6 luglio. Il dibattito scientifico ha le sue regole, le sue procedure. Differentemente dalle diatribe politiche, non dovrebbero essere concessi demagogia, trucchi, bugie. Nemmeno licenze poetiche. Si parte dai fatti, dai fenomeni, per spiegarli, cercando di capirne la cause e se essi sottostanno a leggi.
Ma i fenomeni non sono univoci, autoevidenti. Da come essi si manifestano, dai loro effetti, non se ne ricavano i nessi interni, le cause. Per questo c'è bisogno di scienza, il cui compito è indagare ciò che c'è sotto alla superfice dei fatti. La scienza è quindi di per sé critica, aporetica, dubitativa. La comunità scientifica accoglie una tesi per poi sottoporla ad una severa disamina, e solo se questa tesi supera la disamina viene considerata, se non apoditticamente vera, quantomeno veridica.
L'economia —a maggior ragione perché essa è per sua natura economia-politica in quanto il suo campo di pertinenza è la società segnata da conflitti di classe— tantomeno sfugge a questa procedura. Sarebbe come minimo singolare che un economista si rifiuti di sottoporre a critica le sue analisi e le sue idee.
Questo è quanto invece capita con Alberto Bagnai (sopra nella foto). Noi ci siamo permessi di sottolinare che l'errore più macroscopico del Bagnai-pensiero (si fa per dire) è che egli sgancia la questione della moneta unica dal contesto della crisi storico-sistemica del capitalismo occidentale. Vi fidereste di un medico che voglia curare un tumore senza capire un fico secco di fisiologia e di genetica? O di un economista che non padroneggi la teoria economica, che non conosca la differenza tra crisi ciclica e crisi strutturale, che cioè escluda che il capitale si dimeni in contraddizioni esplosive che attengono alla sua stessa natura? Che ammetta con infantile candore di non aver studiato almeno l'abc del pensiero economico di Marx?
Incapace di avere una visione d'insieme della crisi globale del sistema capitalistico e delle sue cause fondamentali, egli finisce per avvitarsi attorno alle questioni dei cambi fissi-cambi flessibili delle valute e delle partite correnti. Un economicismo descrittivo che mentre è fallace sul piano scientifico, su quello politico si riduce a consigliare al malato (il sistema) una terapia farmacologica per non tirare le cuoia.
Bagnai non solo si sottrae al confronto tacendo, il che sarebbe già grave. Fa molto peggio, copre i suoi critici (il sottoscritto in questo caso) di violente contumelie così che, una volta sputtanati come "relitti umani", "vermi" o "poveri imbecilli", si illude di non essere tenuto a dare risposte.
In preda alla sua iracondia compulsiva negli ultimi giorni ha ripreso di mira Emiliano Brancaccio, dopo che ha pubblicato il suo saggio "Uscire dall'euro: c'è modo e modo". Supponiamo che Brancaccio dica cose sbagliate, Bagnai avrebbe dovuto rispondere nel merito, come appunto si addice, se non proprio ad uno scenziato, ad una persona che prenda sul serio se stesso e le cose di cui parla. Invece, alle solite, giù con gli insulti. Lo ha fatto sul suo blog, in questi primi di luglio, in almeno due occasioni.
Leggiamo la prima chicca:
Ma Bagnai si illude se pensa di passarla liscia. Egli si è costruito ad arte l'immagine di colui che è stato sempre contro l'euro e, dopo aver costruito una setta di seguaci salmodianti, rimprovera ad altri, tra cui Brancaccio, di non aver capito da subito che "la moneta unica era una sòla" —quest'accusa non la può certo rivolgere a noi, che non avemmo bisogno di pistolotti sui cambi fissi per opporci sin dall'inizio all'Unione europea, ai suoi Trattati neoliberisti e quindi alla sua moneta unica.
Quest'immagine di entieurista ante litteram è una...sòla.
Bagnai anche lui non è senza peccato, e non può quindi scagliare alcuna pietra. Da zelante associato all'Università La Sapienza (prima di essere comandato in quella di Pescara) disquisiva sull'euro, ma nient'affatto contro. Anzi!
Dobbiamo dire grazie all'amico Ars Longa per avercelo segnalato. In particolare la prolusione che Bagnai fece a Lisbona in un incontro presieduto niente meno che da Romano Prodi. Eravamo nel settembre 2002 (con l'euro in circolazione) in occasione del Tredicesimo congresso della Associazione Economica Internazionale. Bagnai presentò il suo contributo dal titolo "Dynamic paths of the european economy: simulations with an aggregated model of the EMU as a part of the world economy".
Non vi troverete, non diciamo un J'accuse contro la moneta unica, ma neanche la più pallida critica.
Chiudo quindi riportando, e consigliando vivamante di leggere, proprio quanto Ars Longa scrive rispondendo ad un seguace di Alberto Bagnai:
L'ineccepibile giudizio di cui sopra è stato così crudelmente chiosato da un lettore:
Ma i fenomeni non sono univoci, autoevidenti. Da come essi si manifestano, dai loro effetti, non se ne ricavano i nessi interni, le cause. Per questo c'è bisogno di scienza, il cui compito è indagare ciò che c'è sotto alla superfice dei fatti. La scienza è quindi di per sé critica, aporetica, dubitativa. La comunità scientifica accoglie una tesi per poi sottoporla ad una severa disamina, e solo se questa tesi supera la disamina viene considerata, se non apoditticamente vera, quantomeno veridica.
L'economia —a maggior ragione perché essa è per sua natura economia-politica in quanto il suo campo di pertinenza è la società segnata da conflitti di classe— tantomeno sfugge a questa procedura. Sarebbe come minimo singolare che un economista si rifiuti di sottoporre a critica le sue analisi e le sue idee.
Questo è quanto invece capita con Alberto Bagnai (sopra nella foto). Noi ci siamo permessi di sottolinare che l'errore più macroscopico del Bagnai-pensiero (si fa per dire) è che egli sgancia la questione della moneta unica dal contesto della crisi storico-sistemica del capitalismo occidentale. Vi fidereste di un medico che voglia curare un tumore senza capire un fico secco di fisiologia e di genetica? O di un economista che non padroneggi la teoria economica, che non conosca la differenza tra crisi ciclica e crisi strutturale, che cioè escluda che il capitale si dimeni in contraddizioni esplosive che attengono alla sua stessa natura? Che ammetta con infantile candore di non aver studiato almeno l'abc del pensiero economico di Marx?
Incapace di avere una visione d'insieme della crisi globale del sistema capitalistico e delle sue cause fondamentali, egli finisce per avvitarsi attorno alle questioni dei cambi fissi-cambi flessibili delle valute e delle partite correnti. Un economicismo descrittivo che mentre è fallace sul piano scientifico, su quello politico si riduce a consigliare al malato (il sistema) una terapia farmacologica per non tirare le cuoia.
Bagnai non solo si sottrae al confronto tacendo, il che sarebbe già grave. Fa molto peggio, copre i suoi critici (il sottoscritto in questo caso) di violente contumelie così che, una volta sputtanati come "relitti umani", "vermi" o "poveri imbecilli", si illude di non essere tenuto a dare risposte.
In preda alla sua iracondia compulsiva negli ultimi giorni ha ripreso di mira Emiliano Brancaccio, dopo che ha pubblicato il suo saggio "Uscire dall'euro: c'è modo e modo". Supponiamo che Brancaccio dica cose sbagliate, Bagnai avrebbe dovuto rispondere nel merito, come appunto si addice, se non proprio ad uno scenziato, ad una persona che prenda sul serio se stesso e le cose di cui parla. Invece, alle solite, giù con gli insulti. Lo ha fatto sul suo blog, in questi primi di luglio, in almeno due occasioni.
Leggiamo la prima chicca:
«Quello che dice Eichengreen (che, lo ricordo, è l’autore che nel 1997 mi era servito a capire che l’euro era una sòla), sta scritto sicuramente anche in Marx o in Rosa Luxemburg. Non posso citarvi i passi perché per un dato casuale ho seguito un percorso culturale e scientifico diverso, che però non mi impedisce, o forse mi permette, di capire che il buon senso regna (e non ha colore).Quindi la seconda, ancora più violenta:
Perché allora i marxisti dell’Illinois o i colleghi che provengono da periferie svantaggiate non sono in grado di articolare un discorso trasparente e comprensibile su questi concetti?
Sarà la lente deformante dell’ideologia?
No, perché nessuna lente né a destra né a sinistra può deformare il fatto che il cambio fisso è SEMPRE E DA SEMPRE un attacco alle classi lavoratrici (piccoli imprenditori e partite IVA incluse).
Credo sia piuttosto una visione distorta del “primato” della politica, che implica la necessità ASSOLUTA di “guidare” il popolo mentendo ad esso. Prometto ampi esempi di questa mentalità (che poi è quella di Aristide)».
«C'è uno squallido politicante che gira per l'Italia a dire che solo lui sa come si esce dall'euro, e che bisognerà stare attenti, se usciamo, ai fire sales. Glielo spieghi tu che grazie a quei porci della sua parte non ci potranno più essere sales se continuiamo a difendere l'euro? O glielo spiega il coltivatore (col forcone)? Quando la malafede diventa patologica io mi incazzo. E voi?»Brancaccio non ha certo bisogno che noi gli facciamo da avvocati. Capiremmo l'eventuale scelta di non rispondere per le rime ad uno che lo accusò addirittura di "cercare cadreghe" venendo sbugiardato in quell'epico dibattito di Napoli —grazie a Dio filmato da Eco della rete.
Ma Bagnai si illude se pensa di passarla liscia. Egli si è costruito ad arte l'immagine di colui che è stato sempre contro l'euro e, dopo aver costruito una setta di seguaci salmodianti, rimprovera ad altri, tra cui Brancaccio, di non aver capito da subito che "la moneta unica era una sòla" —quest'accusa non la può certo rivolgere a noi, che non avemmo bisogno di pistolotti sui cambi fissi per opporci sin dall'inizio all'Unione europea, ai suoi Trattati neoliberisti e quindi alla sua moneta unica.
Quest'immagine di entieurista ante litteram è una...sòla.
Bagnai anche lui non è senza peccato, e non può quindi scagliare alcuna pietra. Da zelante associato all'Università La Sapienza (prima di essere comandato in quella di Pescara) disquisiva sull'euro, ma nient'affatto contro. Anzi!
Dobbiamo dire grazie all'amico Ars Longa per avercelo segnalato. In particolare la prolusione che Bagnai fece a Lisbona in un incontro presieduto niente meno che da Romano Prodi. Eravamo nel settembre 2002 (con l'euro in circolazione) in occasione del Tredicesimo congresso della Associazione Economica Internazionale. Bagnai presentò il suo contributo dal titolo "Dynamic paths of the european economy: simulations with an aggregated model of the EMU as a part of the world economy".
Non vi troverete, non diciamo un J'accuse contro la moneta unica, ma neanche la più pallida critica.
Chiudo quindi riportando, e consigliando vivamante di leggere, proprio quanto Ars Longa scrive rispondendo ad un seguace di Alberto Bagnai:
«Se Eichengreen è il punto di partenza di Bagnai, vogliamo vedere bene che cosa dice, al di là dell’uso che ne fa Bagnai stesso? E questo non perchè voglio assumere un atteggiamento negativo a tutti i costi. Ma visto che è questo il “padre nobile” abbeveriamoci alla sua stessa fonte. Allora leggiamoci (o rileggiamoci) “One money or many? Analyzing the prospect for monetary unification in various parts of the world”, scritto di Eichengreen del 1994. Lo trovi qui.
Il pezzo è del 1994 e francamente non so se sia questa la fonte dell’illuminazione di Bagnai. Particolarmente a pagina 34 del paper: “Our results support the position of those (for example, Dornbusch, 1990) who have called for a two-speed monetary union in Europe—with France, Germany, and the smaller countries of Northern Europe proceeding in the fast lane—and who suggest that Austria and Switzerland would also be plausible
candidates for early participation in EMU, once Austria is admitted to the EU”. E poi a pagina 36: “a European monetary union might run more smoothly if limited to a subset of EU members”.
Allora (ma se vuoi lo rileggiamo meglio) a me pare che ciò non significhi che l’Euro sia una cattiva idea ma che sarebbe stato opportuno farlo partire con un’area di aderenti ristretta.
Seconda questione. Bagnai ti sta dicendo che lui di Marx ha qualche vaga nozione perché ha seguito un “percorso culturale e scientifico diverso”. Come sarebbe a dire? Fai l’economista e vabbé sulle teorie marxiane tiri un tratto di penna perché ti stai occupando d’altro? Ma stiamo scherzando?
Terzo. Bagnai, qui e altrove, tira fuori la sua reale linea di pensiero nella quale la questione dell’Euro diventa quasi marginale. Con la sua solita arroganza e maleducazione attacca Brancaccio (che visto che abita a Barra viene citato come il collega che proviene da “periferie svantaggiate”) e altri. Qual è la necessità di questo attacco? A mio avviso è – dal punto di vista teorico – il tentativo di depotenziare una visione più globale del problema che Bagnai non vuole (o non sa o non gli conviene) fare. La posizione neomarxista sulla crisi e sull’Euro è ben delineata da Mick Brooks, qui spendici un po’ di tempo per leggerla. Noterai che la differenza con Bagnai sta proprio nel fatto che – appositamente credo – è proprio Bagnai che usa una sua lente ideologica, ossia la lente del microscopio per separare la questione dell’Euro dalla analisi globale della crisi.
Molto francamente il mio giudizio non cambia: Bagnai ha fiutato nell’Euro il tema che può “unificare pance diverse”. Ha capito che far convergere la spiegazione della crisi su qualcosa che si tocca, che hai in tasca è la cosa più facile. La gente è stanca e irritata. Non capirebbe un fico secco se gli si spiegasse la crisi per bene. Però capisce benissimo cosa è un Euro e dirigere stanchezza e irritazione verso l’Euro è facile e comprensibile. Ma, soprattutto, è dannatamente interclassista perché ti fa applaudire dall’operaio e dal padrone, dal muratore al laureato disoccupato. Probabilmente nel prossimo futuro Bagnai si farà qualcosina di politico o parapolitico (si comincia sempre da un manifesto) facendo tesoro del flop dei neoliberisti di FARE. Bagnai che ha – mi pare di intuire l’intelligenza sufficiente per assorbire stimoli differenti – ha capito che FARE si era delineata come qualcosa di “classista”, troppo vicino ad una parte.
Il suo uovo di Colombo è presentarsi come qualcuno che è al di là della sinistra e della destra ma non inaffidabile e ignorante come il grillismo (dal quale si è opportunamente distanziato intuendone le derive). Da questa posizione ti rifila una spiegazione semplice semplice, la condisce di quel buon spirito antitedesco che sonnecchia in ogni italiano, spara due o tre scemenze sul recupero della sovranità nazionale, si accarezza gli imprenditori di Schio e cerca di ingraziarsi gli operai in una Union sacrée contro l’Euro.
Così facendo finta di rigettare ogni ideologia se ne crea una propria che non c’entra più niente con l’economia o con qualsiasi analisi economica seria. Condisce il tutto con un po’ di “sgarbismo” ossia sputazza insulti a destra e sinistra, finisce in televisione, si crea una “massa critica” sufficiente di adoratori che si infilano in tutti gli interstizi rifilando le scemenze del maestro. Ed è quel che ho detto nel mio primo intervento sul personaggio: si sta costruendo una carriera politica, punto e basta. Si è costruito la favoletta di quello che da sempre ha capito come stavano le cose, anche mentre partecipava a Lisbona ad un convegno che non metteva minimamente in discussione l’Euro. Lei, se vuole, si accodi al progetto Bagnai, io sono troppo vecchio per credere alla purezza di qualcuno che ha visto l’occasione per svoltare (come dicono a Roma) passando dalla condizione di sconosciuto professore a tribuno della plebe nazionale». [Ecco dove avevo già sentito parlare di Bagnai. Un ricordo lontano che affiora]
L'ineccepibile giudizio di cui sopra è stato così crudelmente chiosato da un lettore:
«I bagnaisti continuano a illudersi di potere mettere a confronto il loro idolo di cartone con Emiliano Brancaccio. Ma stiamo scherzando? Bagnai ha voluto a tutti i costi un “duello” con Brancaccio. Zezza lo ha organizzato a Napoli, e Brancaccio lo ha LETTERALMENTE DISTRUTTO. Nella sua replica, Bagnai balbettava, e alla fine, resosi conto di essere stato piallato, ha pure chiesto a Brancaccio una stretta di mano e un abbraccio da immortalare in video. Un ipocrita viscido cacasotto e ignorante di questa risma non lo avevo mai visto in vita mia.. (...)
Poi, riguardo all’idea che uno come Brancaccio credesse nelle magnifiche sorti progressive dell’euro, ma dove cazzo l’avete letta questa stronzata? i bagnaisti hanno preso da Bagnai anche la tendenza alla truffa? Piuttosto dovreste ricordarvi che il vostro idolo del cazzo, nel libro “Il tramonto dell’euro” e nel suo blog, ha citato proprio Brancaccio tra i primi autori ad avere dimostrato che l’assetto dell’eurozona e gli squilibri commerciali conseguenti sono insostenibili. L’articolo citato da Bagnai fu presentato nel 2006 a Rive Gauche, ed è stato pubblicato nel 2008. Ancora una volta, vedere per credere Deficit commerciale, crisi di bilancio e politica deflazionista.
Bagnai è solo un econometrico di quart’ordine, con chiari problemi psicologici e con note tendenze di destra. Basta vedere che l’articolo del 1997 che citate parla della necessità di rendere flessibili i mercati del lavoro. Da uno così non mi farei nemmeno offrire un caffè. Il fatto che dei poveri mentecatti abbiano elevato a loro idolo questo caso psichiatrico è la dimostrazione del disastro in cui siamo». [Roberto, commento del 5 luglio]
38 commenti:
Pasquinelli abbia pazienza precisi che da:
"Poi, riguardo all’idea...
a
...del disastro in cui siamo".
e stato ripreso dalla risposta che ha dato il lettore Roberto.
Sa' quelli là so' pprecisi....
''tratta le persone come se avessero fatto la seconda media e avrai ottenuto la loro soggezione'' s.b.
francesco
ps.la metafora del prof. brancaccio che denuda bagnai andrebbe corretta circa la capacità erettile di chi sfugge ai confronti rifugiandosi prima nei blog e poi nelle ''discese in campo''.
Chi scrive un articolo del genere deve solo vergognarsi. Il problema della sinistra italiana di oggi è che manca un vero partito di sinistra. Invece di proporre alternative, sa solo gettare fango contro chiunque possa scalzarli dalla loro pseudorappresentanza operaia.
Massimo secondo te quindi Bagnai viene contestato in quanto minaccia di essere in grado di rappresentare il mondo del lavoro?
inoltre Massimo, quanto scritto in questo articolo è diffamazione? Si scrive il falso?
Vabeh ..state bene cosi
E' sorprendente. Per non dire sconcertante.
facciamo un esempio, il commento di Pablo72 qui sopra. Qualcuno sa spiegarci che cazzo sta a significare? E possibile che uno dissipi le sue già evidentemente scarse energie per esprimere quindi un così siderale vuoto cognitivo?
Oppure prendete quello di Massimo. Angosciante. Dovrei addirittura "vergognarmi". E passi, ma perché mai dovrei? Perché cercherei... di scalzare il Bagnai dalla sua, questa è davvero cosmica, "rappresentanza operaia".
C'è proprio da essere pessimisti, non solo sulle sorti di questo paese, ma sul destino dell'umana comunità.
Moreno Pasquinelli
E' solo sconcerto, sbandamento condito con un po' di "tanto si sa some sono fatti..."ma poi generalmente ci si ragiona sopra e si sta un po' più attenti, sopratutto ai guru che ci si sceglie.
Il professore Bagnai ha divulgato alcune nozioni approfondite. Tuttavia l'interclassismo che vorrebbe difendere i capitali deboli nell'attuale scontro con quelli forti (scontro probabilmente non scollegato dalla questione sovrastrutturale della cessione di sovranità) è probabilmente destinato all'insuccesso. Chi si pavoneggia perché ha più lettori di voi forse non sa che ne ha un centesimo rispetto a vivalafocaccia.
Certo che l'università italiana è proprio ridotta male se uno può diventare professore di economia senza conoscere Marx!
Marco.
P.s. Per Moreno: purtroppo i motivi per abbattersi abbondano, ma non possiamo fare altro che andare avanti.
Leggendo Pasquinelli, come sempre ho dei dubbi atroci ma fatico a trovare le parole per esprimerli. Oggi ci vorrei provare.
Lungi da me difendere Bagnai, innanzitutto.
1) se sono finito più di una volta su questo sito, l'unico merito lo dovete a Bagnai e al fatto che avete cominciato a criticarlo. Come me, vi assicuro, tanti altri, per cui accusatelo ma vogliategli bene perché senza di lui sareste un po' come l'albero che cade nella foresta.
2) Quello di Bagnai è un contributo come tanti altri che personalmente, nella mia ignoranza, sto imparando a comprendere (ho studiato altro nella vita, altro che mi porta a dire che la comunicazione si compone sia del messaggio ma anche di emittente e destinatario). Il vostro ancora mi sfugge. Ma è sicuramente colpa mia poiché o non ho capito o non ho trovato i giusti riferimenti. Confido che saprete aiutarmi, sono qui per imparare.
L'unica cosa che ho capito è che la crisi è sistemica e non colpa dell'euro, che al limite ne ha acuito l'intensità ed accelerato i processi. Quindi? Soluzioni? No perché leggendo Brancaccio, che a differenza di Pasquinelli è estremamente comprensibile, nel suo ultimo intervento siamo ancora al "forse, magari, vediamo, potremmo pensare di uscire se le cose non cambiano".
Quello che viene criticato a Brancaccio è esattamente questo: non la differenza di visione d'insieme, non le "umili" origini. Quelli sono modi per provocare, perché nonostante tutti gli sforzi di dialogo, chiarimento, eccetera, sta ancora tergiversando nascondendosi dietro i condizionali.
A me non va di baloccarmi, come qui state facendo, in sterili diatribe all'interno di quella che è, è bene ricordare, una minoranza esigua del paese. Quello che Bagnai ha tentato di fare con Brancaccio, ok con modi arroganti provocatori e forse sbagliati, è quello di trovare un alleato con il quale fronteggiare le enormi distanze che ancora ci separano dal mainstream.
Ultima cosa: certo che l'euro è un simbolo tangibile e facile da attaccare. E' ovvio!! La stessa potenza simbolica è stata sfruttata per farcelo accettare e ora questa potenza simbolica va rigirata contro quelle elite che ci hanno fregato.
Scusate se sono stato circostanziato, ma a meno di spunti interessanti, tornerò a non tediarvi ulteriormente.
digio@
"difendere i capitali deboli nell'attuale scontro con quelli forti (scontro probabilmente non scollegato dalla questione sovrastrutturale della cessione di sovranità) è probabilmente destinato all'insuccesso"
Ottima sintesi della situazione attuale: bravo!
Mario
uno sputo per attilio...
premesso che:
1)come te,da ignorante di economia,anch'io fatico a raccapezzarmi di curve e tornanti econometriche;
2)da ignorante di Marx,e in numerosa compagnia,apprendo da Moreno che le curve e i tornanti ben più ampi della storia sono percepibili con il paradigma del materialismo storico.A differenza di Bagnai questo consente a Moreno di non tergiversare sulla ratio dell'euro,''tra stupidi o criminale'' e,può non piacere,una risposta la dà:de sinistra,romantica,ideologica...(personalmente polemizzo con lui con il mio ancor più romantico ''spiritualismo storico'',osho...puro oppio come direbbe...).Evita pure di tediare Moreno nel ricordargli che questo non fa mainstream,nemmeno nel web.
3)il prof Brancaccio di economia sembra capirne un po' più di noi,e deve pure aver letto Marx,ma questo non gli ha impedito,a Napoli,tra uno strato d'asfalto e l'altro,di difendere comunque alcune tesi di Bagnai dalle critiche di un relatore che l'aveva preceduto,il tutto suggellato da abbracci...certo,il prof. Brancaccio fa divulgazione senza spocchia e questo nella mente sofisticata di qualcuno provoca un riflesso controintuitivo(rispetto alla diffusa tendenza a fidarsi di chi non sputa in faccia),il sospetto,che voglia carpire benevolenze non perché persona serena e umile ma puntando a qualche cadrega;
4)l'ego di ciascuno è una brutta bestia e gli sputi fanno male,ma molto meno dei cortigiani che lo insufflano contribuendo al culto della personalità.Culto che porterà l'ego di:
personalità d'azione ad essere appese in piazza,in su o in giù;
personalità di pensiero in buona fede con le menti corrose dal tarlo del paradosso che prima o poi Kuhn inocula nel paradigma;
personalità di pensiero in cattiva fede ad ignorare stormi di corvi bianchi inviati da Popper,scacazzanti sulle loro teste;
6)potresti provare a chiedere al tuo idolo di fare qualcosa di politico...fermo!scherzavo,quello i piddini in buona fede li magna a colazione(insieme a Prodi)...però,per esclusione(brunetta,alfano,ghedini...)prova con qualcosa di controintuitivo,dalle parti di Soros.
Resta la gratitudine per il lavoro svolto dal prof. Bagnai,''veracemente due'',con l'esortazione di tornare allo ''spirito di frosinone''.
francesco
Lo spirito di Frosinone s'è perso, come lo spirito di Ventotene. Osho, che peccato...
Provo a rispondere con pochi flash ad Attilio.
Il discorso sarà diviso in due parti.
(1) Siamo dentro una crisi generale, sistemica del capitalismo, determinata da fattori, come dire, genetici, quelli scoperti dai classici, e precisati, da Marx. In estrema sintesi: "crisi di sovrapproduzione di merci e di capitali". Traduzione: il boom è stato determinato da un lungo ciclo di accumulazione di capitali, dopo ogni lungo ciclo c'è un'inevitabile svalorizzazione di questi. Il risultato è la "crisi": enormi quantità di capitali e forze produttive che debbono essere necessariamente distrutti in quanto non più produttivi di plusvalore.
(2) Ma ogni crisi ha le sue specificità. Questa attuale viene dopo decenni di "neoliberismo", ovvero di iper-finanziarizzazione sistemica. Questa iper-finananziarizzazione è effetto e concausa della crisi. Effetto perché la causa di fondo di cui sopra ha spostato ingenti masse di capitale monetario, che non trovano adeguata valorizzazione nel circuito classico della produzione di merci, in quello fantasmagorico dell'azzardo, delle scommesse, delle transazioni su titoli e valute, infine sui derivati. Concausa poiché questo drenaggio predatorio impedisce al capitale industriale (il solo che produca ricchezza e plusvalore reali) di avviare un nuovo ciclo di accumulazione.
(3) Questa iper-finanziarizzazione, questo sistema giuculatorio a scala mondiale ha trasformato la formazione sociale capitalistica, la composizione di classe e il rango delle classi. In cima abbiamo una classe rentier-parassitaria che si ingrassa staccando cedole. Questo strato di borghesia parassitaria globale è oggi dominante e ha sussunto non solo i sistemi finanziari e monetari, ma pure quelli statuali. la Ue ne è un'espressione.
(4) Questa nuova aristocrazia globale e cosmopolitica tende a conservare e rafforzare il suo proprio dominio, a spese di interi popoli e nazioni, a spese dei lavoratori salariati, come pure dei settori della borghesia che non partecipano alla gozzoviglia del capitalismo-casinò. Ma questo dominio traballa, il sistema è sull'orlo del crollo, e crollerà perché sta alimentando una sollevazione generale che rassomiglierà più alla rivoluzione francese che a quella russa. Una sollevazione generale a cui prenderanno parte anche quei settori della borghesia depauperati ed emarginati.
(5) La crisi finanziaria (cosiddetta dei sub-prime) esplosa negli USA ha travolto il mondo e anzitutto l'Unione europea. Anzitutto perché nella Ue, più che negli Usa, la iperfinanziarizzazione è dominante, poi per l'assurdo logico di una moneta unica senza Stato unico, senza omogeneo mercato del lavoro, senza uniche politiche fiscali e di bilancio. Le rigidità del cambio fisso, gli squilibri interni alle partire correnti sono gli effetti e non la causa della crisi europea.
(continua)
(viene da sopra)
(6) Al fondo si esce dalla crisi sistemica uscendo dal modo di produzione capitalistico, ovvero con un'economia il cui scopo non sia più la creazione di valori di scambio, ma quella di valori d'uso. Che ponga quindi al centro i bisogni sociali, collettivi e individuali, e non il profitto di una classe proprietaria. AL posto del mercato fondato sulla caotica e conflittuale concorrenza dei capitali, va posto un sistema economico che sia fondato sulla proprietà sociale dei principali mezzi di produzione e quindi una subordinazione del privato al pubblico.
(7) Il socialismo è tuttavia una prospettiva storica e si realizzerà per tappe e strappi successivi. Adesso si tratta di scardinate il sistema dominante, tra cui la Ue, di riconsegnare al nostro paese piena sovranità (anche monetaria), di rilanciare l'economia industriale con un forte ruolo dello Stato e della sfera pubblica. SI tratta quindi di conquistare il potere e di usarlo per far rinascere l'economia italiana.
(8) Non ci interessa una rinascita sotto l'egida del liberismo comunque mascherato. Lo scontro decisivo si approssima e settori del capitale vorrebbero usare il popolo lavoratore come carne da macello. Per loro la rinascita è tutta in funzione della competizione imperialistica globale, i cui costi saranno scaricati sulle spalle dei salariati, del ceto medio e dei suoi risparmi. Li vogliono andare a reperire le risorse per rilanciare un ciclo di accumulazione capitalistica ("crescita"). Questi settori gattopardeschi della borghesia già stanno pensando a come gestire pro domo loro lo shock dell'uscita dall'euro. QUesta è l'uscita di destra dalla moneta unica.
(9) Noi vogliamo contrastarli, cercando di costruire un movimento popolare a trazione proletaria. Pensiamo ad un governo popolare d'emergenza che applichi politiche sociali, di stampo keynesiano e socialista.
Alberto Bagnai, che non sa nemmeno dove sta di casa, non solo Marx, ma il concetto di crisi sistemica, e questo è secondario, si è posto, e questo è primario, al servizio dei quei settori di capitale che vorranno uscire dall'euro facendone pagare i costi al popolo lavoratore. In poche parole, è per un'uscita da destra. E non lo nega quando afferma che le nostre sono solo "astratti desiderata" e che è già scritto che l'uscita sarà pilotata da forze di capitaliste di destra.
Spero di essere stato più chiaro.
Moreno Pasquinelli
18,35@
L'orgoglio dell'ignoranza. Se poi si è in numerosa compagnia addirittura si può andar fieri di rivendicarlo.
Obbiettivo raggiunto nel lavaggio dei cervelli.
Antonio
Capite ora perchè spesso dico che sia meglio tornare al prenutarismo? E' frutto ahimè del pessimismo che uno assorbe a causa di certi commenti come alcuni di sopra che non rispondono mai nel merito.
BY
IL VILE BRIGANTE
@ Moreno Pasquinelli
Nell'intervento del 07 luglio 2013 20:20 conclude che il prof. Bagnai è per una uscita dall'euro da destra perchè sostiene che "è già scritto che l'uscita sarà pilotata da forze di capitaliste di destra".
Ma anche il prof. Brancaccio esprime un concetto simile quando scrive:"la sinistra appare oggi più che mai fuori dal tempo storico. Anche per questo, il suo posizionamento conta allo stato attuale poco o punto negli sviluppi della crisi dell’Unione. L’eventuale deflagrazione della moneta unica e al limite la messa in discussione dello stesso mercato unico europeo dipenderanno dagli esiti di una partita tutta interna agli assetti proprietari del capitale europeo, rispetto alla quale il lavoro e le sue residue rappresentanze appaiono subalterne come non mai".
Ancora il prof. Brancaccio ci dice che:" l’uscita da un regime di cambio fisso può avere un impatto negativo o meno sul potere d’acquisto dei lavoratori e sulla distribuzione del reddito nazionale a seconda che esistano meccanismi istituzionali – scala mobile, contratti nazionali, prezzi amministrati, ecc. – in grado di agganciare i salari alla dinamica dei prezzi e della produttività. Escludere tali meccanismi implica, in buona sostanza, un’uscita dall’euro “da destra”. Contemplarli significa predisporre un’uscita “da sinistra”. Bene il prof. Bagnai sostiene esplicitamente ad esempio la necessità di reintrodurre una indicizzazione dei salari tipo scala mobile.
Se i commentatori prestassero una certosina attenzione a quanto scritto da Pasquinelli nel suo commento del 07 luglio 2013 20:19 in risposta ad Attilio Rossi, capirebbero la necessità di studiarsi SERIAMENTE Marx.
Moreno Pasquinelli, in due miseri post, spiega mirabilmente in maniera estremamente riassuntiva, le ragioni di questa crisi che avvitatosi su se stessa, non è più crisi ciclica capitalistica, ma crisi sistemica. Siamo alle porte quindi, di cambiamenti epocali.
Il problema caro Moreno (mi permetto di darti del tu), è che pochi vogliono realmente capire, la stragrande maggioranza, vuole parlare, sfogarsi in ciò che la società gli mette a disposizione, in questo caso, la bolla internet.
Pochi sono uomini, tutto il resto...quaquaraquà.
Saluti da Franco.G
A parte il tifo da stadio applicato all'economia dell'autore della chiosa finale, che si commenta da se, ma contestare Bagnai nel merito, valutando prima dei disatri possibili dell'uscita dall'euro i disastri reali e concreti che viviamo ogni giorno restandoci? quanta disoccupazione vi serve per capirlo, facciamo il 27% come in grecia o spagna? volete di piu'? non c'è problema, basta aspettare ancora qualche mese...
Quindi Filo? Fuori la Germania dall'euro come dice Bagnai? E chi me lo dimostra che se esce la Germania e noi restiamo nell'euro la disoccupazione scende?
Ma davvero pensi che l'uscita della Germania dall'euro sia cosa fatta solo perchè l'hanno TEORIZZATA quelli del manifesto firmato anche da Bagnai?
Ma davvero credi che ciò che dice Bagnai sia l'unica verità possibile?
Io non capisco certi comemnti: siccome le forze di destra sono più forti che facciamo? Andiamo appresso a loro? Ma andateci se proprio ne avete voglia! Lasciate a noi poveri sfigati marxisti il desiderio e l'intenzione di combattere queste forze.
Tanto poi se l'uscita da destra vince si sa come finirà: ce la prenderemo coi neri, coi terroni e coi ladri di polli stile Fiorito e intento i veri nemici da combattere ci sguazzano.
Luigi
Quoto Franco G.
Aggiungendoci che oltre a sfogarsi la gente ormai ha più intenzione che prendersela col barbone sotto casa propria che col miliardario con lo yacht che se ne fa beffe di noi poveracci. Perchè vuoi mettere la soddisfazione di avere una foto autografata da un miliardario che ti poggia la mano sulla spalla che lottare seriamente? Nooooooooooo, scherziamo? mica siamo scemi noi ggente der popolo
BY
IL VILE BRIGANTE
Dobbiamo ringraziare Moreno Pasquinelli per la chiarezza e la profondità dei suoi interventi. C'è una verità che dovrebbe essere ovvia per tutti (ne fa qualche cenno persino Nino Galloni, economista che ha collaborato a lungo con i governi italiani), ma non lo è: dato il progresso tecnologico, la scarsità è artefatta e il problema è il suo contrario, cioè la sovrapproduzione di capitali e quindi di merci (non la sovrappruduzione di valori d'uso). Temo che l'unica (controintuitiva per chi non conosce il modello) speranza sia ma una crisi di quelle in cui non potranno più raccontare menzogne; allora si dovrà provare a trasformare l'inevitabile guerra interborghese in rivoluzione. Ma come si farà a essere pronti?
Per obbligo di chiarezza per quelli che non hanno capito e si ostinano a non capire.
(1) Abbiamo sostenuto criticamente e mai sdraiati Alberto Bagnai (anzi noi Mpl per primi gli abbiamo offerto una tribuna pubblica (il convegno di Chianciano Terme Ottobre 2011) perché condannava l'Unione europea e la sua moneta unica come roccaforti del liberismo monetarista (quindi denunciava tutti i politicanti euristi italiani, di sinistra e di destra) ed era un convinto assertore dell'uscita dell'Italia dall'Euro e della riconquista della sua sovranità.
(2) Sapevamo bene che Bagnai non fosse marxista, e che non avesse una chiara comprensione della natura storico-sistemica del capitalismo. Ci bastava che egli fosse di fatto un alleato, nella prospettiva di un fronte ampio contro euristi di destra e di sinistra. Le alleanze non si fanno su principi dottrinari di economica politica, ma unendo soggetti che hanno un comune nemico e interessi sociali, per quanto momentanei, convergenti. La politica al primo posto.
(3) Avremmo voluto rompere ogni indugio quando Bagnai fece il salto della quaglia. Questo avvenne più o meno del dicembre 2012, quando i berluscones toglievano la fiducia al governo Monti e lui iniziava ad inciuciare con loro. Di nascosto fece una scelta di campo. Proprio perché lo tenne nascosto non entrammo subito in polemica, in fondo speravamo che i nostri sospetti fossero infondati.
(4) La firma del Manifesto di Bruxelles nel gennaio 2013 (ora la Germania doveva tornare al marco e l'Italia tenersi l'euro) è stata la prova provata del sodalizio di Bagnai con settori della nomenklatura euro-liberista. Non a caso Bagnai tenne nascosto ai suoi follwers salmodianti quel Manifesto (di cui fu costretto a parlare solo dopo che sollevAzione lo rese noto al pubblico italiano).
(5) Bagnai non solo non è marxista. Il suo "percorso culturale" lo ha portato ad essere seguace della dottrina (palesemente fallita) marginalista neo-classica. Non è quindi, propriamente, nemmeno un keynesiano. Egli contesta sì i cambi fissi e la moneta unica, ma solo perché al posto del Dio-moneta pone il Dio-Mercato. Egli quindi crede fermamente nelle leggi di mercato e che la libera fluttuazione delle monete aggiusti gli squilibri delle bilance dei pagament, ovvero i contrasti inter-capitalistici. Ciò che non solo Marx ma lo stesso Keyenes contestava.
La nostra critica a Bagnai non ha quindi nulla di personalistico, è duplice, dottrinaria e politica.
E' proprio Bagnai che la butta in caciara, con offese e contumelie personali verso chi lo critica, erigendo ad arte una cortina fumogena per camuffare la natura del dissidio e far credere che chi lo attacca sia mosso da astio personale. Quindi provando a delegittimarlo.
@Francesco,
cercavo spunti, non sputi. Ma va bene lo stesso.
Le idolatrie danno fastidio a tanti, me incluso, e il tenore del mio precedente intervento voleva essere su un altro piano. L'unico idolo che abbia mai avutoè stato Ronaldo: era il '97, avevo 15 anni e lui segnava a raffica con la casacca nerazzurra :)
Verso Bagnai provo rispetto e gratitudine per avermi aiutato ad avventurarmi attraverso una lettura dei fatti alternativa e complessa, grazie agli strumenti di macroeconomia che mai avrei pensato di affrontare. Come me ci sono tante altre persone ed in tal proposito vorrei invitare a maggiore prudenza nell'additare cieca idolatria, atteggiamento snob estremamente fastidioso che altro non fa che acuire distanze e pregiudizi: si tratta comunque di persone che, sicuramente attraverso percorsi eterogenei, hanno rifiutato la lettura della crisi “ufficiale” e si sono armati di pazienza e fallimenti andando alla ricerca di risposte. Detto ciò, la biodiversità esiste ma non è mai stata un male.
Ultima cosa: Bagnai per ora è l'unico che non abbia messo in piedi un movimento politico o simili, nonostante al momento, forse, i numeri siano dalla sua parte e non altrove per cui non comprendo bene l'ironia, ma lasciamo stare; forse metterà in piedi una risposta politica, forse no. Fondamentalmente sono affari (e calcoli) legittimamente suoi.
@Moreno Pasquinelli
La ringrazio per la risposta, precisa, asciutta e chiarificatrice. Spero ci possano essere altri momenti di confronto.
@Attilio
caro Attilio,non ho nessun motivo per sputare su di te o sui tuoi idoli(il mio è Totti).
Rispondevo,giocoso,alla tua esortazione a voler bene,prescindendo dalle provocazioni lessicali.Conoscendoci solo dalle cose che scriviamo,e se è vero che la comunicazione non verbale assorbe quasi tutto del significato della ''testimonianza'' che cerchiamo di esprimere a parole,è già difficile volersi bene quando sospettiamo che le offese non sono refusi.Se l'onestà intellettuale(di sentire,nel dire, ciò che si pensa)è una forma di bene,se ne rintracci nel mio tentativo,forse ti sarà possibile perdonare la mia deroga alle buone maniere.hug.francesco
@Atilio
ps.paradossi della comunicazione efficace
http://www.youtube.com/watch?v=dNUhTj49LjE
è veramente triste, e lo dico da ex di democrazia proletaria, constatare come coloro che difendono i valori che dovrebbero appartenere alla sinistra siano attaccati da coloro che dovrebbero appartenere alla medesima.Oggi 2013 in cui le banche ed i banksters hanno umiliato la democrazia in Italia ed i lavoratori,coloro che lucidamente e con dati oggettivi indicano i responsabili, vengono attaccati senza ritegno.Spero per voi che lo facciate in buona fede,ma è veramente triste.
Aloisio
Aloisio, penso che tu non abbia seguito tutta la questione. Prenditi un po' di tempo e rileggiti i post sull'argomento e relativi commenti.
Mi spiace molto vedere criticare Bagnai. Leggere i suo libro ed i suoi post mi ha aiutato a dare della crisi attuale una interpretazione diversa da quella dei media di regime.
Ho iniziato leggendo un libro di Paolo Ferrero, poi dopo lunghe ricerche in internet ho scoperto Bagnai.
Dobbiamo uscire dall'euro e recuperare la sovranità monetaria, prima possibile, perché l'euro ci sta impoverendo.
Poi potremo pure discutere della crisi del capitalismo.
Sergio
p.s. non sono leghista, non sono di destra: ero iscritto a RC, ma voterei pure Berlusconi, se ripetesse seriamente quanto detto un mese fa circa l'euro. Preferirei altri vent'anni di berlusconismo a vent'anni di riduzione del debito, come prospettato dall'Europa della Merkel, di Monti, di Letta.
Se la sinistra non si sveglia e continua con il sogno degli stati uniti d'Europa, verrà scavalcata dalle destre.
E' divertente notare come soggetti che si dichiarano ex elettori di Rifondazione comunista, oggi sarebbero disposti a mettersi nelle mani di Berlusconi. Una volta lottavamo per la scala mobile e per lo Statuto dei lavoratori. Oggi andiamo in ordine sparso e qualche cretino lotta per l'uscita dall'euro e la svalutazione, senza porsi il problema di tutelare i lavoratori. Che fine di merda. Livio.
Ma mi faccia capire, perchè mai un'economista serio dovrebbe studiare approfonditamente marx? Per lo più se l'economista in questione è un keynesiano convinto, non puoi essere keynesiano doc ed apprezzare marx, è un ossimoro.
Bagnai non sa un cazzo di Marx e di Keynes conosce solo un po' di vulgata della Sintesi neoclassica. Dal punto di vista teorico è un caprone. Fire
Personalmente ho sempre fatto fatica a capire gli scritti del dott. Bagnai. Può darsi comunque che io sia mezzo deficiente (L'uomo non sa mai giudicare sé stesso , come dice la Bibbia), ma io lo trovo talvolta un po' contraddittorio, talvolta ambiguo, talvolta un po' volutamente poco chiaro. Può essere che il suo cognome sia stato originariamente B'nai, il che spiegherebbe la struttura del suo pensiero che mi sembra quella di non voler mai stare da una sola parte per non compromettersi.
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