NOI.
"Insomma vi dimenticate che non solo la nostra vergognosa ricchezza ma anche quei diritti "di sinistra" conquistati nel dopoguerra sono stati ottenuti "interamente" a spese di un terzo mondo sfruttato in maniera schiavistica come nemmeno gli antichi romani avrebbero mai osato"
Il discorso è schiettamente masochistico e autolesionista e si può discutere.
I cosiddetti "diritti di sinistra" derivavano indubbiamente da una disponibilità di risorse depredate in buona parte al cosiddetto "Terzo mondo", ma non si dimentichi MAI che allora faceva da contraltare al Capitalismo sfrenato di oggi un'URSS che imponeva equilibri economistici con contrappesi militari e rapporti di forza che influenzavano grandemente i rapporti sociali negli stati non socialisti.
In quanto agli ignobili sfruttamenti delle popolazioni terzomondiste ed africane in particolare non si dimentichi l'azione di capi di stato come Gheddafi, che il Capitalismo estremista ha ignominiosamente fatto fuori assieme a tutti i suoi progetti di riscatto di secoli di schiavizzazione e di rapina il cui frutto non è andato certo ai nostri emigranti che attraversarono più volte l'oceano per portare la crema del nostro lavoro alle strutture imperialiste e capitaliste colà radicate sanguinosamente. Non si dimentichi neppure che gli Arabi ed i Turchi furono nei secoli fra i maggiori protagonisti di uno schiavismo biecamente razzista, in concorrenza ovviamente coi capitalisti europei dei secoli scorsi.
In quanto alla vergognosa ricchezza" dell'Occidente non si dimentichi il 12 e più per cento di disoccupati, le migliaia di barboni e di sfrattati nonché il pauperismo montante .Un Mondo di "uguali" non è mai esistito e resta un'utopia che solo certe religioni e certe ideologie spesso artificiosamente congegnate possono permettersi di proclamare e preconizzare.
Invece di scandalizzarsi per "la nostra vergognosa ricchezza" sarebbe bene riflettere un po' di più su certi programmi quelli sì vergognosamente criminosi e terrificanti come quelli propugnati dall'"Agenda 21"
Perchè non dite chiaramente che volete che l'esercito italiano respinga questa massa di uomini, donne e bambini che tentano di sottrarsi alla guerra e alla miseria programmati per loro dall'Occidente? Abbiate il coraggio di dirlo e di reclamare l'intervento armato, così anche Sollevazione e l'MPL si copriranno di merda , andando, sia pure da tutt'altra direzione, a fare compagnia alla sinistra fallita che non ha il coraggio di avversare l'euro, l'unione europea e la nato. Non sono cristiana, non sono mondialista, auspico la distruzione dell'unione europea, amo il popolo al quale appartengo, ma non accetto l'idea che la salvezza degli italiani dipenda dal sacrificio di altri esseri umani. Quest'idea è criminale e avalla il genocidio. Non servirà a farvi acquisire consensi tra gli italiani frustrati e impoveriti (altri sono arrivati prima di voi) e contribuisce all'occultamento delle vere cause dell'oppressione e della violenza. Maria Catena Saccoccio, quelque part en Europe.
ALL' ANONIMO DELLE 08:02
Prima di sparare saccenti cazzate reazionarie ("Un Mondo di "uguali" non è mai esistito e resta un'utopia che solo certe religioni e certe ideologie spesso artificiosamente congegnate possono permettersi di proclamare e preconizzare"), perché non vai a documentari sulla REALE, NON AFFATTO IDEOLOGICA distribuzione di redditi e patrimoni nel fu (purtroppo!) "socialismo reale", su quella nei paesi che oggi gli sono succeduti dopo la restaurazione gorbyano-eltsiniana e su quella vigente allora e oggi nel resto del mondo?
E' chiaro che non vi vigeva un impossibile ugualitarismo assoluto, ma quando certe differenze (nella distribuzione delle ricchezze) superano certe enormi proporzioni quantitative, allora diventano quel che si dice un vero e proprio "salto di qualità" (REALE, PER NIENTE AFFATTO IMMAGINARIO O IDEOLOGICO).
Giulio Bonali
Eh sì, l'anonimo delle 08:02 ha fatto saltare il banco. Uno dei presupposti meno argomentati ma più essenziali della religione marxiana era l'idea che il comunismo avrebbe stimolato le forze produttive al punto da consentire un arricchimento illimitato per tutti. Ora che questo capitolo di fede è andato a schiantarsi contro il limite della sostenibilità ecologica, nonché contro l'esplosione della popolazione terzomondista, bisogna scegliere se stare dalla parte del "popolo" terzomondiale o di quello dei Paesi ex-sviluppati. Stare dalla parte del "popolo" tout court dice più poco.
Il dilemma dal punto di vista teorico è insolubile. L'intelligente proposta di Moreno si muove sul versante politico, quello del possibile, e mira a distanziare le sorti della sinistra (di quel poco che ne resta) dall'abbraccio mortale colla globalizzazione turbocapitalista, che la rende un nemico oggettivo e mortale del "popolo" italiano ed europeo. Il quale, nonostante il bombardamento mediatico, sta cominciando ad avvedersene e a votare per i partiti di destra (per ridere, ma la destra seria - quella delle camere a gas e delle piantagioni di cotone - sta loro alle spalle). Non a caso le zone operaie francesi sono diventate lo zoccolo duro del Front national.
PS: una cosa che mi colpisce sempre nel leggere osservazioni da sinistra è la loro immedesimazione nel bizzarro schema escatologico evangelico-marxista, per cui allo cosiddetto "sfruttato" viene automaticamente attribuita una specie di superiorità morale sul suo sfruttatore. Così le sue rivendicazioni possono essere lette come un anelito di riscatto anziché come una lotta per invertire i rapporti di prevaricazione a proprio favore. L'idea (alquanto scontata) che esso sia portatore di una rapacità uguale e magari molto maggiore rispetto allo "sfruttatore" non viene minimamente presa in considerazione.
all'Anonimo delle 17.21
Certo, certo. Era un "paradiso" un po' sui generis: Lubianca, Holomodor, Ceca , purghe periodiche, decimazioni di classe, Gulagh e via così.
Evidentemente ogni paradiso galleggia sul proprio inferno.
http://www.maurizioblondet.it/il-ricatto/
Nessun paradiso, nemmeno sui generis, può esistere in terra (né si può pretendere di avere botte piena e moglie ubriaca).
Però erano certamente società incommensurabilmente (un vero e proprio "salto di qualità") più egualitarie di qualsiasi altra successiva al comunismo primitivo (e per me, che sono comunista, ma credo per chiunque sia per un minimo di giustizia sociale, ciò é IMPORTANTISSIMO).
Non sono affatto anonimo, ma, come ho scritto anche ne precerente commento, mi chiamo
Giulio Bonali
A Lorenzo non credo valga la pena di dare una risposta da parte mia: eccessiva, incommensuarabile essendo la distanza fra lui e noi.
Ma chiedo a Moreno: non ti suona come un campanello d' allarme quanto scrive costui (manifestando apprezzamenti verso di te, interpretato come un reazionario della più bell' acqua, anche se appartenente a quel che resta, secondo lui, di intelligente e non stracotto della "sinistra")?
Giulio Bonali
In un articolo pubblicato su CDCH si parla di "armi di emigrazione di massa". Le argomentazioni appaiono razionali e documentate con una scheda"storico-statistica".
Visto come è andata a finire con tarallucci e vino, la vittoria stavolta, è abbastanza stupefacente.
Vedremo che conto presenterà l'oste .... (che è facile immaginare chi possa essere).
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