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martedì 18 aprile 2017

25 APRILE: IL PROGRAMMA DELL' ASSEMBLEA DELLA CLN A ROMA


IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il 25 aprile con la CLN
Confederazione per la Liberazione Nazionale

Roma - Roma Scout Center. Largo dello scautismo 1 (nei pressi della stazione Tiburtina. Metro B, Bologna)



Per informazioni e adesioni: conf.liberazionenazionale@gmail.com

Sessione mattutina
Ore 10:00 - 13:30

Saluto ai presenti: Moreno Pasquinelli

Cos’è e cosa propone la CLN
Discussione sul Manifesto della CLN

Introduce: Ferdinando Pastore
Intervengono:

Alessio Pizzichini (l’Intellettuale Dissidente)
Beppe De Santis (Noi Mediterranei)
Dario Zamparin (Riscossa Italia)
Fabio Frati (Lavoratori Alitalia)
Franco Bartolomei (Risorgimento Socialista)
Franz Altomare (P101)
Giorgio Cremaschi (Eurostop)
Leonardo Mazzei (P101)
Manuela Palermi (Partito Comunista Italiano)
Mariano Ferro (I Forconi)
Massimiliano Musso (Forza di Popolo)
Pier Paolo Dal Monte (Indipendenza e Costituzione)
Pietro Attinasi (Noi Mediterranei)
Riccardo Achilli (Risorgimento Socialista)
Sergio Cesaratto (Politica e Economia Blog)
Stefano D’Andrea (Fronte Sovranista Italiano)
Wilhelm Langthaler (Coordinamento europeo no euro)

Ore 13:30 – Interruzione per il pranzo
(Il pasto sarà servito nello stesso luogo dell’assemblea. E’ necessario quindi che ognuno ci segnali la sua richiesta con una mail a: conf.liberazionenazionale@gmail.com)

Sessione pomeridiana
Ore 14:30-17:30

«Un patriottismo costituzionale per la sovranità popolare e nazionale»

TAVOLA ROTONDA con

Luciano Barra Caracciolo
Marco Zanni
Ugo Boghetta

Ore 17:30- 18:00

Concluderemo con il concerto musicale del cantautore 
Francesco Basso

sabato 8 aprile 2017

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

[ 8 aprile ]



Il 25 aprile con la
Confederazione per la Liberazione Nazionale


ASSEMBLEA PUBBLICA

Roma
Ore 10:00 - 18:00
Roma Scout Center. Largo dello scautismo 1 (nei pressi della stazione Tiburtina. Metro B, fermata Bologna)

Intervengono

Riccardo Achilli, Pietro Attinasi, Luciano Barra Caracciolo, Franco Bartolomei, Ugo Boghetta, Sergio Cesaratto, Giorgio Cremaschi, Pierpaolo Dal Monte, Beppe De Santis, Mariano Ferro, Leonardo Mazzei, Manuela Palermi, Moreno Pasquinelli, Ferdinando Pastore, Mauro Tedesco, Marco Zanni, Fronte Sovranista Italiano, Eurostop, Partito Comunista Italiano, Riscossa Italia, Coordinamento europeo No Euro....

Per informazioni e adesioni:

conf.liberazionenazionale@gmail.com

sabato 25 marzo 2017

IL MANIFESTO DELLA CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE

[  25 marzo ]

Pisacane, Mazzini, Gobetti, Gramsci
Documento costitutivo della Confederazione per la Liberazione Nazionale

Per riconquistare la sovranità liberandosi dalla gabbia europea
Per uscire dal dominio della finanza e dalla crisi di civiltà che ha prodotto
Per porre fine al declino dando a tutti lavoro e dignità
Per una società basata sui principi di libertà, uguaglianza e fraternità
Per attuare finalmente la Costituzione repubblicana

E' per raggiungere questi obiettivi che i promotori di questo manifesto hanno deciso di unirsi in forma confederativa. Vogliamo così costruire, in un momento in cui tutto tende a frantumarsi, una prima aggregazione delle forze che vogliono intraprendere la strada della rinascita del nostro Paese. Rinascita e liberazione dallo strapotere della finanza sulla società, sulle persone e sulla loro vita. Liberazione dalla dominazione straniera e da quella sua forma particolarmente odiosa chiamata "Unione europea". Liberazione da una casta politica totalmente asservita agli interessi delle oligarchie finanziarie.

La nostra proposta di lavoro e di organizzazione è dunque aperta a tutti coloro che vi si riconoscono. Ora si tratta di muovere i primi passi. Per farlo vogliamo fissare in maniera sintetica il nostro punto di vista, le nostre idee, il nostro programma.

a. Le sciagure prodotte dal sistema neoliberista sono davanti ai nostri occhi. L'idea che il mercato possa fungere da unico regolatore della società e da vero "sovrano" anche nelle scelte politiche è clamorosamente fallita. Avevano promesso benessere per tutti ed abbiamo disoccupazione, precarietà e povertà diffusa.

b. La crisi di questo modello è evidente. E' oggi largamente riconosciuto come la parabola della globalizzazione abbia ormai raggiunto il suo culmine. Lo dimostrano i clamorosi risultati della Brexit e delle elezioni americane, lo confermano i dati del commercio internazionale. Tutto va nella direzione della ri-nazionalizzazione della politica, ed è su questo terreno che ci si dovrà misurare.

c. E' in questo quadro che si accelera il processo disgregativo dell'Unione Europea. L'UE, nata proprio per realizzare il sogno dell'élite di un'area economica sovra-nazionale con il ruolo degli stati ridotto al minimo e funzionale al dominio dei cosiddetti "mercati", vive ormai una vera e propria crisi esistenziale. Non solo è defunto il progetto federale (gli "Stati uniti d'Europa"), ma la Gran Bretagna è in fase d'uscita, mentre l'insostenibilità dell'euro è ormai un fatto innegabile. Se a tutto ciò si aggiunge l'incapacità di assumere politiche unitarie sull'immigrazione, l'indisponibilità tedesca a qualsiasi forma di cooperazione economica, le convulsioni politiche che attraversano non solo la "periferia" ma pure i "paesi centrali" dell'Unione, abbiamo l'esatta fotografia del processo di disfacimento in corso. Sicuramente la Germania proverà a resistere, cercando di mantenere in piedi l’Euro, accelerando ulteriori cessioni di sovranità con il rafforzamento dei trattati per tenersi vantaggi e potere, obbligando i paesi della "periferia" a nuove forme di subalternità. E' questa una prospettiva da respingere in toto. 



d. E' dentro la crisi europea che va letto il disastro italiano. In nove anni di crisi il nostro Paese ha perso 8 punti di Pil, il 25% della produzione industriale, la disoccupazione ufficiale è attestata al 12% (purtroppo questo dato raddoppia se consideriamo i cosiddetti "scoraggiati"), mentre quella giovanile è addirittura sopra il 40%. Tutto ciò mentre la ricchezza nazionale si è ridotta, il ceto medio si è impoverito e gli stessi risparmi sono sotto attacco a causa delle norme bancarie europee. Sono questi i frutti avvelenati dell'euro, con il suo inevitabile corollario: politiche di austerità, pareggio di bilancio, fiscal compact. Ma non si tratta solo di un disastro economico. Si tratta di un disastro ben più ampio, di una società disgregata e spinta in un vicolo cieco, privata di ogni speranza nel futuro. E' stato questo l'effetto più profondo del "vincolo esterno", quello che attraverso il TINA (There Is No Alternative) ha cercato di uccidere ogni possibilità di cambiamento.

e. C'è però un limite a tutto. Siamo così arrivati alla rivolta contro le élite e allo straordinario risultato del referendum del 4 dicembre 2016. La vittoria del NO al referendum greco, anche se poi tradita da Tsipras, l'affermazione della Brexit a dispetto della gigantesca campagna mediatica, la sconfitta delle élite globaliste negli Usa ci indicano - pur con le loro differenze - che i popoli non ci stanno più, che il TINA ha smesso di funzionare, che le attuali classi dirigenti sono ormai prive di consenso. E' in questa traiettoria che si inserisce il 60% di NO a difesa della Costituzione, sentita come un bene inalienabile e base condivisa per uscire dall'attuale marasma, che è un NO altrettanto deciso alle politiche bipartisan degli ultimi decenni.

Fin qui la descrizione sommaria del quadro attuale. Come farvi fronte? Come porsi all'altezza delle sfide dell'oggi? Qual è il nemico principale e quali i possibili alleati? Qual è la base su cui costruire un programma di governo? Quali sono le misure più urgenti per iniziare il percorso della riscossa popolare?
A queste domande noi rispondiamo così:

1. La Costituzione del '48, che gli italiani hanno difeso col referendum, rappresenta per noi una stella polare, poiché contempla un modello di società in cui la democrazia politica è affiancata da quella economica e sociale. La Costituzione va dunque attuata, cancellando le modifiche neoliberiste apportate dai partiti di regime (come l’Art. 81 sul pareggio di bilancio), rafforzando anzi il suo spirito repubblicano, egualitario e sovrano. La Carta del '48 può e deve essere la base valoriale per un ampio blocco politico e sociale antiliberista, un autentico Fronte Patriottico Costituzionale che si candidi al governo del Paese.

2. Per attuare la Costituzione bisogna però riconquistare la sovranità popolare e nazionale, che il nostro paese ha perduto, cedendola di fatto all’Unione europea. Siccome non può esserci né sovranità né democrazia entro la gabbia eurocratica, siamo per l'uscita dall'euro e dalla UE, riconsegnando allo Stato nazionale tutti i suoi strumenti di politica economica, sociale, monetaria e fiscale. La Nazione è il solo luogo ove il popolo possa esercitare la sua sovranità, il solo spazio ove possa svolgersi una vera dialettica democratica. Battersi per la piena indipendenza nazionale non significa affatto abbracciare una concezione autarchica, razzista o sciovinista della Nazione. Il nostro patriottismo è democratico, costituzionale e antifascista. Siamo per sviluppare politiche di cooperazione e fratellanza con gli altri popoli, specie quelli che decideranno di intraprendere lo stesso percorso di liberazione.

3. Quali sono i nemici principali? Sono i poteri che reggono l'attuale sistema oligarchico: l'Unione Europea a trazione tedesca, le istituzioni sovra-nazionali del dominio neoliberista, i grandi centri del potere economico-finanziario mondiale, le élite che hanno il monopolio dei mezzi d’informazione. Ma questi nemici non stanno solo all’estero, essi hanno i loro distaccamenti in Italia. Alle élite economiche, complici nel depredare il Paese e decise a svuotare la democrazia, si affianca un ceto politico servile quanto corrotto. Al vertice di questo ceto, e dunque al centro del sistema politico, resta oggi il PD, che è il vero garante del potere oligarchico che ci opprime.

4. Questi nemici potranno essere battuti con una larga alleanza tra tutte le forze costituzionali disponibili, e solo con il risveglio e la partecipazione attiva del popolo italiano, con una sollevazione consapevole che utilizzerà tutti i canali e gli strumenti democratici affinché il governo passi nelle mani del fronte delle forze popolari e anti-oligarchiche per trasformare da cima a fondo la società italiana.

5. Le potenti forze sistemiche, allo scopo di conservare il potere,hanno scatenato una vera e propria campagna di diffamazione verso tutte le forze che pur da sponde opposte lottano contro l’oligarchia. L’anatema è quello del “populismo”. E per “populismo” esse intendono la capacità di essere in sintonia coi bisogni di chi sta in basso, il saper parlare la loro lingua, lo stabilire un legame affettivo col popolo, il coraggio di chiamare alla ribellione. Nel campo “populista” i dominanti mettono tutte le forze a vario titolo sovraniste: tra di esse M5S e Lega Nord.

6. Pur considerandoci parte del campo populista noi siamo alternativi sia alla Lega Nord che al Movimento 5 Stelle. Queste forze non hanno un progetto di paese davvero alternativo a quello dei dominanti. I programmi sociali e politici del M5S e della Lega Nord sono intrisi di spirito, idee e proposte di tipo liberista che li porta a strizzare l'occhio a questa o a quella frazione dominante. Per noi la sovranità nazionale è una condizione necessaria ma non sufficiente per ricostruire l’Italia. Siamo alternativi a M5S e Lega Nord anche perché queste forze cercano innanzitutto un consenso passivo, una delega paternalistica ai loro ceti politici e ai loro leader.

7. Ma siamo a maggior ragione alternativi alla cosiddetta “sinistra radicale”.
Questa sinistra, anziché rielaborare un programma sociale intrecciato al tema della nazione, ha abbracciato la visione mondialista dei dominanti. Siamo tuttavia certi che, prima o poi, anche da questo campo arriveranno forze alla causa per cui ci battiamo, ma proprio per separare il grano dal loglio abbiamo il dovere di denunciare le gravi responsabilità dei piccoli gruppi dirigenti che lì si agitano senza costrutto alcuno. O meglio, con l'unico intento di ritagliarsi qualche spazio istituzionale con nuove confuse "operazioni politiciste", o cercando di racimolare i pezzi sempre più dispersi di una "sinistra dei diritti cosmetici", incapace di porsi all'altezza della situazione. Queste forze, pur divise tra loro, hanno in comune la stessa adesione a quel cosmopolitismo delle oligarchie che è la negazione stessa dell'internazionalismo correttamente inteso.

8. Occorre riprendersi la politica. E' questo il messaggio che ci viene dal populismo, è questo l'obiettivo che il populismo rende possibile a condizione che si agisca nel modo corretto. E' infatti in questo campo che si esprimono settori sociali e soggettività diverse, non coalizzabili tra loro se non in virtù di un forte messaggio politico e simbolico. Questo messaggio, che già vive nelle lotte sociali contro la globalizzazione, è quello della riscossa, della costruzione di un'alternativa concreta e possibile. E' su questa base che milioni di persone potranno mobilitarsi, dando vita ad un ampio blocco sociale, lottando per conquistare il governo ed attuare concrete politiche democratiche in sintonia con i bisogni del popolo.

9. Uscire dall'euro è necessario, seppure non sufficiente. Quanto detto finora ci porta ad indicare un programma di misure urgenti, di carattere economico e sociale, per venir fuori dalla crisi e per far sì che l'uscita dall'euro-dittatura rappresenti l'inizio di uno sganciamento dal sistema neoliberista e dal dominio della finanza predatoria, non la riproposizione su scala nazionale di queste  forme di oppressione. Queste le misure più importanti da prendere dopo essere usciti dall'eurozona, aver ripristinato la sovranità monetaria e ristabilito il controllo pubblico sulla Banca d'Italia: a) piano per il lavoro per raggiungere la piena occupazione; b) piano di reindustrializzazione del Paese anche attraverso la nazionalizzazione dei settori strategici (energia, telecomunicazioni, acqua, trasporti); c) eliminazione del precariato e difesa dei redditi da lavoro dipendente ed autonomo; d) garanzia del diritto allo studio, alla salute e ad una vecchiaia serena attraverso il carattere pubblico della scuola, della sanità e della previdenza; e) affermazione del controllo pubblico sul sistema bancario, istituzione di banche di interesse nazionale e nazionalizzazione delle banche salvate dallo Stato; f) introduzione di limiti alla circolazione dei capitali e tutela delle produzioni italiane, g) ristrutturazione del debito pubblico a partire dalla sua componente speculativa ed estera, h) riforma fiscale che applichi i principi di equità, giustizia sociale e progressività sanciti dall'art. 53 della Costituzione.

10. Con la nascita della Confederazione per la Liberazione Nazionalevogliamo quindi dar vita ad una prima aggregazione che possa poi sfociare nella costruzione di una forza popolare e patriottica all'altezza di questi compiti. Siamo ambiziosi ma realisti, sappiamo perciò che questo richiederà ben altre forze. Ma intanto vogliamo muovere il primo passo, ben sapendo che non ci sarà possibilità di vittoria se il popolo non saprà diventare il protagonista della rivoluzione democratica che abbiamo cercato di descrivere.


Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN)
(Indipendenza e Costituzione, Noi Mediterranei, Programma 101, Risorgimento Socialista)

Firenze, marzo 2017


giovedì 23 marzo 2017

I DIECI COMANDAMENTI DELLA NOSTRA CONFEDERAZIONE

[ 23 marzo ]

10 punti di indirizzo della Confederazione per la Liberazione Nazionale

Le nostre idee sulla società che vogliamo




(1) Il potere appartiene al popolo, non all'élite finanziaria

(2) Lo Stato prevale sui "mercati" 

(3) La comunità è la base per l'emancipazione della persona 

(4) L'eguaglianza e la solidarietà sono i principi della convivenza civile

(5) La dignità e il diritto al lavoro vengono prima di tutto

(6) La politica dirige e programma l'economia nell'interesse della collettività

(7)L'immigrazione va regolata, contro ogni discriminazione etnica e religiosa, in base alle possibilità della comunità 

(8) Per la sicurezza sociale, contro ogni forma di criminalità e di sopruso

(9) Per un patriottismo democratico, repubblicano e costituzionale

(10) Per la sovranità nazionale, contro la globalizzazione e l’Unione Europea 

Firenze, marzo 2017

martedì 21 marzo 2017

CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE

[ 21 marzo ]

In controtendenza rispetto all'andazzo generale, segnato dalla divisione, dai protagonismi narcisistici e da slanci privi di costrutto, va finalmente in porto il più serio tentativo di unificazione nel campo del patriottismo democratico e antiglobalista.

La CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (CLN) è un'alleanza politica di movimenti, partiti e libere associazioni di cittadini che sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e ripristino della sovranità popolare, nella prospettiva di costruzione di una società fondata sulla giustizia sociale e ispirata ai valori della Costituzione del 1948.

Fanno già parte della Confederazione quattro movimenti politici: Programma 101, Risorgimento Socialista, Indipendenza e Costituzione e Noi Mediterranei

Il primo incontro tra diverse forze politiche e associazioni civili viene promosso da Programma 101- Movimento di Liberazione Popolare e si svolge a Roma il 7 gennaio 2017 in una sede di Risorgimento Socialista.

I delegati delle diverse forze politiche e associazioni presenti a Roma convergono, tra gli altri, su alcuni punti essenziali.

Il primo punto, tanto più dopo che la vittoria del NO al referendum del 4 dicembre 2016 ha sventato l'attacco alla Costituzione del 1948, è dunque che quest'ultima rappresenta la stella polare della Confederazione, in quanto non solo descrive una società irriducibile al neoliberismo ed al predominio delle "cieche" leggi di mercato, ma prescrive che la sovranità popolare non può essere devoluta a nessun organismo sovranazionale.

Il secondo punto su cui convergono i delegati nel primo incontro di Roma è nella necessità di condividere una strategia politica comune per organizzare l'opposizione al progetto e alle politiche oligarchiche ed avviare un'azione politica coerente che abbia come obiettivo il ripristino della Sovranità Popolare nella consapevolezza che essa può democraticamente realizzarsi solo insieme alla sovranità statale ed a quella nazionale, con l'uscita dall'eurozona come primo passo per sganciare l'Italia dalla morsa della globalizzazione neoliberista.
Negli scambi di mail tra i delegati del primo coordinamento per la costituzione della Confederazione, e negli incontri successivi che si svolgono a Firenze, l'accordo tra i partecipanti si precisa in un terzo punto: se è vero che per scalzare i dominanti dal potere occorre essere pronti a dare vita ad un ampio blocco popolare, la Confederazione si considera alternativa alle forze politiche che presidiano oggi il campo dell'opposizione, in particolare alla Lega Nord, al Movimento 5 Stelle, così come alla sinistra radicale in quanto esse ripropongono, ognuna a modo suo, o principi economico-sociali neoliberisti, oppure concezioni e valori delle élite mondialiste.

Si procede dunque a discutere, affinare e ad approvare quello che sarà il Manifesto della CLN e quindi il Decalogo che riassume i principi sociali, politici e valoriali della Confederazione.  

La Confederazione si è data un primo grande appuntamento pubblico, l'assemblea nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 25 aprile.

venerdì 27 gennaio 2017

CONFEDERARE LE FORZE (3) Con chi? Per che cosa? di Beppe De Santis

[ 27 gennaio]

Qui il contributo di Beppe De Santis, tra i protagonisti del tentativo, di raggruppare, in forma federativa, correnti e associazioni che condividono l'esigenza di dare vita ad una nuova forza politica popolare e sovranista.
In precedenza sono stati pubblicati i contributi del Consiglio nazionale di P101 e di Franz Altomare.





Cari fratelli, amici e compagni, care sorelle, amiche e compagne,

vi scrivo, in punta di piedi, da Via Santa Maria di Gesù, in Palermo.
Umili note sparse.
Per intanto, grazie per il vostro impegno, straordinario,umile, tenace,disinteressato, lucido.

Per l’impegno negli anni lunghi ( che non cade),nel decennio -ormai-2007-2017 del DISASTRO GLOBALE del degenerato capitalismo delle multinazionali globali, finanziarizzate e speculative.

Per l’impegno, da rabdomanti democratici e rivoluzionari, nel quadriennio 2013-2016, per il concepimento e la tessitura di un efficace sommovimento, e soggettività, sovranista costituzionale, per la salvezza della nostra Patria, e , nel suo seno, per il ripristino della Giustizia sociale.

Patriottismo e lotta di classe, sì.

Fino alla straordinaria ,insolita quasi, vittoria dei No, nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016

Per l’impegno negli ultimi due mesi:

-passando per la riunione nazionale del 7 gennaio 2017, a Roma, piccola adunanza, ma epifanica, per la coagulazione ( ormai matura, comunque necessaria),paziente e tempestiva insieme, della COALIZIONE POPOLARE COSTITUZIONALE;

-per l’assemblea del Coordinamento nazionale dei Comitati dei NO contro la controriforma costituzionale renziana del 21 gennaio,e, soprattutto, per la pregnante assemblea nazionale del 22 gennaio, organizzata dalla Confederazione Sovranità Popolare e co-promossa, tra gli altri, anche da “Programma 101”.

SUGGESTIONI PER UN LINGUAGGIO POLITICO RIGOROSO E POPOLARE 
A proposito, ho trovato la breve relazione del prof. Paolo Maddalena, centratissima sui contenuti ( lotta frontale contro il finanzcapitalismo, le multinazionali globali finanziarizzate e speculative,i trattati europei;la distruzione della sovranità nazionale democratica;le oscene privatizzazione e le svendite del patrimonio pubblico;la difesa , il rilancio e l’inveramento del fondamento, del motore propulsore strutturalmente keynesiano della nostra Costituzione; il ripristino delle sovranità) e, soprattutto STRAORDINARIAMENTE EFFICACE SOTTO IL PROFILO LINGUISTICO E COMUNICATIVO POPOLARE.
Beppe De Santis


Complimenti, professore, per le 81 primavere, così mirabilmente possedute , liberate, donate.

Ma, è tempo di stringere, amici e compagni. Di quagliare, di selezionare, di porre in ordine il discorso. E’ il tempo della responsabilità, del rigore , della scelta.

IL PROGRAMMA COSTITUZIONALE
Ed ecco, il punto teorico, strategico, programmatico, linguistico centrale dell’ordine del discorso: la difesa, il ripristino, l’attuazione del PROGRAMMA COSTITUZIONALE.

La DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE, tutt’una con la GIUSTIZIA SOCIALE COSTITUZIONALE.

Non v’è l’una , senza l’altra. E viceversa.

Patriottismo costituzionale e giustizia sociale.

Salvezza e rinascita della PATRIA COSTITUZIONALE e GIUSTIZIA SOCIALE, attraverso la costituzionale competizione democratica, attraverso il conflitto democratico (sale della Terra), i conflitti di classe ( il conflitto verticale portante),il conflitto inclusi-esclusi, il conflitto Sotto-Sopra, i conflitti trasversali, orizzontali ( di genere, ecologici, città-campagna, centro-periferia, Unità statale e Autonomie, la sopravvivenza e la rinascita dei 7000 piccoli Comuni d’Italia).

Costituzione, Giustizia, Conflitto (cioè, Democrazia, la Democrazia che vive nel Conflitto, il Conflitto che vive nella Democrazia), dunque.

EVOCAZIONE DEL BLOCCO SOCIALE ANTI-OLIGARCHICO
Per la configurazione del blocco sociale anti-oligarchico, può valere ottimamente la recente nota del lucidissimo Franz Altamore:
“E chiariamo ancora una volta quali sono i ceti di riferimento di questo blocco sociale antioligarchico in difesa della democrazia: non solo i lavoratori sfruttati e sottopagati, ma i precari, i disoccupati, i pensionati, i lavoratori autonomi con partita IVA, gli agricoltori, i piccoli e medi imprenditori, i liberi professionisti senza professione da svolgere, le cooperative, gli studenti senza futuro”.
Ma, qual è il vero baricentro unificante del sommovimento democratico, da agire, e della COSTRUENDA- qui e ora, pazienza e velocità- SOGGETTIVITA’ POPOLARE ? Qual è il baricentro UNIFICANTE?
Baricentro insieme COSTITUZIONALE (legittimazione e democrazia, legittimazione democratica), e MATERIALE, SOCIALE, ECONOMICO.

Questo baricentro è sostanzialmente il PROGRAMMA ECONOMICO-SOCIALE DELLA COSTITUZIONE.

Ma, ecco, la esplicitazione essenziale:

IL PROGRAMMA ECONOMICO SOCIALE COSTITUZIONALE E’ ESSENZIALMENTE, STRUTTURALMENTE UN GRANDE PROGRAMMA KEYNESIANO, sia pure, per fortuna, con una vocazione, torsione latamente socialista, da tenere accesa e in costante propulsione.

E’ questo l’obiettivo baricentro della costituenda soggettività, della coalizione popolare ( o come chiamar si voglia). 
Attorno a questa visione, a questo programma COSTITUZIONALE KEYNESIANO, POSSIAMO RIUNIFICARE IL BLOCCO SOCIALE, CULTURALE POLITICO ANTI-OLIGARCHICO.

Attorno a questo programma costituzionale keynesiano, possiamo unificare ispirazioni teoriche, politiche e ideali diverse e però convergenti:
-filoni azionisti pregiati ( Giustizia e Libertà);
-filoni liberali solidali e progressivi, che possono ri-ancorarsi ad un rinnovato paradigma keynesiano moderato, per dir così;
-filoni cristiano democratici e solidali .Si pensi ai contenuti letteralmente rivoluzionari presenti nella Esortazione “Evangelii Gaudium ,e , in buona parte della “Laudato sì” di Papa Francesco;
-filoni consapevolmente a attivamente keynesiani, che possono fare da baricentro obiettivo. Si tenga conto che anche gli apporti scientifici più recenti, da noi particolarmente molto apprezzati, ad esempio le “Sei lezioni di economia “ di Cesaratto e “La scomparsa della sinistra in Europa “ di Barba e Pivetti, nella sostanza, propongono una rigorosa e forte rifondazione e rilancio del paradigma e delle politiche keynesiane ( quelle della Costituzione);
-filoni di movimenti da issues – e FRATTURE-orizzontali e trasversali (di genere, ambientalisti, settoriali (ad esempio, il ribollire senza finora sbocchi degli universi della scuola) e territoriali ( movimenti meridionalisti e autonomisti,e, mediterranei), da re-incardinare agli essenziali conflitti materiali economici sociali, in modo da ricomporre la sciagurata frattura tra conflitti civili e conflitti sociali;
-filoni umanisti e spiritualisti democratici;
-filoni neo-comunisti, neo-socialisti, neomarxisti, social-radicali e antagonisti. Può anche darsi che questo orrendo finanzcapitalismo globale si mostrerà NON RIFORMABILE, sui tempi medio-lunghi. Per cui conviene tenersi i geni alternativi nella Grande Coalizione. Le SEMENTI ALTERNATIVE.

CIASCUNA DELLE COMPONENTI AVRA’ DUE CURE, CUI ATTENDERE, con pari premura:

-LA CURA DELLA “CASA COMUNE” ( la Coalizione popolare comune e il Programma comune,il piano di lavoro comune, e ,la Lingua comune;

-LA CURA DEL PROPRIO GENIUS, del proprio nucleo critico razionale, della propria ragione sociale esistenziale, del proprio codice genetico vitale e propulsivo.

Questa ricchezza, questa complessità, queste insopprimibili e prementi differenze, saranno la POTENZA VITALE, e vincente, della Coalizione popolare.

Ripeto, ancora, in punta di piedi: NESSUNO PENSI DI CONFERDERARSI CON GLI ALTRI A CASA PROPRIA.

CI VUOLE LA CASA COMUNE.

Beppe De Santis,
Palermo 26 gennaio 2017.

mercoledì 25 gennaio 2017

CONFEDERARE LE FORZE (2) PRINCIPI E METODO di Franz Altomare

[ 25 gennaio ]

Programma 101 è parte attiva del tentativo di raggruppare, in forma federativa, correnti e associazioni che condividono l'esigenza di dare vita ad una nuova forza politica popolare e sovranista.
Un processo in corso che chiede non solo uno sforzo militante ma anzitutto di pensiero. In questo conteso pubblicavamo il 5 genniao scorso, il contributo del Consiglio nazionale di P101, che già circolava tra le diverse componenti coinvolte. Qui sotto il contributo di Franz Altomare.


 LE RAGIONI DI UNA COALIZIONE ANTIOLIGARCHICA 

1. Tutti noi condividiamo certamente l’obiettivo generale di fondo, ovvero contribuire alla costruzione di un’alternativa politica credibile e praticabile per sottrarre i ceti subalterni dall’impoverimento crescente imposto dalle oligarchie dominanti attraverso le politiche di austerità. 

2. Il capitalismo neoliberista, o se si preferisce ordoliberista, usa tali politiche come strumento di governo. Lo scopo delle politiche neoliberiste non è solo quello di lucrare profitti per una esigua élite strapotente a danno delle grandi masse di lavoratori sfruttati, precari, disoccupati e dei pensionati, politiche che distruggendo il tessuto industriale e commerciale del Paese impoveriscono le classi medie divorando le piccole e medie imprese e mandando sul lastrico buona parte dei lavoratori autonomi. L’obiettivo finale è decisamente politico: usare la crisi per svuotare la democrazia di tutti gli strumenti che possano contrapporsi all’esercizio di questo potere

La distruzione dello Stato come espressione della sovranità popolare in realtà corrisponde, nell’ambito del sistema ordoliberista, ad un suo rafforzamento e trasformazione in filiale amministrativa di una governance non democratica che si autolegittima in funzione della sua forza di monopolio finanziario capace di condizionare e ricattare intere nazioni, soggiogandone i popoli e ipotecando ogni possibile futuro di riscatto dei ceti impoveriti. 

3. SOVRANITÀ STATALE e SOVRANITÀ MONETARIA sono condizioni necessarie e non negoziabili per la realizzazione democratica di quella che chiamiamo SOVRANITÀ POPOLARE

4. Da soli non si va da nessuna parte. Se convergiamo sull’idea che la dialettica politica, per mantenere una sua logica storica concreta, non può che svolgersi oggi sul piano istituzionale, e conseguentemente agita da un soggetto politico capace di interpretarla e gestirla, allora non possiamo che trarre due prime conclusioni alla base di un comune convincimento su cui costruire un’azione politica condivisa. 

Prima conclusione: è impensabile arrestare le politiche neoliberiste, o anche solo contenerle, restando fuori dalle istituzioni democratiche, per quanto residuali siano ancora gli strumenti lasciati a disposizione delle democrazie parlamentari in conseguenza del vincolo esterno europeo. La conquista democratica del potere da parte del blocco sociale che subisce passivamente le politiche dell’austerità è la prima condizione indispensabile per ambire ad un cambiamento del quadro politico che realizzi un’inversione di rotta del capitalismo neoliberista. 
In sostanza non si ferma la deriva neoliberista lasciando il neoliberismo al governo del Paese, illudendosi di condizionare un percorso storico, o addirittura di dirigerlo, con un’opposizione sociale vaga, frastagliata e dispersa che non si costituisca come opposizione politica unitaria e istituzionale. La strada democratica per puntare ad un futuro governo popolare altro non è che la strada parlamentare, e più in generale quella istituzionale coordinata con una mobilitazione civile pacifica e democratica, ovvero la contemporanea conquista del governo insieme a quella degli enti periferici dello Stato, Comuni e Regioni, perché il ciclo finale economico e amministrativo delle politiche finanziarie dell’austerity si consuma di fatto con la distruzione dello stato sociale a partire dagli enti locali. 

La seconda conclusione, derivante dalla prima è che solo un’organizzazione politica nella forma partito può incarnare quella soggettività in grado di porsi come obiettivo di candidarsi alla guida di un Paese sovrano. 

1. Nessuno si illuda di potercela fare da solo. Fuori dal campo di scontro, che resta istituzionale, la pretesa di condizionare gli eventi dall’esterno o addirittura di dirigerli è una sciocchezza, perché chi crede di controllare il capitalismo lasciandolo al potere finisce per essere controllato dallo stesso, o cooptato o acquisito. Lo scontro si affronta quindi, ed eventualmente si vince, come già detto, sul piano soggettivo e istituzionale. E qui sorge il problema di come organizzare questa soggettività. Non ci soffermiamo adesso sulle condizioni oggettive che danno ragione all’ipotesi di procedere nella direzione che intendiamo intraprendere. Ci basti adesso constatare alcune semplici cose che conosciamo benissimo: 
le condizioni economiche e sociali di vasti strati della popolazione schiacciati dalla crisi, crisi strutturale e permanente e niente affatto ciclica; la presenza di governi che si susseguono senza la volontà né gli strumenti per porre rimedio alle conseguenze di questa crisi; il fatto che questi governi amministrano eseguendo le disposizioni della governance europea in assenza di una reale maggioranza politica; siamo in presenza del paradosso  antidemocratico di governi che godono solo di una maggioranza formale e non sostanziale, mentre la società reale rappresentata dalla maggioranza della popolazione che ha dimostrato di essere, se pur in maniera confusa, decisamente antioligarchica, resta minoranza e minoranza senza rappresentanza politica; Diversi eventi internazionali, e per quanto ci riguarda il referendum sulle riforme costituzionali, dimostrano che la domanda di cambiamento è forte ma che questa domanda potrebbe essere destinata a cadere ancora una volta nel vuoto. 

2. Noi tutti che abbiamo deciso di riunirci condividiamo quindi la necessità di conseguire obiettivi di sovranità statale e di scioglimento del vincolo esterno, di farlo con una organizzazione che compete con il potere sul piano istituzionale, per sostituirci a questo potere con strumenti pacifici e ovviamente democratici (ovvietà storica e non certo teorica). Un solo partito, monolitico e tradizionale, non può farcela per tante ragioni. Al contrario, in una coalizione dove si condividono alcuni obiettivi di fondo le differenze, le diverse provenienze storiche e analitiche possono diventare non un fattore di debolezza ma di forza, proprio in virtù del fatto che ogni gruppo porta con se la sua dote d’esperienza e di specializzazione, e a ben vedere tante posizioni apparentemente eterogenee hanno solo un differente accento su alcuni elemento analitici: c’è chi pone l’accento sull’indipendenza geostrategica dagli Stati Uniti, chi restringe il campo solo all’uscita dall’euro, chi ritiene centrale difendere e far vivere la Costituzione del 1948 enfatizzando gli aspetti giuridici per realizzare una sua attuazione piena, chi parte dall’elemento culturale della globalizzazione per ricostruire una patria in cui il popolo è sovrano, e così via. Con accenti differenti tutti noi condividiamo questi spunti analitici e programmatici. 
3. E’ sufficiente quindi tentare un percorso aggregativo solo in funzione della sovranità statale e quindi della conseguente uscita dell’Italia dall’eurozona e dai principali trattati europei? La nostra risposta è no! Non è sufficiente per la ragione che se le maglie della rete sono troppo larghe la pesca potrebbe non andare a buon fine. E’ necessario dare un minimo di contenuto alla sovranità statale che si ripristinerebbe riconquistando la sovranità monetaria e riprendendo il controllo sulla libera circolazione dei capitali e delle merci: questo contenuto da condividere potrebbe essere il ripristino dello stato sociale, cioè del welfare ripartendo dal punto in cui è cominciata la sua destrutturazione e la ripresa di un suo sviluppo come redistribuzione di diritti sociali e di redditi. Una politica certa sul lavoro minimo garantito non può essere esclusa da questo contenuto. Per il momento ci fermeremmo qui per confrontarci su questi temi ed eventualmente sottoscrivere punti d’intesa, per proseguire nello sviluppo dei punti d’aggregazione, come tutti noi auspichiamo. Ricapitolando una breve bozza indicativa di un eventuale Statuto di Coalizione Popolare: 

Preambolo 

1. Coalizione Popolare è un’alleanza politica di movimenti, partiti e libere associazioni di cittadini organizzata nella forma giuridica partito. 
2. Coalizione Popolare sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e ripristino della sovranità popolare nella lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione, nella prospettiva di costruzione di una società fondata sulla giustizia sociale e ispirata ai valori del socialismo. 
3. Coalizione Popolare PRENDE ATTO della crisi dei partiti storici e del fallimento della rappresentanza per delega in seguito al declino delle istituzioni democratiche, SI ORGANIZZA per resistere all’attacco del capitalismo globalizzato contro le democrazie costituzionali e le sovranità popolari, RICONOSCE l’enorme potenzialità delle numerose realtà associative, politiche e sindacali in opposizione alle politiche dell’attuale sistema di potere e INSISTE sulla necessità di una concreta azione politica comune, condivisa e partecipata, attraverso l'allineamento di tutte le forze della sinistra antiliberista, democratica e costituzionale in Italia. 
4. Coalizione Popolare si pone come primo obiettivo quello di compattare a sinistra la pluralità di soggetti politici, movimenti e associazioni in opposizione all’attuale quadro di potere e individua l’URGENZA di convergere sulla condivisione organizzata di un minimo comune denominatore di obiettivi politici affinché la moltitudine di organizzazioni e posizioni specifiche, di per sé un potenziale di forza, non resti elemento di debolezza disperso e neutralizzato in una frammentazione funzionale al potere dominante ma evolva verso un coordinamento delle forze popolari della nostra società nella lotta per la difesa della sovranità popolare, della democrazia, della Costituzione del 1948 e per l’affermazione della pace e della giustizia sociale. 

OBIETTIVI 

Coalizione Popolare converge e si compatta attorno agli obiettivi politici di seguito elencati, considerati fondamentali e non negoziabili: 

A. SOVRANITA' POPOLARE Recesso dai principali trattati europei e internazionali che limitano la sovranità popolare sancita dalla Costituzione del 1948 con l'avvio di un processo di RICONQUISTA DELLA SOVRANITA' MONETARIA E RIPRISTINO DELLA MONETA STATALE contestualmente a un percorso programmato di uscita dall'Eurozona, dai diktat della Troika e dal sistema del debito sovrano gestito dalle banche private. 
B. ANTILIBERISMO Riappropriazione dei beni comuni e acquisizione da parte dello Stato di quelli già in possesso dei privati: acqua pubblica, proprietà demaniali, patrimonio artistico e archeologico, con amministrazione e gestione diretta da parte di enti dello Stato e assoluto divieto della concessione ai privati per la gestione degli stessi al fine di sottrarre tali beni alla speculazione e al profitto favorendo attivazione di forme di partecipazione sociale e controllo da parte della cittadinanza. 
C. COSTITUZIONE Difesa della Costituzione da riforme regressive e liberiste e sua evoluzione con modifiche e vincoli che la rendano attuativa soprattutto nel dettato in cui si richiama il diritto al lavoro e alle garanzie sociali. 
D. GIUSTIZIA SOCIALE Edificazione dello Stato Sociale con l'istituzione di un fondo permanente per l'eliminazione della disoccupazione involontaria, ricomprensione totale del diritto allo studio e alla salute nel settore pubblico, riqualificazione del sistema previdenziale a garanzia del diritto ad una pensione equa. 
E. ANTIFASCISMO Rifiuto di alleanze politiche con movimenti e partiti xenofobi, neoliberisti e d'ispirazione fascista. 

ALLEANZE A supporto del raggiungimento anche solo di uno o di alcuni degli obiettivi fondamentali, Coalizione Popolare converge non precludendosi un'apertura pragmatica per la costruzione di alleanze politiche strategiche con partiti e movimenti antiliberisti e anti euro, individuando come esclusivi elementi discriminanti per rigettare tali alleanze l’apologia anche indiretta del fascismo, il rifiuto della Costituzione del 1948 come legge fondamentale dello Stato e il rifiuto anche parziale della sovranità popolare a vantaggio di enti sovranazionali di qualsivoglia natura. 
Coalizione Popolare, nel convincimento che solo un fronte democratico allargato può liberare il nostro Paese dall'oppressione oligarchica e ristabilire la Sovranità Popolare, fatti salvi i principi contenuti nel presente Statuto e i limiti fissati nel precedente paragrafo, si confronta al suo interno e si attiva per verificare la possibilità di alleanze strategiche con partiti e movimenti definiti genericamente populisti o interclassisti, rifiutando, per il raggiungimento di tale obiettivo considerato primario, la pregiudiziale ideologica a vantaggio di un approccio critico che che prediliga la concretezza dell'azione politica .

Franz Altomare di Programma 101
19 gennaio 2017

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