[ 23 aprile ]
Quel che sta accadendo in Alitalia è di una gravità enorme.
Quelli che comandano, autorizzati da governo, banche e sindacati confederali, l'hanno portata nuovamente al collasso.
Altro che "incompetenza" del management! ce l'hanno portata deliberatamente, allo scopo di mettere le maestranze con le spalle al muro, così da obbligarle ad accettare condizioni salariali e normative le peggiori d'Europa.
Il Sinedrio dei banchieri ha chiesto a Pilato (il governo di Gentiloni) di spedire sulla Croce le maestranze incolpevoli per salvare Barabba (gli azionisti vecchi e nuovi). I sindacati confederali hanno scelto la loro parte nella tragedia, quella dei centurioni che accompagnano i lavoratori sulla Via Crucis.
Ma, c'è un ma...
Potrebbe accadere l'impensabile.
Chissà che il copione già scritto da Lorsignori non subisca uno stravolgimento, che non avvenga un colpo di scena finale.
Chissà che le maestranze, malgrado le tante cadute, non si ribellino proprio poco prima dell'undicesima stazione, il referendum della crocifissione.
I lavoratori, stanchi di subire vessazioni e umiliazioni, sull'onda di una coraggiosa guerriglia, che in queste settimane ha sfidato l'accerchiamento del potente esercito campale nemico, potrebbero, con uno scatto di orgoglio, depositare nelle urne del referendum in corso una valanga di NO al cosiddetto "accordo" azienda-governo-sindacati.
O adesso o mai più.
O la vita o morte!
Sono tanti i lavoratori consapevoli che una volta inchiodati alla croce non ci sarà per loro alcuna resurrezione.
La schiera dei beccamorti, pur di vincere, ha scatenato contro i lavoratori una vera e propria offensiva del terrore.
Ministri della Repubblica come Carlo Calenda e Graziano del Rio hanno minacciato: "L'alternativa all'accordo raggiunto non c'è, non esiste".
Gli hanno fatto eco non solo il presidente designato di Alitalia Lugi Gubitosi, ma i Giuda confederali.
Ha affermato la segretaria della CISL Annamaria Furlan:
«Se dovesse vincere il NO avremmo una grande compagnia in meno e 20 mila disoccupati in più». Come se non bastasse, addirittura ad urne aperte, è sceso ieri in campo il filisteo Presidente del Consiglio Gentiloni: «So bene che ai dipendenti vengono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa sul nuovo piano industriale l’Alitalia non potrà sopravvivere».
Vergogna!
Simili sfrontati ricatti non si erano mai visti. Non giunse a tanto nemmeno la FIAT di Marchionne in occasione del referendum del gennaio 2011 in cui la FIOM venne battuta per il rotto della cuffia.
Il clima e le condizioni in cui i dipendenti Alitalia sono chiamati in questa ore a votare sono ben peggiori di allora.
Non solo la campagna di intimidazione che continua davanti ai seggi da parte degli ascari di CGIl, CISL e UIL.
Non solo le minacce fisiche al sindacalista della CUB, Fabio Frati che capeggia la resistenza.
Forti sono i rischi di brogli visto che ai compagni viene impedito di presidiare i seggi.
Tranne rare eccezioni, come quella di Stefano Fassina e Luigi Di Maio i politici si sono girati dall'altra parte, nessuno ha avuto il coraggio, né di schierarsi dalla parte delle maestranze in lotta, né di ribadire che una soluzione c'è, quella, come affermato da Antonio Amoroso e scritto da Fabio Frati di rinazionalizzare Alitalia.
Concludo ribadendo quanto ho già scritto, che la vicenda Alitalia non è solo strategica, e non tira in ballo solo la dignità dei lavoratori, è una metafora del dramma che vive il nostro Paese:
Forse.
Ma se questo accadrà non solo verrebbe smascherato il bluf di banche, azionisti e governo —Alitalia vivrà, e verrà fuori che in barba ai diktat dell'eurocrazia liberista "la nazionalizzazione è la sola soluzione" e la dignità di chi lavora non sarà calpestata —, avremmo un terremoto non solo sindacale ma politico, destinato a travolgere pure il governo, con due ministri, Calenda e Del Rio che loro sì che risulterebbero essere "esuberi" e dovrebbero andare a casa.
Che venga un altro 4 dicembre!
Quel che sta accadendo in Alitalia è di una gravità enorme.
Quelli che comandano, autorizzati da governo, banche e sindacati confederali, l'hanno portata nuovamente al collasso.
Altro che "incompetenza" del management! ce l'hanno portata deliberatamente, allo scopo di mettere le maestranze con le spalle al muro, così da obbligarle ad accettare condizioni salariali e normative le peggiori d'Europa.
Il Sinedrio dei banchieri ha chiesto a Pilato (il governo di Gentiloni) di spedire sulla Croce le maestranze incolpevoli per salvare Barabba (gli azionisti vecchi e nuovi). I sindacati confederali hanno scelto la loro parte nella tragedia, quella dei centurioni che accompagnano i lavoratori sulla Via Crucis.
Ma, c'è un ma...
Potrebbe accadere l'impensabile.
Chissà che il copione già scritto da Lorsignori non subisca uno stravolgimento, che non avvenga un colpo di scena finale.
Chissà che le maestranze, malgrado le tante cadute, non si ribellino proprio poco prima dell'undicesima stazione, il referendum della crocifissione.
I lavoratori, stanchi di subire vessazioni e umiliazioni, sull'onda di una coraggiosa guerriglia, che in queste settimane ha sfidato l'accerchiamento del potente esercito campale nemico, potrebbero, con uno scatto di orgoglio, depositare nelle urne del referendum in corso una valanga di NO al cosiddetto "accordo" azienda-governo-sindacati.
O adesso o mai più.
O la vita o morte!
Sono tanti i lavoratori consapevoli che una volta inchiodati alla croce non ci sarà per loro alcuna resurrezione.
La schiera dei beccamorti, pur di vincere, ha scatenato contro i lavoratori una vera e propria offensiva del terrore.
Ministri della Repubblica come Carlo Calenda e Graziano del Rio hanno minacciato: "L'alternativa all'accordo raggiunto non c'è, non esiste".
Gli hanno fatto eco non solo il presidente designato di Alitalia Lugi Gubitosi, ma i Giuda confederali.
Ha affermato la segretaria della CISL Annamaria Furlan:
«Se dovesse vincere il NO avremmo una grande compagnia in meno e 20 mila disoccupati in più». Come se non bastasse, addirittura ad urne aperte, è sceso ieri in campo il filisteo Presidente del Consiglio Gentiloni: «So bene che ai dipendenti vengono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa sul nuovo piano industriale l’Alitalia non potrà sopravvivere».
Vergogna!
Simili sfrontati ricatti non si erano mai visti. Non giunse a tanto nemmeno la FIAT di Marchionne in occasione del referendum del gennaio 2011 in cui la FIOM venne battuta per il rotto della cuffia.
Il clima e le condizioni in cui i dipendenti Alitalia sono chiamati in questa ore a votare sono ben peggiori di allora.
Non solo la campagna di intimidazione che continua davanti ai seggi da parte degli ascari di CGIl, CISL e UIL.
Non solo le minacce fisiche al sindacalista della CUB, Fabio Frati che capeggia la resistenza.
Forti sono i rischi di brogli visto che ai compagni viene impedito di presidiare i seggi.
Tranne rare eccezioni, come quella di Stefano Fassina e Luigi Di Maio i politici si sono girati dall'altra parte, nessuno ha avuto il coraggio, né di schierarsi dalla parte delle maestranze in lotta, né di ribadire che una soluzione c'è, quella, come affermato da Antonio Amoroso e scritto da Fabio Frati di rinazionalizzare Alitalia.
Concludo ribadendo quanto ho già scritto, che la vicenda Alitalia non è solo strategica, e non tira in ballo solo la dignità dei lavoratori, è una metafora del dramma che vive il nostro Paese:
«C'è in questa battaglia per nazionalizzare Alitalia, una cosa ancora più importante. Siamo davanti al fatto che un pezzo del mondo del lavoro inizia ad avere la consapevolezza che chi tira i fili dell'economia di questo Paese è una consorteria di parassiti, di ladroni, di banditi che mentre vogliono ridurre allo stato schiavistico chi lavora, azzannano lo Stato per papparsi le sue ricchezze. Una cosca di furfanti che si spacciano per "imprenditori", che in nome della globalizzazione e del mercato, perseguono il disegno di smembrare lo Stato e di sfasciare la nazione. E nello svolgere questa funzione disfattista essi godono del pieno e servile appoggio della multicolore casta dei politicanti».Forse quello mio, che vincano i NO, è solo un sogno, una vana speranza.
Forse.
Ma se questo accadrà non solo verrebbe smascherato il bluf di banche, azionisti e governo —Alitalia vivrà, e verrà fuori che in barba ai diktat dell'eurocrazia liberista "la nazionalizzazione è la sola soluzione" e la dignità di chi lavora non sarà calpestata —, avremmo un terremoto non solo sindacale ma politico, destinato a travolgere pure il governo, con due ministri, Calenda e Del Rio che loro sì che risulterebbero essere "esuberi" e dovrebbero andare a casa.
Che venga un altro 4 dicembre!
6 commenti:
Siamo chiari, senza enfasi sentimentali inopportune.
SE VINCONO I NO: comincia una nuova era, i lavoratori soffriranno molto in tempi rapidi MA POI RICOMINCERANNO A LOTTARE E LE COSE CAMBIERANNO NON SOLO IN ITALIA
SE VINCONO I SI': la sofferenza sarà diluita nel tempo MA SARA' PERGGIO DELLA PRIMA IPOTESI perché con quel "sì" gli operai rinunceranno a lottare e saranno l'un sempio anche agli altri.
MA SOPRATTUTTO SARANNO UN ESEMPIO PER I LORO FIGLI AI QUALI LASCERANNO DUE OPZIONI: O DIVENTARE DEI VIGLIACCHI COME I LORO PADRI O RIBELLARSI IN NOME DEL DISPREZZO PER I LORO PADRI.
Scegliete voi.
quella carogna di del rio:
"Non c'è un'altra soluzione né possibilità di nazionalizzazione, bisogna seguire con coraggio la strada iniziata". E' quanto ha detto in un'intervista al Tg1 Rai il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio parlando di Alitalia.
ANSA ore 15
La cosa su cui i lavoratori dovrebbero riflettere è che anche se passerà questo piano Alitalia è condannata.
Inoltre se NON passerà il piano lo Stato sarebbe costretto a intervenire.
Quindi se fossero furbi voterebbero no smascherando il bluff.
Ma ho lavorato vent'anni in quell'azienda - che grazie a Dio ho lasciato molto prima dell'età pensionabile tra l'altro con un ricco scivolo - e conosco i lavoratori. Non sono dei cuor di leone per usare un pietoso eufemismo e voteranno sì.
Se voteranno no sarò felice di essere sbugiardato.
I sindacati confederali sono la categoria per me peggiore, infami traditori doppiogiochisti Giuda0
Se dovessero davvero vincere i NO sarebbero capaci di farli rivotare dopo averli opportunamente terrorizzati più di quanto stanno facendo adesso.
calenda e l'altro non si dimetteranno mai.
quando mai si è dimesso qualcuno in italia ?
w il NO in ogni caso.
Posta un commento