[ 28 gennaio 2019]
Come nel gioco dell'oca, Pap (Potere al popolo) torna alla casella di partenza. In autunno aveva rotto con Rifondazione per non andare alle europee con De Magistris; oggi torna invece a bussare da Giggino per entrare nella Sua lista. In questo modo la sinistra europeista aggancia l'ultimo vagone che gli mancava...
Come volevasi dimostrare, alla fine tanto tuonò che non piovve. Ai proclami autunnali - "Non torniamo indietro", "Pap si presenterà alle elezioni europee", "non facciamo inciuci col vecchio ceto politico" - ha fatto seguito un mesto ritorno nell'ovile della sinistra sinistrata.
Mentre scrivo non ci sono ancora comunicati ufficiali, ma solo questo video di Giorgio Cremaschi e Viola Carofalo. Ma basta ed avanza per capire lo stato di Potere al Popolo.
Alla fine di dicembre commentando il documento di Pap, preparatorio della consultazione online degli aderenti, rilevavo come la posizione assunta fosse ormai quella del "ridisegno dell'architettura europea".
Così scrivevo un mese fa:
«Avete capito bene. L'obiettivo è quello di ridisegnare "l'architettura europea", ovviamente stravolgendola da cima a fondo. Ora, se si fa per discorrere poco male, ma chi mai darebbe credito ad una simile impostazione ove vi fosse la pazienza di volerla prendere sul serio? Dovessimo stare alla lettera non potremmo che classificare quanto scritto da Pap come una sconclusionata versione estremista del sempre inconcludente altreuropeismo. Ma siamo generosi, e comprendiamo come questa confusione sia figlia tanto dei tabù cui abbiamo già accennato (la questione nazionale, ndr), quanto delle diverse posizioni esistenti all'interno di Potere al popolo. Sta di fatto che nel documento di Pap il "Piano B" è scomparso del tutto. E questo non può essere certo un caso, anche se la cosa non potrà piacere ad Eurostop. E sta di fatto che in questo modo si resta agganciati al resto di quella sinistra sinistrata che pure a parole si critica. Sarà così forte questo aggancio da riaprire la partita con la "Lista De Magistris"?
Ebbene sì, la domanda di dicembre ha avuto la risposta che sospettavamo a gennaio.
Ora Cremaschi ci dice che la situazione è complicata (a dicembre non lo era?), che le europee saranno caratterizzate dallo scontro (a suo avviso "falso") tra l'europeismo alla Macron ed il sovranismo di destra alla Salvini. Che dunque ci vuole un'alternativa (e fin qui saremmo d'accordo), ma che questa avrà il volto di Giggino (e qui ci scappa da ridere).
Ma ci scappa da ridere non per Giggino, che vuole la Sua lista europeista e l'avrà, ma per Cremaschi e gli altri che dovranno solo masticare amaro. Giggino noi lo disapproviamo ma lo rispettiamo. Non ci sono invece parole per chi si dice per l'uscita dall'euro e dalla UE (Eurostop, la Rete dei Comunisti, lo stesso Cremaschi) e poi finisce in questo modo.
Di sicuro molti compagni di Pap non saranno d'accordo con questa deriva. Ma così vanno le cose quando non si fanno fino in fondo i conti con i problemi del presente. Quando i tabù identitari prevalgono sull'analisi concreta della situazione concreta. Quando si ha paura di affrontare la questione nazionale, mentre invece i comunisti dei tempi in cui i comunisti contavano (e qualche volta vincevano) l'affrontavano eccome.
Sinceramente questo spiaggiamento di Potere al popolo ci dispiace. Ci dispiace, ma non ci stupisce, ed in ogni caso conferma quanto andiamo affermando da tempo: che tra la sinistra sinistrata del "riformiamo l'Europa", e la Sinistra Patriottica che si batte per la riconquista della sovranità nazionale, non c'è e non può esserci spazio per vie di mezzo confuse ed inconcludenti.
7 commenti:
Certo, ma andarsene da eurostop per seguire le false sirene di ingroia e chiesa e' stato un errore, mai andarsene da qualcosa che si e' contribuito in qualche modo a costruire, loro ci dovevano espellere. E poi andarsene alla spicciolata, prima P101, poi Boghetta, poi Militant. Che abbiamo ottenuto? Solo piccoli gruppi divisi. Tatticamente si poteva utilizzare meglio l'esperienza di eurostop per costruire a partire da li la scissione che avrebbe dato vita alla sinistra patriottica.
Gentile commentatore,
lei commenta pur non conoscendo la nostra storia. Allora con pazienza, la spieghiamo.
Noi di P101 non siamo andati via da Eurostop per aderire al progetto di Chiesa ed Ingroia.
Siamo andati via da Eurostop, nel momento in cui da Coordinamento decideva di passare a vero e proprio soggetto politico centralizzato, per ragioni di natura politica e programmatica (ovvero noi ritenevamo del tutto insufficienti le basi che dovevano giustificare il passaggio a soggetto politico: anzitutto il loro rifiuto di rivendicare la sovranità nazionale), nonché per dissensi sul metodo, spiegando abbondantemente le motivazioni tanto ai dirigenti dello stesso quanto pubblicamente; le può leggere in questo documento del 21 giugno 2017:
Perché i compagni di P101 non confluiranno in Eurostop
Farsi espellere è a nostro avviso, privo di senso come lo è restare dentro un organismo di cui non si condivide più l'analisi politica e la brutta direzione intrapresa, di sicuro, non siamo andati via senza combattere e senza spiegare in modo chiaro ed inequivocabile, le nostre ragioni politiche.
Che dopo P101, anche Boghetta, Militant e gli altri siano usciti, dovrebbe farla riflettere sul fatto che P101 nella sua analisi aveva ragione, e constatato le ultime mosse di Cremaschi e le sorti di Pap (compreso il loro sodalizio con De Magistris, votato, a mio avviso, con metodo discutibile), possiamo concludere che gli eventi hanno confermato la giustezza delle nostre posizioni.
Usciti da Eurostop, eravamo comunque tra i fondatori della Confederazione per la Liberazione nazionale (C.L.N.).
La C.L.N. avviava nel novembre del 2017, un dialogo con Chiesa e Ingroia, allo scopo di verificare l’eventuale unione delle forze in vista delle elezioni del 4 marzo 2018.
Verificammo che le condizioni per una lista unica non c'erano
In proposito legga questo documento:
La C.L.N., le elezioni e la Lista del Popolo
Questo per spiegare i fatti.
Lei dice poi, che tatticamente si poteva utilizzare meglio l'esperienza di Eurostop, e iniziare a costruire attraverso la sua scissione, la sinistra patriottica.
Se parla di sinistra patriottica, diamo per scontato che almeno in questo, ci abbia letto.
Allora saprà che una sinistra patriottica e democratica oggi, non può che posizionarsi nel campo populista, diventandone la sua “terza gamba”, per far ciò i minoritari nuclei attuali devon recidere per sempre ogni legame con la ex sinistra (ovvero cosmopolita e politicamente corretta).
Purtroppo siamo ancora troppo pochi
Daniela Di Marco
UN NUOVO PATTO PER L'EUROPA
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Stiamo parlando del nulla,
la storia non si cura di poche foglie morte
ad un angolo della strada.
Anche i migliori tra di noi,
non sono nulla.
Arriverà il momento in cui
bisognerà esserci, guardiamo avanti,
perchè l'accelerazione sarà fortissima.
Guardate cosa accade in Francia: i cittadini
in piazza contro il potere che mostra il suo volto,
e ci sono morti e feriti.
Le cose cambiano molto velocemente,
chi mai avrebbe pensato di sentire Di Maio
denunciare apertamente il colonialismo francese?
Siamo pochi e in una posizione difficile.
Bisogna organizzarsi.
Perché stupirsi di fronte a tanto ondivago e inconcludente parossismo parolaio?;questi sono gli eredi(in maggioranza)di quel corpaccione politico/istituzionale che amava definirsi "comunista",quelli per intenderci dell'adesione entusiastica all'euro e alla sua cornice reazionaria,quelli che hanno firmato presentandole come "progressiste"leggi e leggine tutte a favore del capitale multinazionale(do you remenber la politica dei sacrifici e l'infame svolta dell'Eur, nonchè le successive feroci e gradite a lor signori regalie di segmenti se non di interi comparti industriali,tutti rigorosamente garantiti da "governi amici e progressisti"?;e poi che dire della sua componente "rivoluzionaria"(sic)quella che fino all'altro ieri definiva l'euro solo una moneta,quella dell'accogliamoli tutti perché fuggono da guerre e persecuzioni,quella del nazionalismo e sovranismo brutti e cattivi etc.etc.Mi spiace ma con simili interlocutori non è possibile costruire alcunché, lasciamo che la Storia faccia il suo corso e abbandoniamo ogni ipotesi di interlocuzione con costoro perché quello che pensiamo noi su Stato/nazione e sovranità a tutto tondo non ha alcuna affinità con il loro chiacchiericcio "internazionalista" e "umanitario";ps.a quando una bella manifestazione e mobilitazione per i terremotati del centro Italia indetta dalle anime belle "umanitarie,progressiste e rivoluzionarie"?eh, ma si sa, loro non scappano da guerre, loro i peggiori nemici li hanno in casa e si chiamano Quisling e utili idioti del capitale globalizzato.
Grazie per la risposta, ma non mi convince. C'e' da chedersi perche' siamo pochi, proprio partendo dalla premessa che i promotori di P101 rappresentino il meglio del panorama politico dell'anticapitalismo rivoluzionario in questa lunga fase di transizione dalla fine del comunismo storico novecentesco al non sappiamo bene che cosa. In situazioni di arretramento come l'attuale secondo me il gruppo ha peccato nella mancanza di alcuni accorgimenti tattici a partire dall'esperienza di Rivoluzione Democratica ad oggi. Siamo convinti di poter rappresentare la terza gamba de populismo o ormai ci siamo giocati anche questa ipotesi visto che la Lega e 5 stelle hanno ampiamente sdoganato il populismo? Rimanere fermi sulla barra della "sinistra contro l'euro" forse ci avrebbe permesso di avere un cuneo con il quale colpire a destra e a manca anche nei riguardi dei sinistrati.
Non pensavo affatto di convincerla, dalle premesse che ha fatto nel suo primo commento, si evince una diversità di vedute, che questo suo secondo commento conferma.
Semplicemente volevo farle sapere come stavano le cose, inaccettabile sentirsi dire che siamo usciti da Eurostop per andare con Chiesa e Ingroia.
Adesso entro nel merito del secondo commento, e spiego perché, pur facendo domande giuste, è lei a non convincere me.
Inizia dicendo che P101 è “il meglio del panorama politico dell’anticapitalismo rivoluzionario”
(grazie per l’apprezzamento, e aggiungo allora perché non ci da una mano?), ma premette a quest’affermazione che bisogna chiedersi perché siamo pochi.
Ironicamente, mi verrebbe da suggerirle di entrare nel Partito di Italia più numeroso, così è in buona compagnia.
Scherzi a parte, non è l’unico a porre questo problema, noi stessi ci ragioniamo sopra. L’importante è la risposta. C’è chi si lascia sconfiggere e si ritira a vita privata a godersi il tram tram quotidiano, magari facendo il leone virtuale da tastiera, per tacitare la coscienza; e c’è chi abdica alla propria analisi per un consesso più ampio, e chissenefrega della visione politica, del fine.
In realtà, il suo apparente pessimismo, secondo me, il suo trincerarsi dietro i numeri, nasconde una divergenza politica, legittima, ma più seria, nel momento in cui lei trae le seguenti conclusioni: Lega e 5 Stelle hanno sdoganato il populismo, per cui non c'è spazio non tanto per una forza piccola come P101, di più, secondo lei non c'è spazio per nessun'altro in questo ambito, nessuna "terza gamba" può essere data in ambito populista.
Quindi? Secondo lei dovevamo restare dentro Eurostop, finire in PaP, e accodarci a De Magistris per formare L'altra (+)Europa con Cremaschi. E avremmo anche avuto più militanti.
No.
Oggi, rivoluzionari come noi, non possono che stare nel campo populista, a fianco del popolo lavoratore, contro il quale, c’è il campo, anch’esso eterogeneo ma ben saldo, nelle mani delle élite neoliberali.
Un terzo campo, oggi, non esiste.
Un campo rivoluzionario e socialista potrà nascere solo se avremo un Soggetto Politico che si prepara a costruirlo sulle ceneri dei due attuali blocchi, quindi in un domani che speriamo non sia troppo lontano.
Sul rimanere fermi alla barra della sinistra contro l’euro, francamente non capisco.
Cosa crede che siamo?
La critica mal celata è la nostra posizione sul governo.
A lei non va giù l’appoggio critico e condizionato che abbiamo espresso, posizione minoritaria in certo ambiente.
Noi sappiamo che il voto del 4 marzo 2018 ha prodotto veramente un terremoto, non solo gli scenari sono cambiati e cambieranno ancora più velocemente, ma gli spazi che si aprono vanno conquistati.
In questa fase occorre coraggio, e coma può immaginare, il coraggio o ce l'hai o non puoi inventarlo.
Daniela Di Marco
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