[ 27 maggio ]
Come spesso accaduto ai paesi in via di sviluppo, l’adozione di una moneta forte ha consentito alla Grecia alcuni anni di crescita attraverso l’indebitamento estero, in particolare con le banche tedesche e francesi (queste ultime intermediarie di fondi tedeschi). I governi greci si dimostrarono ottimi clienti delle imprese di quei paesi le quali agirono spesso attraverso la corruzione.
Dal 2010 il rifiuto degli investitori stranieri di rifinanziare un debito estero fattosi macroscopico, ha condotto i paesi europei a varie tranche di sostegno culminate nella ristrutturazione del debito greco al principio del 2012.
Quella greca è una vicenda di un piccolo paese in ritardo economico, ma non troppo dissimile a quella in cui si potrebbe trovarsi Podemos in Spagna. Solo l’Italia, fuori dall’euro, avrebbe una chance seria. E tutti, inclusa la Francia, avremmo forse una chance in un’Europa senza la Germania. C’è solo da augurarci che una crisi dell’euro ci avvicini a quest’esito.
Come spesso accaduto ai paesi in via di sviluppo, l’adozione di una moneta forte ha consentito alla Grecia alcuni anni di crescita attraverso l’indebitamento estero, in particolare con le banche tedesche e francesi (queste ultime intermediarie di fondi tedeschi). I governi greci si dimostrarono ottimi clienti delle imprese di quei paesi le quali agirono spesso attraverso la corruzione.
Dal 2010 il rifiuto degli investitori stranieri di rifinanziare un debito estero fattosi macroscopico, ha condotto i paesi europei a varie tranche di sostegno culminate nella ristrutturazione del debito greco al principio del 2012.
Si calcola che dei 227 miliardi di prestiti europei e del FMI, solo una minima parte (27m) siano stati utilizzati dal governo greco per le spese correnti, il resto è andato nella restituzione dei debiti alle banche straniere, che così si sono riprese tutto, al pagamento degli interessi e alla ricapitalizzazione delle banche greche.
In cambio di questa “assistenza finanziaria” la Grecia ha dovuto intraprendere una dura austerità volta a ripristinare un avanzo dei conti con l’estero - tecnicamente il saldo delle partite correnti - in modo tale che il paese non dovesse più ricorrere a prestiti esteri. In effetti tale saldo è ora in pareggio o leggermente positivo. Il prezzo è stato il crollo del Pil greco del 25%.
Quali sono oggi i termini della questione?
Quali sono oggi i termini della questione?
Un debito che non può essere pagato non verrà pagato, dicono gli economisti, e di questo si rende conto anche la Troika.
Se si confronta la dimensione del debito ufficiale 227m, più 27,7m con la BCE, con quella del Pil greco, circa 180m, si capisce bene perché. A meno che non sia più folle di quanto non sia già, l’UE è probabilmente pronta a offrire un sostanziale congelamento di questo debito caricandosi anche quello del FMI (32 m.) e della BCE, sì da ridurre drasticamente i tassi pagati da Atene. L’UE potrebbe sobbarcarsi facilmente questo carico emettendo titoli a tassi bassissimi attraverso il fondo salva stati (EFSF). La questione è però che, in cambio, Bruxelles e Berlino chiedono la continuazione dell’austerità, vale a dire che la Grecia non chieda più un euro nel futuro.
Ma qui c’è la linea rossa tracciata da Syriza, che molto è disposta a ingoiare, ma non una débâcle totale. La verità è che la Grecia per riprendere a crescere non ha solo bisogno di una cancellazione del debito (mascherata da congelamento) e drastica diminuzione degli interessi, ma anche di ulteriori prestiti esteri. E quest’Europa che si auto-mortifica con assurde politiche di austerità non ha alcuna voglia di elargirli. Un’Europa diversa che adottasse politiche keynesiane di crescita non avrebbe problema a sostenere Atene, ma tale Europa non si intravede.
La situazione per la Grecia fuori dall’euro non sarebbe in fondo dissimile, nel senso che comunque di un aiuto esterno avrebbe bisogno diventando una pedina di giochi geo-politici poco prevedibili. Sarà possibile che nei prossimi giorni per evitare il peggio l’UE conceda un piccolo prestito ponte sì che Atene possa pagare la tranche in scadenza col FMI (mai nessun paese si è sottratto ai pagamenti verso il Fondo). Ma questo farebbe solo guadagnare qualche giorno al redde rationem.
Quella greca è una vicenda di un piccolo paese in ritardo economico, ma non troppo dissimile a quella in cui si potrebbe trovarsi Podemos in Spagna. Solo l’Italia, fuori dall’euro, avrebbe una chance seria. E tutti, inclusa la Francia, avremmo forse una chance in un’Europa senza la Germania. C’è solo da augurarci che una crisi dell’euro ci avvicini a quest’esito.
* Fonte: politica & economia
2 commenti:
"comunque di un aiuto esterno avrebbe bisogno diventando una pedina di giochi geo-politici poco prevedibili"
Giusto, questo è un punto che sta diventando molto importante. E cosa fa Grillo, parla contro il gasdotto che arriva dall'est appoggiandosi alle solite argomentazioni simil-decresciste
Non possiamo pensare di dipendere da un gasdotto che arriva dalla Turchia o dall’Azerbaijan. Noi dobbiamo farcela l’energia e passarcela. E’ una battaglia di civiltà
Chissà perché. M5S se ci sei batti un colpo sul turkish stream.
Se Atene congela il debito e riesce a ridurre l'austerità avrà vinto. Obiettivamente non poteva sperare di ottenere di più.
Dopodiché i greci hanno fatto il loro, adesso tocca agli italiani e agli altri paesi quando andranno alle urne.
E' ovvio (ovvio) che se il 31 maggio Renzi fa 6-1 qui da noi possiamo metterci una pietra sopra; se poi Podemos non sfonda definitivamente a novembre il discorso si chiude a livello europeo.
Da parte nostra dovremmo capire che politicamente non è ancora proponibile un'uscita dall'euro; bisogna spingere per la fine dell'austerità cercando in tutti i modi di ribaltare questo paradigma economico che sembra dominare l'opinione pubblica a tutti i livelli.
Solo se l'austerità verrà rifiutata dagli elettori dell'Unione il discorso dell'abbandono dei vincoli monetari diventerà veicolabile; basare un programma sull'abbandono dell'euro adesso è un grosso errore.
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