[ 12 settembre 2018 ]
caro amico,
Mi dici che nel tuo paese c'è una campagna massiccia tesa a far credere che qui avanza il fascismo, che Salvini sarebbe addirittura il nuovo Mussolini. Mi scrivi che la maggior parte degli intellettuali di sinistra, e di estrema sinistra, nel loro rigetto di ogni forma di nazionalismo, giungono addirittura a difendere questa Unione europea, considerata un freno o kathéchon alla barbarie sovranista e "rossobruna". Mi chiedi dunque come stanno davvero le cose in Italia.
Provo a risponderti, nella speranza che quanto scrivo ti sia d'aiuto.
Voglio essere franco, anzitutto sugli intellettuali di sinistra. Qui da noi, nella loro gran parte, essi già oggi occupano la prima linea del fronte nemico. Non sparano solo contro il nazionalismo di marca fascistoide, ma anzitutto contro la sinistra patriottica, costituzionale e sovranista. C’è una sintonia programmatica perfetta tra la potente élite ordoliberista e questi intellettuali.
Il teorema, anzi la prima equazione dell’élite (che questi intellettuali accolgono) è alquanto semplice: populismo=fascismo⁄sinistra patriottica=rossobunismo. Il risultato dell’equazione — siccome il populismo in Italia, nelle sue due versioni, è di massa, anzi ha un’egemonia crescente — è dunque che l’Italia si andrebbe fascistizzando, che le masse popolari si stanno fascistizzando.
Quanto disprezzo borghese in questo giudizio! Quanta distanza dalla realtà e dalle istanze delle masse popolari! Quanto pressapochismo teorico! Quanta disonestà intellettuale! Quanti pregiudizi anti-italiani!
Non siamo ingenui, seguiamo molto attentamente come all’estero le grandi centrali di disinformazione strategica presentano il grande mutamento in atto in Italia —e come ogni fenomeno grande esso è aperto a diversi sbocchi.
L’assalto scomposto a Salvini (ora anche le nazioni Unite vogliono processare l’Italia!) insinua la tesi che, al fondo, l’Italia sia geneticamente fascista, che quindi occorre condannare ex ante, preventivamente, qualsiasi cosa venga fuori dal crogiuolo italiano. L’antifascismo dell’élite è la maschera dietro alla quale si nasconde uno strisciante e antico disprezzo per il nostro Paese. Ancora una volta, a ben vedere, è l’intellighentia francese il centro propulsore del pregiudizio anti-italiano; anti-italianismo come manifestazione di reale vanagloria nazionalistica e imperialistica, di uno spocchioso e infondato complesso di superiorità. Occorre capire questo disprezzo: l’élite eurista, francese in particolare, sa che l’Italia potrebbe essere il becchino di quest’Unione europea, quindi dissolutrice del matrimonio d’interesse tra Berlino e Parigi (il vero pilastro su cui si regge il castello di carte della Ue). Timore fondato. Poiché l’Italia è oggi, ancora una volta, il principale laboratorio politico europeo.
Ecco dunque il cuore della narrazione anti-sovranista: l’Unione europea, il più sofisticato esperimento di dispostismo oligarchico e imperialista dopo l’impero yankee, considerato “patria dei diritti”.
Questa allucinazione ha numerose cause, sociali, politiche, psicologiche e teoriche che non posso qui starti ad elencare. Mi limito a segnalarne due. L’assioma che sta alla sua base è che la forma stato-nazionale sarebbe, non da oggi, per sua natura reazionaria, quindi ogni suo superamento supra-nazionale, quale che sia la sua modalità, sia auspicabile e progressivo. Di qui la condanna di ogni senso di appartenenza solidale ad una collettività nazionale come reazionario, retrogrado, vettore del fascismo. V’è quindi, in secondo luogo, una concezione dei diritti e del loro rango desunta dal moderno liberalismo: i diritti civili messi davanti ai diritti sociali; le minoranze sessuali (proliferano i generi!) gerarchicamente sovraordinate rispetto alle classi ed ai loro interessi sociali.
Morale: certi intellettuali di sinistra, non solo i negriani, affascinati dal decostruzionismo derridiano, afferrati da quella che Hegel avrebbe definito “furia del dileguare”, a forza di “decostruire”, hanno finito per demolire le fondamenta stessa del marxismo.
La verità è che, parlando del fenomeno populista, l’Italia, avendone ben due (uno di destra e uno di sinistra) è un passo avanti agli altri paesi, ed in un certo senso indica agli altri il loro futuro prossimo. Quello che ha colto di sorpresa e spiazzato l’élite (esattamente quello che noi due anni fa, a ridosso del referendum costituzionale, avevamo previsto) è che i due populismi hanno fatto blocco per andare al governo. Aristotele avrebbe parlato di entelechia. C’è infatti una logica profonda in questo blocco, che è di classi sociali, prima ancora che di ceti politici: si tratta dell’unione di chi sta sotto (contro chi sta sopra), un’alleanza nazionale-popolare di salariati, piccola borghesia, gioventù precaria, borghesia massacrata dalla globalizzazione e dalle politiche europee d’austerità. Un blocco non solo inter-generazionale, un blocco che tiene assieme (cosa decisiva mentre l’ordoliberismo ha sfasciato la nazione) Nord e Sud del Paese, unito dalla resilienza ai processi di devastazione del tessuto sociale causati dalla globalizzazione neoliberista, processi che l’Unione europea ha addirittura estremizzato.
Ci sono certo, in questo magma proteiforme, anche pulsioni sicuritarie, autoritarie e xenofobe, che Matteo Salvini è bravo ad interpretare e fomentare. Come ci sono, all’opposto, spinte profondamente democratiche, giustizialiste ed egualitarie, rappresentate, pur malamente, dai Cinque stelle.
Ma vengo a Matteo Salvini ed alla sua nuova Lega, usati, nel rito apotropaico eurista, come capro espiatorio per esorcizzare la minaccia italiana.
La seconda equazione della sinistra transgenica è la seguente: sicuritarsimo+xenofobia+nazionalismo= fascismo.
Equazione puerile e sbagliata. La borghesia ha sfornato nei secoli molteplici tipi di governo autoritario, fino a regimi dittatoriali. Tutto fascismo? E di regimi nazionalisti o di movimenti xenofobi quanti ne abbiamo visti nella storia moderna ad ogni latitudine! Tutto fascismo? Certo, di notte tutte vacche sembrano nere, ma qui non è notte, e chi non vede di che colore effettivamente siano, o è cieco o fa finta di esserlo.
Il fascismo è stato ben altra cosa. Esso fu, nel contesto della minaccia rivoluzionaria e bolscevica, un movimento di mobilitazione violenta ed extraparlamentare delle masse, che si mise a disposizione delle frazioni più forti (monopolistiche) del capitalismo e nell’interesse del quale attuò quella distruzione sistematica del movimento operaio che non poteva compiersi nella cornice dello stato liberale. Altro che autoritarismo e xenofobia! Il fascismo fu infine, geneticamente, imperialista, colonialista e bellicista — il nazionalismo non essendo che la maschera degli appetiti imperialistici ed espansionistici del capitalismo monopolistico italiano.
Il sistema del capitalismo globalizzato deve forse oggi far fronte ad un’incipiente minaccia rivoluzionaria socialista? No! Anzi, mai come in questo frangente il movimento rivoluzionario è stato debole, e mai come adesso le sinistre sono state tanto organicamente asservite agli interessi del grande capitalismo. Non esiste insomma oggi il motivo scatenante e fondante del pericolo fascista. Certo, la sinistra sorosiana, transgenica e cosmopolitica si sente minacciata dal salvinsimo, ma sono fatti suoi. Fino a prova contraria il sovranismo salviniano non minaccia né l’ordinamento liberale né ciò che resta del movimento operaio dopo che esso è stato fatto a pezzi dal liberismo.
Salvini e la sua Lega sono forse espressione politica dei settori del grande capitalismo? Sono forse al servizio delle frazioni dominanti, globaliste ed euriste, ai vertici della potente borghesia italiana e dei loro appetiti imperialistici? No, sono anzi espressione di frazioni emarginate della media e piccola borghesia italiana, anzitutto padana. Per di più il “sovranismo” leghista più che rassomigliare al fascismo (“Tutto nello stato niente al di fuori dello stato nulla contro lo stato”), resta ancora pienamente dentro la cornice ideologica liberista (“meno stato più mercato”) — vedi la vicinanza a The Movement di Steve Bannon. Un sovranismo, quindi, zoppo, contraddittorio, esposto a diverse vie di fuga, poiché nella Lega convivono due correnti. Quella del nazionalismo incompiuto e metamorfico di Salvini, l’altra, egemone nell’Italia settentrionale (anzitutto in Veneto e Lombardia) di stampo federalista, antimeridionalista, antiromano e anti-statalista. La storia ci dirà se, sotto la pressione degli eventi terribili che si annunciano, questa coabitazione resisterà. E’ un fatto che la tendenza apertamente liberista-federalista ha piazzato suoi uomini di peso nello stesso governo, e sono anche loro che frenano il processo di sganciamento dalla Unione europea. Questa tendenza, tenendo conto che l'economia del Nord, con la marcia dell'euro-economia è in molti settori sussidiaria e complementare alla potente industria tedesca, vede di buon occhio un accordo con la Germania. Sono gli esponenti di questa tendenza che tengono il contatto con la grande borghesia globalista italiana, che hanno voluto snaturare il “decreto dignità”, che si oppongono alle nazionalizzazioni proposte dai Cinque Stelle.
Il tutto tenendo conto che l’attuale governo non è solo una coalizione a due; c’è dentro un terzo partito, la Quinta Colonna dell’eurocrazia, che occupa due postazioni decisive, il Ministero dell’economia (Tria) e quello degli esteri (Moavero), demiurgo e regista il Presidente della Repubblica Mattarella.
Caro amico, l’ho fatta già troppo lunga e termino qui. Spero che quanto ho scritto ti sia d’aiuto a capire meglio quel che succede davvero in Italia. Non senza ribadire che qui la situazione è aperta. Sé e solo sé l’èlite riuscirà ad abbattere l’alleanza dei due populismi, ove essi fallissero e tradissero come Tsipras, allora sarà possibile quella che chiamiamo “mobilitazione reazionaria delle masse” — che sarà fenomeno nuovo, comunque altra cosa dal fascismo.
Questo sbocco va certamente contrastato ma come? Restando inerti davanti al rischio che l'élite, spazzato via il governo giallo-verde, porti la troika in Italia? O addirittura spalleggiando i diktat e le imboscate eurocratiche? In tutti e due i casi ciò contribuirebbe a spingere le masse popolari tra le braccia, per adesso di Salvini, in futuro del mostro che potrebbe venire dopo di lui. Si deve sfidare i due populismi sul loro stesso terreno, incalzandoli a dare seguito alle cose buone promesse agli italiani e scolpite nel programma di governo. Occorre stare nel gorgo della storia, senza farsi trascinare via, sfidando i due populismi per contendergli l'egemonia e la testa del campo che Gramsci avrebbe chiamato nazionale-popolare. Lo so che, date le nostre debolissime forze, ciò può sembrare un obbiettivo folle. Ma tu sai bene che senza "follia" non si fa storia.
caro amico,
Mi dici che nel tuo paese c'è una campagna massiccia tesa a far credere che qui avanza il fascismo, che Salvini sarebbe addirittura il nuovo Mussolini. Mi scrivi che la maggior parte degli intellettuali di sinistra, e di estrema sinistra, nel loro rigetto di ogni forma di nazionalismo, giungono addirittura a difendere questa Unione europea, considerata un freno o kathéchon alla barbarie sovranista e "rossobruna". Mi chiedi dunque come stanno davvero le cose in Italia.
Provo a risponderti, nella speranza che quanto scrivo ti sia d'aiuto.
Voglio essere franco, anzitutto sugli intellettuali di sinistra. Qui da noi, nella loro gran parte, essi già oggi occupano la prima linea del fronte nemico. Non sparano solo contro il nazionalismo di marca fascistoide, ma anzitutto contro la sinistra patriottica, costituzionale e sovranista. C’è una sintonia programmatica perfetta tra la potente élite ordoliberista e questi intellettuali.
Il teorema, anzi la prima equazione dell’élite (che questi intellettuali accolgono) è alquanto semplice: populismo=fascismo⁄sinistra patriottica=rossobunismo. Il risultato dell’equazione — siccome il populismo in Italia, nelle sue due versioni, è di massa, anzi ha un’egemonia crescente — è dunque che l’Italia si andrebbe fascistizzando, che le masse popolari si stanno fascistizzando.
Quanto disprezzo borghese in questo giudizio! Quanta distanza dalla realtà e dalle istanze delle masse popolari! Quanto pressapochismo teorico! Quanta disonestà intellettuale! Quanti pregiudizi anti-italiani!
Non siamo ingenui, seguiamo molto attentamente come all’estero le grandi centrali di disinformazione strategica presentano il grande mutamento in atto in Italia —e come ogni fenomeno grande esso è aperto a diversi sbocchi.
L’assalto scomposto a Salvini (ora anche le nazioni Unite vogliono processare l’Italia!) insinua la tesi che, al fondo, l’Italia sia geneticamente fascista, che quindi occorre condannare ex ante, preventivamente, qualsiasi cosa venga fuori dal crogiuolo italiano. L’antifascismo dell’élite è la maschera dietro alla quale si nasconde uno strisciante e antico disprezzo per il nostro Paese. Ancora una volta, a ben vedere, è l’intellighentia francese il centro propulsore del pregiudizio anti-italiano; anti-italianismo come manifestazione di reale vanagloria nazionalistica e imperialistica, di uno spocchioso e infondato complesso di superiorità. Occorre capire questo disprezzo: l’élite eurista, francese in particolare, sa che l’Italia potrebbe essere il becchino di quest’Unione europea, quindi dissolutrice del matrimonio d’interesse tra Berlino e Parigi (il vero pilastro su cui si regge il castello di carte della Ue). Timore fondato. Poiché l’Italia è oggi, ancora una volta, il principale laboratorio politico europeo.
Ecco dunque il cuore della narrazione anti-sovranista: l’Unione europea, il più sofisticato esperimento di dispostismo oligarchico e imperialista dopo l’impero yankee, considerato “patria dei diritti”.
Questa allucinazione ha numerose cause, sociali, politiche, psicologiche e teoriche che non posso qui starti ad elencare. Mi limito a segnalarne due. L’assioma che sta alla sua base è che la forma stato-nazionale sarebbe, non da oggi, per sua natura reazionaria, quindi ogni suo superamento supra-nazionale, quale che sia la sua modalità, sia auspicabile e progressivo. Di qui la condanna di ogni senso di appartenenza solidale ad una collettività nazionale come reazionario, retrogrado, vettore del fascismo. V’è quindi, in secondo luogo, una concezione dei diritti e del loro rango desunta dal moderno liberalismo: i diritti civili messi davanti ai diritti sociali; le minoranze sessuali (proliferano i generi!) gerarchicamente sovraordinate rispetto alle classi ed ai loro interessi sociali.
Morale: certi intellettuali di sinistra, non solo i negriani, affascinati dal decostruzionismo derridiano, afferrati da quella che Hegel avrebbe definito “furia del dileguare”, a forza di “decostruire”, hanno finito per demolire le fondamenta stessa del marxismo.
La verità è che, parlando del fenomeno populista, l’Italia, avendone ben due (uno di destra e uno di sinistra) è un passo avanti agli altri paesi, ed in un certo senso indica agli altri il loro futuro prossimo. Quello che ha colto di sorpresa e spiazzato l’élite (esattamente quello che noi due anni fa, a ridosso del referendum costituzionale, avevamo previsto) è che i due populismi hanno fatto blocco per andare al governo. Aristotele avrebbe parlato di entelechia. C’è infatti una logica profonda in questo blocco, che è di classi sociali, prima ancora che di ceti politici: si tratta dell’unione di chi sta sotto (contro chi sta sopra), un’alleanza nazionale-popolare di salariati, piccola borghesia, gioventù precaria, borghesia massacrata dalla globalizzazione e dalle politiche europee d’austerità. Un blocco non solo inter-generazionale, un blocco che tiene assieme (cosa decisiva mentre l’ordoliberismo ha sfasciato la nazione) Nord e Sud del Paese, unito dalla resilienza ai processi di devastazione del tessuto sociale causati dalla globalizzazione neoliberista, processi che l’Unione europea ha addirittura estremizzato.
Ci sono certo, in questo magma proteiforme, anche pulsioni sicuritarie, autoritarie e xenofobe, che Matteo Salvini è bravo ad interpretare e fomentare. Come ci sono, all’opposto, spinte profondamente democratiche, giustizialiste ed egualitarie, rappresentate, pur malamente, dai Cinque stelle.
Ma vengo a Matteo Salvini ed alla sua nuova Lega, usati, nel rito apotropaico eurista, come capro espiatorio per esorcizzare la minaccia italiana.
La seconda equazione della sinistra transgenica è la seguente: sicuritarsimo+xenofobia+nazionalismo= fascismo.
Equazione puerile e sbagliata. La borghesia ha sfornato nei secoli molteplici tipi di governo autoritario, fino a regimi dittatoriali. Tutto fascismo? E di regimi nazionalisti o di movimenti xenofobi quanti ne abbiamo visti nella storia moderna ad ogni latitudine! Tutto fascismo? Certo, di notte tutte vacche sembrano nere, ma qui non è notte, e chi non vede di che colore effettivamente siano, o è cieco o fa finta di esserlo.
Il fascismo è stato ben altra cosa. Esso fu, nel contesto della minaccia rivoluzionaria e bolscevica, un movimento di mobilitazione violenta ed extraparlamentare delle masse, che si mise a disposizione delle frazioni più forti (monopolistiche) del capitalismo e nell’interesse del quale attuò quella distruzione sistematica del movimento operaio che non poteva compiersi nella cornice dello stato liberale. Altro che autoritarismo e xenofobia! Il fascismo fu infine, geneticamente, imperialista, colonialista e bellicista — il nazionalismo non essendo che la maschera degli appetiti imperialistici ed espansionistici del capitalismo monopolistico italiano.
Il sistema del capitalismo globalizzato deve forse oggi far fronte ad un’incipiente minaccia rivoluzionaria socialista? No! Anzi, mai come in questo frangente il movimento rivoluzionario è stato debole, e mai come adesso le sinistre sono state tanto organicamente asservite agli interessi del grande capitalismo. Non esiste insomma oggi il motivo scatenante e fondante del pericolo fascista. Certo, la sinistra sorosiana, transgenica e cosmopolitica si sente minacciata dal salvinsimo, ma sono fatti suoi. Fino a prova contraria il sovranismo salviniano non minaccia né l’ordinamento liberale né ciò che resta del movimento operaio dopo che esso è stato fatto a pezzi dal liberismo.
Salvini e la sua Lega sono forse espressione politica dei settori del grande capitalismo? Sono forse al servizio delle frazioni dominanti, globaliste ed euriste, ai vertici della potente borghesia italiana e dei loro appetiti imperialistici? No, sono anzi espressione di frazioni emarginate della media e piccola borghesia italiana, anzitutto padana. Per di più il “sovranismo” leghista più che rassomigliare al fascismo (“Tutto nello stato niente al di fuori dello stato nulla contro lo stato”), resta ancora pienamente dentro la cornice ideologica liberista (“meno stato più mercato”) — vedi la vicinanza a The Movement di Steve Bannon. Un sovranismo, quindi, zoppo, contraddittorio, esposto a diverse vie di fuga, poiché nella Lega convivono due correnti. Quella del nazionalismo incompiuto e metamorfico di Salvini, l’altra, egemone nell’Italia settentrionale (anzitutto in Veneto e Lombardia) di stampo federalista, antimeridionalista, antiromano e anti-statalista. La storia ci dirà se, sotto la pressione degli eventi terribili che si annunciano, questa coabitazione resisterà. E’ un fatto che la tendenza apertamente liberista-federalista ha piazzato suoi uomini di peso nello stesso governo, e sono anche loro che frenano il processo di sganciamento dalla Unione europea. Questa tendenza, tenendo conto che l'economia del Nord, con la marcia dell'euro-economia è in molti settori sussidiaria e complementare alla potente industria tedesca, vede di buon occhio un accordo con la Germania. Sono gli esponenti di questa tendenza che tengono il contatto con la grande borghesia globalista italiana, che hanno voluto snaturare il “decreto dignità”, che si oppongono alle nazionalizzazioni proposte dai Cinque Stelle.
Il tutto tenendo conto che l’attuale governo non è solo una coalizione a due; c’è dentro un terzo partito, la Quinta Colonna dell’eurocrazia, che occupa due postazioni decisive, il Ministero dell’economia (Tria) e quello degli esteri (Moavero), demiurgo e regista il Presidente della Repubblica Mattarella.
Caro amico, l’ho fatta già troppo lunga e termino qui. Spero che quanto ho scritto ti sia d’aiuto a capire meglio quel che succede davvero in Italia. Non senza ribadire che qui la situazione è aperta. Sé e solo sé l’èlite riuscirà ad abbattere l’alleanza dei due populismi, ove essi fallissero e tradissero come Tsipras, allora sarà possibile quella che chiamiamo “mobilitazione reazionaria delle masse” — che sarà fenomeno nuovo, comunque altra cosa dal fascismo.
Questo sbocco va certamente contrastato ma come? Restando inerti davanti al rischio che l'élite, spazzato via il governo giallo-verde, porti la troika in Italia? O addirittura spalleggiando i diktat e le imboscate eurocratiche? In tutti e due i casi ciò contribuirebbe a spingere le masse popolari tra le braccia, per adesso di Salvini, in futuro del mostro che potrebbe venire dopo di lui. Si deve sfidare i due populismi sul loro stesso terreno, incalzandoli a dare seguito alle cose buone promesse agli italiani e scolpite nel programma di governo. Occorre stare nel gorgo della storia, senza farsi trascinare via, sfidando i due populismi per contendergli l'egemonia e la testa del campo che Gramsci avrebbe chiamato nazionale-popolare. Lo so che, date le nostre debolissime forze, ciò può sembrare un obbiettivo folle. Ma tu sai bene che senza "follia" non si fa storia.
19 commenti:
Bravo Moreno !
Bellissima analisi !!
Grazie
s.g.
ottima riflessione
la condivido in lungo e in largo
bravo Moreno
Non sono convinto che quello dei 5 stelle sia un populismo di sinistra, ma sia centrsta. Una forza che esprima un reale populismo di sinistra non esiste, e' tutta da costruire.
Nulla da aggiungere né da togliere.
Grande Moreno
Gran bella analisi! Grazie! Forse Pasquinelli é la mente piú lucida in questo momento. Non ne vedo altri in Italia come lui.
Basta che ce ne sia almeno uno cosí e le speranze non muoiono.
Perfetto!!!
Condivido assolutamente che Moreno Pasquinelli sia la mente più lucida della sinistra ribelle nazionalista italiana e l'unico potenziale leader della stessa, le sue analisi sono sempre lucide e ragionate, ma non si può appiattire tutto di nuovo su un presunto antagonismo lavoratori/capitalisti che già ha fallito su tutta la linea nel '900 e che in Occidente non c'è effettivamente mai stato.Come prendere allora le aperture confindustriali verso Salvini, il nuovo Renzi? Come spiegare il sostegno alla Lega di forti poteri bancari americani e del Nord Est italiano? Cosa pensare delle notevoli aperture personali di clan britannici e liberal (dunque nemmeno brexiteers) a Grillo e a Casaleggio? Come giustificare il pesantissimo avallo ELKANN AGNELLI al Movimento 5 stelle piemontese originario, che avrebbe condotto alla vittoria di Appendino a Torino? E', vero, del resto che a Roma nel medesimo contesto avremo un quadro opposto; i tradizionali poteri oligarchici romani si opponevano con tutti i mezzi alla vittoria di Raggi, che fu realmente una vittoria di popolo contro elite. Questo non significa che la posizione di P1010, anzi il sostegno al governo è sacrosanto adesso, ma il governo gialloverde, a differenza paradossalmente di quello trumpiano, non è il governo dei salariati, al massimo di una parte di questi, ma anche il governo di parte del capitalismo italiano.
consiglierei a tutti di leggere l'intervista al prof. Carlo Galli di oggi 13-09-2018 su huffington post che spiega benissimo l'insipienza dell'attuale "sinistra" italiana
Ci sono certo, in questo magma proteiforme, anche pulsioni sicuritarie, autoritarie e xenofobe, che Matteo Salvini è bravo ad interpretare e fomentare. Come ci sono, all’opposto, spinte profondamente democratiche, giustizialiste ed egualitarie, rappresentate, pur malamente, dai Cinque stelle. Conclusioni: nonostante le pulsioni di cui sopra bisogna appoggiare la Lega (anche se rappresenta gli interessi della piccola e media borghesia del Nord) ed è in toto una forza politica liberista. Sua è la tassa piatta come suo è il condono fiscale. Spinte egualitarie nel M5 stelle?Ma quali? Quel pannicello caldo chiamato "decreto dignita'? Oppure quel Reddito di Cittadinanza partorito dalle menti piu' eccelse del liberismo in quanto propedeutico al lavoro coatto? Sul grillismo ho letto su questo blog valutazioni molto diversificate. Sarebbe opportuno, anche per ragioni di chiarezza, esprimere un giudizio non dico definitivo ma abbastanza univoco. Il piu'corretto e inossidabile resta, a mio parere, quello espresso dal collettivo Wu Ming nel 2013: perche' tifiamo rivolta nel M5 stelle. Molti compagni sono passati, armi e bagagli, al Grillismo. Il peggio che si possa fare è non demistificare il messaggio di un movimento dichiaratosi, sin dall'inizio, oltre la destra e la sinistra. Un messaggio, per certi versi, molto piu' subdolo e ingannevole di quello della Lega.
Grazie per gli encomi...
Vengo all'ultimo commento che mi cita Wu MIng che rappresenta, nella metasfera della sinistra antagonista, la sommità assoluta, nel senso del più alto concentrato di impoliticità.
E qui sta il punto con molti intellettuali di sinistra: una radicalità di pensiero direttamente proporzionale alla loro vacuità politica; ed un pensiero radicale non è pensiero politico se non indica, date le concrete circostanze storiche e fattuali, data la dinamica reale e la natura delle reali forze in campo, quale possa essere il varco per oltrepassare l'esistente.
Il punto, con i nostri intellettuali antagonisti, è che essi negano che le opposizioni, le contese, le contraddizioni, i conflitti le lotte in seno al campo dei "non-rivoluzionari" (tra stati, tra governi, tra partiti, tra correnti di pensiero) possano riguardarci. Per essi non dovrebbero riguardarci i conflitti tra stati nazionali e potenze globalizzatrici; tra finanza predatoria multinazionale e borghesia tradizionale; tra le forze sovraniste e quelle eurocratiche; tra tra le spinte a vario titolo populistiche e l'élite neo-ordoliberista; tra i comunitarismi neonazionalistici e il meltingopottismo cosmoimperialista.
Un'alternativa socialista, che non sia declamazione letteraria o, peggio ancora, vuoto massimalismo, si può fare strada se, ferma una visione del mondo coerente, si misura con il presente, anzitutto contribuendo a tenere aperto un varco, e questo, sic stantibus rebus, si tiene aperto solo a patto di abbattere la muraglia eretta dalle forze effettivamente dominanti a difesa dell'ordine di cose esistente.
Ora si tratta di abbattere quest'ordine, partecipare a quest'abbattimento (cosa che non si può fare senza mobilitare le masse) per dunque esistere, e scavare trincee per ingaggiare la lotta contro i nemici del futuro, che oggi possono essere nostri momentenei alleati tattici.
Va bene, lasciamo stare gli intellettuali alla Wu Ming che rappresenterebbero il massimo dell'impoliticita'. Vogliamo dare un giudizio non solo sulla natura di Lega e M5stelle ma anche sulla loro azione politica che a tutt'oggi sembra essere tutto tranne che entusiasmante? I nostri momentanei alleati andrebbero condizionati in funzione di una prospettiva socialista, quella che abbatte l'ordine di cose esistente? Ma andiamo, come si puo' parlare di prospettiva socialista avendo come referenti Lega e 5 stelle? E chi dovrebbe condizionarli? Con quali forze, con quali strumenti? Consideriamo il M5 stelle. La componente di sinistra (il discorso è d'obbligo visto che si parla di socialismo oltre che dei conflitti di cui sopra) nella base è minoritaria mentre quella all'interno dello staff è ultraminoritaria (Fico, Rucco, Nugnes e pochi altri/e). Ora si tratta di abbattere quest'ordine, partecipare a quest'abbattimento, cosa che non si puo' fare senza mobilitare le masse. Vorrei capire, è gia impossibile condizionare l'esigua pattuglia di sinistra pentastellata, come si puo' pensare di influeanzare le masse? Queste sono gia' "drogate" dal "pensiero" di Salvini e di Grillo che a tutto pensano tranne che ad una prospettiva rivoluzionaria. No, molto meglio un'opera di demistificazione utile a ricostuire, in tempi lunghi, un'alternativa. Sicuramente con maggiori possibilita' di successo rispetto agli sforzi "vacui" della manovra entrista consigliata
Ben detto Pasquinelli!!
Vostro Onore, direi che non v'è altro da aggiungere
Vostro Onore, direi che non v'è altro da aggiungere.
“La rivoluzione? Oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente”. La linea ideologica tracciata fra borghesia conservatrice e proletariato rivoluzionario è semplicemente un falso tanto storico che reale. Posto che le ideologie sono appassite nelle visioni del mondo delle masse oggi i valori a cui si rifà teoricamente la sinistra col Rolex sono difesi allo stremo e col proprio sangue dal nuovo unico proletariato: classe media, artigiani, commercianti, piccoli e medi imprenditori, medici, insegnanti, pubblico impiego, studenti e pensionati. E parlare di agitatori delle masse è un tragico errore. Le masse sono VITTIME. E a difenderle, con tutti i limiti del caso, QUI ED ORA è Salvini, non i rivoluzionari di un improbabile futuro.
LA CONTESTAZIONE DI CARMINE
potrebbe essere racchiusa in questa asserzione:
1. «No, molto meglio un'opera di demistificazione utile a ricostruire, in tempi lunghi, un'alternativa. Sicuramente con maggiori possibilita' di successo rispetto agli sforzi "vacui" della manovra entrista consigliata».
Orbene, qui ci viene attribuita una prassi "entrista". Ma l'entrismo, propriamente, è quella modalità per cui una piccola organizzazione si scioglie per entrare, come frazione organizzata, in un partito di massa. Non è evidentemente questo ciò che propone P101. Non sciogliamo un bel niente ma, al contrario, ci dedichiamo alla costruzione di un partito politico rivoluzionario, autonomo e indipendente. Avessimo creduto nella tattica entrista saremmo confluiti, tempo addietro, in M5s. C'è tra noi chi pensa in effetti, che avremmo dovuto farlo. Ammesso e non concesso che fosse stato necessario, quindi giusto, oramai è troppo tardi.
Noi stiamo dicendo che nelle concrete condizioni storiche e politiche, segnate dal duplice e contestuale crollo dell'egemonia del pensiero liberista e dalla sinistra transgenica, quindi dall'avanzata e dal consolidamento del "campo populista", è in questo campo ampio, in questo luogo, che occorre stare. Occorre starci, appunto, senza entrismi e codismi, ma difendendo la propria indipendenza organizzativa e di giudizio. Posizionarsi nel campo della rivolta popolare che utilizza lo spurio canale del populismo non c'entra un fico secco con l'entrismo.
Starci a far che? Tra l'altro quel che dice Carmine: "opera di demistificazione utile a ricostruire, in tempi lunghi, un'alternativa“.
Ma... c'è un ma...
E se i tempi non fossero così lunghi? E se la crisi precipitasse? E se l'eurocrazia, in barba ai "tempi lunghi" di cui abbiamo bisogno, scatenasse un'offensiva per ammazzare il bambino populista nella culla e riconquistare il pieno controllo dell'Italia? Se quindi noi avessimo ragione nel ritenere che in barba alle debolezze congenite dei populismi; malgrado loro carattere, come posso dire, di " liberismo temperato"; se essi si trovassero obbligati, non fosse che per vivere, a resistere...
Che si fa? Si assume una posizione indifferentista? Si sta ad attendere alla finestra?
Noi saremo nel gorgo, chiamando alla resistenza, contando sul fatto che lo scontro non è effimero, che non sarà una passeggiata, che il suo esito avrà conseguenze profondissime.
Delle due l'una: o l'élite eurocratica vincerà la partita come ha vinto in Grecia. o sarà battuta e con essa viene giù questa Unione europea. Le conseguenze, per l'affermazione di un movimento socialista di trasformazione, nell'un caso e nell'altro, sono evidenti. Nel primo caso (Grecia insegna) siamo tutti sconfitti, nel secondo (a patto di stare dalla parte giusta della barricata) siamo tutti vincenti, entreremmo in un'altra partita e potremmo giocarcela, su un terreno più avanzato, con le masse popolari non in ginocchio ma in piedi.
Se i populisti fossero battuti in breccia, se l'élite strappasse una vittoria, ciò avrebbe conseguenze devastanti sulla psicologia delle masse: vincerebbe il disincanto, lo sconforto, l'afflizione; terreno sul quale non avanzerà alcuna alternativa socialista, ma che potrebbe alimentare, al contrario, tendenze apertamente reazionarie.
Ribadisco ancora una volta l'assoluta INUTILITÀ delle repliche ai sinistrati,essendo loro TOTALMENTE OBNUBILATI da quella corrente di pensiero(?)del cosiddetto "politicamente corretto"che ha fatto strame nel corso degli ultimi 30 anni di quel che restava,a sinistra,di quella preziosissima'analisi concreta della situazione concreta",per cui oggi anche solo riferirsi ad una lotta per conquistare una sovranità di nazione che leghi gli interessi di classe con quelli di una difesa del solo spazio in cui può esprimersi DAVVERO una rivendicazione di popolo che possa essere vincente è immediatamente bollata con l'infamante accusa di "rossobrunismo" La Storia provvederà a decretarne il definitivo distacco dalle masse e la loro estinzione politica.Luciano
grande articolo!
MORENO, digli qualcosa a marchi (l'interferenza), vuole spaccare il m5 e riconnetterlo al pd.
lucio.
complimenti sinceri.
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