[ 13 luglio ]
Come temevamo: accordo raggiunto, nessuna ristrutturazione del debito, scandalosa cessione di sovranià, capitolazione greca totale.
Eloquenti le parole pronunciate dalla Merkel questa notte a Bruxelles: «Non c’è bisogno di un piano B perché è stata trovata l'intesa sul piano A», dove il piano B era appunto l'espulsione della Grecia dall'eurozona nel caso Tsipras si fosse rifiutato di calare le mutande.
Ma in cosa consiste il "piano A"?
E' presto detto: in cambio di un sostegno finanziario di circa 80 miliardi —per salvare le banche greche beninteso—, Atene dovrà varare un pacchetto di misure draconiane ispirate al più severo monetarismo liberista; nuovi tagli alle pensioni, aumento delle tasse —tra cui la più ingiusta: l'Iva— liberalizzazione ulteriore del mercato del lavoro, riforma del sistema giudiziario per procedere speditamente ai pignoramenti (anche della prima casa). Il tutto per ottenere a breve non solo il pareggio di bilancio, ma un avanzo primario di 2/3 punti di Pil —il che, nelle condizioni dell'economia greca, equivale ad una deflazione suicidiaria.
In breve: un terapia shock ancora più crudele ed antipopolare di quelle contemplate nei precedenti memoranda targati troika.
Come se non bastasse, i creditori, a garanzia degli "aiuti" hanno chiesto l'istituzione di un "fondo" da 50 miliardi in cui confluiranno gli asset ed i beni pubblici che saranno privatizzati. Grecia in svendita, ed a prezzi di saldo.
Ciliegina sulla torta, l'ultimatum in stile hitleriano: il parlamento greco ha tempo tre giorni per approvare queste misure, altrimenti niente "salvataggio".
Infine la clausola più ignobile: il Parlamento greco non potrà approvare nessun provvedimento rilevante senza prima l'assenso della troika. Col che si dissolve, stracciando quanto detto dai greci col referendum, l'ultimo brandello di sovranità nazionale. La Grecia è ufficialmente una colonia.
«L'accordo è il migliore possibile» ha detto Tsipras. Ci vuole proprio una faccia tosta fuori dal comune!
Tsipras torna in Grecia avendo firmato una resa senza condizioni. Venendo meno alle promesse elettorali, tradendo il mandato ricevuto nel referendum, dovrà ora recarsi in Parlamento a difendere un accordo mostruoso.
I tedeschi, avendo l'altro ieri proposto la cacciata della Grecia dall'eurozona, avevano invece offerto a Tsipras un assist formidabile. Poteva scaricare sui falchi la responsabilità della rottura e decidere di tornare alla dracma. Privo di spina dorsale, colpevolmente privo (al contrario dei suoi nemici) di un proprio "piano B", ha scelto di restare nella gabbia dell'euro piuttosto che imboccare il sentiero, certo rischioso, dell'indipendenza e della libertà. Per quanto sia triste dirlo, Tsipras, da presunto patriota e liberatore ha accettato di diventare il "terzo Quisling".
Se egli vuole restare Primo ministro dovrà ora accettare la spaccatura con la sua stessa sinistra interna (forse anche degli alleati di Anel) e prendere i voti di quei partiti che egli aveva condannato come servi della troika, Pasok, Nuova democrazia, Potami. Non è detto che ciò sia sufficiente ad evitare le elezioni anticipate.
Se conservasse un minimo di onestà dovrebbe andare in Parlamento e rassegnare le dimissioni dicendo: "Signori ho fallito. Non sono riuscito a portare a casa nemmeno delle briciole. Perdonatemi, ma non me la sono sentita di rompere con l'Unione europea!"
Staremo a vedere.
Una cosa è certa. Il ciclo di SYRIZA è già al tramonto. La Grecia non esce né dal marasma economico né dall'instabilità sociale e politica. Eventi drammatici sono alle porte.
Come temevamo: accordo raggiunto, nessuna ristrutturazione del debito, scandalosa cessione di sovranià, capitolazione greca totale.
Eloquenti le parole pronunciate dalla Merkel questa notte a Bruxelles: «Non c’è bisogno di un piano B perché è stata trovata l'intesa sul piano A», dove il piano B era appunto l'espulsione della Grecia dall'eurozona nel caso Tsipras si fosse rifiutato di calare le mutande.
Ma in cosa consiste il "piano A"?
E' presto detto: in cambio di un sostegno finanziario di circa 80 miliardi —per salvare le banche greche beninteso—, Atene dovrà varare un pacchetto di misure draconiane ispirate al più severo monetarismo liberista; nuovi tagli alle pensioni, aumento delle tasse —tra cui la più ingiusta: l'Iva— liberalizzazione ulteriore del mercato del lavoro, riforma del sistema giudiziario per procedere speditamente ai pignoramenti (anche della prima casa). Il tutto per ottenere a breve non solo il pareggio di bilancio, ma un avanzo primario di 2/3 punti di Pil —il che, nelle condizioni dell'economia greca, equivale ad una deflazione suicidiaria.
In breve: un terapia shock ancora più crudele ed antipopolare di quelle contemplate nei precedenti memoranda targati troika.
Come se non bastasse, i creditori, a garanzia degli "aiuti" hanno chiesto l'istituzione di un "fondo" da 50 miliardi in cui confluiranno gli asset ed i beni pubblici che saranno privatizzati. Grecia in svendita, ed a prezzi di saldo.
Ciliegina sulla torta, l'ultimatum in stile hitleriano: il parlamento greco ha tempo tre giorni per approvare queste misure, altrimenti niente "salvataggio".
Paul Krugman |
Infine la clausola più ignobile: il Parlamento greco non potrà approvare nessun provvedimento rilevante senza prima l'assenso della troika. Col che si dissolve, stracciando quanto detto dai greci col referendum, l'ultimo brandello di sovranità nazionale. La Grecia è ufficialmente una colonia.
«L'accordo è il migliore possibile» ha detto Tsipras. Ci vuole proprio una faccia tosta fuori dal comune!
Tsipras torna in Grecia avendo firmato una resa senza condizioni. Venendo meno alle promesse elettorali, tradendo il mandato ricevuto nel referendum, dovrà ora recarsi in Parlamento a difendere un accordo mostruoso.
I tedeschi, avendo l'altro ieri proposto la cacciata della Grecia dall'eurozona, avevano invece offerto a Tsipras un assist formidabile. Poteva scaricare sui falchi la responsabilità della rottura e decidere di tornare alla dracma. Privo di spina dorsale, colpevolmente privo (al contrario dei suoi nemici) di un proprio "piano B", ha scelto di restare nella gabbia dell'euro piuttosto che imboccare il sentiero, certo rischioso, dell'indipendenza e della libertà. Per quanto sia triste dirlo, Tsipras, da presunto patriota e liberatore ha accettato di diventare il "terzo Quisling".
Se egli vuole restare Primo ministro dovrà ora accettare la spaccatura con la sua stessa sinistra interna (forse anche degli alleati di Anel) e prendere i voti di quei partiti che egli aveva condannato come servi della troika, Pasok, Nuova democrazia, Potami. Non è detto che ciò sia sufficiente ad evitare le elezioni anticipate.
Se conservasse un minimo di onestà dovrebbe andare in Parlamento e rassegnare le dimissioni dicendo: "Signori ho fallito. Non sono riuscito a portare a casa nemmeno delle briciole. Perdonatemi, ma non me la sono sentita di rompere con l'Unione europea!"
Staremo a vedere.
Una cosa è certa. Il ciclo di SYRIZA è già al tramonto. La Grecia non esce né dal marasma economico né dall'instabilità sociale e politica. Eventi drammatici sono alle porte.
4 commenti:
Il disastroso ciclo di Syriza sarà al tramonto se le altre forze analoghe negli altri paesi (pensiamo a Podemos in Spagna) avranno appreso la lezione impedendo alla stessa storia di ripetersi nelle altre nazioni.
Su questo punto mi sento davvero pessimista. Il disastroso ciclo di Syriza più che concluso potrebbe essere appena cominciato se ci toccherà di vederlo ripetersi altrove con tutte le sue drammatiche conseguenze.
Tsipras, storia di una tragedia greca.
Io come voi ero entusiasta del fatto che finalmente un popolo, una nazione, avesse sollevato la testa con orgoglio contro la dittatura economica nazista della Germania. Purtoppo però l'anti eroe greco Tsipras è riuscito a distruggere in poche ore il più grande sogno democratico dell'europa dopo il crollo del muro di Berlino. Da musa ispiratrice, Tsipras, si è trasformato nel traditore del suo popolo e, possibilmente peggio, di se stesso e del suo credo ideologico. Niente di più tristemente simile ad una tragedia greca, solo che questa volta non è una messa in scena. Addio Atene, addio Democrazia.
Il più grande sogno democratico dell'europa dopo il crollo del muro di Berlino ??
E' una battura di cattivo gusto spero .. tutta la fonte dei nostri guai è cominciata proprio con la cadura di quel muro !
Nessuna sopresa riguardo Tsipras, si è rivelato esattamente per quello che era: un irrimediabile cialtrone populista al pari di Grillo
condivido in pieno sia l'articolo che i commenti di Anonimo, anch'io mi ero illuso in Syriza e Tsipras per più di un anno, e, anche se su posizioni critiche da sinistra, ero convinto che dovessimo tutti rimanere compatti e sostenerli. Certo è vero che è clamorosamente mancata una capacità di mobilitazione a livello delle altre sinistre radicali e comuniste europee, però ciò non toglie che Tsipras e il gruppo dirigente di Syriza, dopo il referendum, avrebbero potuto cogliere un grande risultato politico rifiutando il diktat della Troika e, contemporaneamente, presentando le dimissioni, in modo da attribuire ai loro nemici tutta la responsabilità dell'attacco speculativo che nelle ore successive i potenti della finanza europea e mondiale avrebbero scatenato. Le dimissioni secondo me sarebbero state l'atto politico più dignitoso, si sarebbe formato quindi un governo di unità nazionale tra le forze colluse con la Troika in attesa di nuove elezioni, che si sarebbero potute svolgere in contemporanea, o giù di lì, con quelle spagnole e portoghesi. Una grande occasione per rilanciare la lotta a livello più ampio e con la ribalta mediatica ormai guadagnata. Invece nulla di tutto questo. L'unica spiegazione razionale è il suicidio politico, sulle cause ci sarà da indagare ancora, se buona fede (e quindi sudditanza psicologica e ideologica) o mala fede (spero sinceramente che almeno questo ci venga risparmiata)! Comunque non scoraggiamoci perchè le condizioni materiali dell'europa oggi sono tali per continuare a lavorare su una mobilitazione delle classi lavoratrici e non è detto che, anche inaspettatamente in tempi non troppo lunghi, i rapporti di forza non possano essere capovolti.
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