[ 14 maggio ]
Nino Galloni dice il vero quando afferma che " finché l’aumento del PIL non sarà stabilmente oltre il 2%... non ci sarà alcun impulso all’occupazione". Suggerisce poi, anche a voler restare nella gabbia neoliberista dell'euro, due misure tampone....
Il recente dato ISTAT, per cui il PIL ha segnato un aumento dello 0,3% nel primo trimestre del 2015 ha suscitato grande entusiasmo tra i tifosi dell’attuale sistema economico: c’è, dunque, la ripresa? Allora, a parte il fatto che veniamo da un quinquennio che ha fatto segnare un regresso del reddito pro capite (quello che conta per i consumi, che rappresentano l’aggregato macroeconomico più importante) del 15%; per registrare un evento del genere dobbiamo andare ai tempi della guerra! Ma forse siamo in guerra e i poveri stanno perdendo…oltre ad aumentare spaventosamente.
Ma c’è la ripresa: sì, è vero…al contrario! Nel primo trimestre del 2015, infatti, a fronte di aumento del PIL dello 0,3% – rispetto alla situazione del primo trimestre dell’anno precedente – abbiamo avuto un aumento della popolazione residente (per le note vicende immigratorie e dintorni) dello 0,6%: 350.000 nuove presenze. Decenni fa, con il nostro modello economico – pur capitalistico (ma espansivo) e di mercato (non c’erano i Soviet, in Italia) – avevamo stimato che, se il PIL non cresceva attorno od oltre il 2,5%, difficilmente si poteva registrare un significativo aumento dell’occupazione.
Allora non si taroccavano le statistiche, come dopo l’introduzione della precarizzazione selvaggia e l’aumento occupazionale corrispondeva a posti di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Oggi il governo sta facendo sforzi per ritrasformare i precari in lavoratori con contratti seri, ma ha voluto far pagare tutto ciò in termini di diritti: diritti cartacei, ovviamente, se prevalevano le assunzioni precarie, ma la civiltà si basa anche (non solo) sui principi.
Detto ciò, torniamo al concetto di ripresa: non se ne può parlare finché l’aumento del PIL non sarà stabilmente oltre il 2%. Questo darebbe impulso all’occupazione, anche se il reddito effettivamente disponibile per i consumi, diminuirà: le bollette(delle utilities privatizzate), i conti da pagare, le spese di condominio, le tasse locali, le multe stanno aumentando per le famiglie ben oltre il 2% ogni anno. Occorrerebbe, quindi, un piano del lavoro (c’è occupazione potenziale per attività necessarie nella cura delle persone e dell’ambiente, nella manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, pubblici e privati): la stima è 4 milioni di posizioni lavorative a 12.000 euro lordi all’anno, un flusso pari al 3% del PIL.
Ciò si potrebbe finanziare in due modi: con un’autorizzazione monetaria della BCE in tal senso (pari a meno di un ventesimo di quanto si autorizza per aiutare le banche a continuare a fare casini coi titoli tossici sui mercati puramente speculativi); oppure con unparziale ripristino di sovranità monetaria dello Stato che potrebbe emettere buoni acquisto da utilizzare poi per pagare le tasse.Ciò produrrebbe una
diminuzione del gettito tributario in euro di 48 miliardi, una riduzione della spesa assistenziale in euro per circa 20 miliardi ed un aumento delle entrate dovuto alla rivitalizzazione dell’economia: un’azione del genere dovrebbe produrre un sensibile miglioramento dei conti pubblici.
Ma tale risultato, pur comportando un aumento del PIL e dell’occupazione, sarebbe incompatibile col progetto di privatizzare ulteriori porzioni dell’ingente patrimonio pubblico esistente. Peccato.
* Fonte: Scenari Economici
4 commenti:
"Occorrerebbe, quindi, un piano del lavoro (c’è occupazione potenziale per attività necessarie nella cura delle persone e dell’ambiente, nella manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, pubblici e privati)"
Sarà ma a me sembrano tutti lavori scarsamente qualificanti, ciò che furono i lavori socialmente utili (fare i badanti ed a raccogliere le foglie nei prati). I 1000 euro lordi poi lo renderebbero una specie di reddito di cittadinanza ma non dato a tutti, solo ai pochi fortunati di una guerra fra poveri.
CHIEDO A QUALCHE ESPERTO:
non si potrebbe per decreto
imporre alle aziende di diminuire l'orario di lavoro. esempio:
Una fabbrica ha 3 operai che fanno
3 turni da 8 ore, dividere il lavoro in 4 turni da 6 ore e assumere un operaio.
Poi usare i 20 miliardi destinati al reddito di cittadinanza aggiungere magari
una patrimoniale sulle grandi ricchezze per tenere invariati gli stipendi. Lavorare meno e lavorare tutti.
Poi fare un discorso serio sull'evasione:
Cari evasori totali che siete sconosciuti al fisco, da domani si pagherà tutti il 20%.Venite allo scoperto, i vostri peccati vi sono
condonati ma se non vi regolarizzate entro sei mesi vi diamo l'ergastolo.
Non sono esperto ma penso che la diminuzione dell'orario di lavoro a parità di stipendio è ovviamente l'unica soluzione definitiva (se ne è parlato varie volte), ma andrebbe ad intaccare la quota profitti per cui occorre un fronte di lotta molto solido per essere portata avanti. Mica si faranno intaccare la quota profitti per decreto, il decreto arriva solo alla fine della lotta, quando hai la forza politica per farlo.
Di esperti siamo pieni, ne ho già parlato ad esempio in questo vecchio commento, gli esperti però sono tutti ignorati dalla politica che conta.
M5S non prende la questione neppure in considerazione così come ignora la proposta dei piani di lavoro tipo-MMT (vedo però che Fassina li ha incontrati di nuovo, quante danze) che pure furono le più votate dal gruppo E5S. Ma solo questo abbiamo solo su questo si può spingere. Intanto vediamo come vanno le elezioni di fine maggio, se gli italiani tributano un altro plebiscito al fiorentino (certo i sondaggi dicono il contrario ma sappiamo bene quanto siano inaffidabili) mi sa che ce ne possiamo andare tutti a casa ... ma speriamo di no.
Ma scusa, il pil non crsesce anche perchè adesso ci fanno entrare anche i proventi dell'economia in nero, prima esclusi? gianni
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