[ 20 maggio ]
L’Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS) celebrerà il 7 giugno la sua IV assemblea nazionale, facciamo i migliori auguri agli amici dell’ARS, coi quali condividiamo, se non i medesimi ideali sociali, l’obbiettivo strategico di riconsegnare al nostro Paese, per il bene del popolo lavoratore, piena sovranità politica, economica e monetaria.
L’Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS) celebrerà il 7 giugno la sua IV assemblea nazionale, facciamo i migliori auguri agli amici dell’ARS, coi quali condividiamo, se non i medesimi ideali sociali, l’obbiettivo strategico di riconsegnare al nostro Paese, per il bene del popolo lavoratore, piena sovranità politica, economica e monetaria.
Avemmo già modo di occuparci di ARS [Sovranismi di sinistra, di destra … e di centro.]
Riteniamo quanto meno singolare che in vista di un Assemblea nazionale di un solo giorno, con tutte le enormi questioni in ballo a causa della gravissima crisi sociale e delle decisioni gravissime del governo Renzi (Jobs act, Italicum, sbudellamento della Costituzione, distruzione della scuola pubblica, rispetto del pareggio di bilancio, scippo ai danni di milioni di pensionati, ecc.), uno dei punti principali in discussione sarà quello dei cosiddetti “diritti civili”. QUI il documento, a firma di Stefano D’Andrea e Giampiero Marano, votato all’unanimità dal Comitato Direttivo.
Un giudizio inequivocabile, la cui natura apodittica non muta quando si aggiunge in modo furbesco che si dovrà “affrontare lo studio separato di ogni questione se e quando, giunto in Parlamento, se ne presenterà l’occasione” riconoscendo poi “agli iscritti il diritto di maturare con autonomia la propria opinione”. Sorvoliamo sullo zuccherino della “libertà di coscienza”. E’ sintomatica l’idea che un dato problema sociale acquisisca dignità politica solo quando entra nell’agenda del Legislatore. Qui è implicito il dogma proprio del positivismo giuridico, della supremazia assoluta della volontà statuale, del primato della costituzione formale su quella materiale. Vorremmo far notare che il diritto invece, come l’hegeliana nottola di Minerva, segue e quindi registra post festum le trasformazioni sociali, quali che esse siano.
Il documento esordisce con una premessa disarmante:
«La categoria dei diritti civili è una delle più ideologiche che esistano. Essa tenda a scindere la comunità in due fazioni: da un lato coloro che sono favorevoli ai diritti civili, dall’altro coloro che sono contrari».
Che sciocchezza!
Questo astruso ragionamento, con il pretesto di condannare l’ideologia, ci propina il mito più ideologico che esista: quello dell’unità della “comunità nazionale” come un valore sacro, metastorico, al di sopra degli antagonismi sociali e delle lotte politiche. Ogni società non è solo divisa in classi sociali con interessi diversi ed anche contrapposti, è divisa da identità, visioni del mondo, differenti appartenenze politiche, culturali e religiose. Quindi segnata dalla lotta incessante… “tra fazioni”, la quale muta non solo le consuetudini ed i costumi ma le stesse relazioni fra classi e gruppi.
Tanto per fare un esempio che ci pare stia a cuore anche ad ARS, oggi gli italiani sono divisi tra chi ritiene sia giusto stare nell’Unione euro(pea) e chi ritiene il contrario. Che forse noi dovremmo, per la gioia degli euristi, tacere e cessare di batterci per la sovranità politica e monetaria perché questo “scinde la comunità in due fazioni”?
Poco più avanti il documento lascia intendere che i “diritti civili” siano solo “diritti cosmetici”, quisquiglie, aria fritta; comunque “secondari rispetto ai diritti sociali”.
Per restare ai diritti civili, forse che ARS non avrebbe partecipato al referendum del maggio 1974 che diede agli italiani il diritto al divorzio? Allora la “comunità” era più divisa che mai e lo scontro tra opposte visioni della famiglia e della vita era al calor bianco. Non pensa ARS che la conquista del diritto al divorzio e quindi la sconfitta della Dc e delle destre reazionarie e fasciste fu un evento di grande e positivo valore?
Che giudizio avrebbe dato infine ARS della legge del 1978 che legalizzò l’aborto? Che era un “diritto ideologico” che “scindeva la comunità”? E quindi, come avrebbe votato nel maggio 1981 quando, su iniziativa del mondo democristiano e ciellino, si svolse il referendum per abrogare quella legge?
L’errore, al netto della vacua astrattezza del documento e dell’ampolloso linguaggio giuridico, è di principio ed è molto serio.
ARS sembra muovere da un sofisma teorico. Esso consiste nel porre una differenza di tipo qualitativo, se non addirittura un’opposizione, tra diritti sociali, diritti politici, diritti democratici, diritti umani e “diritti civili”. Questa distinzione/opposizione, semmai fosse legittima sul piano della logica giuridico-formale, non esiste nella concreta e dinamica realtà sociale.
ARS sembra muovere da un sofisma teorico. Esso consiste nel porre una differenza di tipo qualitativo, se non addirittura un’opposizione, tra diritti sociali, diritti politici, diritti democratici, diritti umani e “diritti civili”. Questa distinzione/opposizione, semmai fosse legittima sul piano della logica giuridico-formale, non esiste nella concreta e dinamica realtà sociale.
Che forse quello al divorzio, dato che riguardava la vita concreta di milioni di cittadini, non era anche un diritto sociale? Che forse il movimento dei neri negli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti contro la segregazione razziale o quello contro l’apartheid in Sudafrica (simboli per antonomasia di battaglie per i diritti civili) non rivendicavano fondamentali diritti sociali e, oseremmo dire, di classe? Che forse ARS, per la gioia dei razzisti, li avrebbe condannati perché divisivi della “comunità nazionale”?
Siccome i dirigenti di ARS non fanno che parlare della Costituzione italiana, considerandola (a torto) una specie di Talmud, dovrebbero farsi una ripassatina, soffermandosi in particolare sugli articoli che vanno dal 13 al 28, che non a caso i costituenti hanno titolato “rapporti civili”. Si tratta, nella più classica delle tradizioni democratiche, dei diritti inviolabili non solo del cittadino, ma della persona. E sono in piena sintonia con la Dichiarazione universale dei diritti umani firmata nel dicembre del 1948. Rileggere anche questa non può fare che bene.
Non meno singolare che il documento di ARS in questione, si soffermi a lungo sul matrimonio e il diritto di famiglia. Leggiamo:
«Ciò che stupisce quando viene posta la questione delle unioni civili è l’invocazione di una concezione falsa e assurda del matrimonio come fattispecie dalla quale discenderebbero diritti. Ma il matrimonio è [invece] il regno dei doveri».
Segue l’elenco puntiglioso di questi doveri.
E’ difficile sfuggire alla sensazione di essere in presenza di una difesa maldestra dell’idea cattolica della sacralità del matrimonio quindi della famiglia (patriarcale). Certi preti argomentano in maniera molto più critica e ponderata.
Poco dopo arriva la fatidica e non meno contorta domanda:
«si deve riconoscere il potere di contrarre vincoli e doveri personali e identici a quelli che discendono dal matrimonio anche a persone dello stesso sesso?»
Uno si aspetterebbe da un documento d’indirizzo politico, tanto più perché sottoposto al giudizio di un’assemblea nazionale una risposta chiara, ma la risposta non c’è. Date le premesse si evince tuttavia che la direzione di ARS è contraria a consegnare ad una coppia dello stesso sesso “il potere di contrarre vincoli e doveri personali” propri del matrimonio eterosessuale. Ci chiediamo: ammesso e non concesso che “il matrimonio sia il regno dei doveri” [e non anche relazione che conferisce dei diritti], perché mai proibire, ad una coppia dello stesso sesso di contrarre, se lo vuole, le obbligazioni ed i doveri stabiliti dalla legge?
Gli estensori del documento, come detto, non danno alcuna risposta che abbia un qualche senso giuridico. Si può solo evincere che sotto sotto, nuovamente, c’è un’idea sacrale del matrimonio e della famiglia. Idea cristiana si dirà. A noi pare che quanto concepiscono i dirigenti di ARS, ci riferiamo alla loro idea di diritto tutta schiacciata sui doveri, sia molto più vicina alla sharia dei musulmani i quali, al contrario dei cristiani, affermano che non c’è alcuna distinzione tra gli aspetti giuridici e quelli religiosi, perciò ritengono che non possa e non debba esserci alcuna distinzione tra norme religiose, norme civili e norme politiche. L’islam è infatti, notoriamente, una religione nomocratica, dove ogni elemento della vita sociale e civile è compreso in essa, visto che il Corano, essendo la rivelazione definitiva, contiene le soluzioni perfette non solo ai problemi di fede, ma anche a quelli etici e di condotta sociale.
L’analogia con l’islam può sembrare eccessiva. E sia. Ma qual è dunque il fondamento teorico implicito nella concezione del diritto e dello Stato di diritto di ARS? La troviamo in Giuseppe Mazzini.
Sempre su questo blog ebbi modo di scrivere:
«Stefano D'Andrea, per farla breve, sarebbe stato certamente con Mazzini contro Marx. E segue infatti lo statolatra Mazzini (tutto sommato teocratico e spiritualista) nel fra precedere i doveri ai diritti».
Da Mazzini ARS prende la concezione spiritualistica dello Stato, da cui discende l’idea del primato categorico dei doveri (sanciti e sanzionati dalla legge) sui diritti della persona, idea che, com’è noto, attraverso Giovanni Gentile e Alfredo Rocco, divenne il fondamento della dottrina giuridica fascista.
Giovanni Gentile |
Non è un segreto quanto il fascismo venerasse Mazzini. C’è Mazzini nella famosa formula “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”, pronunciata da Mussolini il 28 ottobre 1925, mentre strangolava gli ultimi brandello dello Stato di diritto ed emanava le “fascistissime “Leggi eccezionali” e fondava la dittatura.
Nel liquidare quel poco di democrazia rimasta Mussolini si appoggiava infatti al Padre della Patria Giuseppe Mazzini, alla sua condanna dei diritti individuali e civili come dissolutori della coesione nazionale, alla sua visione mistica dello Stato e organicistica della Nazione (l’effige di Mazzini compariva nelle banconote della Repubblica sociale italiana). Idee che Mazzini scolpì nel suo noto saggio del 1860 I Doveri dell’uomo.
«Colla teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l'armonia di tutti gli elementi che compongono la Nazione. Colla teoria della felicità, del benessere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell'ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini ch'essi, figli tutti d'un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d'una sola Legge —che ognuno d'essi, deve vivere, non per sé, ma per gli altri— che lo scopo della loro vita non è quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori —che il combattere l' ingiustizia e l'errore a beneficio dei loro fratelli, e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa— dovere di tutta la vita».
L’idea che i diritti appartengano anzitutto allo Stato e alla comunità, mentre al singolo cittadino appartengano solo doveri (verso lo Stato appunto) è inaccettabile.
E’ certo che il cittadino di qualsivoglia comunità, abbia degli obblighi verso lo Stato e dei doveri verso l’intera comunità. Ma esso è, al contempo, in quanto persona umana prima ancora che come soggetto giuridico, portatore di diritti di libertà. Diritti di libertà che i
cittadini debbono far valere anche contro ogni intrusione pervasiva della macchina statale la quale, dietro alla metafisica dei doveri, tende per sua stessa natura, a far prevalere i suoi propri diritti su quelli dei cittadini e delle forze sociali oppresse.
Giuseppe Mazzini |
L’equivoco, se così si può chiamare, consiste nel porre una meccanica equivalenza tra comunità e Stato. Oggi lo Stato non è affatto espressione della comunità, non è, ammesso che possa mai esistere, uno “Stato di tutto il popolo”, esso è piuttosto una protesi e un’arma delle élite e delle classi dominanti.
Il fatto che queste classi dominanti, attraverso il Legislatore, riconoscano diritti a determinate minoranze, anche ove ciò risponda alla logica di auto preservazione della loro egemonia, anche ove tale riconoscimento risponda alla necessità dei dominanti di apparire come paladini della libertà, non deve indurci nell’errore di voltare le spalle a chi quei diritti di eguaglianza esige.
Si può e si deve denunciare la strumentalità del potere, non negare diritti di libertà di questo o quel gruppo di cittadini, ovviamente a condizione che tali diritti non siano lesivi dei diritti e della libertà altrui. Non ci sembra che concedere agli omosessuali il diritto di contrarre matrimonio sia lesivo di una qualche altrui libertà. E ciò dovrebbe tanto più valere per chi sostiene che il matrimonio sarebbe il "regno dei doveri".
51 commenti:
A caldo: una lettura rabbiosa del documento di ARS, che non ne coglie la sostanza.
En passant: il testo di Pasquinelli è almeno il triplo del documento che critica, al quale semmai si può rivolgere la critica di essere generico, limitandosi, di fatto, a rimarcare il fatto che la categoria dei diritti civili viene usata per mettere in ombra, quando non addirittura sostituire, i diritti sociali.
A che serve mettersi a fare l'esegesi di un piccolo movimento del tutto insignificante ed evidentemente fascistoide?
Sottobosco politico, perdita di tempo.
Pur trovando sostanzialmente debole ed opportunista il documento ARS in questione (a differenza di tutti gli altri documenti ufficiali a partire da quello di analisi e proposte), trovo che, in una fase come quella attuale, si debba lavorare assieme sui punti in comune tra le forze sovraniste democratiche del paese, piùttosto che alimentare polemiche sulle reciproche divergenze (ancor più se improntate su temi marginali rispetto a quello della sovranità).
Ho sempre sostenuto che ogni divisione tra le forze sovraniste democratiche favorisce il nemico ed il compito che mi sono dato, proprio uscendo dall'ARS, è quello di favorire il dialogo ed impedire settarismi o, peggio, scontri tra possibili alleati.
Simone ArticoloUno Boemio
Simone Boemio
Soprattutto tenetevi lontani dall'ARS.
Spero che qualcuno che abbia la saggezza di capirlo ci sia anche se non è un grosso problema: qualsiasi collaborazione con quel gruppetto finirebbe in lite dopo pochi mesi.
Più che altro ci perdereste molto in credibilità.
Anonimo,
solitamente non rispondo a chi non si firma.
Il tuo commento mi serve comunque per chiarire che:
un conto è l'ARS con i suoi validi documenti ed i suoi onesti militanti,
altro sono le azioni che tradiscono il settarismo, l'invidia congenita, la mancata capacità di dialogo di alcuni (pochi) tra i suoi massimi esponenti.
Quello che chiedo a Moreno è di non scendere al livello di questi ultimi.
Un articolo sui diritti civili che faccia da contraltare al pessimo documento dell'ARS (senza menzionarlo) a mio avviso avrebbe avuto maggiore efficacia.
Simone ArticoloUno Boemio
"facciamo i migliori auguri agli amici dell’ARS" ... e meno male!
IO INVECE TROVO L'ARTICOLO DI PASQUINELLI LUCIDISSIMO. FORSE CERTI COMMENTI SONO SPIA CHE L'ARTICOLO COGLIE NEL SEGNO. QUAL'E' QUESTO SEGNO? CHE ARS O CHI PER LUI, MAGARI COME ANTITESI RISPETTO A CERTO LIBERISMO, FINISCE PER ABBRACCIARE UNA TEORIA IDEALISTICA E TOTALITARIA DELLO STATO. GIUSTO QUINDI RICORDARE CHE LA DOTTRINA FASCISTA DA QUELLA TEORIA HA ATTINTO LE SUE IDEE DISPOTICHE.
ENTRANDO ANCOR PIU' NEL MERITO: ARS DOVREBBE SPIEGARE QUALE SAREBBE IL CONFINE TRA UN DIRITTO SOCIALE E UN DIRITTO CIVILE?
UN ESEMPIO SU TUTTI: I DIRITTI DELLE DONNE, LA META' DELLA POPOLAZIONE, NON SONO FORSE DIRITTI SOCIALI? NON LO SONO A MAGGIOR RAGIONE PERCHE' SIAMO IN UNA SOCIETA' ANCORA PATRIARCALE?
UN DIRITTO CIVILE E' SOCIALE DAL MOMENTO CHE RIGUARDA LA VITA CONCRETA DEI CITTADINI, FOSSERO TANTI O POCHI., BIANCHI O NERI, ETEORO O OMOSESSUALI.
INSOMMA... IL DIRITTO E' UNA COSA TROPPO SERIA PER LASCIARLA IN MANO.... AGLI AVVOCATI
Brenno
gentile Fiorenzo,
si vabbè.
ma lei è d'accordo o no che va respinta come dice quel gruppo la categoria dei diritti civili?
Non giriamo attorno al problema che ci guadagna la chiarezza.
Ps
il testo del Pasquinelli che critica generico? Non mi pare proprio!!!!!!! A me (che Pasquinelli considererebbe un "sinistrato") l'articolo mi pare tosto e utilisssimo al dibattito.
Contrariamente ai commenti precedenti, trovo l’articolo denso, interessante, ricco di spunti e riflessioni.
1) l’articolo chiarisce che i diritti civili non sono quisquilie di terz’ordine, non riguardano solo l’individuo, ma si estendono anche alle associazioni, organizzazione, riguardano quindi collettività, e sono tutelate e garantite dalla Costituzione
2) fa riferimento all’idea di diritto che ha Ars, effettivamente tutta schiacciata sui doveri (non lo si può negare) e il paragone con la sharia è perfettamente calzante
3) contestualmente si fa riferimento a Mazzini e alla concezione spiritualistica dello Stato da cui discende il primato categorico dei doveri sui diritti della persona, e non si può negare che tale concezione è il fondamento della dottrina giuridica fascista
4) spiegato così l’equivoco alla base del documento di Ars (che, se fosse sfuggito, verrà presentato e votato in assemblea, per cui, chi vi parteciperà dovrà avere le idee chiare in proposito e condividerle!), ovvero l’equivalenza tra comunità e Stato.
L’articolo non poteva che sviscerare in tutti i suoi aspetti una tale visione, e giustamente conclude dicendo:
«Si può e si deve denunciare la strumentalità del potere, non negare diritti di libertà di questo o quel gruppo di cittadini, ovviamente a condizione che tali diritti non siano lesivi dei diritti e della libertà altrui».
L’articolo con dovizia e precisione, fa una critica sana e costruttiva.
Non offende e non lede nessuno, non prende a pesci in faccia nessuno, ma pone certamente interrogativi interessanti.
Perché non rispondere nel merito, piuttosto che condannare drammatiche divisioni che non ci sono, additare eventuali settarismi?
ARS che ha scritto il documento dovrebbe rispondere nel merito.
Guido Benigno
Nel merito! Commentate nel merito! Che pensate dei diritti civili? Non girateci attorno!
Solitamente non rispondo a chi scoccia sulla questione dell'anonimato in un blog dove il 90% delle persone non si firma (forse più del 90%).
Comunque colgo l'occasione per quotare Simone Boemio:
"un conto è l'ARS con i suoi validi documenti ed i suoi onesti militanti,
altro sono le azioni che tradiscono il settarismo, l'invidia congenita, la mancata capacità di dialogo di alcuni (pochi) tra i suoi massimi esponenti"
per osservare che l'ARS è interamente i suoi massimi esponenti, che piaccia a Simone o a qualcun altro o non piaccia.
Inoltre come chiunque capirebbe, meno alcuni evidentemente con la testa fra le nuvole:
1) l'ossessivo martellamento sui doveri significa mentalità fascistoide e, per usare un pietoso eufemismo, "poca serenità" a livello psicologico
2) FSI con il tricolore significa MSI che a sua volta deriva da RSI.
Suggerisco di aprire cortesemente gli occhi, grazie.
A caldo cerco di esporre la mia:
Nel campo della sinistra, da parecchi anni a questa parte, è stata largamente adoperata una pratica particolarmente odiosa: si è nascosta la completa abdicazione sul terreno della lotta per i diritti sociali, sbandierando ad ogni piè sospinto il proprio impegno per i diritti civili. ( per altro non ottenendo praticamente nulla, nel quadro di una inutile polemica col PD che nominalmente sarebbe a propria volta favorevole ma in parlamento di tutto si occupa tranne di quello. Del resto venendo meno la sceneggiatura del film "poliziotto buono vs. poliziotto cattivo" attraverso risultati e provvedimenti legislativi concreti, del PD resterebbe solo la politica economica e l'atteggiamento prevaricatore verso le istituzioni, squisitamente di destra, mentre ai Vendola non rimarrebbe niente del tutto.
Ergo di tenere indeterminatamente in vita la commedia tutti ne hanno bisogno. )
Questo perché i partiti che definiremo "sinistrati" ed "europeisti", invece che internazionalisti ( cosa che non preclude affatto il saper essere anche patriottici ) si son persi per strada le palle necessarie per praticare lotta di classe, e la competenza per fare seriamente analisi di classe.
Quindi negoziano poltrone col PD non toccando gli argomenti scomodi, che coinvolgono gli interessi di classe del capitalismo, e si limitano a parlare dei diritti che riguardano la sfera privata delle persone.
In tanti lo hanno capito.
E se questo ha provocato una comprensibile e motivata ondata di disprezzo verso certe sinistre assolutamente fasulle, c'è stata anche un effetto purtroppo spiacevole: a tante persone sono venuti infine in odio anche tanti argomenti che pure non erano da buttar via.
E' vero, i diritti civili non sono legati ad una dimensione di lotta ( se vengono riconosciuti nessuno ci rimette niente, se non a livello delle proprie convinzioni filosofiche se ritiene, ad esempio, che l'omosessualità non sia semplicemente un modo di essere ma una brutta cosa in sé ).
Ma riguardano, senza entrar nel filosofico, aspetti importanti della vita di una persona, questioni per le quali giorno per giorno ci sono minoranze, spesso tutt'altro che esigue, di persone che soffrono per una condizione di discriminazione.
E su una cosa credo si debba essere chiari: la democrazia non si adotta per dar corso al governo della maggioranza, il che è effetto secondario dell'adozione della democrazia, ma si adotta innanzitutto perché essa è strumento di garanzia del fatto che le minoranza vengano rispettate e non vengano schiacciate e perseguitate.
Derubricare quindi, esplicitamente o implicitamente, la questione dei diritti civili ad una inutile pinzillacchera di diritti "cosmetici" è una cosa che non mi vede affatto d'accordo.
Questo lo dico in maniera del tutto, totalmente, indipendente da ARS, cui anzi auguro un proficuo svolgimento dei lavoro per l'assemblea prossima ventura.
Per il resto, ricordo sempre, a tutti, che dentro il CLN ci stava tanto un comunista tutto d'un pezzo come Giovanni Pesce, quanto un monarchico singeramente reazionario come Edgardo Sogno.
Fascisti esclusi naturalmente ( e certamente questa distizione la fa anche Ars ) quando si tratta di liberarsi l'accordo si fa su quell'argomento specifico.
Poi è non solo legittimo, ma doveroso, che aree culturalmente diverse pur dentro lo stesso CLN continuino a portare avanti elaborazione intellettuale e politica coerente alla propria storia.
Marx ed Engels dicevano esplicitamente che il livello di civiltà raggiunto da una società si misura innanzitutto dalla condizione della donna; quanto più essa è trattata alla pari del maschio tanto più la società è equa ed evoluta, e sugli omosessuali scherzavano nella propria corrispondenza privata, ma pur essendo altri tempi mai e poi mai avrebbero sostenuto che non dovessero vedersi riconoscere dallo stato gli stessi diritti di tutte le altre persone.
Enea Boria
Credo che il problema è che si sia ,come tipico quando si fa politica, di passare da un estremo all'altro.
Se il documento è una critica al fatto che i movimenti cosiddetti popolari e di sinistra abbiano abbandonato la lota alle discriminazioni sociali per passare solo a quelle civili (o cosmetiche come si suol dire) allora un fondo di ragionamento c'è. Ma da qui a dire che di diritti civili non se ne può parlare proprio si rischia di cadere in un vendolismo all'incontrario. Personalmente ritengo che la posizione gisuta sarebbe stata una di compromesso. Dato che i referendum (sì, lo so che per molti questa parola è bruttissima :-))))) hanno risolto nel passato tali questioni, allora che si inserisca un codicillo costituzionale secondo cui per quanto riguarda i temi etico-biologici vengono valutati dai cittadini mediante voto diretto.
Carlo
Ottime le precisazioni di Pasquinelli in questo articolo su un tema che mi sta particolarmente a cuore. Anche questo intendevo quando commentai su egodellarete circa il rischio di restare intrappolati nella contrapposizione fra internazionalisti da un lato e tradizionalisti bigotti dall'altro. Fenomeno che non mi pare solo italiano. La chiarezza su queste posizioni è necessaria per non cadere in questa trappola evidenziando il tradizionalismo non è l'unica contrapposizione alla globalizzazione.
Quanto al termine cosmetico si potrebbe che sono diritti di cui si fa un uso cosmetico. Lo si può vedere i diversi campi faccio giusto un esempio: se prima ti precarizzo e poi ti faccio una legge sul mobbing non sto forse facendo un uso cosmetico di una legge su un problema è importante e non va certo trascurato?
E si può proseguire: prima freno lo stato e poi con la sussidiarità risolvo (molto male invero) il problema che questo crea. Prima faccio ridiventare l'italia una nazione in via di sviluppo e poi il piagnisteo sulla necessità di farti sviluppare. E' lo stile proprio della nostra era.
Caro Pasquinelli, il documento dell'ARS non si può leggere, ma permettimi di osservare che il tuo articolo a sua volta sembra scritto dal più puro dei liberali, ne sposa pienamente la logica che parte dall'individuo, ignorando pericolosamente ed incomprensibilmente la nostra natura sociale, e quindi la natura problematica nella definizione della sfera individuale, cioè di quei diritti individuali che vanno sottratti alle scelte collettive.
In questo senso, sembrerebbe che tu sia riuscito a superare come approccio ideologico perfino il documento ARS, dove almeno si legge che ogni diritto va definito volta per volta, invece di stabilire una regoletta che prescinda dal merito della specifica questione.
Personalmente, malgrado tutta la stima che ho di Rodotà, contesto il suo approccio basato sui diritti per motivi che qui sarebbe troppo lungo trattare.
Insomma, siamo su un campo minato, in cui sarebbe più saggio dibattere pacatamente invece di mandare scomuniche che lasciano il tempo che trovano.
Non capisco perché i diritti civili debbano essere messi in contrasto con altri diritti, qualcuno mi spieghi non è una domanda retorica è che proprio non capisco.
Sovereign howl
IMPORTANTE APPELLO di Tassos Koronakis di SYRIZA che chiede a tutti di esprimere la massima solidarietà con manifestazioni e dichiarazioni di sostegno al governo Greco in questo passaggio cruciale.
Dice fra l'altro Tassos che alcune linee rosse DEVONO essere rispettate:
"The Greek government has done its best to reach an agreement, but red lines -- having to do with sustainable and not unrealistic primary surpluses, the restoration of collective contracts and the minimum wage, workers’ protection from massive lay-offs, the protection of wages, pensions and the social security system from further cuts, stopping “fire-sale” privatisations etc. -- are to be respected. Popular sovereignty and democratic mandates are to be respected. Greek people’s patience and goodwill is not to be mistaken as willingness to succumb to unprecedented blackmail. European democracy is not to be asphyxiated."
http://links.org.au/node/4432
Suggerirei di criticare e gridare al tradimento di Tsipras SOLO DOPO; adesso cerchiamo il modo di dimostrare la nostra solidarietà in qualche modo.
Questa è un'organizzazione che cerca di esprimere solidarietà alla Grecia nella sua trattativa con la UE a livello internazionale
http://www.change4all.eu/change-in-greece.html
Qui c'è la mappa della rete europea
http://www.change4all.eu/map-of-solidarity.html
Cliccando sui segnali in verde si vedono gli eventi, su quelli celesti i media alternativi etc
Molti greci, molti francesi, qualche spagnolo un solo italiano. Potrebbe essere interessante inserirsi soprattutto prima del 5 giugno.
I diritti civili sono l'ennesima arma di divisione di massa un ulteriore polpetta avvelenata da gettare in pasto alle masse oppresse affinchè continuino a sbranarsi tra loro neri rossi,etero,gay immigrati,Europei ecc..in questa fase esiste un solo unico grande nemico il resto serve solo a dividere, i partigiani rossi e quelli bianchi allora lo capirono l'ARS l'ha capito mentre (senza offesa) Moreno Pasquinelli ancora no.Dopo esserci liberati dalle catene dell'Euro potremo tornare a dividerci sui temi etici,il referendum sul divorzio lo fecero a nazismo finito ed in pieno buum economico non durante la guerra con il popolo alla fame.Io direi che visto che le èlite dominanti usano il Divide et impera di Romana memoria noi dovremmo usuare l'ubi major minor cessat sempre di romana memoria.
@Vincenzo Cucinotta
Non capisco quale sia il problema dell'enfasi liberale? Non è che dobbiamo buttare tutto nello stesso calderone. Ci sono movimenti definiti liberisti che diritti civili non ne vogliono sentire parlare; poi ci sono i neo-con che su questo punto di vista non superano nessuno.
La cosa bella è che addirittura esistono liberali anti-imperialisti (Ron Paul, mai sentito nominare?)
Quindi le cose mi sembrano alquanto più complesse di quello che sembrano.
Carlo
@Carlo
Sono io che non capisco il tipo di obiezione che mi fai.
Io, ma credevo si capisse, facevo delle consideraziooni di tipo teorico. Non credo che ci siano dei dubbi in proposito, è stato storicamente il liberalismo a mettere l'individuo al centro della politica, e magari quando qiaòcuno si pone il problema del superamento dello stato liberale, qualche domandina e qualche dubbio se lo dovrebbe porre. Non voglio dire che tutto ciò che è parte del liberalismo vada perciò stesso gettato via, ma a un certo atteggiamento critico in proposito non si dovrebbe abdicare.
Ciò che criticavo è che la stroncatura di quel documento anche per me inccettabile fosse fatta in nome di principi liberali, assunti come dogma, come suprema autorità.
Che poi all'intern.ro dei liberali ci siano contraddizioni dimostra che in fondo si tratta di una teoria che non regge, ma il mio intervento non riguardava un ipotetica politica delle alleanze che pertanto facesse una disamina dei liberali. Pe giudicare il liberalismo, come qualsiasi teoria politica, si dovrebbe prescindere dagli aspetti contingenti, dai limiti di coloro che si definiscono liberali, ciò non cambia il fatto che la teoria liberale è ben definita, visto che è in auge ormai da secoli, e non sarà il neocon balzato agli onori della cronaca a potere influenzare il giudizio politico sul liberalismo.
Per essere ancora più esplicito, la mia convinzione è che molti che si definiscono di sinistra e perfino marxsiti, senza neanche averne consapevolezza, sono soltanto dei sinceri liberali, magri meglio di coloro invece che si etichettano come tali.
Io credo invece che non si debbano fare giganteschi mischiottoni di tutto un po'.
Il liberalismo non è il paradigma valoriale nel quale io mi riconosco, nel proprio insieme, ma non perdo di vista che ci sono portati del liberalismo che non sono affatto da buttare via.
Ad esempio il fatto di avere ordinamenti giuridici fondati sul processo accusatorio ( nel quale è l'accusa a dover produrre una prova, al di la di ogni ragionevole dubbio, per poter privare una persona della libertà ) invece che sul processo inquisitorio ( nel quale è la persona imputata a doversi discolpare di un'accusa che può permettersi addirittura il lusso di fregarsene delle prove ).
Ma a ben vedere lo stesso stato costituzionale è figlio di quella cultura.
Che esso mi piaccia o meno dipende da ciò che la tensione di contrapposti interessi che sempre anima qualsiasi società, riesce ad introdurre come principi fondativi nella costituzione in analisi.
I diritti civili quindi sarebbero "il male" o la "porta attraverso il quale entra il male nella società" in quanto portato ideologico della cultura liberale?
Per piacere, non procediamo per estremizzazioni assurde!
Perché chi volesse sostenere questo allora dovrebbe passare tutto il proprio tempo, per coerenza, a gridare secondo i propri gusti o preferenze "w il dvce" oppure "viva Stalin", perché di fatto ciò che esprime è la propria passione per lo stato etico, che può avere anche diverse colorazioni, ma in fin della fiera pur sempre stato autoritario rimane.
Perché altra forma non esiste per fare lo stato etico, cioè quello stato che pretende di importi anche cosa pensare e perché.
Per altro, sempre per esemplificare, un Noam Chomsky a me tutto sembra fuorché un apologeta del capitalismo.
E dunque?
E dunque direi che abbiamo una tangibile dimostrazione del fatto che essere "libertari" ( al limite addirittura anarchici come Chomsky ) non significa affatto necessariamente voler spianare la strada alla gestione dello stato nel segno del liberismo.
Poi per carità, son d'accordo, la sinistra si qualifica fino in fondo come tale sul terreno dei diritti sociali, dato che su numerosi diritti civili una sinistra libertaria si ritroverebbe a dire parecchie cose in comune anche con i liberali.
Ma la mia risposta è: embè?
Non sono un "posturalista" [ secondo la definizione di Lordon ], ergo non ritengo che per dirsi di sinistra basti dire sistematicamente e su ogni cosa il contrario del proprio avversario politico.
Per altro di posturalisti in Italia ne abbiamo avuti fin troppi, ci hanno raccontato per 20 anni che per essere di sinistra fosse sufficiente dire sempre il contrario di Berlusconi, e abbiamo la dimostrazione sotto gli occhi ( senza per questo minimamente rivalutare Berlusconi ) che tale metodo è pessimo.
@Vincenzo
Mah, guarda, se scaviamo a fondo scopriremo che tutte le teorie politiche hanno delle contraddizoni intrinseche.
Io comunque sono dell'opinione che per risolvere il problema dei diritti civili si debba istituire un referendum costituzionale in merito. Alla fine è sempre stato il voto diretto a decidere questi temi, almeno in Italia.
Carlo
SORVOLO...
sui commenti che non dicono nulla, che non entrano nel merito. Sorvolo, per adesso, anche su quelli che negano la dimensione dei "diritti civili" (ovvero di libertà della persona) e ritengono, contro ogni evidenza storica, che essi siano un'invenzione dei dominanti; che quindi neanche hanno idea di quanto filosoficamente grave sia la concezione che sta sotto alla tesi di ARS da me criticate.
Cucinotta scrive:
«Caro Pasquinelli, il documento dell'ARS non si può leggere, ma permettimi di osservare che il tuo articolo a sua volta sembra scritto dal più puro dei liberali, ne sposa pienamente la logica che parte dall'individuo, ignorando pericolosamente ed incomprensibilmente la nostra natura sociale...»
Tipico di una mentalità cartesiana (per fare un complimento), meccanica e ed anche inquietante.
La mia difesa dei diritti della persona scambiata con la concezione individualistica propria dei liberali o dei liberisti! Il che è appunto tipico di una visione totalitaristica e statolatrica. E se dietro c'è una preferenza per il collettivismo, si tratta di una visione organicistica della comunità.
Comunque io denunciavo e denuncio con forza la scaturigini mazziniano-fasciste della idea trascendente della NAZIONE come "corpo mistico" che sta dietro al documento di ARS.
Una comunità che non ponga al centro la persona ed i suoi diritti di libertà, può essere solo una caserma, o una prigione ove tutti sono universalmente oppressi dalla macchina statuale.
Rimando alla lettura dei DIECI COMANDAMENTI DI MPL da cui estrapolo:
«1. LIBERTA'
Diritto di ogni persona alla propria autodeterminazione. La libertà, o libero arbitrio, è la facoltà che ad ognuno deve essere assicurata, di esercitare la propria volontà e di realizzare i propri bisogni fondamentali. La libertà individuale tuttavia non è illimitata, ma condizionata dagli obblighi e dai vincoli che derivano dalla vita associata. Ogni comunità, data l’ambivalenza dell’essere umano, al contempo essere socievole e individualista, stabilisce i limiti oltre i quali il libero arbitrio, quando diventa sopruso deve essere condannato. La società stabilisce quindi il modo in cui le libertà vengono esercitate, quali volontà possono essere soddisfatte e quali bisogni siano realizzabili.
4. DIRITTI
I diritti sociali e quelli personali sono intrinsecamente interdipendenti. I diritti personali sono per loro natura sociali. I diritti fondamentali sono quelli all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, all'istruzione, alla salute, alla libera circolazione, all'informazione, alla libertà di pensiero, di parola, di stampa, di comunicazione, di autorganizzazione e quant'altro consente il pieno sviluppo della persona in armonia con la natura. Affinché tutti possano esercitare questi diritti non basta che essi siano sanciti per legge, occorre sviluppare una adeguata coscienza sociale e che la comunità sia organizzata in modo che i cittadini possano disporre in forma associata e diffusa dei mezzi di produzione, di scambio e di comunicazione. La comunità deve incoraggiare la massima giustizia sociale, considerando come proprio fine il superamento delle disparità di classe e di casta, tutelando e sostenendo tutte le forme di vita comunitarie ed egualitarie. Ogni suo atto politico deve essere anche finalizzato alla difesa dell’eco-sistema, e in base a questo, proporre e stimolare adeguati modelli di vita, economici e istituzionali».
Ma caro Moreno, non lo vedi che sei sempre costretto ad elencarli questi "diritti civili"? Non lo capisci che sotto la generica dizione "diritti civili" ci può stare tutto e dunque che che non possono costituire una categoria a se stante? L'espressione è troppo generica, questo è quello che dice il documento dell'ARS, dunque deve essere rifiutata in favore di altre che ne delimitino il campo: diritti politici, diritti sociali, diritti del lavoro, diritti riconosciuti dalla Costituzione (su ognuno dei quali si discusse a lungo). Parlare genericamente di "diritti civili" non si può, perché sono teoricamente infiniti e illimitati.
Quanto alla tua idea dell'ARS, non è di questo che stiamo parlando. Però ti do un consiglio: scrivi uno o più post spiegando cosa sia, per te, l'ARS, ma non usare questa scusa ogni volta che ti infili in un angolo da cui non sai come uscire.
L' indeterminatezza cova antropologicamente già nel termine "diritti" e non nelle sue varie declinazioni.
Anch'io do un consiglio.
Non parlare più dell'ARS che non serve a niente
La questione è complessa e non si può certo esaurire nel breve spazio di un commento.
Farò solo alcune considerazioni.
La prima, che sarebbe bene leggere ciò che scrive il proprio interlocutore.
Non solo io non ho mai affermato che esistono diritti individuali che debbano essere sommamente tutelati, ma anche che non voglio buttare via col liberalismo tutto ciò che esso afferma.
Vi assicuro che è spiacevole constatare che il proprio interlocutore è distratto o ti mette in bocca ciò che gli passa per il cervello e quindi attribuendoti ciò che gli pare.
Nel merito, non si può partire dall'individuo perchè la società precede sempre l'individuo, in quanto noi siamo esseri culturali. Da quando nostra madre c'ha insegnato le prime paroline, tutti gli uomini subiscono l'influenza determinante della cultura della società dove gli è capitato vivere. Ignorare questo, significa assecondare ciò che fanno i capitalisti, con gli ingenti mezzi finanzairi e mediatici di cui dispongono, influenzano il buon senso dell'epoca in cui vivono, e a quel punto lasciano che gli uomini scelgano da sè ciò che essi vogliono che scelgano.
Non v'è nulla di tutto ciò che avviene attorno a noi che non ci influenzi, e quindi dovrebbe essere chiaro che sfera individuale e sfera collettiva non sono separate al di fuori di una scelta di natura politica che stabilisce se debba prevalere il diritto individuale o l'interesse collettivo. Era ciò che dicevo quando parlavo di natura problematica, cioè discutibile, oggetto di dibattito, di cosa appartenga alla sfera individuale.
Non si può analogamente, e su questo Fraioli ha già detto qualcosa, pensare che esista un elenco di diritti individuali che bisogna salvaguardare ad ogni costo per avere una buona società. Il punto è che si possono ipotizzare situazioni in cui due diritti sono già troppi, cioè sono in conflitto tra loro, per cui uno dei due diritti deve soccombere.
Faccio un esempio molto banale. Supponiamo che ci siano due uomini che siano nascosti perchè dei criminali vogliono catturalri e ucciderli.
Ebbene, in questa situazione, il diritto alla vita e il diritto all'esppressione del proprio pensiero sono tra loro incompatibili. Se uno dei due uomini pretendesse di parlare per esprimere il proprio pensiero, verrebbero uccisi e quindi questo diritto confligge oggettivamente col diritto alla sopravvivenza.
Mi fermo qui, per non approfittare oltre della vostra attenzione.
Ciò che D'Andrea ha capito, e che Pasquinelli non vuole capire, è che la categoria dei diritti civili è il pass-partout che conduce all'individualismo, cioè all'atomismo, cioè all'attuale società della sbracatura e del disimpegno.
E che qualsiasi idea politica o principio spirituale si voglia portare avanti - la razza, la nazione, il socialismo, lo stato islamico o la città di dio - questa presuppone una popolazione compenetrata dallo spirito di sacrificio, cioè dominata dalla nozione di dovere e non da quella di diritti. Ad esempio il dovere dei maschi di imbracciare il mitra a 13 anni e delle ragazze della stessa età di allargare le gambe per sfornare nuovi combattenti. Parlavo qualche mese fa con un ufficiale di Hamas nella Striscia, che aveva chiarissimo questo quadro concettuale, lo applicava in famiglia e sottolineava come fuori da esso sarebbe impossibile resistere allo strapotere sionista. Che dice Sollevazione: si tratta di un combattente antiimperialista o di un reazionario neomazziniano?
Purtroppo Pasquinelli appartiene alla generazione sessantottina e gli appare sacrilegio fare una scelta chiara fra la tradizionale dimensione comunitarista del marxismo e la sua versione light e colorata (sessantottina) che ci ha condotti alla situazione attuale. E in questo è solo un caso particolare della pseudosinistra che è (in opposizione a quella che fu e non tornerà).
La libertà di un popolo non è libertà se non è anche libertà dell' individuo, non di fare il cazzo che gli pare intendiamoci, ma all' interno di un contratto sociale che sia capace di regolare e risolvere i conflitti di interessi tra individui, gruppi di individui e collettività.
A Ippolito Grimaldi. Vede, lei non capisce la possibile contrapposizione tra diritti civili e diritti socio-economici perché non riesce a vedere l'uso strumentale che si fa dei primi. Questo capita a chi sta nel Pd o in Sel per anni.
Lei, signor Pierre non ha idea di cosa sia un patto sociale e nemmeno di un contratto sociale, tipico di chi non ha dimestichezza con la democrazia.
Cmq se mi fa la cortesia di fare qualche esempio di uso strumentale di diritti civili, considerando che non sono anni che frequento piddini o quel che rimane della scissione dell' atomo SEL, forse potrei capire anche io.
Ho una inquietante sensazione leggendo le critiche all'articolo di Moreno,
Che ci sono in giro un bel po' di "fascisti incoscienti", persone magari in buona fede ma il cui antiliberismo e', come dire, viscerale quanto IRRAZIONALE, sentimentale ma non filosoficamente fondato.
Condannare assieme al neoliberismo tutta la ricca tradizione liberale e antifascista (vi dice niente Gobetti?) è un'operazione come minimo disonesta.
Non basta professarsi antiliberisti, anche Hitler lo era. L'antiliberismo può essere la maschera di ogni tipo di merda reazionaria.
Scusa Fraioli
Se non ho capito male sei un difensore della Costituzione.
Ti chiedo: tutta la prima parte della Carta cos'altro è se non un elenco di diritti civili? Converrai quindi che è proprio la prima parte sui diritti e i doveri che da sostanza allo spirito democratico di essa, che è proprio questa parte che segna la vera differenza col regime fascista.
Condivido tutto, forse sono concetti troppo ostici per chi ormai è diventato prigioniero della retorica etichettista.
Guardi Brenno, io non sono contro tutta una serie di diritti che possono essere etichettati come più ci piace, anche "civili" se vogliamo. Cerchiamo di capirci: io sono CONTRO LA CATEGORIA DEI DIRITTI CIVILI, per la semplice ragione che tale categoria può essere ampliata ad libitum, configurandosi così come INFINITA E ILLIMITATA. Le suggerisce qualcosa l'accoppiata "infinito-illimitato"? Questo è il senso dell'approccio "caso per caso" suggerito dal documento di ARS.
Documento che, a mio avviso, è scritto male, talmente male che, forse, sarebbe meglio che l'assemblea del 7 giugno lo respinga dando mandato per una sua ristesura. Se fossi ancora in ARS mi adopererei per ciò; essendone fuori mi limito a questo suggerimento, hic et nunc.
Non chiamiamola ARS, che lascerebbe intendere, quanto meno, un'associazione di più individui che, in seguito ad una discussione ed elaborazione collettiva, produce documenti che esprimono un visione comune su uno specifico problema. Tutti voi sapete, e Pasquinelli forse meglio di altri, che ARS non esiste in tale dimensione. Esiste solo Stefano D'Andrea che, come tale, esprime il suo punto di vista; chi non lo condivide è fuori. Quindi, come lettore di "Sollevazione" che ritengo uno dei blog, a livello nazionale, che sa fornire le più lucide analisi politiche e non solo, mi chiedo come si possa spendere tempo e attenzione per analizzare e commentare tali dissestate elucubrazioni mentali che chi ha definito "fascistoidi" ha pietosamente usato un eufemismo. Alzare tanta polvere intorno a D'Andrea vuol dire regalargli una popolarità ed una statura politica che assolutamente non detiene. Saluto amichevolmente Moreno Pasquinelli, scusandomi se la mia può sembrare una sorta di censura, ma è proprio in virtù della stima che ho per la sua lucida capacità analitica, che mi sono permesso.
Simone V.
Non rispondo a bloggers così insolenti e codardi da scrivere interventi insultanti senza neanche argomentare le loro accuse, tranne con la geniale motivazione che sarei fascista perchè sono antiliberale come i fascisti, un argomento che si commenta da sè.
Vorrei invece chiedere alla redazione perchè i commenti sono preliminarmente moderati se poi si consente a un vigliacchetto come l'anonimo delle 15 di ieri di darmi del fascista (che spero su questo sito sia considerato un insulto) senza neanche darsi la briga di argomentarlo.
Cosa dovrebbe scrivere un blogger per meritare dalla redazione la non pubblicazione, cosa di più di ciò che scrive il viglicchetto di cui sopra?
Pur condividendo, nel merito, le considerazioni dell' anonimo che mi sembrano più che fondate ed argomentate, non posso esimermi dal dichiarare la mia solidarietà a Vincenzo Cucinotta che ci mette la faccia nei commenti.
Ippolito, se tu condividi quel giudizio, significa che anche tu mi consideri fascista e addirittura inconsapevole.
Mi pare quindi che anche tu mi stai insultando e non capisco cosa intendi dire quando dici di essere solidale con me.
Mi pare che tu abbia le idee alquanto confuse, anche perchè affermi che egli abbia argomentato, ma tu stesso non argomenti.
Mai letto in vita mia un intervento così incomprensibile.
Mi potresti aiutare spiegando perchè mi consideri un fascista, magari con parole tue.
Non ho problemi ad argomentare:
Nel merito della mia solidarietà ti ricordo che le critiche dell' anonimo delle ore 15 non mi sembravano riferite a te in particolare, ora poiché non credo in un tuo empito identificativo nella figura di un " fascista cosciente" , pur stupendomi del tuo sentirti offeso partecipavo del fastidio che prova chi riceve o crede di ricevere insulti da chi si nasconde nell' anonimato.
Nel merito del commento dell' anonimo delle ore 15 e roso dal dubbio che potesse effettivamente rivolgersi a te sono andato a rileggermi i singoli commenti; non si può condividere l' uso di termini offensivi secondo abitudini ormai troppo diffusi in vari blog, pur tuttavia interpretando e moderando gli eccessi verbali alcuni concetti meritano di essere ribaditi.
L' affermazione del primato della società sull' individuo è alla base di tutti i totalitarismi, siano essi nazisti, comunisti o teocratici; en passant ricordo che lo sviluppo nel mondo occidentale delle conquiste dei diritti sociali e civili è stato portato avanti sia come reazione ai modelli sociali nazisti e fascisti sia come contrapposizione ai regimi retti dal cosiddetto socialismo reale.
Ultima puntualizzazione, bisogna stare attenti a non confondere la possibilità o facoltà di.. con il diritto di..., si corre il rischio di cadere nel ridicolo come nel tuo esempio sugli uomini che correrebbero il rischio di essere scoperti ed uccisi se esercitassero il diritto di espressione, scambiando la facoltà di parlare con il diritto di essere dei coglioni.
Così come non si può rabbrividire nel leggere il commento di un altro anonimo più sopra che letteralmente scrive : "qualsiasi idea politica o principio spirituale si voglia portare avanti - la razza, la nazione, il socialismo, lo stato islamico o la città di dio - questa presuppone una popolazione compenetrata dallo spirito di sacrificio, cioè dominata dalla nozione di dovere e non da quella di diritti. Ad esempio il dovere dei maschi di imbracciare il mitra a 13 anni e delle ragazze della stessa età di alloargare le gambe per sfornare nuovi combattenti"
Bisognerebbe anche essere coscienti che i diritti civili non discendono dai diritti naturali, ché anzi spesso si oppongono ad interpretazioni antropologiche e naturalistiche delle facoltà umane; ad esempio quando si parla del diritto individuale, civile se volete, ad una morte dignitosa per chi ritiene di non dover continuare la propria esistenza completamente paralizzato dalla SLA o lentamente divorato e soffocato da una neoplasia nelle ultime settimane di vita, queste persone non più in grado di farlo personalmente chiedono allo stato di aiutarli e non ostacolarli in quello che non è più in loro facoltà.
Ecco oltre che leggere Gobetti sarebbe il caso di leggere anche Max Stirner che Marx conosceva benissimo, e magari anche Marx che aveva ben chiaro quale dovesse essere il fine ultimo del comunismo.
Ci risiamo, le ideologie in cui l'individuo non è nulla e il gruppo è tutto rialzano la fetida testa dal fango in cui erano state cacciate il secolo scorso, pensieri che si propongono di fare il "bene di tutti" ma che in realtà non fanno il bene di nessuno, nemmeno di chi da stolto e imbecille le propone. Cosa sono i diritti? Sono il tessuto stesso della società, ciò che la compone e che la rende degna di questo nome. I distinguo e i sofismi per far credere che esistono diritti di classe A o diritti di classe B sono puerili tentativi di disconoscere la libertà di chicchessia e far precipitare il mondo nella barbarie. Chi quindi teorizza che il gruppo è tutto e l'individuo è nulla è solo l'atra faccia della medaglia di chi mette l'individuo al di sopra del gruppo, ma la medaglia è quella della dittatura, moneta che non appaga nessuno e che distrugge tutto. Detto questo il documento dell'ARS è una cosa inguardabile, la sola discussione è disgustosa, i diritti sono il motivo per cui ci muoviamo, sono il canale con cui comunichiamo da liberi cittadini all'insieme sociale e non ci sono distingui, i diritti sono diritti e quando cessano di valere per uno di noi cessano di valere in generale per tutti. Quindi c'è sempre chi vuole la libertà a tutti i costi anche con le catene, ma la verità è che chi la vuole cosi la vuole solo per se, essendo incapace di essere libero dal principio, essendo schiavo di una deformazione spirituale e mentale tale da non permettergli mai e poi mai di essere libero. Questo tipo di schiavi non permetteranno mai a nessuno di essere libero vogliono solo che tutti siano imprigionati come loro, questa è a quanto pare la volontà dell'ARS, la volonta di non essere piu' gli unici schiavi ma di condividere la schiavitù con tutti. Poveri pazzi.
Sostengo pienamente la posizione di Moreno.
Aggiungo solo che una netta e chiara posizione sui diritti civili è un posizionamento verso quell'area di potere che tanto ha avuto influsso sul nostro paese, e cioè l'ala rigorista della chiesa cattolica.
Una chiusura netta su questi temi puzza non dico di connivenza ma di insufficiente analisi sul ruolo svolto da essa del determinare le politiche nazionali.
La discussione sovrastante è molto criticabile perchè sembra svolgersi nel vuoto e non in un paese dove sceglievano i direttori sanitari nei ritiri spirituali di CL.
Al di là di quello facciamo tutte le dissertazioni che vogliamo sul liberalismo. Ma il fatto che una donna in certe regioni abbia seria difficoltà ad avere assistenza sanitaria in determinate circostanze per la mera attitudine ad avallare un blocco di potere mi sembra che si tratti di un fattore importante.
Che poi la priorità debbano averla altri temi siamo daccordo. Ma rivolere un assetto democratico sovrano accompagnandosi a Bagnasco ecc. mi sembra un po' difficile.
Matteo
ps sono cattolico praticante
Mi scuso con tutti voi, credevo che fosse possibile qui fare una discussione che rispettasse dei criteri logici.
Io mettevo in dubbio i fondamenti del liberalismo, precisando nel contempo che non tutto ciò che si è realizzato seguendo questa ideologia sia da buttare via.
Possiamo concordare che ci sono realizzazioni liberali che possiamo considerare conquiste. Rileggete i miei interventi e vedrete che sin dall'inizio non mi scheiravo certo con il documento dell'ARS, e mai ho affermato che l'individduo dovesse sempre soccombere alla società. Rimango sbalordito da chi pretende di intervenire in una discussione senza neanche leggere cosa scrivono i propri interlocutori.
Avendo dato per scontato che tutti fossimo in grado di leggere, intervenivo su alcuni aspetti teorici credendo che qualcuno fosse in grado di seguirmi su questo terreno.
Affermare che i principi liberali sono buoni perchè così non si diventa nazisti o stalinisti, non mi pare una risposta logica, è solo ribadire la propria ideologia senza essere in grado di difenderla dal punto di vista strettamente teorico.
Per questo, ribadisco le mie scuse, è chiaro che un intervento come il mio su questo blog è fuori posto, qui si può solo confermarsi nelle proprie opinioni demonizzando ogni deviazione anche se logicamente argomentata.
Incredibile, a distanza di giorni ancora si discute su questo post rovente. Sono d'accordo con Pasquinelli desidero però osservare che si discute della cosa apparentemente senza i diretti interessati.
E' possibile sapere, anche in forma anonima o per interposta persona, se ci sono omosessuali dentro l'ars e cosa pensano del documento?
Caro Vincenzo Cucinotta, sono gli effetti collaterali dell'anonimato, fin troppo tollerato (e comunque pochissimo moderato) su questo blog.
Sai perché gli anonimi sono prepotenti e approssimativi? Per lo stesso motivo per cui lo sono gli ameregani! Entrambi agiscono ben protetti dietro uno scudo...
E' facile, ah quanto è facile, fare i Rodomonte senza metterci la faccia! Che poi, a conoscere nome e cognome, sai in quanti casi si potrebbe scoprire che molti rivoluzionari da blogghe se ne stanno belli infilati al calduccio nelle pieghe del "sistema cattivo"? Lascia perdere Vincenzo, frequenta solo posti in cui chi scrive ci mette la faccia.
ANCORA CON GLI ANONIMI?
la redazione filtra i commenti in base ad alcune regole che ogni lettore può leggere nel momento in cui vuole intervenire.
Rispettate queste regole, lasciamo passare anche gli anonimi, per la semplice ragione che per questa redazione conta il contenuto, contano le idee, non la firma.
Come diceva Bordiga la forma più ignobile di proprietà è quella intellettuale.
Volando più basso...
Il mondo di internet è strapieno di persone che danno nomi di comodo, che usano finte identità, diversi account, diversi nick name, ecc.
Stiamo al contenuto e alla buona educazione.
Per esempio, quale dei commenti a questo post contiene insulti o è privo di contenuti?
Ancora con gli anonimi, il fatto è che qualche "sincero democratico" metterebbe una telecamera anche davanti alla statua di Pasquino.
E poi, ancora con questi toni di chi vuol dare lezioncine agli altri perché forse si sente depositario unico della saggezza.
Però poi sui documenti come quello qui criticato adotta massima condiscendenza e tolleranza. Ma che criteri.
Inoltre (sono lo stesso di pochi minuti fa) uno dei blog che consente la pubblicazione di commenti sostanzialmente anonimi è proprio il blog dell'ARS appelloalpopolo, ma li queste severe osservazioni sugli anonimi non vengono fatte. Sarà mica che il problema è che è stata semplicemente violata una priorità strategica secondo cui certi documenti discutibili non debbano essere criticati se non, udite udite, in forma anonima come suggeriva Boemio.
Quando si dice doppio standard, debole coi forti e forte coi deboli.
Poi vorrei sapere chi è che sta al caldo fra le pieghe del sistema, forse proprio chi ha quelle tutele che a molti altri sono negate e che però esprime critiche (di stare al calduccio) destituite di fondamento.
Su MAZZINI precursore del fascismo (tesi non nuova), ci andrei cauto. Ne "I doveri dell'uomo" il capitolo sull'Umanità viene prima di quello sulla Patria. E nel capitolo sulla Libertà scrive:
"Ma vi sono cose che costituiscono il vostro individuo e sono essenziali alla vita umana. E su queste, neppure il popolo ha signoria. Nessuna maggioranza, nessuna forza collettiva può rapirvi ciò che vi fa essere uomini. Nessuna maggioranza, può decretare la tirannide e spegnere o alienare la propria libertà. Contro il popolo suicida che ciò facesse, voi non potete usare la forza, ma vive e vivrà eterno in ciascun di voi il diritto di protesta nei modi che le circostanze vi suggeriranno.
Voi dovete avere LIBERTA' in tutto ciò ch' è indispensabile ad alimentare, moralmente e materialmente la vita. Libertà personale: libertà di movimento; libertà di credenza religiosa; libertà d'opinioni su tutte le cose; libertà di esprimere con la stampa o in ogni altro modo pacifico il vostro pensiero; libertà di associazione per poterlo fecondare con il contatto del pensiero altrui; libertà di lavoro; libertà di traffico per i suoi prodotti - sono tutte cose che nessuno può togliervi, salvo alcune rare eccezioni che qui non importa dire, senza grave ingiustizia, senza che sorga in voi il dovere di protestare."
E molti anti-fascisti (es. Rosselli) erano filo-mazziniani. Bella discussione, comunque.
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