[ 24 settembre 2018 ]
Che l'infatuazione degli italiani per l'Unione europea fosse finita da un pezzo, che il nostro Paese fosse addirittura quello con la percentuale più alta di disamorati lo si sapeva.
La tabella a sinistra mostra i risultati di un sondaggio Demos & PI (ovvero Piapoli) del gennaio 2017. Come si vede la percentuale degli "euroscettici" era addirittura più alta che nel regno Unito che da poco aveva scelto per la Brexit.
Il dato più evidente è il vero e proprio crollo dell'eurofilismo: dal 73% del 1998 al 34% del gennaio 2017.
Non ci vuole molto a capire che con la grande crisi economica esplosa nel 2007-2009, che ha fatto traballare la Ue nel 2010-11 — e che ha dato il via a più dure politiche austeritarie — è alla base di questo enorme smottamento.
Quanto diciamo è confermato dalla tabella n.2 (sempre Piepoli) che fotografava il clima italiano nel settembre 2012, governo Monti in carica. Arrivano la grande crisi e le dure terapie liberiste di austerità e per la prima volta la maggioranza degli italiani abbandona la "fiducia" nell' Unione europea.
La tabella mostra poi quanto sapevamo: lo zoccolo duro dei filo-Ue era rappresentato dagli elettori di sinistra ( al tempo Pd, Sel e Idv).
Sappiamo come è andata a finire: Idv sparito, Sel agonizzante (assiema Leu), mentre il PD ha subito un tracollo senza precedenti. Parliamo di milioni di voti andati perduti. Che ci sia una connessione tra il divorzio tra le masse popolari ed i partiti della sinistra sistemica e il loro tetragono europeismo, non c'è dubbio. Controprova fattuale: la vittoria nelle urne del 4 marzo dei due principali partiti "euroscettici": M5S e Lega.
Ma perché torniamo su questa storia? Perché c'è tornato lo stesso Piepoli, con un nuovo sondaggio. Lo pubblica la repubblica di ieri.
Ci ha colpito il titolo: "RISALE LA FIDUCIA NELL'EUROPA PER PAURA DI PERDERLA".
Oddio! ci siamo detti: che sarà mai successo? Trafelati siamo andati a leggere il sondaggio e ci è capitato quanto accadde ad Uspiesky: "Afferrai il manigoldo per il colletto e sapete cosa scoprì? Egli non aveva il colletto".
Piepoli e Repubblica giustificano il titolo confrontando il dato della "fiducia" degli elettori captato nel 2016 e quello che risulterebbe oggigiorno. Il sondaggio mostra che si passa dal 29 al 36%. (vedi tabella accanto)
Secondo il sondaggio sarebbe in atto una controtendenza che riguarderebbe la base elettorale di tutti i partiti.
E' dunque giustificato che gli euristi tirino un sospiro di sollievo? A noi pare proprio di no. Il dato sostanziale è che, malgrado la campagna di intimidazione portata avanti da tutti i media e che che va avanti da mesi, nonostante il tentativo di provocare paura per quel che farà questo governo, gli italiani che "hanno fiducia" nella Ue sono un terzo del totale mentre due terzi non ce l'hanno.
Tutto sommato un dato confortante per un governo che voglia davvero disobbedire ai diktat austeritari di Bruxelles adottando una Legge di bilancio che prima di pensare ai mercati pensi ai bisogni vitali della gran parte dei cittadini.
Che l'infatuazione degli italiani per l'Unione europea fosse finita da un pezzo, che il nostro Paese fosse addirittura quello con la percentuale più alta di disamorati lo si sapeva.
La tabella a sinistra mostra i risultati di un sondaggio Demos & PI (ovvero Piapoli) del gennaio 2017. Come si vede la percentuale degli "euroscettici" era addirittura più alta che nel regno Unito che da poco aveva scelto per la Brexit.
Il dato più evidente è il vero e proprio crollo dell'eurofilismo: dal 73% del 1998 al 34% del gennaio 2017.
Non ci vuole molto a capire che con la grande crisi economica esplosa nel 2007-2009, che ha fatto traballare la Ue nel 2010-11 — e che ha dato il via a più dure politiche austeritarie — è alla base di questo enorme smottamento.
Quanto diciamo è confermato dalla tabella n.2 (sempre Piepoli) che fotografava il clima italiano nel settembre 2012, governo Monti in carica. Arrivano la grande crisi e le dure terapie liberiste di austerità e per la prima volta la maggioranza degli italiani abbandona la "fiducia" nell' Unione europea.
La tabella mostra poi quanto sapevamo: lo zoccolo duro dei filo-Ue era rappresentato dagli elettori di sinistra ( al tempo Pd, Sel e Idv).
Sappiamo come è andata a finire: Idv sparito, Sel agonizzante (assiema Leu), mentre il PD ha subito un tracollo senza precedenti. Parliamo di milioni di voti andati perduti. Che ci sia una connessione tra il divorzio tra le masse popolari ed i partiti della sinistra sistemica e il loro tetragono europeismo, non c'è dubbio. Controprova fattuale: la vittoria nelle urne del 4 marzo dei due principali partiti "euroscettici": M5S e Lega.
Ma perché torniamo su questa storia? Perché c'è tornato lo stesso Piepoli, con un nuovo sondaggio. Lo pubblica la repubblica di ieri.
Ci ha colpito il titolo: "RISALE LA FIDUCIA NELL'EUROPA PER PAURA DI PERDERLA".
Oddio! ci siamo detti: che sarà mai successo? Trafelati siamo andati a leggere il sondaggio e ci è capitato quanto accadde ad Uspiesky: "Afferrai il manigoldo per il colletto e sapete cosa scoprì? Egli non aveva il colletto".
Piepoli e Repubblica giustificano il titolo confrontando il dato della "fiducia" degli elettori captato nel 2016 e quello che risulterebbe oggigiorno. Il sondaggio mostra che si passa dal 29 al 36%. (vedi tabella accanto)
Secondo il sondaggio sarebbe in atto una controtendenza che riguarderebbe la base elettorale di tutti i partiti.
E' dunque giustificato che gli euristi tirino un sospiro di sollievo? A noi pare proprio di no. Il dato sostanziale è che, malgrado la campagna di intimidazione portata avanti da tutti i media e che che va avanti da mesi, nonostante il tentativo di provocare paura per quel che farà questo governo, gli italiani che "hanno fiducia" nella Ue sono un terzo del totale mentre due terzi non ce l'hanno.
Tutto sommato un dato confortante per un governo che voglia davvero disobbedire ai diktat austeritari di Bruxelles adottando una Legge di bilancio che prima di pensare ai mercati pensi ai bisogni vitali della gran parte dei cittadini.