![]() |
Manolo Monereo |
Visualizzazione post con etichetta cina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cina. Mostra tutti i post
giovedì 13 febbraio 2020
DOPO LA BREXIT, LA RUSSIA COME ALTERNATIVA? di Manolo Monereo
lunedì 10 febbraio 2020
CHI C'È DIETRO AL CORONAVIRUS
Sulla vicenda del CoronaVirus pubblicammo lo scorso 28 gennaio l'intervento di un lettore: TERRORISMO BIOCHIMICO E GUERRA IBRIDA.
Di contro alla tesi ufficiale egli torna a difendere la sua tesi che si tratta in verità di una «azione di guerra Anglosassone messa in moto dall’avanguardia operativa MI6, che custodisce e attua i piani strategici dello Stato profondo occidentale più di quanto lo sappia fare la americana CIA».
Il lettore non porta a favore della sua tesi alcuna evidenza, il suo ragionamento è del tutto congetturale — metodo inconfondibile dei "complottisti". Pubblichiamo pur senza condividere.
Di contro alla tesi ufficiale egli torna a difendere la sua tesi che si tratta in verità di una «azione di guerra Anglosassone messa in moto dall’avanguardia operativa MI6, che custodisce e attua i piani strategici dello Stato profondo occidentale più di quanto lo sappia fare la americana CIA».
Il lettore non porta a favore della sua tesi alcuna evidenza, il suo ragionamento è del tutto congetturale — metodo inconfondibile dei "complottisti". Pubblichiamo pur senza condividere.
martedì 28 gennaio 2020
venerdì 16 agosto 2019
HONG KONG: LA RIVOLTA REAZIONARIA
[ venerdì 16 agosto 2019]
Hong Kong è paralizzata da settimane da una rivolta che ci viene descritta come meravigliosa ed i suoi protagonisti come eroi della democrazia, mentre d'altra parte le autorità cinesi sono dipinete come autoritarie e criminali.
Provate ad immaginare cosa accadere nel liberale Occidente se solo si tentasse di bloccare un grande aeroporto internazionale...
Ma cosa vogliono i manifestanti? E quali reali interessi difendono? L'esposizione della Union Jack (la bandiera inglese) la dice lunga. Erano belli i tempi in cui eravamo una colonia britannica e Hong Kong il più grande paradiso fiscale dell'Asia, nonché porto franco delle mafie globali...
* * *
Hong Kong è paralizzata da settimane da una rivolta che ci viene descritta come meravigliosa ed i suoi protagonisti come eroi della democrazia, mentre d'altra parte le autorità cinesi sono dipinete come autoritarie e criminali.
Provate ad immaginare cosa accadere nel liberale Occidente se solo si tentasse di bloccare un grande aeroporto internazionale...
Ma cosa vogliono i manifestanti? E quali reali interessi difendono? L'esposizione della Union Jack (la bandiera inglese) la dice lunga. Erano belli i tempi in cui eravamo una colonia britannica e Hong Kong il più grande paradiso fiscale dell'Asia, nonché porto franco delle mafie globali...
* * *
Hong Kong, la storia che non leggerete
di Pino Arlacchi
Non riportare mai la versione dell’altra parte in campo e limitarsi a ripetere la stessa storiella, senza il minimo approfondimento, sono diventate le regole seguite dai media mainstream nel trattare i fatti internazionali. Che si tratti di Cina, Venezuela, guerre, massacri e catastrofi, ogni volta che si deve informare si ricorre a una formuletta preconfezionata. Che coincide regolarmente con gli interessi dei proprietari dei mezzi di comunicazione, dei governi occidentali e dello 0,1% che tenta di governare le cose del mondo.
Per rompere questa corruzione mediatica, che svuota di senso il discorso democratico e ci mette nelle mani di una plutocrazia sempre piú ristretta, occorre immergersi nel caos delle fonti alternative di informazione o fondare giornali indipendenti. Oppure essere dei premi Nobel come Paul Krugman. Il quale si può permettere dalle colonne del «New York Times» di elencare le forme attraverso cui lo 0,1% distorce a proprio vantaggi le priorità pubbliche. E produce, aggiungiamo noi, la comunicazione ipersemplificata, falsa e omissiva di cui siamo vittime. Ecco la lista di Krugman: 1) Corruzione hard: mazzette di soldi a politici e giornalisti. 2) Corruzione soft. Cioè “porte girevoli” tra governo e business, compensi per giri di conferenze, membership di club esclusivi. 3) Contributi elettorali. 4) Definizione dell’agenda politica attraverso la proprietà dei media e dei think tank, in modo da far prevalere priorità che fanno spesso a pugni con la ragionevolezza e il bene comune (P. Krugman, «NYT», 22.6.2019). Quando lo 0,1% decide che un paese va attaccato — o perché privo di armi nucleari e ricco di risorse naturali, o perché in grado di competere sul piano economico e geopolitico, o perché attestato su posizioni ostili alla finanza neoliberale, o per una combinazione di questi motivi — scatta un assalto coordinato al suo governo. Le altre priorità di politica estera scompaiono, e parte la crociata mediatica. Poiché viviamo in un’epoca di diffusa avversione alla guerra, il pretesto preferito per aggredire un paese è diventato quello umanitario e della violazione dei diritti umani. La corruzione mediatica ha di recente preso di mira la Cina, attraverso la disinformazione sulle proteste che avvengono a Hong Kong in queste settimane presentate come manifestazioni di difesa delle libertà politiche dei cittadini da un trattato di estradizione che consentirebbe alla Cina di prelevare da Hong Kong i dissidenti per imprigionarli nella madrepatria.
Non una parola viene sprecata per ricordare: a) che Hong Kong fa parte della Cina stessa dal 1997 dopo essere stata per oltre un secolo colonia inglese in conseguenza delle guerre vinte dalla Gran Bretagna nell’Ottocento in nome della libertà di vendere l’oppio a milioni di tossicodipendenti cinesi; b) che la Cina ha rispettato le istituzioni democratiche introdotte a Hong Kong dagli inglesi all’ultimo minuto prima della loro dipartita; c) che la maggioranza degli elettori della città sono pro -Cina e che i partiti anticinesi continuano a perdere consensi; d) che il trattato riguarda i reati comuni sopra i 7 anni di carcere (omicidi, rapine, stupri, etc.) puniti in entrambi i sistemi; e) che la Cina lamenta il fatto che Hong Kong ha firmato solo 20 trattati di estradizione con paesi esteri ed è diventata perciò un ricettacolo della delinquenza cinese e internazionale di ogni risma: dagli assassini di alto bordo ai contrabbandieri, dai politici corrotti ai mega-truffatori finanziari che risiedono sul posto imboscando il loro malloppo (Hong Kong è ancora uno dei massimi paradisi fiscali) - a proposito di quest’ultimo punto, è stato a Hong Kong che, da vicepresidente della commissione antimafia, il sottoscritto ha trovato le tracce, nel 1995, di qualche soldino depositato per conto di Bettino Craxi; f) che il vero problema che sta alla base del disagio degli abitanti di Hong Kong è il suo declino come centro finanziario rispetto alla crescita impetuosa della madrepatria e della zona confinante di Shenzhen dopo il 1997 - crescita dovuta allo sviluppo di una vasta industria manifatturiera che sta agli antipodi della finanza semi-criminale di Hong Kong, scavalcata ampiamente, tra l’altro, nella sua componente legale, dalle Borse di Shanghai e di Guangzhou.
Una parte degli abitanti di Hong Kong, perciò, coltiva il sogno di un ritorno al passato che preservi uno status di hub finanziario che per la Cina ha perso rilevanza. E che non è sintonia con le politiche di Pechino volte a favorire l’economia reale a scapito della finanza privata. Ma è una storia non facile da raccontare. Lo 0,1% preferisce far passare una storiella piú sbrigativa, con il tiranno Xi Jinping da un lato e gli eroi della democrazia liberale dall’altro.
Per rompere questa corruzione mediatica, che svuota di senso il discorso democratico e ci mette nelle mani di una plutocrazia sempre piú ristretta, occorre immergersi nel caos delle fonti alternative di informazione o fondare giornali indipendenti. Oppure essere dei premi Nobel come Paul Krugman. Il quale si può permettere dalle colonne del «New York Times» di elencare le forme attraverso cui lo 0,1% distorce a proprio vantaggi le priorità pubbliche. E produce, aggiungiamo noi, la comunicazione ipersemplificata, falsa e omissiva di cui siamo vittime. Ecco la lista di Krugman: 1) Corruzione hard: mazzette di soldi a politici e giornalisti. 2) Corruzione soft. Cioè “porte girevoli” tra governo e business, compensi per giri di conferenze, membership di club esclusivi. 3) Contributi elettorali. 4) Definizione dell’agenda politica attraverso la proprietà dei media e dei think tank, in modo da far prevalere priorità che fanno spesso a pugni con la ragionevolezza e il bene comune (P. Krugman, «NYT», 22.6.2019). Quando lo 0,1% decide che un paese va attaccato — o perché privo di armi nucleari e ricco di risorse naturali, o perché in grado di competere sul piano economico e geopolitico, o perché attestato su posizioni ostili alla finanza neoliberale, o per una combinazione di questi motivi — scatta un assalto coordinato al suo governo. Le altre priorità di politica estera scompaiono, e parte la crociata mediatica. Poiché viviamo in un’epoca di diffusa avversione alla guerra, il pretesto preferito per aggredire un paese è diventato quello umanitario e della violazione dei diritti umani. La corruzione mediatica ha di recente preso di mira la Cina, attraverso la disinformazione sulle proteste che avvengono a Hong Kong in queste settimane presentate come manifestazioni di difesa delle libertà politiche dei cittadini da un trattato di estradizione che consentirebbe alla Cina di prelevare da Hong Kong i dissidenti per imprigionarli nella madrepatria.
Non una parola viene sprecata per ricordare: a) che Hong Kong fa parte della Cina stessa dal 1997 dopo essere stata per oltre un secolo colonia inglese in conseguenza delle guerre vinte dalla Gran Bretagna nell’Ottocento in nome della libertà di vendere l’oppio a milioni di tossicodipendenti cinesi; b) che la Cina ha rispettato le istituzioni democratiche introdotte a Hong Kong dagli inglesi all’ultimo minuto prima della loro dipartita; c) che la maggioranza degli elettori della città sono pro -Cina e che i partiti anticinesi continuano a perdere consensi; d) che il trattato riguarda i reati comuni sopra i 7 anni di carcere (omicidi, rapine, stupri, etc.) puniti in entrambi i sistemi; e) che la Cina lamenta il fatto che Hong Kong ha firmato solo 20 trattati di estradizione con paesi esteri ed è diventata perciò un ricettacolo della delinquenza cinese e internazionale di ogni risma: dagli assassini di alto bordo ai contrabbandieri, dai politici corrotti ai mega-truffatori finanziari che risiedono sul posto imboscando il loro malloppo (Hong Kong è ancora uno dei massimi paradisi fiscali) - a proposito di quest’ultimo punto, è stato a Hong Kong che, da vicepresidente della commissione antimafia, il sottoscritto ha trovato le tracce, nel 1995, di qualche soldino depositato per conto di Bettino Craxi; f) che il vero problema che sta alla base del disagio degli abitanti di Hong Kong è il suo declino come centro finanziario rispetto alla crescita impetuosa della madrepatria e della zona confinante di Shenzhen dopo il 1997 - crescita dovuta allo sviluppo di una vasta industria manifatturiera che sta agli antipodi della finanza semi-criminale di Hong Kong, scavalcata ampiamente, tra l’altro, nella sua componente legale, dalle Borse di Shanghai e di Guangzhou.
Una parte degli abitanti di Hong Kong, perciò, coltiva il sogno di un ritorno al passato che preservi uno status di hub finanziario che per la Cina ha perso rilevanza. E che non è sintonia con le politiche di Pechino volte a favorire l’economia reale a scapito della finanza privata. Ma è una storia non facile da raccontare. Lo 0,1% preferisce far passare una storiella piú sbrigativa, con il tiranno Xi Jinping da un lato e gli eroi della democrazia liberale dall’altro.
* Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18,07.2019
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma Tricolore
venerdì 24 maggio 2019
CINA: DAL MAOISMO AL CONFUCIANESIMO di F.S.
[ venerdì 24 maggio 2019 ]
Come ha più volte dichiarato Xi Jinping, il confucianesimo è l’identità cinese. Di conseguenza, il maoismo distruggendo il confucianesimo nel corso della “grande rivoluzione culturale” ha annientato l’identità cinese, soccorrendo scioccamente la grande borghesia tecnocratica interna, filo-occidentale, avanzante contro il “partito confuciano” di Lin Biao (Cfr. Qiu Jin, Il potere della cultura, Beijing 1999), il fronte dei soldati e dei contadini.
Volgarizzando e semplificando, l’occidente imperialista interpreta tuttora il denghismo come confucianesimo (cfr. Kissinger, La Cina). Si porta, a base ideologica del presunto utilitarismo confuciano di Stato innalzato nella fase postmaoista, la sineddoche denghiana “arricchirsi è glorioso”. Questo è pero un procedimento ermeneutico scorretto. Il
confucianesimo non significa utilitarismo né materialismo, ma invece, come spiega correttamente il professor Arena, un idealismo morale e comunitaristico organicistico del “giusto mezzo” e della “armonia”. Il confucianesimo non unicizza assolutisticamente il materialismo (come fanno l’occidente e l’ebraismo) né lo spiritualismo (come fanno talune filosofie orientali). L’ideale dell’Armonia è il fondamento etico della ortoprassi confuciana. 和谐 “héxié” è il termine che noi in italiano traduciamo con “Armonia”. Il primo carattere 和 significa “armonioso, di buone qualità”; è usato in parole come “pace” o “Repubblica” ed anche nel nome della Repubblica Popolare Cinese. Il secondo carattere 谐 significa in armonia” ed è usato anche spesso per termini legati al suono e alla musicalità, ma significa anche “venire ad un accordo”.
![]() |
Confucio in un'antica stampa cinese |
Identificare il denghismo con l’ideologia ortopratica confuciana è perciò una grave scorrettezza politica. Deng, maoista di ferro e della prima ora, fedele al suo maestro sino alla “grande rivoluzione culturale”, si comportava poi, dalla fine degli anni ’70, da
marxista ortodosso, legando lo sviluppo del socialismo interno alla massimizzazione del valore e delle forze produttive tecnologiche. La strategia denghiana non era fondata sull’ideale di “Armonia Globale” ma sullo sviluppo assoluto ed estremista delle forze moderniste rappresentanti “il valore”, presenti nel campo del Partito Comunista Cinese. Deng, come del resto Mao, non puntava alla sfida geopolitica e di civiltà all’occidente, in quanto l’avvento del socialismo assoluto sarebbe stato di per sé un ideale unitario universalistico.
![]() |
Deng Xiaoping |
In tale prospettiva, Deng e Jiang Zemin, suo successore, furono comunque degli autentici comunisti modernisti, o comunque dei marxisti ortodossi, se non maoisti puri, comunque posmaoisti. E’ con Hu Jintao, invece, che si afferma il confucianesimo politico cinese a dimensione globale, prendendo il posto del socialismo marxista. Esperti economici vicini a Hu arrivano addirittura a spostare e modificare dei processi di pianificazione economica poiché in contraddizione con l’ideale della “società armoniosa” della tradizione Han. Ciò non sarebbe stato possibile in un’ottica denghiana postmaoista. Ma è con Xi che il paneticismo confuciano diviene la più importante e significa ideologia di Stato potenza a trazione globale.
Nel novembre 2013, Xi visita Qufu, luogo natale di Confucio; nel 2014 introduce in pompa magna l’inaugurazione rituale alla commemorazione ufficiale nell’anniversario della nascita del saggio. Le televisioni cinesi iniziano a trasmettere di continuo film sulla vita di Confucio e sulla storia confuciana. Nel 2013 il ministero dell’Istruzione ha pubblicato una serie di linee guida sull’insegnamento della cultura cinese tradizionale nelle istituzioni educative;i funzionari di partito vengono incoraggiati da Xi, e talvolta costretti se manifestano segni di “sovversivo ateismo” e materialismo, a “sessioni di studio” ed indottrinamento confuciano presso le università del Pcc. Alle tre storiche “fiducie” Xi ha aggiunto la quarta fiducia, che sintetizza le altre tre, ossia la “fiducia nella cultura tradizionale” confuciana.
Questo sviluppo rappresenta una manifestazione della distanza, ormai irreversibile, che lo Stato cinese ed il Partito hanno preso dal marxismo. Parlare oggi di Cina marxista o socialmarxista significa purtroppo travisare la sostanza della forza dinamica in atto. Se per certi versi, che in altro contesto eventualmente vedremo, ciò è ancora possibile farlo con la democrazia popolare nordcoreana, non si può assolutamente fare con lo Stato etico confuciano di Xi.
Già con Hu Jintao, come detto, la missione storica del Partito si è spostata dalla lotta di classe, dal materialismo storico, dalla rivoluzione permanente (definita “ininterrotta” alla maoista) ad un neoconfucianesimo politico fondato sulla competizione globale con
l’oppressione secolare dell’occidente imperialista (con cui maoisti e denghiani furono invece in vari momenti decisivi alleati) e sull’affermazione planetaria del “Sogno cinese”. Il partito, nella prassi di Xi, è guidato dalla morale confuciana, e dalla volontà assoluta di riequilibrare i crimini storici e sociali subiti dai capitalisti occidentali nel cosiddetto “secolo dell’Umiliazione”, non dalla strategia materialista marxista o dall’utopismo maoista.
In questi giorni, con la dichiarazione pubblica e statale di “Huawei Orgoglio nazionale” vari osservatori presenti in Cina segnalano l’affermazione di un sentimento anti-occidentale e anti-americano che rimanda al patriottismo della “guerra dei boxer”. Non si tratta ora di un confuso antimperialismo destinato alla sconfitta ed a vanamente abbaiare, ma di un chiaro progetto globale ed imperiale di sostanza confuciana.
Questo sviluppo rappresenta una manifestazione della distanza, ormai irreversibile, che lo Stato cinese ed il Partito hanno preso dal marxismo. Parlare oggi di Cina marxista o socialmarxista significa purtroppo travisare la sostanza della forza dinamica in atto. Se per certi versi, che in altro contesto eventualmente vedremo, ciò è ancora possibile farlo con la democrazia popolare nordcoreana, non si può assolutamente fare con lo Stato etico confuciano di Xi.
Già con Hu Jintao, come detto, la missione storica del Partito si è spostata dalla lotta di classe, dal materialismo storico, dalla rivoluzione permanente (definita “ininterrotta” alla maoista) ad un neoconfucianesimo politico fondato sulla competizione globale con
l’oppressione secolare dell’occidente imperialista (con cui maoisti e denghiani furono invece in vari momenti decisivi alleati) e sull’affermazione planetaria del “Sogno cinese”. Il partito, nella prassi di Xi, è guidato dalla morale confuciana, e dalla volontà assoluta di riequilibrare i crimini storici e sociali subiti dai capitalisti occidentali nel cosiddetto “secolo dell’Umiliazione”, non dalla strategia materialista marxista o dall’utopismo maoista.
In questi giorni, con la dichiarazione pubblica e statale di “Huawei Orgoglio nazionale” vari osservatori presenti in Cina segnalano l’affermazione di un sentimento anti-occidentale e anti-americano che rimanda al patriottismo della “guerra dei boxer”. Non si tratta ora di un confuso antimperialismo destinato alla sconfitta ed a vanamente abbaiare, ma di un chiaro progetto globale ed imperiale di sostanza confuciana.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
lunedì 20 maggio 2019
IL MEDITERRANEO AL CENTRO DELLA CONTESA GLOBALE di F.S.
[ lunedì 20 maggio 2019 ]
La prima logistica militare di Pechino, con la ufficiale finalità di supportare le operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden, è stata costruita a Gibuti. La presenza cinese a Gibuti è di fondamentale rilievo nell’edificio e nella protezione della via marittima delle Vie della Seta e per la proiezione strategica cinese nel Mar Mediterraneo. La pace tra Eritrea ed Etiopia, siglata nell’agosto 2018 tra Abiy Ahmed e Isaias Afwerki, vide come protagonisti attivi e interessati al quadro geopolitico del Corno d’Africa proprio Russia e Cina. Poco dopo la definitiva pace tra i due stati africani, non a caso, Sergei Lavrov, Ministro degli esteri russo, annunciò l’apertura di un hub logistico russo in Eritrea. E’ nota la proiezione mediterranea della Russia putiniana. Si può addirittura considerare, questo elemento, il più grande successo strategico del putinismo, a fronte di un pericoloso arretramento nella fascia della tradizionale “Grande Russia”.
Siti sionisti e americani parlarono appunto con preoccupazione di un asse strategico russo-cinese anche in Africa. Si alzarono le antenne Sioniste in quanto in Eritrea, in più casi, attraccarono con costante continuità navi militari appartenenti alla Guardia rivoluzionaria iraniana impegnate nello Yemen. Si parlò di un “grande gioco” russo e cinese lungo l’importante quadrante liquido del Mar Rosso. Nell’altra costa, si consideri bene, divampava e divampa tuttora il conflitto yemenita. D’altra parte, la strategicità di Asmara sarebbe testimoniata dalla lunga amicizia tra Israele ed Eritrea: il Mossad avrebbe in loco punti satellitari d’ascolto, tra Massawa e Amba Soira, mediante i quali sorveglierebbe le azioni militari e tattiche persiane. Nota, altresì, la presenza emiratina e saudita. Questi ultimi, contemporaneamente alla deflagrazione del conflitto yemenita, hanno costruito tre basi militari nei pressi di Assab e vari campi d’addestramento per mercenari internazionali provenienti dal Sudan, dalla Somalia e da altri stati africani o arabi. I porti eritrei della Dancalia meridionale sono diventati perciò il trampolino di lancio di operazioni mirate contro i ribelli sciiti Houti nello Yemen. La presenza di varie potenze internazionali in Eritrea ricorda appunto quanto sta avvenendo appena più a sud, a Gibuti. Le autorità gibutine, in cambio di affitti e prestiti, hanno dato semaforo verde all’apertura di installazioni militari. Dopo i francesi (circa 1400 tra soldati e civili), sempre di casa a Camp Lemonnier, si sono aggiunti nel tempo gli Stati Uniti (circa 4000 tra soldati e civili), l’Italia ( circa 100) e il Giappone ( circa 180). Infine, la Cina (1500 secondo le ultime stime), ultima arrivata, ha realizzato una immensa caserma, strutture portuali ma soprattutto, a differenza delle altre potenze, enormi depositi sotterranei. Le forze cinesi sono state accusate dagli americani presenti nella base di Camp Lemmonier di testare armi laser contro l’aeronautica statunitense.
A Gibuti è stata creata la Silk Road International Bank, la prima banca commerciale cinese all’estero; China Telecom sta espandendo il suo network nell’Africa orientale attraverso il Gibuti Data Center (Gdc), tra i principali incroci per i sistemi di cavi sottomarini. Come ho già specificato si calcola che più del 97% circa del traffico telefonico e Internet globale, compreso il loro controllo, passi per cavi sottomarini. Il loro controllo è dunque uno strumento tattico fondamentale di una guerra ibrida/politica dell’informazione strategica. Più che elencare i dati impressionanti, in merci ed in dollari, che la statale China State Construction Engineering Corporation e l’Import Export Bank of China stanno mettendo sul piatto, interessa in questo ambito tentare di intuire il respiro strategico della dimensione globale marittima sinica.
La prima logistica militare di Pechino, con la ufficiale finalità di supportare le operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden, è stata costruita a Gibuti. La presenza cinese a Gibuti è di fondamentale rilievo nell’edificio e nella protezione della via marittima delle Vie della Seta e per la proiezione strategica cinese nel Mar Mediterraneo. La pace tra Eritrea ed Etiopia, siglata nell’agosto 2018 tra Abiy Ahmed e Isaias Afwerki, vide come protagonisti attivi e interessati al quadro geopolitico del Corno d’Africa proprio Russia e Cina. Poco dopo la definitiva pace tra i due stati africani, non a caso, Sergei Lavrov, Ministro degli esteri russo, annunciò l’apertura di un hub logistico russo in Eritrea. E’ nota la proiezione mediterranea della Russia putiniana. Si può addirittura considerare, questo elemento, il più grande successo strategico del putinismo, a fronte di un pericoloso arretramento nella fascia della tradizionale “Grande Russia”.
Siti sionisti e americani parlarono appunto con preoccupazione di un asse strategico russo-cinese anche in Africa. Si alzarono le antenne Sioniste in quanto in Eritrea, in più casi, attraccarono con costante continuità navi militari appartenenti alla Guardia rivoluzionaria iraniana impegnate nello Yemen. Si parlò di un “grande gioco” russo e cinese lungo l’importante quadrante liquido del Mar Rosso. Nell’altra costa, si consideri bene, divampava e divampa tuttora il conflitto yemenita. D’altra parte, la strategicità di Asmara sarebbe testimoniata dalla lunga amicizia tra Israele ed Eritrea: il Mossad avrebbe in loco punti satellitari d’ascolto, tra Massawa e Amba Soira, mediante i quali sorveglierebbe le azioni militari e tattiche persiane. Nota, altresì, la presenza emiratina e saudita. Questi ultimi, contemporaneamente alla deflagrazione del conflitto yemenita, hanno costruito tre basi militari nei pressi di Assab e vari campi d’addestramento per mercenari internazionali provenienti dal Sudan, dalla Somalia e da altri stati africani o arabi. I porti eritrei della Dancalia meridionale sono diventati perciò il trampolino di lancio di operazioni mirate contro i ribelli sciiti Houti nello Yemen. La presenza di varie potenze internazionali in Eritrea ricorda appunto quanto sta avvenendo appena più a sud, a Gibuti. Le autorità gibutine, in cambio di affitti e prestiti, hanno dato semaforo verde all’apertura di installazioni militari. Dopo i francesi (circa 1400 tra soldati e civili), sempre di casa a Camp Lemonnier, si sono aggiunti nel tempo gli Stati Uniti (circa 4000 tra soldati e civili), l’Italia ( circa 100) e il Giappone ( circa 180). Infine, la Cina (1500 secondo le ultime stime), ultima arrivata, ha realizzato una immensa caserma, strutture portuali ma soprattutto, a differenza delle altre potenze, enormi depositi sotterranei. Le forze cinesi sono state accusate dagli americani presenti nella base di Camp Lemmonier di testare armi laser contro l’aeronautica statunitense.
La proiezione politica globale della Cina di Xi
A Gibuti è stata creata la Silk Road International Bank, la prima banca commerciale cinese all’estero; China Telecom sta espandendo il suo network nell’Africa orientale attraverso il Gibuti Data Center (Gdc), tra i principali incroci per i sistemi di cavi sottomarini. Come ho già specificato si calcola che più del 97% circa del traffico telefonico e Internet globale, compreso il loro controllo, passi per cavi sottomarini. Il loro controllo è dunque uno strumento tattico fondamentale di una guerra ibrida/politica dell’informazione strategica. Più che elencare i dati impressionanti, in merci ed in dollari, che la statale China State Construction Engineering Corporation e l’Import Export Bank of China stanno mettendo sul piatto, interessa in questo ambito tentare di intuire il respiro strategico della dimensione globale marittima sinica.
Le più considerate, e considerevoli, analisi in materia sostengono che il cuore del globo tornerà ad essere, come d’altra parte è quasi sempre stato nella storia più o meno recente, l’Indo pacifico. La serie di dati macroeconomici è conosciuta dal lettore e non ci torno sopra; tale approccio unilateralmente economicistico confermerebbe del resto, effettivamente, il corso inarrestabile della storia.
Dall’Atlantico al Pacifico dunque, questa l’evoluzione geopolitica e il nuovo ciclo dell’asiaeconomics. Di contro, la proiezione politica globale della Cina di Xi sembra voler
dire altro. Se si ha presente in rappresentazione o in immagine rappresentativa il gobar, la scacchiera del Wei-Qi, la strategia dell’accerchiamento sociale della Cina nazionalpopolare di Xi (in cui fasce di povertà profonda continuano a dominare nell’interno del paese continente) verso l’Imperialismo occidentale plutocratico e capitalista ha il suo punto tattico di intensificazione massima proprio nella fascia mediterranea o in quella assolutamente adiacente a questa.
dire altro. Se si ha presente in rappresentazione o in immagine rappresentativa il gobar, la scacchiera del Wei-Qi, la strategia dell’accerchiamento sociale della Cina nazionalpopolare di Xi (in cui fasce di povertà profonda continuano a dominare nell’interno del paese continente) verso l’Imperialismo occidentale plutocratico e capitalista ha il suo punto tattico di intensificazione massima proprio nella fascia mediterranea o in quella assolutamente adiacente a questa.
Lo stretto do Bab el-Mandeb
I porti su cui la China Ocean Shipping Company (Cosco) ha massimamente investito si trovano sia sulla sponda sud sia sulla sponda nord del Mare nostrum. Di conseguenza il nodo o la contraddizione mondiale in cui modulazioni tattiche e respiro strategico finiscono per incontrarsi in un pensiero ed in un prassi politica globale potrebbe ben essere rappresentato dallo Stretto di Bàb el-Mandeb. Qui transita il 48% dei traffici marittimi mondiali e oltre la metà dell’import energetico cinese: uno stretto fondamentale, forse più strategico sia rispetto ad Hormuz sia a quello delle Molucche, poiché le rotte mercantili sono obbligate a transitare a Bàb el-Mandeb per proprio per accedere all’oceano Indiano. Se i blocchi di controllo marittimi sono il cuore pulsante dell’economia planetaria, con lo stretto di Bab-el-Mandeb lo sono in misura ancora maggiore, in quanto il trasporto del greggio e il gas del Golfo Persico così come le materie prime africane hanno un valore stimato di flusso di 720 miliardi di dollari annui.
Gibuti è perciò divenuto negli ultimi anni uno scalo geoeconomico e geopolitico di primissimo rilievo.
Al tradizionale porto della capitale Gibuti, conosciuto come centro di rifornimento carburanti e di trasferimento tra le navi, si sono aggiunti infatti altri scali portuali per l’importazione e l’esportazione come il porto di Doraleh, a ovest della città di Gibuti, punto finale della ferrovia Addis Abeba-Gibuti; il porto di Tadjourah, specializzato nell’esportazione di potassio di lavorazione rurale e anche quello di Ghoubet, che si dedica all’esportazione del sale in ogni sua forma. Sono sorti nel frattempo notevoli problemi di sicurezza, dai pirati somali, che pattugliano il Golfo di Aden, al traffico di esseri umani nelle rotte dell’emigrazione, per finire all’azione del movimento islamico somalo al-Shabaab (“Movimento di Resistenza popolare nella terra delle due migrazioni”).
Parlerei dunque, alla luce di tali considerazioni, del Mediterraneo politico e geopolitico come nuovo cuore della lotta politica, geoeconomica e geostrategica e della guerra ibrida interimperialista globale.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
martedì 7 maggio 2019
LA CINA E LA BATTAGLIA SULLA RETE 5G di F.S
[ 8 maggio 2019 ]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Trump, Sionisti e Soros contro la Cina confuciana e socialista
A differenza di quanto lasciano trapelare i media e gli organi di stampa, la guerra asimettrica contro la Cina lanciata dall'amministrazione Trump non è anzitutto una guerra di natura commerciale o economica. Come specificato dall'ambasciatore americano in Italia, Lewis Eisenberg, durante la visita alla sede di Telecom Italia e l'incontro con l'ad Luigi Gubitosi, la competizione asimettrica e politica tra Cina e Stati Uniti ruota attorno al dominio tecnologico nelle reti 5G. Una competizione, all'interno del più ampio conflitto politico-economico tra Cina e sionismo americano, che deciderà proprio il futuro della supremazia tecnologica globale: la guida delle nuove reti super veloci per le connessioni legate a regime autonomo, Internet of things e IA.
La rete 5G è dunque il vero campo di battaglia, ben oltre la guerra commerciale o dei dazi, scatenata dal Sionismo globale contro la Cina imperiale e confuciana di Xi e, di conseguenza, contro l'intero Terzo o Quarto Mondo, che ha nella Cina l'ultimo treno per agguantare la stazione della modernità e del benessere.
Si prenda in tal caso contezza del fatto che più o meno il 90% del traffico dati planetario dalle comunicazioni alle transazioni di natura commerciale o finanziaria viaggia nelle profondità marine. Le costellazioni GEO (orbita circolare e equatoriale) o le connessioni terrestri trasmettono infatti una minima parte dell’immenso traffico dati che viaggia nei cavi in fibra ottica presenti nelle profondità oceaniche. L'inclusione delle cosidette "porte chiuse" di spionaggio nella rete network sottomarina 5G, potrebbe fornire all'elite politico statale Confuciana socialista di Xi una decisiva capacità di controllo del traffico internet mondiale nella guerra asimettrica della informazione che la sta contrapponendo al sionismo occidentale.
A sua volta, come abbiamo visto di recente, ad esempio nel caso venezuelano (seppur in parte minima rispetto a ciò che potrà essere), troncare un cavo di comunicazione significa in concreto oscurare un paese, oltre ad interrompere il commercio elettronico globale, la transazione di capitali, innescando così una catastrofe economica. Secondo vari analisti, gli Stati Uniti avrebbero in mano l'alternativa al 5G cinese: Cisco System sarebbe l'alternativa americana ad Huawei. La volontà di occupazione politica nel piano della guida dell'hi teach traspare anche dal report annuale della Cisco (Visual Networking Index Report), il quale preconizza che nel 2022 vi saranno 12 miliardi di prodotti IOT [Internet delle Cose] a fronte di circa 500 milioni di connessioni 5G, ma il punto dirimente è l'avanzamento offensivo della dirigenza Xi quanto ad infrastrutture strategiche, che pare ormai non raggiungibile da parte dell'avversario occidentale, almeno nei tempi brevi.
Come ho già scritto pochi giorni fa, il 2025 è la data strategica per la stessa dirigenza socialconfuciana di Xi sia contro i neo-marxisti alla Bo Xilai sia contro i liberisti, ossia entro quella data la Cina dovrà conquistare la supremzia tecnologica assoluta sul piano mondiale. In primo luogo, dobbiamo quindi comprendere che vi è una lotta interna e di fazione nella elite dei cosiddetti "immortali rossi" e l'offensiva globale di Xi andrebbe letta anche come strumento di compromesso e mediazione tra le varie componenti del Partito comunista cinese.
In secondo luogo, il partito di Soros, teorico della “società aperta”, sionista e mondialista ma anti-Israeliano e avversario dell'amministrazione di Trump, condivide la guerra politica e strategica sinofoba e anticinese degli Usa, vedendo nel Social-confucianesimo imperiale il più grande nemico dell'ordine liberale globale e giudicando prioritaria questa battaglia nell'attuale contesto di civiltà.
Il punto di vista cinese, al riguardo, è significativo: la “Società aperta” sorosiana sarebbe in realtà la società schiavista e cannibalistica del liberismo sfrenato in cui l'oligarchia turbo-mondialista avrebbe esclusivo accesso ai più elevati beni essenziali di contro alla gran massa di sudditi salariati, sottosalariati o nomadizzati. Di qui l'antagonismo strategico di Zhongguò di fronte all'Occidente, di qui la strategia revisionista e sociale rispetto all'ordine liberale globale scaturito dalla Seconda guerra mondiale, ormai sotto pressione da tutti i lati. Infine, come ho già specificato nei precedenti scritti, non solo la centralità tattica russa va ben sottolineata e considerata in questo nuovo ordine globale a guida Social-confuciana, ma con ogni probabilità anche quella persiana nella sua proiezione mediterranea, che ora stiamo osservando nello stesso conflitto libico e che sarà foriera di sorprese.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
domenica 5 maggio 2019
CINA: SCACCO ALL'EUROPA? di F.S.
[ 5 maggio 2019 ]
Continuo il mio tentativo di ricerca e analisi di scritti dedicati alle conseguenze geopolitiche dell’affermazione planetaria del "Socialismo confuciano Han" di Xi Jinping. In questo caso, sviluppo, in estrema sintesi, riflessioni basate sulla lettura di Taino: Scacco all’Europa.
Provo a sintetizzare in tre punti il pensiero dell’autore per poi arrivare a una conclusione finale.
a) Dal 1989 l’Europa ha perduto la centralità geopolitica. Come mai la nascita della moneta unica e dell’Unione Europea hanno rappresentato la fine della centralità europea? In quanto la moneta unica, che è stata per il Nostro una decisione politica unilaterale dell’elite socialdemocratica parigina, non si è accompagnata ad un progetto politico di lungo respiro, non è stata quindi frutto di un ideale né di un disegno sociale, ma una forzatura ideologica ed antistorica del nazionalismo “massonico” neo-illuminista francese.
Continuo il mio tentativo di ricerca e analisi di scritti dedicati alle conseguenze geopolitiche dell’affermazione planetaria del "Socialismo confuciano Han" di Xi Jinping. In questo caso, sviluppo, in estrema sintesi, riflessioni basate sulla lettura di Taino: Scacco all’Europa.
Provo a sintetizzare in tre punti il pensiero dell’autore per poi arrivare a una conclusione finale.
a) Dal 1989 l’Europa ha perduto la centralità geopolitica. Come mai la nascita della moneta unica e dell’Unione Europea hanno rappresentato la fine della centralità europea? In quanto la moneta unica, che è stata per il Nostro una decisione politica unilaterale dell’elite socialdemocratica parigina, non si è accompagnata ad un progetto politico di lungo respiro, non è stata quindi frutto di un ideale né di un disegno sociale, ma una forzatura ideologica ed antistorica del nazionalismo “massonico” neo-illuminista francese.
L’epoca attuale, dice Taino parafrasando Lenin, è l’epoca del conflitto interimperialista dispiegato su scala mondiale e il vuoto politico e geopolitico europeo finisce per fare il gioco di Cina e Russia. Per il Nostro, l’unico destino europeo è quello transatlantico, non ve ne sarebbe un altro che non emargini i popoli europei a insignificante periferia – quale del resto già in parte sarebbe – di una Grande Cina Globale, del nuovo Regno di Mezzo del socialismo di mercato planetario. Riflessioni molto sagge quelle del Taino sul nazionalismo: il macronismo globalista è un’altra forma di nazionalismo, per certi versi addirittura più subdola e pericolosa di quello delle destre radicali; lo stesso dicasi del mercantilismo pangermanico di Angela Merkel e Schauble. Nell’era dell’imperialismo tale nazionalismo “liberale” delle elite europeiste finisce per tradursi in sostanziale schiavismo sociale dei propri “fratelli europei” (vedasi Grecia e Sud Europa), mentre un certo “sovranismo” di destra sociale potrebbe anche riproporre su altra scala storica lo spirito di indipendenza patriottica ottocentesca. Tale miopia tattica e strategica delle elite europeiste ha fatto sì che la partita per la conquista del “centro del mondo” si giochi ormai a tre: Cina, Usa, Russia. Con potenze di secondo piano (Israele, Turchia, Iran) ben più presenti degli europei sugli scenari politici che contano. Il Nostro infine smentisce il leitmotiv dell’ideologia liberista europeistica in base a cui da queste serie di interminabili crisi che gli europei stanno affrontando nascerebbe una nuova forma politica più adatta all’evoluzione politica. Secondo Taino, viceversa, l’imperialismo dei nostri giorni sarebbe conseguenza di una lucida, coraggiosa visione politica, che manca a tutti gli esponenti di punta dell’establishment europeistico.
b) Per quanto mascheri sapientemente la sua nemmeno troppo nascosta ammirazione per l’avanguardia socialista mondiale, guidata da Xi Jinping, il Nostro vede in definitiva la Cina in posizione ben avanzata nella lotta politica e geopolitica interimperialista dei nostri giorni. Ciò non significa che gli Usa abbiano perso la partita, a meno che una alleanza strategica definitiva tra Cina e Russia, che Taino non dà comunque per certa, non stabilizzi il quadro mondiale. Il trumpismo, nella sua ottica, non sarebbe stato frutto di una raffinata strategia dell’americanismo, ma una sorta di necessità sociale e geopolitica rispetto al “tao della guerra asimettrica” saggiamente adoperato da Xi negli ultimi anni. L’autore si sofferma del resto su quanto avvenuto ad esempio nello Sri Lanka o in Malesia negli ultimi anni e addebita la responsabilità del caos interno all’aggressività di Xi, senza però stranamente considerare la violenta irruzione del deep state americano o sionista in quei paesi. Il libro del Taino era già in uscita quando è scoppiata la crisi venezuelana, fomentata appunto da sionisti e stato profondo neo-con o liberal Usa, non dai cinesi. L’autore considera, a mio avviso giustamente, il progetto socialista BRI di natura politica e geopolitica, ancor prima che economica e commerciale e ritiene strategica la data del 2025 in quanto entro questa data la Cina, secondo l’ideologia neo-socialista ed imperialista della guerra politica e sociale asimettrica di Xi, dovrebbe conquistare la definitiva supremazia tecnologica sull’occidente plutocratico. Ciò significherebbe in concreto il definitivo riscatto politico e sociale del Terzo Mondo, la fine dell’era imperialista preconizzata da Lenin, l’estinzione della logica globalista del profitto, del valore e dello scambio ineguale. Il Pensiero di Xi sarebbe una declinazione “rivoluzionaria” e coerentemente imperiale che si situa probabilmente in continuità con la linea Deng. Declinazione rivoluzionaria, va sottolineato, perché Xi ormai punta apertamente all’azzeramento totale della “grande divergenza” tra Occidente e Terzo Mondo mentre Deng era del parere che la Cina doveva occultare la propria forza e non assaltare la fortezza. La rivoluzione maoista, per Taino, per quanto patriottica, non era anti-occidentale, anzi era soprattutto antirussa (pp. 286-287). Xi, comunque, specifica Taino, si gioca tutta la sua supremazia interna, nella lotta di frazioni del Pcc, sul progetto Made in China 2025: primato politico e tecnologico sull’occidente.
c) L’autore ritiene assolutamente centrale, per il destino globale, la relazione geopolitica tra Cina ed India e dunque pensa che il nuovo centro del pianeta sarà da collocarsi in quella fascia in cui si va sviluppando “il filo di perle”, che simboleggia la strategia del Governo socialista cinese nell’Oceano Indiano. Il Pakistan, di conseguenza, finisce per divenire, suo malgrado, un attore centrale della nuova partita globale e molto profonde sono le riflessioni che il Nostro enuclea a tal proposito. Il nuovo centro del mondo, per il Nostro, come del resto è stato dall’antichità sino a circa tre secoli fa, è da collocarsi di nuovo in Asia.
Quando ho scritto il mio pezzo su Cina e Mediterraneo non avevo chiaramente ancora letto quanto scritto dal Taino, che ritiene di contro che tornerà centrale non il Mediterraneo ma l’Oceano Indiano. Questa in effetti è la tesi che va per la maggiore tra analisti ed esperti. La tesi che io avanzai non sembra godere di molto credito. Anche il Taino, che non usa un approccio ermeneutica economicistico, ma potrei dire schmittiano, leninista, quando arriva alla sintesi finale sembra ritornare all’economicismo.
Tutti i più rilevanti eventi politici degli ultimi tempi, dai primi anni del 2000 sino ad oggi, pongono però in posizione centrale quella fascia che la geopolitica italiana definiva Vicino Oriente. Si pensi che lo stesso occidente economico e plutocratico (Ue inclusa) è al centro di una lotta politica radicale tra un sionismo di sinistra europeista e anti-israeliano (Soros, Attali, Bergoglio, Bonino ecc) e un sionismo di destra (Israele, S. Adelson, Trump, Orban ecc). Questo mi porta a ritenere, ad esempio, a differenza di tutti gli analisti contemporanei, che il peso politico e geopolitico di Israele, nel quadro politico globale, non è per nulla inferiore a quello di Usa, Cina, Russia. Basta analizzare attentamente lo stato attuale dell’imperialismo sionista, per essere costretti a riconoscere la saldezza di tale esperimento, anche in virtù della saggia temperanza sociale tra modernità ultratecnologica e tradizione essenziale. Di conseguenza, sia la lotta radicale di frazione tra le due diaspore ebraiche (quella europea, mediterranea e quella angloamericana) sia il ritorno politico universale dell’Islam, messo in moto dalla Rivoluzione iraniana del 1979 e dalla vittoriosa offensiva antioccidentale dell’Hezbollah dai primissimi anni ‘80, fanno sì che, almeno a mio modesto parere, il secolo avanzante, più che il secolo dell’Asia indo-pakistana, sarà il secolo dell’Asia occidentale, mediterranea. Questo significa che do già per sconfitto il trumpismo? No, affatto. Ma ritengo che il Partito Comunista Cinese non abbia ancora dispiegato tutta la sua capacità di influenza sulla società occidentale. Le oligarchie massoniche democratiche e liberal della sinistra sionista europeistica anti-isrealiana sono in un impasse ormai irresolubile. Questa è la via in discesa dell’elite socialista: cavalcare e influenzare queste oligarchie in profondità per rendere più agevole e temperato il definitivo approdo a un mondo multipolare a trazione sociale Han.
c) L’autore ritiene assolutamente centrale, per il destino globale, la relazione geopolitica tra Cina ed India e dunque pensa che il nuovo centro del pianeta sarà da collocarsi in quella fascia in cui si va sviluppando “il filo di perle”, che simboleggia la strategia del Governo socialista cinese nell’Oceano Indiano. Il Pakistan, di conseguenza, finisce per divenire, suo malgrado, un attore centrale della nuova partita globale e molto profonde sono le riflessioni che il Nostro enuclea a tal proposito. Il nuovo centro del mondo, per il Nostro, come del resto è stato dall’antichità sino a circa tre secoli fa, è da collocarsi di nuovo in Asia.
CONCLUSIONE
Quando ho scritto il mio pezzo su Cina e Mediterraneo non avevo chiaramente ancora letto quanto scritto dal Taino, che ritiene di contro che tornerà centrale non il Mediterraneo ma l’Oceano Indiano. Questa in effetti è la tesi che va per la maggiore tra analisti ed esperti. La tesi che io avanzai non sembra godere di molto credito. Anche il Taino, che non usa un approccio ermeneutica economicistico, ma potrei dire schmittiano, leninista, quando arriva alla sintesi finale sembra ritornare all’economicismo.
Tutti i più rilevanti eventi politici degli ultimi tempi, dai primi anni del 2000 sino ad oggi, pongono però in posizione centrale quella fascia che la geopolitica italiana definiva Vicino Oriente. Si pensi che lo stesso occidente economico e plutocratico (Ue inclusa) è al centro di una lotta politica radicale tra un sionismo di sinistra europeista e anti-israeliano (Soros, Attali, Bergoglio, Bonino ecc) e un sionismo di destra (Israele, S. Adelson, Trump, Orban ecc). Questo mi porta a ritenere, ad esempio, a differenza di tutti gli analisti contemporanei, che il peso politico e geopolitico di Israele, nel quadro politico globale, non è per nulla inferiore a quello di Usa, Cina, Russia. Basta analizzare attentamente lo stato attuale dell’imperialismo sionista, per essere costretti a riconoscere la saldezza di tale esperimento, anche in virtù della saggia temperanza sociale tra modernità ultratecnologica e tradizione essenziale. Di conseguenza, sia la lotta radicale di frazione tra le due diaspore ebraiche (quella europea, mediterranea e quella angloamericana) sia il ritorno politico universale dell’Islam, messo in moto dalla Rivoluzione iraniana del 1979 e dalla vittoriosa offensiva antioccidentale dell’Hezbollah dai primissimi anni ‘80, fanno sì che, almeno a mio modesto parere, il secolo avanzante, più che il secolo dell’Asia indo-pakistana, sarà il secolo dell’Asia occidentale, mediterranea. Questo significa che do già per sconfitto il trumpismo? No, affatto. Ma ritengo che il Partito Comunista Cinese non abbia ancora dispiegato tutta la sua capacità di influenza sulla società occidentale. Le oligarchie massoniche democratiche e liberal della sinistra sionista europeistica anti-isrealiana sono in un impasse ormai irresolubile. Questa è la via in discesa dell’elite socialista: cavalcare e influenzare queste oligarchie in profondità per rendere più agevole e temperato il definitivo approdo a un mondo multipolare a trazione sociale Han.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
sabato 20 aprile 2019
COS'È E DOVE VA LA CINA di F.S.
[ 20 aprile 2019 ]
E’ uscito, per i tipi della Bocconi, il saggio di Aberto Bradanini — ambasciatore italiano prima in Iran, poi in Cina —, sui fini e la strategia della Repubblica popolare cinese. Bradanini, che ebbe anni fa una controversia con Clini, mostra di essere un buon conoscitore sia di filosofia cinese, sia di storia del movimento comunista internazionale che delle vicende interne del Partito Comunista Cinese.
Il Nostro riporta così, nel corso della sua analisi, le tesi degli ideologi marxisti cinesi come di quelli non cinesi, tra cui spicca Samir Amin. Il giudizio sui marxisti cinesi è per lo più critico, in quanto il regime cinese non sarebbe una forma di socialismo, ma un regime diversamente capitalista. Per Amin, viceversa, la Cina popolare sarebbe socialista in quanto il possesso della terra non risponde a criteri privatistici, di conseguenza il proletariato inurbato che non fa fortuna nella metropoli può tornare ad una vita rurale dignitosa: tale carattere, che distingue lo sviluppo cinese da quello degli altri paesi del Terzo Mondo per non parlare dei regimi a capitalismo avanzato occidentale, farebbe ancora della Cina il faro del Socialismo globale. Purtroppo Bradanini non cita H. Jaffe, economista sudafricano di spessore il quale, di contro al marxismo eurocentrico, ritiene essere il denghismo il paradigma del socialismo del ventesimo secolo. La Repubblica popolare postmaoista, per Jaffe, non sarebbe stato capitalista di stato, ma autentico stato socialista, in quanto a differenza del populismo protosocialista maoista, gli elementi diversamente capitalistici e privatistici presenti non hanno il potere strategico di intaccare, sovvertire e destabilizzare il primato strategico, politico del Partito comunista, che sarebbe, nell’analisi del Jaffe, l’avanguardia del socialismo mondiale, teso al superamento della grande divergenza Nord-Sud o Occidente-Oriente. La non conoscenza del pensiero economico e politico di Jaffe è forse il più grande limite nello studio, peraltro ottimo, del Nostro.
Le tesi principali dell’autore sono
1) L’ascesa globale cinese è certa ed irreversibile, ma non tale da impensierire il primato della superpotenza americana — al massimo si arriverà ad un multipolarismo se Cina-Russia-Iran continueranno a convergere su minimi obiettivi tattici in funzione antioccidentale; 2) La Cina, secondo l’ambasciatore italiano, non è socialista né liberista — in sostanza diversamente capitalista — esperimento positivo di uno Stato anzitutto orientato al benessere del popolo piuttosto che al dominio socio-politico di oligarchie plutocratiche, come sta, di contro, avvenendo in occidente; 3) La Cina non diventerà una democrazia rappresentativa borghese liberista, in quanto il pragmatismo Confuciano, quintessenza della "linea Socialista" di Liu Sao Chi (1898-1969) e Deng Xiaoping (1904-1997) di contro al Taoismo materialista assoluto e maoista, è antitetico al relativismo del metodo scientifico sperimentale galileiano e illuministico.
“Cercare la Verità nei fatti” significa che per il Confucianesimo socialista cinese esiste una verità morale e ideologico-politica, a differenza dell’illuminismo borghese politico occidentale, per il quale realismo totale empiristico corrisponde esplicitamente a dominio dell’inessenziale del Non Veridico. Qual è la Verità della fazione Confuciana dominante? Il principio dell’Armonia politica, simbolo di etica, sia sul piano politico interno che su quello geopolitico globale. In questo senso, l’élite Confuciana “rossa” si sta dimostrando in grado di dominare politicamente e sul piano sociale la tecnica e il modernismo — secondo il pensiero del Nostro, viceversa, il relativismo illuministico occidentale sta conducendo a società fuori controllo, come già intuì profeticamente il professor Gaetano Calabrò decenni fa nel suo celebre volumetto dedicato al tema;
4) La Cina sta affrontando problemi tragici che uno sviluppo così veloce che non ha paragone nella storia umana ha inevitabilmente portato con sé, ma proprio lo sperimentalismo pragmatistico Confuciano è il criterio che permette all’élite politica “rossa” di sviluppare e consolidare un metodo concreto di veloce risoluzione di altrimenti irresolubili problemi strategici interni.Consiglio dunque la lettura del libro, assai ricco di aneddoti cinesi frutto dell’esperienza dell’ambasciatore e di preziose precisazioni geopolitiche, ai lettori di SOLLEVAZIONE.
Divergo però sul punto 1. La Cina popolare e Confuciana, entro il 2049, primo anniversario della Rivoluzione nazionale e "nazionalista" del 1949, dovrà estendere a livello universale il principio dell’Armonia sotto il Cielo, realizzazione definitiva del grande sogno cinese. Ciò evidentemente non è conciliabile con il protrarsi del primato della superpotenza americana. Questo significa che sotto il Cielo non vi è spazio per due superpotenze a trazione globale.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
mercoledì 27 marzo 2019
W L'AMERIKA! ABBASSO LA CINA! di Piemme
[ 27 marzo 2019 ]
Ci torniamo sopra dopo aver letto quanto scritto da Giulio Sapelli giorni addietro. Il suo, dopo quello di Salvini, è l'attacco più virulento contro la stipula degli accordi in questione.
Nel titolo del pezzo di Sapelli è riassunto il suo pensiero: «DIETRO XI JINPING/Quel che Mattarella e Conte non hanno capito del nuovo Mao. L’Europa è sempre più divisa e in difficoltà. Ciò aiuta i disegni egemonici e imperialisti della Cina di Xi Jinping in lotta con gli Usa».
Non siamo stupiti, sapevamo che l'euroscetticismo del Sapelli è direttamente proporzionale al suo sfegatato atlantismo, quindi l'idea di un'Unione europea non a trazione tedesca ma fedele e supina alleata degli stati Uniti.
Ed infatti l'articolo, dopo le sperticate lodi alla "democrazia più bella e antica del mondo", [1] quella inglese s'intende, Sapelli scrive:
«Quando sarebbe il tempo dell’unità tra le nazioni europee e di un volto unico da presentare all’attivismo geopolitico cinese, si perde la bussola e il lavorio di soft power fatto nelle classi politiche ed economiche vendidore [qui Sapelli voleva forse dire Compradores, Nda] sale a galla; e così giungiamo alla situazione attuale, quando non si commercia soltanto più, ma si rischia di rompere alleanze essenziali per il nostro interesse prevalente (come avrebbe detto Dino Grandi), schierandosi di fatto in polemica con gli Usa.Gli Usa che sono alla ricerca non di un riequilibrio commerciale con la Cina, ma di un riequilibrio di potenza e quindi hanno bisogno di ricostruire, dopo decenni di folle unilateralismo, una entente cordiale di tutto l’Occidente contro il neo-imperialismo cinese. L’Europa dovrebbe essere l’antemurale di questa nuova guerra fredda e invece è il ventre molle in cui affondare il coltello delle divisioni intra-nazionali, esercizio neo-imperiale in cui il gruppo dirigente cinese neo-maoista è esperto».
Chiaro no? A parte la baggianata secondo cui, dopo il ciclo di Deng, quello Xi Jinping sarebbe un "ritorno al maoismo" (sic!), il nostro invoca, nella nuova "guerra fredda" contro la Cina, la massima unità di "tutto l'Occidente", e dunque condanna il governo Conte per lesa maestà verso Stati Uniti e Unione europea, per aver rotto il fronte unito anti-cinese e per fare da apripista al "neo-imperialismo cinese":
«Le rivalità nazionali sono acuite dall’offensiva di una Cina in grave recessione e in un disordine politico sempre più accentuato e che cerca, con il suo gruppo dirigente alla cuspide, di sfruttare le rivalità europee per ampliare il suo potere di penetrazione. L’Italia è in prima fila in questo sgretolamento proprio provocandole, quelle rivalità intra-nazionali che non fanno bene a nessuno, essendo la prima nazione dei G7 che stringe non un accordo commerciale, ma, di fatto, politico con la Cina non meditando sulla ritirata dalla cosiddetta Via della Seta delle nazioni del Sud-Est asiatico e di molti Stati africani che iniziano a voler sfuggire dall’imperialismo da debito cinese». [sottolineatura nostra]
Morale: Roma è colpevole per aver pugnalato alle spalle i suoi alleati europei e americano e... che Dio ce ne scampi dallo sgretolamento dell'Unione europea!
Come tutti quelli che hanno condannato l'Intesa Italia-Cina, neanche Sapelli entra nel merito degli accordi. Perché non la fa? Semplice: perché non può negare che l'intesa con la Cina porta grandi benefici economici all'Italia. Tanto vale dunque suonare l'allarme geopolitico. A posto dall'amor patrio, l'amor atlantista, per cui va bene restare non solo nella gabbia eurocratica, ma sotto il giogo di Zio Tom e restare un Paese a sovranità limitata. E a proposito di geopolitica: ben venga che l'amicizia con la Cina aiuti il nostro Paese a divincolarsi sia dalla tutela a stelle e strisce, che dalla dalla morsa eurotedesca.
Nb
Sapelli definisce quello cinese un "imperialismo da debito", lasciando intendere che tra le more degli accordi con Pechino ci sarebbe l'impegno della Cina a comprare titoli di stato italiani. Ohibò?! Che forse non sarebbe un bene per il nostro Paese che Pechino ci giunga in soccorso in caso di speculazione della finanza predatoria (occidentale) e per fermare la mannaia dello spread?
Nb
Sapelli definisce quello cinese un "imperialismo da debito", lasciando intendere che tra le more degli accordi con Pechino ci sarebbe l'impegno della Cina a comprare titoli di stato italiani. Ohibò?! Che forse non sarebbe un bene per il nostro Paese che Pechino ci giunga in soccorso in caso di speculazione della finanza predatoria (occidentale) e per fermare la mannaia dello spread?
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
NOTE
[1] «C’è un grade disordine sotto il cielo. Il Regno Unito continua a subire la dissoluzione di un sistema politico unico al mondo e indicato come modello da tutti i fautori della sincronia tra stabilità governativa e ciclo economico espansivo. Il collegio uninominale, la forza di radicamento di partiti secolari, un giusto mix di antico regime (i Lords) e di democrazia parlamentare schietta e governata da un premier che è il sovrano ultimo più potente al mondo (scioglie le camere quando vuole e ha una “frusta” dei parlamentari che applica un regolamento tra i più stringenti al mondo): ecco il sogno di ogni politologo che vede nel modello Westminster l’archetipo della governabilità».
[1] «C’è un grade disordine sotto il cielo. Il Regno Unito continua a subire la dissoluzione di un sistema politico unico al mondo e indicato come modello da tutti i fautori della sincronia tra stabilità governativa e ciclo economico espansivo. Il collegio uninominale, la forza di radicamento di partiti secolari, un giusto mix di antico regime (i Lords) e di democrazia parlamentare schietta e governata da un premier che è il sovrano ultimo più potente al mondo (scioglie le camere quando vuole e ha una “frusta” dei parlamentari che applica un regolamento tra i più stringenti al mondo): ecco il sogno di ogni politologo che vede nel modello Westminster l’archetipo della governabilità».
lunedì 25 marzo 2019
LA CINA E IL MEDITERRANEO di F.S.
[ 25 marzo 2019]
La Cina di Xi è giustamente considerata una potenza revisionista, sul piano dei rapporti di forza globali; ciò ha significato e significa mettere in discussione l’ordine globale come scaturito dalla seconda guerra mondiale. Vi è una certa continuità, pare evidente, tra la maoista “Teoria dei Tre Mondi”, tra la dottrina della linea orizzontale, egualmente maoista ma fortemente rivista dal neo-confucianesimo denghista, ed il grande pragmatismo mandarino di Xi, il quale, come ben evidenzia il sinologo M. Scarpari, punta a lasciar evaporare socialismo e capitalismo liberista in un pragmatismo statalistico neo-confuciano con un capitalismo economico totalmente guidato dall’elite politica confuciana. Se tale modello, definito di Armonia globale sotto il Cielo, caratterizzato dal “sogno universale del popolo Han”, potrebbe funzionare con un Occidente, ormai sempre più stanco, dissanguato da un lato dalla dittatura mercantilistica e globalista ben incarnata dal Quarto Reich germanico, dall’altro dall’Oppressione mondialista e turbofinanziaria angloamericana (nonostante il populismo conservatore dell’alteramericanismo trumpiano), non può certamente funzionare nell’ecumene musulmana, che assumerà, nell’ordine geopolitico che si sta sviluppando, una forza e un protagonismo con peso primario e decisivo sui destini economici e politici universali.
Se però, come i fatti ben osservati e ben letti sembrano voler testimoniare, l’onda lunga della Rivoluzione iraniana del 1979 non si è ancora interrotta, oggi le oppresse masse musulmane possono finalmente riprendersi quanto gli Stati Uniti hanno loro ingiustamente tolto nel 1989. La guerra fredda tra USA e URSS non si sarebbe di certo conclusa così se non avessimo avuto da un lato la Rivoluzione iraniana la quale, chiudendo radicalmente a ogni ipotesi di affermazione comunista in Iran e a ogni alleanza, anche tattica, con il “piccolo Satana” sovietico, rappresentò simbolicamente l’irruzione di una nuova idea del mondo e del vivere politico-sociale tra i due contendenti tradizionali; dall’altro la Resistenza afgana che finì per avere definitiva ragione dell’URSS e dell’Armata rossa. E va qui detto, oggi 2019, che nessuna potenza guerriera nella storia può mettersi sul medesimo piano dei combattenti islamici afgani: Inghilterra 1842, URSS 1989, USA 2019, sono tre le grandi superpotenze distrutte sui campi militarizzati dell’Afghanistan.
Lo faranno? L’Afganistan ha dato l’ ulteriore esempio a tutto il mondo islamico. Sarà comunque decisivo l’atteggiamento strategico cinese. La Cina confuciana a trazione globale, se non vuole esportare ideologie e rivoluzioni, se può disinteressarsi di quanto avverrà politicamente a Parigi o a Francoforte, non potrà però disinteressarsi della furiosa lotta settaria e di fazioni che si andrà svolgendo in Medioriente; sarà costretta a puntare su uno schieramento preciso, fosse anche Israele paradossalmente, e a sponsorizzarlo sino alla definitiva vittoria. Gli occidentali potrebbero a quel punto avere gioco facile a sviluppare nuove forme di guerra ibrida o nuove forme di guerra terroristica proprio nel Mediterraneo, in funzione strategica anti-cinese. La guerra definitiva per il nuovo ordine globale si giocherà proprio in questo spazio geopolitico.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
[Nella foto accanto il raffronto tra una giunca imperiale cinese agli ordini dell'ammiraglio Zheng He (1371-1434) e la Santa Maria di Cristoforo Colombo]
Il canale di Suez, in seguito all’ampliamento del 2015, ha rafforzato il suo ruolo di snodo mondiale strategico. I dati di settembre 2018 mostrano complessivamente sulle 13 mila navi transitate per un totale di 600 milioni di tonnellate di merci. Il canale consente il transito nelle due direzioni, permettendo una fluidità di traffico senza precedenti e il flusso di meganavi senza limiti di dimensioni. Al grande canale egiziano si sono appunto aggiunti gli investimenti cinesi nel Mediterraneo nel quadro della BRI. Ciò mostra, con l’armamento tattico della Marina cinese del resto, la strategia marittima del Celeste Impero: solo per citare un esempio, negli ultimi due anni, le società cinesi (COSCO su tutte) hanno investito circa 6,5 miliardi di euro in otto porti.
[Nella foto accanto il raffronto tra una giunca imperiale cinese agli ordini dell'ammiraglio Zheng He (1371-1434) e la Santa Maria di Cristoforo Colombo]
Il canale di Suez, in seguito all’ampliamento del 2015, ha rafforzato il suo ruolo di snodo mondiale strategico. I dati di settembre 2018 mostrano complessivamente sulle 13 mila navi transitate per un totale di 600 milioni di tonnellate di merci. Il canale consente il transito nelle due direzioni, permettendo una fluidità di traffico senza precedenti e il flusso di meganavi senza limiti di dimensioni. Al grande canale egiziano si sono appunto aggiunti gli investimenti cinesi nel Mediterraneo nel quadro della BRI. Ciò mostra, con l’armamento tattico della Marina cinese del resto, la strategia marittima del Celeste Impero: solo per citare un esempio, negli ultimi due anni, le società cinesi (COSCO su tutte) hanno investito circa 6,5 miliardi di euro in otto porti.
Non possono sfuggire dunque due elementi fondamentali. Il primo è che la Cina è una potenza assolutamente marittima, non tellurica, come molti analisti invece pensano. Di conseguenza punta strategicamente a sostituirsi alla potenza talassocratica americana disegnando concretamente un nuovo ordine globale, non pensa affatto a un accordo tattico o un bilanciamento dei poteri. Il secondo è che, di nuovo, abbiamo il Mediterraneo come cuore strategico del pianeta. Né Eurasia, né Asia-Pacifico e non più Occidente estremo. Ciò implicherà una progressiva, sempre più accentuata, marginalizzazione del fronte carolingio franco-tedesco, che ha goduto di una inaspettata quanto immeritata centralità dal 2002 ad oggi; per rimettersi in gioco avrà l’unica opportunità di essere il braccio armato di una potenziale NATO a rigorosa guida americana, diretta sempre più contro la Russia ortodossa e contro la Cina neo-confuciana. Ciò implicherà anche un ancora maggiore rafforzamento del polo islamico. Siamo infatti portati a ritenere che proprio all’interno della lotta politico-religiosa tra le varie enclavi strategiche e faglie dell’ecumene musulmana si giocheranno i destini del potere globale. Chi ha del ferro ha del pane, già principio sacrosanto oggi, sarà legge politica e di sopravvivenza domani. Chi non avrà ferro sarà definitivamente schiavo. Ancora di più di quanto oggi lo sia e lo possa essere.
La Cina di Xi è giustamente considerata una potenza revisionista, sul piano dei rapporti di forza globali; ciò ha significato e significa mettere in discussione l’ordine globale come scaturito dalla seconda guerra mondiale. Vi è una certa continuità, pare evidente, tra la maoista “Teoria dei Tre Mondi”, tra la dottrina della linea orizzontale, egualmente maoista ma fortemente rivista dal neo-confucianesimo denghista, ed il grande pragmatismo mandarino di Xi, il quale, come ben evidenzia il sinologo M. Scarpari, punta a lasciar evaporare socialismo e capitalismo liberista in un pragmatismo statalistico neo-confuciano con un capitalismo economico totalmente guidato dall’elite politica confuciana. Se tale modello, definito di Armonia globale sotto il Cielo, caratterizzato dal “sogno universale del popolo Han”, potrebbe funzionare con un Occidente, ormai sempre più stanco, dissanguato da un lato dalla dittatura mercantilistica e globalista ben incarnata dal Quarto Reich germanico, dall’altro dall’Oppressione mondialista e turbofinanziaria angloamericana (nonostante il populismo conservatore dell’alteramericanismo trumpiano), non può certamente funzionare nell’ecumene musulmana, che assumerà, nell’ordine geopolitico che si sta sviluppando, una forza e un protagonismo con peso primario e decisivo sui destini economici e politici universali.
E’ lecito ritenere che sia ai rivoluzionari sciiti, sia ai jihadisti sunniti, il pragmatismo morale e commerciale del nuovo ordine globale confuciano non faccia fare salti di gioia. Parlare di alleanza sino-iraniana, come del resto di alleanza russo-iraniana, significa non conoscere tradizioni e storia iraniane e menare il can per l’aia. Del resto, sarebbe già una forzatura parlare di alleanza strategica e ideologica tra il panarabismo laico baathista siriano e la Repubblica islamica dell’Iran. Figurarsi negli altri casi.
Se però, come i fatti ben osservati e ben letti sembrano voler testimoniare, l’onda lunga della Rivoluzione iraniana del 1979 non si è ancora interrotta, oggi le oppresse masse musulmane possono finalmente riprendersi quanto gli Stati Uniti hanno loro ingiustamente tolto nel 1989. La guerra fredda tra USA e URSS non si sarebbe di certo conclusa così se non avessimo avuto da un lato la Rivoluzione iraniana la quale, chiudendo radicalmente a ogni ipotesi di affermazione comunista in Iran e a ogni alleanza, anche tattica, con il “piccolo Satana” sovietico, rappresentò simbolicamente l’irruzione di una nuova idea del mondo e del vivere politico-sociale tra i due contendenti tradizionali; dall’altro la Resistenza afgana che finì per avere definitiva ragione dell’URSS e dell’Armata rossa. E va qui detto, oggi 2019, che nessuna potenza guerriera nella storia può mettersi sul medesimo piano dei combattenti islamici afgani: Inghilterra 1842, URSS 1989, USA 2019, sono tre le grandi superpotenze distrutte sui campi militarizzati dell’Afghanistan.
Dunque oggi le masse e le élite islamiche, che hanno ieri distrutto l’URSS, possono dare la definitiva spallata all’imperialismo americano. L’ahmadinejadismo ha negli anni scorsi tradotto il lascito antimperialista e terzomondista di Imam Khomeini in una “nuova” prassi imperiale, statalistica, grande-persiana; con il Presidente Ahmadinejad per ora in posizione defilata, ma sempre presente, il più grande rappresentate istituzionale di tale tendenza è il generale Soleimani, assai critico verso l’esecutivo Rohani, al punto che ha spesso definito il deal Obama-Rohani come una nuova versione del Trattato di Turmenchay, ovvero del trattato tra impero zarista e impero persiano del 1828, in seguito al quale i persiani persero tutti i propri territori settentrionali.
Lo faranno? L’Afganistan ha dato l’ ulteriore esempio a tutto il mondo islamico. Sarà comunque decisivo l’atteggiamento strategico cinese. La Cina confuciana a trazione globale, se non vuole esportare ideologie e rivoluzioni, se può disinteressarsi di quanto avverrà politicamente a Parigi o a Francoforte, non potrà però disinteressarsi della furiosa lotta settaria e di fazioni che si andrà svolgendo in Medioriente; sarà costretta a puntare su uno schieramento preciso, fosse anche Israele paradossalmente, e a sponsorizzarlo sino alla definitiva vittoria. Gli occidentali potrebbero a quel punto avere gioco facile a sviluppare nuove forme di guerra ibrida o nuove forme di guerra terroristica proprio nel Mediterraneo, in funzione strategica anti-cinese. La guerra definitiva per il nuovo ordine globale si giocherà proprio in questo spazio geopolitico.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
domenica 24 marzo 2019
SALVINI? UNA SCHIAPPA di Piemme
[ 24 marzo 2019 ]
Il Presidente cinese ha dunque lasciato l'Italia dopo aver stipulato col governo Conte ben 29 intese, istituzionali e commerciali. Confermo il giudizio positivo che ho dato l'altro giorno: MEGLIO LA CINA CHE GLI U.S.A.
Un successo indiscutibile, che lascia l'amaro in bocca non solo a Trump ma anche ai principali concorrenti europei dell'Italia, anzitutto all'asse carolingio franco-tedesco, quindi alla Commissione degli eurocrati. La ragione è presto detta: lorsignori non sopportano che Il governo Conte sia andato dritto al punto senza chiedere loro il permesso — come sempre han fatto negli ultimi trent'anni governi più che servili.
Quel che stupisce certi miei amici legofili è l'atto plateale di disaccordo ostentato da Matteo Salvini, il quale, in uno dei suoi eccessi di protagonismo (al netto dello sgambetto a Conte e Di Maio), nel disperato tentativo di giustificare la sua presa di distanza dall'intesa italo-cinese, ha affermato "A Pechino non c'è il libero mercato" (sic!).
Una cialtronata che nessuno ha evidentemente preso sul serio. Questi miei amici non dovrebbero stupirsi, né che Salvini sia un liberista, né tantomeno che in politica estera sia una schiappa di sovranista, visto che la contestazione all'intesa con la Cina viene dopo posizioni una più oscena dell'altra — la scandalosa posizione sul Venezuela, il suo servile inchino verso Israele, lo sfrontato sostegno alla politica estera di Trump. Per non parlare del suo appoggio alla frazione nordista in difesa del secessionismo per tappe, o "regionalismo differenziato".
Il problema infatti, non è che Salvini non capisce. E che Salvini ha una sua visione ed ha scelto di diventare un vessillifero della visione trumpiana: atlantismo integrale e, dentro questa cornice, nessuno smantellamento della Ue, che va bene come mercato unico a patto che non si metta di traverso agli U.S.A..
Salvini avrà certamente saputo che con l'allargamento del canale di Suez i collegamenti Cina-Europa non dovranno più circumnavigare l'Africa, di qui la nuova centralità geo-economica e geo-politica del Mediterraneo, per conseguenza dell'Italia. Le intese sottoscritte con Pechino, nessuno può avere alcun dubbio in proposito, sono, e come, nell'interesse nazionale. Salvini, quindi Trump e carolingi a cui fa da sponda, se ne facciano una ragione.
Quest'ultimo autogol salviniano avrà conseguenze sulla sua ascesa? Lo vedremo presto. Forse aveva ragione il Mazzei a definirla assai resistibile, malgrado i media gli facciano tanta pubblicità e la ex-sinistra, col suo cosmpolitismo anti-nazionale, gli tira la volata.
Il Presidente cinese ha dunque lasciato l'Italia dopo aver stipulato col governo Conte ben 29 intese, istituzionali e commerciali. Confermo il giudizio positivo che ho dato l'altro giorno: MEGLIO LA CINA CHE GLI U.S.A.
Un successo indiscutibile, che lascia l'amaro in bocca non solo a Trump ma anche ai principali concorrenti europei dell'Italia, anzitutto all'asse carolingio franco-tedesco, quindi alla Commissione degli eurocrati. La ragione è presto detta: lorsignori non sopportano che Il governo Conte sia andato dritto al punto senza chiedere loro il permesso — come sempre han fatto negli ultimi trent'anni governi più che servili.
Quel che stupisce certi miei amici legofili è l'atto plateale di disaccordo ostentato da Matteo Salvini, il quale, in uno dei suoi eccessi di protagonismo (al netto dello sgambetto a Conte e Di Maio), nel disperato tentativo di giustificare la sua presa di distanza dall'intesa italo-cinese, ha affermato "A Pechino non c'è il libero mercato" (sic!).
Dov'è finito l'interesse nazionale?
Una cialtronata che nessuno ha evidentemente preso sul serio. Questi miei amici non dovrebbero stupirsi, né che Salvini sia un liberista, né tantomeno che in politica estera sia una schiappa di sovranista, visto che la contestazione all'intesa con la Cina viene dopo posizioni una più oscena dell'altra — la scandalosa posizione sul Venezuela, il suo servile inchino verso Israele, lo sfrontato sostegno alla politica estera di Trump. Per non parlare del suo appoggio alla frazione nordista in difesa del secessionismo per tappe, o "regionalismo differenziato".
Il problema infatti, non è che Salvini non capisce. E che Salvini ha una sua visione ed ha scelto di diventare un vessillifero della visione trumpiana: atlantismo integrale e, dentro questa cornice, nessuno smantellamento della Ue, che va bene come mercato unico a patto che non si metta di traverso agli U.S.A..
Salvini avrà certamente saputo che con l'allargamento del canale di Suez i collegamenti Cina-Europa non dovranno più circumnavigare l'Africa, di qui la nuova centralità geo-economica e geo-politica del Mediterraneo, per conseguenza dell'Italia. Le intese sottoscritte con Pechino, nessuno può avere alcun dubbio in proposito, sono, e come, nell'interesse nazionale. Salvini, quindi Trump e carolingi a cui fa da sponda, se ne facciano una ragione.
Quest'ultimo autogol salviniano avrà conseguenze sulla sua ascesa? Lo vedremo presto. Forse aveva ragione il Mazzei a definirla assai resistibile, malgrado i media gli facciano tanta pubblicità e la ex-sinistra, col suo cosmpolitismo anti-nazionale, gli tira la volata.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
Iscriviti a:
Post (Atom)
Lettori fissi di SOLLEVAZIONE
Temi
Unione europea
(953)
euro
(784)
crisi
(640)
economia
(630)
sinistra
(549)
teoria politica
(296)
finanza
(285)
Leonardo Mazzei
(282)
M5S
(275)
P101
(251)
grecia
(247)
Movimento Popolare di Liberazione
(244)
Governo giallo-verde
(242)
elezioni
(239)
imperialismo
(237)
sfascio politico
(235)
resistenza
(226)
Moreno Pasquinelli
(225)
sovranità nazionale
(219)
banche
(215)
internazionale
(213)
risveglio sociale
(184)
alternativa
(168)
seconda repubblica
(167)
Syriza
(155)
piemme
(147)
Tsipras
(146)
antimperialismo
(135)
debito pubblico
(133)
Matteo Renzi
(131)
programma 101
(129)
spagna
(122)
filosofia
(121)
Francia
(119)
immigrazione
(117)
marxismo
(117)
PD
(111)
destra
(111)
sovranità monetaria
(111)
democrazia
(109)
costituzione
(106)
Matteo Salvini
(104)
neoliberismo
(104)
populismo
(104)
sollevazione
(103)
Stefano Fassina
(97)
islam
(97)
Grillo
(94)
Sandokan
(94)
elezioni 2018
(94)
berlusconismo
(91)
proletariato
(91)
geopolitica
(88)
Carlo Formenti
(86)
Germania
(86)
Alberto Bagnai
(83)
Emiliano Brancaccio
(83)
austerità
(80)
bce
(80)
Medio oriente
(79)
Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro
(78)
sindacato
(77)
Podemos
(76)
Stati Uniti D'America
(75)
referendum costituzionale 2016
(74)
sinistra anti-nazionale
(73)
Mario Monti
(72)
guerra
(72)
capitalismo
(70)
Libia
(66)
Russia
(65)
capitalismo casinò
(63)
Sergio Cesaratto
(62)
Rivoluzione Democratica
(61)
rifondazione
(61)
Lega
(60)
globalizzazione
(60)
liberiamo l'Italia
(60)
CLN
(59)
Siria
(59)
CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE
(57)
bancocrazia
(57)
immigrati
(57)
Sicilia
(56)
Alexis Tsipras
(55)
Alitalia
(54)
cinque stelle
(54)
legge elettorale
(54)
sovranismo
(54)
Diego Fusaro
(53)
Legge di Bilancio
(53)
brexit
(53)
Lega Nord
(52)
Pablo Iglesias
(52)
moneta
(52)
referendum
(52)
socialismo
(52)
neofascismo
(51)
sionismo
(51)
sovranità popolare
(51)
Emmezeta
(50)
fiat
(50)
Manolo Monereo
(49)
Movimento dei forconi
(49)
solidarietà
(49)
campo antimperialista
(48)
sinistra sovranista
(48)
gilet gialli
(46)
immigrazione sostenibile
(46)
Beppe Grillo
(45)
Nichi Vendola
(45)
renzismo
(45)
Troika
(44)
Yanis Varoufakis
(44)
astensionismo
(43)
inchiesta
(43)
uscita dall'euro
(43)
Luciano Barra Caracciolo
(42)
Mario Draghi
(42)
Israele
(41)
liberismo
(40)
palestina
(40)
Mimmo Porcaro
(39)
patriottismo
(39)
Fiorenzo Fraioli
(38)
Ugo Boghetta
(38)
proteste operaie
(38)
sinistra patriottica
(38)
italicum
(37)
Giorgio Cremaschi
(36)
Karl Marx
(36)
Marine Le Pen
(35)
ambiente
(35)
fiscal compact
(35)
uscita di sinistra dall'euro
(35)
III. Forum internazionale no-euro
(34)
Luigi Di Maio
(34)
Ucraina
(34)
egitto
(34)
nazione
(34)
9 dicembre
(33)
Def
(33)
azione
(33)
ISIS
(32)
Merkel
(32)
cina
(32)
default
(32)
fiom
(32)
iran
(32)
islamofobia
(32)
populismo di sinistra
(32)
scienza
(32)
Forum europeo 2016
(31)
Sel
(31)
governo Renzi
(31)
unità anticapitalisa
(31)
Fabio Frati
(30)
ecologia
(30)
xenofobia
(30)
Nello de Bellis
(29)
Putin
(29)
catalogna
(29)
storia
(29)
eurostop
(28)
napolitano
(28)
nazionalizzazione
(28)
Assemblea di Chianciano terme
(27)
menzogne di stato
(27)
Donald Trump
(26)
Mauro Pasquinelli
(26)
USA
(26)
elezioni europee 2019
(26)
nazionalismi
(26)
silvio berlusconi
(26)
Beppe De Santis
(25)
Comitato centrale P101
(25)
Forum europeo
(25)
Nato
(25)
elezioni siciliane 2017
(25)
religione
(25)
scuola
(25)
Europa
(24)
Movimento 5 Stelle
(24)
Quantitative easing
(24)
Venezuela
(24)
finanziarizzazione
(24)
Aldo Giannuli
(23)
Lavoro
(23)
Stato di diritto
(23)
antifascismo
(23)
manifestazione 12 ottobre 2019
(23)
ora-costituente
(23)
razzismo
(23)
repressione
(23)
Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro
(22)
Esm
(22)
Roma
(22)
emigrazione
(22)
keynes
(22)
nazionalismo
(22)
Chianciano Terme
(21)
Front National
(21)
Simone Boemio
(21)
Stato islamico dell’Iraq e del Levante
(21)
Unità Popolare
(21)
etica
(21)
Conte bis
(20)
Emmanuel Macron
(20)
Foligno
(20)
Laikí Enótita
(20)
Marcia della Dignità
(20)
Regno Unito
(20)
Vladimiro Giacchè
(20)
coordinamento no-euro europeo
(20)
crisi di governo
(20)
iraq
(20)
manifestazione del 12 ottobre
(20)
melenchon
(20)
minibot
(20)
tecnoscienza
(20)
umbria
(20)
MES
(19)
Mariano Ferro
(19)
Norberto Fragiacomo
(19)
Sicilia Libera e Sovrana
(19)
Tunisia
(19)
fronte popolare
(19)
Domenico Moro
(18)
Donbass
(18)
F.S.
(18)
Izquierda Unida
(18)
Noi siciliani con Busalacchi
(18)
lotta di classe
(18)
pace
(18)
senso comune
(18)
Assisi
(17)
Costanzo Preve
(17)
Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea
(17)
Jacques Sapir
(17)
Paolo Savona
(17)
Perugia
(17)
Pier Carlo Padoan
(17)
chiesa
(17)
complottismo
(17)
cosmopolitismo
(17)
euro-germania
(17)
media
(17)
piano B
(17)
Enrico Letta
(16)
Forum di Atene
(16)
Luciano B. Caracciolo
(16)
Marco Mori
(16)
Prc
(16)
Reddito di cittadinanza
(16)
Renzi
(16)
Tonguessy
(16)
appello
(16)
ballottaggi
(16)
casa pound
(16)
fascismo
(16)
internazionalismo
(16)
sciopero
(16)
vendola
(16)
Cremaschi
(15)
Daniela Di Marco
(15)
International no euro forum
(15)
M. Micaela Bartolucci
(15)
Salvini
(15)
clima
(15)
comunismo
(15)
diritto
(15)
indipendenza
(15)
internet
(15)
manifestazione
(15)
piattaforma eurostop
(15)
tasse
(15)
vaccini
(15)
15 ottobre
(14)
Alessandro Visalli
(14)
Alitalia all'Italia
(14)
Brancaccio
(14)
Enea Boria
(14)
Ernesto Screpanti
(14)
Eurogruppo
(14)
Fridays for Future
(14)
MMT
(14)
Monte dei Paschi
(14)
Movimento pastori sardi
(14)
Stato Islamico
(14)
Turchia
(14)
Vincenzo Baldassarri
(14)
no tav
(14)
obama
(14)
potere al popolo
(14)
salerno
(14)
Alessandro Di Battista
(13)
Bersani
(13)
Chavez
(13)
Enrico Grazzini
(13)
Eos
(13)
Jobs act
(13)
Legge di stabilità
(13)
Marino Badiale
(13)
Virginia Raggi
(13)
Wilhelm Langthaler
(13)
acciaierie Terni
(13)
cultura
(13)
disoccupazione
(13)
femminismo
(13)
finanziaria
(13)
giovine italia
(13)
privatizzazioni
(13)
regionalismo differenziato
(13)
sardine
(13)
unione bancaria
(13)
Alfredo D'Attorre
(12)
Costas Lapavitsas
(12)
D'alema
(12)
Forum europeo 2015
(12)
Giulietto Chiesa
(12)
Negri
(12)
Panagiotis Lafazanis
(12)
Sergio Mattarella
(12)
analisi politica
(12)
decreto salva-banche
(12)
europeismo
(12)
global warming
(12)
keynesismo
(12)
salari
(12)
terzo memorandum
(12)
14 dicembre
(11)
AST
(11)
Aldo Zanchetta
(11)
De Magistris
(11)
Dicotomia
(11)
France Insoumise
(11)
Gennaro Zezza
(11)
Ilva
(11)
Papa Francesco
(11)
Pardem
(11)
Portogallo
(11)
Stato
(11)
Stefano D'Andrea
(11)
corruzione
(11)
de-globalizzazione
(11)
elezioni anticipate
(11)
iniziative
(11)
mediterraneo
(11)
nucleare
(11)
ordoliberismo
(11)
presidenzialismo
(11)
proteste
(11)
sindacalismo di base
(11)
sinistra Italiana
(11)
sovranismi
(11)
Art. 18
(10)
Bagnai
(10)
Bruno Amoroso
(10)
Carl Schmitt
(10)
Claudio Borghi
(10)
Fausto Bertinotti
(10)
Fmi
(10)
Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra
(10)
Forum di Roma 2019
(10)
George Soros
(10)
Gianluigi Paragone
(10)
Giorgetti
(10)
Hollande
(10)
Jean-Luc Mélenchon
(10)
Lista del Popolo
(10)
Marco Passarella
(10)
Marco Zanni
(10)
OLTRE L'EURO
(10)
Ora
(10)
Paolo Barnard
(10)
Quirinale
(10)
Risorgimento Socialista
(10)
Terni
(10)
cattiva scuola
(10)
decrescita
(10)
diritti civili
(10)
facebook
(10)
fisco
(10)
golpe
(10)
islanda
(10)
legge di bilancio 2020
(10)
povertà
(10)
taranto
(10)
ANTARSYA-M.A.R.S.
(9)
Algeria
(9)
Antonio Rinaldi
(9)
Argentina
(9)
Bernie Sanders
(9)
CGIL
(9)
Campagna eurostop
(9)
Diritti Sociali
(9)
Draghi
(9)
Forconi
(9)
Paolo Ferrero
(9)
Stato nazione
(9)
Terza Repubblica
(9)
ThyssenKrupp
(9)
Von Hayek
(9)
Wolfgang Schaeuble
(9)
bail-in
(9)
bipolarismo
(9)
classi sociali
(9)
cosmo-internazionalismo
(9)
deficit
(9)
futuro collettivo
(9)
il pedante
(9)
istruzione
(9)
liberalismo
(9)
medicina
(9)
moneta fiscale
(9)
necrologi
(9)
questione nazionale
(9)
sociologia
(9)
sovranità
(9)
tecnologie
(9)
Antonio Gramsci
(8)
Corte costituzionale
(8)
DOPO IL 4 DICEMBRE
(8)
Erdogan
(8)
F.f
(8)
Fratelli d'Italia
(8)
Genova
(8)
Goracci
(8)
Gran Bretagna
(8)
II assemblea della CLN (1-3 settembre)
(8)
Ingroia
(8)
Italia Ribelle e Sovrana
(8)
Julio Anguita
(8)
Landini
(8)
Lenin
(8)
Luca Massimo Climati
(8)
Mattarella
(8)
Mirafiori
(8)
Yanis Varoufakys
(8)
borsa
(8)
debitocrazia
(8)
destra non euro
(8)
elezioni anticapte
(8)
elezioni anticipate 2017
(8)
elezioni siciliane
(8)
grexit
(8)
inflazione
(8)
lira
(8)
manifestazione 25 marzo 2017
(8)
marxisti dell'Illinois
(8)
nuovo movimento politico
(8)
questione femminile
(8)
regionalismo
(8)
sardegna
(8)
seminario programmatico 12-13 dicembre 2015
(8)
svalutazione
(8)
transfemminismo
(8)
trasporto aereo
(8)
unità anticapitalista
(8)
unità nazionale
(8)
Abu Bakr al-Baghdadi
(7)
Alessandro Chiavacci
(7)
Alternative für Deutschland
(7)
Articolo 18
(7)
CUB
(7)
Cub Trasporti
(7)
Dino Greco
(7)
Ernesto Laclau
(7)
Flat tax
(7)
Franz Altomare
(7)
Gaza
(7)
Giancarlo D'Andrea
(7)
Giuseppe Angiuli
(7)
ISIL
(7)
Inigo Errejón
(7)
Je so' Pazzo
(7)
Jeremy Corbyn
(7)
Joseph Stiglitz
(7)
MMT. Barnard
(7)
Macron
(7)
Massimo Bontempelli
(7)
Maurizio Landini
(7)
Me-Mmt
(7)
Michele Berti
(7)
Nuit Debout
(7)
Oskar Lafontaine
(7)
Papa Bergoglio
(7)
Pil italiano
(7)
Riccardo Achilli
(7)
Samuele Mazzolini
(7)
Sapir
(7)
Seconda Assemblea P101
(7)
Ttip
(7)
agricoltura
(7)
aletheia
(7)
anarchismo
(7)
autodeterminazione dei popoli
(7)
bankitalia
(7)
confederazione
(7)
contante
(7)
derivati
(7)
eurexit
(7)
eurocrack
(7)
giovani
(7)
il manifesto
(7)
incontri
(7)
magistratura
(7)
nazismo
(7)
patria e costituzione
(7)
pensioni
(7)
risorgimento
(7)
rivolta
(7)
rivoluzione civile
(7)
rossobrunismo
(7)
sanità
(7)
spread
(7)
trasporto pubblico
(7)
Ars
(6)
Banca centrale europea
(6)
Bazaar
(6)
Bottega partigiana
(6)
CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT)
(6)
Carlo Galli
(6)
Casaleggio
(6)
Contropiano
(6)
Eros Cococcetta
(6)
Eugenio Scalfari
(6)
Franco Bartolomei
(6)
Frédéric Lordon
(6)
Giorgia Meloni
(6)
M.AR.S.
(6)
Maduro
(6)
Marx
(6)
Militant-blog
(6)
Nino galloni
(6)
No Renzi Day
(6)
Noi con Salvini
(6)
ORA!
(6)
Pcl
(6)
Pisapia
(6)
Polonia
(6)
REDDITO MINIMO UNIVERSALE
(6)
Regioni autonome
(6)
Sandro Arcais
(6)
Stato di Polizia
(6)
Target 2
(6)
Teoria Monetaria Moderna
(6)
Thomas Fazi
(6)
Titoli di stato
(6)
Toni negri
(6)
USB
(6)
Ungheria
(6)
Viktor Orban
(6)
assemblea nazionale 2-3 luglio 2016
(6)
automazione
(6)
beni comuni
(6)
cinema
(6)
fabrizio Marchi
(6)
famiglia
(6)
giovanni Tria
(6)
governo Gentiloni
(6)
ideologia
(6)
incontro internazionale
(6)
la variante populista
(6)
liberosambismo
(6)
migranti
(6)
no-Ttip
(6)
nuovo soggetto politico
(6)
populismo democratico
(6)
suicidi
(6)
suicidi economici
(6)
tecnica
(6)
terremoto
(6)
uber
(6)
utero in affitto
(6)
Alberto Negri
(5)
America latina
(5)
Angelo Panebianco
(5)
Anguita
(5)
Antonio Ingroia
(5)
Assad
(5)
Carola Rackete
(5)
Dario Guarascio
(5)
Decreto Dignità
(5)
Decreto sicurezza
(5)
Dimitris Mitropoulos
(5)
Federalismo
(5)
Federico Fubini
(5)
Ferdinando Pastore
(5)
Finlandia
(5)
Forza Italia
(5)
Franco Busalacchi
(5)
Giuseppe Mazzini
(5)
HAMAS
(5)
Hilary Clinton
(5)
Il popolo de i Forconi
(5)
Joël Perichaud
(5)
Kirchner
(5)
Lucca
(5)
Luigi De Magistris
(5)
MOHAMED KONARE
(5)
Marcello Teti
(5)
Mario Monforte
(5)
No Monti Day
(5)
No debito
(5)
Npl
(5)
Nuova Direzione
(5)
Paolo Becchi
(5)
Parigi
(5)
Partito tedesco
(5)
Pier Paolo Dal Monte
(5)
Rete dei Comunisti
(5)
Romano Prodi
(5)
Rosatellum 2
(5)
Sharing Economy
(5)
Soleimani
(5)
Stathis Kouvelakis
(5)
TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP)
(5)
Trump
(5)
Val di Susa
(5)
Wolfgang Munchau
(5)
Yemen
(5)
afghanistan
(5)
alleanze
(5)
banche popolari
(5)
brasile
(5)
camusso
(5)
chiesa ortodossa
(5)
confindustria
(5)
cuba
(5)
debitori
(5)
decreto vaccini
(5)
di Pietro
(5)
donna
(5)
elezioni regionali 2015
(5)
elezioni. Lega
(5)
fratelli musulmani
(5)
giornalismo
(5)
governo
(5)
greta thumberg
(5)
jihadismo
(5)
laicismo
(5)
massimo fini
(5)
pomigliano
(5)
procedura d'infrazione
(5)
proteste agricoltori
(5)
rifugiati politici
(5)
salvinismo
(5)
teologia
(5)
tremonti
(5)
wikileaks
(5)
16 giugno Roma
(4)
ALBA
(4)
Africa
(4)
Alessandro Somma
(4)
Alessia Vignali
(4)
Altiero Spinelli
(4)
Andrea Ricci
(4)
Anna Falcone
(4)
Antonio Amoroso
(4)
Assange
(4)
Aurelio Fabiani
(4)
Autostrade per l'Italia
(4)
Bergoglio
(4)
Brigate sovraniste
(4)
CSNR
(4)
Candidatura d’Unitat Popular (CUP)
(4)
Carovana di solidarietà
(4)
Cesaratto
(4)
Charlie Hebdo
(4)
Chiavacci Alessandro
(4)
Città della Pieve
(4)
Claudio Martini
(4)
Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi
(4)
Consiglio nazionale ORA!
(4)
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
(4)
Corea del Nord
(4)
Danilo Calvani
(4)
Danilo Zolo
(4)
Deutsche Bank
(4)
Die Linke
(4)
Diego Melegari
(4)
Emanuele Severino
(4)
Ernesto Galli Della Loggia
(4)
Felice Floris
(4)
Francesco Giavazzi
(4)
Frente civico
(4)
Fronte Sovranista Italiano
(4)
GIAPPONE
(4)
Giuliano Pisapia
(4)
Giulio Regeni
(4)
Giulio Sapelli
(4)
Imu
(4)
Incontro di Roma
(4)
Italexit
(4)
JP Morgan
(4)
Jacques Nikonoff
(4)
Karl Polany
(4)
Kke
(4)
L'Altra Europa con Tsipras
(4)
Lafontaine
(4)
Laura Boldrini
(4)
Leonardo Mazzzei
(4)
Luciano Canfora
(4)
Luciano Gallino
(4)
Luciano Vasapollo
(4)
Lucio Chiavegato
(4)
Luigi Ferrajoli
(4)
Lupo
(4)
MPL
(4)
Marcello Minenna
(4)
Marchionne
(4)
Martin Heidegger
(4)
Morgan Stanley
(4)
Mosul
(4)
NO TAP
(4)
Noi sicialiani con Busalacchi
(4)
ONU
(4)
Oscar Lafontaine
(4)
Paolo Gerbaudo
(4)
Pci
(4)
Piattaforma di sinistra
(4)
Piero Bernocchi
(4)
Prodi
(4)
ROSSA
(4)
Rajoy
(4)
Sefano Rodotà
(4)
Sergio Starace
(4)
Simone Pillon
(4)
Slavoj Žižek
(4)
Stato d'emergenza
(4)
TAP
(4)
Tyssenkrupp
(4)
VOX
(4)
Varoufakis
(4)
Visco
(4)
Vladimiro Giacché
(4)
Xarxa Socialisme 21
(4)
Xi Jinping
(4)
agricoltura biologica
(4)
al-Sisi
(4)
alceste de ambris
(4)
anarchici
(4)
antisemitismo
(4)
antisionismo
(4)
arancioni
(4)
bigenitorialità
(4)
califfato
(4)
carceri
(4)
cipro
(4)
coalizione sociale
(4)
crisi bancaria
(4)
cristianesimo
(4)
cristianismo
(4)
curdi
(4)
demografia
(4)
diritti di cittadinanza
(4)
donne
(4)
elezioni 2017
(4)
elezioni comunali 2017
(4)
elezioni siciliane 2012
(4)
filo rosso
(4)
gender
(4)
il fatto quotidiano
(4)
informatica
(4)
intelligenza artificiale
(4)
irisbus
(4)
irlanda
(4)
italia
(4)
ius soli
(4)
legge del valore
(4)
legge di stabilità 2017
(4)
parti de gauche
(4)
patrimoniale
(4)
porcellum
(4)
precarietà
(4)
presidente della repubblica
(4)
primarie
(4)
protezionismo
(4)
risparmio
(4)
salute
(4)
saviano
(4)
seminario
(4)
sinistra transgenica
(4)
sottoscrizione
(4)
spending review
(4)
spesa pubblica
(4)
statizzazione banche
(4)
terzo polo
(4)
transizione al socialismo
(4)
trattati europei
(4)
truffa bancaria
(4)
università
(4)
wikidemocrazia
(4)
xylella
(4)
19 ottobre
(3)
Ahmadinejad
(3)
Alavanos
(3)
Albert Einstein
(3)
Alberto Alesina
(3)
Alfiero Grandi
(3)
Amodeo
(3)
Antonella Stirati
(3)
Aquisgrana
(3)
Arabia saudita
(3)
Armando Mattioli
(3)
Associazione Riconquistare la Sovranità
(3)
Atene 26-28 giugno
(3)
Aventino
(3)
BRIM
(3)
Barbara Spinelli
(3)
Benedetto Croce
(3)
Benetton
(3)
Bernd Lucke
(3)
Bin Laden
(3)
Bloco de Esquerda.
(3)
Cerveteri Libera
(3)
Cia
(3)
Ciudadanos
(3)
Comitato No Debito
(3)
Commissione europea
(3)
Coordinamento Democrazia Costituzionale
(3)
Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria
(3)
Coordinamento no E45 autostrada
(3)
Davide Serra
(3)
Dieudonné M'bala M'bala
(3)
Diosdado Toledano
(3)
EDWARD SNOWDEN
(3)
Eleonora Forenza
(3)
Ernest Vardanean
(3)
Eurasia
(3)
Fabio Nobile
(3)
Fabrizio Tringali
(3)
Fausto Sorini
(3)
Filippo Abbate
(3)
Francesco Neri
(3)
Francesco Salistrari
(3)
Fratoianni
(3)
Gianni Ferrara
(3)
Giorgio Lunghini
(3)
Giovanni Gentile
(3)
Giuliana Nerla
(3)
Giulio Bonali
(3)
Giuseppe Pelazza
(3)
Goofynomics
(3)
Gramsci
(3)
Guido Grossi
(3)
HELICOPTER MONEY
(3)
Hezbollah
(3)
ISTAT
(3)
Ilaria Bifarini
(3)
Iugoslavia
(3)
Ivan Cavicchi
(3)
Jens Weidmann
(3)
Jugoslavia
(3)
Leonardo SInigaglia
(3)
Lista Tsipras
(3)
Luca Ricolfi
(3)
Magdi Allam
(3)
Manolo Monero Pérez
(3)
Marcello Foa
(3)
Marco Bulletta
(3)
Marco Mainardi
(3)
Mario Volpi
(3)
Marxista dell'Illinois n.2
(3)
Massimo De Santi
(3)
Massimo cacciari
(3)
Maurizio Fratta
(3)
Maurizio del Grippo
(3)
Milton Friedmann
(3)
Modern Money Theory
(3)
Moldavia
(3)
Morya Longo
(3)
Napoli
(3)
Nigel Farage
(3)
No Mes
(3)
No e-45 autostrada
(3)
Noi Mediterranei
(3)
Olanda
(3)
Palermo
(3)
Panagiotis Sotiris
(3)
Paola De Pin
(3)
Partito Italexit
(3)
Patrizia Badii
(3)
Pedro Montes
(3)
Pkk
(3)
Poroshenko
(3)
Rinascita
(3)
Rodoflo Monacelli
(3)
Ruggero Arenella
(3)
Salento
(3)
Sarkozy
(3)
Scenari Economici
(3)
Six Pack
(3)
Stavros Mavroudeas
(3)
Ugo Arrigo
(3)
Ungheria. jobbink
(3)
Ventotene
(3)
Viareggio
(3)
al-Nusra
(3)
alba dorata
(3)
austria
(3)
biotecnocrazia
(3)
bollettino medico
(3)
crediti deteriorati
(3)
debito
(3)
deflazione
(3)
deflazione salariale
(3)
diritto d'asilo politico
(3)
diritto di cittadinanza
(3)
divorzio banca d'Italia Tesoro
(3)
dollaro
(3)
economia sociale di mercato
(3)
elezioni 2020
(3)
euroasiatismo
(3)
foibe
(3)
forza nuova
(3)
giustizia
(3)
inceneritori
(3)
indignati
(3)
ines armand
(3)
insegnanti
(3)
internazionale azione
(3)
legge di stabilità 2015
(3)
legge truffa
(3)
machiavelli
(3)
maternità surrogata
(3)
mattarellum
(3)
mezzogiorno
(3)
minijobs. Germania
(3)
negazionismo
(3)
noE-45 autostrada
(3)
occidente
(3)
oligarchia
(3)
olocausto
(3)
partito
(3)
partito democratico
(3)
prescrizione
(3)
psicanalisi
(3)
quota 100
(3)
rai
(3)
ratzinger
(3)
riforma del senato
(3)
robotica
(3)
sanità. spending review
(3)
sciopero generale
(3)
seminario teorico
(3)
senato
(3)
sme
(3)
social media
(3)
socialdemocrazia
(3)
sondaggi
(3)
sovranità e costituzione
(3)
sovrapproduzione
(3)
takfir
(3)
tassisti
(3)
terza assemblea P101
(3)
tv
(3)
violenza
(3)
web
(3)
11 settembre
(2)
12 aprile
(2)
25 aprile 2017
(2)
27 ottobre 2012
(2)
A/simmetrie
(2)
ALDE
(2)
Ada Colau
(2)
Agenda Monti
(2)
Alberto Benzoni
(2)
Alberto Montero
(2)
Alétheia
(2)
Amando Siri
(2)
Amazon
(2)
Andalusia
(2)
Angelo Salento
(2)
Antonello Ciccozzi
(2)
Antonello Cresti
(2)
Arditi del Popolo
(2)
Armando Siri
(2)
Atlante
(2)
Baath
(2)
Bahrain
(2)
Banca
(2)
Bandiera rossa in movimento
(2)
Berretti Rossi
(2)
Bilderberg
(2)
Black Lives Matter
(2)
Blockchain
(2)
Bolivia
(2)
Bolkestein
(2)
Borotba
(2)
Brushwood
(2)
CISL
(2)
Carc
(2)
Carlo Clericetti
(2)
Carlo Freccero
(2)
Carlo Romagnoli
(2)
Cernobbio
(2)
Certificati di Credito Fiscale
(2)
Cesarina Branzi
(2)
Cgia Mestre
(2)
Chantal Mouffe
(2)
Cile
(2)
Cirimnnà
(2)
Civati
(2)
Claudia Castangia
(2)
Colonialismo
(2)
Comitato antifascista russo-ucraiono
(2)
Conte
(2)
Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro
(2)
Dani Rodrik
(2)
De Bortoli
(2)
Der Spiegel
(2)
Diem25
(2)
Domenico Losurdo
(2)
Don Giancarlo Formenton
(2)
Dugin
(2)
EReNSEP
(2)
Edoardo Biancalana
(2)
Ego della Rete
(2)
Emilia Clementi
(2)
Emilia-Romagna
(2)
Emiliano Gioia
(2)
Enzo Pennetta
(2)
Eric Toussaint
(2)
Ettore Livini
(2)
European Quantitative-easing Intermediated Program
(2)
Extincion Rebellion
(2)
F.List
(2)
Federal reserve
(2)
Fidel Castro
(2)
Fidesz
(2)
Filippo Gallinella
(2)
Fiumicino
(2)
Forestale
(2)
Forum Internazionale antiEU delle forze popolari
(2)
Forum Popoli Mediterranei
(2)
Francesco Lamantia
(2)
Francesco Maria Toscano
(2)
Francesco Piobbichi
(2)
Franco Russo
(2)
Frosinone
(2)
Fulvio Grimaldi
(2)
Futuro al lavoro
(2)
Generale Pappalardo
(2)
Gentiloni
(2)
Giacomo Bracci
(2)
Giacomo Russo Spena
(2)
Giada Boncompagni
(2)
Giancarlo Cancelleri
(2)
Gig Economy
(2)
Giorgio Gattei
(2)
Giuliano Amato
(2)
Giuseppe Palma
(2)
Goldman Sachs
(2)
Google
(2)
Grottaminarda
(2)
Guido Viale
(2)
Hartz IV
(2)
Hegel
(2)
Hitler
(2)
Héctor Illueca
(2)
INPS
(2)
Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016
(2)
Iniciativa za Demokratični Socializem
(2)
Iniziativa per il socialismo democratico
(2)
Italia Ribelle
(2)
Iugend Rettet
(2)
JULIAN ASSANGE
(2)
Jacopo Custodi
(2)
Javier Couso Permuy
(2)
Juan Carlos Monedero
(2)
Juncker
(2)
Junker
(2)
Kalergy
(2)
Ken Loach
(2)
Kostas Lapavitsas
(2)
Kurdistan
(2)
La Grassa
(2)
Lelio Basso
(2)
Lelio Demichelis
(2)
Loretta Napoleoni
(2)
Ltro
(2)
M-48
(2)
Maastricht
(2)
Mali
(2)
Manolis Glezos
(2)
Marco Revelli
(2)
Marco Rizzo
(2)
Maria Elena Boschi
(2)
Maria Rita Lorenzetti
(2)
Mario Tronti
(2)
Mark Zuckerberg
(2)
Marocco
(2)
Massimo D'Antoni
(2)
Massimo PIvetti
(2)
Michele Serra
(2)
Michele fabiani
(2)
Microsoft
(2)
Militant
(2)
Moscovici
(2)
Movimento Politico d'Emancipazione Popolare
(2)
Mussari
(2)
Mélenchon
(2)
Nadia Garbellini
(2)
Netanyahu
(2)
Nicaragua
(2)
Omt
(2)
Oriana Fallaci
(2)
Ostia
(2)
Paolo Maddalena
(2)
Papa
(2)
Partito comunista
(2)
Patto di Stabilità e Crescita
(2)
Paul Krugman
(2)
Paul Mason
(2)
PdCI
(2)
Pdl
(2)
Piano di eradicazione degli ulivi
(2)
Piemonte
(2)
Pippo Civati
(2)
Portella della Ginesta
(2)
Preve
(2)
Quarto Polo
(2)
Raffaele Alberto Ventura
(2)
Reddito di inclusione sociale
(2)
Riccardo Bellofiore
(2)
Riccardo Ruggeri
(2)
Riscossa Italia
(2)
Roberto Ferretti
(2)
Rosanna Spadini
(2)
Rosarno
(2)
Rosatellum
(2)
Rozzano
(2)
Ryan air
(2)
SPD
(2)
STX
(2)
Sahra Wagenknecht
(2)
Salistrari
(2)
Schumpeter
(2)
Scilipoti
(2)
Scozia
(2)
Seconda Assemblea CLN
(2)
Sergio Bellavita
(2)
Sergio Cararo
(2)
Sergio Cofferati
(2)
Severgnini
(2)
Shale gas
(2)
Simone Di Stefano
(2)
Slovenia
(2)
Stato penale
(2)
Stefano Zecchinelli
(2)
Steve Bannon
(2)
Stiglitz
(2)
Tasi
(2)
Tasos Koronakis
(2)
Telecom
(2)
Terzo Forum
(2)
Thissen
(2)
Thomas Piketty
(2)
Tito Boeri
(2)
Tiziana Alterio
(2)
Tiziana Ciprini
(2)
Tltro
(2)
Tomaso Montanari
(2)
Tor Sapienza
(2)
Torino
(2)
Transatlantic Trade and Investment Partnership
(2)
Transnistria
(2)
Trilateral
(2)
UIL
(2)
UKIP
(2)
Umberto Eco
(2)
Ursula von der Leyen
(2)
Valerio Bruschini
(2)
Von Der Leyen
(2)
Vox Italia
(2)
Zagrebelsy
(2)
Zoe Constantopoulou
(2)
accordo del 20 febbraio
(2)
accordo sul nucleare
(2)
agricoltori indignati
(2)
al Serraj
(2)
al-Durri
(2)
al-qaeda
(2)
alawismo
(2)
animalismo
(2)
antimperialista
(2)
antispecismo
(2)
antropologia
(2)
atac
(2)
banche venete
(2)
battaglia d'autunno
(2)
blocco sociale
(2)
bontempelli
(2)
burkini
(2)
calunnia
(2)
casa
(2)
clausole di salvaguardia
(2)
cobas
(2)
comitato di Perugia
(2)
composizione di classe
(2)
comuni
(2)
comunicazione
(2)
debito privato
(2)
denaro
(2)
deregulation
(2)
domenico gallo
(2)
due euro
(2)
dughin
(2)
elezioni comunali 2015
(2)
elezioni comunali 2019
(2)
embraco
(2)
enel
(2)
energia
(2)
ennahda
(2)
esercito
(2)
eugenetica
(2)
expo
(2)
export
(2)
fake news
(2)
fecondazione eterologa
(2)
fincantieri
(2)
fine del lavoro
(2)
frontiere
(2)
gaypride
(2)
genetica
(2)
gennaro Migliore
(2)
geoeconomia
(2)
giacobinismo
(2)
governicchio
(2)
indignatos
(2)
industria italiana
(2)
intimperialismo
(2)
isu sanguinis
(2)
legge
(2)
legge di stabilità 2018
(2)
lgbt
(2)
libano
(2)
liberi e uguali
(2)
libertà di pensiero
(2)
maidan
(2)
manifestazione 2 giugno 2018
(2)
marina silva
(2)
mercantislismo
(2)
nazionalizzare le autostrade
(2)
no expo
(2)
non una di meno
(2)
omosessualità
(2)
ong
(2)
paolo vinti
(2)
pareggio di bilancio
(2)
parlamento europeo
(2)
patria
(2)
patto del Nazareno
(2)
patto grecia-israele
(2)
patto politico
(2)
peronismo
(2)
petrolio
(2)
pietro ratto
(2)
poste
(2)
poste italiane
(2)
proporzionale
(2)
province
(2)
razionalismo
(2)
reddito di base
(2)
ricchezza
(2)
riduzione parlamentari
(2)
rifiuti
(2)
riformismo
(2)
rivoluzione russa
(2)
rivoluzione socialista
(2)
scissione pd
(2)
serbia
(2)
shador
(2)
shoa
(2)
silicon valley
(2)
sinistra anticapitalista
(2)
sinistra critica
(2)
società
(2)
stagnazione secolare
(2)
stop or-me
(2)
studenti
(2)
tasso di cambio
(2)
transgender
(2)
transumano
(2)
ulivi
(2)
unioni civili
(2)
uniti e diversi
(2)
uscita da sinistra
(2)
vincolo di mandato
(2)
vota NO
(2)
"cosa rossa"
(1)
100 giorni
(1)
101 Dalmata. il più grande successo dell'euro
(1)
11-12 gennaio 2014
(1)
14 novembre
(1)
17 aprile
(1)
19 ottobre 2019
(1)
1961
(1)
20-24 agosto 2014
(1)
25 aprile 2014
(1)
25 aprile 2015
(1)
25 aprile 2018
(1)
28 marzo 2014
(1)
31 marzo a Milano
(1)
4 novembre
(1)
5G
(1)
6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione
(1)
8 settembre
(1)
9 febbraio 2019
(1)
9 novembre 2013
(1)
A. Barba
(1)
AL NIMR
(1)
Abd El Salam Ahmed El Danf
(1)
Aberto Bellini
(1)
Accellerazionismo
(1)
Achille Occhetto
(1)
Acqua pubblica
(1)
Adenauer
(1)
AirCrewCommittee
(1)
Alain Parguez
(1)
Alan Greenspan
(1)
Alan Johnson
(1)
Alba Libica
(1)
Albania
(1)
Albert Jeremiah Beveridge
(1)
Albert Reiterer
(1)
Albert Rivera
(1)
Alberto Perino
(1)
Alcoa
(1)
Aldo Barba
(1)
Aldo Bronzo
(1)
Aleksey Mozgovoy
(1)
Alemanno
(1)
Aleppo
(1)
Alesina
(1)
Alessandro Mustillo
(1)
Alessandro Trinca
(1)
Alex Zanotelli
(1)
Alexander Zakharchenko
(1)
Alterfestival
(1)
Alternativa per la Germania
(1)
Alì Manzano
(1)
Ambrogio Donini
(1)
Ambrose Evans Pritchard
(1)
Amedeo Argentiero
(1)
Amintore Fanfani
(1)
Amoroso
(1)
Anders Breivik
(1)
Andrew Brazhevsky
(1)
Andrew Spannaus
(1)
Angela Matteucci
(1)
Angelo di Carlo
(1)
Angus Deaton
(1)
Anis Amri
(1)
Anna Angelucci
(1)
Anna Lami
(1)
Anschluss
(1)
Anthony Coughlan
(1)
Antonella Stocchi
(1)
Antonio De Gennaro
(1)
Antonio Guarino
(1)
Antonio Rinaldis
(1)
Antonis Ragkousis
(1)
Antonis-Ragkousis
(1)
Apple
(1)
Arditi
(1)
Argo Secondari
(1)
Argyrios Argiris Panagopoulos
(1)
Arnaldo Otegi
(1)
Ars Longa
(1)
Art 81
(1)
Art. 11
(1)
Art.50 Trattato Lisbona
(1)
Articolo1
(1)
Artini
(1)
Artuto Scotto
(1)
Ascheri
(1)
Atene
(1)
Athanasia Pliakogianni
(1)
Atlantia
(1)
Attali
(1)
Augusto Graziani
(1)
Australia
(1)
BDI
(1)
BORIS NEMTSOV
(1)
BRI
(1)
Banca d'Italia
(1)
Banca mondiale
(1)
Barcelona en comú
(1)
Bashar al-Assad
(1)
Basilicata
(1)
Bastasin
(1)
Battaglione Azov
(1)
Bazar
(1)
Bcc
(1)
Bekaert
(1)
Belardelli
(1)
Belgio
(1)
Benigni
(1)
Benoît Hamon
(1)
Bernard-Henri Levy
(1)
Bielorussia
(1)
Bifo
(1)
Bilancio Ue
(1)
Bini Snaghi
(1)
Bisignani
(1)
Bismarck
(1)
Black Panthers
(1)
Blade Runner 2049
(1)
Boicotta Eurovision
(1)
Boikp Borisov
(1)
Bolsonaro
(1)
Bossi
(1)
Branko Milanovic
(1)
Brennero
(1)
Bretagna
(1)
Brigata kalimera
(1)
Brindisi
(1)
Britannia
(1)
Bruderle
(1)
Bruno Steri
(1)
Bruno Vespa
(1)
Bulgaria
(1)
ByoBlu
(1)
C.f.. Governo giallo-verde
(1)
CARTA DI FIRENZE 2019
(1)
CCF
(1)
CNL
(1)
COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST
(1)
COSMOPOLITICA
(1)
Calabria
(1)
Calenda
(1)
Cambiare si può
(1)
Cameron
(1)
Cammino per la libertà
(1)
Cancellieri
(1)
Carchedi
(1)
Caritas
(1)
Carlo Candi
(1)
Carlo De Benedetti
(1)
Carlo Rovelli
(1)
Carmine Pinto
(1)
Casal Bruciato
(1)
Cascina Raticosa
(1)
Casini
(1)
Cassazione
(1)
Cassese Sabino
(1)
Catarina Martins
(1)
Cekia
(1)
Cesare Battisti
(1)
Checchino Antonini
(1)
Checco
(1)
Chiaberge Riccardo
(1)
Chiara Appendino
(1)
Chisinau
(1)
Chișinău
(1)
Christian Napolitano
(1)
Christian Rocca
(1)
Christoph Horstel
(1)
Circo Massimo
(1)
Cirinnà
(1)
Civitavecchia
(1)
Claudia Zeta
(1)
Claudio Maartini
(1)
Claudio Magris
(1)
Claus Offe
(1)
Concita De Gregorio
(1)
Confederazione europea
(1)
Conferenza d'apertura
(1)
Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014
(1)
Coord
(1)
Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione
(1)
Corea del Sud
(1)
Corriere della sera
(1)
Corte Europea sui diritti dell'uomo
(1)
Cosenza
(1)
Crimea
(1)
Cristina Re
(1)
Cuperlo
(1)
DDL
(1)
Dagospia
(1)
Daisy Osauke
(1)
Damiano palano
(1)
Dan Glazebrook
(1)
Daniela Conti
(1)
Daniele Manca
(1)
Danimarca
(1)
Dario Fo
(1)
Davide Bono
(1)
Davide Gionco
(1)
Davos
(1)
De Masi
(1)
De Vito
(1)
Debora Billi
(1)
Debt Redemption Fund
(1)
Del Rio
(1)
Denis Mapelli
(1)
Dichiarazione universale dei diritti umani
(1)
Dimitris Christoulias
(1)
Dio
(1)
Dmitriy Kolesnik
(1)
Domenico Quirico
(1)
Domenico Rondoni
(1)
Dominique Strauss-Khan
(1)
Don Sturzo
(1)
Donald Tusk
(1)
Duda
(1)
ECO
(1)
EPAM
(1)
Eco della rete
(1)
Eduard Limonov
(1)
Elctrolux
(1)
Eleonora Florenza
(1)
Elinor Ostrom
(1)
Elliott Gabriel
(1)
Emanuele Filiberto
(1)
Emilio Gentile
(1)
Emma Bonino
(1)
Emmanuel Mounier
(1)
Emmeffe
(1)
Enrica Perucchietti
(1)
Enrico Angelini Partigiano
(1)
Enrico Gatto
(1)
Enrico Rossi
(1)
Enrico padoan
(1)
Erasmo vecchio
(1)
Ernesto Pertini
(1)
Ernst Bloch
(1)
Eros Francescangeli
(1)
Erri De Luca
(1)
Etiopia
(1)
Ettore Gotti Tedeschi
(1)
Eugenio Scalgari
(1)
Eunoè
(1)
Eurispes
(1)
Europa a due velocità
(1)
Evo Morales
(1)
FF2
(1)
Fabiani
(1)
Fabio Amato
(1)
Fabio De Masi
(1)
Fabio Dragoni
(1)
Fabio Mini
(1)
Fabio Petri
(1)
Fabriano
(1)
Fabrizio De Paoli
(1)
Fabrizio Rondolino
(1)
Falluja
(1)
Favia
(1)
Federazione delle Industrie Tedesche
(1)
Federica Aluzzo
(1)
Federico Caffè
(1)
Federico II il Grande
(1)
Ferrero
(1)
Fertility Day
(1)
Filippo Dellepiane
(1)
Filippo Nogarin
(1)
Filippo Santarelli
(1)
Fiorito
(1)
Florian Philippot
(1)
Folkebevægelsen mod EU
(1)
Foodora
(1)
Foro di Sao Paulo
(1)
Forum Ambrosetti
(1)
Forum dei Popoli Mediterranei
(1)
Forum di Assisi
(1)
Francesca Donato
(1)
Francesco Campanella
(1)
Francesco Cardinali
(1)
Francesco Garibaldo
(1)
Francesco Giuntoli
(1)
Francesco Lenzi
(1)
Francesco Magris
(1)
Franco Venturini
(1)
Frauke Petry
(1)
Fred Kuwornu
(1)
Freente Civico
(1)
Freud
(1)
Front de gauche
(1)
Fronte della gioventù comunista
(1)
Fuad Afane
(1)
Fukuyama
(1)
Fuori dall'euro
(1)
GMJ
(1)
Gabanelli
(1)
Gabriele Gesso
(1)
Gandhi
(1)
George Friedman
(1)
George Monbiot
(1)
Germanicum
(1)
Gesù
(1)
Gezi park
(1)
Giacomo Bellini
(1)
Giacomo Bellucci
(1)
Giacomo Vaciago
(1)
Giacomo Zuccarini
(1)
Giancarlo Bergamini
(1)
Gim cassano
(1)
Giordano Sivini
(1)
Giovanna Vertova
(1)
Giovanni De Cristina
(1)
Giovanni Lo Porto
(1)
Giovanni Schiavon
(1)
Giovanni Tomei
(1)
Giovanni di Cristina
(1)
Giulia Grillo
(1)
Giuliana Commisso
(1)
Giuliano Procacci
(1)
Giulio Ambrosetti
(1)
Giulio Girardi
(1)
Giulio Tarro
(1)
Giulio Tremonnti
(1)
Giuseppe Altieri
(1)
Giuseppe Guarino
(1)
Giuseppe Travaglini
(1)
Giuseppe Turani
(1)
Giuseppe Zupo
(1)
Glauco Benigni
(1)
Godley
(1)
Grasso
(1)
Graziano Priotto
(1)
Grecia presidio 9/9/19
(1)
Guerra di liberazione algerina
(1)
Guglielmo Forges Davanzati
(1)
Guido Lutrario
(1)
Guido Ortona
(1)
Günther Anders
(1)
HSBC
(1)
Hainer Flassbeck
(1)
Haitam Manna
(1)
Haiti
(1)
Haver Analytics
(1)
Hawking
(1)
Heiner Flassbeck
(1)
Hillary Clinton
(1)
Hjalmar Schacht
(1)
Hong Kong
(1)
Huawei
(1)
Huffington Post
(1)
IPHONE
(1)
IRiS
(1)
IS
(1)
Ida Magli
(1)
Ignazio Marino
(1)
Il tramonto dell'euro
(1)
Ilaria Lucaroni
(1)
Illueca
(1)
Imposimato
(1)
Improta
(1)
Indesit
(1)
Indipendenza e Costituzione
(1)
Inge Höger
(1)
Intellettuale dissidente
(1)
International Forum of Sovereign Wealth Funds
(1)
Intesa Sanpaolo
(1)
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
(1)
Italia dei valori
(1)
J.Habermas
(1)
JAMES GALBRAITH
(1)
JOBS ACT(ING) IN ROME
(1)
Jacques Delors
(1)
Jacques Rancière
(1)
James Holmes
(1)
James K. Galbraith
(1)
James Petras
(1)
Jaroslaw Kaczynsk
(1)
Jason Barker
(1)
Je so' Pazz'
(1)
Jean Claude Juncker
(1)
Jean-Claude Juncker
(1)
Jean-Claude Lévêque
(1)
Jean-Claude Michéa
(1)
Jean-Jacques Rousseau
(1)
Jean-Paul Fitoussi
(1)
Jeremy Rifkin
(1)
Jo Cox
(1)
Joel Perichaud
(1)
John Laughland
(1)
John Locke
(1)
John Pilger
(1)
Jorge Alcazar Gonzalez
(1)
Joseph De Maistre
(1)
Joseph Shumpeter
(1)
Josephine Markmann
(1)
João Ferreira
(1)
Jugend Rettet
(1)
Juha Sipila
(1)
Junge Welt
(1)
Kalecky
(1)
Kalergi
(1)
Kelsen
(1)
Kemi Seba
(1)
Kenneth Kang
(1)
Kiev
(1)
Kirill Vasilev
(1)
Kolesnik Dmitriy
(1)
Kosovo
(1)
Kostas Kostoupolos
(1)
Kostas-Kostopoulos
(1)
Kouachi
(1)
Koutsianas Pantelis
(1)
Kruhman
(1)
Ktragujevac
(1)
Kyenge
(1)
L'Aquila
(1)
La Pira
(1)
La forte polarizzazione
(1)
La sinistra e la trappola dell'euro
(1)
La via maestra
(1)
La7
(1)
Lagarde
(1)
Lapo Elkann
(1)
Lars Feld
(1)
Lasciateci fare
(1)
Leave
(1)
Lecce
(1)
Left
(1)
Legge 194
(1)
Legge Acerbo
(1)
Legge Severino
(1)
Leonardo Coen
(1)
Leopolda
(1)
Lettera aperta ai movimenti sovranisti
(1)
Lev Gumilev
(1)
LexitNetwork
(1)
Lia De Feo
(1)
Lidia Riboli
(1)
Lidia Undiemi
(1)
Liguria
(1)
Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando
(1)
Lituana
(1)
Livorno
(1)
Logistica. Ikea
(1)
London Corrispondent Society
(1)
Lorenzin
(1)
Lorenzin Beatrice
(1)
Lorenzo Alfano
(1)
Lorenzo Del Savio
(1)
Lorenzo Dorato
(1)
Lorenzo Fioramonti
(1)
Lorenzo Fontana
(1)
Loris Caruso
(1)
Luca Donadel
(1)
Luca Pagni
(1)
Lucarelli
(1)
Lucia Annunziata
(1)
Lucia Morselli
(1)
Luciana Castellina
(1)
Luciano Violante
(1)
Lucio Magri
(1)
Lucio garofalo
(1)
Luigi De Giacomo
(1)
Luigi Nanni
(1)
Luigi Preiti
(1)
Luigi Zingales
(1)
Luka Mesec
(1)
López Obrador
(1)
M. Pivetti
(1)
M48
(1)
M5
(1)
MH 17 flight paths
(1)
MNLA
(1)
MOSE
(1)
Macchiavelli
(1)
Macedonia
(1)
Maida
(1)
Manuel Monereo
(1)
Manuel Montejo
(1)
Manuela Cadelli
(1)
Manuela Carmena
(1)
Marcello Barison
(1)
Marcello De Cecco
(1)
Marcello Veneziani
(1)
Marcia Perugia-Assisi
(1)
Marco Bersani
(1)
Marco Carrai
(1)
Marco Cattaneo
(1)
Marco Di Steafno
(1)
Marco Ferrando
(1)
Marco Fortis
(1)
Marco Giannini
(1)
Marco Palombi
(1)
Marco Pannella
(1)
Marco Parma
(1)
Marco Rovelli
(1)
Marco Santopadre
(1)
Marcuse
(1)
Margarita Olivera
(1)
Maria Grazia Da Costa
(1)
Marina Calculli
(1)
Marina Minicuci
(1)
Mario Esposito
(1)
Mark Rutte
(1)
Maroni
(1)
Marta Fana
(1)
Martin Lutero
(1)
Martin Wolf
(1)
Marxista dell'Illinois n.1
(1)
Massimiliano Panarari
(1)
Massimo Costa
(1)
Massimo Gramellini
(1)
Massimo Recalcati
(1)
Massimo Villone
(1)
Matt O'Brien
(1)
Mattei
(1)
Matteo Mameli
(1)
Matteo Pucciarelli
(1)
Mauricio Macri
(1)
Maurizio Alfieri
(1)
Maurizio Blondet
(1)
Maurizio Franzini
(1)
Maurizio Leonardi
(1)
Maurizio Lupi
(1)
Maurizio Molinari
(1)
Maurizio Ricci
(1)
Maurizio Sgroi
(1)
Maurizio Vezzosi
(1)
Maurizio Zenezini
(1)
Maurizio zaffarano
(1)
Mauro Alboresi
(1)
Mauro Bocci
(1)
Mauro Maltagliati
(1)
Mauro Scradovelli
(1)
Mauro Volpi
(1)
Maximilian Forte
(1)
Mdp
(1)
Me.Fo.
(1)
Melanchon
(1)
Meloni
(1)
Mentana
(1)
Meridionalisti Italiani
(1)
Merk
(1)
Merloni
(1)
Messico
(1)
Metallurgiche Forschungsgesellschaft
(1)
Micah Xavier Johnson
(1)
Michael Jacobs
(1)
Michael Ledeen
(1)
Michael Moore
(1)
Michelangelo Vasta
(1)
Michele Ainis
(1)
Michele Ruggero
(1)
Mihaly Kholtay
(1)
Milano
(1)
Milosevic
(1)
Milton Friedman
(1)
Mimmo Lucano
(1)
Mincuo
(1)
Ministero economia e finanza
(1)
Mladic
(1)
Mohamed bin Salman
(1)
Mohammad Javad Zarif
(1)
Monica Maggioni
(1)
Monicelli
(1)
Mont Pélerin Society
(1)
Montegiorgio in Movimento
(1)
Moshe Ya’alon
(1)
Moves
(1)
Movimento 77
(1)
Movimento R(e)evoluzione
(1)
Movimento democratici e progressisti
(1)
Movimento di Liberazione Popolare
(1)
Movimiento 15-M
(1)
Mulatu Teshome Wirtu
(1)
Musk
(1)
NIgeria
(1)
Nadia Valavani
(1)
Naji Al-Alì
(1)
Nancy Fraser
(1)
Natale
(1)
Neda
(1)
Nepal
(1)
Nethanyahu
(1)
New York Times
(1)
Nicky Hager
(1)
Nicola Ferrigni
(1)
Nicolas Dupont-Aignan
(1)
Nicoletta Dosio
(1)
Nicolò Bellanca
(1)
Nimr Baqr al-Nimr
(1)
No Fertility Day
(1)
Noam Chomsky
(1)
Noelle Neumann
(1)
Noi sicialiano con Busalacchi
(1)
Norbert Hofer
(1)
Norberto Bobbio
(1)
Nord Africa
(1)
Norma Rangeri
(1)
Nsa
(1)
OCSE
(1)
OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È
(1)
OPEC
(1)
OXI
(1)
Olimpiadi
(1)
Olmo Dalcò
(1)
Omnium
(1)
Onda d'Urto
(1)
Open Society Foundations
(1)
Orietta Lunghi
(1)
P 101
(1)
P-Carc
(1)
P01
(1)
PCE
(1)
PCdI
(1)
PIANESI MARIO
(1)
POSSIBILE
(1)
PRISM
(1)
PSUV
(1)
Pablo Stefanoni
(1)
Padre Pio
(1)
Paesi baschi
(1)
Pakistan
(1)
Palladium
(1)
Panagoitis Sotiris
(1)
Panos "Panagiotis" Kammenos
(1)
Paola Muraro
(1)
Paolo Ciofi
(1)
Paolo Di Martino
(1)
Paolo Giussani
(1)
Paolo Maria Filipazzi
(1)
Paolo dall'Oglio
(1)
Paremvasi
(1)
Partito Comunista Italiano
(1)
Partito Comunista d'Italia
(1)
Partito del Lavoro
(1)
Partito radicale
(1)
Pasolini
(1)
Pasquale Voza
(1)
Passos Coelho
(1)
Patto di stabilità
(1)
Paul "Elliot" Singer
(1)
Paul De Grauwe
(1)
Paul Steinhardt
(1)
Per una sinistra rivoluzionaria
(1)
Perù
(1)
Pettirossi
(1)
Piano nazionale per la fertilità
(1)
Piepoli
(1)
Pier Francesco Zarcone
(1)
Pier Paolo Pasolini
(1)
Pierfranco Pellizzetti
(1)
Piero Calamandrei
(1)
Piero Gobetti
(1)
Piero Ricca
(1)
Piero fassina
(1)
Piero valerio
(1)
Pierre Laurent
(1)
Pietro Attinasi
(1)
Pietro Ingrao
(1)
Pietro Nenni
(1)
Pil
(1)
Pil argentino
(1)
Pinna
(1)
Pino Corrias
(1)
Pino Prestigiacomo
(1)
Piotr Zygulski
(1)
Pisa
(1)
Pizzarotti
(1)
Pomezia
(1)
Porto Recanati
(1)
Postcapitalism
(1)
Presidenza della Repubblica
(1)
Profumo
(1)
Puglia
(1)
Quadrio Curzio Alberto
(1)
Quisling
(1)
RENAUD LAMBERT
(1)
RISCOSSA ITALIANA
(1)
ROSS@ Parma
(1)
Rachid Ghannoūshī
(1)
Radek
(1)
Raffaele Ascheri
(1)
Raffaele Marra
(1)
Raffaella Paita
(1)
Ramadi
(1)
Ramarrik de Milford
(1)
Ramon Franquesa
(1)
Rapporto Werner
(1)
Ras Longa
(1)
Razem
(1)
Realfonzo
(1)
Remain
(1)
Renato Brunetta
(1)
René Girard
(1)
Report
(1)
Repubblica di Lugànsk
(1)
Rete Sostenibilità e Salute
(1)
Riccardo Terzi
(1)
Riccardo Tomassetti
(1)
Rino Formica
(1)
Risorgimento Meridionale
(1)
Rita Di Leo
(1)
Rizzo
(1)
Robert Mundell
(1)
Roberta Lombardi
(1)
Roberto D'Agostino
(1)
Roberto D'Alimonte
(1)
Roberto D'Orsi
(1)
Roberto Fico
(1)
Roberto Grienti
(1)
Roberto Marchesi
(1)
Roberto Martino
(1)
Roberto Massari
(1)
Roberto Musacchio
(1)
Roberto Palmerini
(1)
Roberto Santilli
(1)
Rocco Casalino
(1)
Rohani
(1)
Roma 13 ottobre 2018
(1)
Roma 21 novembre 2015
(1)
Romney
(1)
Rosario Crocetta
(1)
Rossano Rubicondi
(1)
Rovereto
(1)
SENZA EURO(PA)
(1)
SI COBAS
(1)
SInistra popolare
(1)
SYLVAIN LEDER
(1)
Sacko Soumayla
(1)
Said Gafurov
(1)
Sakorafa
(1)
Salmond
(1)
Salonicco
(1)
Salvatore Biasco
(1)
Salvatore D'Albergo
(1)
Samaras
(1)
Samir Amin
(1)
Sandro Targetti
(1)
Santori
(1)
Schengen
(1)
Schlageter
(1)
Scottish National Party
(1)
Scuola austriaca
(1)
Scuola di Friburgo
(1)
Sebastiano Isaia
(1)
Serge Latouche
(1)
Sergeï Kirichuk
(1)
Sergio Bologna
(1)
Sergio Romano
(1)
Shaimaa
(1)
Shaimaa el-Sabbagh
(1)
Shakira
(1)
SiAMO
(1)
Sigmar Gabriel
(1)
Silvana Sciarra
(1)
Slai Cobas
(1)
Slavoj Zizek
(1)
Solone
(1)
Sorrentino
(1)
Spoleto
(1)
Sraffa
(1)
Standard & Poor's
(1)
Stanis Ruinas
(1)
Stefania Giannini
(1)
Stefano Alì
(1)
Stefano Azzarà
(1)
Stefano Bartolini
(1)
Stefano Feltri
(1)
Stefano Lucarelli
(1)
Stefano Musacchio
(1)
Stefano Petrucciani
(1)
Stefano Zai
(1)
Steven Forti
(1)
Storace
(1)
Stratfor
(1)
Strikemeeting
(1)
Sudafrica
(1)
Susana Díaz
(1)
Svitlana Grugorciùk
(1)
Svizzera
(1)
TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT)
(1)
TPcCSA
(1)
Tarek Aziz
(1)
Tariq Alì
(1)
Tempa Rossa
(1)
Tfr
(1)
Thatcher
(1)
Theodoros Koudounas
(1)
Theresa Mai
(1)
Thomas Szmrzly
(1)
Thomas Zmrzly
(1)
Tiziana Aterio
(1)
Tiziana Drago
(1)
Togliatti
(1)
Tommaso Nencioni
(1)
Tommaso Rodano
(1)
Tonia Guerra
(1)
Tony Manigrasso
(1)
Topos Rosso
(1)
Toscana
(1)
Tribunale dell'Aia
(1)
Trichet
(1)
Tripoli
(1)
Tuareg
(1)
Two Pack
(1)
UGL
(1)
UPR
(1)
Udc
(1)
Ugo Mattei
(1)
Ulrich Grillo
(1)
Unicredit
(1)
Unio
(1)
United Kingdom Indipendent Party
(1)
Utoya
(1)
VLADIMIR LAKEEV
(1)
Vagelis Karmiros
(1)
Valerio Colombo
(1)
Vallonia
(1)
Vasilij Volga
(1)
Veltroni
(1)
Venezia
(1)
Veronica Duranti
(1)
Versilia
(1)
Vertice di Milano
(1)
Viale
(1)
Viktor Shapinov
(1)
Vilad Filat
(1)
Vincent Brousseau
(1)
Vincenzo Sparagna
(1)
Viscione
(1)
Vito Lops
(1)
Vito Storniello
(1)
Vittorio Bertola
(1)
Vittorio Carlini
(1)
Vittorio da Rold
(1)
Von Mises
(1)
Vox Populi
(1)
W. Streeck
(1)
WHIRLPOOL
(1)
Walter Eucken
(1)
Walter Tocci
(1)
Warren Mosler
(1)
Washington Consensus
(1)
Wen Jiabao
(1)
Westfalia
(1)
Wilders
(1)
Wolfgang Streeck
(1)
Wolkswagen
(1)
Wozniak
(1)
YPG
(1)
Ytzhac Yoram
(1)
Zagrebelsky
(1)
Zaia
(1)
Zalone
(1)
Zbigniew Brzezinski
(1)
Zecchinelli
(1)
Zedda Massimo
(1)
Zizek
(1)
Znet
(1)
Zolo
(1)
Zygmunt Bauman
(1)
aborto
(1)
accise
(1)
adozioni
(1)
aggressione
(1)
agorà
(1)
al-Fatah
(1)
al-Ghwell
(1)
alba mediterranea
(1)
alberto garzon
(1)
alluvione
(1)
alt
(1)
alta velocità
(1)
amanda hunter
(1)
amnistia
(1)
amore
(1)
andrea zunino
(1)
antropocene
(1)
apocalisse
(1)
appoggio tattico
(1)
arcelor Mittal
(1)
aree valutarie ottimali
(1)
armi
(1)
arresti
(1)
asia argento
(1)
askatasuna
(1)
assemblea di Roma del 4 luglio 2015
(1)
assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre
(1)
ateismo
(1)
autogestione
(1)
autostrade
(1)
ballarò
(1)
battisti
(1)
benessere
(1)
big five
(1)
bilancia dei pagamenti
(1)
bioetica
(1)
biologia
(1)
black block
(1)
blocco costituzionale
(1)
blocco nero
(1)
bloomberg
(1)
bomba atomica
(1)
bonapartismo
(1)
brigantaggio
(1)
bufale
(1)
bullismo
(1)
calcio
(1)
califfaato
(1)
campagna di finanziamento
(1)
capitolazione
(1)
carlo Bonini
(1)
carlo Sibilia
(1)
carta dei principi
(1)
cassa depositi e prestiti
(1)
catastrofe italiana
(1)
catene di valore
(1)
cdp
(1)
censis
(1)
censura
(1)
chokri belaid
(1)
comitato
(1)
comitato per la salvaguardia dei numeri reali
(1)
commemorazione
(1)
confini
(1)
conflitto di interezzi
(1)
confucio
(1)
consiglio superiore della magistratura
(1)
contestazione
(1)
controcorrente
(1)
convegno di Copenaghen
(1)
coronavirus
(1)
coronovirus
(1)
cretinate.
(1)
curzio maltese
(1)
cybercombattenti
(1)
cyborg
(1)
dabiq
(1)
dall'euro
(1)
dalla NATO e dal neoliberismo
(1)
david harvey
(1)
decalogo
(1)
decescita
(1)
decrescita felice
(1)
decretone
(1)
democratellum
(1)
democratiche e di sinistra
(1)
democrazia economica
(1)
deportazione economica
(1)
depressione
(1)
di Monica Di Sisto
(1)
dichiarazione di Roma
(1)
dimissioni
(1)
dimitris kazakis
(1)
diritti dei lavoratori
(1)
dissesto idrogeologico
(1)
dracma
(1)
ebraismo
(1)
economie di scala
(1)
economist
(1)
ecosocialismo
(1)
egolatria
(1)
elezioni comunali 2018
(1)
elezioni regionali 2019
(1)
enav
(1)
enrico Corradini
(1)
erasmus
(1)
esercito industriale di riserva
(1)
espulsione
(1)
estremismo
(1)
eurasismo
(1)
euroi
(1)
evasione fiscale
(1)
fabbriche
(1)
fallimenti
(1)
fascistizzazione della Lega
(1)
felicità
(1)
femen
(1)
femminicidio
(1)
fiducia
(1)
finan
(1)
finaza
(1)
flessibilità
(1)
flussi elettorali 2016
(1)
fondi avvoltoio
(1)
fondi immobiliari
(1)
fondi sovrani
(1)
forme
(1)
freelancing
(1)
fuga dei capitali
(1)
fusione dei comuni
(1)
genere
(1)
giusnaturalismo
(1)
global compact
(1)
gold standard
(1)
governabilità
(1)
governo neutrale
(1)
grande coalizione
(1)
gravidanza
(1)
grazia
(1)
guerra di civiltà
(1)
guerra valutaria
(1)
hansel e gretel
(1)
hedge funds
(1)
i più ricchi del mondo
(1)
il cappello pensatore
(1)
illiberale
(1)
ilsimplicissimus
(1)
import
(1)
import-export
(1)
incendi
(1)
independent contractor
(1)
india
(1)
indignados
(1)
indipendeza e costituzione
(1)
individualismo
(1)
indulto
(1)
intena
(1)
intervista
(1)
ius sanguinis
(1)
ivana fabris
(1)
joker
(1)
kafir
(1)
l
(1)
la grande bellezza
(1)
legalità
(1)
legge Madia
(1)
legge anticorruzione
(1)
legge antisciopero
(1)
legge di stabilità 2016
(1)
leva
(1)
leva obbligatoria
(1)
lex monetae
(1)
libaralismo
(1)
libe
(1)
liberalizzazioni
(1)
liberazionne
(1)
liberiamo
(1)
libra
(1)
linguaggio
(1)
link tax
(1)
liste civiche.
(1)
loi El Khomri
(1)
lotga di classe
(1)
luddismmo
(1)
lula
(1)
madre surrogata
(1)
mafiodotto
(1)
maghreb
(1)
malaysian AIRLINES
(1)
mandato imperativo
(1)
manifesto del Movimento Popolare di Liberazione
(1)
manlio dinucci
(1)
manovra
(1)
marchesi Antinori
(1)
marcia globale per Gerusalemme
(1)
massacri imperialisti
(1)
massimo bray
(1)
massoneria
(1)
materialismo storico
(1)
matrimoni omosessuali
(1)
matteo bortolon
(1)
matteo brandi
(1)
megalamania
(1)
memoria
(1)
mercantilismo
(1)
mercato
(1)
mercato del lavoro
(1)
militarismo
(1)
modello spagnolo
(1)
modello tedesco
(1)
modernità
(1)
molestie
(1)
momento polany
(1)
monetarismo
(1)
moody's
(1)
nascite
(1)
nazion
(1)
nazional-liberismo
(1)
neokeynesismo
(1)
no allo spezzatino
(1)
no vax
(1)
nobel
(1)
nomine ue
(1)
norvegia
(1)
numero chiuso
(1)
obiezione di coscienza
(1)
occupy wall street
(1)
oligarchia eurista
(1)
openpolis
(1)
operaismo
(1)
ore lavorate
(1)
osvaldo napoli
(1)
pacifismo
(1)
palmira
(1)
partite iva
(1)
partiti
(1)
partito americano
(1)
partito brexit
(1)
partito umanista
(1)
pecchioli luigi
(1)
personalismo
(1)
petiziion
(1)
piaciometro
(1)
piano Silletti
(1)
piano nazionale di prevenzione
(1)
piero visani
(1)
piigs
(1)
politicamente corretto
(1)
politiche austeritarie
(1)
polizia
(1)
ponte Morandi
(1)
popolo
(1)
post-elezioni
(1)
post-operaismo
(1)
postumano
(1)
profughi
(1)
programma UIKP
(1)
progresso
(1)
qualunquismo
(1)
questione meridionale
(1)
quinta internazionale
(1)
rampini
(1)
rappresentanza
(1)
recensioni
(1)
regione umbria
(1)
rete 28 Aprile
(1)
ride sharing
(1)
rider
(1)
risparmio tradito
(1)
risve
(1)
riunioni regionali
(1)
rivoluzione
(1)
robot killer
(1)
rosabrunismo
(1)
rublo
(1)
salafismo
(1)
salir del euro
(1)
sandro veronesi
(1)
sanzioni
(1)
scie chimiche
(1)
sciopero della fame
(1)
seisàchtheia
(1)
sequestro minori
(1)
sfruttamento
(1)
sicurezza
(1)
siderurgia
(1)
sindalismo di base
(1)
sinismo
(1)
smartphone
(1)
social forum
(1)
sondaggio demos
(1)
specismo
(1)
spionaggio
(1)
squatter
(1)
stadio
(1)
startup
(1)
statuto
(1)
sterlina
(1)
strategia militare
(1)
stress test
(1)
sud
(1)
suez
(1)
supe-bolla
(1)
supply-side economics
(1)
svimez
(1)
taglio parlamentari
(1)
takfirismo
(1)
tango bond
(1)
tassiti
(1)
tempesta perfetta
(1)
terza fase
(1)
terzigno
(1)
terzo stato
(1)
tesaurizzazione
(1)
torre maura
(1)
tortura
(1)
transumanismo
(1)
trappola della liquidità
(1)
trasformismo
(1)
trasumanesimo
(1)
trenitalia
(1)
triptrorelina
(1)
trivelle
(1)
troll
(1)
uassiMario Monti
(1)
uberizzazione
(1)
ultimatum
(1)
vademecum
(1)
vadim bottoni
(1)
valute
(1)
vattimo
(1)
vertice di Roma
(1)
volkswagen
(1)
voucher
(1)
wahabismo
(1)
wahhabismo
(1)
xenobot
(1)
yuan
(1)
zanotelli
(1)
zapaterismo
(1)