[ 9 settembre ]
Accanto la Repubblica di ieri
«Questo è un titolo di Repubblica dell’8 settembre 2015. Ed è una tale collezione di assurdità, condita da un tale livello manipolatorio, da meritare l’analisi quasi lettera per lettera.
“Lavorano e fanno figli” è la frase d'apertura. Allude -senza parere- ad una differenza tra i migranti e i cittadini europei: i primi “lavorano”, come se i secondi non lo facessero. In realtà, oltre alla indiscutibile realtà della disoccupazione nei Paesi del Sud Europa (che porta al triste fenomeno della migrazione interna), quel “lavorano” ammicca a ciò che non si può dire: ovvero che gli immigrati sono disponibili a lavorare come schiavi dei caporali al sud e per un pugno di noccioline al nord, e soprattutto non hanno pretese su quei diritti dei lavoratori che ormai fanno parte del DNA degli europei. Insomma, lavorano e basta ed è ciò che serve al capitale.
Inoltre, “fanno figli”. Diventa un merito: essi “fanno figli” a differenza degli europei, e si trascura che in molti casi il calo della natalità europea sia dovuto a politiche economiche insensate che impediscono ai nostri giovani persino di metter su casa, figuriamoci figliare. Ne consegue che le famiglie occorra importarle già fatte, particolarmente gradite quelle di poche pretese che con un piatto di minestra crescono frotte di bambini.
Proseguendo nell’esame di questo interessantissimo titolo, troviamo il “PIL dei migranti”. Ovviamente ci si riferisce al PIL eventualmente prodotto da questi, che sarebbe “una risorsa per finanziare l’Europa”. La frase non ha senso alcuno: i migranti non si presentano portandosi il PIL da casa, né consentono in alcun modo di aumentare un PIL che potrebbe essere ugualmente aumentato assumendo personale locale. Questa frase, del tutto assurda, sembra intendere che in Europa ci sia una carenza di forza lavoro e solo importandola si potrà aumentare la produzione. Sarebbe bello sapere cosa pensano i milioni di disoccupati europei di tali farneticanti asserzioni: probabilmente si sentono un filino presi per il culo.
Siamo solo a metà del titolo, e il bello arriva adesso. “Per salvare le nostre pensioni”: qui la propaganda si fa sfacciata, coinvolgendo quella parte dell’opinione pubblica più indifesa alle manipolazioni. E cioè i pensionati, a cui si comunica che le pensioni sarebbero “da salvare” da chissà quale incombente pericolo, per renderli così disponibili a qualsiasi soluzione. Soluzione rappresentata appunto dai migranti, anzi per l’esattezza da “250 milioni di rifugiati”: l’apoteosi del ridicolo. I “rifugiati” sono principalmente i profughi di guerra, e se si auspica l’arrivo di ben 250 milioni di essi - un numero sbalorditivo - evidentemente in qualche modo bisogna pur produrli: a quante guerre dobbiamo andare incontro per creare tutta questa enorme manodopera a basso costo? Perché di manodopera si tratta, visto che è stata usata la parola “servono”. Ma naturalmente non è così, è semplicemente la solita sostituzione (ultimamente obbligatoria su tutti i media) della parola “immigrati” con “rifugiati”, in spregio a qualunque logica e persino alla lingua italiana.
Qualcuno potrebbe stupirsi dell’uso di decine di righe per esaminare un titolo di sole quattro righe. Ma qui non si tratta di un semplice titolo di giornale: questo è un manifesto politico, la summa degli eventi delle ultime settimane, l’uscita allo scoperto delle intenzioni dei governi riguardo all’immigrazione e al futuro economico del continente, e soprattutto il risultato dell’immensa manipolazione mediatica a cui siamo stati sottoposti. D’altronde, è un progetto dell’ONU che risale a qualche anno fa: l’Europa dovrà accogliere centinaia di milioni di persone come “immigrazione di rimpiazzo” (definizione ONU) per fronteggiare il calo delle nascite.
Per i governi, evidentemente, sovrappopolazione e disoccupazione non sono più un problema: e dove ce n’è per 350 milioni, ne dovrà bastare per 600. La stampa, come sempre, ottempera»...
Accanto la Repubblica di ieri
«Questo è un titolo di Repubblica dell’8 settembre 2015. Ed è una tale collezione di assurdità, condita da un tale livello manipolatorio, da meritare l’analisi quasi lettera per lettera.
“Lavorano e fanno figli” è la frase d'apertura. Allude -senza parere- ad una differenza tra i migranti e i cittadini europei: i primi “lavorano”, come se i secondi non lo facessero. In realtà, oltre alla indiscutibile realtà della disoccupazione nei Paesi del Sud Europa (che porta al triste fenomeno della migrazione interna), quel “lavorano” ammicca a ciò che non si può dire: ovvero che gli immigrati sono disponibili a lavorare come schiavi dei caporali al sud e per un pugno di noccioline al nord, e soprattutto non hanno pretese su quei diritti dei lavoratori che ormai fanno parte del DNA degli europei. Insomma, lavorano e basta ed è ciò che serve al capitale.
Inoltre, “fanno figli”. Diventa un merito: essi “fanno figli” a differenza degli europei, e si trascura che in molti casi il calo della natalità europea sia dovuto a politiche economiche insensate che impediscono ai nostri giovani persino di metter su casa, figuriamoci figliare. Ne consegue che le famiglie occorra importarle già fatte, particolarmente gradite quelle di poche pretese che con un piatto di minestra crescono frotte di bambini.
Proseguendo nell’esame di questo interessantissimo titolo, troviamo il “PIL dei migranti”. Ovviamente ci si riferisce al PIL eventualmente prodotto da questi, che sarebbe “una risorsa per finanziare l’Europa”. La frase non ha senso alcuno: i migranti non si presentano portandosi il PIL da casa, né consentono in alcun modo di aumentare un PIL che potrebbe essere ugualmente aumentato assumendo personale locale. Questa frase, del tutto assurda, sembra intendere che in Europa ci sia una carenza di forza lavoro e solo importandola si potrà aumentare la produzione. Sarebbe bello sapere cosa pensano i milioni di disoccupati europei di tali farneticanti asserzioni: probabilmente si sentono un filino presi per il culo.
Siamo solo a metà del titolo, e il bello arriva adesso. “Per salvare le nostre pensioni”: qui la propaganda si fa sfacciata, coinvolgendo quella parte dell’opinione pubblica più indifesa alle manipolazioni. E cioè i pensionati, a cui si comunica che le pensioni sarebbero “da salvare” da chissà quale incombente pericolo, per renderli così disponibili a qualsiasi soluzione. Soluzione rappresentata appunto dai migranti, anzi per l’esattezza da “250 milioni di rifugiati”: l’apoteosi del ridicolo. I “rifugiati” sono principalmente i profughi di guerra, e se si auspica l’arrivo di ben 250 milioni di essi - un numero sbalorditivo - evidentemente in qualche modo bisogna pur produrli: a quante guerre dobbiamo andare incontro per creare tutta questa enorme manodopera a basso costo? Perché di manodopera si tratta, visto che è stata usata la parola “servono”. Ma naturalmente non è così, è semplicemente la solita sostituzione (ultimamente obbligatoria su tutti i media) della parola “immigrati” con “rifugiati”, in spregio a qualunque logica e persino alla lingua italiana.
Qualcuno potrebbe stupirsi dell’uso di decine di righe per esaminare un titolo di sole quattro righe. Ma qui non si tratta di un semplice titolo di giornale: questo è un manifesto politico, la summa degli eventi delle ultime settimane, l’uscita allo scoperto delle intenzioni dei governi riguardo all’immigrazione e al futuro economico del continente, e soprattutto il risultato dell’immensa manipolazione mediatica a cui siamo stati sottoposti. D’altronde, è un progetto dell’ONU che risale a qualche anno fa: l’Europa dovrà accogliere centinaia di milioni di persone come “immigrazione di rimpiazzo” (definizione ONU) per fronteggiare il calo delle nascite.
Per i governi, evidentemente, sovrappopolazione e disoccupazione non sono più un problema: e dove ce n’è per 350 milioni, ne dovrà bastare per 600. La stampa, come sempre, ottempera»...
* Fonte: Beppe Grillo
2 commenti:
Una persona avvezza a ragionare con buon senso, di fronte ai discorsi strampalati di cui l'articolo abbonda riportandoli dalla filosofia mainstream dei media mercenari rimane letteralmente senza parole, non per mancanza di argomenti atti a confutare certe tesi da urlo, ma perché si troverebbe a discutere con persone (teste) che hanno la massima attitudine a discutere di assurdità. L'assurdo, appunto per sua natura, non è atto a ragionarci su perché rispetto al raziocinio si comporta come una specie di antimateria. lo fa svanire nel nulla delle cose che non possono essere.
Grillo tu, proprio tu che sei il maestro della manipolazione...attore consumato, comico e giullare... insegni come si fa la buona informazione?? tu che non hai principi ma solo un paniere sempre più grande nel quale raccogli i guadagni lauti e ottenuti senza fare alcuna fatica,che arrivano dai blog...uno che non sa neppure che cosa sia il lavoro, che se ne fotte della coerenza...che costruisce giorno per giorno il consenso inseguendo gli appetiti e le rabbie convulse e irrazionali del suo "popolo" di sfascisti... tu ci insegni i valori della democrazia e della correttezza?... io non leggo Repubblica... ma tu sei un individuo impresentabile.
Ovviamente questo commento sarà censurato...in nome della democrazia... l'ho sperimentato varie volte..ah!ah!
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