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lunedì 1 ottobre 2018

LA CONFESSIONE DI FRANZ: "SONO UN ROSSOBRUNO!"

[ 1 ottobre 2018 ]

Volentieri pubblichiamo quanto il compagno Franz Altomare ha scritto ieri sulla sua pagina facebook.








La premessa scontata è che il rossobrunismo è una bufala inventata dalla sinistra globalista e genuflessa al capitale finanziario, quella millantata sinistra che ha svenduto le ragioni dei lavoratori e dei ceti produttivi agli interessi dell'estremismo capitalista e della finanza speculativa, quella sinistra che ha colpevolmente confuso e incentivato a confondere l'inter-nazionalismo dei lavoratori con il cosmopolitismo del capitale, quella stessa sinistra incidentata e sinistrata che ha barattato i diritti reali delle persone con i diritti civili degli individui, la sinistra che oggi, con un pizzico di spudoratezza, manifesta contro un un governo certamente discutibile e contraddittorio anche se oggettivamente in discontinuità con i governi che lo hanno preceduto del corso della cosiddetta Seconda Repubblica.

Ma codesta "sinistra" è dimentica di aver bollato come plebee e cialtrone le istanze legittime di ceti popolari che invocavano semplicemente lavoro e giustizia sociale, mentre i carrieristi a tinte rosse, pasdaran del pareggio di bilancio, accumulavano patrimoni e posizioni di privilegio, e, in ossequio agli ordini del capitale, condannavano alla miseria e alla nullità esistenziale intere generazioni.

Ma andiamo al dunque, e al mio polemico riconoscermi nella definizione di revisionista rossobruno.

Sono ROSSOBRUNO perché lo fu Che Guevara, quando nel discorso all’Assemblea Generale dell’ONU dell’11 dicembre 1964 pronunciò il famoso motto "Patria o muerte!".
Pochi sinistroidi sono a conoscenza del fatto che la Rivoluzione Cubana (oggetto della mia tesi di laurea) fu innanzitutto una rivoluzione nazionale, patriottica e anti-imperialista, pur riconoscendo il contributo de Partito Comunista Cubano, e che Fidel Castro diventò comunista successivamente alla presa del potere.

Sono ROSSOBRUNO perché l'AUTODETERMINAZIONE dei POPOLI, ovvero il diritto di un popolo a decidere del proprio destino nella propria terra, è la premessa della Sovranità Popolare, a sua volta premessa per lo sviluppo di una prospettiva di una società socialista, di libertà ed uguaglianza sociale.

Sono ROSSOBRUNO perché sono un populista, e affermo il populismo come una opzione, alternativa ad altre populiste, unica per la costruzione del politico verso il Socialismo.

Populista fu Che Guevara quando scrisse "La caduta di Peron mi tocca molto. [...] Con lui l’Argentina svolgeva, per noi che localizziamo il nemico a nord, il ruolo di paladino del nostro pensiero."


Populisti sono stati Chàvez, Evo Morales, Lula da Silva, ed io mi dichiaro populista insieme a loro.

Sono talmente ROSSOBRUNO da considerare la Costituzione Italiana del 1948 come il documento politico più evolutivo e ideologicamente pregnante di tutto il Novecento italiano, faro luminoso a indicare la rotta verso la democrazia e il socialismo, mentre i sinistri italiani agli ordini della finanza di JP Morgan hanno provato a rottamarla.

Sono ROSSOBRUNO come lo fu Pier Paolo Pasolini, quando la sua geniale e profetica diffidenza gli fecero prendere le distanze dai sessantottini figli di papà schierandosi con i poliziotti proletari;


anni dopo i ribelli dell'illimitatezza del desiderio diventarono classe dirigente nella sinistra e nel Paese, contro il Paese e gli interessi nazionali e popolari e a difesa del capitale globalizzato.

Sono e resterò ROSSOBRUNO fin quando gli imbecilli in pantofole, al riparo dei loro privilegi, non comprenderanno le ragioni di una richiesta di giustizia sociale e di riscossa nazionale che passa attraverso la definitiva sepoltura, nel nome del socialismo e della democrazia, della sinistra che ha tradito e della oligarchia finanziaria a cui essa è asservita.

venerdì 7 settembre 2018

GIACOMO RUSSO SPENA, PROPRIO LUI

[ 7 settembre 2018 ]

Che a sinistra ci siano tante sinistre — ove sinistra, beninteso, significa tenere ferma la prospettiva del socialismo e non solo un vacuo riferirsi ai valori della giustizia e della fratellanza — è cosa nota. Che ce le diamo di santa ragione, anche. 

Ma a tutto, quindi anche alla critica, c'è un limite che non può essere superato: quello di accusare colui con cui non sei d'accordo, di essere al servizio del nemico. La storia, anzitutto quella, tremenda, del movimento comunista, insegna dove porti una simile accusa. I rivoluzionari che dissentivano da Stalin, accusati di intelligenza con nazismo, se fortunati, finivano in Siberia, altrimenti ci lasciavano le penne.

Giacomo Russo Spena [nella foto] supera questo limite, anzi fa di peggio: perfetto provocatore, si atteggia a capo della crociata contro il "rossobrunismo", accusa la sinistra che parla di sovranità nazionale e di patriottismo democratico, di essere in connubio coi fascisti. Verrebbe da dire che usando la clava del "rossobrunismo" egli segue la pista staliniana... ma non è così, che il nostro è in verità figlio legittimo della sinistra transgenica. Metodo staliniano, sostanza liberaloide. Mostruoso esempio di... meticciato politico.

Il nostro, seguendo i suoi compagni di merende Matteo Pucciarelli e Daniela Preziosi (rispettivamente alle corti di Repubblica ed il manifesto) ha picchiato duro, non a caso alle porte dell'incontro romano di domani che darà vita all'Associazione PATRIA E COSTITUZIONE) contro Stefano Fassina. Ha scritto il 3 settembre sulla sua pagina facebook:
«Lanciano la sinistra sovranista, quella (dicono) vicino ai ceti popolari e distante da quella sinistra dei diritti civili e pro immigrazione considerata "radical chic" e rosé. Leggo l'appello e mi aspetto di trovare "gente del popolo": attivisti abituati alla lotta dura e pura o persone attive da anni nei movimenti. Che ne so, un NO TAV o un qualche rappresentante del mondo del lavoro, un precario o un bel metalmeccanico. Macché.
Trovo, invece, il nome di 2 parlamentari, 4 professori e 3 intellettuali d'area. Insomma una sinistra popolare ma senza popolo. Ciliegina sulla torta: il promotore di ciò è Stefano Fassina (sic). Quello che ha due scranni: uno al Parlamento (eletto con la Sinistra Italiana dell'odiata Boldrini) e l'altro al Campidoglio da consigliere comunale. Nel crisi della sinistra istituzionale, di riffa o raffa, riesce sempre a garantirsi la poltrona. Fenomeno. Sta più tempo lui nel Palazzo che qualsiasi democristiano: Tor bella Monaca o il Tufello l'avrà visti giusto in qualche servizio dei Tg. Mi chiedo, con quale credibilità fare quest'operazione politica?
PS: Nel prossimo numero di Left parlerò di questo: "Allarme son rossobruni". Vi spiego chi sono, e cosa pensano, gli emuli di Diego Fusaro».
Come si spiega questo livore? Questo mentire sapendo di mentire? Come scrivevamo a giugno:
«Si vuole stroncare sul nascere che sorga una sinistra patriottica. In quest'ottica si deve sputtanare Stefano Fassina il quale, a torto o a ragione, viene visto come il possibile perno o simbolo di una sinistra patriottica e costituzionale, e quindi lo si minaccia che deve rigare dritto».
Siamo, siccome il provocatore parla a nuora affinché suocera intenda, preoccupati? Per niente! Questi attacchi sono sintomo di uno stato di disperazione profonda causata, sia dal profondissimo e irrecuperabile distacco con il proletariato, sia dall'incapacità di elaborare questo lutto. Noi, d'altra parte, ci sentiamo più di ieri come pesci nell'acqua.


*  *  *

Segnaliamo i precedenti articoli in cui abbiamo denunciato la provocatoria campagna sul "rossobrunismo":

12 APRILE: "OMBRE NERE" O OMBRE BIANCHE?
IL GOVERNO ROSSOBRUNO 
PRONTO? E' IL POTERE CHE PARLA

martedì 24 luglio 2018

CHI SALVERÀ I ROSABRUNI? di Piemme

[ 24 luglio 2018 ]

Certa stampa liberal-liberista (gruppo Espresso-Repubblica in testa) da un po' di tempo ha ripreso a gridare contro l'allarme del pericolo "rossobruno". Essa allude ad inesistente blocco politico tra frange di estrema sinistra ed estrema destra, ove il collante del blocco sarebbe rappresentato da comuni velleità sovraniste e anti-europeiste.

L'allarme è stato raccolto da pezzi alla deriva  della sinistra radicale — i rossobrutti sono stati a giusto titolo chiamati — i quali, in comune con le élite liberiste, hanno la stessa idiosincrasia per lo Stato nazione. Non si tratta ancora di un blocco politico vero e proprio, ma rischia di diventarlo. Possiamo comunque dare un nome a questo blocco incipiente ROSABRUNISMO.

Perno di questo amalgama ROSABRUNO è senza dubbio il Pd.

Le truppe parlamentari del PD sono in prima linea nella guerra contro pur timido "decreto dignità". 670 emendamenti tra cui quello che sopprime l'articolo che aumenta del 50% l'indennizzo in caso di licenziamento ritenuto illegittimo. 
Un emendamento, quest'ultimo, che la dice lunga sul livello di liberismo del Pd nonché sul disprezzo verso gli interessi e i bisogni di milioni di lavoratori.

Si spiega così come mai M5S e Lega veleggino nei consensi al 60% e l'inquietudine tra giornalisti, intellettuali e maître à penser della classe dominante. La vera e propria afflizione è ben espressa da un editoriale di Antonio Polito sul CORRIERE DELLA SERA di oggi.
Cosa dice il Polito?
«Con questi dirigenti non vinceremo mai». Dov’è finito Nanni Moretti? Avrebbe ancor più ragione oggi, a lanciare l’ urlo che scosse il centrosinistra nel 2002. Ma anche lui si è ritirato a vita privata. Ormai del Pd non importa quasi più a nessuno: è un corpo esangue, il renzismo l’ha prosciugato di tutte le sue forze, si è trasfuso tutta la sua linfa vitale. Come negli amori di Ovidio, i democratici non possono più vivere con Renzi, ma neanche senza. Forza Italia sta messa, se possibile, anche peggio. Con quel partito neanche Berlusconi vincerà mai più.Che nel Paese non c'è più opposizione e che, quindi, bontà sua, la "democrazia è bloccata". (...) Una situazione di democrazia bloccata che alla lunga presenta pericoli anche per l’ordine liberale..».

Lasciamo stare, per carità di patria, l'allarme per i pericoli che correrebbe "l'ordine liberale".
Vediamo cosa scrive subito dopo:

«Non si può escludere perciò che prima o poi (per esempio a novembre, con la legge di Bilancio) la gloriosa macchina da guerra giallo-verde incontri il suo vero e unico nemico: il vincolo esterno, quel limite che non si può superare senza recare un danno grave all’Italia nel suo complesso, e per molti anni a venire».

Ecco dunque confessate le recondite speranze dell'élite. Siccome non c'è più partita nel paese tra élite liberiste e "populisti", ci si affida all'Unione europea ed anzitutto ai guardiani teutonici del vincolo esterno, affinché l'Italia venga rimessa in riga e le sue pulsioni sovraniste punite e spazzate via.

Indovinate un po' da che parte dovremo stare?








lunedì 25 giugno 2018

PRONTO? È IL POTERE CHE PARLA

[ 25 giugno 2018]


Nella foto accanto due notizie apparse sui due organi supremi dell'élite, il corriere della sera e la repubblica. Una sincronica divisione dei compiti.  

Il Corriere di sabato scorso ci informa che ci sarebbe, in seno al M5s, una fronda pronta nei prossimi mesi a fare il salto della quaglia, ad allearsi col Pd. Senza pudore si fa  il nome di Fico come capobastone.

Ieri è stata la volta de la repubblica con un articolo del ROSSOBRUTTO alias Matteo Pucciarelli [nella foto]. 

L'accusa è esplicita: i "sovranisti di sinistra", in quanto non si sono intruppati nell'esercito della salvezza anti-M5s-Lega, sarebbero dei rossobruni, ovvero in sodalizio coi fascisti. Non è solo l'ennesima conferma che questo sarà il leit motiv della campagna di satanizzazione contro la sinistra che non regge il moccolo all'élite neoliberista ed europeista —che resta dominante anche se non sta al governo.

C'è qualcosa di più, e di più inquietante. L'articolo consiste in un vero e proprio dossieraggio, con nomi e cognomi dei presunti rossobruni e tanto di foto. [vedi sotto]

CLICCA PER INGRANDIRE
Un'operazione indegna, un salto di qualità di sapore spionistico e in stile nazista: “Se dici

una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà". (J. Goebbels)
Chi siano le persone tirate in ballo è presto detto. Sorvoliamo su Diego Fusaro il quale, ahinoi, sembra aver scelto il ruolo di utile idiota per avvalorare l'accusa. Si tirano in ballo Fausto Sorini, Bruno Steri e Stefano Fassina
.

Ci sono i termini della diffamazione — 595 Codice Penale: chi offende l'altrui reputazione, è punito [c.p. 598] con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.

Non sappiamo se i compagni diffamati adiranno alle vie legali. Una cosa (dato che questa campagna di satanizzazione proseguirà e che arriverà anche da queste parti) vogliamo dirla chiara ai sicofanti* ed ai loro pupari: ove fossimo tirati in ballo andremo ad esporre denuncia in ogni Procura e difenderemo il nostro onore di antifascisti in ogni sede e con ogni mezzo.

Mentre esprimiamo la nostra piena solidarietà a Fausto Sorini, Bruno Steri e Stefano Fassina, segnaliamo che c'è un'intelligence dietro a questo attacco —il primo venne portato proprio da il manifesto [vedi sotto] e poi da Micromega. ** 

Si vuole stroncare sul nascere che sorga una sinistra patriottica. In quest'ottica si deve sputtanare Stefano Fassina il quale, a torto o a ragione, viene visto come il possibile perno o simbolo di una sinistra patriottica e costituzionale, e quindi lo si minaccia che deve rigare dritto. E sempre in quest'ottica, proprio per rendere plausibile la campagna di demonizzazione della sinistra patriottica, per isolarla e ostracizzarla, Lorsignori hanno vitale bisogno di arruolare nella loro santa alleanza l'estrema sinistra. I segnali che questa caschi con tutti e due i piedi nella trappola purtroppo ci sono.
Segnaliamo alcuni precedenti articoli in cui abbiamo denunciato la campagna sul rossobrunismo:

12 APRILE: "OMBRE NERE" O OMBRE BIANCHE?
LO SPAURACCHIO DEL ROSSOBRUNISMO


* SICOFANTE. - Il sistema accusatorio, vigente in Atene e nelle città greche a regime libero, per il quale non si procedeva contro il delinquente se non vi era un accusatore, aveva favorito il sorgere di una classe di professionisti, ristretta, malvista, ma pericolosa. Il nome stesso è spregiativo, e nell'uso comune è adoperato nel senso di "calunniatore"; un'antica etimologia, da accogliere con prudenza, dava alla parola il senso originario di "denunziatore di fichi" (σῦκον "fico"; ϕαίνω "denuncio"), cioè di chi esportasse di contrabbando i fichi dall'Attica.

«Infine, inquietante è l'attuale indulgenza verso i fascio-stellati da parte di qualche politico formalmente di sinistra. In un'intervista rilasciata al manifesto il 17 febbraio(in realtà il 17 maggio, ndr),Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, il quale non disdegna la frequentazione di rosso-bruni, ammette che, sì, "non è il governo che sognavamo", ma "chi li attacca oggi è per lo più per la conservazione". E più avanti, con lessico alquanto ambiguo, depreca "la deriva cosmopolita di parte della sinistra, che considera una parolaccia l'interesse nazionale"

giovedì 21 giugno 2018

IL "GOVERNO ROSSOBRUNO" di Sandokan

[ 20 giugno 2018 ]

Diceva Michele in Palombella Rossa:  «Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti»! Prima legge della politica rivoluzionaria: individuare il nemico principale e colpirlo. Seconda legge: mai usare il suo linguaggio, i suoi concetti e le sue categorie. Terza legge: mai accettare la sua agenda e il suo ordine di priorità.

Altri, su questo blog, hanno trattato della leggenda metropolitana del "rossubrunismo" e ne hanno ricostruito la genesi.
Si disse che quella del "rossobrunismo" sarebbe «una insidiosa volgarizzazione politica... uno spauracchio costruito ad arte da ben identificati settori dell'intellighentia italiana (in combutta con l'intelligence atlantista) ... allo scopo di «isolare quei movimenti rivoluzionari di sinistra che essi ritenevano pericolosi».
Epiteto, insomma, con cui si bollano frange radicali gruppuscolari. 

Per primo fu Pasquinelli a segnalare l'avvenuto salto di qualità nella campagna di satanizzazione del nemico da parte dell'élite neoliberista. Solo due giorni dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 (che segnò la fine di Renzi e seminò il timor panico tra quelli che stanno sopra) Massimiliano Panarari, in bella evidenza su LA STAMPA, bollò di "rossobrunismo" niente meno che Beppe Grillo.
Su questo medesimo solco tocca ora, non a questo o quel gruppuscolo, e nemmeno a questo o quel leader politico: "rossobruno" sarebbe il governo M5s-Lega. 
Era il 28 maggio, il governo Conte non si era nemmeno insediato che sul sito LINKIESTA si poteva leggere questo titolone: 
«Perché la chiamate maggioranza giallo-verde, quando è chiaramente rosso-bruna? La novità di questa alleanza Lega-M5s ci spiazza».
L'anatema era lanciato, ma non nel senso che gli antichi greci attribuivano a questo concetto — per essi si trattava di offerta votiva alla divinità, deposta nel suo tempio e perciò a lei sacra —, bensì nel significato attribuitogli dalle antiche comunità cristiane, ovvero una scomunica solennemente lanciata contro eretici e scismatici.

L'anatema poteva sembrare una butade, buttato lì a casaccio, tanto per fare colpo sul lettore, invece...

Invece è stato raccolto, niente-popò-di-meno, da uno dei massimi sacerdoti del culto liberale, Ernesto Galli Della Loggia. In un editoriale del 18 giugno sul CORRIERE DELLA SERA, dopo un melenso panegirico sulle minacce che incombono sulle "fragili democrazie europee", così il Nostro (Nomen Omen) conclude:
«Tornano dunque i demoni della sua antica vicenda che nel terribile primo quarantennio del Novecento già concorsero una volta a segnare il fallimento della democrazia nel continente; gli orgogli e i puntigli nazionali, le tentazioni etniciste, la facile permeabilità alla demagogia delle masse, l’antiparlamentarismo, il disdegno per la politica e per i partiti. Tornano il mito del complotto permanente dell’«alta finanza», l’attenzione esasperata per la «purezza» e la «natura» oggi riproposti in versione ecologica, e poi un certo disprezzo di principio per le istituzioni internazionali (dal Fondo Monetario all’Oms, all’Unione Europea), la confusione intellettuale dei ceti medi, infine la protesta contro le ingiustizie del mercato ma intesa perlopiù come protesta contro la globalizzazione. Come si vede, demoni declinabili sia in una direzione di destra che di sinistra (anche il governo Di Maio-Salvini è a suo modo un governo rosso-nero): non a caso proprio come avvenne un tempo, all’epoca del fallimento della democrazia nel nostro continente. Certo, ci possiamo consolare pensando che la storia non si ripete mai due volte. Ma non è scritto da nessuna parte che dopo il male non possa venire il peggio».
Ergo: l'anatema dei ROSSOBRUTTI, quello di "rossobrunismo" lanciato contro il governo, uscito dagli anfratti del web, è stato consacrato in quello che viene considerato il tempio, il santuario del liberalismo italiano.

Abbiamo la prova che l'élite liberista, contro il governo giallo-verde, va disponendo le proprie truppe in assetto di guerra. E alla guerra il governo deve prepararsi e attrezzarsi, se non vorrà essere travolto. A questo giro Lorsignori non faranno prigionieri: o i giallo-verdi capitoleranno (alla Tsipras per capirci) oppure verranno annientati. E se riusciranno ad annientarli (come venne anticipato da questo blog) la troika piomberà sull'Italia.
L'Italia vista dai ROSSOBRUTTI

Sì, proprio la troika, non un governicchio di "larghe intese" (che la maggioranza l'han persa e non la riotterranno mai più).

Un pensiero corre infine alle residuali forze  "antagoniste" di sinistra. Esse, pensano di risorgere ricavandosi una nicchia nel campo liberale, rischiano di diventare truppe cammellate e ausiliarie dell'élite (ancora) dominante. Non troveranno la resurrezione ma il loro sepolcro. Fanno fuoco e fiamme contro questo governo, fanno anzi a gara con l'élite a chi ce l'ha più lungo, ovvero a chi usale invettive più pesanti, a chi lancia maledizioni davvero definitive.

Diceva Michele in Palombella Rossa:«Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti»! Prima legge della politica rivoluzionaria: individuare il nemico principale e colpirlo. Seconda legge: mai usare il suo linguaggio, i suoi concetti e le sue categorie. Terza legge: mai accettare la sua agenda e il suo ordine di priorità.

mercoledì 11 aprile 2018

UN LAVORO DA SBIRRI di Sandokan

[ 11 aprile 2018 ]

DOSSIERAGGIO INFAME

Ci aveva pensato già Moreno Pasquinelli su questo blog a mettere in chiaro che quella del rossobrunismo, oltre ad essere « una insidiosa volgarizzazione politica», era «uno spauracchio costruito ad arte da ben identificati settori dell'intellighentia italiana (in combutta con l'intelligence atlantista)», allo scopo di «isolare quei movimenti rivoluzionari di sinistra che essi ritenevano pericolosi». 

Il fatto che la gran parte delle vittime della psicosi del rossobunismo si trovino a sinistra,  per la precisione negli ambiti della "sinistra radicale, trattiene il Pasquinelli (che da quel mondo viene) dal dirla tutta. 

Mi chiedo: a sinistra sono tutti allocchi? Non ci credo. Credo, al contrario, che chi ispira e alimenta la psicosi del rossubrunismo sia sul libro paga di qualche settore dei servizi segreti atlantisti preposti alla intossicazione (degli allocchi) e al depistaggio strategico.

Questo sospetto mi è venuto leggendo la pagina del Gruppo Facebook "COMUNISTI SI, FASCIOLEGHISTI, ROSSOBRUNI E CONFUSI NO" animato da tal Rolando Dubini. Non so se sia uno che sicofante c'è o ci fa. Mi dicono che si tratta di un pittoresco avvocato "comunista" milanese —guardate (è il tipo a destra nella foto) come ama agghindarsi —, promotore seriale di iniziative in difesa del Donbass (difesa sacrosanta, ma Dubini sa benissimo che ciò facendo si trova in compagnia del 90% dei fascisti italiani ed europei)

Ebbene, questo gruppo di psicotici non ha trovato di meglio che fare opera di informazione, dossieraggio e killeraggio sul ... rossobrunismo. Sono rimasto basito nel leggere quanto scrive questo  Dubini.
«Il Rossobrunismo, rettamente inteso, non è un anatema ma un fatto politico inconfutabile descritto con efficacia da Valerio Evangelisti, Claudia Cernigoi, Saverio Ferrari. Peraltro usato a volte a sproposito da difensori della Unione Europea, della Nato o di Trotsky contro alcuni loro avversari politici. Questo gruppo antifascista, antimperialista, antirazzista ed ispirato ai valori del socialismo marxista vuole lanciare l'allarme su di una generazione di fascisti che mimetizzano con grande abilità i loro valori reazionari sotto una patina antimperialista, e socialista (ma nazionalista e xenofoba, quindi nazionalsocialisti). Dio, Nazione, Famiglia, sono in realtà i valori fascisti di fondo che li muovono, nonchè un malcelato razzismo e una volontà di discriminazione delle minoranze etniche e sessuali e di chi non è cristiano, un disprezzo sistematico per le organizzazioni tradizionali del movimento operaio e dei Partigiani, e una valorizzazione di pensatori reazionari e fascisti, in ogni paese del mondo. Ad esempio il loro ideologo Fusaro ama Julius Evola, un altro ideologo come Borgognone adora Dugin, un misconosciuto personaggio che si autodefinisce "fascista rosso". Operano con continuità su internet, e sono collegati a livello internazionale. Non di rado comunque frequentano sedi e organizzano iniziative con i fascisti più tradizionalisti e beceri tipo Forza Nuova e Casapound. Usano una miriade di sigle, tutte da scovare e decifrare. ROSSOBRUNI sono coloro che usano argomentazioni apparentemente sociali e antimperialiste per portare avanti in realtà posizioni xenofobe e razziste mascherate, e dicono che il fascismo non esiste più e l'antifascismo è inutile. il loro padre spirituale è Bombacci. Claudia Cernigoi e Valerio Evangelisti hanno scritto ottimi saggi. Fusaro è il loro teorico. Sono fascisti camuffati. Avversano buonisti, sinistrati, riprendendo la propaganda fascista contro il pietismo».
Fosse per queste perle  — un concentrato di analfabetismo politico e  di scemenze teoriche — sarebbe da lasciar perdere come questione neouropsichiatrica. 

Perché (invece) sospetto che ci sia del marcio in Danimarca? Perché dubito che si tratti solo di psicotici disonesti? Perché questi sicofanti, si sono presi la briga, allo scopo di sostenere le loro calunnie, di lavorare alacremente ed alla fine stendere un elenco (rigorosamente in ordine alfabetico) dettagliato di gruppi, movimenti e associazioniche secondo loro sarebbero rossobrunisti



Una perfida lista-paccottiglia — nella quale ficcano diabolicamente, in mezzo alla merda, questo blog e l'organizzazione che lo anima — talmente sterminata che un lettore che non abbia contezza di chi c'è dietro e del per chi lavora, potrebbe pensare che l'Italia sia infestata davvero da uno sciame di rossobruni.

Leggere per credere.

«Lista pagine Facebook e siti di propaganda "rosso" bruna (ovvero nazional-identitari variamente camuffati da " comunisti", "stalinisti", "socialisti nazionali", "sinistra nazionale" che usano la geopolitica contro i diritti civili e umani, a partire da quelli dei migranti e propongono un socialismo da camicie brune). Lista inizialmente compilata dal Compagno Davide. Patria del ribelle non è rossobruna, ma uno dei loro leader Andrea "Perno" Salutari nega sbagliando di brutto il problema del rossobrunismo. Nella lista di Davide c'era anche l'Antidiplomatico che avevo rimosso perche' pensavo non fosse rossobruno. Ma dopo aver visto non solo i post di Omar Minniti ma anche altri contro i migranti e il presidente INPS Boeri, entra nella lista a pieno titolo. Pecora Rossa non sembrava un blog rossobruno, ma ha pubblicato un articolo fascistoide contro lo ius soli.

Aggiungerei Riscossa Italiana, che ha inglobato purtroppo anche chi rossobruno non è.
Alessandracolla (sito personale antispecista, ma non antifascista...) 
All’Insegna del Veltro, 
Anteo Edizioni, 
Arianna Editrice, 
Aurora - Sito d'informazione Internationalista (sic!), 
Autonomi Nazionalisti, 
Azione Culturale, 
Britney National Party (semisatirico, ma veicolante il neofascismo “rosso”-bruno), 
Campo Antimperialista, 
Come Don Chisciotte (si veda https://comedonchisciotte.org/ius-soli-e-il-rischio-sudafrica/ contro lo ius soli) 
Comitato centrale per la difesa dell'ortodossia, 
Comunismo e Comunità, 
Dare contro a S&P senza cognizione di causa (satira apologetica di Stato e Potenza). Di sinistra e antirazzista ma contro l'invasione straniera.
Eurasia - Rivista di Studi Geopolitici, 
Fronte del Popolo (xenofobi, e riciclati di Azione Identitaria sotto mentite spoglie), 
Fronte Europeo per la Siria, 
Fronte Sovranista Italiano (ex Associazione Riconquistare la Sovranità), 
Giano Bifronte, 
Gioventù Comunista Italiana (pagina Facebook), 
Giù le mani dalla Corea Socialista (da non confondere con Giù le mani dalla Corea del Nord, gruppo antirossobruno), 
Il Brigante, 
Il Male necessario, 
Il Mondo Nuovo, 
Il Resto del Siclo, 
Il Ribelle, 
Il RossoBruno, 
Il Sofista, 
Iperbole, 
La Daga d'inchiostro, 
L'Antidiplomatico, 
La Via Culturale (ex La Via culturale al Socialismo), 
Linkiesta, 
L'Olandese Volante, 
Lo Zio di Christian De Sica, 
Nazional-Anarchismo, 
Nazione Eurasia, 
Nemici del sistema, 
Non ci sono uomini di destra o di sinistra, c'è il Sistema e i suoi nemici, 
Oltre la Linea, 
Orion Libri, 
Orion Rivista, 
Palaestina Felix, 
Pastorizia e Perestrojka, 
Pantheon, 
Patria - Bollettino socialista, 
Pauper Class, 
Premio Goebbels per la disinformazione, 
Programma 101, 
Resistenza Nazionale, 
Resistere, Resistere, Resistere - Zarcoweb, 
Repubblica Araba di Siria, 
Rinascita - Quotidiano di Sinistra Nazionale, 
Rossobruno, 
Saveryø Tœmmasy (satira da destra sul giornalista Saverio Tommasi), 
Scintilla Rossa (da non confondersi con i compagni di scintillarossa ), di Roberto Valle piano da Ventimiglia, 
Sito Aurora, 
Socialismo e Liberazione, 
Socialismo Nazionale, 
Socialismo Patriottico - Stato e Potenza, 
Sollevazione - Movimento Popolare di Liberazione».

Quel che mi viene in mente, oltre a consigliare alle vittime della satanizzazione di passare alle carte bollate, è una massima che mi era rimasta impressa ed avevo letta proprio su questo blog: "Tagliate le teste ai vostri nemici, ma non per avere nemici senza teste, solo per scoprire quanto esse siano vuote". Poi, sapete com'è, per essere confermate, tutte le regole hanno l'eccezione. Ci sono casi che le teste vanno tagliate davvero...


giovedì 8 dicembre 2016

LO SPAURACCHIO DEL ROSSOBRUNISMO di Moreno Pasquinelli

[ 9 dicembre ]

Il quotidiano LA STAMPA, tra i diversi organi di regime, è quello che picchia più duro contro il Movimento 5 Stelle — le spocchiose élite torinesi non hanno ancora digerito l'espugnazione della loro roccaforte.

Un siluro è sparato anche nell'edizione del 6 dicembre, sia cartacea che elettronica. Il titolo è roboante: "Così Grillo spinge i 5 Stelle a destra". Citando presunte gole profonde si insinua che Beppe Grillo starebbe pensando ad un governo M5S-Lega-Forza Italia (embé?). In verità tutto dipana una deduzione: Grillo avrebbe scoperto che i nuovi poveri prodotti dalla crisi votano per le destre, vedi Brexit e Trump; dunque giusto allearsi con le destre. Al netto della fuffa scandalistica, siamo alle prese con la solita litania anti-populista. Tuttavia LA STAMPA è andata giù più pesante.

Prendendo spunto dal comizio conclusivo della campagna referendaria svolto da Beppe Grillo a Torino la sera del 2 dicembre, su LA STAMPA del 4 dicembre [Beppe Grillo e la mistica della sconfitta], tal Massimiliano Panarari, snocciola erudite quanto capziose considerazioni teoriche per poi sferrare il fendente: grillismo come rossobrunismo.

Il pretesto dal quale Panarari prende le mosse è che Beppe Grillo a Torino, dando per scontata la vittoria del Sì al referendum, ha tra le altre cose affermato: "dobbiamo abituarci a essere perdenti contro il mondo". Da questa frasetta —che, detto en passant dimostra quanto anche Grillo fosse andato anch'egli nel panico, cadendo vittima degli incantesimi renziani, quindi quanto fosse lontano dal comune sentire popolare—Panarari deduce che nel Movimento 5 Stelle c'è:
«... l'epica evocazione della sconfitta. La mistica della battaglia perduta affonda le proprie radici in una vasta tradizione politica antidemocratica, ed è una tipica issue simbolica di confine tra il radicalismo di destra e un certo radicalismo di sinistra, che da qualche tempo si vedono miscelati nel fenomeno del "rossobrunismo". Si pensi alla ricerca della "bella morte" dei repubblichini di Salò, all'esaltazione del suicidio rituale di una certa cultura di destra giapponese (che aveva tra i suoi portabandiera lo scrittore Yukio Mishima), ma anche alla mitologia nazionalista di Slobodan Milosevic».
Il Panarari —prima di concludere con un patetico inno alla "base illuministica, empirica e incrementale (sic!) del liberalismo"— è addirittura più preciso, sostiene con sicumera che nel Movimento confluiscono di certo diversi filoni ma quello principale sarebbe
«... l'irrazionalismo delle destre radicali novecentesche... lo sconfittismo eroico, l'idea della lotta solitaria e intrepida (intrisa di superomismo) contro nemici potentissimi e soverchianti (tra cui i famigerati, e non ben precisati "poteri forti" e la finanza); il sovranismo; e l'avversione per la tecnica... un apocalittismo proprio della destra reazionaria».
Troppa grazia Sant'Antonio, verrebbe da dire.
Non sappiamo se Grillo abbia letto questo giudizio ontologico, se lo ha fatto di sicuro avrà risposto con una fragorosa pernacchia, più precisamente con il consueto belin, vaffanculo!
infami vignette sinistrate...

Ma ammettiamo pure che le cose stiano come sostiene Panarari: dove starebbe, entro il contesto concettuale da lui artatamente tracciato, la parte di codice genetico ascrivibile ad una sinistra radicale? Prendendo per buoni il suo metodo analitico, i segni distintivi che ascrive al M5S, si dovrebbe concludere che quest'ultimo sarebbe la reincarnazione postmoderna pura e semplice di certo fascismo mistico ed esoterico. Il rosso infatti è semplicemente assente, oltre l'aria fritta resta solo un nero profondo. Panarari parrebbe in perfetta sintonia con le farneticazioni di certe sette comuniste per cui il grillismo è solo una riedizione del fascismo —vedi: PCL: Movimento 5 Stelle e fascismo.

Il fatto che vorrei segnalare non è tanto che questa descrizione del complesso fenomeno del "grillismo" è fasulla, miserabile. Ciò che vorrei rimarcare è che con il ricorso al topos del rossobrunismo siamo in presenza di un vero e proprio salto di qualità nella maniera con cui le élite sistemiche rappresentano i loro avversari.

Fino ad oggi queste élite "politicamente corrette" hanno lanciato, contro tutti i nuovi movimenti antioligarchici, l'anatema del "populismo." Dimostratisi inefficaci la scomunica ed i relativi esorcismi, i pennivendoli borghesi rincarano la dose, radicalizzano l'accusa: dal "populismo" siamo già passati al "rossobrunismo". Potremmo dirla in questo modo: dalla satanizzazione del nemico alla sua hitlerizzazione.

Il salto è evidente, non fosse per il bersaglio grosso (Beppe Grillo ed il suo movimento) contro cui l'accusa di rossobrunismo è lanciata. Fino a ieri, infatti, essa è stata utilizzata come un marchio d'infamia con cui le élite bollavano alcuni gruppi, sia della sinistra antimperialista che della destra nazionalista che in comune nulla avevano se non considerare l'Impero americano come nemico principale. Eri contro l'ideologia americanista? Difendevi la resistenza dei popoli e delle diverse civiltà contro l'occidentalizzazione? Tanto bastava per beccarti l'accusa di essere rossobruno.

Qui non si tratta soltanto che un cattedratico, al netto dell'ostentata erudizione, si palesa come un falsario, un professionista dell'intossicazione politica. Qui siamo davanti all'avvisaglia di quello che sarà lo spartito che suonerà l'orchestra di regime d'ora in avanti. Segno del panico che serpeggia tra le élite, del timore di essere spazzate via. Più questo momento si avvicina più essi daranno fondo a tutto il repertorio di scomuniche, di ingiurie e calunnie —senza escludere che le armi della critica possano precedere la critica delle armi.

Ma cos'è, al di là delle piroette speculative di Panarari, il rossobrunismo? Il Nostro non lo spiega, stabilendo una sbrigativa equipollenza col fascismo. Non è così.

Tagliando con l'accetta si potrebbe dire che esso è il segno distintivo di quelle correnti ideologiche che teorizzano l'alleanza, il fronte comune, tra i comunisti e una peculiare destra nazionalista contro il comune nemico del capitalismo globale finanziarizzato che vede negli USA il gendarme supremo. Su quali principi, secondo i rossobruni, questa alleanza dovrebbe costituirsi? Sul trinomio: anticapitalismo, nazionalismo e socialismo. Alleanza dove la corrente rossobruna si porrebbe come la cerniera politica tra i due poli del fronte immaginario—nulla a che vedere, quindi, con il fascismo mistico ed esoterico di cui parla a vanvera il Panarari.

Il discorso sulla genesi storica del "rossobrunismo" si farebbe lungo, e questa non è la sede per ricostruirla nei dettagli. Ma qualche riga va spesa e la metto in nota. [1]
nazional-bolscevichi russi

Qui basti dire, per stare alla cronaca recente, che i rossobrunismo,  oltre ad essere una insidiosa volgarizzazione politica, si è rivelato uno spauracchio costruito ad arte da ben identificati settori dell'intellighentia italiana (in combutta con l'intelligence nostrana), ripresi quindi dalla stampa di regime, anzitutto per isolare quei movimenti rivoluzionari di sinistra che essi ritenevano pericolosi. 

Non c'è stata traccia in nessun paese d'Europa, tantomeno in Italia, di un'alleanza tra formazioni comuniste e neofasciste. Per la precisione: non c'è mai stata nemmeno alcuna convergenza, per quanto tattica,  tra gruppi della sinistra comunista e antimperialista ed i rossobruni (nazional-comunisti, eurasisti, ecc). Il fatto è che lo spaventapasseri del rossobrunismo, prima è stato agitato dalle grandi testate giornalistiche neoliberiste, poi è stato raccolto dalla gran parte dei passeri di sinistra, quelli "antagonisti" compresi, per colpire e isolare, non senza bassezza morale, la sinistra antimperialista.

Questo sodalizio tra élite neoliberiste e sinistra "antagonista" è carsico, scompare e riappare, a seconda del contesto politico. Oggi, ad esempio, l'etichetta rossobruna viene appiccicata indistintamente a tutti coloro che hanno condannato le cosiddette "rivoluzioni colorate", a quelli che sostengono la legittima rivolta nel Donbass contro il regime Kiev —il caso della scomunica di certa sinistra "antagonista" verso la Banda Bassotti ha addirittura dello scandaloso.

Rossobruni sono quindi bollati tutti coloro che oltre ad essere contro la NATO sostengono le ragioni della Russia e Putin. E' vero che la maggior parte dei gruppi neofascisti europei, come pure di certe destre nazionaliste, si dichiara filorussa e anti-islamica (vedi l'inchiesta che abbiamo pubblicato). Ed è vero che sono molti i gruppi di sinistra schierati sullo stesso fronte. Ma non solo non c'è alcuna alleanza trasversale tra essi; i gruppuscoli rossobruni sono  del tutto insignificanti. Sarà utile segnalare che il solo paese dove i rossobruni o nazional-bolscevichi hanno una effettiva consistenza è la Russia ma, guarda caso, essendo ferocemente antiputiniani, sono stati messi fuorilegge. Parliamo tra l'altro della corrente di Eduard Limonov, che prima di riavvicinarsi al governo di Mosca ha passato molti anni nelle carceri di Putin. 

Ciò che dimostra non solo quanto aleatoria sia la categoria del rossobrunismo; dimostra come essa sia solo un'arma ideologica delle élite dominanti per hitlerizzare certi suoi nemici.
Eduard Limonov

Alle vittime della paranoia rossobruna vale la pena ricordare quando lo spauracchio del rossobrunismo venne per la prima volta utilizzato. Si era alla metà degli anni '90, mentre infuriava la guerra civile in Iugoslavia, quella carneficina che si concluderà nel marzo del 1999 con l'aggressione della NATO — e col pieno coinvolgimento del governo D'Alema. Il campo del neofascismo era diviso: alcuni sostenevano, assieme alla NATO e al Vaticano, il secessionismo croato e bosniaco, altri la Serbia di Milosevic. La stessa divisione attraversava la sinistra.  La stampa ed i media di regime (ovvero filo-NATO), non si limitarono ad una vergognosa campagna di sputtanamento della causa Iugoslava, quindi di Milosevic. Si doveva calunniare chiunque in Italia avesse simpatie per quella causa, chiunque denunciava lo squartamento della Iugoslavia e rifiutava come ipocrita la martellante campagna sui "diritti umani" con cui l'Occidente camuffava le sue spinte guerrafondaie ed espansionistiche. Ecco quindi che fece capolino il teorema rossobruno: chi stava dalla parte dei serbi e col socialista Milosevic, era bollato come sostenitore della "pulizia etnica" dei cetnici di Arkan, Sesely e Karadzic, qualificati come "il male assoluto".
Ma la quesione è: ci fu allora un'alleanza tra neofascisti filo-serbi e comunisti-filo-iugoslavi. No, non ci fu.

Né ci fu quando in Italia la campagna contro il presunto rossobrunismo toccò il suo apice, negli anni 2003-2005, dopo l'invasione anglo-americana dell'Iraq e la eroica resistenza irachena. La campagna di hitlerizzazione non colpì solo i partigiani iracheni, fossero nazionalisti saddamiti o islamisti takfiri—descritti come "tagliagole", "mostri", "belve feroci", quindi equiparati ai nazisti—; prese di mira chiunque in Italia sostenesse come sacrosante le ragioni della RESISTENZA IRACHENA. Il bersaglio fu quindi il Campo Antimperialista, che senza dubbio fu il movimento che con più efficacia, proprio nel cuore dell'Occidente, difese quella Resistenza.


Si potrebbe scrivere un intero libro sulla campagna di calunnie contro il Campo Antimperialista —voluminosa quante altre mai solo la rassegna stampa di quella valanga di calunnie che che preparò gli arresti di mezzo gruppo dirigente nell'aprile 2004. 

Basti dire che dal settembre 2003 (contestualmente al campo estivo di Assisi che oltre a lanciare la campagna "Dieci euro per la Resistenza irachena" promosse la manifestazione nazionale del 13 dicembre successivo), e per due anni consecutivi, il Campo Antimperialista fu la principale vittima di una martellante campagna di hitlerizzazione, ed il topos fu appunto quello del rossobrunismo. L'insinuazione, la scandalosa imputazione, fu che il Campo era il crocevia, il luogo del connubio politico di comunisti rivoluzionari e fascisti. Anzi, per la precisione, il rossobrunismo venne declinato come "alleanza nazi-islamo-comunista". 
Assisi, settembre 2003: uno dei forum al Campo Antimperialista

Era vero? No, era completamente falso!
Fu il sicofante Magdi Allam, con un editoriale del settembre 2003, a coniare questo brand, questo marchio d'infamia. Venne poi raccolto da tutti i media, carta stampata, Tv, radio e ovviamente web —proprio tutti, compresi quelli di sinistra. La campagna di intossicazione, tesa a liquidare il movimento di appoggio alla resistenza irachena, fu sistematica, scientifica, devastante. Che ci fosse dietro la centrale di disinformazione strategica dell'intelligence italiana (ufficio ubicato in via Nazionale in Roma) di Pollari e Pio Pompa lo dimostreranno i fatti, tra cui clamorosi processi e inchieste. Il giornalista al loro servizio e che allora guidava la crociata mediatica contro gli antimperialisti qualificandoli come rossobruni era Renato Farina, poi smascherato come agente dei servizi segreti "Betulla".

In conclusione provo a ricapitolare:

(1) Il nazional-bolscevismo o nazional-comunismo (volgarmente rossobrunismo) è sempre stata una corrente politica marginale e irrilevante, anche in Germania, dove nacque. Oggi sopravvive solo in Russia, con addentellati in Donbass e nelle aree russofone di paesi come Ucraina, Lituania, Estonia, Lettonia, Bielorussia, ecc. 
(2) Ma proprio il peculiare caso russo, mostra che la costellazione nazional-comunista è divisa, anzi spaccata: tra chi sta con Putin e chi contro. La comune rivendicazione della tradizione nazionalista cristiano-ortodossa (il mito della "terza Roma") e grande-russa, sia zarista che staliniana, non è sufficiente a tenere uniti i nazional-comunisti. 
(3) Se riemergerà in Occidente il nazional-comunismo potrebbe essere nella forma del mito eurasista o eurasiatico, che postula un impero dall'Atlantico a Vladivostok sotto egemonia russa.
(4) Non ha mai visto luce, in nessun paese occidentale, quanto auspicato dalle sette nazional-comuniste, cioè una alleanza tra forze della sinistra comunista e gruppi fascisti. Non accadde nemmeno nella Germania di Weimar, a dispetto di certi pennivendoli e storici liberali da strapazzo: è vero che il KPD considerava (grave errore) la socialdemocrazia socialfascista, quindi nemico principale, ma non ci fu mai alcun fronte coi nazisti. Centinaia furono anzi i militanti comunisti morti per avere contrastato l'ascesa del nazismo.
(5) Per quanto sia evidente che coloro che utilizzano la pecetta del rossobrunismo siano dei somari che non sanno di cosa parlano, va sempre ricordato che essa è stata usata come un marchio d'infamia per isolare e poi punire la sinistra antimperialista che ha difeso con coerenza le resistenze nazionali contro le aggressioni NATO e americane. Marchio del tutto simile a quello di "antisemitismo" usato dal potere contro chiunque condanni il sionismo.
(6) L'articolo del signor Panarari conferma che i poteri globalisti dispongono di una simbolica quanto tossica tassonomia per bollare con marchio d'infamia i loro nemici. 
Ecco la loro classificazione demonologica:  
- sostieni le resistenze antimperialiste? Sei un potenziale terrorista
- denunci il carattere sionista e razzista dello stato israeliano? Sei antisemita
- sei contro le élite dominanti: sei populista
- sei contro l'Unione europea per la sovranità popolare e nazionale: sei un rossobruno!

(7) Più si avvicina il momento della fine dell'Unione europea più le élite dominanti intensificheranno la loro campagna di avvelenamento ideologico. Per rendere più efficace la mostrizzazione dei nemici Lorsignori metteranno l'elmetto a tutta la mandria di trombettieri (già attivi o in sonno) preferibilmente con immacolato pedigree di sinistra.  E sempre a sinistra Lorsignori attingeranno per arruolare come fanteria ascara i tanti cretini che vi albergano.



NOTE

[1] Questa minoritaria corrente di pensiero, volgarmente bollata come "rossobruna", nacque nella Germania di Weimar, non divenne mai un movimento di massa e si divise in diversi gruppi. Venne alla storia, nei primi anni venti sotto il nome di "nazional-bolscevismo" o "nazional-comunismo". Distingueva quel manipolo dei nazional-bolscevichi la tesi che la Germania, per liberarsi dalla catene di Versailles, si sarebbe dovuta alleare con la Russia bolscevica. Di qui la proposta di un'alleanza tra i comunisti tedeschi e le frange anticapitaliste del nazionalismo germanico —da segnalare che ai primi anni venti il nazismo era solo in gestazione. Vale la pena segnalare chi furono i fondatori di quella corrente.  Paul Eltzbacher era il solo che venisse dalla destra nazionalista. Gli altri esponenti di spicco, Heinrich Laufenberg e Friedrich  Wolffheim erano militanti del Partito Operaio Comunista tedesco (KAPD). Obbligatorio infine ricordare che la maggior parte di questi nazional-bolscevichi, all'avvento del nazismo, passarono tutti alla resistenza e quelli che sopravviveranno alle persecuzioni hitleriane diventeranno tutti cittadini della DDR (Germania orientale).

La personalità più conosciuta del nazional-bolscevismo tedesco è Ernst Niekisch (1889-1967). Insegnante social-democratico (1919-1922), espulso dall'SPD nel 1926 a causa del suo nazionalismo. Prima entrerà in rapporto con un piccolo partito socialista della Sassonia che si convertirà alle sue idee, successivamente animerà la rivista Widerstand (Resistenza) che avrà una certa influenza sulla gioventù di prima del 1933. Il movimento di Niekisch raggruppava persone provenienti tanto dalla sinistra che dalla destra nazionalista. Dopo il 1933, egli si oppose al nazismo e sarà deportato in un campo di concentramento (1937-1945). Dopo il 1945, andò ad insegnare nella DDR. Nel 1953, passerà all'Ovest. Solo uno di questi gruppi nazional-bolscevichi sostenne il nazismo, il Fichte Bund di Kessemaier, con cui non a caso collaborava il belga Jean Thiriart —lo stesso Thiriart che darà vita dopo la seconda guerra al movimento nazional-comunista col nome di Giovane Europa (rete di cui faceva parte in Italia, negli anni '60, il famigerato gruppo bollato come "nazi-maoista" Lotta di Popolo).
I tentativi di Thiriart di dare vita ad un movimento strutturato, antiamericano e filo russo —una variante radicale del cosiddetto eurasismo o euroasiatismo— falliranno tutti miseramente.







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