Visualizzazione post con etichetta Andrea Ricci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Andrea Ricci. Mostra tutti i post

giovedì 16 gennaio 2014

CRONACHE MARZIANE (sul Convegno di Chianciano) di Fiorenzo Fraioli

16 gennaio. Volentieri pubblichiamo le riflessioni di Fiorenzo Fraioli (nella foto) sul Convegno di Chianciano Oltre l'Euro. Ci auguriamo che altre ne seguano.

Premessa


Nel testo che segue riporto le mie impressioni e riflessioni sul recente convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa, organizzato dal Movimento Popolare di LIberazione (MPL) e Bottega Partigiana. 


Sebbene sia iscritto all'ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità), esse non riflettono necessariamente le posizioni dell'associazione, della quale condivido gran parte della lettura del reale, ma non tutto. Inoltre, dedicherò la mia attenzione agli interventi che hanno maggiormente insistito sugli aspetti politici e indicato possibili percorsi di fuoruscita dalla crisi.

(...)

Il convegno di Chianciano
La ricezione del Convegno


Il convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa è stato promosso da una parte dei soggetti che assumono come primo valore da difendere la democrazia, e come interesse privilegiato quello del mondo del lavoro, inteso quest'ultimo nella sua accezione più generale di tutti coloro che, per vivere, ogni giorno devono alzarsi per andare a lavorare o cercare un'occupazione. 


Una parte di questi soggetti politici, ma non tutti, ha partecipato. Tra gli assenti c'è stata anche l'ARS (di cui faccio parte), scelta che ho combattuto nel direttivo nazionale che ha preso questa decisione, e che continuo a ritenere sbagliata. Lo sviluppo del convegno, e gli interventi che ho ascoltato, hanno confermato questa mia valutazione, sebbene resti convinto che essa, almeno per quanto riguarda ARS, sia stata più il frutto di un fraintendimento che di reali motivi di contrasto. 

Alla radice dei fraintendimenti continua ad esserci l'uso di una dicotomia che, negli ultimi decenni, è diventata estremamente ambigua nella percezione che ne hanno le persone, quella "destra/sinistra". In questo senso il titolo del convegno, che contiene la parola "sinistra", non è stato di aiuto alla corretta comprensione di ciò che esso è realmente stato. Chi ha partecipato ha potuto verificarlo di persona; gli altri potranno constatarlo visionando i video degli interventi che sono in via di pubblicazione. I relatori hanno tutti sostenuto posizioni valoriali democratiche e proposto percorsi di uscita dalla crisi nei quali veniva chiaramente posto l'accento sugli interessi del mondo del lavoro, ma ognuno di loro li ha declinati in modo coerente con la propria visione del mondo, e chissà, forse anche degli interessi di bottega. Ma di ciò, noi che abbiamo vissuto abbastanza, non ci meravigliamo né ci scandalizziamo più di tanto.

Gli interventi "politici"
In sala da pranzo


La prolusione di Moreno Pasquinelli del Movimento Popolare di Liberazione (MPL) ha enucleato i quattro scenari più probabili, che egli ha definito: soluzione socialista, soluzione liberista, soluzione fascista, soluzione sovranista democratica. Nessuno dei relatori ha indugiato sulla possibilità di una soluzione socialista, evidentemente improbabile sebbene gradita ad alcuni, né sul pericolo di una soluzione fascista. Quest'ultima, essendo il fascismo l'antidoto velenoso escogitato dal Capitale per arrestare l'avanzata del socialismo, non può sussistere se manca la "minaccia del socialismo". Restano, dunque, due soli probabili scenari, la soluzione liberista e quella democratica sovranista, vale a dire le due forme che il mercato ha assunto nel corso del XX° secolo. MPL sostiene la linea di un'alleanza di tutte le forze democratiche per un'uscita democratica e sovranista dalla trappola dell'euro e dell'Unione Europea.

Sebbene tutti i relatori si siano espressi a favore del ripristino di una forma regolata di mercato capitalistico (sia pure come fase transitoria verso il socialismo, nel caso di Moreno Pasquinelli), quelli di loro che hanno affrontato il tema della fuoruscita dall'euro si sono divisi sui possibili percorsi politici. La linea di demarcazione principale può essere individuata nella specificazione della fonte di sovranità da cui far discendere l'opera di regolazione dei mercati, per alcuni essendo questa da ricercarsi negli Stati nazionali, per altri in istituzioni europee profondamente rinnovate. 


Tra i fautori della prima posizione ci sono Moreno Pasquinelli di MPL e Luciano Barra Caracciolo ("l'alternativa è pronta, c'è già, è il recupero del modello costituzionale!… Non abbiamo bisogno di altro: la Repubblica democratica fondata sul lavoro…"), mentre Andrea Ricci, e soprattutto Sergio Cesaratto, sono apparsi più favorevoli alla seconda ipotesi. Un discorso a parte merita l'intervento di Emiliano Brancaccio.
Durante il seminario degli economisti


Sergio Cesaratto ha svolto la prima parte del suo intervento ricordando il contributo di Friedrich List, secondo il quale lo Stato nazionale è "lo spazio più prossimo in cui una classe lavoratrice nazionale può legittimamente sperare di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza", a "fronte della visione cosmopolita del capitalismo e degli interessi dei lavoratori che Marx gli contrappone". In modo che mi è parso lievemente contraddittorio, nella parte finale del suo intervento Cesaratto ha enunciato una posizione di compromesso, consistente nella costruzione di una posizione politica che ponga le attuali istituzioni europee davanti alla scelta tra un radicale cambio di rotta della gestione economica o la fine dell'eurozona. Questa posizione politica, secondo Cesaratto, può essere perseguita aderendo alla proposta di dar vita a una lista Tsipras per le prossime elezioni europee, nella quale dovrebbero confluire tutte le forze critiche da sinistra dell'attuale linea economica dell'UE, fino a comprendere SEL se ciò dovesse risultare possibile. Un diffuso mormorio dell'uditorio ha fatto da commento a questa proposta, evidentemente non ben accetta, mentre Cesaratto, in preda a un evidente nervosismo, concludeva il suo intervento.

Più netta, ma anch'essa contraddittoria, la proposta di Andrea Ricci, consistente nell'uscita unilaterale e immediata dell'Italia dall'euro, unitamente al rilancio del processo di integrazione europea su basi radicalmente nuove. Ricci motiva la sua tesi da un lato per l'insostenibilità della moneta unica, dall'altro per il rifiuto di logiche di natura protezionistica e di chiusura agli scambi che sarebbero, a suo parere, l'inevitabile conseguenza del ritorno agli Stati nazionali. La chiusura dell'economia italiana agli scambi internazionali, conseguente al ripristino di barriere protezionistiche, avrebbe, secondo Ricci, gravi costi per l'Italia che ha, principalmente, un'economia di trasformazione, e profonde ripercussioni di ordine politico e culturale. Andrea Ricci argomenta la sua tesi ricordando che i periodi migliori della storia italiana hanno coinciso con le fasi di apertura agli scambi internazionali e al cosmopolitismo, mentre una chiusura isolazionista, protezionistica e autarchica potrebbe legittimarsi, agli occhi dell'opinione pubblica, "soltanto in virtù di un gretto nazionalismo, anacronistico e reazionario nel mondo attuale". Per Ricci, il recupero della sovranità nazionale, di cui si professa fautore, "non deve significare il ripiegamento su valori imperniati su una presunta tradizione nazionale". Per queste ragioni egli dichiara di essere "ancora, nonostante tutto, un convinto sostenitore dell'unità europea, perché credo che nell'epoca attuale sia ancora l'Europa il posto nel quale il nostro paese può progredire e prosperare, in attesa poi di un'altra epoca, un'epoca futura, quella dell'internazionale futura umanità". In realtà, aggiunge Ricci, "quella della sovranità nazionale perduta con l'integrazione europea, è un mito", perché dopo la seconda guerra mondiale, "l'Italia è stata, ben più di altri paesi europei, un paese a sovranità limitata". La tesi, conclude Ricci, può apparire contraddittoria, ma così non è perché non è sbagliata la prospettiva dell'unificazione europea, ma il percorso che è stato scelto, basato sull'imposizione di una moneta unica tecnicamente insostenibile. La soluzione, in definitiva, è per Andrea Ricci quella di rigettare l'euro e tenersi l'Unione Europea, cambiandone la politica economica ma senza rinunciare al Mercato Unico. L'intervento di Ricci si conclude con un lungo e caloroso applauso dei convenuti, ai quali temo sia sfuggita, anche per l'abilità dell'oratore, la questione di fondo, ovvero che non solo l'euro è stato un errore tecnico, ma anche e soprattutto lo strumento di coercizione della democrazia in Europa. E' anche possibile, tuttavia, che questa sia oggi l'unica posizione sostenibile per un economista che è stato per lungo tempo il responsabile economico del PRC, un partito nel quale è in corso una logorante battaglia interna proprio sull'euro e l'Unione Europea, non ancora conclusasi.

L'intervento politicamente più significativo è stato quello di Emiliano Brancaccio. Dopo aver "pagato pegno" al suo rango di "economista de sinistra" prendendo le distanze dal Front National di Marine Le Pen ("non si può sdoganare il Fronte Nazionale in Francia pur di far saltare la baracca dell'euro") ottenendo però un tiepido applauso da parte dell'uditorio, Brancaccio ha rilanciato sul terreno dei diritti civili ("chi oggi combatte contro l'assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea, deve farlo con lo scopo di appropriarsi della categoria della modernità"). Una richiesta, tutto sommato, non eccessiva (Se Parigi val bene una messa, l'Eliseo, per Marine Le Pen, può ben valere il riconoscimento dei diritti civili! – n.d.r.). 
Il Convegno inizia


Piuttosto, lascia perplessi l'espressione "assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea", che ammicca alla possibilità di riformare questa Europa nella visione di un'altra Europa. Ipotesi che, nel prosieguo dell'intervento, passa però in secondo piano. Il passaggio successivo è sui movimenti di protesta dal basso, e qui Brancaccio si distacca nettamente dalle posizioni di certa sinistra ossessionata dalla purezza ideologica, allorché dichiara "…io credo che si debba intercettare quei movimenti… ovviamente bisogna saperlo fare…", l'applauso, questa volta, è più convinto, "…bisogna avere idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti, o si ha la forza di egemonizzare, o si è egemonizzati e si tracolla!". L'ouverture brancacciana si conclude con la richiesta/speranza di potersi rivolgere ai presenti in sala con l'appellativo di "compagni". 

Tale dichiarazione è seguita da un applauso scrosciante, ma non unanime (sono un testimone oculare – n.d.r.). Subito dopo parte una delle sue tipiche stoccate: "questa è una fase di piccoli gruppi… piccoli gruppi crescono… e in quest'ottica sarebbe bene evitare, io spero, protagonismi inutili, che in fin dei conti sono il retaggio di una ideologia individualista, che è distruttiva per qualsiasi progetto politico in fieri… ed è un'impresa colossale… e nessuno da solo potrà farcela… insomma io credo che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, insomma la pulsione che un tempo si sarebbe definita 'gruppettara'". Chissà con chi ce l'aveva?

Brancaccio prosegue ponendo la domanda topica: "esiste il rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell'euro?". La risposta è affermativa. Nella sostanza egli teme che, pur con la fine della moneta unica, non si ponga per ciò mano al vero problema, che è costituito dal "profilo antistatuale, liberista e libero-scambista delle politiche economiche". E' necessario, per Brancaccio, chiarire che "qualsiasi soluzione, che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell'altro, al libero gioco delle forze del mercato, qualsiasi soluzione che si affidi a quei videogiochi, intesi sia come movimenti dei prezzi, sia come movimenti dei cambi, qualsiasi soluzione di questo tipo è una soluzione gattopardesca, in fin dei conti liberista, che deve essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta! Più in generale, occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi, chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra unione monetaria europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo, magari di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi intatto il Mercato Unico Europeo, è un'opzione sbagliata". Un applauso scrosciante copre le parole di Brancaccio, il quale continua affermando che "la storia sta muovendosi rapida… e che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa, come 'protezionismo', come 'intervento pubblico nell'economia', e (concedetemelo) perfino 'socialismo'… possono tornare in gioco!".

Considerazioni di un videoreporter
Warren Mosler (con la giacca beige) prima dei lavori


Penso che questo convegno segni uno spartiacque e mi auguro, da iscritto all'ARS, che anche la nostra associazione possa presto dare un contributo, sia al dibattito che alla necessaria mobilitazione dal basso. 


Ho già fatto cenno alla discussione interna, il cui esito è stata la scelta di non co-promuovere, con MPL e Bottega Partigiana, il convegno. Alla fine hanno prevalso il timore di rimanere coinvolti in un confronto tutto interno alla sinistra radicale e la scelta di dedicare tutte le energie allo sforzo di far crescere la nostra organizzazione, a parere di molti ancora troppo piccola (poco più di qualche centinaio di iscritti) per proporsi come un vero ed esistente soggetto politico. Per quanto attiene la prima obiezione, essa mi sembra ampiamente smentita dall'andamento del convegno, stante il fatto che la frazione della sinistra radicale contraria ad identificare nell'euro e nell'Unione Europea il nemico da abbattere non solo non ha partecipato al convegno, ma lo ha addirittura boicottato attivamente. Una scelta legittima, in politica, ma che lascia l'amaro in bocca. Quanto alla seconda ragione, cioè il fatto che ARS deve dedicare tutte le sue energie allo sforzo di crescere, prima di proporsi come reale ed esistente soggetto politico, osservo che se è vero che prima di fare è necessario esistere, è altrettanto vero che, per esistere, è necessario fare.

Gli interventi di maggior rilievo sono stati quelli di Andrea Ricci ed Emiliano Brancaccio: il primo ci ha confermato che il PRC è ancora in mezzo al guado, e che è necessario attendere ancora prima di avere un quadro più chiaro della situazione in quel partito; Brancaccio, dal canto suo, ha fissato due paletti insuperabili all'ipotesi di "contaminazione tra diversi" in funzione della lotta per uscire dalla gabbia dell'euro e dell'UE: il rapporto con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, e quello con i sostenitori della tesi secondo cui basta uscire dall'euro e lasciare spazio al libero gioco dei prezzi e dei cambi (magari addolcito da qualche marginale provvedimento di indicizzazione dei salari) perché tutto vada a posto.

Per quanto attiene il primo paletto, il rapporto con il Fronte Nazionale, questa posizione pone dei problemi ad ARS che, al contrario, è più possibilista, sebbene sempre altamente vigile. Saranno gli avvenimenti e le dichiarazioni dei prossimi mesi a chiarire la situazione. Quello che posso affermare, con convinzione profonda, è che ARS considera il fascismo in termini profondamente negativi (pur non demonizzandone alcune realizzazioni) e gli ascrive, tra le altre, due colpe imperdonabili: l'aver promulgato le leggi razziali nel 1938, e l'aver messo a rischio l'unità della Nazione con la scelta di dar vita alla repubblica di Salò, schierandola al fianco della Germania nazista.
Nino Galloni durante la sua prolusione


Diverso è il discorso per quanto riguarda il secondo paletto. In questo caso è ARS che deve essere rassicurata, da Brancaccio e da quanti si riconoscono in quello che ha detto nel suo intervento, sulla necessità di reintrodurre vincoli protezionistici e forti limitazioni alla libera circolazione di merci, capitali, servizi e, punto dolente, delle persone; intese, queste ultime, non come rifugiati che chiedono asilo dalle guerre e dalle persecuzioni, bensì come forza lavoro che preme sui confini, utile a ricostituire continuamente quell'esercito di riserva dei lavoratori che ARS vuole estinguere definitivamente nel nostro paese. Un segnale positivo, in tal senso, viene da una recente dichiarazione dello stesso Brancaccio, il quale ha fatto notare come i fenomeni migratori di massa siano una evidente conseguenza della libera circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi.

Un'osservazione, infine, relativa all'intervento di Sergio Cesaratto. Sono rimasto molto perplesso, anzi negativamente sorpreso, dalla parte finale del suo intervento, allorché ha accennato alla lista Tsipras. Considero la lista Tsipras null'altro che il tentativo di limitare la critica al liberismo (insito nel progetto europeo) alla costruzione di una forza minoritaria critica dei suoi eccessi; con la speranza, ahimè vana, che queste istanze possano, un giorno lontano, prevalere, battendo i grandi interessi del capitale finanziario sovranazionale sul terreno di gioco da esso stesso costruito. Insomma, un sogno… o un "fogno", se anche SEL sarà della partita.


* Fonte: Appello al Popolo

sabato 19 ottobre 2013

la sinistra e l'euro (10) UN'USCITA EUROPEISTA DALLA MONETA UNICA di Andrea Ricci*

19 ottobre. Le maggiori perplessità suscitate dalla prospettiva di una fine dell’euro sono principalmente dovute all’incertezza su ciò che avverrà dopo, al timore storicamente fondato del ritorno di un’Europa divisa e conflittuale al suo interno.

Infatti, che l’euro sia stato un brutto affare per l’Italia e per gli altri Paesi mediterranei sono ormai in molti a pensarlo. Brutto affare perché, in assenza di una politica fiscale e di bilancio comune, la moneta unica rende socialmente drammatico il problema dei divari strutturali di competitività tra i Paesi membri.

Meno diffusa è invece l’opinione che l’euro sia stato un brutto affare anche per l’Europa. E invece così è stato. Il fallimento dell’euro e l’ostinazione con cui le classi dirigenti continuano a negarlo hanno messo in profonda crisi l’idea stessa d’integrazione, rinfocolando odi e pregiudizi che in un recente passato furono la culla dei peggiori sciovinismi reazionari. Oggi a dividere i popoli europei, a far riemergere atavici sentimenti di rivalità nazionale è paradossalmente proprio l’unica cosa che essi hanno in comune sul piano politico ed economico, ovvero la moneta unica.

L’idea che la fine dell’euro porti con sé la fine dell’Europa come entità politica e culturale è forse il principale ostacolo che s’incontra, soprattutto a sinistra, nell’affrontare con lucidità e realismo la più grande crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra. L’incapacità di formulare una piattaforma europeista di superamento dell’euro è oggi il più grande limite teorico e politico della sinistra europea. Tutto ciò lascia un vuoto enorme nello spazio politico, che rischia di essere occupato da movimenti populistici di varia natura che rivendicano il puro e semplice ritorno all’antica sovranità nazionale non solo in campo monetario, ma in ogni sfera della vita civile. Ancor peggio di questo, l’afasia della sinistra lascia alle classi dirigenti europee completa autonomia di decisione su quando e come l’euro, nella sua attuale e insostenibile configurazione, dovrà essere abbandonato.

Paradigmatica di questa incapacità, frutto di un’inconsapevole subalternità culturale al pensiero dominante, è la posizione espressa da alcune forze della sinistra europea, tra cui in Italia da Rifondazione Comunista. La proposta di una dichiarata violazione, da parte del Governo e del Parlamento, dei Trattati e dei Patti europei in materia di bilancio pubblico senza abbandonare la moneta unica è tanto strampalata quanto assurda. Come ha dovuto drammaticamente costatare la Grecia, tale iniziativa conduce in un vicolo cieco e probabilmente alla resa senza condizioni ai poteri europei.

È noto che il programma di acquisto di titoli pubblici da parte della Banca Centrale Europea è espressamente condizionato al pieno e integrale rispetto delle politiche di abbattimento del deficit e del debito pubblico, monitorate dalla Troika (FMI, Commissione europea e la stessa BCE). Qualora ciò non si verificasse, Draghi ha ufficialmente dichiarato che non soltanto verrebbe sospeso ogni ulteriore acquisto di titoli del Paese ribelle, ma verrebbe messo in vendita anche lo stock precedentemente acquistato sul mercato secondario dalla BCE (che, secondo l’ultimo bilancio, al 31 dicembre 2012 ammontava a 103 miliardi di euro di titoli italiani), come forma di pressione estrema e come misura prudenziale per salvaguardare la posizione patrimoniale dell’istituzione.

In tale contesto, i tassi di interesse sui titoli italiani schizzerebbero alle stelle perché difficilmente troverebbero compratori, nazionali o stranieri. Lo Stato non riuscirebbe più a finanziarsi sui mercati e, mancando di una propria moneta sovrana, non potrebbe nemmeno monetizzare il proprio deficit. Il primo atto necessario, prima della bancarotta, sarebbe inevitabilmente la sospensione immediata e sine die di tutti i pagamenti pubblici, a cominciare dai salari e dagli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione.

Arrivati a quel punto, e i tempi sarebbero rapidissimi, torneremmo al dilemma di oggi: o subire i diktat europei o uscire dall’euro. Soltanto che il ritorno alla situazione di partenza avverrebbe in condizioni disperate, con una forza contrattuale ridotta pressoché a zero, senza alcuna preparazione per affrontare l’ignoto e presumibilmente con un’opinione pubblica interna disorientata e spaventata.
È evidente quindi che la proposta di RC non si pone l’obiettivo di indicare una strada possibile di cambiamento ma, ancora una volta, rappresenta una scorciatoia propagandistica per eludere i problemi sul tappeto. Di questo è morta la sinistra italiana.

Ma allora quali possono essere i connotati dell’abbandono dell’euro in una prospettiva di rilancio del processo d’integrazione europea? La prima cosa da dire a questo proposito, a evitare equivoci e timidezze, è che questo problema si porrebbe soltanto in seguito ad una decisione unilaterale dell’Italia o di altri Paesi di fuoriuscita dall’area monetaria europea. È questo il primo passo necessario e ineludibile, l’hic Rhodus hic salta, della situazione attuale.

Non esiste oggi nessuna possibilità concreta di arrivare a una decisione condivisa, che per le attuali regole comunitarie deve essere addirittura unanime, dei 17 Paesi dell’UEM sul superamento dell’euro. Soltanto uno shock, derivante da atti unilaterali, porrebbe tutti i Paesi nella necessità di ricontrattare le coordinate monetarie dell’Europa.

Tutti ne avrebbero interesse. Anzi, ad averne il più grande interesse sarebbe proprio la Germania, insieme ai Paesi della sua area d’influenza economica, onde evitare una secca perdita di competitività dell’industria tedesca derivante da una iper-rivalutazione della propria valuta. L’atto unilaterale iniziale è certo traumatico e comporta nei primi tempi misure eccezionali, come rigidi controlli sui movimenti di capitale o persino una temporanea inconvertibilità della nuova moneta e misure amministrative di congelamento dei prezzi e dei salari interni. Ma tutto ciò, in presenza di una direzione politica forte e determinata, durerebbe poco e le trattative per un nuovo assetto monetario europeo (e forse mondiale) si aprirebbero in fretta.

D’altra parte la pratica degli atti unilaterali, fondativi di un nuovo ordine monetario internazionale, rappresenta una costante della storia. L’esempio più recente e clamoroso è quello del crollo del sistema di Bretton Woods. Il giorno di Ferragosto del 1971 il Presidente Nixon dichiarò unilateralmente al mondo intero che il dollaro non era più convertibile in oro e assunse drastici provvedimenti di emergenza economica per far fronte alle conseguenze immediate dell’annuncio, come la svalutazione dell’8% della moneta americana, l’imposizione di un blocco di 90 giorni a prezzi e salari, la sospensione di alcune tipologie di transazioni finanziarie internazionali e l’introduzione di un dazio del 10% su tutte le importazioni degli Stati Uniti. I mercati valutari mondiali rimasero chiusi per diversi giorni, dopodiché iniziarono subito i contatti e le trattative per ripristinare in maniera condivisa un minimo di ordine economico internazionale. La stessa cosa accadrebbe in Europa all’indomani dell’abbandono unilaterale dell’euro da parte di un grande Paese come l’Italia.

E dopo? Quali possibili proposte si potrebbero mettere in campo per evitare una guerra monetaria ed economica europea? Le proposte formulate da politici ed economisti sono tante e varie. Quella che a me sembra più interessante e realistica è l’idea lanciata da Oskar Lafontaine, ex ministro tedesco dell’Economia, di ricostituire una nuova versione del Sistema Monetario Europeo. Purtroppo, anche nel suo partito, l’alleanza della sinistra tedesca (Linke), questa proposta è stata rifiutata perché l’idea stessa della fine dell’euro appare ancora come un tabù invalicabile.

Una possibile specificazione più dettagliata dello spunto ancora generico lanciato da Lafontaine su un New European Monetary System (NEMS) potrebbe presentare le caratteristiche seguenti:

a) Reintroduzione delle monete nazionali, o costituzione di due o più monete tra raggruppamenti economicamente omogenei di Paesi, denominate euromonete (es. eurolira o eurosud).

b) Mantenimento dell’euro come unità di conto e mezzo di pagamento per le transazioni ufficiali tra i Paesi membri dell’Unione Europea, in modo da ridurre la necessità di riserve valutarie internazionali. In tale nuovo contesto si dovrebbe favorire l’emissione di titoli nazionali e comunitari denominati in euro sui mercati finanziari internazionali (eurobond), anche come strumento di finanziamento del bilancio dell’Unione Europea, da rendere più consistente rispetto alle sue attuali dimensioni. L’emissione degli eurobond consentirebbe inoltre l’utilizzo dell’euro come strumento di riserva valutaria internazionale alternativo al dollaro da parte di Paesi terzi in quantità forse ancora maggiori di quelle attuali.

c) Fissazione di un’ampia banda di oscillazione delle euromonete (ad esempio più o meno 15% dal valore centrale di parità rappresentato dalla quotazione dell’euro stabilita pari ad 1), in modo da garantire margini di flessibilità sufficienti all’aggiustamento degli squilibri interni senza scatenare guerre valutarie. Qualora la quotazione di un’eurovaluta entri stabilmente nella fascia estrema della banda di oscillazione (ad esempio quando superi il valore di più o meno 12,5% dalla parità centrale) il Paese in questione è tenuto a manovre macroeconomiche correttive, di tipo espansivo in caso di eccessiva rivalutazione o di tipo restrittivo in caso di eccessiva svalutazione. In tal modo si garantirebbe una simmetria, che oggi manca del tutto, nell’aggiustamento degli squilibri tra Paesi in deficit e Paesi in surplus nei conti esteri. Tale obbligo dovrebbe rappresentare l’unico vincolo imposto alle politiche di bilancio nazionali per l’appartenenza al nuovo SME.

d) Introduzione di misure fiscali (Tobin Tax) e amministrative per ostacolare i movimenti speculativi di capitale. I proventi della Tobin Tax potrebbero, in tutto o in parte, confluire in un Fondo Europeo di Stabilità Monetaria (FESM) per l’erogazione di prestiti a breve termine ai Paesi membri in difficoltà nel mantenimento della parità valutaria.

e) Trasformazione del ruolo della BCE in organo di coordinamento delle politiche monetarie europee, di conduzione della politica del tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro e delle altre valute internazionali, di vigilanza e regolamentazione unitaria dei mercati bancari e finanziari, di gestione del sistema dei pagamenti intraeuropeo (Target2), di controllo dei movimenti di capitale, di riscossione della Tobin Tax e di gestione del FESM.

f) Rafforzamento del coordinamento delle politiche fiscali e di bilancio tra i Paesi membri, anche attraverso la predisposizione di un Documento europeo di Programmazione Economica e Finanziaria approvato dal Parlamento europeo, in modo da garantire la necessaria convergenza delle politiche macroeconomiche per il mantenimento delle parità valutarie e per la crescita economica. Eventuali modifiche delle parità all’interno del nuovo SME dovrebbero essere approvate e ratificate in sede comunitaria.

Quanto sopra riportato non ha alcuna pretesa di essere una proposta compiuta e integrale per un nuovo ordine monetario europeo, ma rappresenta soltanto un’indicazione, ancora imperfetta e generale, per la costruzione di un’alternativa europeista alla fine dell’euro. Essa ha solo lo scopo di mostrare, all’opinione pubblica e principalmente alle forze della sinistra, come la prospettiva di un crollo dell’euro determinata da atti unilaterali di singoli Paesi, possa essere accompagnata da una piattaforma di rilancio della costruzione europea, liberata dai dogmi neoliberisti e monetaristi che oggi stanno strangolando le economie europee e con esse l’idea stessa di Europa come spazio politico, sociale e culturale comune. Se acquista coraggio, autonomia e determinazione la sinistra europea, e quella italiana in particolare, potrebbe diventare, di fronte al fallimento delle attuali classi dirigenti, la protagonista di una nuova fase di sviluppo dell’unità europea e di emancipazione delle sue classi popolari.


* docente di Economia internazionale, ex-responsabile economico del Prc

sabato 13 luglio 2013

ECCO PERCHÉ IN AUTUNNO CI SARÀ UN'ALTRA GRANDE STANGATA di Andrea Ricci

13 luglio. Andrea Ricci è un economista. Ed è stato responsabile economico del Partito della Rifondazione Comunista. 
Dati alla mano ci spiega perché il governo Napolitano-Letta, nel prossimo autunnno, dovrà adottare una colossale manovra finanziaria, per rispettare i vincoli europei. Ricci conclude che da questa spirale distruttiva non se ne uscirà mai senza venir via dall'euro. Si chiede infine se la sinistra italiana vorrà davvero immolare se stessa ai piedi del feticcio eurista. Noi temiamo di sì.


«Dietro gli inni di "vittoria" lanciati da Letta per la fine della procedura di infrazione Ue, si avvicina il precipizio della manovra finanziaria d’autunno.

Dopo l’ultima riunione del Consiglio Europeo, il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha cantato vittoria e lanciato messaggi di grande ottimismo sul futuro dell’economia e delle finanze pubbliche italiane. Purtroppo, si tratta soltanto di una pura operazione propagandistica tesa a guadagnare qualche settimana di relativa tranquillità prima della bufera.

Alla vigilia delle ferie estive il clima politico è dominato dall’incertezza. La maggioranza delle “larghe intese” sembra turbata dalle vicissitudini giudiziarie di Berlusconi. In realtà, le questioni vere sono ben altre. La mina che sta per esplodere sotto le poltrone del Governo è la manovra finanziaria del prossimo autunno, che allo stato attuale si annuncia imponente e difficilmente realizzabile senza un massacro sociale senza precedenti. Si sta facendo di tutto per nascondere il problema ma basta fare un po’ di conti, avendo in mente il quadro complessivo della situazione macroeconomica, per capire la situazione. Il deterioramento tendenziale del bilancio pubblico, che dovrà essere corretto a settembre con la prossima legge di stabilità, deriva da due fattori, il primo legato all’andamento macroeconomico e il secondo ai vincoli programmatici sulla cui base il Governo Letta si è costituito. Analizziamo con ordine cosa significano questi due vincoli.

1) Il rispetto degli impegni assunti con l’Unione Europea, sanciti dalla legge di stabilità 2013 e ripetutamente confermati dall’attuale ministro dell’Economia Saccomanni, prevede un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche pari al 2,9% nel 2013 e all’1,8% nel 2014. La declamata flessibilità del bilancio pubblico derivante dall’uscita dell’Italia dalla procedura europea per deficit eccessivo non modifica in nulla questi impegni già assunti. Il problema è che queste cifre derivano da previsioni macroeconomiche che si sono rivelate fallaci perché distorte in senso ottimistico. Esse infatti si basano su una stima dell’andamento del PIL pari ad una flessione dell’1,3% nel 2013 e ad una crescita dell’1,3% nel 2014. La realtà che si sta prospettando è ben diversa. Le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, formulate in modo benevolente nei confronti dell’attuale Governo, prevedono nel 2013 un calo del PIL dell’1,9% e per il 2014 un incremento di appena lo 0,7%. La prossima legge di stabilità non potrà discostarsi troppo da queste previsioni. In termini di correzione tendenziale del bilancio pubblico ciò comporta la necessità di reperire nuove risorse per 5 miliardi di euro nel 2013 e di 6 miliardi di euro nel 2014. Quindi, soltanto a causa dell’aggravamento della crisi economica, la copertura necessaria per raggiungere gli obiettivi di bilancio ammonta a 11 miliardi di euro.

2) L’accordo programmatico che ha consentito la nascita del Governo Letta prevede due misure di carattere fiscale: l’abolizione dell’IMU sulla prima casa e l’annullamento dell’aumento delle aliquote IVA che doveva scattare dallo scorso 1° luglio. Con due decreti-legge il governo si è finora limitato a posticipare la riscossione di queste tasse, con coperture transitorie. Entro la fine di settembre occorrerà assumere una decisione definitiva su entrambe. Dalle relazioni tecniche, che hanno accompagnato i decreti-legge, si evince che l’abolizione dell’IMU necessita di una copertura di 4,08 milardi di euro l’anno e quella dell’IVA di 2,12 miliardi per sei mesi. Il che vuol dire che prima della fine del 2013 occorre reperire 6,2 miliardi di euro a cui vanno sommati gli 8,22 miliardi per il 2014, per un totale di 14,42 miliardi di euro.

I conti sono presto fatti. Soltanto per il rispetto dei vincoli europei e degli impegni programmatici fondamentali, la prossima legge di stabilità deve prevedere una copertura pari ad oltre 25 miliardi di euro rispetto all’andamento tendenziale dei conti pubblici. A questo bisogna aggiungere come minimo il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per il 2014 e risorse aggiuntive per il problema degli esodati. Non è difficile prevedere che l’entità della prossima manovra finanziaria si aggirerà intorno ai 30 miliardi di euro, pari a circa il 2,3% del PIL.

Una manovra imponente, la cui quantificazione si basa sull’ipotesi di una situazione di relativa tranquillità sui mercati finanziari, con uno spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi attestato intorno alle attuali cifre di 270 punti. Se invece, come il recente downgrading del rating italiano da parte di Standard & Poor lascia presagire, le cose dovessero peggiorare su questo fronte, la prossima manovra finanziaria arriverebbe a sfiorare addirittura i 35 miliardi di euro, pericolosamente vicina alla stangata storica del Governo Amato del 1992, subito dopo la svalutazione della lira.

In autunno tutti i nodi politici verranno al pettine. Lo scivolamento verso uno scenario greco, fatto di una spirale perversa di tagli alla spesa pubblica/inasprimento fiscale e caduta del PIL, diventerà una tendenza irreversibile anche per l’Italia. Siamo sull’orlo del precipizio. A sinistra ci sarà qualcuno che dirà che non bisogna tagliare la spesa per la sanità, la scuola, l’università, gli enti locali e il resto dello stato sociale ma bisogna combattere l’evasione fiscale, tassare i ricchi, rinunciare alle grandi opere e ai cacciabombardieri. Rivendicazioni giuste e sacrosante. Ma non bastano più. Neanche in questo modo si possono recuperare 35-40 miliardi di euro in pochi mesi, come la mia esperienza diretta in materia di formazione del bilancio pubblico, svolta anche come relatore della legge di bilancio alla Camera dei Deputati, mi dice.

Senza rimettere in discussione i vincoli europei e le modalità di finanziamento del deficit pubblico, oggi costituite solo da emissione di titoli di debito per il mercato privato, non esiste via d’uscita. Le scorciatoie propagandistiche non funzionano più, di fronte al degrado della situazione sociale, alla sofferenza sempre più acuta delle persone in carne ed ossa.

Tutto ciò pone, alla sinistra in primo luogo, la questione dell’appartenenza all’area dell’euro, così come essa è oggi attualmente configurata. Si troverà qualcuno che avrà il coraggio di dire che il bilancio pubblico deve essere costruito sulla base delle esigenze del popolo italiano, dei lavoratori ed anche della gran parte delle imprese italiane, e non sulla base dei diktat dei mercati finanziari internazionali? E se questo vuol dire addio all’euro, ebbene così sia. Sappiate tutti che non moriremo per l’euro».

lunedì 24 giugno 2013

EURO: COMPAGNI FACCIAMO AUTOCRITICA di Andrea Ricci

24 giugno. Andrea Ricci (nella foto) è un economista, docente all'università di Urbino. E' stato responsabile economia del Prc, parlamentare e coautore del programma dello stesso partito per le elezioni europee del 2004, un programma in cui si chiedeva "più integrazione europea". In questo intervento, il cui titolo originario è «Il nodo dell'euro non può più essere eluso», Andrea, dimostrando un'onestà intellettuale sempre più rara afferma:  
«La vecchia, consolidata posizione, un tempo espressa nello slogan “Si all’euro, No a Maastricht”, che anch’io personalmente, come responsabile economico nazionale di Rifondazione Comunista per tanti anni ho contribuito a diffondere e ad articolare, non risulta più comprensibile, appare essa sì una scorciatoia velleitaria per sfuggire ai problemi e alle responsabilità reali e concrete».  
Quanto tempo dovrà ancora passare affinché a sinistra si seguano le sue orme?

«L’idea di dotare 17 paesi di una moneta unica in presenza di enormi divergenze nella struttura delle loro economie reali, senza contemplare meccanismi automatici di integrazione e redistribuzione fiscale, come avviene per qualunque altra moneta, è risultata folle.

Nell’ultimo semestre i mercati finanziari europei hanno vissuto una situazione di tranquilla bonaccia. Gli spreads tra i titoli di Stato dei PIIGS e quelli della Germania, pur se storicamente elevati, si sono assestati su valori ben inferiori a quelli registrati nel biennio 2011-12. Per l’Italia il differenziale tra BTP e Bund decennali ha oscillato intorno a quota 270, circa la metà del livello toccato nei momenti più acuti della crisi. Gli indici azionari sono ovunque aumentati nel continente, con la Borsa italiana in testa al gruppo, avendo incrementato la propria capitalizzazione di oltre il 30% nel corso dell’ultimo anno. Di fronte a queste rassicuranti notizie si è via via smorzato nei media l’allarme per un imminente crollo dell’euro. Rimane alta la preoccupazione per il debito pubblico, ma come dato strutturale di lungo periodo, destinato comunque a condizionare le politiche economiche dei prossimi anni.

Stridente è la contraddizione con l’andamento dell’economia reale, che invece ha visto peggiorare tutti gli indicatori, primi fra tutti quelli relativi al tasso di disoccupazione e al tasso di crescita della produzione. In Italia gli ultimi dati sul calo delle esportazioni, dopo mesi d’incremento della domanda estera che aveva generato incauti ottimismi, appaiono particolarmente preoccupanti. Segnali drammatici di una precipitazione della crisi sociale si colgono quotidianamente nelle notizie di cronaca. In tale situazione, non solo attenti osservatori, ma ormai anche autorevoli responsabili delle politiche economiche europee, come ad esempio il ministro dell’Economia italiano ed ex direttore generale della Banca d’Italia, Saccomanni, hanno parlato esplicitamente negli ultimi giorni del rischio di una nuova bolla finanziaria. In questo scenario, pensare che la questione del crollo dell’euro sia ormai alle nostre spalle è quantomeno imprudente e questa convinzione deriva da un’errata comprensione delle cause strutturali che stanno dietro alla crisi monetaria europea.

La divaricazione tra gli andamenti finanziari e gli andamenti reali dell’economia europea (e italiana in particolare) sono il frutto delle politiche monetarie fortemente espansive condotte, attraverso strumenti non convenzionali, dalle principali banche centrali. BCE, Fed, Bank of Japan e Bank of England hanno inondato nell’ultimo anno i mercati finanziari con un’enorme massa di liquidità, che in assenza di prospettive di profitto nel settore industriale, si è riversata nell’acquisto da parte degli operatori bancari e istituzionali di titoli obbligazionari e azionari. Di nuovo, e in forma ancor più gigantesca rispetto alle politiche monetarie accomodanti dell’era Greenspan, è con la costruzione di una piramide di debiti che si stanno sostenendo i mercati finanziari e le grandi banche globali.

Questa enorme massa liquida fluttuante può in qualsiasi momento prendere direzioni opposte a quelle finora intraprese e scatenare di nuovo, e con una violenza ancor più devastante, un attacco speculativo contro l’euro. Le probabilità che ciò accada, in assenza di cambiamenti strutturali nella politica economica europea, non sono trascurabili, perché ne esistono le condizioni oggettive. Quando ciò accadrà dipende invece dalle decisioni soggettive di un numero ristretto di operatori finanziari globali. Certamente, l’approssimarsi delle elezioni tedesche, previste per il prossimo 22 settembre, rappresenta un momento particolarmente critico perché può essere forte il desiderio di condizionarne i risultati attraverso manovre finanziarie, in un senso o nell’altro a seconda delle rispettive convenienze strategiche dei capitali finanziari in concorrenza.

Un eventuale nuovo attacco speculativo contro l’euro sarebbe stavolta ben più difficile da respingere perché la BCE ha già utilizzato gran parte del proprio arsenale a disposizione. Soltanto una radicale modifica dei compiti istituzionali della BCE che, in completa rottura con il suo atto costitutivo e la sua storia, consentisse il finanziamento monetario diretto dei deficit e dei debiti pubblici dei Paesi membri potrebbe forse essere efficace, se accompagnato da concrete e immediate misure d’integrazione fiscale europea. Questo passaggio tuttavia potrebbe essere compiuto soltanto in seguito ad un accordo politico dei Governi e dei Parlamenti europei di ridisegno complessivo dell’architettura istituzionale e dei compiti dell’Unione Monetaria Europea nel senso della costituzione di uno Stato federale. Una tale prospettiva appare però assolutamente irrealistica, dato il prevalere e addirittura l’approfondirsi degli egoismi nazionali non solo nelle classi dirigenti ma nei popoli europei.

Le cause profonde della crisi dell’euro sono insite nella sua stessa costruzione iniziale. L’idea di dotare 11 Paesi, poi divenuti addirittura 17, di una moneta unica in presenza di enormi divergenze nella struttura delle loro economie reali, senza contemplare meccanismi automatici di integrazione e redistribuzione fiscale, come avviene per qualunque altra moneta, è risultata folle. D’altra parte non era questo il progetto iniziale dichiarato per una parte delle classi dirigenti europee, come quella italiana. L’euro doveva rappresentare soltanto il primo passo verso gli Stati Uniti d’Europa. L’oltranzismo europeista, illusorio e velleitario, è stato la principale fonte di legittimazione delle corrotte e decadenti classi dirigenti italiane nella ricerca di un consenso politico e sociale dopo il crollo della Prima Repubblica e la fine della divisione del mondo in blocchi. Infatti, accanto a corposi interessi materiali di una parte della borghesia italiana, la retorica dell’euro ha funto da collante politico-culturale per tenere insieme un Paese sempre più alla deriva, in preda alla frammentazione territoriale, sociale e politica e alla devastazione culturale e morale delle sue classi dirigenti.

I passi successivi alla nascita dell’euro non si sono però realizzati perché è apparso evidente che la Germania, e il blocco di stati satelliti che ruotano intorno ad essa, non perseguivano lo stesso obiettivo. Con l’euro la Germania ha ottenuto due risultati storici: il via libera politico e diplomatico alla propria unificazione e l’eliminazione di due strumenti fondamentali, tra loro interconnessi, di politica economica per i Paesi mediterranei (Italia e Francia in particolare), come la politica monetaria e la manovra sul tasso di cambio. Nelle discussioni intorno all’euro, capita spesso di assistere al levarsi di alti strali da parte dei coriacei difensori della moneta unica contro lo spettro della svalutazione, ricorrente negli ultimi venti anni di vita della lira. Si dimentica però che il tasso di cambio non è altro che un prezzo, più o meno amministrato dalle autorità di politica economica, pienamente rispondente al normale funzionamento di un’economia di mercato. Le sue fluttuazioni, spontanee o prodotte, servono per riallineare andamenti divergenti di fondamentali variabili economiche tra diversi Paesi. La fissazione irrevocabile di un tasso di cambio richiede necessariamente meccanismi alternativi che svolgano la stessa funzione. L’alternativa liberista al tasso di cambio, utopica e mai realmente esistita in nessuna epoca e in nessun posto, è la completa e istantanea flessibilità dei prezzi di tutti i beni e servizi, a cominciare dai salari. L’altra alternativa è quella seguita da tutte le monete esistenti ed esistite in passato, cioè la piena integrazione fiscale all’interno di uno Stato unitario, in cui operano meccanismi di redistribuzione sociale e territoriale delle risorse.

Con l’euro si è scelta, contro ogni logica, una “terza via”, quella di “una moneta senza Stato”. Ciò che ne è risultato è stato l’affermarsi dell’egemonia politica ed economica dello Stato più forte, la Germania, sul resto d’Europa spazzando via in un colpo solo e senza spargimenti di sangue, il precario equilibrio che dalla pace di Westfalia (1648) in poi aveva costituito il sacro principio delle diplomazie europee. Dapprima esercitata in forme morbide, con lo scoppio della crisi finanziaria l’egemonia tedesca è andata assumendo forme sempre più brutali, sino a sfociare in manifestazioni esplicite di neocolonialismo come nel caso greco, non dissimili da quelle esercitate dall’imperialismo USA nei Paesi dell’America Latina.

Di fronte a questa situazione, sempre più instabile, il problema dell’euro non può più essere eluso da parte delle forze della sinistra europea e italiana. Da questo punto di vista, non appare di buon auspicio la sconfitta all’interno della Linke tedesca di Oskar Lafontaine, che recentemente aveva sostenuto il superamento dell’euro e la necessità di un nuovo sistema monetario europeo. Non è più adeguato all’evolversi della situazione reale affermare la necessità di una svolta nelle politiche europee, abbandonando la logica dell’austerità e del rigore finanziario e le sovrastrutture istituzionali che all’interno dell’Unione Europea la sorreggono, senza affrontare la questione euro. Questa della svolta di politica economica è stata una partita aperta fino allo scoppio della crisi finanziaria globale del 2008. La partita si è chiusa con una sconfitta, perché le forze della sinistra europea, nelle diverse collocazioni di volta in volta assunte, non sono riuscite ad imporre l’abbandono delle politiche neoliberiste in Europa né ad impedirne il rincrudimento. Oggi il paradosso di questa posizione è che essa può realizzarsi soltanto se prima salta l’euro, perché l’euro reale, non quello immaginato, è un impedimento strutturale per politiche economiche alternative. Di ciò, sia pure in forma rozza, sta crescendo una consapevolezza di massa in Grecia, come in Italia e in tutti i Paesi più duramente colpiti dalla crisi. La vecchia, consolidata posizione, un tempo espressa nello slogan “Si all’euro, No a Maastricht”, che anch’io personalmente, come responsabile economico nazionale di Rifondazione Comunista per tanti anni ho contribuito a diffondere e ad articolare, non risulta più comprensibile, appare essa sì una scorciatoia velleitaria per sfuggire ai problemi e alle responsabilità reali e concrete. Per usare categorie gramsciane, quella linea era adatta a una fase di “guerra di posizione” e non ad una fase di “guerra di movimento”, come quella in cui la crisi sistemica del capitalismo ci ha condotti.

Una valuta non è mai semplicemente uno strumento neutro che può essere indifferentemente utilizzato per servire da sfondo a diversi modelli sociali. Nel sistema capitalistico la moneta è la sintesi finale, la più astratta e quindi la più complessa, di un ordine sociale storicamente determinato, frutto di sedimentazioni successive che costituiscono la concreta configurazione di classe realmente esistente. È ovvio che il crollo dell’euro (perché questo avverrebbe se un Paese delle dimensioni dell’Italia decidesse di uscirne) non equivale alla “vittoria finale”, né essa produrrà sicuramente immediati effetti positivi per le classi popolari. È ovvio che molto dipenderà da come avverrà e da quali saranno le forze trainanti di questo processo. Ciò che è certo è che la fine dell’euro ridislocherebbe le forze su scala europea e mondiale e aprirebbe nuovi scenari in cui svolgere il conflitto politico e sociale, che oggi in Europa appare chiuso a ogni ipotesi progressiva.

Il crollo dell’euro è oggi nell’ordine delle cose possibili, perché ne sono date le condizioni oggettive. La sinistra europea, e paradossalmente la sua componente oggi più disastrata, quella italiana, si trova di fronte ad un passaggio strategico cruciale. Essa, indipendentemente dalle sue volontà, deve decidere come collocarsi in questo scenario potenziale se vuole continuare ad esistere come forza attiva e non solo come scoria di un passato glorioso. Il nodo dell’euro è posto dalla storia, non dalle nostre elucubrazioni. Non rimane più molto tempo per scioglierlo».

Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

Unione europea (953) euro (784) crisi (640) economia (630) sinistra (549) teoria politica (296) finanza (285) Leonardo Mazzei (282) M5S (275) P101 (251) grecia (247) Movimento Popolare di Liberazione (244) Governo giallo-verde (242) elezioni (239) imperialismo (237) sfascio politico (235) resistenza (226) Moreno Pasquinelli (225) sovranità nazionale (219) banche (215) internazionale (213) risveglio sociale (184) alternativa (168) seconda repubblica (167) Syriza (155) piemme (147) Tsipras (146) antimperialismo (135) debito pubblico (133) Matteo Renzi (131) programma 101 (129) spagna (122) filosofia (121) Francia (119) immigrazione (117) marxismo (117) PD (111) destra (111) sovranità monetaria (111) democrazia (109) costituzione (106) Matteo Salvini (104) neoliberismo (104) populismo (104) sollevazione (103) Stefano Fassina (97) islam (97) Grillo (94) Sandokan (94) elezioni 2018 (94) berlusconismo (91) proletariato (91) geopolitica (88) Carlo Formenti (86) Germania (86) Alberto Bagnai (83) Emiliano Brancaccio (83) austerità (80) bce (80) Medio oriente (79) Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro (78) sindacato (77) Podemos (76) Stati Uniti D'America (75) referendum costituzionale 2016 (74) sinistra anti-nazionale (73) Mario Monti (72) guerra (72) capitalismo (70) Libia (66) Russia (65) capitalismo casinò (63) Sergio Cesaratto (62) Rivoluzione Democratica (61) rifondazione (61) Lega (60) globalizzazione (60) liberiamo l'Italia (60) CLN (59) Siria (59) CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (57) bancocrazia (57) immigrati (57) Sicilia (56) Alexis Tsipras (55) Alitalia (54) cinque stelle (54) legge elettorale (54) sovranismo (54) Diego Fusaro (53) Legge di Bilancio (53) brexit (53) Lega Nord (52) Pablo Iglesias (52) moneta (52) referendum (52) socialismo (52) neofascismo (51) sionismo (51) sovranità popolare (51) Emmezeta (50) fiat (50) Manolo Monereo (49) Movimento dei forconi (49) solidarietà (49) campo antimperialista (48) sinistra sovranista (48) gilet gialli (46) immigrazione sostenibile (46) Beppe Grillo (45) Nichi Vendola (45) renzismo (45) Troika (44) Yanis Varoufakis (44) astensionismo (43) inchiesta (43) uscita dall'euro (43) Luciano Barra Caracciolo (42) Mario Draghi (42) Israele (41) liberismo (40) palestina (40) Mimmo Porcaro (39) patriottismo (39) Fiorenzo Fraioli (38) Ugo Boghetta (38) proteste operaie (38) sinistra patriottica (38) italicum (37) Giorgio Cremaschi (36) Karl Marx (36) Marine Le Pen (35) ambiente (35) fiscal compact (35) uscita di sinistra dall'euro (35) III. Forum internazionale no-euro (34) Luigi Di Maio (34) Ucraina (34) egitto (34) nazione (34) 9 dicembre (33) Def (33) azione (33) ISIS (32) Merkel (32) cina (32) default (32) fiom (32) iran (32) islamofobia (32) populismo di sinistra (32) scienza (32) Forum europeo 2016 (31) Sel (31) governo Renzi (31) unità anticapitalisa (31) Fabio Frati (30) ecologia (30) xenofobia (30) Nello de Bellis (29) Putin (29) catalogna (29) storia (29) eurostop (28) napolitano (28) nazionalizzazione (28) Assemblea di Chianciano terme (27) menzogne di stato (27) Donald Trump (26) Mauro Pasquinelli (26) USA (26) elezioni europee 2019 (26) nazionalismi (26) silvio berlusconi (26) Beppe De Santis (25) Comitato centrale P101 (25) Forum europeo (25) Nato (25) elezioni siciliane 2017 (25) religione (25) scuola (25) Europa (24) Movimento 5 Stelle (24) Quantitative easing (24) Venezuela (24) finanziarizzazione (24) Aldo Giannuli (23) Lavoro (23) Stato di diritto (23) antifascismo (23) manifestazione 12 ottobre 2019 (23) ora-costituente (23) razzismo (23) repressione (23) Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro (22) Esm (22) Roma (22) emigrazione (22) keynes (22) nazionalismo (22) Chianciano Terme (21) Front National (21) Simone Boemio (21) Stato islamico dell’Iraq e del Levante (21) Unità Popolare (21) etica (21) Conte bis (20) Emmanuel Macron (20) Foligno (20) Laikí Enótita (20) Marcia della Dignità (20) Regno Unito (20) Vladimiro Giacchè (20) coordinamento no-euro europeo (20) crisi di governo (20) iraq (20) manifestazione del 12 ottobre (20) melenchon (20) minibot (20) tecnoscienza (20) umbria (20) MES (19) Mariano Ferro (19) Norberto Fragiacomo (19) Sicilia Libera e Sovrana (19) Tunisia (19) fronte popolare (19) Domenico Moro (18) Donbass (18) F.S. (18) Izquierda Unida (18) Noi siciliani con Busalacchi (18) lotta di classe (18) pace (18) senso comune (18) Assisi (17) Costanzo Preve (17) Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea (17) Jacques Sapir (17) Paolo Savona (17) Perugia (17) Pier Carlo Padoan (17) chiesa (17) complottismo (17) cosmopolitismo (17) euro-germania (17) media (17) piano B (17) Enrico Letta (16) Forum di Atene (16) Luciano B. Caracciolo (16) Marco Mori (16) Prc (16) Reddito di cittadinanza (16) Renzi (16) Tonguessy (16) appello (16) ballottaggi (16) casa pound (16) fascismo (16) internazionalismo (16) sciopero (16) vendola (16) Cremaschi (15) Daniela Di Marco (15) International no euro forum (15) M. Micaela Bartolucci (15) Salvini (15) clima (15) comunismo (15) diritto (15) indipendenza (15) internet (15) manifestazione (15) piattaforma eurostop (15) tasse (15) vaccini (15) 15 ottobre (14) Alessandro Visalli (14) Alitalia all'Italia (14) Brancaccio (14) Enea Boria (14) Ernesto Screpanti (14) Eurogruppo (14) Fridays for Future (14) MMT (14) Monte dei Paschi (14) Movimento pastori sardi (14) Stato Islamico (14) Turchia (14) Vincenzo Baldassarri (14) no tav (14) obama (14) potere al popolo (14) salerno (14) Alessandro Di Battista (13) Bersani (13) Chavez (13) Enrico Grazzini (13) Eos (13) Jobs act (13) Legge di stabilità (13) Marino Badiale (13) Virginia Raggi (13) Wilhelm Langthaler (13) acciaierie Terni (13) cultura (13) disoccupazione (13) femminismo (13) finanziaria (13) giovine italia (13) privatizzazioni (13) regionalismo differenziato (13) sardine (13) unione bancaria (13) Alfredo D'Attorre (12) Costas Lapavitsas (12) D'alema (12) Forum europeo 2015 (12) Giulietto Chiesa (12) Negri (12) Panagiotis Lafazanis (12) Sergio Mattarella (12) analisi politica (12) decreto salva-banche (12) europeismo (12) global warming (12) keynesismo (12) salari (12) terzo memorandum (12) 14 dicembre (11) AST (11) Aldo Zanchetta (11) De Magistris (11) Dicotomia (11) France Insoumise (11) Gennaro Zezza (11) Ilva (11) Papa Francesco (11) Pardem (11) Portogallo (11) Stato (11) Stefano D'Andrea (11) corruzione (11) de-globalizzazione (11) elezioni anticipate (11) iniziative (11) mediterraneo (11) nucleare (11) ordoliberismo (11) presidenzialismo (11) proteste (11) sindacalismo di base (11) sinistra Italiana (11) sovranismi (11) Art. 18 (10) Bagnai (10) Bruno Amoroso (10) Carl Schmitt (10) Claudio Borghi (10) Fausto Bertinotti (10) Fmi (10) Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra (10) Forum di Roma 2019 (10) George Soros (10) Gianluigi Paragone (10) Giorgetti (10) Hollande (10) Jean-Luc Mélenchon (10) Lista del Popolo (10) Marco Passarella (10) Marco Zanni (10) OLTRE L'EURO (10) Ora (10) Paolo Barnard (10) Quirinale (10) Risorgimento Socialista (10) Terni (10) cattiva scuola (10) decrescita (10) diritti civili (10) facebook (10) fisco (10) golpe (10) islanda (10) legge di bilancio 2020 (10) povertà (10) taranto (10) ANTARSYA-M.A.R.S. (9) Algeria (9) Antonio Rinaldi (9) Argentina (9) Bernie Sanders (9) CGIL (9) Campagna eurostop (9) Diritti Sociali (9) Draghi (9) Forconi (9) Paolo Ferrero (9) Stato nazione (9) Terza Repubblica (9) ThyssenKrupp (9) Von Hayek (9) Wolfgang Schaeuble (9) bail-in (9) bipolarismo (9) classi sociali (9) cosmo-internazionalismo (9) deficit (9) futuro collettivo (9) il pedante (9) istruzione (9) liberalismo (9) medicina (9) moneta fiscale (9) necrologi (9) questione nazionale (9) sociologia (9) sovranità (9) tecnologie (9) Antonio Gramsci (8) Corte costituzionale (8) DOPO IL 4 DICEMBRE (8) Erdogan (8) F.f (8) Fratelli d'Italia (8) Genova (8) Goracci (8) Gran Bretagna (8) II assemblea della CLN (1-3 settembre) (8) Ingroia (8) Italia Ribelle e Sovrana (8) Julio Anguita (8) Landini (8) Lenin (8) Luca Massimo Climati (8) Mattarella (8) Mirafiori (8) Yanis Varoufakys (8) borsa (8) debitocrazia (8) destra non euro (8) elezioni anticapte (8) elezioni anticipate 2017 (8) elezioni siciliane (8) grexit (8) inflazione (8) lira (8) manifestazione 25 marzo 2017 (8) marxisti dell'Illinois (8) nuovo movimento politico (8) questione femminile (8) regionalismo (8) sardegna (8) seminario programmatico 12-13 dicembre 2015 (8) svalutazione (8) transfemminismo (8) trasporto aereo (8) unità anticapitalista (8) unità nazionale (8) Abu Bakr al-Baghdadi (7) Alessandro Chiavacci (7) Alternative für Deutschland (7) Articolo 18 (7) CUB (7) Cub Trasporti (7) Dino Greco (7) Ernesto Laclau (7) Flat tax (7) Franz Altomare (7) Gaza (7) Giancarlo D'Andrea (7) Giuseppe Angiuli (7) ISIL (7) Inigo Errejón (7) Je so' Pazzo (7) Jeremy Corbyn (7) Joseph Stiglitz (7) MMT. Barnard (7) Macron (7) Massimo Bontempelli (7) Maurizio Landini (7) Me-Mmt (7) Michele Berti (7) Nuit Debout (7) Oskar Lafontaine (7) Papa Bergoglio (7) Pil italiano (7) Riccardo Achilli (7) Samuele Mazzolini (7) Sapir (7) Seconda Assemblea P101 (7) Ttip (7) agricoltura (7) aletheia (7) anarchismo (7) autodeterminazione dei popoli (7) bankitalia (7) confederazione (7) contante (7) derivati (7) eurexit (7) eurocrack (7) giovani (7) il manifesto (7) incontri (7) magistratura (7) nazismo (7) patria e costituzione (7) pensioni (7) risorgimento (7) rivolta (7) rivoluzione civile (7) rossobrunismo (7) sanità (7) spread (7) trasporto pubblico (7) Ars (6) Banca centrale europea (6) Bazaar (6) Bottega partigiana (6) CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT) (6) Carlo Galli (6) Casaleggio (6) Contropiano (6) Eros Cococcetta (6) Eugenio Scalfari (6) Franco Bartolomei (6) Frédéric Lordon (6) Giorgia Meloni (6) M.AR.S. (6) Maduro (6) Marx (6) Militant-blog (6) Nino galloni (6) No Renzi Day (6) Noi con Salvini (6) ORA! (6) Pcl (6) Pisapia (6) Polonia (6) REDDITO MINIMO UNIVERSALE (6) Regioni autonome (6) Sandro Arcais (6) Stato di Polizia (6) Target 2 (6) Teoria Monetaria Moderna (6) Thomas Fazi (6) Titoli di stato (6) Toni negri (6) USB (6) Ungheria (6) Viktor Orban (6) assemblea nazionale 2-3 luglio 2016 (6) automazione (6) beni comuni (6) cinema (6) fabrizio Marchi (6) famiglia (6) giovanni Tria (6) governo Gentiloni (6) ideologia (6) incontro internazionale (6) la variante populista (6) liberosambismo (6) migranti (6) no-Ttip (6) nuovo soggetto politico (6) populismo democratico (6) suicidi (6) suicidi economici (6) tecnica (6) terremoto (6) uber (6) utero in affitto (6) Alberto Negri (5) America latina (5) Angelo Panebianco (5) Anguita (5) Antonio Ingroia (5) Assad (5) Carola Rackete (5) Dario Guarascio (5) Decreto Dignità (5) Decreto sicurezza (5) Dimitris Mitropoulos (5) Federalismo (5) Federico Fubini (5) Ferdinando Pastore (5) Finlandia (5) Forza Italia (5) Franco Busalacchi (5) Giuseppe Mazzini (5) HAMAS (5) Hilary Clinton (5) Il popolo de i Forconi (5) Joël Perichaud (5) Kirchner (5) Lucca (5) Luigi De Magistris (5) MOHAMED KONARE (5) Marcello Teti (5) Mario Monforte (5) No Monti Day (5) No debito (5) Npl (5) Nuova Direzione (5) Paolo Becchi (5) Parigi (5) Partito tedesco (5) Pier Paolo Dal Monte (5) Rete dei Comunisti (5) Romano Prodi (5) Rosatellum 2 (5) Sharing Economy (5) Soleimani (5) Stathis Kouvelakis (5) TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) (5) Trump (5) Val di Susa (5) Wolfgang Munchau (5) Yemen (5) afghanistan (5) alleanze (5) banche popolari (5) brasile (5) camusso (5) chiesa ortodossa (5) confindustria (5) cuba (5) debitori (5) decreto vaccini (5) di Pietro (5) donna (5) elezioni regionali 2015 (5) elezioni. Lega (5) fratelli musulmani (5) giornalismo (5) governo (5) greta thumberg (5) jihadismo (5) laicismo (5) massimo fini (5) pomigliano (5) procedura d'infrazione (5) proteste agricoltori (5) rifugiati politici (5) salvinismo (5) teologia (5) tremonti (5) wikileaks (5) 16 giugno Roma (4) ALBA (4) Africa (4) Alessandro Somma (4) Alessia Vignali (4) Altiero Spinelli (4) Andrea Ricci (4) Anna Falcone (4) Antonio Amoroso (4) Assange (4) Aurelio Fabiani (4) Autostrade per l'Italia (4) Bergoglio (4) Brigate sovraniste (4) CSNR (4) Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (4) Carovana di solidarietà (4) Cesaratto (4) Charlie Hebdo (4) Chiavacci Alessandro (4) Città della Pieve (4) Claudio Martini (4) Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi (4) Consiglio nazionale ORA! (4) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (4) Corea del Nord (4) Danilo Calvani (4) Danilo Zolo (4) Deutsche Bank (4) Die Linke (4) Diego Melegari (4) Emanuele Severino (4) Ernesto Galli Della Loggia (4) Felice Floris (4) Francesco Giavazzi (4) Frente civico (4) Fronte Sovranista Italiano (4) GIAPPONE (4) Giuliano Pisapia (4) Giulio Regeni (4) Giulio Sapelli (4) Imu (4) Incontro di Roma (4) Italexit (4) JP Morgan (4) Jacques Nikonoff (4) Karl Polany (4) Kke (4) L'Altra Europa con Tsipras (4) Lafontaine (4) Laura Boldrini (4) Leonardo Mazzzei (4) Luciano Canfora (4) Luciano Gallino (4) Luciano Vasapollo (4) Lucio Chiavegato (4) Luigi Ferrajoli (4) Lupo (4) MPL (4) Marcello Minenna (4) Marchionne (4) Martin Heidegger (4) Morgan Stanley (4) Mosul (4) NO TAP (4) Noi sicialiani con Busalacchi (4) ONU (4) Oscar Lafontaine (4) Paolo Gerbaudo (4) Pci (4) Piattaforma di sinistra (4) Piero Bernocchi (4) Prodi (4) ROSSA (4) Rajoy (4) Sefano Rodotà (4) Sergio Starace (4) Simone Pillon (4) Slavoj Žižek (4) Stato d'emergenza (4) TAP (4) Tyssenkrupp (4) VOX (4) Varoufakis (4) Visco (4) Vladimiro Giacché (4) Xarxa Socialisme 21 (4) Xi Jinping (4) agricoltura biologica (4) al-Sisi (4) alceste de ambris (4) anarchici (4) antisemitismo (4) antisionismo (4) arancioni (4) bigenitorialità (4) califfato (4) carceri (4) cipro (4) coalizione sociale (4) crisi bancaria (4) cristianesimo (4) cristianismo (4) curdi (4) demografia (4) diritti di cittadinanza (4) donne (4) elezioni 2017 (4) elezioni comunali 2017 (4) elezioni siciliane 2012 (4) filo rosso (4) gender (4) il fatto quotidiano (4) informatica (4) intelligenza artificiale (4) irisbus (4) irlanda (4) italia (4) ius soli (4) legge del valore (4) legge di stabilità 2017 (4) parti de gauche (4) patrimoniale (4) porcellum (4) precarietà (4) presidente della repubblica (4) primarie (4) protezionismo (4) risparmio (4) salute (4) saviano (4) seminario (4) sinistra transgenica (4) sottoscrizione (4) spending review (4) spesa pubblica (4) statizzazione banche (4) terzo polo (4) transizione al socialismo (4) trattati europei (4) truffa bancaria (4) università (4) wikidemocrazia (4) xylella (4) 19 ottobre (3) Ahmadinejad (3) Alavanos (3) Albert Einstein (3) Alberto Alesina (3) Alfiero Grandi (3) Amodeo (3) Antonella Stirati (3) Aquisgrana (3) Arabia saudita (3) Armando Mattioli (3) Associazione Riconquistare la Sovranità (3) Atene 26-28 giugno (3) Aventino (3) BRIM (3) Barbara Spinelli (3) Benedetto Croce (3) Benetton (3) Bernd Lucke (3) Bin Laden (3) Bloco de Esquerda. (3) Cerveteri Libera (3) Cia (3) Ciudadanos (3) Comitato No Debito (3) Commissione europea (3) Coordinamento Democrazia Costituzionale (3) Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria (3) Coordinamento no E45 autostrada (3) Davide Serra (3) Dieudonné M'bala M'bala (3) Diosdado Toledano (3) EDWARD SNOWDEN (3) Eleonora Forenza (3) Ernest Vardanean (3) Eurasia (3) Fabio Nobile (3) Fabrizio Tringali (3) Fausto Sorini (3) Filippo Abbate (3) Francesco Neri (3) Francesco Salistrari (3) Fratoianni (3) Gianni Ferrara (3) Giorgio Lunghini (3) Giovanni Gentile (3) Giuliana Nerla (3) Giulio Bonali (3) Giuseppe Pelazza (3) Goofynomics (3) Gramsci (3) Guido Grossi (3) HELICOPTER MONEY (3) Hezbollah (3) ISTAT (3) Ilaria Bifarini (3) Iugoslavia (3) Ivan Cavicchi (3) Jens Weidmann (3) Jugoslavia (3) Leonardo SInigaglia (3) Lista Tsipras (3) Luca Ricolfi (3) Magdi Allam (3) Manolo Monero Pérez (3) Marcello Foa (3) Marco Bulletta (3) Marco Mainardi (3) Mario Volpi (3) Marxista dell'Illinois n.2 (3) Massimo De Santi (3) Massimo cacciari (3) Maurizio Fratta (3) Maurizio del Grippo (3) Milton Friedmann (3) Modern Money Theory (3) Moldavia (3) Morya Longo (3) Napoli (3) Nigel Farage (3) No Mes (3) No e-45 autostrada (3) Noi Mediterranei (3) Olanda (3) Palermo (3) Panagiotis Sotiris (3) Paola De Pin (3) Partito Italexit (3) Patrizia Badii (3) Pedro Montes (3) Pkk (3) Poroshenko (3) Rinascita (3) Rodoflo Monacelli (3) Ruggero Arenella (3) Salento (3) Sarkozy (3) Scenari Economici (3) Six Pack (3) Stavros Mavroudeas (3) Ugo Arrigo (3) Ungheria. jobbink (3) Ventotene (3) Viareggio (3) al-Nusra (3) alba dorata (3) austria (3) biotecnocrazia (3) bollettino medico (3) crediti deteriorati (3) debito (3) deflazione (3) deflazione salariale (3) diritto d'asilo politico (3) diritto di cittadinanza (3) divorzio banca d'Italia Tesoro (3) dollaro (3) economia sociale di mercato (3) elezioni 2020 (3) euroasiatismo (3) foibe (3) forza nuova (3) giustizia (3) inceneritori (3) indignati (3) ines armand (3) insegnanti (3) internazionale azione (3) legge di stabilità 2015 (3) legge truffa (3) machiavelli (3) maternità surrogata (3) mattarellum (3) mezzogiorno (3) minijobs. Germania (3) negazionismo (3) noE-45 autostrada (3) occidente (3) oligarchia (3) olocausto (3) partito (3) partito democratico (3) prescrizione (3) psicanalisi (3) quota 100 (3) rai (3) ratzinger (3) riforma del senato (3) robotica (3) sanità. spending review (3) sciopero generale (3) seminario teorico (3) senato (3) sme (3) social media (3) socialdemocrazia (3) sondaggi (3) sovranità e costituzione (3) sovrapproduzione (3) takfir (3) tassisti (3) terza assemblea P101 (3) tv (3) violenza (3) web (3) 11 settembre (2) 12 aprile (2) 25 aprile 2017 (2) 27 ottobre 2012 (2) A/simmetrie (2) ALDE (2) Ada Colau (2) Agenda Monti (2) Alberto Benzoni (2) Alberto Montero (2) Alétheia (2) Amando Siri (2) Amazon (2) Andalusia (2) Angelo Salento (2) Antonello Ciccozzi (2) Antonello Cresti (2) Arditi del Popolo (2) Armando Siri (2) Atlante (2) Baath (2) Bahrain (2) Banca (2) Bandiera rossa in movimento (2) Berretti Rossi (2) Bilderberg (2) Black Lives Matter (2) Blockchain (2) Bolivia (2) Bolkestein (2) Borotba (2) Brushwood (2) CISL (2) Carc (2) Carlo Clericetti (2) Carlo Freccero (2) Carlo Romagnoli (2) Cernobbio (2) Certificati di Credito Fiscale (2) Cesarina Branzi (2) Cgia Mestre (2) Chantal Mouffe (2) Cile (2) Cirimnnà (2) Civati (2) Claudia Castangia (2) Colonialismo (2) Comitato antifascista russo-ucraiono (2) Conte (2) Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro (2) Dani Rodrik (2) De Bortoli (2) Der Spiegel (2) Diem25 (2) Domenico Losurdo (2) Don Giancarlo Formenton (2) Dugin (2) EReNSEP (2) Edoardo Biancalana (2) Ego della Rete (2) Emilia Clementi (2) Emilia-Romagna (2) Emiliano Gioia (2) Enzo Pennetta (2) Eric Toussaint (2) Ettore Livini (2) European Quantitative-easing Intermediated Program (2) Extincion Rebellion (2) F.List (2) Federal reserve (2) Fidel Castro (2) Fidesz (2) Filippo Gallinella (2) Fiumicino (2) Forestale (2) Forum Internazionale antiEU delle forze popolari (2) Forum Popoli Mediterranei (2) Francesco Lamantia (2) Francesco Maria Toscano (2) Francesco Piobbichi (2) Franco Russo (2) Frosinone (2) Fulvio Grimaldi (2) Futuro al lavoro (2) Generale Pappalardo (2) Gentiloni (2) Giacomo Bracci (2) Giacomo Russo Spena (2) Giada Boncompagni (2) Giancarlo Cancelleri (2) Gig Economy (2) Giorgio Gattei (2) Giuliano Amato (2) Giuseppe Palma (2) Goldman Sachs (2) Google (2) Grottaminarda (2) Guido Viale (2) Hartz IV (2) Hegel (2) Hitler (2) Héctor Illueca (2) INPS (2) Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016 (2) Iniciativa za Demokratični Socializem (2) Iniziativa per il socialismo democratico (2) Italia Ribelle (2) Iugend Rettet (2) JULIAN ASSANGE (2) Jacopo Custodi (2) Javier Couso Permuy (2) Juan Carlos Monedero (2) Juncker (2) Junker (2) Kalergy (2) Ken Loach (2) Kostas Lapavitsas (2) Kurdistan (2) La Grassa (2) Lelio Basso (2) Lelio Demichelis (2) Loretta Napoleoni (2) Ltro (2) M-48 (2) Maastricht (2) Mali (2) Manolis Glezos (2) Marco Revelli (2) Marco Rizzo (2) Maria Elena Boschi (2) Maria Rita Lorenzetti (2) Mario Tronti (2) Mark Zuckerberg (2) Marocco (2) Massimo D'Antoni (2) Massimo PIvetti (2) Michele Serra (2) Michele fabiani (2) Microsoft (2) Militant (2) Moscovici (2) Movimento Politico d'Emancipazione Popolare (2) Mussari (2) Mélenchon (2) Nadia Garbellini (2) Netanyahu (2) Nicaragua (2) Omt (2) Oriana Fallaci (2) Ostia (2) Paolo Maddalena (2) Papa (2) Partito comunista (2) Patto di Stabilità e Crescita (2) Paul Krugman (2) Paul Mason (2) PdCI (2) Pdl (2) Piano di eradicazione degli ulivi (2) Piemonte (2) Pippo Civati (2) Portella della Ginesta (2) Preve (2) Quarto Polo (2) Raffaele Alberto Ventura (2) Reddito di inclusione sociale (2) Riccardo Bellofiore (2) Riccardo Ruggeri (2) Riscossa Italia (2) Roberto Ferretti (2) Rosanna Spadini (2) Rosarno (2) Rosatellum (2) Rozzano (2) Ryan air (2) SPD (2) STX (2) Sahra Wagenknecht (2) Salistrari (2) Schumpeter (2) Scilipoti (2) Scozia (2) Seconda Assemblea CLN (2) Sergio Bellavita (2) Sergio Cararo (2) Sergio Cofferati (2) Severgnini (2) Shale gas (2) Simone Di Stefano (2) Slovenia (2) Stato penale (2) Stefano Zecchinelli (2) Steve Bannon (2) Stiglitz (2) Tasi (2) Tasos Koronakis (2) Telecom (2) Terzo Forum (2) Thissen (2) Thomas Piketty (2) Tito Boeri (2) Tiziana Alterio (2) Tiziana Ciprini (2) Tltro (2) Tomaso Montanari (2) Tor Sapienza (2) Torino (2) Transatlantic Trade and Investment Partnership (2) Transnistria (2) Trilateral (2) UIL (2) UKIP (2) Umberto Eco (2) Ursula von der Leyen (2) Valerio Bruschini (2) Von Der Leyen (2) Vox Italia (2) Zagrebelsy (2) Zoe Constantopoulou (2) accordo del 20 febbraio (2) accordo sul nucleare (2) agricoltori indignati (2) al Serraj (2) al-Durri (2) al-qaeda (2) alawismo (2) animalismo (2) antimperialista (2) antispecismo (2) antropologia (2) atac (2) banche venete (2) battaglia d'autunno (2) blocco sociale (2) bontempelli (2) burkini (2) calunnia (2) casa (2) clausole di salvaguardia (2) cobas (2) comitato di Perugia (2) composizione di classe (2) comuni (2) comunicazione (2) debito privato (2) denaro (2) deregulation (2) domenico gallo (2) due euro (2) dughin (2) elezioni comunali 2015 (2) elezioni comunali 2019 (2) embraco (2) enel (2) energia (2) ennahda (2) esercito (2) eugenetica (2) expo (2) export (2) fake news (2) fecondazione eterologa (2) fincantieri (2) fine del lavoro (2) frontiere (2) gaypride (2) genetica (2) gennaro Migliore (2) geoeconomia (2) giacobinismo (2) governicchio (2) indignatos (2) industria italiana (2) intimperialismo (2) isu sanguinis (2) legge (2) legge di stabilità 2018 (2) lgbt (2) libano (2) liberi e uguali (2) libertà di pensiero (2) maidan (2) manifestazione 2 giugno 2018 (2) marina silva (2) mercantislismo (2) nazionalizzare le autostrade (2) no expo (2) non una di meno (2) omosessualità (2) ong (2) paolo vinti (2) pareggio di bilancio (2) parlamento europeo (2) patria (2) patto del Nazareno (2) patto grecia-israele (2) patto politico (2) peronismo (2) petrolio (2) pietro ratto (2) poste (2) poste italiane (2) proporzionale (2) province (2) razionalismo (2) reddito di base (2) ricchezza (2) riduzione parlamentari (2) rifiuti (2) riformismo (2) rivoluzione russa (2) rivoluzione socialista (2) scissione pd (2) serbia (2) shador (2) shoa (2) silicon valley (2) sinistra anticapitalista (2) sinistra critica (2) società (2) stagnazione secolare (2) stop or-me (2) studenti (2) tasso di cambio (2) transgender (2) transumano (2) ulivi (2) unioni civili (2) uniti e diversi (2) uscita da sinistra (2) vincolo di mandato (2) vota NO (2) "cosa rossa" (1) 100 giorni (1) 101 Dalmata. il più grande successo dell'euro (1) 11-12 gennaio 2014 (1) 14 novembre (1) 17 aprile (1) 19 ottobre 2019 (1) 1961 (1) 20-24 agosto 2014 (1) 25 aprile 2014 (1) 25 aprile 2015 (1) 25 aprile 2018 (1) 28 marzo 2014 (1) 31 marzo a Milano (1) 4 novembre (1) 5G (1) 6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione (1) 8 settembre (1) 9 febbraio 2019 (1) 9 novembre 2013 (1) A. Barba (1) AL NIMR (1) Abd El Salam Ahmed El Danf (1) Aberto Bellini (1) Accellerazionismo (1) Achille Occhetto (1) Acqua pubblica (1) Adenauer (1) AirCrewCommittee (1) Alain Parguez (1) Alan Greenspan (1) Alan Johnson (1) Alba Libica (1) Albania (1) Albert Jeremiah Beveridge (1) Albert Reiterer (1) Albert Rivera (1) Alberto Perino (1) Alcoa (1) Aldo Barba (1) Aldo Bronzo (1) Aleksey Mozgovoy (1) Alemanno (1) Aleppo (1) Alesina (1) Alessandro Mustillo (1) Alessandro Trinca (1) Alex Zanotelli (1) Alexander Zakharchenko (1) Alterfestival (1) Alternativa per la Germania (1) Alì Manzano (1) Ambrogio Donini (1) Ambrose Evans Pritchard (1) Amedeo Argentiero (1) Amintore Fanfani (1) Amoroso (1) Anders Breivik (1) Andrew Brazhevsky (1) Andrew Spannaus (1) Angela Matteucci (1) Angelo di Carlo (1) Angus Deaton (1) Anis Amri (1) Anna Angelucci (1) Anna Lami (1) Anschluss (1) Anthony Coughlan (1) Antonella Stocchi (1) Antonio De Gennaro (1) Antonio Guarino (1) Antonio Rinaldis (1) Antonis Ragkousis (1) Antonis-Ragkousis (1) Apple (1) Arditi (1) Argo Secondari (1) Argyrios Argiris Panagopoulos (1) Arnaldo Otegi (1) Ars Longa (1) Art 81 (1) Art. 11 (1) Art.50 Trattato Lisbona (1) Articolo1 (1) Artini (1) Artuto Scotto (1) Ascheri (1) Atene (1) Athanasia Pliakogianni (1) Atlantia (1) Attali (1) Augusto Graziani (1) Australia (1) BDI (1) BORIS NEMTSOV (1) BRI (1) Banca d'Italia (1) Banca mondiale (1) Barcelona en comú (1) Bashar al-Assad (1) Basilicata (1) Bastasin (1) Battaglione Azov (1) Bazar (1) Bcc (1) Bekaert (1) Belardelli (1) Belgio (1) Benigni (1) Benoît Hamon (1) Bernard-Henri Levy (1) Bielorussia (1) Bifo (1) Bilancio Ue (1) Bini Snaghi (1) Bisignani (1) Bismarck (1) Black Panthers (1) Blade Runner 2049 (1) Boicotta Eurovision (1) Boikp Borisov (1) Bolsonaro (1) Bossi (1) Branko Milanovic (1) Brennero (1) Bretagna (1) Brigata kalimera (1) Brindisi (1) Britannia (1) Bruderle (1) Bruno Steri (1) Bruno Vespa (1) Bulgaria (1) ByoBlu (1) C.f.. Governo giallo-verde (1) CARTA DI FIRENZE 2019 (1) CCF (1) CNL (1) COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST (1) COSMOPOLITICA (1) Calabria (1) Calenda (1) Cambiare si può (1) Cameron (1) Cammino per la libertà (1) Cancellieri (1) Carchedi (1) Caritas (1) Carlo Candi (1) Carlo De Benedetti (1) Carlo Rovelli (1) Carmine Pinto (1) Casal Bruciato (1) Cascina Raticosa (1) Casini (1) Cassazione (1) Cassese Sabino (1) Catarina Martins (1) Cekia (1) Cesare Battisti (1) Checchino Antonini (1) Checco (1) Chiaberge Riccardo (1) Chiara Appendino (1) Chisinau (1) Chișinău (1) Christian Napolitano (1) Christian Rocca (1) Christoph Horstel (1) Circo Massimo (1) Cirinnà (1) Civitavecchia (1) Claudia Zeta (1) Claudio Maartini (1) Claudio Magris (1) Claus Offe (1) Concita De Gregorio (1) Confederazione europea (1) Conferenza d'apertura (1) Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014 (1) Coord (1) Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione (1) Corea del Sud (1) Corriere della sera (1) Corte Europea sui diritti dell'uomo (1) Cosenza (1) Crimea (1) Cristina Re (1) Cuperlo (1) DDL (1) Dagospia (1) Daisy Osauke (1) Damiano palano (1) Dan Glazebrook (1) Daniela Conti (1) Daniele Manca (1) Danimarca (1) Dario Fo (1) Davide Bono (1) Davide Gionco (1) Davos (1) De Masi (1) De Vito (1) Debora Billi (1) Debt Redemption Fund (1) Del Rio (1) Denis Mapelli (1) Dichiarazione universale dei diritti umani (1) Dimitris Christoulias (1) Dio (1) Dmitriy Kolesnik (1) Domenico Quirico (1) Domenico Rondoni (1) Dominique Strauss-Khan (1) Don Sturzo (1) Donald Tusk (1) Duda (1) ECO (1) EPAM (1) Eco della rete (1) Eduard Limonov (1) Elctrolux (1) Eleonora Florenza (1) Elinor Ostrom (1) Elliott Gabriel (1) Emanuele Filiberto (1) Emilio Gentile (1) Emma Bonino (1) Emmanuel Mounier (1) Emmeffe (1) Enrica Perucchietti (1) Enrico Angelini Partigiano (1) Enrico Gatto (1) Enrico Rossi (1) Enrico padoan (1) Erasmo vecchio (1) Ernesto Pertini (1) Ernst Bloch (1) Eros Francescangeli (1) Erri De Luca (1) Etiopia (1) Ettore Gotti Tedeschi (1) Eugenio Scalgari (1) Eunoè (1) Eurispes (1) Europa a due velocità (1) Evo Morales (1) FF2 (1) Fabiani (1) Fabio Amato (1) Fabio De Masi (1) Fabio Dragoni (1) Fabio Mini (1) Fabio Petri (1) Fabriano (1) Fabrizio De Paoli (1) Fabrizio Rondolino (1) Falluja (1) Favia (1) Federazione delle Industrie Tedesche (1) Federica Aluzzo (1) Federico Caffè (1) Federico II il Grande (1) Ferrero (1) Fertility Day (1) Filippo Dellepiane (1) Filippo Nogarin (1) Filippo Santarelli (1) Fiorito (1) Florian Philippot (1) Folkebevægelsen mod EU (1) Foodora (1) Foro di Sao Paulo (1) Forum Ambrosetti (1) Forum dei Popoli Mediterranei (1) Forum di Assisi (1) Francesca Donato (1) Francesco Campanella (1) Francesco Cardinali (1) Francesco Garibaldo (1) Francesco Giuntoli (1) Francesco Lenzi (1) Francesco Magris (1) Franco Venturini (1) Frauke Petry (1) Fred Kuwornu (1) Freente Civico (1) Freud (1) Front de gauche (1) Fronte della gioventù comunista (1) Fuad Afane (1) Fukuyama (1) Fuori dall'euro (1) GMJ (1) Gabanelli (1) Gabriele Gesso (1) Gandhi (1) George Friedman (1) George Monbiot (1) Germanicum (1) Gesù (1) Gezi park (1) Giacomo Bellini (1) Giacomo Bellucci (1) Giacomo Vaciago (1) Giacomo Zuccarini (1) Giancarlo Bergamini (1) Gim cassano (1) Giordano Sivini (1) Giovanna Vertova (1) Giovanni De Cristina (1) Giovanni Lo Porto (1) Giovanni Schiavon (1) Giovanni Tomei (1) Giovanni di Cristina (1) Giulia Grillo (1) Giuliana Commisso (1) Giuliano Procacci (1) Giulio Ambrosetti (1) Giulio Girardi (1) Giulio Tarro (1) Giulio Tremonnti (1) Giuseppe Altieri (1) Giuseppe Guarino (1) Giuseppe Travaglini (1) Giuseppe Turani (1) Giuseppe Zupo (1) Glauco Benigni (1) Godley (1) Grasso (1) Graziano Priotto (1) Grecia presidio 9/9/19 (1) Guerra di liberazione algerina (1) Guglielmo Forges Davanzati (1) Guido Lutrario (1) Guido Ortona (1) Günther Anders (1) HSBC (1) Hainer Flassbeck (1) Haitam Manna (1) Haiti (1) Haver Analytics (1) Hawking (1) Heiner Flassbeck (1) Hillary Clinton (1) Hjalmar Schacht (1) Hong Kong (1) Huawei (1) Huffington Post (1) IPHONE (1) IRiS (1) IS (1) Ida Magli (1) Ignazio Marino (1) Il tramonto dell'euro (1) Ilaria Lucaroni (1) Illueca (1) Imposimato (1) Improta (1) Indesit (1) Indipendenza e Costituzione (1) Inge Höger (1) Intellettuale dissidente (1) International Forum of Sovereign Wealth Funds (1) Intesa Sanpaolo (1) Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (1) Italia dei valori (1) J.Habermas (1) JAMES GALBRAITH (1) JOBS ACT(ING) IN ROME (1) Jacques Delors (1) Jacques Rancière (1) James Holmes (1) James K. Galbraith (1) James Petras (1) Jaroslaw Kaczynsk (1) Jason Barker (1) Je so' Pazz' (1) Jean Claude Juncker (1) Jean-Claude Juncker (1) Jean-Claude Lévêque (1) Jean-Claude Michéa (1) Jean-Jacques Rousseau (1) Jean-Paul Fitoussi (1) Jeremy Rifkin (1) Jo Cox (1) Joel Perichaud (1) John Laughland (1) John Locke (1) John Pilger (1) Jorge Alcazar Gonzalez (1) Joseph De Maistre (1) Joseph Shumpeter (1) Josephine Markmann (1) João Ferreira (1) Jugend Rettet (1) Juha Sipila (1) Junge Welt (1) Kalecky (1) Kalergi (1) Kelsen (1) Kemi Seba (1) Kenneth Kang (1) Kiev (1) Kirill Vasilev (1) Kolesnik Dmitriy (1) Kosovo (1) Kostas Kostoupolos (1) Kostas-Kostopoulos (1) Kouachi (1) Koutsianas Pantelis (1) Kruhman (1) Ktragujevac (1) Kyenge (1) L'Aquila (1) La Pira (1) La forte polarizzazione (1) La sinistra e la trappola dell'euro (1) La via maestra (1) La7 (1) Lagarde (1) Lapo Elkann (1) Lars Feld (1) Lasciateci fare (1) Leave (1) Lecce (1) Left (1) Legge 194 (1) Legge Acerbo (1) Legge Severino (1) Leonardo Coen (1) Leopolda (1) Lettera aperta ai movimenti sovranisti (1) Lev Gumilev (1) LexitNetwork (1) Lia De Feo (1) Lidia Riboli (1) Lidia Undiemi (1) Liguria (1) Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando (1) Lituana (1) Livorno (1) Logistica. Ikea (1) London Corrispondent Society (1) Lorenzin (1) Lorenzin Beatrice (1) Lorenzo Alfano (1) Lorenzo Del Savio (1) Lorenzo Dorato (1) Lorenzo Fioramonti (1) Lorenzo Fontana (1) Loris Caruso (1) Luca Donadel (1) Luca Pagni (1) Lucarelli (1) Lucia Annunziata (1) Lucia Morselli (1) Luciana Castellina (1) Luciano Violante (1) Lucio Magri (1) Lucio garofalo (1) Luigi De Giacomo (1) Luigi Nanni (1) Luigi Preiti (1) Luigi Zingales (1) Luka Mesec (1) López Obrador (1) M. Pivetti (1) M48 (1) M5 (1) MH 17 flight paths (1) MNLA (1) MOSE (1) Macchiavelli (1) Macedonia (1) Maida (1) Manuel Monereo (1) Manuel Montejo (1) Manuela Cadelli (1) Manuela Carmena (1) Marcello Barison (1) Marcello De Cecco (1) Marcello Veneziani (1) Marcia Perugia-Assisi (1) Marco Bersani (1) Marco Carrai (1) Marco Cattaneo (1) Marco Di Steafno (1) Marco Ferrando (1) Marco Fortis (1) Marco Giannini (1) Marco Palombi (1) Marco Pannella (1) Marco Parma (1) Marco Rovelli (1) Marco Santopadre (1) Marcuse (1) Margarita Olivera (1) Maria Grazia Da Costa (1) Marina Calculli (1) Marina Minicuci (1) Mario Esposito (1) Mark Rutte (1) Maroni (1) Marta Fana (1) Martin Lutero (1) Martin Wolf (1) Marxista dell'Illinois n.1 (1) Massimiliano Panarari (1) Massimo Costa (1) Massimo Gramellini (1) Massimo Recalcati (1) Massimo Villone (1) Matt O'Brien (1) Mattei (1) Matteo Mameli (1) Matteo Pucciarelli (1) Mauricio Macri (1) Maurizio Alfieri (1) Maurizio Blondet (1) Maurizio Franzini (1) Maurizio Leonardi (1) Maurizio Lupi (1) Maurizio Molinari (1) Maurizio Ricci (1) Maurizio Sgroi (1) Maurizio Vezzosi (1) Maurizio Zenezini (1) Maurizio zaffarano (1) Mauro Alboresi (1) Mauro Bocci (1) Mauro Maltagliati (1) Mauro Scradovelli (1) Mauro Volpi (1) Maximilian Forte (1) Mdp (1) Me.Fo. (1) Melanchon (1) Meloni (1) Mentana (1) Meridionalisti Italiani (1) Merk (1) Merloni (1) Messico (1) Metallurgiche Forschungsgesellschaft (1) Micah Xavier Johnson (1) Michael Jacobs (1) Michael Ledeen (1) Michael Moore (1) Michelangelo Vasta (1) Michele Ainis (1) Michele Ruggero (1) Mihaly Kholtay (1) Milano (1) Milosevic (1) Milton Friedman (1) Mimmo Lucano (1) Mincuo (1) Ministero economia e finanza (1) Mladic (1) Mohamed bin Salman (1) Mohammad Javad Zarif (1) Monica Maggioni (1) Monicelli (1) Mont Pélerin Society (1) Montegiorgio in Movimento (1) Moshe Ya’alon (1) Moves (1) Movimento 77 (1) Movimento R(e)evoluzione (1) Movimento democratici e progressisti (1) Movimento di Liberazione Popolare (1) Movimiento 15-M (1) Mulatu Teshome Wirtu (1) Musk (1) NIgeria (1) Nadia Valavani (1) Naji Al-Alì (1) Nancy Fraser (1) Natale (1) Neda (1) Nepal (1) Nethanyahu (1) New York Times (1) Nicky Hager (1) Nicola Ferrigni (1) Nicolas Dupont-Aignan (1) Nicoletta Dosio (1) Nicolò Bellanca (1) Nimr Baqr al-Nimr (1) No Fertility Day (1) Noam Chomsky (1) Noelle Neumann (1) Noi sicialiano con Busalacchi (1) Norbert Hofer (1) Norberto Bobbio (1) Nord Africa (1) Norma Rangeri (1) Nsa (1) OCSE (1) OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È (1) OPEC (1) OXI (1) Olimpiadi (1) Olmo Dalcò (1) Omnium (1) Onda d'Urto (1) Open Society Foundations (1) Orietta Lunghi (1) P 101 (1) P-Carc (1) P01 (1) PCE (1) PCdI (1) PIANESI MARIO (1) POSSIBILE (1) PRISM (1) PSUV (1) Pablo Stefanoni (1) Padre Pio (1) Paesi baschi (1) Pakistan (1) Palladium (1) Panagoitis Sotiris (1) Panos "Panagiotis" Kammenos (1) Paola Muraro (1) Paolo Ciofi (1) Paolo Di Martino (1) Paolo Giussani (1) Paolo Maria Filipazzi (1) Paolo dall'Oglio (1) Paremvasi (1) Partito Comunista Italiano (1) Partito Comunista d'Italia (1) Partito del Lavoro (1) Partito radicale (1) Pasolini (1) Pasquale Voza (1) Passos Coelho (1) Patto di stabilità (1) Paul "Elliot" Singer (1) Paul De Grauwe (1) Paul Steinhardt (1) Per una sinistra rivoluzionaria (1) Perù (1) Pettirossi (1) Piano nazionale per la fertilità (1) Piepoli (1) Pier Francesco Zarcone (1) Pier Paolo Pasolini (1) Pierfranco Pellizzetti (1) Piero Calamandrei (1) Piero Gobetti (1) Piero Ricca (1) Piero fassina (1) Piero valerio (1) Pierre Laurent (1) Pietro Attinasi (1) Pietro Ingrao (1) Pietro Nenni (1) Pil (1) Pil argentino (1) Pinna (1) Pino Corrias (1) Pino Prestigiacomo (1) Piotr Zygulski (1) Pisa (1) Pizzarotti (1) Pomezia (1) Porto Recanati (1) Postcapitalism (1) Presidenza della Repubblica (1) Profumo (1) Puglia (1) Quadrio Curzio Alberto (1) Quisling (1) RENAUD LAMBERT (1) RISCOSSA ITALIANA (1) ROSS@ Parma (1) Rachid Ghannoūshī (1) Radek (1) Raffaele Ascheri (1) Raffaele Marra (1) Raffaella Paita (1) Ramadi (1) Ramarrik de Milford (1) Ramon Franquesa (1) Rapporto Werner (1) Ras Longa (1) Razem (1) Realfonzo (1) Remain (1) Renato Brunetta (1) René Girard (1) Report (1) Repubblica di Lugànsk (1) Rete Sostenibilità e Salute (1) Riccardo Terzi (1) Riccardo Tomassetti (1) Rino Formica (1) Risorgimento Meridionale (1) Rita Di Leo (1) Rizzo (1) Robert Mundell (1) Roberta Lombardi (1) Roberto D'Agostino (1) Roberto D'Alimonte (1) Roberto D'Orsi (1) Roberto Fico (1) Roberto Grienti (1) Roberto Marchesi (1) Roberto Martino (1) Roberto Massari (1) Roberto Musacchio (1) Roberto Palmerini (1) Roberto Santilli (1) Rocco Casalino (1) Rohani (1) Roma 13 ottobre 2018 (1) Roma 21 novembre 2015 (1) Romney (1) Rosario Crocetta (1) Rossano Rubicondi (1) Rovereto (1) SENZA EURO(PA) (1) SI COBAS (1) SInistra popolare (1) SYLVAIN LEDER (1) Sacko Soumayla (1) Said Gafurov (1) Sakorafa (1) Salmond (1) Salonicco (1) Salvatore Biasco (1) Salvatore D'Albergo (1) Samaras (1) Samir Amin (1) Sandro Targetti (1) Santori (1) Schengen (1) Schlageter (1) Scottish National Party (1) Scuola austriaca (1) Scuola di Friburgo (1) Sebastiano Isaia (1) Serge Latouche (1) Sergeï Kirichuk (1) Sergio Bologna (1) Sergio Romano (1) Shaimaa (1) Shaimaa el-Sabbagh (1) Shakira (1) SiAMO (1) Sig­mar Gabriel (1) Silvana Sciarra (1) Slai Cobas (1) Slavoj Zizek (1) Solone (1) Sorrentino (1) Spoleto (1) Sraffa (1) Standard & Poor's (1) Stanis Ruinas (1) Stefania Giannini (1) Stefano Alì (1) Stefano Azzarà (1) Stefano Bartolini (1) Stefano Feltri (1) Stefano Lucarelli (1) Stefano Musacchio (1) Stefano Petrucciani (1) Stefano Zai (1) Steven Forti (1) Storace (1) Stratfor (1) Strikemeeting (1) Sudafrica (1) Susana Díaz (1) Svitlana Grugorciùk (1) Svizzera (1) TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT) (1) TPcCSA (1) Tarek Aziz (1) Tariq Alì (1) Tempa Rossa (1) Tfr (1) Thatcher (1) Theodoros Koudounas (1) Theresa Mai (1) Thomas Szmrzly (1) Thomas Zmrzly (1) Tiziana Aterio (1) Tiziana Drago (1) Togliatti (1) Tommaso Nencioni (1) Tommaso Rodano (1) Tonia Guerra (1) Tony Manigrasso (1) Topos Rosso (1) Toscana (1) Tribunale dell'Aia (1) Trichet (1) Tripoli (1) Tuareg (1) Two Pack (1) UGL (1) UPR (1) Udc (1) Ugo Mattei (1) Ulrich Grillo (1) Unicredit (1) Unio (1) United Kingdom Indipendent Party (1) Utoya (1) VLADIMIR LAKEEV (1) Vagelis Karmiros (1) Valerio Colombo (1) Vallonia (1) Vasilij Volga (1) Veltroni (1) Venezia (1) Veronica Duranti (1) Versilia (1) Vertice di Milano (1) Viale (1) Viktor Shapinov (1) Vilad Filat (1) Vincent Brousseau (1) Vincenzo Sparagna (1) Viscione (1) Vito Lops (1) Vito Storniello (1) Vittorio Bertola (1) Vittorio Carlini (1) Vittorio da Rold (1) Von Mises (1) Vox Populi (1) W. Streeck (1) WHIRLPOOL (1) Walter Eucken (1) Walter Tocci (1) Warren Mosler (1) Washington Consensus (1) Wen Jiabao (1) Westfalia (1) Wilders (1) Wolfgang Streeck (1) Wolkswagen (1) Wozniak (1) YPG (1) Ytzhac Yoram (1) Zagrebelsky (1) Zaia (1) Zalone (1) Zbigniew Brzezinski (1) Zecchinelli (1) Zedda Massimo (1) Zizek (1) Znet (1) Zolo (1) Zygmunt Bauman (1) aborto (1) accise (1) adozioni (1) aggressione (1) agorà (1) al-Fatah (1) al-Ghwell (1) alba mediterranea (1) alberto garzon (1) alluvione (1) alt (1) alta velocità (1) amanda hunter (1) amnistia (1) amore (1) andrea zunino (1) antropocene (1) apocalisse (1) appoggio tattico (1) arcelor Mittal (1) aree valutarie ottimali (1) armi (1) arresti (1) asia argento (1) askatasuna (1) assemblea di Roma del 4 luglio 2015 (1) assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre (1) ateismo (1) autogestione (1) autostrade (1) ballarò (1) battisti (1) benessere (1) big five (1) bilancia dei pagamenti (1) bioetica (1) biologia (1) black block (1) blocco costituzionale (1) blocco nero (1) bloomberg (1) bomba atomica (1) bonapartismo (1) brigantaggio (1) bufale (1) bullismo (1) calcio (1) califfaato (1) campagna di finanziamento (1) capitolazione (1) carlo Bonini (1) carlo Sibilia (1) carta dei principi (1) cassa depositi e prestiti (1) catastrofe italiana (1) catene di valore (1) cdp (1) censis (1) censura (1) chokri belaid (1) comitato (1) comitato per la salvaguardia dei numeri reali (1) commemorazione (1) confini (1) conflitto di interezzi (1) confucio (1) consiglio superiore della magistratura (1) contestazione (1) controcorrente (1) convegno di Copenaghen (1) coronavirus (1) coronovirus (1) cretinate. (1) curzio maltese (1) cybercombattenti (1) cyborg (1) dabiq (1) dall'euro (1) dalla NATO e dal neoliberismo (1) david harvey (1) decalogo (1) decescita (1) decrescita felice (1) decretone (1) democratellum (1) democratiche e di sinistra (1) democrazia economica (1) deportazione economica (1) depressione (1) di Monica Di Sisto (1) dichiarazione di Roma (1) dimissioni (1) dimitris kazakis (1) diritti dei lavoratori (1) dissesto idrogeologico (1) dracma (1) ebraismo (1) economie di scala (1) economist (1) ecosocialismo (1) egolatria (1) elezioni comunali 2018 (1) elezioni regionali 2019 (1) enav (1) enrico Corradini (1) erasmus (1) esercito industriale di riserva (1) espulsione (1) estremismo (1) eurasismo (1) euroi (1) evasione fiscale (1) fabbriche (1) fallimenti (1) fascistizzazione della Lega (1) felicità (1) femen (1) femminicidio (1) fiducia (1) finan (1) finaza (1) flessibilità (1) flussi elettorali 2016 (1) fondi avvoltoio (1) fondi immobiliari (1) fondi sovrani (1) forme (1) freelancing (1) fuga dei capitali (1) fusione dei comuni (1) genere (1) giusnaturalismo (1) global compact (1) gold standard (1) governabilità (1) governo neutrale (1) grande coalizione (1) gravidanza (1) grazia (1) guerra di civiltà (1) guerra valutaria (1) hansel e gretel (1) hedge funds (1) i più ricchi del mondo (1) il cappello pensatore (1) illiberale (1) ilsimplicissimus (1) import (1) import-export (1) incendi (1) independent contractor (1) india (1) indignados (1) indipendeza e costituzione (1) individualismo (1) indulto (1) intena (1) intervista (1) ius sanguinis (1) ivana fabris (1) joker (1) kafir (1) l (1) la grande bellezza (1) legalità (1) legge Madia (1) legge anticorruzione (1) legge antisciopero (1) legge di stabilità 2016 (1) leva (1) leva obbligatoria (1) lex monetae (1) libaralismo (1) libe (1) liberalizzazioni (1) liberazionne (1) liberiamo (1) libra (1) linguaggio (1) link tax (1) liste civiche. (1) loi El Khomri (1) lotga di classe (1) luddismmo (1) lula (1) madre surrogata (1) mafiodotto (1) maghreb (1) malaysian AIRLINES (1) mandato imperativo (1) manifesto del Movimento Popolare di Liberazione (1) manlio dinucci (1) manovra (1) marchesi Antinori (1) marcia globale per Gerusalemme (1) massacri imperialisti (1) massimo bray (1) massoneria (1) materialismo storico (1) matrimoni omosessuali (1) matteo bortolon (1) matteo brandi (1) megalamania (1) memoria (1) mercantilismo (1) mercato (1) mercato del lavoro (1) militarismo (1) modello spagnolo (1) modello tedesco (1) modernità (1) molestie (1) momento polany (1) monetarismo (1) moody's (1) nascite (1) nazion (1) nazional-liberismo (1) neokeynesismo (1) no allo spezzatino (1) no vax (1) nobel (1) nomine ue (1) norvegia (1) numero chiuso (1) obiezione di coscienza (1) occupy wall street (1) oligarchia eurista (1) openpolis (1) operaismo (1) ore lavorate (1) osvaldo napoli (1) pacifismo (1) palmira (1) partite iva (1) partiti (1) partito americano (1) partito brexit (1) partito umanista (1) pecchioli luigi (1) personalismo (1) petiziion (1) piaciometro (1) piano Silletti (1) piano nazionale di prevenzione (1) piero visani (1) piigs (1) politicamente corretto (1) politiche austeritarie (1) polizia (1) ponte Morandi (1) popolo (1) post-elezioni (1) post-operaismo (1) postumano (1) profughi (1) programma UIKP (1) progresso (1) qualunquismo (1) questione meridionale (1) quinta internazionale (1) rampini (1) rappresentanza (1) recensioni (1) regione umbria (1) rete 28 Aprile (1) ride sharing (1) rider (1) risparmio tradito (1) risve (1) riunioni regionali (1) rivoluzione (1) robot killer (1) rosabrunismo (1) rublo (1) salafismo (1) salir del euro (1) sandro veronesi (1) sanzioni (1) scie chimiche (1) sciopero della fame (1) seisàchtheia (1) sequestro minori (1) sfruttamento (1) sicurezza (1) siderurgia (1) sindalismo di base (1) sinismo (1) smartphone (1) social forum (1) sondaggio demos (1) specismo (1) spionaggio (1) squatter (1) stadio (1) startup (1) statuto (1) sterlina (1) strategia militare (1) stress test (1) sud (1) suez (1) supe-bolla (1) supply-side economics (1) svimez (1) taglio parlamentari (1) takfirismo (1) tango bond (1) tassiti (1) tempesta perfetta (1) terza fase (1) terzigno (1) terzo stato (1) tesaurizzazione (1) torre maura (1) tortura (1) transumanismo (1) trappola della liquidità (1) trasformismo (1) trasumanesimo (1) trenitalia (1) triptrorelina (1) trivelle (1) troll (1) uassiMario Monti (1) uberizzazione (1) ultimatum (1) vademecum (1) vadim bottoni (1) valute (1) vattimo (1) vertice di Roma (1) volkswagen (1) voucher (1) wahabismo (1) wahhabismo (1) xenobot (1) yuan (1) zanotelli (1) zapaterismo (1)