[ 5 aprile ]
Ve lo ricordate?
Che tenerezza!
Perché mi viene in mente? Perché ho appena rilasciato all'ottimo Americo Mancini di Radio Rai un'intervista sull'ultima release dei conti settoriali trimestrali ISTAT. Un prestigioso quotidiano italiano riassume così il messaggio:
(nel dubbio, metto uno screenshot). Ora, non è che questo modo di presentare la situazione sia falso: ma certamente è tendenzioso. In effetti, come mostrano i dati:
(questa è la Tav. 5 che trovate nel file di serie storiche scaricabile dal comunicato stampa sul sito dell'ISTAT), nel 2016 si è avuto il tasso di crescita più alto del potere d'acquisto (rectius: reddito disponibile in termini reali) delle famiglie dal 2001. Nel 2001 fu 2.3, poi si ebbero solo tassi di crescita inferiori. Solo che il lettore, oltre a non essere necessariamente consapevole della differenza fra dinamica e livello di un fenomeno, istintivamente, per motivi di impaginazione, vede "potere d'acquisto delle famiglie al top dal 2001", e si rassicura: se non arrivo alla fine del mese, pensa, sarà colpa mia...
Non è esattamente così. I dati mostrano che dalla crisi (cioè dal 2008) al 2015 il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito del 9.9%, e quindi il rimbalzo (del gatto morto) avvenuto nel 2016 si limita a correggere questa débâcle, portandola al solo (!) 8.3%. Di questo non trovo traccia nell'articolo, ma l'ho letto in modo molto affrettato, quindi potrebbe essermi sfuggito. D'altra parte, ci sarebbe anche da chiedersi perché commentare il dato annuale, visto che quelli che sono usciti sono conti trimestrali. Anche in questo caso, la risposta non è difficile da trovare. Lo 1.6% annuale è il risultato di una certa crescita nei primi trimestri, seguita da un calo dello 0.9% nell'ultimo trimestre. Se fate il disegnino lo vedete molto bene:
Notate la frenata storica del reddito disponibile nominale (piatto dal 2008), e notate il dente al ribasso nel reddito nominale e reale (potere d'acquisto). Quest'ultimo elemento vi fa anche capire cosa pensare dell'ennesima leggenda metropolitana prodotta dalla fabbrica del falso, vale a dire che il potere d'acquisto in autunno sarebbe calato perché c'è stata una grande moria delle vacche (la neve) che ha fatto alzare i prezzi (delle zucchine). La verità è che buona parte della discesa del potere d'acquisto (pari, come ho detto, allo 0.9%) è spiegata dalla discesa dei redditi nominali (pari allo 0.6%). Sì, siamo in media più poveri, e solo un terzo di questo impoverimento è spiegato dai (maggiori) prezzi: due terzi sono spiegati dai (minori) salari.
Ma naturalmente per Repubblica il reddito delle famiglie al top: sempre più in alto, avrebbe detto il compianto Mike.
E la sintesi qual è?
Ma è chiaro: aridatece Mike Bongiorno, un giornalista che i fatti li "caricava" solo negli spot pubblicitari...
* Fonte: Goofynomics
A proposito di come vengono presentate le statistiche economiche...Un divertente intervento di Alberto Bagnai sui dati sul potere d'acquisto diffusi ieri.
Il potere d'acquisto e la grappa Bocchino
Ve lo ricordate?
Che tenerezza!
Perché mi viene in mente? Perché ho appena rilasciato all'ottimo Americo Mancini di Radio Rai un'intervista sull'ultima release dei conti settoriali trimestrali ISTAT. Un prestigioso quotidiano italiano riassume così il messaggio:
(nel dubbio, metto uno screenshot). Ora, non è che questo modo di presentare la situazione sia falso: ma certamente è tendenzioso. In effetti, come mostrano i dati:
(questa è la Tav. 5 che trovate nel file di serie storiche scaricabile dal comunicato stampa sul sito dell'ISTAT), nel 2016 si è avuto il tasso di crescita più alto del potere d'acquisto (rectius: reddito disponibile in termini reali) delle famiglie dal 2001. Nel 2001 fu 2.3, poi si ebbero solo tassi di crescita inferiori. Solo che il lettore, oltre a non essere necessariamente consapevole della differenza fra dinamica e livello di un fenomeno, istintivamente, per motivi di impaginazione, vede "potere d'acquisto delle famiglie al top dal 2001", e si rassicura: se non arrivo alla fine del mese, pensa, sarà colpa mia...
Non è esattamente così. I dati mostrano che dalla crisi (cioè dal 2008) al 2015 il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito del 9.9%, e quindi il rimbalzo (del gatto morto) avvenuto nel 2016 si limita a correggere questa débâcle, portandola al solo (!) 8.3%. Di questo non trovo traccia nell'articolo, ma l'ho letto in modo molto affrettato, quindi potrebbe essermi sfuggito. D'altra parte, ci sarebbe anche da chiedersi perché commentare il dato annuale, visto che quelli che sono usciti sono conti trimestrali. Anche in questo caso, la risposta non è difficile da trovare. Lo 1.6% annuale è il risultato di una certa crescita nei primi trimestri, seguita da un calo dello 0.9% nell'ultimo trimestre. Se fate il disegnino lo vedete molto bene:
Ma naturalmente per Repubblica il reddito delle famiglie al top: sempre più in alto, avrebbe detto il compianto Mike.
E la sintesi qual è?
Ma è chiaro: aridatece Mike Bongiorno, un giornalista che i fatti li "caricava" solo negli spot pubblicitari...
* Fonte: Goofynomics
2 commenti:
Bagnai ha accumulato indubbi meriti grazie alla sua attività divulgativa sui temi economici. Non c'è dubbio che se non fosse apparso sulla scena lui, oggi in Italia un bel po' di gente che seguendolo ha imparato qualcosa, ancora brancolerebbe nel buio e sarebbe facile preda dei media di regime. Diamo a Cesare quel ch'è di Cesare e a Goofy quel ch'è di Goofy.
Purtroppo, oltre a quanto detto, l'attività di Bagnai è stata segnata fin dall'inizio da ripetuti e incessanti tentativi di cercare sponde politiche senza andarci troppo per il sottile. Altre volte si è assistito alla palese paraculata di qualche rottame politico che ha avvicinato Bagnai solo dopo che questi si era già costruito una posizione da influencer in rete. Perché? Facile: l'ovvio e poco nobile scopo era quello di ottenere un endorsement o comunque farsi passare per genuinamente attento al pubblico "goofyista" e accalappiare un pacchetto di voti per riuscire a restare a galla almeno per un altro giro di giostra, sia che si volesse lanciare o rilanciare l'ennesimo movimento-partitino su base personalistica, sia che si volessero attirare semplicemete consensi su sé e sui propri protetti in vista di scontri all'interno di soggetti politici più grandi.
I politici di mestiere e di lungo corso sanno fare tutto questo benissimo, altrimenti si sarebbero dovuti trovare un lavoro da un bel pezzo! Oltretutto, la natura della loro attività li porta a dover avere almeno una minima comprensione della psicologia umana, perché devono capire cosa vuole sentire chi li ascolta per poi dirglielo! E così un professore fino ad allora del tutto ignoto al pubblico e privo di esperienze ed agganci politici, dunque privo della minima consapevolezza su come gestire simili situazioni, si ritrova improvvisamente ad avere una sempre crescente (seppur limitata) visibilità mediatica e si ritrova a ronzargli attorno scafati professionisti del consenso... Interessati alla sua dote (il suo pubblico visto come pacchetto di voti), mica alla sua beltà d'animo e al suo bagaglio culturale (musica barocca, citazioni di pagine intere in latino, francese e tedesco, umorismo pungente ecc.)!!!
Il risultato è stato che in cinque anni e mezzo ci sono stati svariati abboccamenti, distribuiti su tutto lo spettro politico. Si partì con voi nel 2011 e nel corso degli anni se ne sono viste di tutti i colori: da Magdi Allam ad Alemanno, passando per un pluriennale tira e molla con la Lega che non pare essere ancora finito, certe aperture ad alcuni grillini reputati degni per finire (solo ai fini della rassegna, non necessariamente in ordine di tempo) con vari confronti con qualche piddino "critico", sia alcuni propensi a rimanere nel partito, sia quelli dediti a scissioni farlocche (Fassina, D'Attorre e non solo) che servono ad accalappiare sprovveduti e trinariciuti "delusi" dal piddì che poi resteranno sempre subalterni al piddì stesso, senza se e senza ma.
[prosegue nel commento successivo]
[prosegue dal commento precedente]
Come se tutto questo cancan non bastasse, la visibilità e la considerazione elargita da detti marpioni hanno contribuito a che il professore si montasse un po' troppo la testa. Così abbiamo assistito ad un crescendo di atteggiamenti da novello Sgarbi, con una pletora di attacchi velenosi, pretestuosi e volgari - spesso di livello davvero basso e intrisi di assurdo livore - contro chi osasse dissentire o anche solo chiedere delucidazioni su qualcosa e con la sua erudizione usata come un randello per sottolineare la propria superiorità di classe e di censo, non come patrimonio da condividere con chi non ne ha per l'innalzamento morale e materiale di tutti. Non parliamo poi dell'atteggiamento nei confronti della "truppa", cosa che al celebre opinionista televisivo non può invece essere rimproverata, visto che non mi risulta essersi costruito una comunità sul web.
Per tirare le somme, essere rimasto un commentatore indipendente (ma per davvero) avrebbe portato in dote molta più credibilità a Bagnai oggi. Purtroppo, l'invincibile cultura delle parrocchiette e dei capannelli d'interesse politico dell'Italia contemporanea, che teme e schifa certe libertà, rende ciò uno sforzo titanico e se si aggiungono certe pecche caratteriali, la frittata è fatta. Il brutto è che tutto 'sto sbattersi pare non aver portato a nulla di concreto.
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