[ 26 aprile ]
Anche in Francia ha preso forma la contraddizione principale dell’attualità politica, la frattura decisiva in cui trovano precipitazione tutte le eterogenee esigenze popolari: con perfetta specularità, da una parte si è espresso l’appoggio europeista (nel voto per Macron, Fillon e Hamon), dall’altra il rifiuto dell’Unione europea (nel voto per Le Pen, Mélenchon, e gli altri rivoli – di estrema destra e di estrema sinistra – in cui si è disperso il voto anti-europeista).
Anche in Francia ha preso forma la contraddizione principale dell’attualità politica, la frattura decisiva in cui trovano precipitazione tutte le eterogenee esigenze popolari: con perfetta specularità, da una parte si è espresso l’appoggio europeista (nel voto per Macron, Fillon e Hamon), dall’altra il rifiuto dell’Unione europea (nel voto per Le Pen, Mélenchon, e gli altri rivoli – di estrema destra e di estrema sinistra – in cui si è disperso il voto anti-europeista).
Una specularità netta e sintomatica: metà popolazione da una parte, l’altra metà contro. E’ un “contro” confuso e poco disponibile a sintesi politiche, vista l’estrema diversità delle urgenze che lo compongono, ma è il campo entro cui la sinistra di classe dovrebbe radicare una propria proposta politica. In questo senso, bene ha fatto proprio Mélenchon a evitare qualsiasi fronte comune liberista col nemico politico Macron. E’ un passo in avanti inaspettato e importante, perché per la prima volta spezza la sacra unione liberale tra sinistra e destra.
E’ più che importante: è una novità politica determinante, ed è il segno inaggirabile dei tempi. La lotta all’Unione europea si conferma la faglia che impone una scelta non più rimandabile: o si è a favore o si è contro. Questa la realtà dei fatti, ed è una realtà imposta da una diffusa insofferenza sociale, non da astratte teorizzazioni politiche.
Questo non significa che il Front national sia un soggetto “votabile” in funzione della lotta all’europeismo, chiaramente. Come spesso accaduto nelle recenti elezioni, si confrontano due mali che non concedono alcuna possibilità di scelta (anche perché al governo il Front national si confermerebbe un trumpismo minore). E’ il cul de sac in cui si ritrova una sinistra incapace di parlare il linguaggio del presente, quello comprensibile alla maggioranza del proletariato europeo. Non per caso dove quella sinistra costruisce discorsi credibili sulle contraddizioni reali – Unione europea in primis – questa raccoglie risultati elettorali importanti (la vicenda Mélenchon in questo senso è davvero paradigmatica: 7 milioni di voti per un candidato contrario alla Ue e alla Nato, roba in Italia relegata agli zerovirgola dell’estremismo testimoniale).
C’è però una certezza: Macron, e in tal senso i Macron di tutta Europa, costituiscono quel nemico con il quale non è possibile nessuna alleanza tattica, neanche in nome di un “antifascismo” completamente svuotato di qualsiasi significato materiale e riconvertito a toppa ideologica del neoliberalismo europeista. In tal senso, se i due candidati al ballottaggio francese costituiscono, per motivi diversi, due “problemi” pressanti per la sinistra, la soluzione si trova nelle contraddizioni sociali che determinano la contesa politica: da una parte, quella dell’europeismo “macronista”, c’è perfetta continuità tra condizione sociale e sintesi politica; dall’altro c’è il confuso magma della protesta, dell’impoverimento, della subalternità alle scelte della borghesia transnazionale. Quel magma è la nostra casa.
* Fonte: Militant Blog
6 commenti:
Sono contento di vedere che dopo anni anche a sinistra si comincia a capire che una cosa sono i nemici generici e l'altra "il nemico principale" quello per abbattere il quale ci si deve alleare anche con il diavolo.
Perché ci hanno messo tanto tempo?
Un' idea ce l'avrei...
Comunque speriamo che il popolo francese compia l'ennesimo atto di ribellione della sua storia (fino adesso) gloriosa.
"La lotta all’Unione europea si conferma la faglia che impone una scelta non più rimandabile:[..] è una realtà imposta da una diffusa insofferenza sociale,
[..]
Macron, [..] [costituisce] quel nemico con il quale non è possibile nessuna alleanza tattica, neanche in nome di un “antifascismo” completamente svuotato"
Questo è esattamente quello che intendevo nel precedente commento quando ho scritto: "Io avrei sperato che si spingesse un po' più in la (ma non troppo) nell'indicare il nemico principale". Cremaschi purtroppo non lo ha fatto e Brancaccio men che meno.
L'urgenza è indicare il nemico, la Le Pen mica dobbiamo sposarcela. Solo spingere a mettere una X su una scheda senza perdere la propria identità schierandosi troppo.
Certo che l'endorsement istantaneo di Fassina in favore di Macron ha davvero del ridicolo e fa capire come mai certi figuri finiscono sempre per essere politicamente irrilevanti.
Anche solo per scaltrezza politica, chi te lo fa fare, sapendo che attorno ti sei creato un po' di base anti-sistema che addirittura parteggerebbe a viso aperto per la Le Pen.
La posizione di Melenchon era forse la più facile, nessun appoggio diretto e critica aperta al sistema elettorale della quinta repubblica.
Secondo me l'aveva tirata già troppo per le lunghe e l'opzione di appoggio a Macron non doveva nemmeno esser concepita nel relativo dibattito, figuriamoci fare come socialisti e gollisti.
E lo so.. ma faglielo capire ai vetero sinistri...
Perché LePen sarebbe inevitabile da un punto di vista sovranista ? Se c'è un incendio, è irrilevante chi è il primo a sfondare la porta che permette a tutti di uscire dall'edificio in fiamme
Condivido interamente il contenuto dell'articolo. Bisogna pensare i problemi del presente e guardare al futuro, non restare preda dei riflessi condizionati del passato.
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