[ 23 gennaio 2019 ]
Che il governo giallo-verde sia disfunzionale ai poteri forti eurocratici è un fatto. Lo è altrettanto che esso sia la parodia di un governo autorevole che sappia quel che vuole.
Mentre ad Aquisgrana le due principali potenze dell'Unione siglano un patto di ferro che avrà ripercussioni serissime a scala globale qui da noi si cazzeggia, ci si azzuffa, non sulla deriva del Paese, bensì su quella di qualche decina di migranti al largo della Libia. Lo spettacolo, francamente, è penoso, compresa la pantomima della discordia con Parigi — ancora una volta, sui "migranti", mica sul fatto che la potente finanza d'Oltralpe continua, senza incontrare ostacoli degni di questo nome, a fare shopping delle industrie del Bel Paese!?
Che l'Asse Carolingio tra Berlino e Parigi — il suo battesimo avvenne nel 1963 col Trattato dell'Eliseo tra De Gaulle e Adenauer — fosse l'architrave dell'Unione europea lo sapevamo.
Con la firma del Patto di Aquisgrana — non a caso capitale del Sacro Romano Impero e luogo di sepoltura di Carlo Magno — è avvenuto un salto di qualità. L'asse si consolida, diviene un vero e proprio sodalizio strategico. L'élite europeista italiana, messa come uno zimbello davanti al fatto compiuto, è in forte imbarazzo, e tenta di sminuire la portata del patto tentando di rubricarlo, con improbabile sufficienza, allo scatto d'orgoglio di due "anatre zoppe", o di dargli una lettura politicista, come gesto tattico di contrasto in vista delle elezioni europee ai rinascenti nazionalismi e populismi o, infine, di una mera consacrazione della "Unione a due velocità". Non è così. Non è solo così.
Al netto degli aspetti tecnici, economici e militari, comunque rilevanti, del nuovo trattato, [1] esso rivela la visione e le determinazioni delle frazioni capitalistiche dominanti nei due paesi — che da soli fanno il 50% del Pil dell'Eurozona —, quelle che nei decenni hanno accresciuto senza soste la loro intercompenetrazione. [2]
La visione carolingia, con buona pace dell'europeismo irenico, è presto detta e deriva da una diagnosi: l'Unione europea non tiene, le forze centrifughe sono preponderanti su quelle centripete, ed è quindi destinata a sgretolarsi. Berlino e Parigi fanno capire che essi non ritengono che dopo lo sfaldamento si potrà tornare allo status quo ante Ue, ad una Comunità concorde di stati nazionali formalmente sovrani. Essi considerano che le "inarrestabili" forze sotterranee che stanno dietro alla globalizzazione spingeranno forzosamente gli stati nazionali deboli e diventare vassalli delle grandi potenze geopolitiche, economiche e militari.
Qual è dunque la prognosi? Il Patto di Aquisgrana contiene due cose in un una: da una parte il messaggio alle tre grandi potenze mondiali (USA, Cina e Russia) che Germania e Francia rafforzano la loro intesa e saranno protagoniste della contesa imperialista mondiale; poi abbiamo un vero e proprio ultimatum agli attuali recalcitranti partner dell'Unione: o aggregate i vostri scassati vagoni alla locomotiva carolingia (rinunciando alle vostre vacue pretese sovrane), oppure, d'ora in avanti, vi considereremo zone ostili da colonizzare. Un ultimatum rivolto non solo ai paesi dell'Est europa (che tra l'incudine tedesca ed il martello russo invocano come vassalli la protezione americana) ma pure al all'élite italiana, che è posta davanti al dilemma: propaggine mediterranea del blocco carolingio o continuare a fungere da longa manus degli americani?
L'élite italiota pare divisa: una gran parte, quella di dogmatica fede europeista (non solo piddina) tifa per l'asse carolingio, un'altra, più tradizionalista, pende per restare sotto tutela americana. E il "governo populista"? E' in stato confusionale, balbetta, parla d'altro. Più che navigare a vista si fa portare dalle correnti. Ma le correnti spingono in direzioni opposte, direzioni che potrebbero accentuare il dissidio tra Cinque Stelle e Lega portando alla fine del "governo populista".
In questo contesto assume grande importanza la decisione che il governo vorrà prendere, per quindi inoltrarla al Parlamento, in merito cosiddetta "autonomia potenziata" rivendicata da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Al di là delle intenzioni degli "autonomisti" qui si manifesta la potente forza calamitante che spinge il Nord del Paese verso la Germania. Una forza che ove non venisse contrastata potrebbe condurre alla dissoluzione dello Stato nazionale. Che nel corpaccione della Lega il "nordismo" sia fortissimo è cosa nota. Vedremo presto se il "nazionalismo" salviniano sia una cosa seria o se non sia invece solo il Cavallo di Troia di chi punta a sfasciare il Paese. Un Paese che le elezioni del 4 marzo 2018 hanno confermato come già spaccato in due. [Vedi grafica sotto]
Il pallino è in mano ai Cinque Stelle che, se non per visione strategica (vattela a pesca quale essa sia), per rappresentanza d'interessi sociali dovrebbero opporsi al "secessionismo dei ricchi".
Nessuno, né a destra né a sinistra, né tantomeno nel campo populista, avanza una visione indipendente, quella di un'Italia sovrana e indipendente, che giochi una sua propria partita geopolitica e storica. Tutti, ma proprio tutti, sembrano aver introiettato la narrazione (falsa) che la globalizzazione sarebbe inarrestabile di qui la conclusione (altrettanto falsa) che non ci sarebbe futuro per stati nazionali sovrani, quindi non disponibili a farsi intruppare come vassalli in una contesa imperialista gravida di catastrofiche conseguenze.
Qui sta, oltre tutto, la funzione di una Sinistra Patriottica, quella di raggruppare le forze migliori del nostro Paese, certo attorno ad un progetto di Paese fondato sulla democrazia e l'eguaglianza sostanziale, ma un Paese che vuole contare nel mondo in virtù di una forza anzitutto politica e spirituale, come faro di una nuova civiltà. Ben sapendo, come insegnava Macchiavelli, che «Tutti e' profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorono»
NOTE
[1] Il Patto di Aquisgrana rafforza di molto gli istituti comuni tra i due paesi, tra cui il Consiglio dei ministri franco-tedesco e quello per la Difesa e la sicurezza. Quindi una maggiore cooperazione militare ed una più stringente cooperazione economica. I due paesi si sono garantiti assistenza anche militare in caso di aggressione armata (!), quindi la cooperazione delle forze armate e delle industrie attive nel settore della difesa sarà più stretta. Sul piano squisitamente economico, il Patto sancisce la creazione di una "zona economica franco-tedesca dotata di regole comuni" per "favorire la convergenza tra i due paesi e accrescere la competitività": ergo: anche verso gli altri paesi intra-Ue, anzitutto l'Italia. Viene creato un Consiglio comune di esperti economici e stabilito un coordinamento per politiche neo-colonialiste comuni, anzitutto verso l'Africa. Infine (di qui la protesta dei Gilet Gialli) la trasformazione delle zone transfrontaliere (leggi anzitutto Alsazia e Lorena) in zone "speciali" come laboratori per sperimentare e avviare quella che a noi pare una vera e propria fusione federale futura tra i due stati.
[2] La Germania è il primo partner commerciale della Francia e il secondo più grande investitore estero nel Paese, oltre 4mila imprese tedesche operano in Francia con una forza lavoro oltre le 310mila unità ed un giro d'affari di 140miliardi. Da parte sua la Francia è un partner decisivo per la Germania: il secondo dopo gli Stati Uniti per esportazioni (106miliardi di euro nel 2017 e il terzo per importazioni dopo Cina e Olanda, 64miliardi). Secondo l'INSEE (l'istituto francese di statistica) 2.700 imprese francesi sono presenti in Germania dando lavoro a 363mila addetti.
Che il governo giallo-verde sia disfunzionale ai poteri forti eurocratici è un fatto. Lo è altrettanto che esso sia la parodia di un governo autorevole che sappia quel che vuole.
Mentre ad Aquisgrana le due principali potenze dell'Unione siglano un patto di ferro che avrà ripercussioni serissime a scala globale qui da noi si cazzeggia, ci si azzuffa, non sulla deriva del Paese, bensì su quella di qualche decina di migranti al largo della Libia. Lo spettacolo, francamente, è penoso, compresa la pantomima della discordia con Parigi — ancora una volta, sui "migranti", mica sul fatto che la potente finanza d'Oltralpe continua, senza incontrare ostacoli degni di questo nome, a fare shopping delle industrie del Bel Paese!?
Che l'Asse Carolingio tra Berlino e Parigi — il suo battesimo avvenne nel 1963 col Trattato dell'Eliseo tra De Gaulle e Adenauer — fosse l'architrave dell'Unione europea lo sapevamo.
Con la firma del Patto di Aquisgrana — non a caso capitale del Sacro Romano Impero e luogo di sepoltura di Carlo Magno — è avvenuto un salto di qualità. L'asse si consolida, diviene un vero e proprio sodalizio strategico. L'élite europeista italiana, messa come uno zimbello davanti al fatto compiuto, è in forte imbarazzo, e tenta di sminuire la portata del patto tentando di rubricarlo, con improbabile sufficienza, allo scatto d'orgoglio di due "anatre zoppe", o di dargli una lettura politicista, come gesto tattico di contrasto in vista delle elezioni europee ai rinascenti nazionalismi e populismi o, infine, di una mera consacrazione della "Unione a due velocità". Non è così. Non è solo così.
Al netto degli aspetti tecnici, economici e militari, comunque rilevanti, del nuovo trattato, [1] esso rivela la visione e le determinazioni delle frazioni capitalistiche dominanti nei due paesi — che da soli fanno il 50% del Pil dell'Eurozona —, quelle che nei decenni hanno accresciuto senza soste la loro intercompenetrazione. [2]
La visione carolingia, con buona pace dell'europeismo irenico, è presto detta e deriva da una diagnosi: l'Unione europea non tiene, le forze centrifughe sono preponderanti su quelle centripete, ed è quindi destinata a sgretolarsi. Berlino e Parigi fanno capire che essi non ritengono che dopo lo sfaldamento si potrà tornare allo status quo ante Ue, ad una Comunità concorde di stati nazionali formalmente sovrani. Essi considerano che le "inarrestabili" forze sotterranee che stanno dietro alla globalizzazione spingeranno forzosamente gli stati nazionali deboli e diventare vassalli delle grandi potenze geopolitiche, economiche e militari.
Qual è dunque la prognosi? Il Patto di Aquisgrana contiene due cose in un una: da una parte il messaggio alle tre grandi potenze mondiali (USA, Cina e Russia) che Germania e Francia rafforzano la loro intesa e saranno protagoniste della contesa imperialista mondiale; poi abbiamo un vero e proprio ultimatum agli attuali recalcitranti partner dell'Unione: o aggregate i vostri scassati vagoni alla locomotiva carolingia (rinunciando alle vostre vacue pretese sovrane), oppure, d'ora in avanti, vi considereremo zone ostili da colonizzare. Un ultimatum rivolto non solo ai paesi dell'Est europa (che tra l'incudine tedesca ed il martello russo invocano come vassalli la protezione americana) ma pure al all'élite italiana, che è posta davanti al dilemma: propaggine mediterranea del blocco carolingio o continuare a fungere da longa manus degli americani?
L'élite italiota pare divisa: una gran parte, quella di dogmatica fede europeista (non solo piddina) tifa per l'asse carolingio, un'altra, più tradizionalista, pende per restare sotto tutela americana. E il "governo populista"? E' in stato confusionale, balbetta, parla d'altro. Più che navigare a vista si fa portare dalle correnti. Ma le correnti spingono in direzioni opposte, direzioni che potrebbero accentuare il dissidio tra Cinque Stelle e Lega portando alla fine del "governo populista".
In questo contesto assume grande importanza la decisione che il governo vorrà prendere, per quindi inoltrarla al Parlamento, in merito cosiddetta "autonomia potenziata" rivendicata da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Al di là delle intenzioni degli "autonomisti" qui si manifesta la potente forza calamitante che spinge il Nord del Paese verso la Germania. Una forza che ove non venisse contrastata potrebbe condurre alla dissoluzione dello Stato nazionale. Che nel corpaccione della Lega il "nordismo" sia fortissimo è cosa nota. Vedremo presto se il "nazionalismo" salviniano sia una cosa seria o se non sia invece solo il Cavallo di Troia di chi punta a sfasciare il Paese. Un Paese che le elezioni del 4 marzo 2018 hanno confermato come già spaccato in due. [Vedi grafica sotto]
Elezioni del 4 marzo 2018: il voto alla Camera |
Nessuno, né a destra né a sinistra, né tantomeno nel campo populista, avanza una visione indipendente, quella di un'Italia sovrana e indipendente, che giochi una sua propria partita geopolitica e storica. Tutti, ma proprio tutti, sembrano aver introiettato la narrazione (falsa) che la globalizzazione sarebbe inarrestabile di qui la conclusione (altrettanto falsa) che non ci sarebbe futuro per stati nazionali sovrani, quindi non disponibili a farsi intruppare come vassalli in una contesa imperialista gravida di catastrofiche conseguenze.
Qui sta, oltre tutto, la funzione di una Sinistra Patriottica, quella di raggruppare le forze migliori del nostro Paese, certo attorno ad un progetto di Paese fondato sulla democrazia e l'eguaglianza sostanziale, ma un Paese che vuole contare nel mondo in virtù di una forza anzitutto politica e spirituale, come faro di una nuova civiltà. Ben sapendo, come insegnava Macchiavelli, che «Tutti e' profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorono»
NOTE
[1] Il Patto di Aquisgrana rafforza di molto gli istituti comuni tra i due paesi, tra cui il Consiglio dei ministri franco-tedesco e quello per la Difesa e la sicurezza. Quindi una maggiore cooperazione militare ed una più stringente cooperazione economica. I due paesi si sono garantiti assistenza anche militare in caso di aggressione armata (!), quindi la cooperazione delle forze armate e delle industrie attive nel settore della difesa sarà più stretta. Sul piano squisitamente economico, il Patto sancisce la creazione di una "zona economica franco-tedesca dotata di regole comuni" per "favorire la convergenza tra i due paesi e accrescere la competitività": ergo: anche verso gli altri paesi intra-Ue, anzitutto l'Italia. Viene creato un Consiglio comune di esperti economici e stabilito un coordinamento per politiche neo-colonialiste comuni, anzitutto verso l'Africa. Infine (di qui la protesta dei Gilet Gialli) la trasformazione delle zone transfrontaliere (leggi anzitutto Alsazia e Lorena) in zone "speciali" come laboratori per sperimentare e avviare quella che a noi pare una vera e propria fusione federale futura tra i due stati.
[2] La Germania è il primo partner commerciale della Francia e il secondo più grande investitore estero nel Paese, oltre 4mila imprese tedesche operano in Francia con una forza lavoro oltre le 310mila unità ed un giro d'affari di 140miliardi. Da parte sua la Francia è un partner decisivo per la Germania: il secondo dopo gli Stati Uniti per esportazioni (106miliardi di euro nel 2017 e il terzo per importazioni dopo Cina e Olanda, 64miliardi). Secondo l'INSEE (l'istituto francese di statistica) 2.700 imprese francesi sono presenti in Germania dando lavoro a 363mila addetti.
13 commenti:
Peggio ancora.
Tria lascia la porta aperta a possibilità Weidmann per presidenza Bce.
https://it.reuters.com/article/topNews/idITKCN1PH1FA-OITTP
Articolo profondo, che individua il nesso tra avvenimenti e linee di tendenza che la stampa di regime lascia premeditatamente slegati.
Si deve solo aggiungere che le "catastrofiche conseguenze", cioè un nuovo ciclo di grandi guerre, sono implicite nella dissoluzione dell'impero mondiale americano e ci travolgeranno sia che ci si intruppi nell'ammucchiata carolingia, sia che si pensi di restaurare una sovranità nazionale. Nessuno meglio di un marxista dovrebbe sapere che le epoche rivoluzionarie sono profondamente belligene.
Sono meno ispirato di altri nell'immaginare con affettato determinismo scenari apocalittici, prefigurando un Tina a sostituirne un altro.
E poi sono altri a dover contrastare il crollo sistemico, al massimo noi dovremmo pensare a scansarci e a creare una rete di mutuo soccorso, si sa difendersi costa meno risorse che aggredire, e la legittima difesa moltiplica le forze.francesco
Bellissimo articolo, difficilmente utilizzo questa espressione.
Devo dire che se è vero che non mi riconosco più in nessun partito invece mi trovo al 100% con P101.
Unico appunto sul tema migratorio: chi mi conosce superficialmente si stupirà ma sebbene concordi che l'invasione sia un fenomeno diretto dai "carolingi" e legato al crollo dei salari (quindi da contrastare), allo stesso tempo però auspico una politica dei flussi anche consistente.
L'immigrato è una forza molto più istintiva e non indottrinata (e inginocchiata) al tran tran consumistico (status symbol, stereotipi ecc), VARIEGATA (parlare di "immigrato" è assurdo visto che provengono da miriadi di realtà diversissime anche quando distanti 20 km tra loro) ed imprevedibile.
I migranti (oltre che dotati di sana incazzatura) di norma hanno una enorme motivazione ad imparare ed un grande interesse alle nostre vicende politiche (molto più dei nostri giovani ormai ottenebrati).
Al momento vengono precettati da associazioni e sindacati ma cosa accadrebbe se si istituzionalizzasse, mediante i gialloverdi, una struttura pubblica di inclusione ed incontro culturale dove non si faccia ideologia (ad esempio marxista) ma si formi al sovranismo (un "Centro Interministeriale Interuniversitario delle Tradizioni")?
In futuro diverrebbero, insieme alle migliori forze "indigene" (ovvero locali), i custodi
della nostra ritrovata libertà, magari ritrovata per merito loro.
Sarebbe un senso non alto ma altissimo del termine "interculturalismo". Non usati come grimaldelli per estinguere i nostri "luoghi antropologici", le nostre identità, bensì per promuoverle, per difenderle, riconquistarle, approfondirle unitamente a richieste quali:
1) Rinazionalizzazione delle loro risorse espropriate dalle multinazionali.
2) 1 per mille da destinare ai paesi africani da parte dei paesi occidentali per opere pubbliche.
3) Dazi contro i governi che non rispettano i diritti umani e minimi salariali.
Purtroppo idee come queste (per me per niente utopiche) o vengono plagiate da blog di comici (che stimavo e di cui mi fidavo) o si disperdono nel nulla non avendo voce ergo risonanza.
Marco Giannini
Caro Moreno, Il vero dramma di cui non vuoi prendere atto è che i 5S sono la truppe cammellate angloamericane e la Lega quelle di Francrucchia. Ma ti capisco, perché messa così è troppo tosta!
Salvini? Ma sai che ci vuole a farlo fuori se non obbedisce agli ordini?
No, caro F.f.
Movimento Cinque Stelle angloamericano? Non è esatto, eventualmente i pentastellati potrebbero avere storici referenti nel blocco democratico clintoniano, allo stesso modo del PD. Ma non vedere che il ciclone Trump ha aperto una nuova fase, "statalista" e indipendentista dal blocco globale angloamericano, generalizza l'analisi e confonde sull'osservazione dello scacchiere. Inoltre: il M5S è un blocco monolitico? Ammesso che Casaleggio, Grillo, Di Maio siano solo pedine: sicuro che rimandino agli stessi protettori? Non diremmo proprio, premesso che l'Italia è nota, da Cavour in avanti, per avere agenti politici e diplomatici che sfuggono di mano ai loro protettori. Cavour, appunto, citato da Sapelli nel suo ultimo art come esempio di eccelso realismo politico, il "liberale" eroe della Guerra di Crimea e del congresso di Parigi, poco liberale, poco liberista e poco democratico, ucciso e avvelenato proprio da quei Britannici che una certa storiografia neoborbonica, degna di tutto rispetto, vede come i suoi protettori. Evento su cui si soffermò Omodeo, con il dubbio della prova, confermato da Fasanella nel suo saggio sull'Italia risorgimentale. E Salvini filocarolingio addirittura, per FF. Mi sembra chiaro e evidente che Salvini, il più dotato politico conservatore europeo, è l'ariete di sfondamento del trumpismo in Europa. Le sue posizioni geopolitiche lo confermano. Che abbia tentato di spaccare e scindere il fronte carolingio, con scarso successo, è altra questione, di tattica politica. Nessuno nega che sopravvivendo il padanismo antimeridionale, per quanto marginale, fazioni filobavaresi e mitteleuropee ancora vi siano nella Lega. Ma Salvini, conquistata la Toscana definitivamente, potrà definitivamente liberarsi di queste.
Ma dall'altro lato, cosa abbiamo? Il Partito Democratico, il partito del Pdr, ossia il partito del Grande Oriente di Francia; da Napolitano a Mattarella, passando per Draghi, tutti costoro, gesuiti e "italiani", esibiscono al petto la Legion d'onore francese. E' vero o no? "Europa" significa oggi, politicamente, massoneria ultraicista e ultraliberista francese. Ideologia estremista, fanatica gender e cannoni sui maschi e le femministe francesi del grande movimento Patriottico dei Gj. Demonizzazione assoluta del lepenismo proletario e piccolo-borghese, come mai si può concepire in Italia con la Lega e con il neofascismo. La partita centrale si gioca in Francia. Come sempre, il futuro d'occidente lo decide il popolo di Francia che si scontra con le elite. Lì la vera partita, da lì si vedono gli schieramenti secondari. La Germania è marginale. Appiattirsi sulla Germania (pro e contro) significa non comprendere la sostanza della partito in atto. Parigi.
Articolo con posizioni chiare e condivisibili.
C'è di mezzo il futuro dell'Italia.
Sbrighiamoci a costruire questa sinistra patriottica.
No vedo alternative.
Vi ho inviato una mail in cui mi rendo disponibile a dare una mano nella mia città.
Roberto (Genova)
@ Marco Giannini: il piccolo "difetto" nel tuo progetto è che le forze sovraniste che contano qualcosa, cioè la Lega e dietro di essa i movimenti di estrema destra, il tuo altissimo interculturalismo non lo vogliono affatto, vedono l'omogeneità razziale, linguistica, di usi e costumi come parte integrante della propria identità, e nella politica dei respingimenti di Salvini scorgono un momento profilattico in attesa il pensiero unico post-sessantottino tracolli definitivamente e diventi possibile proclamare apertamente le proprie finalità antiintegrazioniste.
@Anonimo 24 gennaio 2019 15:16
Quello che dico è che il M5S è una creatura eterodiretta. Non dico da chi, magari può anche piacere, ma è eterodiretto.
Quanto a Salvini intendevo dire (non mi sono dilungato ma lo scrivo da tempo) è che egli è sì il leader di un partito italiano, ma questo partito risponde agli interessi e ai desiderata del blocco industriale e finanziario del nord. Dunque, anche nel caso della lega, di popolare non c'è niente.
Infine, se dico queste cose del M5S e della Lega, da ciò non si può assolutamente dedurre che io consideri i piddini e marmaglia analoga minimamente in alcun modo preferibili.
La verità, ed è questa la cosa "tosta", è che non esiste nessun movimento genuinamente popolare. Io preferisco guardare la dura realtà piuttosto che mettermi a fare il tifo per qualcuno o qualcosa di meno peggio.
E siccome penso che non ci siano possibilità, allo stato delle cose, che nascano movimenti che abbiano la loro forza nel sostegno genuino (dunque interessato) del popolo lavoratore, ultimamente sono tornato al mio particulare.
Chi vuole fare il tifo, o illudersi, faccia pure, la cosa non mi tange.
Rispondo all'anonimo:
so bene che il mio progetto non è compatibile con la Lega ma ognuno ha i suoi valori, progetti, ideali. Se non saranno i gialloverdi saranno altri a realizzarlo o magari nessuno ma resto convinto della bontà di questa intuizione.
Non vedete che gli italiani sono ormai convinti che l'euro sia irreversibile?
I giovani nostri (o meglio i "polli di allevamento" del neoliberismo consumista), non vedete hanno perso le "palle"?
Ergo io credo che solo i migranti una volta formati capirebbero.
Il sottoscritto è totalmente contrario all'invasione disorganizzata, ammassata, disumana diretta dall'alto, dai Soros e provocata dal neocolonialismo occidentale, in questo sono nel pieno solco leghista (in apparenza).
Odio profondamente i Sindaci come Orlando e quelli che, anche dalle mie parti, ci riempivano di buonismo e di finti profughi....odiavo sta cosa perché insultava i nostri LUOGHI ANTROPOLOGICI!
Ben diverso è un sistema istituzionalizzato che faccia entrare persone con un target nobile e ben preciso, direi anche CREATIVO! L'IMMIGRATO DIVENTA CUSTODE DELLE TRADIZIONI: prima delle nostre poiché gli insegniamo la nostra TRADIZIONE: storia, lingua, moneta sovrana, arte, cooperative learning (nelle ore di cooperative learning il discente diventa anche docente e viceversa! Occasione in cui loro insegneranno a noi italiani le loro esperienze!!!!) e poi perché trasmetteremo agli stranieri, nell'ambito della macroeconomia, le dinamiche neocoloniali! Spiegheremo come un politico importante finisca per 10 milioni di euro per cedere al paese europeo magari enormi fette di mare (risorsa ittica) con una esternalità di mercato come danno! (Per dirne una).
CREIAMO UNA VERA E PROPRIA "SCUOLA INTERCULTURALE DELLE TRADIZIONI" CON DIPLOMA!
Molti di loro intuiscono ma non capiscono perché sono costretti a eradicarsi dal loro paese, altri nemmeno lo intuiscono e magari benedicono Macron, altri ancora muoiono nel deserto.
Io nel 5S venivo tacciato di essere fascista perché ero contrario a QUESTA immigrazione...non ho mai dato spiegazioni perché non ha senso dire NIENTE a persone CATTIVE (termine infantile? Non direi) e in cerca di posto al sole (quindi mal disposte) oppure a persone stereotipate (o sei immigrazionista o sei razzista...no grazie io sono ALTRO e ti lascio nei tuoi BASTARDI LIMITI!).
Questo progetto porrebbe fine al razzismo ma anche alla devastazione del LUOGO ANTROPOLOGICO coniugando le posizioni conservatrici con quelle progressiste sane.
Finito il corso triennale questi neodiplomati potrebbero aiutare prima noi e poi avendo finalmente una cultura profonda e internazionale (ed a 360°) tornare nel loro paese (se vorranno) e creare una classe politica consapevole e quindi pericolosissima per i loro politici mafiosi.
Marco Giannini
Caro Ff,
l'eterodiretto talvolta può eterodirigere l'eterodirigente.
Logica di machiavellismo politico elementare.
La politica non è matematica o scienza, ma creatività secondo il cancelliere fiorentino.
Se tutto è schematico e roboticamente fisso, non esisterebbe creatività umana nè libero arbitrio.
Se i 5 stelle sono eterodiretti dagli USA, si vede che sono figli autentici di questa costituzione (sovranista, dimenticavo...) redatta e approvata sotto il giogo dalle baionette anglosassoni.
@Marco Giannini
Condivido lo spirito della tua proposta e fortunatamente esiste già una tradizione di ribelli e sovranisti che in Africa tiene viva la fiamma per la libertà.
Un paio di giorni fa parlavo con un ragazzo del Gambia, mi ha detto che se avesse saputo cosa avrebbe vissuto in Libia non sarebbe partito.
Mi ha spiegato che i media africani non ne parlano e per la legge dei grandi numeri sono molti di più quelli che non vengono raggiunti da una telefonata di chi può testimoniare quanto l'esodo sia rischioso.
« I nemici di un popolo sono coloro che lo tengono nell'ignoranza » Thomas Sankara
https://it.wikipedia.org/wiki/Panafricanismo
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