28 luglio. Bella e importante la manifestazione del
Movimento 5 Stelle svoltasi ieri a Fabriano (nella foto). «Prendi i soldi e scappa, dal caso
Indesit al caso Italia». Com’è noto la famiglia Merloni, proprietaria della
Indesit, sta chiudendo lo storico stabilimento di Fabriano per trasferirlo in
Turchia. L’altro ramo della famiglia, anch’esso nel settore della produzione di
elettrodomestici, aveva già fatto lo
stesso con il grande stabilimento di Nocera Umbra. Centinaia i posti di lavoro
che andranno in fumo, che colpiscono in maniera letale una città già gravemente
ferita dalla crisi del suo tessuto industriale.
Un corteo di circa 500 persone, partito dal piazzale
antistante la Indesit, è quindi giunto nella centrale Piazza del comune, dove,
gli organizzatori hanno dato la parola, oltre che a vari parlamentari di M5S
(tra cui il capogruppo alla Camera dei deputati) a operai e cittadini.
Simbolicamente importante questa manifestazione, una
manifestazione operaia, nel senso più nobile della parola. La prima di questo genere
promossa da M5S. La Piazza ad un certo punto era gremita. Molti gli interventi
che si sono succeduti, quasi a microfono aperto. Il tutto andava in diretta
streaming sul canale La Cosa.
I parlamentari di M5S, dopo aver portato la loro solidarietà
ai lavoratori della Indesit, hanno spiegato, non senza orgoglio, la battaglia
che essi hanno fatto contro il “decreto del fare”, in difesa della
Costituzione, contro la maggioranza dell’inciucio e dell’austerità.
Ma ciò che a noi ha più colpito sono stati gli interventi di
alcuni operai, quello di Tommaso Pirozzi anzitutto, un leader della Resistenza
operaia della Fiat di Pomigliano D’Arco. Tommaso ha fatto un intervento fiume,
di grande radicalità, emozionante, non solo contro Marchionne, anche contro la
triplice sindacale, Fiom compresa, che a parole difendono i diritti dei
lavoratori e nei fatti aiutano il padrone a smantellarli. Tommaso, dopo aver
sottolineato che M5S è la sola forza politica che sta appoggiando la battaglia
degli operai FIAT di Pomigliano D’Arco, ha quindi chiamato tutti a resistere
perché le classi dominanti stanno portando il paese verso la catastrofe
portando quindi un attacco frontale all’Unione europea e all’euro. Tra gli
applausi Tommaso ha concluso: «Solo se
usciamo dall’euro ci salveremo, ma dobbiamo uscirne da sinistra, non da
destra!».
Sulla stessa linea l’intervento di Gianluca Tofi, esponente
del Comitato dei Lavoratori dello
stabilimento Merloni di Nocera Umbra (da due
anni e mezzo gli operai sono tutti in cassa integrazione). Il Comitato nacque
dall’iniziativa autonoma di alcuni operai, fuori e contro la triplice
sindacale, triplice che infatti ha sottoscritto tutti gli accordi capestro.
Gianluca ha spiegato che non è facile resistere; la maggioranza degli operai è
ricattata e va ancora dietro ai sindacati confederali perché si aggrappa alla
promessa di rientrare in produzione. E se vuoi rientrare devi leccare il culo
ai burocrati di CGIL, CISL e UIL. Anche l’operaio di Nocera Umbra non si è
limitato ad esporre le sue istanze particolari, anche lui ha portato una
critica ai politici che da anni ci fanno fare durissimi sacrifici per l’Europa
e per l’Euro, due gabbie da cui sarebbe meglio uscire. Sulla vicenda dello stabilimento
Merloni di Nocera Umbra i parlamentari di M5S hanno recentemente presentato
un’Interrogazione urgente al governo.
Un momento della manifestazione di Fabriano |
Ci sono poi stati altri interventi di cittadini tra cui
anche un rappresentante di “Imprese che resistono”, e poi altri parlamentari di
M5S, tra cui quello, combattivo e vibrante di Alessandro Di Battista, che ha
annunciato una grande manifestazione nazionale sabato 7 settembre contro lo
stupro della Costituzione, contro il governo Letta e l’austerità. Di Battista
ha quindi invitato tutti a tenere alta la guardia, “uno shock economico e
finanziario è alla porte, il governo Letta ha vita breve. Voteremo presto e M5S
dovrà vincere queste elezioni per dare un governo di vera svolta al paese”.
Con felice sorpresa della piazza ha concluso la
manifestazione Daniela Di Marco, portavoce del Comitato promotore della Marcia
della Dignità. Giovane disoccupata, fra tanti operai, ha incitato la piazza a
non demordere, a lottare uniti, in difesa della collettività, dei propri
diritti, del lavoro. Ha sottolineato come non si può più stare a guardare alla
finestra, come sia arrivato il momento di lasciare vergogna ed imbarazzo. Il
lavoro è dignità, e per tenerla alta ha invitato tutti a partecipare alla
Marcia che si terrà a Perugia il 12 ottobre.
7 commenti:
Se è per questo, anche i compagni del PCL hanno sostenuto i lavoratori dell'Indesit, e allora, perchè non li citate?
Il Partito Comunista dei Lavoratori, che già da mesi denuncia un piano “sotterraneo” di tagli per la Indesit, mentre tutti i sindacati ci accusavano di allarmismo, è stato l’unico partito presente con un suo spezzone organizzato composto da decine di compagni.
La nostra presenza si è contraddistinta per la proposta, portata avanti con l’affissione di manifesti e la diffusione di centinaia di volantini: 1)della costituzione immediata di un coordinamento nazionale di lotta con rappresentanti di tutti gli stabilimenti a prescindere dal sindacato di appartenenza, che organizzi da subito lo sciopero ad oltranza e l’occupazione degli stabilimenti 2)di una piattaforma unitaria che preveda i quattro punti minimi del blocco di tutti i licenziamenti, dello stop a tutte le delocalizzazioni, della divisione del lavoro esistente tra tutti a parità di salario ed infine della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio.
La Proprietà, gli azionisti e la direzione dell’Indesit hanno un “piano” ben preciso: attraverso i licenziamenti, la cassa integrazione, le delocalizzazioni vogliono incrementare i proprio profitti a discapito di 1500 (per cominciare) famiglie di operai ed impiegati. Noi dobbiamo rispondere, con la forza dei numeri e dell’unità dei lavoratori, con un piano radicalmente opposto: garantire il lavoro a tutti a discapito degli interessi di proprietari e azionisti. Solo così potremo vincere e non finire tutti per strada.
Il PCL si batte per questo. Ed a riprova che la nostra lotta non rimane lettera morta alla fine del corteo, insieme ad alcuni esponenti dei centri sociali, abbiamo provato a forzare, pur senza alcuna violenza, il blocco della polizia per occupare fin da subito gli stabilimenti dell’Indesit: e ce l’avremmo fatta se il servizio d’ordine dei sindacati, nel ruolo di guardia bianca a difesa degli interessi dei Merloni, non ci avesse respinto impedendoci l’occupazione. Ma molti operai non hanno apprezzato questa nefasta scelta, che ha smascherato una volta di più la natura delle burocrazie sindacali di queste organizzazioni, e la prossima volta non falliremo!
[ a questo link un filmato dello spezzone del PCL http://marcherosse.blogspot.it/2013/07/manifestazione-nazionale-lavoratori.html ]
Con preghiera di massima diffusione
Come avanguardia politica, dovreste spiegare perchè si delocalizza.
Questo è il primo passo, altrimenti il fronte popolare, sarà un fronte costituito da una massa di ignoranti proletariati, pronti a cambiare casacca non appena troveranno chi darà loro un minimo di sicurezza.
E prendetela come una critica costruttiva la mia...compagni.
Un compagno del PCL
wwwdata.unibg.it/dati/persone/46/3907.pdf
Perché opporsi alla delocalizzazione? Gli stipendi persi dai lavoratori italiani andranno a nutrire operai turchi e polacchi, verosimilmente più bisognosi dei primi.
L'internazionalismo proletario vi obbliga a incentivare questa ed ulteriori delocalizzazioni: tanto più povero il Paese di ricezione, tanto più urgente sopperire al suo bisogno con trasferimenti di lavoro e ricchezza.
Anzi vi do un consiglio: andate a chiedere ai compagni di manifestare perché un terzo dei loro salari venga devoluto in automatico ai bambini affamati del terzo mondo. Saranno entusiasti del progetto.
Vi piace la religione dei diritti umani? Godetevela!
Veritas ma che stai a ddi? L'internazionalismo non c'entra nulla con la delocalizzazione.
Ecco uno dei compiti del MPL, far capire a gente come Veritas odium parit, i motivi che stanno alla base della delocalizzazione (il principale è: LA CADUTA DEL SAGGIO DEL PROFITTO MARXIANO).
Ma si rende conto la redazione che gente come quest'individuo, sono reazionari della più bell'acqua?
Costui con il suo commento, ha dimostrato che non capisce una cippa di economia politica (e non si è preso nemmeno la briga di aprire il documento in pdf da me linkato).
Ed io dovrei impegnarmi in un movimento che carica a bordo simili individui?
Un compagno del PCL
Veritas
Supponenza coperta di falsa cultura che genera lampante idiozia!
Diamo al resto del mondo le catene, la distruzione e il falso progresso che avremmo volentieri evitato anche per noi.
gianni
Sostenere con tutti i mezzi l'occupazione!
Marco
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