29 luglio. Domani, al massimo dopodomani, sapremo se i berluscones saranno decapitati. In questo caso, così ci dice Il Giornale di oggi, 200 parlamentari del Pdl daranno le dimissioni.
Non sarà un'Aventino della destre, ma di sicuro il governo Letta cadrà. Non a caso lo sgangherato Pd ha posticipato ogni decisione a dopo la sentenza della Cassazione.
L'avevamo detto che la cronica crisi politica (che le elezioni di febbraio avevano acutizzato) non si era affatto chiusa con l'inciucio Napolitano style. Nuove elezioni anticipate sono inevitabili. In queste condizioni non sarà facile a Pd e "grillini" mettersi d'accordo per modificare la legge elettorale. Sarà la guerra di tutti contro tutti. E se Napolitano confermasse la sua minaccia, quella delle dimissioni in caso di caduta di Letta, avremo l'esplosiva combinazione della crisi politica con quella istituzionale.
Non abbiamo dubbi sul fatto che Quisling-Napolitano, per nome e per conto dei suoi committenti, stia tramando affinché la Cassazione annulli la sentenza di Appello. La crisi economica è senza precedenti, il rischio di un crack finanziario congiunto di banche e Stato incombe, così come lo scoppio incontrollabile tensioni sociali. Tra il Quirinale e i falchi del Pdl c'è quindi un singolare connubio, una concordata divisione dei compiti: i secondi minacciano fuoco e fiamme affinché il primo possa ostaentare la sua funzione di pompiere.
Un'assoluzione salverebbe in un colpo solo il Colle, Letta, Berlusconi, il Pdl come pure la ripugnante nomenklatura del Pd. Allontanerebbe anche il rischio del crack combinato di bance e debito pubblico.
Logica vorrebbe che tutto si risolva a tarallucci e vino. Qualche cavillo formale che consenta alla Cassazione di sostenere che la condanna era illegittima, lo si può sempre trovare. E si tirerebbe a campare per qualche altro mese. Ma ciò che è logico, arrivati a questo punto, è poco probabile.
Facciamo quindi l'ipotesi che la Cassazione confermi la condanna in Appello del Cavaliere. Si andrebbe dritti verso elezioni anticipate. I berluscones, privati del loro capo carismatico, per evitare di essere spazzati via sarebbero obbligati a rimpiazzarlo. Non avendo chi possa sostituirlo l'asso nella manica potrebbe essere la bandiera, mettiamola così, anti-euro e anti-tedesca. Forza Italia andrebbe in campagna elettorale sotto le insegne di un patriottismo in sala paternalistica e populistica. "Riprendiamoci la sovranità monetaria; che la Banca d'Italia, come la Fed, stampi moneta e acquisti i titoli di Stato. Che si abassino le tasse e si tagli drasticamante la spesa pubblica. Che lo Stato privatizzi e svenda i suoi beni e quindi li cartoralizzi mettendoli a garanzia del debito estero. Che si svaluti la lira per competere sui mercati globali". Il tutto, ovviamente, a spese del lavoro salariato.
Sarebbe quella chi chiamiamo «l'uscita da destra dall'euro».
Avremmo così la dichiarazione di guerra contro il polo politico opposto, il "partito del vincolo esterno", Pd in primis, forza che suonando da vent'anni la stessa musica ("ce lo chiede l'Europa"), ha portato il paese nell'abisso e gran parte del popolo lavoratore alla fame.
Se davvero entrassimo (come da tempo andiamo mettendo in guardia) in questa fase nuova segnata dallo scontro tra i due principali campi politici della classe dominante; se la battaglia per il potere fosse tra la destra del vincolo esterno e la destra populista-sovranista, visto che una sinistra non c'è più, il Movimento 5 Stelle è il solo che potrà fungere da terzo polo indipendente e sfidare apertamente i due contendenti. Una sfida che ha come posta in palio chi salirà al governo del paese.
M5S non potrà più nascondersi a se stesso, non potrà permettersi di cincischiare. La linea è quella abbozzata nell'articolo del 23 luglio Il diavolo veste Merkel. Primo: battere il partito del vincolo esterno. Secondo: battere il partito che vorrebbe uscire dall'euro con più liberismo e facendo pagare al popolo lavoratore i costi dello shock. Vincere è possibile.
Non sarà un'Aventino della destre, ma di sicuro il governo Letta cadrà. Non a caso lo sgangherato Pd ha posticipato ogni decisione a dopo la sentenza della Cassazione.
L'avevamo detto che la cronica crisi politica (che le elezioni di febbraio avevano acutizzato) non si era affatto chiusa con l'inciucio Napolitano style. Nuove elezioni anticipate sono inevitabili. In queste condizioni non sarà facile a Pd e "grillini" mettersi d'accordo per modificare la legge elettorale. Sarà la guerra di tutti contro tutti. E se Napolitano confermasse la sua minaccia, quella delle dimissioni in caso di caduta di Letta, avremo l'esplosiva combinazione della crisi politica con quella istituzionale.
Non abbiamo dubbi sul fatto che Quisling-Napolitano, per nome e per conto dei suoi committenti, stia tramando affinché la Cassazione annulli la sentenza di Appello. La crisi economica è senza precedenti, il rischio di un crack finanziario congiunto di banche e Stato incombe, così come lo scoppio incontrollabile tensioni sociali. Tra il Quirinale e i falchi del Pdl c'è quindi un singolare connubio, una concordata divisione dei compiti: i secondi minacciano fuoco e fiamme affinché il primo possa ostaentare la sua funzione di pompiere.
Un'assoluzione salverebbe in un colpo solo il Colle, Letta, Berlusconi, il Pdl come pure la ripugnante nomenklatura del Pd. Allontanerebbe anche il rischio del crack combinato di bance e debito pubblico.
Logica vorrebbe che tutto si risolva a tarallucci e vino. Qualche cavillo formale che consenta alla Cassazione di sostenere che la condanna era illegittima, lo si può sempre trovare. E si tirerebbe a campare per qualche altro mese. Ma ciò che è logico, arrivati a questo punto, è poco probabile.
Facciamo quindi l'ipotesi che la Cassazione confermi la condanna in Appello del Cavaliere. Si andrebbe dritti verso elezioni anticipate. I berluscones, privati del loro capo carismatico, per evitare di essere spazzati via sarebbero obbligati a rimpiazzarlo. Non avendo chi possa sostituirlo l'asso nella manica potrebbe essere la bandiera, mettiamola così, anti-euro e anti-tedesca. Forza Italia andrebbe in campagna elettorale sotto le insegne di un patriottismo in sala paternalistica e populistica. "Riprendiamoci la sovranità monetaria; che la Banca d'Italia, come la Fed, stampi moneta e acquisti i titoli di Stato. Che si abassino le tasse e si tagli drasticamante la spesa pubblica. Che lo Stato privatizzi e svenda i suoi beni e quindi li cartoralizzi mettendoli a garanzia del debito estero. Che si svaluti la lira per competere sui mercati globali". Il tutto, ovviamente, a spese del lavoro salariato.
Sarebbe quella chi chiamiamo «l'uscita da destra dall'euro».
Avremmo così la dichiarazione di guerra contro il polo politico opposto, il "partito del vincolo esterno", Pd in primis, forza che suonando da vent'anni la stessa musica ("ce lo chiede l'Europa"), ha portato il paese nell'abisso e gran parte del popolo lavoratore alla fame.
Se davvero entrassimo (come da tempo andiamo mettendo in guardia) in questa fase nuova segnata dallo scontro tra i due principali campi politici della classe dominante; se la battaglia per il potere fosse tra la destra del vincolo esterno e la destra populista-sovranista, visto che una sinistra non c'è più, il Movimento 5 Stelle è il solo che potrà fungere da terzo polo indipendente e sfidare apertamente i due contendenti. Una sfida che ha come posta in palio chi salirà al governo del paese.
M5S non potrà più nascondersi a se stesso, non potrà permettersi di cincischiare. La linea è quella abbozzata nell'articolo del 23 luglio Il diavolo veste Merkel. Primo: battere il partito del vincolo esterno. Secondo: battere il partito che vorrebbe uscire dall'euro con più liberismo e facendo pagare al popolo lavoratore i costi dello shock. Vincere è possibile.
7 commenti:
Si trascura nella vostra analisi l'"effetto vittima", l'effetto emotivo che si creerebbe cioè in caso di condanna di Berlusconi, che dal mio punto di vista non è una sciocchezza da sottovalutare. Inoltre non è detto che FI non scelga un leader buono a sostituire Berlusconi, si potrebbe giornare in extremis la carta Marina.
I partiti sono delle cordate clientelar-mafioso-imprenditoriali e i politici sono i loro camerieri. Finché il sistema non arriverà al limite del tracollo e anche un gradino oltre, ritengo illusorio pensare che i poteri forti non trovino qualche forma di inciucio che li tenga in sella.
solo con un grande cambiamento l'ITALIa e gli italiani potranno cominciare un nuovo ciclo come quello passato,purtroppo questa è una legge naturale solo con un ricambio di tutto il sistema ci può essere futuro.
La linea abbozzata nell'articolo del 23 luglio è la stessa del vostro grande amico e compagno, giusto?
Sono completamente d'accordo con l'estensore di questo intervento.Finalmente un'analisi lucida che prospetta un quadro politico/sociale credibile.Anche se continuo ad avere riserve sull'autodissoluzione del partito garante dei poteri forti.Quel coacervo di interessi finanziari globali, che costituisce il suo apparato,difficilmente si lascerà decapitere, senza trovare la classica pezza d'appoggio che le consenta di portare a termine il piano per cui hanno così puntigliosamente lavorato,cioè la distruzione completa di ogni diritto sociale!
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