[ 26 maggio ]
«L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono».
[Protagora, in Platone, Teeteto]
[Protagora, in Platone, Teeteto]
Il mio articolo A
QUELLI CHE I DIRITTI CIVILI…NO ha suscitato diverse ed aspre critiche. Non
poteva essere diversamente. La questione
è controversa, e tocca più ambiti: politico, filosofico ed anche
psicologico. Tutto si può dire, non che si tratti di una discussione sul sesso
degli angeli.
Lo dimostra il recente
referendum nella cattolica Irlanda sui matrimoni gay, segnato dalla
vittoria schiacciante dei SI e da un’alta percentuale di votanti, e che destituisce
di ogni ragionevole fondamento l’idea di chi liquida i diritti civili come bazzecole,
“capricci” o, addirittura, li condanna come un maldestro tentativo di
“distrazione di massa” delle élite neoliberiste.
Liberalismo
Sono stato accusato, da chi respinge la “categoria” stessa
dei diritti civili, di essere un liberale e/o un anarchico. Accettandola io
condividerei il paradigma individualistico tipico del pensiero liberale.
E’ curioso che l’accusa mi venga non da dei paleo-comunisti —che dunque teorizzano l’abolizione
della proprietà privata e l’estinzione dello Stato, ergo la comunione integrale dei beni e una comunità basata sulla
democrazia diretta—, bensì da chi ritiene inviolabile la proprietà privata, il
capitalismo un sistema ottimale, divino lo Stato e sacra la Costituzione
italiana.
E’ evidente l’autocontraddittorietà dei miei critici. Il
fondamento filosofico, anzi teologico, dell’individualismo liberale è infatti il
considerare “naturale” e non invece un determinato prodotto storico, la proprietà
privata, il porre quest’ultima come fondamento primo dei diritti di libertà
dell’uomo.
John Locke |
Rifiutare il paradigma liberale non autorizza nessuno a gettare l’acqua sporca col bambino. Tanto per dire: la condanna, a cui mi
associo, della filosofia individualistica di Locke, non toglie nulla ai meriti
del filosofo inglese, alla sua condanna dell’assolutismo, alla sua difesa del principio
della tolleranza, alla sua idea di separazione tra Stato e Chiesa, ecc. Al
fondo l’errore di certi giuristi statolatri e critici arruffoni è scambiare il ricco
e poliforme pensiero liberale con il moderno neoliberismo, la cui forma ideologica più estrema venne ben
espressa dalla nota sentenza della Thatcher: “la società non esiste, esiste
solo l’individuo”.
Chi non riconosce al pensiero illuministico ed al
movimento politico liberale, ovvero alla borghesia nascente, la loro funzione
storica progressiva —decisiva nella battaglia per demolire i regimi feudali e
nella fondazione dei moderni stati-nazione— o è un somaro oppure, gratta
gratta, è un reazionario della più bell’acqua.
Un inflessibile critico della società borghese liberale fu
ad esempio Karl Marx, il quale tuttavia non si sognò mai di negare il ruolo
rivoluzionario della borghesia. Il fatto che contestasse al liberalismo di
nascondere la diseguaglianza sociale reale dietro il velo dell’eguaglianza
giuridico-formale, non gli faceva certo condannare le conquiste della
rivoluzione liberale e borghese. Come invece fece il controrivoluzionario Joseph
De Maistre, massimo esponente della Restaurazione.
Mi si dirà che tra Marx e De Maistre c’è un altro
pensatore anti-liberale, ed anti-individualista, per la precisione Jean-Jacques
Rousseau, da cui Giuseppe Mazzini trasse alcune delle sue idee politiche. Non
vedo tuttavia, nel
documento che prendevo di mira e nei ragionamenti di coloro che rifiutano
la “categoria” dei diritti civili, né l’elogio
dell’eguaglianza sociale né la
preferenza per la democrazia diretta, che sono appunto i capisaldi del pensiero
radicale rousseauiano.
Jean-Jacques Rousseau |
Mazzini non è Rousseau, ciò di cui si resero ben conto i
teorici della dottrina fascista, che amavano il primo ma non certo il secondo.
L’errore principale di ARS è di
natura filosofica. Nel documento
sui diritti civili di questo gruppo, viene espresso questo principio:
«…la retorica dei diritti civili è espressione dell’individualismo filosofico e politico che l’ARS riconosce fra i suoi principali nemici».
Sotto mentite spoglie ritorna la metafisica mazziniana-gentiliana.
Col pretesto di respingere l’individualismo, non solo si ripudiano gli
elementi di universalità del pensiero liberale e le conquiste storiche della
rivoluzione borghese, si rigettano anche i concetti di cittadino e di persona.
I concetti di individuo,
cittadino e persona non vanno invece confusi: il primo è liberale, il secondo
giacobino, il terzo è proprio di un pensiero anti-liberale e comunitario. Il fatto è che la Costituzione italiana del 1948, essendo un compromesso tra liberali, cattolici e social-comunisti, li recepisce tutti e tre. Ma andiamo con ordine.
La
Costituzione italiana
L’autocontraddittorietà di coloro che fanno spallucce
davanti ai diritti civili e li respingono anzi come “cosmetici” (quindi privi di
sostanza e giuridicamente illegittimi) non finisce qui.
Essi dicono di
difendere la Costituzione italiana, in verità non la capiscono. Non
vogliono ammettere che essa —proprio dal momento che pone a fondamento della
Repubblica e dell’ordinamento giuridico l’inviolabilità dei diritti politici,
democratici e quindi civili della persona— accoglie la migliore eredità liberal-democratica. Ed è proprio per il posto centrale che occupano i Titoli
riguardanti i diritti della persona e del cittadino (non solo e non tanto per
il principio astratto che la sovranità spetta al popolo), che la Costituzione
seppellisce il fascismo e fonda la Repubblica democratica. Ed è
democratica, al contrario di quanto vaneggiano certi suoi paladini, perché
insiste senza ambagi che, se è vero che i cittadini hanno dei doveri verso lo
Stato, è proprio su quest’ultimo che ricadono i principali obblighi e doveri,
primo fra tutti, appunto, quello di rispettare i diritti inviolabili dell'individuo, in quanto persona e cittadino.
Già ricordavo il Titolo I della Costituzione (gli articoli
dal 13 al 28), con la sua apertura inequivocabile: “la libertà personale
è inviolabile”, ed a seguire, l’obbligo dello Stato di difendere i diritti dei
cittadini che ne conseguono.
Suggerisco di leggere quindi il
Titolo II “rapporti etico-sociali”, gli articoli dal 29 al 34, dove i
costituenti sottolineano i fondamentali doveri dello Stato repubblicano verso i
cittadini: quelli ad esempio di tutelare i figli nati fuori dal matrimonio, di
proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù, di tutelare la salute come
fondamentale diritto dell’individuo garantendo cure gratuite agli indigenti, di
assicurare la gratuità dell’istruzione. Infine, ma non meno importante, il
principio che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Come si vede ai diritti del cittadino corrispondono
altrettanti doveri dello Stato. E' quindi falso ed in contraddizione col dettato costituzionale il principio secondo cui:
«Il fondamento dei diritti consiste invece nei doveri, sui quali si basa ogni grande e piccola comunità: soltanto adempiendo i nostri doveri abbiamo titolo per rivendicare i diritti». [1]
Se ciò fosse vero, dovremmo escludere dal godimento dei
diritti civili e politici una buona fetta della popolazione, dai bambini a
tutti gli adulti affetti da patologie che impediscono loro di compiere alcuni
se non tutti gli obblighi previsti dalla legge.
I
diritti civili
I diritti sanciti dalla Costituzione sono sociali?
democratici? politici? civili? Sono, evidentemente, tutte queste cose insieme. Di
più: essi sono un tutt’uno, e se cade una parte rischiano di cadere tutti.
Luigi Ferrajoli |
Volendo seguire l’approccio giuridico formalistico
potremmo, con Luigi Ferrajoli [2] classificare i diritti come segue:
(1)
diritti
di libertà: quelli che comportano per il potere pubblico il dovere
di non interferire;
(2)
diritti
politici: quelli attinenti alla sfera pubblica;
(3)
diritti
civili: quelli che attengono alla sfera privata
(4)
diritti
sociali: quelli che sanciscono l’obbligo dello Stato alla loro
tutela, rimuovendo perciò gli ostacoli al benessere dei cittadini.
Se poi vogliamo seguire Norberto Bobbio, [3] per cui i
diritti non sono il prodotto della natura ma della civiltà umana, ossia sono
diritti storici e in quanto tali mutevoli, occorre considerare la categoria dei
(5) diritti umani,
affermatisi grazie alle lotte di questa o quella minoranza sociale, recepiti
poi, in virtù del consenso generale, dagli Stati (vedi la Dichiarazione
universale dei diritti umani dell’ONU) e dalla stessa giurisprudenza.
Come detto, con le modificazioni della struttura e della
sovrastruttura sociale, delle consuetudini e dei costumi, muta anche la sfera dell’etica,
quindi del diritto. Diritti un tempo primari divengono secondari, alcuni
addirittura periscono per lasciare il posto a diritti nuovi. Questi ultimi si
sono faticosamente fatti strada, sempre dovendo vincere le resistenze di
conservatori e passatisti. E’ il caso di ricordare i movimenti delle donne, dei
neri, degli omosessuali, e di altre minoranze contro le più diverse
discriminazioni sociali?
Per concludere, davanti alla comparsa di nuovi bisogni
sociali, sotto la spinta dei mutamenti dei costumi, della scienza, delle
comunicazioni, la dottrina giuridica ha dovuto concepire i cosiddetti “diritti di quarta generazione”. Sono
quelli connessi alla bioetica, alle manipolazioni genetiche, alle nuove
tecnologie di comunicazione, quelli relativi ai diritti dei malati e financo
degli animali.
Danilo Zolo |
Chi scrive è ben lontano dal ritenere che ogni nuovo
bisogno sociale sia progressivo, che quindi debba essere considerato legittimo
solo in quanto “moderno” o rivendicato da qualcuno. Se, ad esempio, dev’essere
considerata legittima la fecondazione artificiale, non solo omologa ma pure
eterologa (in base al principio che coppie non fertili possano, con l’aiuto
della scienza, avere figli), non
lo è per niente la pretesa di legalizzare il commercio degli embrioni, la
crioconservazione o la sperimentazione eugenetica.
L’errore madornale di considerare i diritti civili dei
“capricci” conduce infine ad un curioso paradosso, alla terza antilogia.
Dopo aver sostenuto che “l’individualismo
filosofico e politico è uno dei principali nemici di ARS”, il documento in
questione conclude riconoscendo… “il
diritto [ad ogni iscritto] di maturare con autonomia la propria opinione”. Il
nemico principale, cacciato dalla finestra filosofica, rientra surrettiziamente
dalla finestra della politica!
Si condanna l’individualismo liberale
e poi si accetta, con la scusa che i diritti civili sono dei “capricci”, il padre
di tutti i principi del liberalismo, la “libertà di coscienza”.
Aveva ragione Flaiano, che “la
situazione è tragica, ma non è seria”.
NOTE
[1] Vedi il Documento sui Diritti civili di ARS
[2] Luigi Ferrajoli, Dai diritti del cittadino ai diritti della persona. In: "La cittadinanza: appartenenza, identità, diritti", a cura di Danilo Zolo.
[3] Norberto Bobbio, L'età dei diritti, Einaudi 1990
55 commenti:
Caro Moreno,
il primo articolo poteva essere un errore. Questo è mala fede o doppio errore causato da difficile situazione psicologica.
Il documento sui "diritti civili", espressione che nella versione definitiva sarà messa tra parentesi, chiariva abbastanza nettamente a cosa si alludeva con questa formula. I "diritti civili" menzionati infatti erano eterologa, utero in affitto, diritto di un padre ad avere un figlio geneticamente proprio usando un avveniristico ventre d'acciaio, famiglia di fatto, unioni civili, adozione da parte di coppie omosessuali, impianto di tre embrioni, embrioriduzione dopo il ricorso alla procreazione assistita. Tuttavia, per evitare letture distorsive, da parte di chi non conosce l'ARS e non sa che l'ARS fa della Costituzione del 1948 la propria bandiera, , il 9 (nove) maggio, dunque 11 giorni prima del tuo primo articolo, avevo proposto un emendamento, con un commento al documento pubblicato sul sito (http://www.riconquistarelasovranita.it/uncategorized/lars-sui-diritti-civili-documento-per-lassemblea-nazionale-del-7-giugno-2015#comment-166279. Trascrivo il mio commento: "Al fine di fugare dubbi che alcuni lettori potrebbero avere, propongo il seguente emendamento:
dopo la frase
“La categoria dei diritti civili è una delle più ideologiche che esistano. Essa tende a scindere la comunità in due fazioni: da un lato coloro che sono favorevoli ai diritti civili, dall’altro coloro che sono contrari”
aggiungere:
“Naturalmente con la formula “diritti civili” non alludiamo ai diritti previsti nella Costituzione: libertà fondamentali (artt.13-28); diritto sociali (artt. 29-34); diritti economici (artt. 34-47); diritti politici (artt.48-54); o altri diritti risultanti dai principi fondamentali (art. 1-12). Alludiamo, invece, a situazioni giuridiche soggettive che il legislatore ordinario può discrezionalmente introdurre o non introdurre nell’ordinamento, e, nel primo caso, variamente modulare e conformare, nel legittimo (non incostituzionale) esercizio della potestà legislativa ordinaria”.
L'emendamento, che dichiaratamente voleva rendere il testo chiaro anche ai lettori che si imbattessero nel documento, senza conoscere l'ars (ma tu ci conosci, perciò la tua è cattiva fede), è stato approvato da tutti i membri de comitato direttivo, nonché da altri soci, sicché il 14 maggio (sei giorni prima che tu pubblicassi il tuo primo articolo), era stato pubblicato il testo emendato, essendo stato fatto proprio l'emendamento da tutti i membri del comitato direttivo, che è l'organo che propone il documento all'assemblea. Questo è il testo emendato. (http://www.riconquistarelasovranita.it/uncategorized/documento-dellars-sui-diritti-civili).
(continua)
SD'A
(segue) Il documento si riferisce a quei diritti, predefeniti da taluno "civili" che attengono alle cosiddette "questioni etiche", alle quali alludeva, invero,il titolo originario. La nostra posizione è chiara: chi nei prossimi anni (redigiamo 2 o 3 documenti l'anno, non di più) vuole discutere documenti sull'agricoltura, sulla politica industriale, sull'università, sulla sanità, sulla giustizia, sull'ordine pubblico, sulla politica estera, sull'organizzazione della PA, sulla pubblicità,sulle fonti energetiche, sulla politica militare, ispirati ai principi del nostro sovranismo e accettare l'idea che sulle questioni etiche (e quindi le pretese politiche ad esse connesse e che da taluni si vogliono trasformare in diritti) l'ars-fsi lascia libertà di coscienza e non ne tratta, perché intende costruirsi espandersi e radicarsi su altri temi, può entrare nell'ars. Invece il sovranista che, su tutte le questioni etiche o anche su una soltanto, non è disposto a militare in una formazione nella quale stiano persone che la pensano diversamente da lui, perché è un "bigotto" o un "sellino" (nell'ars i documenti vincolano anche assenti, dissenzienti e astenuti)deve entrare in (o concorrere a costituire) un'altra organizzazione sovranista.
I tuoi due articoli, dunque, non hanno alcun senso.
SD'A
Signor SD'A
non so se Pasquineli soffra di una "difficile situazione psicologica", può darsi, ma questo nulla toglie alla chiarezza cristallina del suo argomentare.
Ho invece la netta sensazione che sia lei a trovarsi in una "difficile situazione psicologica" e probabilmente politica.
Nei suoi due post ci parla di suoi emendamenti al documento in questione.. .. alla fine non ci si capisce più niente...
SIicapisce soìlo che vi siste incartati da soli, e che ora non sapate venir fuori dal pasticciaccio in cui vi siste cacciati.
Insomma: quel bruttissimo documento è stato o non è stato approvato all'unanimità dal consiglio direttivo di ARS?
Se sì, cade del tutto la sua accusa che i due articoli di Pasquinelli non avrebbero "alcun senso".
Pasquinelli solleva questioni di grande densità. La sua difesa è quantomento maldestra, del tutto inefficace. Sembra correggere certi errori pacchiani (rifiuto della cagetorica dei diritti civili), ma non risponde alle questioni teoriche di fondo, la prima essendo quella che la vostra/sua idea di stato e di diritto è di tipo mazziniano-fascistoide.
per esperienza so che quando si rimanda troppo in là nel tempo una cosa è perchè non si sa come gestirla o, forse, perchè la si vorrebbe gestire in un modo che si sa già non sarebbe accettato dalla base.
e dunque i sospetti sul fatto che i "quadri" di ARS, o che parte di loro, siano sul tema dei cattolici conservatori si rafforzano.
le posizioni sono poco chiare. perchè libertà di coscienza per le coppie di fatto? quale coscienza investe la cosa? quella della suddetta coppia direi...e basta: due gay che si sposano influenzano la vita di qualcuno? che diritto abbiamo noi di decidere per loro?
Infatti, approvo le lucide precisazioni di Pasquinelli. La chiarezza è necessaria proprio a causa del fatto che di questi diritti i dominanti hanno fatto un uso strumentale per i loro fini (come sempre nella storia), è cosmetico l'uso che ne hanno fatto ma certamente non è cosmetico il diritto in sé che resta importante.
Io, leggendo il saggio di Pasquinelli, ho riportato sensazioni analoghe a quelle che invadono la mente studiando le argomentazioni dei Sofisti, in particolare quelle che parlano bellamente della storia di Achille e la tartaruga.
A me sembra molto semplice eppure continuiamo a farci del male da soli.In questa fase i diritti civili sono quelli sanciti nella costituzione, andare a fare delle battaglie sui nuovi diritti civili (o presunti tali) serve solo a dividere chi invece dovrebbe marciare unito e compatto e mi sembra che il botta e risposta Pasquinelli SD'A ne sia un chiaro esempio.Esiste un solo unico grande diritto civile l'autodeterminazione dei popoli e questa si può costruire solo ed unicamente a partire dalla sovranità monetaria,quando e se mai riusciremo a conquistarla il popolo tramite referendum oppure con il voto scegliendo un partito piuttosto che un'altro deciderà quali diritti devono essere garantiti,ognuno farà le sue battaglie e si schiererà da una parte o dall'altra oggi abbiamo altre priorità.Faccio presente cosi tanto per chiarire che è inutile riconoscere il diritto al matrimonio alle coppie omosessuali se queste poi non possono sposarsi lo stesso perchè sono disoccpati,precari,le banche non gli concedono il mutuo ecc.. quindi di cosa stiamo parlando?
Come vi avevo avvertito qualsiasi (qual-sia-si) tentativo di dialogo con ARS che non preveda come esito ultimo l'appiattimento sulle posizioni di SD'A finisce in litigata.
Ma la vera domanda è: perché Pasquinelli perde tempo appresso a un triste movimentucolo evidentemente senza prospettive?
Viene da pensare che il movimento anti euro si trovi un po' isolato se Moreno si riduce a tacchinare pure i gruppetti più scrausi.
Mi dispiace non poter dare, non senza un pizzico d' invidia, un contributo dotto al dibattito; spero vogliate comunque consentirlmi di esprimere alcune considerazioni da uomo qualsiasi.
Il documento dell' ARS sarebbe persino condivisibile se nella parte esplicativa non si incartasse in considerazioni in palese contrasto con le conclusioni; che bisogno c' era di anticipare un eventuale dibattito solo su alcuni diritti ruotanti attorno a problematiche riguardanti l' omosessualità e gli aspetti riproduttivi della nostra specie? Come se i diritti civili si identificassero solo in questi aspetti e non si embricassero con altre problematiche degne di eguali attenzioni e tutele.
Non comprendo il senso e l' utilità di questo documento che sembra nato da un compromesso tra l' esigenza di rimandare argomenti potenzialmente divisivi all' interno dell' ARS ed il desiderio di piazzare in ogni caso delle roccaforti ideologiche.
Ritornando sul tema dei diritti, apprezzo lo sforzo di sistematizzazione giuridico, storico, e filosofico, ma vorrei farvi notare che probabilmente nell' immaginario di ognuno di noi i diritti sono sempre quelle dei più deboli in qualsiasi rapporto sociale, ed è al soggetto più debole, per motivi contingenti o permanenti, che devono essere rivolte le norme di tutela e garanzia .
Le obiezioni di D'Andrea mi hanno fatto molto ridere. Sono vuote, pretestuose e poco pertinenti. Sono obiezioni da piccolo avvocaticchio. Se sono offensivo, mi si riconoscerà che D'Andrea è stato il primo ad abbandonare il bon ton, lasciando a Pasquinelli l'alternativa tra essere in malafede ed essere imbecille ("difficile situazione psicologica").
Pasquinelli accusa ARS di delegittimare la categoria dei diritti bioetici (chiamiamoli così, e ci capiamo), e di farlo in base ad argomentazioni del tutto speciose; magnifica quella per cui questi diritti sono divisivi, perché "scindono la comunità in due fazioni". Cielo, quale questione politica non lo fa?!?
Buffo è anche l'espediente della "libertà di coscienza". ARS lascia libertà di coscienza rispetto ai temi del sovranismo o dell'intervento pubblico in economia? Ovviamente no. Se la lascia in tema di bioetica è perché
1) la considera una categoria irrilevante
2) la considera con ostilità, ma non ha ancora il coraggio di dichiararlo apertamente.
Naturalmente D'Andrea nulla può oppore a tali "accuse", anche perché tali non sono: si tratta di semplici descrizioni.
Sarebbe più dignitoso, da parte sua, rivendicare il proprio atteggiamento lucidamente, orgogliosamente reazionario. ARS è ostile ai diritti bioetici; punto. Sarebbe un atteggiamento del tutto legittimo, e aiuterebbe chi legge a chiarirsi le idee.
Claudio Martini
Solo per capire, Claudio Martini: la categoria dei diritti bioetici comprende, per te, solo le problematiche connesse alla variabilità dei fenotipi umani così come questi sono casualmente determinati da madre natura e/o dall'esperienza sociale, o anche le problematiche conseguenti allo sviluppo delle tecniche di manipolazione del DNA?
Fiorenzo Fraioli, il tuo linguaggio riesce ad essere al contempo troppo generico e troppo specialistico, perciò non capisco di che parli. Quando parlo di diritti bioetici mi riferisco, come chiunque capisce, alle problematiche relative ai diritti degli omosessuali e delle coppie omosessuali, a quelle legati alle tecniche di fecondazione artificiale e a quelle abortive, e infine all'eutanasia.
Claudio Martini
La domanda ha senso perché nuovi "diritti" o pretesi tali possono nascere come conseguenza dello sviluppo delle tecniche di manipolazione genetica. Questo rende potenzialmente infinita e illimitata la crescita in numero dei suddetti "diritti" o pretesi tali. Volevo quindi capire se tu sei favorevole (o anche contrario) a un elenco limitato (nel senso di non infinito/illimitato) e ben preciso di tali "diritti", oppure se immagini che questi possano crescere in funzione dello sviluppo tecnico.
L'accenno che fai alla fecondazione artificiale mi lascia nel dubbio. Ad esempio qualcuno potrebbe, un giorno, rivendicare il diritto ad auto-clonarsi e a lasciare al clone il suo patrimonio....
Anche questo sarebbe un "diritto"? O no? Ma ripeto: voglio solo capire.
Non voglio minimamente entrare dentro la dinamica di camarille e gruppi di cui non mi interessa nulla. Però l'intervento di Pasquinelli, con il cui spirito sono totalmente d'accordo, ha qualche problema, vale a dire quello di considerare il tema dei diritti civili, intesi nel loro senso più vasto, solo dal punto di vista della loro dinamica storica e della loro essenza, se mi si passa il termine, ma non del loro utilizzo. Così se è vero che respingere la categoria dei diritti civili è insensato o contraddittorio escluderli dalla discussione in nome di una libertà di coscienza individuale, non è nemmeno del tutto privo di senso rilevare come il liberismo si serva in qualche modo di queste questioni servendosene come un surrogato di una libertà più generale che si va contemporaneamente contestando e riducendo. Vorrei aggiungere che purtroppo una certa abitudine riduzionista a vedere tutto in termini di struttura e sovrastruttura condanna la sinistra alla povertà antropologica
Al di la dei toni polemici trovo questa discussione sui diritti civili davvero istruttiva. Brava sollevazione. Non c'e' dubbio che per come è messa l'Italia la questione centrale è la riconquista della sovranità nazionale, non per questo i sovranisti debbono disinteressarsi alle tematiche che sono sul tappeto e di cui, piaccia o non piaccia, la gente parla. Non c'è solo l'euro ragazzi. Non si campa di solo pane. Anzi, la battaglia per la sovranità ha un futuro solo se sarà a tutto campo e presenta un'idea coerente dell'Italia che vogliamo.
Un sovranista che è, a priori contrario alle pretese bioetiche sarà costretto ad andare a iscriversi a Casa Pound o a Forza Nuova.
Un sovranista che è, a priori, favorevole a tutte le pretese bioetiche o che è disposto a militare soltanto in una formazione che prenda posizione almeno su alcune pretese con decisione che vincola tutti i militanti, può iscriversi ad Ora.
Un sovranista che voglia militare in un partito, nel quale le decisioni vincolano la minoranza ( è il nostro caso), e riconosca che le questioni bioetiche sono temi nei quali non si può andare contro le personali concezioni della morte, della nascita, l'infanzia e così via ( e ciò vale sia per i favorevoli a trasformare le pretese in diritti, sia per ii contrari e sia per chi, come me, è favorevole ad alcune pretese e contrario ad altre) può militare nell'ARS.
Non vedo dove sta il problema.
Con quel documento abbiamo semplicemente detto che non desideriamo né i primi né i secondi militanti. E' dunque un documento importante che incide sul tipo di militante dell'ARS-FSI. Abbiamo fondamentalmente detto: bigotti reazionari e (culturalmente) "sellini", nell'ARS non c'è posto per voi: non vi vogliamo.
Che male abbiamo fatto? Continuo a reputare che i due articoli di Pasquinelli siano insensati. Se poi voi parlaste per il nostro bene (ma non è così, evidentemente) e ci voleste dire: state attenti che questa scelta è inopportuna e vi può indebolire, allora un articolo, ma il altra forma, avrebbe avuto senso.
Per quale assurda ragione Pasquinelli o altri dovrebbe intervenire intorno alla nostra scelta circa il tipo ideale di militante che desideriamo nell'ARS? Inotre resta fermo che, come abbiamo sempre dichiarato, se e quando esisteremo, siamo disponibili ad allearci anche con formazioni "bigotte" o "selline", purché siano democratiche, non razziste e perseguano la prospettiva costituzionale (insomma ci alleeremmo con Dossetti Fanfani e La Pira, per intenderci).
SD'A
LIBERISMO E DIRITTI CIVILI
l'amico Minutolo ci mette giustamente in guardia. Non si può non tenere conto di come le élite neoliberiste usano la questione dei diritti civili, ovvero come paravento per passare da progressisti e quindi una coperta per seppellire i diritti sociali. Ora, detto che se un dato diritto civile riguarda la vita non di un gruppo sparuto ma di consistenti minoranze, per ciò stesso diventa un diritto sociale. il pericolo che solleva Minutolo è, per così dire, un classico nella battaglia politica. Sarebbe facile se nel mondo ci fossero solo due colori e se, nella società, ci fossero solo due schieramenti divisi e opposti su tutto. Non è così.
Il ragionamento che occorre diffidare dei diritti civili poiché sono una bandiera dei neoliberisti non regge alla critica.
Con questo approccio dovremmo smettere di batterci per il diritto al lavoro e la stessa sovranità nazionale perché sono bandiere dei fascisti.
Non è che siccome i neoliberisti dicono che la Terra è tonda, noi dovremmo per primitivo spirito oppositivo, dire che è piatta.
Vorrei chiedere a chi crede che discutere di nuovi diiritti che possano provenire dal rapido evolversi delle tecnologie possa essere divisivo e prematuro, se nel frattempo si può discutere , che so', di OGM, o anche questi temi è sono viziati dallo stesso peccato originale?
Per quanto possa interessare, esprimo le mie opinioni su alcune questioni bioetiche:
1) sono favorevole a mantenere l'attuale legislazione sull'aborto;
2) sono favorevole a manterere l'attuale legislazione sul divorzio, persino il divorzio breve,sebbene dalla introduzione del divorzio breve mi interroghi sulla opportunità di un termine (due, tre anni, non lo so) in cui vi sarebbe divieto di risposarsi;
3) sono sfavorevole alla adozione da parte di single e coppie di omosessuali;
4) sono favorevole alle unioni civili; ma contesto che si tratti di un diritto civile (nessuno ha mai affermato che esiste il "diritto di sposarsi"): si tratta di riconoscere il potere di contrarre vincoli personali identici a quelli che nascono dal matrimonio;
5) sono contrario all'utero in affitto;
6) sono contrario a riconoscere il diritto di un maschio o di una coppia ad avere un figlio geneticamente "proprio" attraverso il ricorso ad un avveniristico ventre d'acciaio;
7)sono contrario ad estendere alle coppie di fatto, eterosessuali o omosessuali, i diritti che la normativa estranea al diritto di famiglia ricollega al rapportomatrimonialew e ricollegherebbe alle unioni civili (esclusa la successione anomala nel contratto di locazione, almeno in presenza di alcuni presupposti): considererei un inammissibile e incostituzionale provilegio, per violazione delprincipio di uguaglianza, infatti, dare ai membri di una coppia di fatto la reversibilità o il riavvicinamento al compagno o altri diritti del genere, senza che la coppia abbia assunto i notevoli vincoli che derivano dal matrimonio (obbligo di alimenti, vincoli della disponibilità a testare, rischio dell'assegno di separazione, ecc. ecc.);
8) sono contrario all'aggravante di genere o come si chiama, perché considero assurdo che una persona che colpisca un'altra con un pugno mentre grida "comunista di merda" o "borghese di merda" o "bigotto di merda" debba avere una pena inferiore rispetto a chi sferra un pugno gridando "frocio di merda". Per me la pena deve essere identica; ancora una volta siamo in presenza di un inammissibile e incostituzionale privilegio;
9) sono favorevole alla procreazione assistita omologa; sono favorevole anche all'impianto di tre embrioni ma con obbligo di non procedere alla embrio-riduzione nel caso attecchiscano tutti e tre, salvo eccezioni che vanno ponderate e tassativamente definite;
10) non ho una posizine sulla eterologa, rispetto alla quale ho moti dubbi;
11) sono favorevole persino al diritto al suicidio, quindi pur conoscendo poco le materie del testamento biologico e della distinzione tra accanimento terapeutico e eutanasia, sono culturamente favorevole al riconoscimento del diritto.
Dunque io non potrei militare né in SEL e né in un partito bigotto e sono la testimonianza vivente che la categoria generale dei "diritti civili bioetici£" non ha senso perché si tratta di problemi diversissimi. Beati voi che siete per tutti "si". Ma forse, se ci ragionate, nemmeno voi siete per tutti si e quindi avete parlato prima di aver riflettuto a sufficienza.
SD'A
La questione sollevata da Fraioli è come sempre della massima importanza: ha diritto una persona a farsi clonare e a lasciare tutto in eredità al suo clone?
Chiedo a Pasquinelli e D'Andrea di scrivere con la massima sollecitudine un post sul problema esprimendo la loro posizione in merito.
Un grazie a Fraioli per averlo sollevato.
E perché tutto ciò dovrebbe essere considerato divisivo? Non capisco
E per quale arcano motivo discutere dei diritti dei minori in una coppia omosessuale piuttosto che di OGM dovrebbe essere di nocumento alla causa sovranista?
É questo che non comprendo.
Se parte da basi scientifiche e non fantascientifiche perché no? Basta ricordare che clonazione non vuol dire creare una copia identica all' originale, ma è da considerare una forma di riproduzione.
Ippolito, il mio era un entusiasmo antifrastico. Evidentemente non è stato colto...;)
Cosa si evince dal post (un tantino cervellotico) di D'Andrea delle ore 13,07?
Egli ci dice che è (1) contro certi diritti civili, (2) su alcuni ha dei dubbi, (3) mentre è favorevole a molti altri.
E' dunque autoevidente che:
(1) cade la posizione del direttivo di ARS (approvata all'unanimità) la quale rigettava la "CATEGORIA" stessa dei diritti civili. Posizione che in effetti mi ha "psicologicamente" turbato quanto era sciocca, prima ancora che reazionaria.
(2) al netto dei bizantinismi, quanto scrive D'Andrea, è la più solare e precisa conferma della fondatezza della mia critica il cui centro geometrico era appunto la tesi che: (a) la "CATEGORIA" dei diritti civili ha validità non solo etica, ma politica e normativa, (b) che il loro rispetto e la loro tutela sono la cartina di tornasole per riconoscere l'esistenza o meno dello Stato di Diritto, (c) che questi diritti, per quanto contemplati come diritti della persona, sono inscritti nella Costituzione italiana, (d) che il diritto è una sfera viva, che segue e recepisce i mutamenti dei costumi e delle consuetudini sociali, e solo successivamente struttura e qualifica in norma giuridica.
Sul resto — (a) sulla corretta relazione tra diritti e doveri in un ordinamento democratico, (b) sulla confusione filosofica che ho denunciato, tra tra il concetto liberale di INDIVIDUO, quello giacobino di CITTADINO e comunitario di PERSONA, (c) sulla natura mazziniano-spiritualistico-fascistode dello Stato— vedo che i miei interlocutori tacciono.
Le questioni sono complesse.
D'andrea, che ne dici di farci sopra un convegno serio?
Il titolo potrebbe essere: "Diritti e doveri della persona nella Costituzione italiana".
Moreno Pasquinelli
Moreno,
al contrario, credo che il mio commento dimostri come sia assolutamente da sciocchi dirsi a favore o contro tutti i diritti civili bioetici, sia perché chi fa questa affermazioni non conosce o può non conoscere il numero e i caratteri delle questioni, sia perché la scienza e la tecnica pongono sempre nuove questioni (ma anche la morale comune: qui un tribunale olandese afferma che un'associazione che promuove la pedofilia non può essere vietata: http://www.corriere.it/esteri/13_aprile_03/olanda-associazione-martijn-pedofilia-corte-appello-non-va-vietata_5254b122-9c69-11e2-aac9-bc82fb60f3c7.shtml ; e qui si propone il diritto all'incesto: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/29/incesto-ecco-perche-ha-senso-depenalizzarlo/1137020/ )sia perché, come ho mostrato per l'aggravante di genere e per l'estensione di talune norme alle coppie di fatto sarmmo in presenza non di diritti ma di squallidi privilegi, concessi con norme incostituzionali, sia perché la categoria è invocata anche per ottenere il riconoscimento giuridico del POTERE di persone del medesimo sesso DI CONTRARRE VINCOLI corrispondenti ai vincoli che nascono dal matrimonio (scambiando, per questioni di battaglia ideologica, doveri obblighi e soggezioni per "diritti").
Il convegno non mi interessa minimamente, anche perché, per quanto riguarda diritti e doveri Costituzionali li accolgo tutti e non mi va di parlare con chi non li accoglie tutti.
Per quanto riguarda la questione diritti-doveri a me sembra lapalissiano che, senza esercitare con impegno e inteligenza il dovere di militanza, i ceti medi non otterranno mai alcuna tutela di nessun tipo, salvo quelle che i dominanti vorranno concedere per tutelare interessi propri. Ugualmente, senza riflettere sulla pubblicità, sul capitale marchio, sul trattamento fiscale della pubblicità e senza rinunciare alla informazione, l'intrattenimento, le partite, la cultura e i film regalati ai sudditi da quaranta anni da parte del grande capitale, non sarà mai possibile una liberazione e una diversa egemonia.
SD'A
Ma non devi solo "rinunciare" all'intrattenimento, per essere liberi bisogna saper produrre la propria cultura e quindi anche un intrattenimento proprio. Il problema della cultura di massa non è che viene fornito un prodotto scadente ma che per primissima cosa si convince l'utente che può solo fare l'utente e non il produttore.
La prova di questo è che in molte pubblicità viene espresso appunto questo concetto che in realtà non è finalizzato alla vendita di quel particolare prodotto ma a una fase propedeutica che è il convincimento dell'incapacità del futuro cliente che di conseguenza sceglierà di poter essere solo "consumatore" delegando, notate bene, il compito di produrre al "Gigante pensaci tu" oppure a Alpitour, che se non viaggi con lei c'è quello che ti ride dietro dicendo "Turista fai da te? ahi ahi ahi, no Alpitour?" cioè tradotto: "Sei ridicolo a voler tentare di fare da te".
Allora se D'Andrea insiste ossessivamente sui doveri non capisce che in questo modo sta inibendo qualsiasi minima possibilità di far rinascere una creatività di gruppo, condivisa e fruita insieme secondo le proprie modalità diverse da quelle imposte dal potere.
D'Andrea impone le sue regole basate su doveri che ritiene giusti in sé e che magari lo sono pure ma che la gente ancora non sente come "suoi,veri e validi" (sennò D'Andrea non avrebbe bisogno di parlarne) e quindi come è evidente D'Andrea sta imponendo le proprie regole a gente per la quale non ci sarà nessuna differenza fra la "imposizione" del potere con la "imposizione" di D'Andrea se non il fatto che quella di D'Andrea è noiosa.
Libertà significa elaborare cultura di gruppo spontaneamente, non farsi imporre dei doveri che "in futuro" ci daranno la libertà e l'indipendenza.
Ho molto apprezzato i commento dell'ultimo anonimo.
Per quanto mi riguarda, avendo ormai raggiunto una certa età, e avendo poco tempo libero - ossia tempo libera dai doveri verso altri e dedicato al dovere di aver cura di se stessi - mi rendo conto che le azioni che mi danno soddisfazione, eccitazione, serenità e talvolta gioia sono sempre azioni con le quale adempio un dovere, volontariamente assunto o impostomi da fonti eteronome (nei confronti dei figli, della moglie, degli studenti, dei militanti dell'ARS, della anziana nonna o di me stesso). Sempre più mi rendo conto che la mia realizzazione psicologica dipende dal compimento spontaneo e desiderato di atti che ho il dovere giuridico o morale di adempiere, come professore, come marito, come padre, come nipote, come presidente dell'ARS. Compiuti spontaneamente, in risposta al desiderio di compierli, gli atti doverosi perdono il carattere di doverosità nella coscienza di chi li compie (ma restano atti doverosi). Non credo che si tratti di una concezione noiosa della vita, anzi credo il contrario. Il concetto, se interessa al commentatore anonimo, l'ho spiegato qua: La vita come missione: contro il diritto alla felicità e contro indice di misurazione della medesima: http://www.appelloalpopolo.it/?p=2525
Inoltre non impongo le mie regole a nessuno, al più concorro con altri a strutturare l'ARS, una associazione nella quale ognuno è libero di entrare o di non entrare.
L'equivoco a mio avviso si è creato perché alcuni, a sinistra, credono che si debba costituire una specie di "rifondazione patriottica", cosa che è lontanissima dalle idee dell'ARS. Noi, al contrario, molto umilmente, lentamente e con impegno stiamo elaborando una nostra cultura: la posizione originale sui diritti civili bioetici ne fa parte. L'accento posto anche sui doveri (ai quali non si appella piùnessuno da tempo) anche. Sono posizioni che danno fastidio, perché chi le ascolta, se non le respinge e se non rimuove l'accusa, prende una zampata in mezzo le gambe, sicché suscitano repulsione e fastidio.
SD'A
Ma invece di litigare in pubblico sui "diritti civili" non sarebbe il caso di cominciare a litigare (anche in privato) sulla struttura organizzativa da dare al futuro partito sovranista.
Ovvero le regole per stabilire, all'interno della futura organizzazione, chi può votare, e chi può essere votato?
O forse pensate che il futuro partito sovranista sorgerà come d'incanto appena sarete d'accordo su tutto?
Ma magari mi sbaglio, forse la questione dei diritti civili è un modo per stabilire quanti voti spetteranno all'ARS e quanti a MPL?
gios
Visto che Pasquinelli si lamenta del silenzio dei suoi interlocutori, e probabilmente egli mi include tra questi, visto che mi ha espressamente citato in una risposta nel dibattito sull'articolo precedente, contrariamente alle mie intenzioni, intervengo nuovamente.
Premetto che questa mia resistenza ad intervenire deriva dal fatto di avere constatato che io tento di argomentare le mie tesi, ed invece i miei interlocutori si limitano ad asserirle. Comunque, come prova di buona volontà, faccio questo ulteriore tentativo.
Io dicevo che, visto che noi ci troviamo all'interno di una società già strutturata sin dalla nostra nascita, non ha senso il modo in cui il liberalismo pone la questione, da una parte l'individuo con i suoi diritti, e dall'altra lo stato che rischia continuamente di metterli a repentaglio. Lo stato, come il male necessario andrebbe quindi reso minimo per permettere all'individuo di esercitare il più possibile i suoi diritti.
Questo schema elementare liberale viene messo in crisi dalla constatazione tra l'altro abbastanza ovvia che la società opera sin dall'inizio dentro l'individuo, e quindi la stessa definizione dei confini individuali diventa problematica.
Dicevo appunto che sfera individuale e sfera collettiva sono compenetrate e lo stabilire dove finisce l'una e dove comincia l'altra non è un dato ovvio ed evidente, ma che va valutato volta per volta. Concludevo quindi che abbiamo bisogno di più politica e di meno ideologia liberale.
La categoria dei diritti civili è appunto al contrario l'esplicitazione più ideologica possibile del liberalismo, proprio perchè presuppone che la definizione di quali essi siano sia data da sempre, sia un dato primigenio. Al contrario, io, ma mi pare di non essere il solo, crede che questi vadano definiti volta per volta nche rispetto all'evoluzione della tecnologia e del clima culturale prevalente, è appunto una questione eminentemente politica.
In questo dibattito politico, ognuno tenta di fare valere le sue convinzioni ideologiche perchè non è che solo i liberali hanno diritto ad avere un'ideologia di riferimento, chi è marxista potrebbe senza volere imporre la propria idoelogia, realizzarne alcune sue conseguenze su un piano appunto esclusivamente poltico, anche i cattolici credo che dovrebbero averne diritto, ed anche gli ambientalisti come me.
Dire semplicemente che ci battiamo per i diritti civili vuol dire volere imporre l'ideologia liberale, il pensiero unico. Ci si confronta invece su un piano politico dando per scontato che ciascuno abbia diritto a coltivare la propria ideologia, che non ci sia un'ideologia imposta dall'alto, magari attraverso i messaggi mediatici da parte dei potenti che poi sono quelli che a parole tanto odiate, i capitalisti.
Non è che io dica che un determinato diritto civile sia sostenuto dai capitalisti. ciò che è sostenuto dai capitalisti è l'ideologia liberale, ed è per me triste dover constatare che chi a parole si oppone ai capitalisti ne sia completamente succube.
Caro Cucinotta,
mi ricordi la massima che dice quanto sia inutile spiegare la musica ai sordi e i colori ai ciechi.
Debbo insistere: si può e di deve essere anticapitalisti (ed ARS non lo è com'è del tutto evidente) ma fare propri alcuni principi del pensiero liberale, di VALORE UNIVERSALISTICO, tra cui la centralità dei diritti della persona, lo stesso Stato di diritto.
Mi ripeto: è inammissibile gettare l'acqua sporca col bambino.
Mi ripeto, mi ripeto: essere antiliberali ma non essere anticapitalisti è sintomo di un pensiero gratta gratta reazionario.
Aggiungo: liberalismo e democrazia non sono la medesima cosa. Ma siccome la teoria politica sembra non interessi ai miei critici, risparmio il pistolotto.
Aggiungo, aggiungo; che come socialisti abbiamo fatto tesoro dell'esperienza storica, che se l'URSS è crollata, tra le altre cose, è perché fondamentali diritti di libertà della persona non erano garantiti e lo Stato non li rispettava (chiedendo ai cittadini solo doveri). Alla fine i cittadini hanno assistito o inermi o con senso di liberazione al crollo di quei regimi da caserma.
Moreno Pasquinelli
Sì, Pasquinelli, ti ripeti, ma aggiungo, purtroppo, senza entrare nel merito delle mie argomentazioni, il che significa non dialogare.
Ti chiarisco soltanto un punto perchè batti spesso sul fatto che sei l'unico anticapitalista.
Ti do una notizia, anch'io sono anticapitalista come è facilissimo capire se si ha la pazienza magari di dare uno sguardo anche fuggevole al mio blog.
Però, essere anticapitalisti senza essere antiliberali è non avere capito i problemi ideologici in cui ci troviamo, come sia difficile accedere ad un mondo finalmente non più capitalista adottandone l'ideologia che ha consentito proprio al capitalismo ad essere così pervasivo e potente in tutto il mondo. Il capitalismo viaggia non solo sulle armi, ma soprattuto sulla conquista dell'universo simbolico che è poi quello in cui gli umani vivono. Mai sentito parlare di biopolitica? E' l'intero essere umano che i capitalisti devono possedere, e ciò gli riesce al meglio se ognuno si considera un individuo sede di diritti, così magari non rompe le palle negli affari di interesse collettivo (si fa i cavoli suoi).
Ripeto per l'ultima volta in questa sede, seppure alcuni diritti della persona sono sacri, la definizione della categoria dei diritti civili è un portato fondamentale dell'ideologia liberale. Combattere la categoria non significa in alcun modo essere contrari alla difesa dei diritti fondamentali della persona, è un trucco dei liberali questa voluta confusione, e mi sorprende che una persona intelligente come te abbia difficoltà a comprenderlo.
Vincenzo,
ti cito
"Combattere la categoria non significa in alcun modo essere contrari alla difesa dei diritti fondamentali della persona, è un trucco dei liberali questa voluta confusione"
Puoi chiarire questo punto, per cortesia? Che differenza c'è fra i diritti dell'individuo o i diritti civili e i diritti della persona?
Anonimo, per principio non dovrei risponderti, ma sei così cortese che lo faccio lo stesso.
La tua domanda non dev'essere posta a me, va rivolta a coloro che hanno definito la categoria "diritti civili", sono loro che hanno evidentemente trovato qualcosa che li accomuna. Io non mi curo delle classificazioni, guardo al merito di ciascun diritto.
Durante il tempo occorso al sig. Pasquinelli per scrivere il suo articolo un po’ di persone hanno perso il lavoro, altre sono state precarizzate, altre delocalizzate, altre ancora si sono viste ridurre il già misero stipendio. Qualcuno ha incrementato la già nutrita schiera di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. A discapito di tutti è stato progressivamente compresso il sistema delle protezioni sociali (welfare). Durante il tempo sprecato da alcuni commentatori per dare del fascista a chi fascista palesemente non è altre persone hanno perso il lavoro, qualcuno è stato precarizzato, qualcun altro delocalizzato, altri lavoratori si son visti ridurre il già misero stipendio. Il lavoro ha perso rilievo giuridico (studiate il diritto costituzionale per capire cosa significa), qualche ex lavoratore (nel significato più ampio del termine, quale si evince dall'art. 4, comma II Cost.) si è unito alla già nutrita schiera di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. A tutti noi sono state sottratte ulteriori protezioni sociali.
Non abbiamo tempo per disquisire (ad esempio) di matrimonio tra persone del medesimo sesso (per inciso, vi informo che è energia sprecata: la Corte Costituzionale con sentenza n.138/2010 e la Corte di Cassazione con sentenza n.4184/2012 si sono già espresse definitivamente sul tema e le loro decisioni, piaccia o non piaccia, non fanno una piega sotto il profilo giuridico. La sentenza n.138/2010 della Corte Costituzionale apre inoltre interessanti prospettive in ottica sovranista): tra un po' (ma sta già accadendo per i nostri giovani) non sarà più dato parlare di matrimonio, o di eventuali surrogati giuridici, perchè nessuno avrà più i mezzi economici per affrontare la vita di coppia, nè per allevare figli in qualsiasi modo generati.
(continua)
(segue)
Non abbiamo tempo per i convegni sui "diritti e doveri della persona nella Costituzione italiana" (a parte che per discutere con la dovuta competenza sul contenuto della Costituzione bisogna averla studiata ed approfondita per anni e, soprattutto, occorre aver capito l'ideologia in essa accolta: Stefano D'Andrea può farlo a pieno titolo, altri non so, ma da alcuni desolanti commenti che ho letto si direbbe di no). Il primo diritto, quello più importante, il cd. "principio informatore" della Carta costituzionale (cioè il diritto al lavoro che, guarda caso, è pure un dovere, anche se pochi sanno perchè), il principio di eguaglianza sostanziale ad esso correlato (art. 3, comma II Cost.) e, più in generale, i primi quattro articoli con tutta la parte economica della Costituzione sono stati disattivati mediante la cessione delle funzioni sovrane in materia di politica economica, monetaria, fiscale e di bilancio agli apparati di comando della UE, la cui struttura antidemocratica e la cui azione si pongono in palese ed insanabile contrasto con il principio democratico di cui all'art. 1 Cost. Sono cioè stati disattivati i principi caratterizzanti il tipo di stato voluto dal popolo italiano. Si è resa inoperativa la nostra Costituzione, ben oltre i limiti di una revisione costituzionale (peraltro inammissibile in materia di principi fondamentali). Come acutamente osserva Luciano Barra Caracciolo, con tale cessione un nuovo assetto di potere si è consolidato di fatto ed extraordinem. Il massimo costituzionalista italiano, Costantino Mortati, insegna che una simile ipotesi integra un atto eversivo, una rivoluzione a tutti gli effetti. Il capitalismo economico e finanziario internazionale l'ha attuata con il sistema dei trattati UE e delle cessioni di sovranità (peraltro costituzionalmente illegittime) e noi l'abbiamo subita senza spargimento di sangue, perchè il popolo italiano, troppo impegnato a disquisire dei c.d. "diritti civili" (che in alcuni casi non sono nemmeno "diritti", bensì "pretese", ma non sottilizziamo), non si è accorto di nulla e non ha opposto resistenza.
Non abbiamo più tempo da perdere. Se n'è già perso sin troppo litigando sulle questioni bioetiche, mentre ci veniva sottratto un secolo di lotte e di conquiste sociali.
Vi prego: riflettete sulle priorità e dedicate a queste tempo ed energie.
Mario Giambelli
(avvocato, studioso di diritto costituzionale, socialista lombardiano, sovranista, militante ARS Lombardia: così, giusto per essere chiari ed evitare fraintendimenti)
Scusi esimio Giambelli
Guardi che è la direzione di ARS che si è inventata un documento (che non è proprio di gran spessore scientifico) sui diritti civili per sottoporlo al congresso nazionale.... Se per voi i diritti civili sono cazzate perché mettere cazzate al centro dell,attenzione di un congresso nazionale?
Che cazzata!
Cari sollevazionisti, francamente comincio a trovarvi insopportabili. Abbiamo capito che il documento dell'ARS è una mezza fetecchia (tra l'altro è la prima cosa che ho detto agli amici di ARS quando l'ho letto) ma voi ci siete o ci fate nel NON voler capire la vera intenzione in esso (mal) rappresentata? Ve lo devo scrivere in grassetto? Va bene, lo faccio.
L'ARS HA DETTO CHE I DIRITTI CIVILI SONO POTENZIALMENTE TANTI E COSI' DIVERSI, E DIPENDENTI DALLE DIAVOLERIE DELLA TECNICA, CHE NON E' POSSIBILE INQUADRARLI IN UNA CATEGORIA PRECOSTITUITA. DUNQUE SI DECIDE CASO PER CASO, DISCUTENDO DI VOLTA IN VOLTA. PUNTO. CI SONO COSE PIU' IMPORTANTI CUI PENSARE.
Questo dice quel mal scritto documento. Poi fate come cazzo ve pare, che la figura ce la fate voi.
Scusi precipitoso anonimo delle 22:02, lei sa leggere?
Poichè non mi sembra di aver detto che le questioni bioetiche siano "cazzate". Sia perchè non lo penso, sia perchè non mi esprimo in questi termini quando discuto seriamente in casa d'altri. Ho solo detto (e l'ho anche dimostrato con argomenti seri e concreti) che, in un momento così paurosamente critico per la democrazia, non sono prioritarie. Non è la stessa cosa. Ma stia tranquillo e, se lo preferisce, rimanga nella sua inconsapevole confusione. Non ho pretese di convincerla, solo di indurla a riflettere (non mi piace vincere facile). Se vuol capire ciò che ho cercato di spiegare nel mio intervento (con una logica peraltro elementare), buon per lei. Altrimenti lo capirà quando verrà "flessibilizzato in uscita", precarizzato o delocalizzato, o quando terrà compagnia a coloro che già vivono sotto la soglia di povertà.
Quanto al perchè del documento in assemblea nazionale, non compete a me, semplice militante ARS, illustrarle le ragioni, che sono peraltro molto semplici, direi intuitive. Lo faranno Stefano D'Andrea, o altri del direttivo, se lo riterranno opportuno (ma non credo, Stefano D'Andrea lo ha già fatto, solo che lei non se n'è accorto).
Mi stia bene, sinché la UE lo vorrà.
Mario Giambelli
Giambelli
mi scusi per i miei aggettivi coloriti e poco eleganti.
ma se al posto di "Cazzate" metto "non prioritarie" ottengo lo stesso risultato.
Perché mai uno mette ai voti (ad un congresso!!) un documento su questioni che ritiene "non prioritarie"?
E' questa la cazzata di cui parlavo ,e lei dovrebbe ammetterlo.
Sa perché glielo dico?
Perché anche anche io penso che oggi come oggi i diritti civili siano secondari rispetto alla riconquista della sovranità nazionale e democratica.
Abbiamo reputato prioritario, in questa fase di formazione del partito, che durerà ancora tempo, chiarire:
1) che non vogliamo tra i nostri militanti, né bigotti che pretendano una posizione sulle questioni bioetiche, né persone culturalmente selline che ugualmente pretendano una posizione sulle medesime questioni;
2) che il punto 1)è un corollario della nostra natura frontista: accettiamo, per restare al linguaggio della prima repubblica, lombardiani, togliattiani, fanfaniani, repubblicani di sinistra, azionisti che non siano fintiliberali;
3)che quindi di questi temi non parleremo nei prossimi 10 anni ma semplicemente ci troveremo ad affrontarli se e quando andremo in Parlamento e altri proporrà un disegno di legge (ferma la libertà dei militarnti di studarli e di esprimere le proprie opinioni in contesti diversi da assemblee e riunioni ufficiali dell'ARS-FSI;
4) che, comunque, chi si dichiara a priori a favore di tutti diritti civili o è inconsapevole o è un mentecatto(i "diritti civili" comprendono anche i diritto all'incesto e a propagandare la pedofilia e il diritto all'uso dell'avveniristico ventre d'acciaio e all'utero in affitto e il diritto alla embrioriduzione di un embrione desiderato, voluto e impiantato artificialmente, nonché lo squallido privilegio dell'aggravente di genere, lo squallore delle quote rosa mortificante per ogni donna e femminista di valore,nonché taluni miserabili privilegi che si vorrebbero attribuire alle coppie di fatto senza che esse assumano i doveri che giustificano l'attribuzione di alcuni diritti ai ciniugi);
5) che l'ARS si caratterizzerà, rispetto ad altre formazioni politiche, per il richiamo ai doveri e segnatamente al dovere di militanza.
Un documento del genere, dunque, ha due grandi benefici: 1)concorre notevolmente a caratterizzare l'ARS: attrae alcuni - quelli che vogliamo attrarre - e respinge altri; 2) evita una volta per tutte discussioni che avrebbero potuto dividerci e che invece resteranno fuori dalla porta.
Ora lei, se intende interrogarsi sulla utilità o ragione del documento, deve collocarsi dal nostro punto di vista non da suo (noi non agiamo per far piacere a lei), ossia dal punto di vista di chi pensa e vuole ciò che ho testé scritto. Constaterà che, considerato ciò che pensiamo e vogliamo, saremmo stato SCEMI a non sottoporre all'assemblea un documento che è doppiamente utile e che non presenta alcuno svantaggio (il fatto che chi non è d'accordo con questa impostazione, bigotti e culturalmente sellini, leggendo il documento, non entrerà, non è uno svantaggio, bensì è un risultato voluto: la ratio del documento).
SD'A
Caro Fiorenzo
quindi, malgrado anche tu pensi che il documento di ARS sia una "mezza fetecchia", ci ritieni "insopportabili".
Per la cronaca:
SOLLEVAZIONE ha pubblicato, sino ad oggi, 2279 articoli.
Sull'ARS ne abbiamo scritti, compresi gli ultimi due di critica alla loro sui diritti civili, 3 in tutto.
Che in percentuale fa lo 0.13%.
Per noi la questione è chiusa, e chi voleva capire ha capito, chi no no.
Solo per dire che, sui "diritti civili", che un conto è dire che sono "capricci", un altro è dire che nel contesto che viviamo sono subordinati a questioni più scottanti e decisive, quali la riconquista della sovranità nazionale, politica, democratica e monetaria. Infatti sulle tematiche sovraniste sai bene che SOLLEVAZIONE ha dedicato non lo 0,13% ma forse l'80% dell'attenzione.
Sai cosa penso? che data l'importanza che tanti cittadini attribuiscono ai diritti personali e civili, su SOLLEVAZIONE ne abbiamo parlato anche troppo poco. L'egemonia noi sovranisti non la conquistiamo se veniamo percepiti come disco rotto anti-euro, ma se presentiamo un'idea organica di Paese.
Ed è appunto l'idea di Paese che ci divide non solo dai noefascisti sovranisti, ma anche da ARS, che ritengo ce l'abbia prossima a quelli.
Se ne può discutere?
Non ciurliamo nel manico dunque.
Moreno Pasquinelli
Scrivete:
"Se ne può discutere?"
Ma perché ne dovreste discutere? Sono dei cripto fascisti, sono inutili e litigiosi...
Quanto a Fraioli ha mollato Bagnai (Bagnai ha mollato lui veramente, ma alla fine è lo stesso), ha mollato l'ARS e fra un po' molla pure voi se solo trova un altro gruppuscolo a cui accodarsi.
D'altra parte dalle sue parti mangiano tutti i giorni coda alla vaccinara per cui è pure normale che nella vita finiscano per accodarsi.
In un precedente post avevo già espresso il parere che il documento dell' ARS sarebbe persino condivisibile se... Se fosse stato intellettualmente onesto come è stato sincero e chiaro Lei in quest' ultimo post. Io vi invito ad inserire nel documento in maniera netta e letterale i concetti testé espressi.
Resta da capire se la conventio ad excludendum viene estesa anche a gruppi e soggetti che pur da posizioni diverse perseguono lo stesso comune obiettivo di sovranità monetaria e costituzionale.
Tralascio per il momento le mie perplessità sulla Sua concezione di diritti e doveri.
Per conoscenza dell'anonimo che (come mi è successo tante volte, anche su questo blog) fa il razzista sottolineando che sono ciociaro: Bagnai a Perugia - 1'51''.
Capito perché sul mio blog gli anonimi sono stati sfankulati? Questo signore, dopo questa figura di pezza (si veda il video linkato), dovrebbe fare pubblica ammenda, e invece continuerà a sfrangiare i testicoli protetto dal sua ignobile anonimato.
Se non pubblicate questo commento, cari amici di Sollevazione, questa sputtanata all'anonimo la pubblico sul mio blog. Anzi no, è troppo divertente, e poi 'sti cazzo di figuri a me m'attizzano! Quando mi va ci faccio un post al vetriolo.
Naturalmente prima me 'mbriaco de brutto, così m'escheno le peggio parolacce. Porella, la mamma dell'anonimo! Che 'n fondo n'è mica corpa sua se er figlio è così...
se la società alla quale aspiriamo è espressione della nostra individualità che proietta nel futuro la soddisfazione delle proprie istanze...
se la coscienza individuale ha un suo peso nei movimenti politici, e quella “libera” del leader prima di altri...
se è sempre vero che i mezzi (libera coscienza) prefigurano i fini (società giusta di liberi)...
allora...
la visione politica di ciascuno, dove contestualizzare diritti e doveri, discende dalla visione esistenziale, se questa ultima è condizionata da dogmi teocratici o di altra natura non può esserci libertà di coscienza, basta la morale o lo spirito di corpo.
Secondo me non si persegue il bene comune se mettendo l'enfasi sui doveri al contempo non si accrescono i diritti (relativi alla stessa categoria), e viceversa.
Se è vero che dove ci sono pochi diritti spesso la propaganda neo mercantile spinge sul senso del dovere (a non fare i gufi, a rimboccarsi le maniche, a non lamentarsi...), come spiegato da P. Barnard, questa sarebbe una strategia tesa ad ottenere apatia e conseguente manipolabilità sociale.
La morale crea gli eretici, quelli che proprio non ce la fanno ad eludere il “primo dovere”, quello verso se stessi: l'autenticità di sentire quello che pensano.
una contrapposizione su certi e temi tra persone che si pongano il tema dell'autenticità, cioè della libertà di essere autori di se stessi, è sempre interessante, perché è occasione per scavare alle fondamenta del proprio essere, rintracciandone i dogmi (che “ci diamo”), i doni (che troviamo), le scelte assiomatiche (che facciamo)...
ma sulla “libertà da" (euro-neoliberismo-trattati_sovranazionali etc.) il percorso comune tra Stefano e Moreno mi sembra possa continuare, non siamo a livelli econometrici di bile;
sulla “libertà per", che sarà attuale quando e se “liberi da”, scoprire differenze oggi aiuta ad evitare delusioni domani.
francesco
Ippolito
ti faccio notare che mentre MPL le ha fatte di ogni colore (anche troppo) per tentare di unire le forze, ARS, nell'area cosiddetta sovranista, è notoriamente il gruppetto più settario in circolazione.
Lo sai che ARS rifiuta per principio di fare fronte? E rifiuta per la semplice ragione che il suo guru pensa che ARS sia il fronte. Un grillismo in sedicesimo-
Quindi non è che l'unità non c'è perché MPL fa delle critiche.
L'unità con ARS non c'è per la semplice ragione che è una setta.
Moreno ci suggerisce da tempo che tipo di setta sia, ovvero un neo-mazzinianesimo basato sulla mistica (cara ai fascisti) della nazione.
Prendo atto che D'Andrea si tiene alla larga dal dire che questa definizione (che mi pare il centro della critica) sia sbagliata. Si vede che la ritiene giusta.
Ps
Fraioli un conto è dire che un gruppo è fascista, un altro è dire che ha un'idea fascistoide dello Stato, della nazione e della patria. Con tutto il rispetto per Mazzini, dopo la storia italiana ha avuto un seguito, tra cui il fascismo. Ma sul fascismo che io sappia ARS non ha scritto mai niente. Vuoi vedere che pensa che non bisogna parlarne perché si divide la "patria" in due fazioni........
Brenno,
l'ARS sa che quando verrà il tempo sarà necessaria l'alleanza o il fronte (meglio i fronte ma è più difficile, anzi non ci credo, stando all'analisi concreta della situazione concreta). Soltanto che l'ARS ripete da anni -ma voi purtroppo non ci sentite - che essa non esiste, perché ha ancora 430 iscritti ed è capace di radunare in assemblea 250-300 persone (speriamo ma confido che ci riusciamo). Se e quando riusciremo a radunarne 500-600 (a noi interessa il numero delle persone che si mobilitano, non quello degli iscritti) costituiremo il FSI (e lo costituiremo nel giugno 2016), che a quel punto esisterà come piccola frazione della sperata alleanza. A quel punto esisteremo e parleremo con tutte le possibili frazioni sovraniste, anche quelle bigotte o culturalmente selline, CHE AVRANNO RAGGIUNTO UNA SUFFICIENTE CONSISTENZA E CAPACITA' DI MOBILITAZIONE E AVRANNO DIMOSTRATO DI ESSERE SOLIDE, OSSIA VIVACI E IN CRESCITA PER ALCUNI ANNI.
Noi non ci alleeremo, se e quando esisteremo e quindi avremo titolo per allearci, con chiacchieroni, finti gruppi, gruppi virtuali, che non abbiano dimostrato di avere una certa consistenza fuori dalla RETE (noi quest'anno abbiamo organizzato circa 60 iniziative pubbliche in varie città d'Italia e centiaia di incontri tra soci e con simpatizzanti o curiosi).
Non esiste alcuna ragione, salvo il cupio dissolvi, per la quale OGGI, noi che non esistiamo dovremmo allearci con ORA che ancora non ha dimostrato di esistere. E' ridicolo, infantile, da gioco per attempati, soltanto pensarlo. Se non condividete questo punto di vista, perché non prendete atto che è il punto di vista dell'ARS e che quindi NON E' VERO CHE L'ARS NON SI ALLEERA' O NON SI INSERIRA' NEL FRONTE? Ora bisogna dimostrare a noi stessi e agli altri che valiamo qualcosa e quanto valiamo. Poi chi ha avrà dimostrato di valere e di esistere si alleerà. Gli altri prenderanno atto dei propri limiti (carattere, capacità organizzative, teoria della prassi, linguaggio) e si metteranno al servizio di chi avrà dimostrato di valere e di esistere. Se non lo faranno, allora avremo la certezza che si tratta di gentaglia che vuole solo darsi un ruolo e preferisce un finto ruolo virtuale piuttosto che dare alla causa il modesto contributo che sa dare.
SD'A
Ippolito Grimaldi,
cosa avrei detto io che non sta nel documento, redatto da Giampiero Marano riprendendo alcuni miei articoli, nonché passaggi della relazione che svolsi all'assemblea nazionale di pescara?
Il documento si conclude così:
"1) rifiutare la categoria dei diritti civili ed affrontare lo studio separato di ogni questione (se e quando, giunto in Parlamento, se ne presenterà l’occasione);
2) riconoscere agli iscritti il diritto di maturare con autonomia la propria opinione."
Quindi chiunque pretenda che l'ARS-FSI prenda posizione su tutti o uno soltanto dei temi bioetici, come condizione della propria adesione, e qualunque sia la posizione che pretenda assunta, non si iscriverà all'ARS. Questo non lo abbiamo detto ma mi sembra che sia un corollario ovvio.
Il punto 1) poi contiene tre principi: a) rifiuto della categoria, perché comprende anche doveri e privilegi e laddove si tratta di diritti le questioni sono diversissime; b)si prenderà posizione sulle singole questioni; c) se e quando saremo in parlamento. Infine ogni socio matura la propria opinione in autonomia.
Aggiungo, che, sebbene non sia ripreso alla fine, vi è espresso il concetto che è più importante insistere sul dovere di militare che su tutti i pretesi diritti civili messi assieme. In definitiva, mi sembra che il documento che presenteremo sia sintetico ma chiaro, sia nei principi che nelle ragioni che li sorreggono. Indubbiamente sarebbe stato più chiaro se fosse stato analitico.
SD'A
caro D'Andrea,
le confesso che così, a naso, m'ispira simpatia. Mi conceda questa premessa, poiché sono certo che ho diversi lustri più di lei.
Il suo ragionamento, più che cartesiano, è pitagorico. L'esperienza (POLITICA), maturata nei decenni mi dice che con il suo schemino metafisico non andrà molto lontano.
Ho visto, a sinistra e a destra, sette con centinaia, alcune molte centinaia di militanti e migliaia di seguaci (se vuole le indico le sigle) che all'atto pratico erano del tutto ininfluenti, con una capacità di incidere sui processi sociali e politici prossima allo zero.
I numeri (lei mi pare abbia l'ossessione dei numeri) sono solo un fattore che decide del peso politico di un'organizzazione.
Ho visto movimenti più piccoli in numeri ma con alla testa intelligenze straordinarie che hanno pesato POLITICAMENTE moltissimo. Ho visto movimenti che malgrado i numeri hanno portato idee-forza che hanno seminato e lasciato tracce indelebili nella vita POLITICA e culturale del paese, che hanno aperto brecce, che hanno conformato migliaia e migliaia di attivisti sociali.
Non dubito della sua intelligenza, ma in quanto a idee-forza il suo gruppo, così a me pare leggendo i vostri documenti, non ne possiede nessuna. Non me ne voglia, ma in quanto a spessore teorico siste poca cosa, ora scopro anche nel campo della teoria del Diritto.
Al netto della chincaglieria e degli orpelli, la vostra idea-forza (che condivido) è solo, come dice il vostro nome, riconquistare la sovranità.
Ma questa idea-forza non è solo vostra, come lei sa bene, e solo una presunzione smisurata, o la fede nella numerologia (magia dei numeri) può farle pensare che ARS diventi un partito di massa, o anche, più modestamente, che sarete il perno di un "fronte sovranista" —vedo nel frattempo che avete registrato il copyright... che immaginate un sistema di franchising?
Di più, questa idea-forza, è comune a svariate ed opposte correnti, tra cui fascisti, liberisti, cattolici integralisti alla Magdi Allam, keyenesiani, democristiani, comunisti —io ho un amico anarchico che è per l'uscita dall'euro. Pensa forse lei che ci sarà un fronte sovranista con tutti dentro? Che puerili illusione.
Per questo do ragione a Pasquinelli, nel senso che apprezzo il suo eroico sforzo di fare chiarezza ideologica, il che non nuice all'unità, ma serve a delimitare il perimetro dell'unità
Ma penso lei abbia un'altra infantile illusione: quella che l'idea della sovranità possa da sola sollevare grandi masse. Ma per favore! Da sola non vi porterà nemmeno una messe di voti per entrare in Parlamento (la qual cosa a me pare sia la sua vera fissazione).
Come spiegare questa infantile illusione?
E' qui che Moreno coglie nel segno: voi siete prigionieri del mito spiritualistico della NAZIONE e, chiusi nella vostra bolla ideologica, vi illudete che il sentimento nazional-patriottico che (com)muove le vostre coscienze infelici (Hegel) è destinato a smuovere le masse.
Qui la questione e che le ponevo già prima. QUal'è la matrice ideologica e filosofica di questa illusione?
Mi cito:
«Moreno ci suggerisce da tempo che tipo di setta sia (ARS), ovvero un neo-mazzinianesimo basato sulla mistica (cara ai fascisti) della nazione.
Prendo atto che D'Andrea si tiene alla larga dal dire che questa definizione (che mi pare il centro della critica) sia sbagliata. Si vede che la ritiene giusta».
E' così gentile da darmi una risposta?
La ringrazio per la chiarezza, mi sembra infantile continuare a polemizzare su uno sforzo identitaria dell' ARS che è, a mio parere, legittimo.
Resta il problema delle alleanze, se cioè, aldilà di quello che ci dirà la storia, l' ARS si ritiene, in questo momento, l' unica depositaria delle istanze sovraniste oppure se è disposta a dialogare pari inter pares con le altre forze.
un invito all'approccio olistico.
chiedo sommessamente a SD'A: in cosa è consistita finora la militanza nell'Ars che non sia confronto (anche duro) e analisi, come sta accadendo qui o in luoghi non virtuali?
per scrollare di dosso l'apatia di questi ultimi 40 anni dalla vita delle persone si deve essere molto appassionati, poiché sostenuti da una chiara visione non solo di quello che si vuole "fare" ma anche nei recessi del "perché", e questo porta a confrontarsi anche sul "chi" (ego o meno), è questo ultimo quello che a me sembra l'elemento più divisivo e insuperabile.
già, come si supera l'ego? ci vorrebbe un nuovo paradigma...
https://www.youtube.com/watch?v=2R02Ap2uDxI
francesco
Breno
il suo commento contiene una decina di osservazioni, una decina di valutazioni e qualche domanda :) Provo però a toccare almeno alcuni punti.
Non ho uno schemino metafisico ma abbiamo un progetto molto concreto su tipo di militanti, numero di militanti, qualità di militanti, fasi, tempi. obiettivi di fase.
Si possono perseguire altri scopi con altri progetti con maggiori o minori o molto minori militanti, con idee parzialmente diverse o migliori, con altro tipo di militante, con altra tempistica? Certamente si. E mi auguro che qualche altra frazione segua questa strada. MPL segue la sua strada; i divulgatori di MMT seguono la loro strada, i sovranisti pentastellati la loro, Bagnai e i suoi seguaci la loro, Barra Caracciolo e i suoi amici la loro, Fassina la sua, parte dei resti del Pdci e di RC la loro, Allam la sua. Molti faliranno. Moltissimi. Perché lei dice soltanto a noi che falliremo e non lo dice ad altri? Comunque, se lei crede di aver capito a fondo il nostro progetto, le fasi, i tempi, gli uomini,la dimensione storica,ecc., e crede allo stesso tempo di conoscerci a fondo nella nostra realtà e constata una incongruenza tra reale e ideale è giusto che pensi che falliremo.
L'ARS manca di idee forza? Non condivido. Ne abbiamo già più di quelle che servono. Ne cerchiamo altre, come cerchiamo uno stile, che andiamo costruendo. Abbiamo idee materialistiche e "idee idealistiche", abbiamo idee antropologiche e idee culturali,abbiamo idee storiche e idee geopolitiche,abbiamo soprattutto un ordine delle idee (che non tutti hanno) e un linguaggio per esprimerle.
Quanto alla teoria del diritto, avrà constatato che dietro la categoria dei diritti civili si nascondono doveri, privilegi ingiusti, liberalismo nichilista e altro. Forse questio concetto tanto vero non lo ha ancora espresso nessuno, con tanta nettezza, non certo un Rodotà, che làdove ci sono "poteri di contrarre vincoli", vede "diritti ad avere diritti". Lei continui a seguire Rodotà, se crede che sia bravo. Quanto ai doveri, ogni organizzazione politica seria si è fondata sui doveri dei militanti. E quanto ai sacrifici, pensi alla grande guerra patriottica e alla percentuale di morti russi sulla intera popolazione. Tutte le grandi esperienze storiche sono fondate su doveri e sacrifici, sia quelle individuali che quelle collettive.
Non penso minimamente che ci sarà un fronte sovranista con tutti dentro. Se nessuno saprà organizzare forze egemoniche, faremo la fine della Spagna con un'accozzaglia di persone e soggetti collettivi che si uniscono in un magma popolare dal quale non possono che venir fuori furbi, dittatori, comunicatori e telegenici. Ma mi auguro che qualcuno si dimostri tanto forte da avere l'egemonia entro dieci anni.
Non penso minimamente che l'idea di sovranità possa far sollevare le masse. Non penso nemmeno a un partito di massa,se non in un lunghissimo tempo che non mi interessa. Per ora penso soltanto ad un partito di 8000 uomini di valore,disciplinati alpunto da agire come un esercito.
Quanto alla mistica non è cara solo ai fascisti. Mi sembra folle sostenere che una mistica sia qualcosa di per sé negativo. Piuttosto non ogni uomo normale crea una mistica, al più la disvela.
Per ora noi ci accontentiamo di veder crescere passione civile, militanza,comunanza,amicizia,entusiasmo e chiarezza di idee. Il cammino è ancora molto lungo.
SD'A
Francesco
nell'ARS non c'è alcun confronto del tipo di quello al quale accenni.
Da giugno dello scorso anno abbiamo svolto una sessantina di iniziative pubbliche: proiezioni, discussioni, convegni, banchetti,tutti volti a presentare l'ars. Credi che i militanti si siano confrontati davanti ai nostri contatti? O sono (perché sono) apparsi omogenei? E nei cento incontri privati credi che si siano confrontati? L'ARS approva ogni anno due o tre documenti e quindi va avanti nelle prese di posizione su 2-3-4-5 questioni .I temi dei documenti, il linguaggio, gli approcci alla materia sono scelti dal comitato direttivo per avere l'unanimità o quasi, in comitato direttivo e in assemblea. Nel gruppo facebook "soci ars" ci siamo ben confrontati sui tre documenti, che infatti saranno ritoccati prima di essere sottoposti all'assemblea. Gianluigi Leone ha avuto assegnato il compito di fare una istruttoria degli interventi dei soci che non sono diventati emendamenti. Lunedì il comitato direttivo si confronterà intorno a questa istruttoria. Dunque un confronto più raro, in occasioni precise, disciplinato nei modi e nei tempi.Per i resto, azione e passione.
Per ora nell'ars lavorano tutti per il progetto: lo stesso comitato direttivo non ha alcun potere senon quello di dirigere l'esecuzione di un progetto che è stato determinato con molta precisione fin da principio.
Ancora non abbiamo il problema dell'ego. Qualche socio forse lasciava sorgere il sospetto. Ma lassu' qualcuno ci ama: sarà un caso o forse no,comunque tutti coloro che erano sospetti (e non erano molti) sono usciti dall'ARS
SD'A
Anche io, che ho un EGO smisurato grande come tutta la rete alla fine non ho avuto altra scelta che uscire... Ubi maior ego minor cessat.
Cheese... ;-)
credo che l'ego, più o meno sottile, ce lo abbiamo tutti.
la differenza la fa l'autoconsapevolezza (di avercelo, riflesso da chi ci sta davanti) e l'autoironia (riflessa da quelli che nonostante l'ego continuano a volerci bene).
la domanda è se in casi macroscopici di ego poco autoironici, non mi sembra il caso di FF, un po' di anonimato non faccia bene.
vale ovviamente anche il contrario, la questione posta da FF, se la visibilità degli anonimi favorisce il loro equilibrio o meno (+ o - autoconsapevoli).
la questione è aperta:
il "chi" avrà un peso secondo me maggiore quando saremo "liberi per", dopo la fase in corso del "liberi da", considerando che buona parte del merito della visibilità della fase in corso è innegabilmente ascrivibile al nostro caro eGonometrico.
e se il Nostro fosse così scafato (autoconsapevole) da giocare la carta egolatrica al fine della causa comune?
sarebbe stato comunque efficace se avesse scelto l'anonimato?
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