[ 29 aprile ]
d) Può nascere un movimento di massa nuovo sulle nostre posizioni?
In Italia questo può difficilmente accadere nel breve periodo, vale a dire finché il M5S non viene messo alla prova. Il M5S, per altro, è punto di riferimento di quel blocco sociale che dovremmo organizzare noi.
Noi non giocheremo il primo tempo: quello che forse finisce con le politiche del 2018. Dobbiamo, tuttavia, essere pronti per il secondo. Ed il secondo tempo potrebbe non essere così lontano. Per questo bisogna rimboccarsi le mani da subito.
Quella che segue è la relazione sviluppata nella tavola rotonda pomeridiana sul tema: per un patriottismo costituzionale all'assemblea della Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN); Roma; 25 aprile 2017.
L'altro ieri avevamo pubblicato l'introduzione dei lavori di Moreno Pasquinelli. Domani sul canale You Tube le riprese video filmate dell'Assemblea della CLN
(Nelle note alcuni temi sviluppati in sede di replica)
1) Come vediamo partiti vecchi muoiono, movimenti nuovi esplodono anche in poco tempo. Quindi si può tentare.
Qualsiasi movimento che nasce ha bisogno di un punto di riferimento ideologico, ideale, almeno culturale. Ha bisogno di un catalizzatore a cui riferire tutte le azioni per ottenere un effetto accumulo, per dare un senso generale ad azioni specifiche e parziali che da sole svanirebbero, sarebbero scarsamente efficaci o finirebbero in quadri di riferimento altrui.
Si ha bisogno di un frame, direbbe Lakoff.
Dobbiamo, dunque, creare un quadro di riferimento.
Non solo. Forse dobbiamo "inventare una tradizione" fra vecchio e nuovo, fra passato e futuro.
2) Abbiamo scelto la Costituzione del '48. Non è, nonostante il risultato del 4 dicembre, una scelta scontata. La storia della Costituzione è tanto travagliata quanto la storia del nostro paese.
È una Costituzione dall'altissimo profilo ideologico, culturale, politico, sociale, ma proprio per questo è stata contrastata fin da subito. Prima la guerra fredda, l'uccisione di Mattei, il primo centrosinistra e il tintinnar di sciabole, poi il 68/69 e la strategia della tensione, fino ad arrivare all'uccisione di Moro.
Fin dalla Costituente c'è stato lo scontro con i liberisti, la libertà di mercato, di proprietà, di profitto ad ogni costo, la pretesa illegalità dei poteri pubblici e privati, l'insofferenza a vincoli e controlli.
Da Tangentopoli e dalla cosiddetta seconda repubblica fino ad oggi c'è stato il tentativo di cambiare la seconda parte della Carta per uniformare la prima (immodificabile) all'Unione liberista, ai mercati, alla finanza.
Vorrei far notare che la stragrande maggioranza del Parlamento è: anticostituzionale, acostitzionale o “costituzionale light”.
Una Costituzione con un Parlamento contro: questa è la situazione!!
Non solo. Un altro elemento forte è stato l'impedimento all'autonomia nazionale che era ed è la condizione per applicare una Costituzione così avanzata. Quello dell'autonomia del paese e della sua politica estera è stato un campo di battaglia costante. Del resto, come ben vediamo, da quando siamo nell'Unione, la politica estera è l'altra faccia di quella interna.
In positivo, la Costituzione è dunque anche il riferimento per costruire un nuovo spazio internazionale. Per questo si rovesciano i termini.
Noi vogliamo attuare la Costituzione, per questo siamo contro l'Unione e l'euro in quanto rappresentano il contrario, sono i virus che infettano il nostro paese e la nostra Carta.
Abbiamo bisogno di confini, di regolazione dei mercati, della finanza, delle merci, delle persone. Senza non si attua nessuna Costituzione e nemmeno si pratica alcun internazionalismo concreto.
I lavoratori lo capiscono e votano Brexit, Trump, Le Pen, Melénchon.
Sbagliano? Non capiscono? O capiscono troppo bene che il libero scambio era ed è contro di loro! Infatti non è vero che la globalizzazione ci ha arricchito tutti allo stesso modo, anzi ha arricchito alcuni e impoverito in modo diverso tutti gli altri.
È QUI CHE NASCE LA CRISI DELLA POLITICA. MA QUI STA ANCHE LA POSSIBILITÀ DELLA SUA RINASCITA.
3) Quali sono le caratteristiche fondamentali della Costituzione lo sappiamo:
il lavoro e non l'impresa, i diritti e non la finanza, lo Stato devo rimuovere gli ostacoli (altro che mano invisibile del mercato), l'impresa privata deve concorrere al benessere generale.
Pensiamo alla discussione in Costituente sul salario: il salario non legato alla prestazione in sé, alla mera sopravvivenza del lavoratore e della sua famiglia, ma strumento di dignità e di libertà. Un'economia dunque piegata al benessere, alla dignità, alla libertà.
Questi sono gli elementi di socialità, solidarietà, socialismo che unirono parte dei cattolici, socialisti, comunisti. Questo è quello che dà tanto fastidio.
È un altro mondo rispetto al liberismo e allo stesso capitalismo democratico. Al contrario, oggi siamo addirittura in balia di algoritmi e computer!!
Per questi motivi la Costituzione divide anche oggi il bene dal male, i buoni dai cattivi. Basti vedere il 4 dicembre e le prese di distanza strumentali del PD da manifestazioni indette dall'Anpi.
4) L'attuazione della Costituzione, dunque, è la cifra della nostra storia post seconda guerra mondiale.
O sarà attuata o saremo sempre un paese brancaleone all'interno ed all'esterno. Saremo sempre un popolo di sfigati.
Questione oggi tanto più cruciale a fronte delle contraddizioni insanabili dell'Unione e di un mondo pieno di tensioni economiche, politiche, militari.
Ed è da qui, dall'Unione, dall'euro, dagli Usa, dalla Nato che vengono le insicurezze economiche, i pericoli del terrorismo, le migrazioni di massa.
5) Ma l'attuazione della Carta, lo sappiamo, non si può raggiungere e nemmeno pensare senza costruire un popolo. Ma un popolo non si costruisce senza ideali e obiettivi strategici comuni.
Per attuare la Costituzione serve uno spirito costituzionale, un forte e radicale patriottismo costituzionale. Serve una religione civile radicale.
La questione è come e quale patriottismo costituzionale possiamo e dobbiamo costruire: non ricostruire, ma costruire.
Il mio amico Buffagni direbbe che nessuno morirebbe per una Costituzione. Ha torto. Tanti sono morti per conquistare le Costituzioni, anche per questa Costituzione. Certo è più difficile morire per attuarla. Una volta che si è conquistata sembra che si debba realizzare motu proprio.
Ma nell'affermazione c'è del vero. Il patriottismo costituzionale non può essere che l'inizio di un lavoro di costruzione di un nuovo senso della patria.
E questa sta nella rivisitazione della nostra storia: dei punti alti come di quelli pessimi. Soprattutto questi ultimi, poiché se non li si rielabora ritornano, ritornano sempre come ben vediamo.
6) Il patriottismo è inevitabilmente nazionale ma non è nazionalista in senso reazionario. I patrioti del 1848 lottavano uniti in tutta Europa perché ogni popolo avesse la propria nazione, per lo stesso ideale. Il patriottismo non è aggressivo. Chi è per la propria patria rispetta quella degli altri.
Il patriottismo costituzionale è anche populista nel senso della costruzione del popolo ma, a differenza, del populismo ha un obiettivo preciso, non variabile, non dovuto ai sondaggi: è l'attuazione della Costituzione. E la Costituzione pone dei vincoli anche alla sovranità popolare: certi diritti non sono sottoponibili al voto.
E le parti sociali, le classi non scompaiono nel brodo apparente del: né di destra nè di sinistra, poiché rimane il conflitto, la dialettica. Per questo è importante la democrazia. La democrazia in tutte le sue forme: rappresentativa e popolare; e deve essere presente in tutti gli ambiti: lavoro, scuola, giustizia, esercito, forze dell'ordine, informazione.
7) Il patriottismo costituzionale non è solo un sentimento, un ideale ma è fortemente politico. Ciò ci porta a temi politici di grande attualità.
C'è uno Stato che non sentiamo nostro. Del resto è nato con legge delega dello Statuto Albertino esteso al paese dal Regno Sabaudo. Poi c'è stata la sua fascistizzazione, il ruolo della Chiesa, l'appropriazione democristiana, l'invasione partitica prima e poi la privatizzazione della cosa pubblica.
C'è forse da stupirsi se conquiste come la scuola e la sanità vengono messe in discussione, se la giustizia non funziona, se abbiamo delegato a dei professionisti la difesa del paese, se siamo un paese generalmente corrotto, se siamo al 52° posto come libertà e qualità dell'informazione, se stanno riducendo la democrazia ad un simulacro?
8) Ma la crisi di consenso del sistema liberista è evidente. Quando il popolo può votare si o no: il popolo vota NO. Hanno votato No anche i lavoratori di Alitalia nonostante ricatti bestiali. A questo proposito, vorrei sottolineare che la mancanza di una compagnia di bandiera è assurda in un paese come l'Italia che vive anche di turismo ed ha il patrimonio artistico più importante del mondo. Credono i nostri governanti che le altre compagnie aeree programmino il loro lavoro finalizzandolo agli interessi del nostro paese!? L'Alitalia è la metafora della crisi delle élite transnazionali nostrane.
A causa della evidente crisi di consenso, per le classi dirigenti, si pone il problema di come salvare l'apparenza della democrazia e renderla innocua: magari ricorrendo a leader da markentig, ai partiti non partiti affinché "tutto cambi perché nulla cambi".
9) L'attuazione della Costituzione deve dunque affondare le radici nei grandi temi che vivono le classi popolari ed i nodi storici del paese. Non è più una discussione da cattedre universitarie.
Deve diventare pane e salame. Deve essere tradotta in proposte e linguaggi comprensibili. L'attuazione della Costituzione non è un pranzo di gala.
Ed il patriottismo democratico è il fondamento di una lotta dura per cambiare, e rivoluzionare questo paese.
a) In merito al tema destra/sinistra ribadisco che la risposta è la Costituzione. Dobbiamo smettere di perdere tempo in questa diatriba. È vecchia. A parte considerazioni per cui questi termini, sul piano teorico e culturale, ancora hanno senso, il punto è che se andiamo nel concreto ci infiliamo in un ginepraio.
Ad esempio, chi rappresenta la destra economica? La rappresenta il PD, ma viene nominato come sinistra. Ma quando parliamo di destra non ci riferiamo al PD! Questo vale anche per i settori sociali. Non solo le élite, ma anche i lavoratori che hanno uno stipendio o una rendita certa (frutto del lavoro e delle lotte passate) stanno sull'altro fronte per ora. Sono di destra? Per questo, per me, dobbiamo superare questa discussione: il nostro riferimento è la Costituzione. Poi, per obiettivi specifici (uscita dall'Unione) si converge con chi ci sta, come è accaduto il 4 dicembre.
b) La/le destra/e non hanno programmi egemonici e un vero modello sociale alternativo. Inevitabilmente sono una delle tante sfumature del liberismo.
La crisi non ha fine. Per questo la Costituzione è importante. Essa delinea un altro modello di società, un altro senso del vivere in società.
c) La Costituzione è il nostro riferimento fondamentale, tuttavia, bisogna tradurla in proposte e iniziative concrete. Si parla tanto e giustamente della casta dei politici, ma lo si fa illudendosi che eliminandola le cose si sistemino da sole. Perché non puntiamo il dito anche contro i grandi manager delle banche o delle aziende che prendono stipendi e liquidazioni milionari!? Forse che non le pagano i lavoratori, i consumatori, i correntisti!?
Perché non affrontare il tema del risparmio (tutelato dalla Costituzione) per orientarlo, non verso i Fondi o la finanza ma, come propone Porcaro, verso la piena occupazione e una nuova matrice economica- industriale-ecologica del paese!? Pane e salame appunto.
1) Come vediamo partiti vecchi muoiono, movimenti nuovi esplodono anche in poco tempo. Quindi si può tentare.
Qualsiasi movimento che nasce ha bisogno di un punto di riferimento ideologico, ideale, almeno culturale. Ha bisogno di un catalizzatore a cui riferire tutte le azioni per ottenere un effetto accumulo, per dare un senso generale ad azioni specifiche e parziali che da sole svanirebbero, sarebbero scarsamente efficaci o finirebbero in quadri di riferimento altrui.
Si ha bisogno di un frame, direbbe Lakoff.
Dobbiamo, dunque, creare un quadro di riferimento.
Non solo. Forse dobbiamo "inventare una tradizione" fra vecchio e nuovo, fra passato e futuro.
2) Abbiamo scelto la Costituzione del '48. Non è, nonostante il risultato del 4 dicembre, una scelta scontata. La storia della Costituzione è tanto travagliata quanto la storia del nostro paese.
È una Costituzione dall'altissimo profilo ideologico, culturale, politico, sociale, ma proprio per questo è stata contrastata fin da subito. Prima la guerra fredda, l'uccisione di Mattei, il primo centrosinistra e il tintinnar di sciabole, poi il 68/69 e la strategia della tensione, fino ad arrivare all'uccisione di Moro.
Roma. 25 aprile 2017. L'assemblea della CLN. Da sinistra: Ugo Boghetta, Moreno Pasquinelli, Luciano Barra Caracciolo e Marco Zanni |
Fin dalla Costituente c'è stato lo scontro con i liberisti, la libertà di mercato, di proprietà, di profitto ad ogni costo, la pretesa illegalità dei poteri pubblici e privati, l'insofferenza a vincoli e controlli.
Da Tangentopoli e dalla cosiddetta seconda repubblica fino ad oggi c'è stato il tentativo di cambiare la seconda parte della Carta per uniformare la prima (immodificabile) all'Unione liberista, ai mercati, alla finanza.
Vorrei far notare che la stragrande maggioranza del Parlamento è: anticostituzionale, acostitzionale o “costituzionale light”.
Una Costituzione con un Parlamento contro: questa è la situazione!!
Non solo. Un altro elemento forte è stato l'impedimento all'autonomia nazionale che era ed è la condizione per applicare una Costituzione così avanzata. Quello dell'autonomia del paese e della sua politica estera è stato un campo di battaglia costante. Del resto, come ben vediamo, da quando siamo nell'Unione, la politica estera è l'altra faccia di quella interna.
In positivo, la Costituzione è dunque anche il riferimento per costruire un nuovo spazio internazionale. Per questo si rovesciano i termini.
Noi vogliamo attuare la Costituzione, per questo siamo contro l'Unione e l'euro in quanto rappresentano il contrario, sono i virus che infettano il nostro paese e la nostra Carta.
Abbiamo bisogno di confini, di regolazione dei mercati, della finanza, delle merci, delle persone. Senza non si attua nessuna Costituzione e nemmeno si pratica alcun internazionalismo concreto.
I lavoratori lo capiscono e votano Brexit, Trump, Le Pen, Melénchon.
Sbagliano? Non capiscono? O capiscono troppo bene che il libero scambio era ed è contro di loro! Infatti non è vero che la globalizzazione ci ha arricchito tutti allo stesso modo, anzi ha arricchito alcuni e impoverito in modo diverso tutti gli altri.
È QUI CHE NASCE LA CRISI DELLA POLITICA. MA QUI STA ANCHE LA POSSIBILITÀ DELLA SUA RINASCITA.
3) Quali sono le caratteristiche fondamentali della Costituzione lo sappiamo:
il lavoro e non l'impresa, i diritti e non la finanza, lo Stato devo rimuovere gli ostacoli (altro che mano invisibile del mercato), l'impresa privata deve concorrere al benessere generale.
Pensiamo alla discussione in Costituente sul salario: il salario non legato alla prestazione in sé, alla mera sopravvivenza del lavoratore e della sua famiglia, ma strumento di dignità e di libertà. Un'economia dunque piegata al benessere, alla dignità, alla libertà.
Questi sono gli elementi di socialità, solidarietà, socialismo che unirono parte dei cattolici, socialisti, comunisti. Questo è quello che dà tanto fastidio.
Assemblea della CLN. Sessione pomeridiana |
È un altro mondo rispetto al liberismo e allo stesso capitalismo democratico. Al contrario, oggi siamo addirittura in balia di algoritmi e computer!!
Per questi motivi la Costituzione divide anche oggi il bene dal male, i buoni dai cattivi. Basti vedere il 4 dicembre e le prese di distanza strumentali del PD da manifestazioni indette dall'Anpi.
4) L'attuazione della Costituzione, dunque, è la cifra della nostra storia post seconda guerra mondiale.
O sarà attuata o saremo sempre un paese brancaleone all'interno ed all'esterno. Saremo sempre un popolo di sfigati.
Questione oggi tanto più cruciale a fronte delle contraddizioni insanabili dell'Unione e di un mondo pieno di tensioni economiche, politiche, militari.
Ed è da qui, dall'Unione, dall'euro, dagli Usa, dalla Nato che vengono le insicurezze economiche, i pericoli del terrorismo, le migrazioni di massa.
5) Ma l'attuazione della Carta, lo sappiamo, non si può raggiungere e nemmeno pensare senza costruire un popolo. Ma un popolo non si costruisce senza ideali e obiettivi strategici comuni.
Per attuare la Costituzione serve uno spirito costituzionale, un forte e radicale patriottismo costituzionale. Serve una religione civile radicale.
La questione è come e quale patriottismo costituzionale possiamo e dobbiamo costruire: non ricostruire, ma costruire.
Il mio amico Buffagni direbbe che nessuno morirebbe per una Costituzione. Ha torto. Tanti sono morti per conquistare le Costituzioni, anche per questa Costituzione. Certo è più difficile morire per attuarla. Una volta che si è conquistata sembra che si debba realizzare motu proprio.
Ma nell'affermazione c'è del vero. Il patriottismo costituzionale non può essere che l'inizio di un lavoro di costruzione di un nuovo senso della patria.
E questa sta nella rivisitazione della nostra storia: dei punti alti come di quelli pessimi. Soprattutto questi ultimi, poiché se non li si rielabora ritornano, ritornano sempre come ben vediamo.
6) Il patriottismo è inevitabilmente nazionale ma non è nazionalista in senso reazionario. I patrioti del 1848 lottavano uniti in tutta Europa perché ogni popolo avesse la propria nazione, per lo stesso ideale. Il patriottismo non è aggressivo. Chi è per la propria patria rispetta quella degli altri.
Il patriottismo costituzionale è anche populista nel senso della costruzione del popolo ma, a differenza, del populismo ha un obiettivo preciso, non variabile, non dovuto ai sondaggi: è l'attuazione della Costituzione. E la Costituzione pone dei vincoli anche alla sovranità popolare: certi diritti non sono sottoponibili al voto.
E le parti sociali, le classi non scompaiono nel brodo apparente del: né di destra nè di sinistra, poiché rimane il conflitto, la dialettica. Per questo è importante la democrazia. La democrazia in tutte le sue forme: rappresentativa e popolare; e deve essere presente in tutti gli ambiti: lavoro, scuola, giustizia, esercito, forze dell'ordine, informazione.
7) Il patriottismo costituzionale non è solo un sentimento, un ideale ma è fortemente politico. Ciò ci porta a temi politici di grande attualità.
C'è uno Stato che non sentiamo nostro. Del resto è nato con legge delega dello Statuto Albertino esteso al paese dal Regno Sabaudo. Poi c'è stata la sua fascistizzazione, il ruolo della Chiesa, l'appropriazione democristiana, l'invasione partitica prima e poi la privatizzazione della cosa pubblica.
C'è forse da stupirsi se conquiste come la scuola e la sanità vengono messe in discussione, se la giustizia non funziona, se abbiamo delegato a dei professionisti la difesa del paese, se siamo un paese generalmente corrotto, se siamo al 52° posto come libertà e qualità dell'informazione, se stanno riducendo la democrazia ad un simulacro?
8) Ma la crisi di consenso del sistema liberista è evidente. Quando il popolo può votare si o no: il popolo vota NO. Hanno votato No anche i lavoratori di Alitalia nonostante ricatti bestiali. A questo proposito, vorrei sottolineare che la mancanza di una compagnia di bandiera è assurda in un paese come l'Italia che vive anche di turismo ed ha il patrimonio artistico più importante del mondo. Credono i nostri governanti che le altre compagnie aeree programmino il loro lavoro finalizzandolo agli interessi del nostro paese!? L'Alitalia è la metafora della crisi delle élite transnazionali nostrane.
A causa della evidente crisi di consenso, per le classi dirigenti, si pone il problema di come salvare l'apparenza della democrazia e renderla innocua: magari ricorrendo a leader da markentig, ai partiti non partiti affinché "tutto cambi perché nulla cambi".
9) L'attuazione della Costituzione deve dunque affondare le radici nei grandi temi che vivono le classi popolari ed i nodi storici del paese. Non è più una discussione da cattedre universitarie.
Deve diventare pane e salame. Deve essere tradotta in proposte e linguaggi comprensibili. L'attuazione della Costituzione non è un pranzo di gala.
Ed il patriottismo democratico è il fondamento di una lotta dura per cambiare, e rivoluzionare questo paese.
* * *
a) In merito al tema destra/sinistra ribadisco che la risposta è la Costituzione. Dobbiamo smettere di perdere tempo in questa diatriba. È vecchia. A parte considerazioni per cui questi termini, sul piano teorico e culturale, ancora hanno senso, il punto è che se andiamo nel concreto ci infiliamo in un ginepraio.
Ad esempio, chi rappresenta la destra economica? La rappresenta il PD, ma viene nominato come sinistra. Ma quando parliamo di destra non ci riferiamo al PD! Questo vale anche per i settori sociali. Non solo le élite, ma anche i lavoratori che hanno uno stipendio o una rendita certa (frutto del lavoro e delle lotte passate) stanno sull'altro fronte per ora. Sono di destra? Per questo, per me, dobbiamo superare questa discussione: il nostro riferimento è la Costituzione. Poi, per obiettivi specifici (uscita dall'Unione) si converge con chi ci sta, come è accaduto il 4 dicembre.
b) La/le destra/e non hanno programmi egemonici e un vero modello sociale alternativo. Inevitabilmente sono una delle tante sfumature del liberismo.
La crisi non ha fine. Per questo la Costituzione è importante. Essa delinea un altro modello di società, un altro senso del vivere in società.
c) La Costituzione è il nostro riferimento fondamentale, tuttavia, bisogna tradurla in proposte e iniziative concrete. Si parla tanto e giustamente della casta dei politici, ma lo si fa illudendosi che eliminandola le cose si sistemino da sole. Perché non puntiamo il dito anche contro i grandi manager delle banche o delle aziende che prendono stipendi e liquidazioni milionari!? Forse che non le pagano i lavoratori, i consumatori, i correntisti!?
Perché non affrontare il tema del risparmio (tutelato dalla Costituzione) per orientarlo, non verso i Fondi o la finanza ma, come propone Porcaro, verso la piena occupazione e una nuova matrice economica- industriale-ecologica del paese!? Pane e salame appunto.
d) Può nascere un movimento di massa nuovo sulle nostre posizioni?
In Italia questo può difficilmente accadere nel breve periodo, vale a dire finché il M5S non viene messo alla prova. Il M5S, per altro, è punto di riferimento di quel blocco sociale che dovremmo organizzare noi.
Noi non giocheremo il primo tempo: quello che forse finisce con le politiche del 2018. Dobbiamo, tuttavia, essere pronti per il secondo. Ed il secondo tempo potrebbe non essere così lontano. Per questo bisogna rimboccarsi le mani da subito.
1 commento:
Allora non capite...DOVETE DIVENTARE VOI STESSI M5S...
Ci avete messo anni a capire che può essere necessario allearsi con le destre contro il nemico principale delle élite internazionali.
Adesso evitate di perdere altro tempo prezioso scrivendo incongruità come quella che dice Boghetta quando scrive: "Noi non giocheremo il primo tempo"....ma scherzate?
Si fonda un meet up e nel 2018 si manda al parlamento della gente selezionata da noi.
SVEGLIA!!!
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