[ 19 luglio ]
«Caro direttore,
Lucrezia Reichlin ieri ha immesso realismo nelle valutazioni della drammatica vicenda greca. È impossibile nascondere l’insostenibilità economica dei contenuti dello Statement del 12 Luglio. Le misure imposte al governo Tsipras sono brutalmente recessive, oltre che regressive sul piano sociale. Si amplia, quindi, la quota di debito da cancellare. Ma il problema non è la Grecia, certamente «malata» prima dell’euro e dell’arrivo della Troika a Atene.
Il problema è la medicina che, in Grecia in modo estremo, ovunque aggrava la malattia. Il problema è l’euro regolato dal mercantilismo liberista scritto, a misura dell’interesse nazionale tedesco, nei Trattati. La deflazione continentale non è un accidente. È il risultato fisiologico di un sistema fondato sulla svalutazione del lavoro.
Al realismo economico deve seguire realismo politico. Va preso atto che le condizioni politiche per le correzioni necessarie alla sostenibilità democratica, economica e sociale della moneta unica non esistono. Ma le cause non sono le leadership politiche deboli. I caratteri profondi, morali e culturali, dei popoli e gli interessi nazionali degli Stati sono l’ostacolo insuperabile.
La Germania l’ha capito e, ancora consapevole della sua storia, indica una via d’uscita: l’unica strada realistica per evitare una rottura caotica dell’eurozona e derive nazionalistiche incontrollabili (già preoccupanti verso e dai tedeschi) è il superamento concordato della moneta unica, esemplificato nella proposta di «Grexit assistita» scritta dal ministro Schäuble e avallata dalla cancelliera Merkel: non l’abbandono della Grecia a se stessa, ma «un’uscita accompagnata da ristrutturazione del debito (impossibile a Trattati vigenti), assistenza tecnica, finanziaria e umanitaria».
Il governo greco doveva prenderla. Insistere retoricamente per gli Stati Uniti d’Europa o per radicali revisioni dei Trattati «per un più ambizioso progetto di Europa politica» vuol dire corresponsabilità nel naufragio del Titanic Europa».
«Caro direttore,
Lucrezia Reichlin ieri ha immesso realismo nelle valutazioni della drammatica vicenda greca. È impossibile nascondere l’insostenibilità economica dei contenuti dello Statement del 12 Luglio. Le misure imposte al governo Tsipras sono brutalmente recessive, oltre che regressive sul piano sociale. Si amplia, quindi, la quota di debito da cancellare. Ma il problema non è la Grecia, certamente «malata» prima dell’euro e dell’arrivo della Troika a Atene.
Il problema è la medicina che, in Grecia in modo estremo, ovunque aggrava la malattia. Il problema è l’euro regolato dal mercantilismo liberista scritto, a misura dell’interesse nazionale tedesco, nei Trattati. La deflazione continentale non è un accidente. È il risultato fisiologico di un sistema fondato sulla svalutazione del lavoro.
Al realismo economico deve seguire realismo politico. Va preso atto che le condizioni politiche per le correzioni necessarie alla sostenibilità democratica, economica e sociale della moneta unica non esistono. Ma le cause non sono le leadership politiche deboli. I caratteri profondi, morali e culturali, dei popoli e gli interessi nazionali degli Stati sono l’ostacolo insuperabile.
La Germania l’ha capito e, ancora consapevole della sua storia, indica una via d’uscita: l’unica strada realistica per evitare una rottura caotica dell’eurozona e derive nazionalistiche incontrollabili (già preoccupanti verso e dai tedeschi) è il superamento concordato della moneta unica, esemplificato nella proposta di «Grexit assistita» scritta dal ministro Schäuble e avallata dalla cancelliera Merkel: non l’abbandono della Grecia a se stessa, ma «un’uscita accompagnata da ristrutturazione del debito (impossibile a Trattati vigenti), assistenza tecnica, finanziaria e umanitaria».
Il governo greco doveva prenderla. Insistere retoricamente per gli Stati Uniti d’Europa o per radicali revisioni dei Trattati «per un più ambizioso progetto di Europa politica» vuol dire corresponsabilità nel naufragio del Titanic Europa».
* Fonte: Stefano Fassina
2 commenti:
Oddio anche tenendo il debito in euro come voleva Schauble dopo la svalutazione della dracma non sarebbe stata una passeggiata....
Ho una domanda.... ma visto che USA, Russia, Cina han detto (pare) a Tsipras "arrangiati" come sarebbe stato possibile tenere la bilancia commerciale in attivo?
Io penso che la Grecia doveva fare default e puntare sulla sovranità alimentare.
Avrebbero dovuto limitare l'import quindi facendo una sorta di autarchia parziale.
Le spese principali sarebbero state per l'energia ma in cambio avrebbe avuto il turismo.
In pratica il sistema paese greco sarebbe tornato indietro di 100 anni ma con però ampi margini di miglioramento davanti.
Puntando poi sul solare e l'eolico poteva anche pensare via via di slegarsi dal petrolio.
Volevo chiedere alla redazione questo:
1) Senza aiuti da est contro la speculazione sarebbe andata in contro a emission monetarie da paura.
2) Facendo default le avrebbero fatto una guerra cui l'unica risposta non credete sarebbe stata quella che ho illustrato io mirando per quanto possibile a politiche espansive.
a misura di interesse tedesco? E come mai tutto quanto la grecia deve pagare, lo deve a BCE ed FMI?
http://traglisqualidiwallstreet.blogspot.it/2015/07/la-grecia-ha-ancora-qualcosina-da-pagare.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
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