[ 26 settembre]
Di contro ad un deviante complottismo che spiega le guerre fratricide nel vicino oriente, Siria in particolare, come risultato delle "diaboliche manovre americane", noi tentavamo di spiegare quali fossero le reali e profonde radici storiche di quei conflitti all'interno dell'Islam. Spiegavamo anche che un fattore decisivo dell'esacerbazione del conflitto sono gli appetiti egemonici confliggenti delle quattro principali potenze regionali (Israele, Iran, Arabia saudita e Turchia). Insistevamo nel dire che sbaglia chi pensa che le diverse milizie che si combattono sul terreno siriano-iracheno siano meri fantocci al servizio di queste potenze regionali o internazionali.
Usa, Kerry vuole coinvolgere l'Iran per contrastare l'avanzata Is in Siria
«Nuova figuraccia, stavolta ufficiale, delle cosiddette forze siriane anti-Assad moderate (una sessantina di uomini) che, al costo di centinaia di milioni di dollari, gli americani hanno addestrato. Il Pentagono ha ammesso che questi 'suoì ribelli si sono arresi ai qaedisti del fronte Jubath al Nusra, consegnando loro sei pickup armati e munizioni fornite sempre dagli americani per avere salva la vita. Lo ha reso noto il colonnello Patrick Ryder, portavoce di quello che ogni giorno che passa si sta rivelando il comando colabrodo delle forze armate Usa per la regione, il Centcom. Lo stesso comando accusato di aver alterato i rapporti degli 007 sul terreno prima di passarli alla Casa Bianca per dimostrare progressi inesistenti nella campagna contro Is.
L'imbarazzante evento risale alla notte tra lunedì e martedì 21 e 22 settembre, quando gli uomini delle " Nuove Forze Siriane", i cosiddetti ribelli moderati addestrati dagli Usa, hanno consegnato ad un intermediario di al Nusra il loro equipaggiamento Made in Usa (come fecero le truppe irachene che si sciolsero come neve al sole davanti ad Is a giugno del 2014 in Iraq, abbandonando carri armati e Humvee agli uomini di Abu Bakr al Baghdadj) per poter avere salva la vita. La notizia è giunta al Centcom alle 19 di ieri ha spiegato Ryder. Quello di ieri è solo l'ultimo sviluppo sconcertante della fallimentare strategia Usa anti-Is. Lo scorso 2 novembre metà dei soli 54 ribelli moderati anti-Assad addestrati dagli americani disertarono arrendendosi sempre ad al Nusra. Notizia finora mai confermata - a differenza di quella di oggi - dal Pentagono.
La riluttante amministrazione Obama, indecisa su come intervenire in Siria dopo aver tracciato " red-line", limiti invalicabili che Assad opltrepasso', ha investito 500 milioni di dollari per formare un'unità di 5.400 ribelli moderati all'anno per un periodo di 3 anni, escludendo l'invio di proprie truppe di terra. Ma l'ottimismo iniziale si scontrò contro la sconsolante realtà che gli istruttori americani riuscirono a formare nel 2014 solo l'1% dei presunti 5.400 'ribellì sicuri: 54. Questi ultimi alla prima prova del fuoco, attaccati dai qaedisti di al Nusra - rivali di Is - lo scorso luglio, si dileguarono. Il secondo gruppo formato da 70 ribelli di 'provatà fedelta', si sono ora in parte arresi consegnando le loro armi a quanti dovevano combattere. Tutti eventi che fanno emergere sempre più convincente l'opzione russa a favore di un intervento diretto contro Is e le altre formazioni jihadiste sul terreno (come dimostrano le forze schierate nella zona occidentale di Latakia) mentre sta emergendo il fallimento della strategia Usa dei raid aerei, iniziati poco più di un anno fa, il 26 settembre in Siria. Opzione russa di cui Barack Obama, dopo aver ostentato totale intransigenza, discuterà lunedì pomeriggio con Vladimir Putin (da due anni isolato dagli Usa per la crisi ucraina) a margine dell'Assemblea Generale Onu a New York.
In questo senso, dopo aver sdoganato, con l'intesa sul nucleare, l'Iran come interlocutore se non affidabile quanto meno utile, ora gli Usa hanno deciso di coinvolgere ufficialmente Teheran in un nuovo tentativo di risolvere la crisi siriana, dove gli ayatollah, insieme alla Russia, sono i principali alleati del regime di Damasco. Il segretario di Stato John Kerry tenterà di dare il via ad una nuova iniziativa per una soluzione politica alla tragedia siriana (dopo 60 mesi di conflitto, oltre 250.000 morti e 8 milioni di profughi) incontrando, tra gli altri, la prossima settimana a New York a margine dell'Assemblea Generale Onu, il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Dopo aver sostenuto la fallita iniziativa Onu (siglata ormai 3 anni fa a Ginevra), portata avanti prima dall'ex segretario generale Kofi Annan, poi dall'algerino Lakhdar Brahimi e da ultimo dall'italo-svedese Staffan De Mistura, Kerry vuole provare lui in prima persona un nuovo approccio. Progetto che, fonti vicine al segretario di Stato, sottolineano è ancora allo stato 'larvale', per trovare " una formula che ci riporti a effettivi e sostanziali negoziati". Trattative che vedono il coinvolgimento oltre che dell'Iran, della Russia, dell'Arabia Saudita e di Paesi come il Qatar e la Turchia, ritenuti essere finanziatori di Isis. L'iniziativa di Kerry è vista più che favorevolmente nelle capitale europee alle prese con la crisi dei milioni di profughi che, in fuga dalla Siria ma non solo, premono, e sfondano, le sue frontiere».
* Fonte La Repubblica
Di contro ad un deviante complottismo che spiega le guerre fratricide nel vicino oriente, Siria in particolare, come risultato delle "diaboliche manovre americane", noi tentavamo di spiegare quali fossero le reali e profonde radici storiche di quei conflitti all'interno dell'Islam. Spiegavamo anche che un fattore decisivo dell'esacerbazione del conflitto sono gli appetiti egemonici confliggenti delle quattro principali potenze regionali (Israele, Iran, Arabia saudita e Turchia). Insistevamo nel dire che sbaglia chi pensa che le diverse milizie che si combattono sul terreno siriano-iracheno siano meri fantocci al servizio di queste potenze regionali o internazionali.
L'avanzata sino ad ora irresistibile dei takfiri dell'ISIS getta un preziosa luce nel buio. La Casa Bianca dopo aver chiuso l'accordo sul nucleare con l'Iran (alleato di Assad), invia Kerry a Mosca nel tentativo di trovare un accordo con Putin per "sistemare" la questione siriana. Con la Russia, che si è spinta ad inviare proprie truppe a sostegno del regime di Assad, anche Israele ha siglato un accordo.
Le diverse potenze regionali e internazionali, pur mirando ognuna a tutelare i propri interessi, sembrano insomma decise a fare fronte comune contro quello che considerano, per ora, il loro nemico comune, l'ISIS appunto.
In questo contesto gli Stati Uniti, dopo tanti tentennamenti, sembrano appunto aver deciso di siglare un'alleanza con la Russia e l'Iran, intanto schiacciare l'ISIS, poi si vedrà.
Consigliamo la lettura di questo illuminante articolo apparso oggi su La repubblica.
Usa, Kerry vuole coinvolgere l'Iran per contrastare l'avanzata Is in Siria
«Nuova figuraccia, stavolta ufficiale, delle cosiddette forze siriane anti-Assad moderate (una sessantina di uomini) che, al costo di centinaia di milioni di dollari, gli americani hanno addestrato. Il Pentagono ha ammesso che questi 'suoì ribelli si sono arresi ai qaedisti del fronte Jubath al Nusra, consegnando loro sei pickup armati e munizioni fornite sempre dagli americani per avere salva la vita. Lo ha reso noto il colonnello Patrick Ryder, portavoce di quello che ogni giorno che passa si sta rivelando il comando colabrodo delle forze armate Usa per la regione, il Centcom. Lo stesso comando accusato di aver alterato i rapporti degli 007 sul terreno prima di passarli alla Casa Bianca per dimostrare progressi inesistenti nella campagna contro Is.
L'imbarazzante evento risale alla notte tra lunedì e martedì 21 e 22 settembre, quando gli uomini delle " Nuove Forze Siriane", i cosiddetti ribelli moderati addestrati dagli Usa, hanno consegnato ad un intermediario di al Nusra il loro equipaggiamento Made in Usa (come fecero le truppe irachene che si sciolsero come neve al sole davanti ad Is a giugno del 2014 in Iraq, abbandonando carri armati e Humvee agli uomini di Abu Bakr al Baghdadj) per poter avere salva la vita. La notizia è giunta al Centcom alle 19 di ieri ha spiegato Ryder. Quello di ieri è solo l'ultimo sviluppo sconcertante della fallimentare strategia Usa anti-Is. Lo scorso 2 novembre metà dei soli 54 ribelli moderati anti-Assad addestrati dagli americani disertarono arrendendosi sempre ad al Nusra. Notizia finora mai confermata - a differenza di quella di oggi - dal Pentagono.
La riluttante amministrazione Obama, indecisa su come intervenire in Siria dopo aver tracciato " red-line", limiti invalicabili che Assad opltrepasso', ha investito 500 milioni di dollari per formare un'unità di 5.400 ribelli moderati all'anno per un periodo di 3 anni, escludendo l'invio di proprie truppe di terra. Ma l'ottimismo iniziale si scontrò contro la sconsolante realtà che gli istruttori americani riuscirono a formare nel 2014 solo l'1% dei presunti 5.400 'ribellì sicuri: 54. Questi ultimi alla prima prova del fuoco, attaccati dai qaedisti di al Nusra - rivali di Is - lo scorso luglio, si dileguarono. Il secondo gruppo formato da 70 ribelli di 'provatà fedelta', si sono ora in parte arresi consegnando le loro armi a quanti dovevano combattere. Tutti eventi che fanno emergere sempre più convincente l'opzione russa a favore di un intervento diretto contro Is e le altre formazioni jihadiste sul terreno (come dimostrano le forze schierate nella zona occidentale di Latakia) mentre sta emergendo il fallimento della strategia Usa dei raid aerei, iniziati poco più di un anno fa, il 26 settembre in Siria. Opzione russa di cui Barack Obama, dopo aver ostentato totale intransigenza, discuterà lunedì pomeriggio con Vladimir Putin (da due anni isolato dagli Usa per la crisi ucraina) a margine dell'Assemblea Generale Onu a New York.
In questo senso, dopo aver sdoganato, con l'intesa sul nucleare, l'Iran come interlocutore se non affidabile quanto meno utile, ora gli Usa hanno deciso di coinvolgere ufficialmente Teheran in un nuovo tentativo di risolvere la crisi siriana, dove gli ayatollah, insieme alla Russia, sono i principali alleati del regime di Damasco. Il segretario di Stato John Kerry tenterà di dare il via ad una nuova iniziativa per una soluzione politica alla tragedia siriana (dopo 60 mesi di conflitto, oltre 250.000 morti e 8 milioni di profughi) incontrando, tra gli altri, la prossima settimana a New York a margine dell'Assemblea Generale Onu, il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Dopo aver sostenuto la fallita iniziativa Onu (siglata ormai 3 anni fa a Ginevra), portata avanti prima dall'ex segretario generale Kofi Annan, poi dall'algerino Lakhdar Brahimi e da ultimo dall'italo-svedese Staffan De Mistura, Kerry vuole provare lui in prima persona un nuovo approccio. Progetto che, fonti vicine al segretario di Stato, sottolineano è ancora allo stato 'larvale', per trovare " una formula che ci riporti a effettivi e sostanziali negoziati". Trattative che vedono il coinvolgimento oltre che dell'Iran, della Russia, dell'Arabia Saudita e di Paesi come il Qatar e la Turchia, ritenuti essere finanziatori di Isis. L'iniziativa di Kerry è vista più che favorevolmente nelle capitale europee alle prese con la crisi dei milioni di profughi che, in fuga dalla Siria ma non solo, premono, e sfondano, le sue frontiere».
* Fonte La Repubblica
8 commenti:
Sembra che stiamo andando verso un mondo multipolare.
Significa che ci sarà sempre più pace nel mondo?
O come scrive La Grassa la fase multipolare sarà violentemente conflittuale anche se probabilmente non nelle modalità di guerra vecchia maniera del XX secolo?
Questo prova che, aldilà del tipo di società fondamentalista che vuole imporre, l Isis è una vera forza rivoluzionaria. Come dice D Andrea.
Luca Tonelli
Questo prova che l'unico ideale rivoluzionario rimasto sono le religioni.
Le ideologie sono religioni secolarizzate. Non c'è differenza sostanziale fra le due categorie. La differenza è fra gli uomini che le esprimono. Le popolazioni europee, completamente svirilizzate e mediatizzate, pensano solo a consumare in santa pace e sono non pronte, bensì ansiose di sottomettersi a ogni mezzo o quarto di conquistatore. Quelle arabe, messe davanti a un progetto imperiale che le vuole espropriare delle proprie risorse naturali, non hanno paura ad aggregarsi sotto proprie bandiere (in questo caso quelle delle varie confessioni islamiche) e a individuare un nemico da scannare e da cui farsi scannare.
In un certo senso aveva ragione Marx. Le religioni o ideologie sono narrazioni; quel che conta è il soggetto narratore.
La differenza sostanziale tra religione e ideologia è la fonte delle "verità" rivelate e sostenute. Non è cosa da poco, poiché la fonte è anche sorgente di autorità morale, quella che giustifica ogni altra autorità derivata, indispensabile per l'applicazione concreta del corpo dottrinale attraverso l'interpretazione istituzionalizzata.
Sapere che la fonte del dogma è un'entità superiore ad ogni uomo, una divinità, oppure è un essere umano come tutti gli altri, con tutti i suoi potenziali limiti, significa anche la differenza tra fatalismo e autodeterminazione. E' evidente la difficoltà del cristianesimo nel giustificare la libertà di scelta del "fedele", tra bene e male assolutizzati.
Nell'ideologia occorre comunque ispirarsi al "divino" che è in noi, ma senza limiti alla possibilità di evolversi e correggersi, con tutti i rischi che ciò comporta.
Ciò che non cambia tra l'antico ed il nuovo atteggiamento è la necessità dell'indagare se stessi, ma da punti di vista ben differenziati. Poi i fenomeni di massa livellano tutto e tutti comunque, ma questo è un altro discorso rispetto al metodo ed ai principi.
La "Fonte della verità", nelle religioni è invariabilmente metafisica; almeno così hanno sempre sostenuto i fondatori delle medesime.
Confidare nel "Divino" che è in noi è però un atto di superbia (vedi la "divinizzazione della dea Ragione introdotta dagli Illuministi e considerati i non sempre entusiasmanti esiti che hanno ottenuto molti ragionatori). C'è qualche filosofo che concorda con un altro filosofo?
E allora?
Nell'incertezza le cose umane vanno a rotoli.
Che ci si possa fidare solo delle scienze matematiche?
@ Alberto
Non sono d'accordo. La fonte del dogma trae in ogni caso la propria autorevolezza dalla sua natura sovraordinata e provvidenziale. Guarda il marxismo: la "fonte" in parola è un processo metastorico e universale di realizzazione del comunismo, ulteriormente corazzato dalla teoria del materialismo storico che gli conferisce caratteri di necessarietà. Marx si presentava solo come lo studioso, in realtà il profeta, di questo movimento provvidenziale.
O pensa al nazionalsocialismo: qui abbiamo il Fuehrer che è, esso pure, un unto da parte di qualcosa di assai più grande di lui: una voce delle forze profonde del Volk, della terra, della tradizione che a loro volta parlano con necessità storica.
Non potrebbe essere altrimenti: nessuno si sognerebbe di intrupparsi in una comunità di fede e di versare il proprio sangue in nome di "un essere umano come tutti gli altri, con tutti i suoi potenziali limiti". Lo spirito critico svolge un ruolo puramente dissolutivo rispetto a qualsiasi vincolo associato.
@Lorenzo e Anonimo delle 12:31
sono sostanzialmente d'accordo con entrambi. C'è del vero anche nell'associazione comunismo-nazismo.
Tuttavia c'è una grossa differenza tra il lanciarsi in battaglia al grido "Dio lo vuole!" e l'ascoltare il logos che è in te. E' a questo che mi riferivo.
L'esito della propria individuale ricerca di verità è poi tutto da verificare. E' naturale che i più si rivolgano ad una personalità forte, ad uno spirito guida. Se così non fosse avremmo 7 miliardi di ideologie e nessuna politica attuabile.
L'importante è raggiungere quel minimo di consapevolezza che senza l'ausilio della ragione le conquiste stesse della ragione ci spingono verso l'autodistruzione (o meglio certe nostre pulsioni ataviche non controllate, che rendono attuabili impieghi indiscriminati di capacità tecnologiche). Cosa nuova nell'evoluzione delle civiltà. Da qui l'imperativo categorico (sopravvivenza) di uscire dal guado, di compiere quel salto di qualità di massa indispensabile, anche a neutralizzare i cattivi profeti.
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