[ 26 maggio]
Smentendo i gufi che lo davano già in declino Podemos, diventando il primo partito a Madrid e a Barcellona, dimostra che quella degli “indignati” è un’onda lunga.
Ma il secondo messaggio gli spagnoli lo hanno inviato ai poteri europei, a Bruxelles, a Berlino a Francoforte. Certo, quello spagnolo, non è stato un voto deciso contro l’euro, contro l’Unione europea, è stato però un voto contro i poteri oligarchici e le loro politiche austeritarie. Questi poteri sono oggi più deboli di prima, cosa questa che da forza alla resistenza disperata del governo greco.
Ma un secondo ceffone all’Europa oligarchica è giunto anche dalla Polonia.
Populismo nazionalista? Certo. Ma anche qui il segnale per l’euro-Germania non è meno preoccupante di quello spagnolo. Vine da quello che considera il suo giardino di casa. Che i polacchi, malgrado la crescita costante del Pil, dicano che non vogliono “più Europa” è un colpo cocente ai piani alti della Unione europea, è indice di una crisi irreversibile della stessa Unione, che deve dimenticare i sogni di gloria dell’inclusione nell’euro-zona di un paese che conta come la Polonia.
Vedremo se, come spera Renzi, i risultati delle elezioni regionali andrano in opposta direzione.
Oppure se, come ci auguriamo, castigheranno anche lui.
Smentendo i gufi che lo davano già in declino Podemos, diventando il primo partito a Madrid e a Barcellona, dimostra che quella degli “indignati” è un’onda lunga.
Tanto più importante, il successo di Podemos, visto che tutti i grandi media spagnoli gli davano addosso da mesi, sin dalle europee dell’anno passato.
Qual’è il significato delle elezioni regionali e comunali spagnole? Un doppio significato.
Anzitutto, come scrivevamo ieri, che la gabbia del regime bipolare in vigore dalla caduta del franchismo si è rotta per sempre. Una vera e propria crisi di regime si aggiunge quindi alla crisi sociale ed economica. La partita decisiva è tuttavia a novembre, quando gli spagnoli andranno a votare per il Parlamento. Non sarà facile per i due partiti di regime risorgere, anche perché Podemos, contrariamente al Movimento 5 Stelle, ha dimostrato di essere capace di fungere da perno di più larghe alleanze, senza tuttavia venir meno alla sua ferma volontà di cambiamento.
Anzitutto, come scrivevamo ieri, che la gabbia del regime bipolare in vigore dalla caduta del franchismo si è rotta per sempre. Una vera e propria crisi di regime si aggiunge quindi alla crisi sociale ed economica. La partita decisiva è tuttavia a novembre, quando gli spagnoli andranno a votare per il Parlamento. Non sarà facile per i due partiti di regime risorgere, anche perché Podemos, contrariamente al Movimento 5 Stelle, ha dimostrato di essere capace di fungere da perno di più larghe alleanze, senza tuttavia venir meno alla sua ferma volontà di cambiamento.
Ma il secondo messaggio gli spagnoli lo hanno inviato ai poteri europei, a Bruxelles, a Berlino a Francoforte. Certo, quello spagnolo, non è stato un voto deciso contro l’euro, contro l’Unione europea, è stato però un voto contro i poteri oligarchici e le loro politiche austeritarie. Questi poteri sono oggi più deboli di prima, cosa questa che da forza alla resistenza disperata del governo greco.
Ma un secondo ceffone all’Europa oligarchica è giunto anche dalla Polonia.
Ha vinto le presidenziali il partito anti-europeista e nazionalista di Andrzej Duda. I polacchi non hanno creduto alla narrazione del governo liberista ed eurista in carica, per cui gli ultimi 25 anni sarebbero stati i “migliori della storia moderna della Polonia”. Hanno invece portato alla vittoria un partito di destra che però denuncia che la crescita economica ha avvantaggiato una minoranza di ricchi mentre ha danneggiato la maggioranza dei polacchi aumentando le diseguaglianze sociali.
Populismo nazionalista? Certo. Ma anche qui il segnale per l’euro-Germania non è meno preoccupante di quello spagnolo. Vine da quello che considera il suo giardino di casa. Che i polacchi, malgrado la crescita costante del Pil, dicano che non vogliono “più Europa” è un colpo cocente ai piani alti della Unione europea, è indice di una crisi irreversibile della stessa Unione, che deve dimenticare i sogni di gloria dell’inclusione nell’euro-zona di un paese che conta come la Polonia.
Vedremo se, come spera Renzi, i risultati delle elezioni regionali andrano in opposta direzione.
Oppure se, come ci auguriamo, castigheranno anche lui.
5 commenti:
quando gli opposti estremi hanno la stessa politica economica significa che c'è molta confusione ed ignoranza sui meccanismi delle cose...
Sul risultato delle elezioni spagnole, e sull'eccessiva enfasi tributata al risultato (comunque positivo) di Podemos vi segnalo questo articolo ben argomentato e documentato: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2015/5/26/44765-podemos-se-il-percorso-per-fare-la-syriza-spagnola-e-irto/ Sarebbe interessante un commento della redazione in proposito...
Duda sarà pure antieuropeista ma se non sbaglio è anche antirusso. Questo significa, più o meno indirettamente, vicino alle esigenze strategiche dell'impero. Esultare ma con molta moderazione, o forse non esultare affatto vista anche la vicinanza geografica con l'Ucraina.
Oltre all'articolo che ho postato prima da Controlacrisi segnalo anche questi altri tre che aiutano veramente a comprendere meglio la complessità del voto spagnolo di domenica scorsa:
http://www.qcodemag.it/2015/05/26/barcellona-catalogna-spagna-e-viceversa/
http://contropiano.org/internazionale/item/30969-barcellona-sono-due-le-sinistre-che-hanno-vinto-le-elezioni
http://temi.repubblica.it/micromega-online/ada-colau-da-occupante-di-case-a-sindaca-di-barcellona/
la storia ci insegna che l'italia arriva sempre in ritardo sugli altri paesi, si spera che questa volta si smentisca e che dia un segnale forte e deciso per uscire dall'u.e. e farla finita con l'euro.
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