[ 9 maggio 2019 ]
Ieri abbiamo pubblicato il Comunicato con cui il Comitato centrale di Programma 101 — Un voto contro l'unione europea — ha spiegato la posizione elettorale dell'organizzazione nelle prossime elezioni europee del 26 maggio.
C'è chi non è d'accordo.
Malgrado il dissenso volentieri pubblichiamo questo intervento.
Parafrasando Trotsky direi che sia ormai inevitabile che la sinistra venga definitivamente gettata nella raccolta differenziata, tra i rifiuti altamente tossici, più esattamente tra quelli radioattivi. Io, per formazione, vengo da quella generazione che non si è mai definita di sinistra e che, anzi, ha sempre considerato questa espressione geografica, prestata alla politica, come un insulto.
Non sono stata e non sarò mai di sinistra.
Ciò che le élites neoliberali hanno sbandierato come la sparizione della dicotomia destra/sinistra è semplicemente un falso ideologico, prima che politico. Che ci si riferisca alle mutazioni genetiche del PCI o alle diverse scorie prodotte dalla deflagrazione di organizzazioni post sessantottine, per quanto mi riguarda, è, mutatis mutandis, esattamente la stessa cosa. Si sono scontrate per anni ed ora, eccole lì, accomunate da inqualificabili prese di posizione: dalla difesa della teoria gender per giustificare diritti sociali, alla ”illusione del multiculturalismo”, la cui massima espressione è il Global Compact, per giustificare un’immigrazione disgraziata ed incontrollata, dalla Scienza teorizzata come nuova teologia per far passare l’obbligatorietà di 12 vaccini fino alla difesa della legge sulle impronte digitali per far passare il controllo sociale… E’ necessaria la mera presa di coscienza di qualcosa che non ha mai avuto senso di esistere. La sinistra non esisteva, la sinistra non esiste. Non sono pertanto orfana di niente e di nessuno, la mia progenie politica è, anzi, di illustre lignaggio: si chiamano Karl Marx, Fredrich Engels, Vladimir Ilich Ulianov, Lev Davidovic Bronstein, il loro pensiero, ha generato i filamenti che formano il mio DNA ideologico. Non sono un Credo, sono la base della mia formazione, non divinità infallibili e non criticabili.
Tra la metà dell’800 e gli inizi del ‘900, questi miei avi, hanno elaborato teorie economico-politiche, creato strumenti di interpretazione di quella realtà e rivoluzionato il corso degli eventi. Parliamo di una fase storica precisa. Ora però siamo nel 2019 e la fase storica è cambiata radicalmente, la situazione politica, economica e sociale non è più, neanche lontanamente, paragonabile a quella a cui essi si riferivano. Per dirla tecnicamente,” il ciclo di accumulazione capitalistico è un altro”. Una diversa realtà ha bisogno di essere interpretata con nuovi strumenti e necessita di una nuova teoria politica. Continuare ad interpretare il momento attuale servendosi della teoria, degli strumenti interpretativi e delle categorie socio-economiche create tra il 1848 ed il 1940 sarebbe come combattere i missili, di cui dispongono oggi le potenze neoliberali, con i cannoni ed i fucili a scoppio. Sarebbe assurdo, oltreché assolutamente stupido. Sarebbe un inutile massacro, la cronaca di una morte annunciata, una follia anacronistica.
Quei blocchi sociali a cui essi si riferivano non esistono più, sono radicalmente mutati, scompaginati.
Un coacervo di istanze sociali, “sezionali e prepolitiche” hanno cercato la loro espressione politica nelle urne ed hanno affidato le loro richieste al governo che è seguito alle votazioni del 4 marzo: La Lega ed il Movimento 5 Stelle. Sappiamo come è andata a finire: i “deplorevoli” sono stati delusi da entrambi.
Molti di loro avevano riposto le speranze, quelle di un possibile cambiamento, affidandosi a ciò che veniva concepito come una sorta di nuovo: la presenza di due noti antieuropeisti nelle fila della Lega aveva nutrito questa fiducia. Le urne li hanno premiati ma, schermandosi dietro alla critica del tuttosubitismo, del “meglio questo che Cottarelli” e delle penali, il risultato è stato un asservimento alla maggioranza, sebbene sprazzi di interventi davvero impeccabili, abbiano, per qualche tempo, contribuito ad alimentare l’illusione.
La Lega potrà ancora continuare, forse, a guadagnare consensi e voti grazie a tematiche come immigrazione e sicurezza ma, prima o poi, dovrà fare i conti con il suo endemico pressapochismo e la sua esiguità culturale.
La Lega è un partito, a tutti gli effetti, neoliberale, questo è certo né ha mai lontanamente pensato di essere altro, lo sappiamo benissimo; in essa convivono diverse anime tra cui quella cattolica-conservatrice e quella post forza-italiota dei rampanti industrialotti della Padania. Conosciamo bene tutto questo, nessun mistero da svelare, ecco perché, dell’epiteto di fascioleghisti, non parlo neppure, lo lascio al pattume di sinistra: non ho mai rovistato nella spazzatura, men che meno se radioattiva!
Ieri abbiamo pubblicato il Comunicato con cui il Comitato centrale di Programma 101 — Un voto contro l'unione europea — ha spiegato la posizione elettorale dell'organizzazione nelle prossime elezioni europee del 26 maggio.
C'è chi non è d'accordo.
Malgrado il dissenso volentieri pubblichiamo questo intervento.
* * *
IL MITO DELLA SINISTRA CHE NON C’È, LA LEGA ED IL MOVIMENTO 5 STELLE: OVVERO RIFLESSIONI SUI PERICOLI DELLA NOSTALGIA, SULL’INGANNO DEL PREGIUDIZIO E SULLA POTENZA DELLE ALLUCINAZIONI
Parafrasando Trotsky direi che sia ormai inevitabile che la sinistra venga definitivamente gettata nella raccolta differenziata, tra i rifiuti altamente tossici, più esattamente tra quelli radioattivi. Io, per formazione, vengo da quella generazione che non si è mai definita di sinistra e che, anzi, ha sempre considerato questa espressione geografica, prestata alla politica, come un insulto.
Non sono stata e non sarò mai di sinistra.
Ciò che le élites neoliberali hanno sbandierato come la sparizione della dicotomia destra/sinistra è semplicemente un falso ideologico, prima che politico. Che ci si riferisca alle mutazioni genetiche del PCI o alle diverse scorie prodotte dalla deflagrazione di organizzazioni post sessantottine, per quanto mi riguarda, è, mutatis mutandis, esattamente la stessa cosa. Si sono scontrate per anni ed ora, eccole lì, accomunate da inqualificabili prese di posizione: dalla difesa della teoria gender per giustificare diritti sociali, alla ”illusione del multiculturalismo”, la cui massima espressione è il Global Compact, per giustificare un’immigrazione disgraziata ed incontrollata, dalla Scienza teorizzata come nuova teologia per far passare l’obbligatorietà di 12 vaccini fino alla difesa della legge sulle impronte digitali per far passare il controllo sociale… E’ necessaria la mera presa di coscienza di qualcosa che non ha mai avuto senso di esistere. La sinistra non esisteva, la sinistra non esiste. Non sono pertanto orfana di niente e di nessuno, la mia progenie politica è, anzi, di illustre lignaggio: si chiamano Karl Marx, Fredrich Engels, Vladimir Ilich Ulianov, Lev Davidovic Bronstein, il loro pensiero, ha generato i filamenti che formano il mio DNA ideologico. Non sono un Credo, sono la base della mia formazione, non divinità infallibili e non criticabili.
Tra la metà dell’800 e gli inizi del ‘900, questi miei avi, hanno elaborato teorie economico-politiche, creato strumenti di interpretazione di quella realtà e rivoluzionato il corso degli eventi. Parliamo di una fase storica precisa. Ora però siamo nel 2019 e la fase storica è cambiata radicalmente, la situazione politica, economica e sociale non è più, neanche lontanamente, paragonabile a quella a cui essi si riferivano. Per dirla tecnicamente,” il ciclo di accumulazione capitalistico è un altro”. Una diversa realtà ha bisogno di essere interpretata con nuovi strumenti e necessita di una nuova teoria politica. Continuare ad interpretare il momento attuale servendosi della teoria, degli strumenti interpretativi e delle categorie socio-economiche create tra il 1848 ed il 1940 sarebbe come combattere i missili, di cui dispongono oggi le potenze neoliberali, con i cannoni ed i fucili a scoppio. Sarebbe assurdo, oltreché assolutamente stupido. Sarebbe un inutile massacro, la cronaca di una morte annunciata, una follia anacronistica.
Quei blocchi sociali a cui essi si riferivano non esistono più, sono radicalmente mutati, scompaginati.
Un coacervo di istanze sociali, “sezionali e prepolitiche” hanno cercato la loro espressione politica nelle urne ed hanno affidato le loro richieste al governo che è seguito alle votazioni del 4 marzo: La Lega ed il Movimento 5 Stelle. Sappiamo come è andata a finire: i “deplorevoli” sono stati delusi da entrambi.
Molti di loro avevano riposto le speranze, quelle di un possibile cambiamento, affidandosi a ciò che veniva concepito come una sorta di nuovo: la presenza di due noti antieuropeisti nelle fila della Lega aveva nutrito questa fiducia. Le urne li hanno premiati ma, schermandosi dietro alla critica del tuttosubitismo, del “meglio questo che Cottarelli” e delle penali, il risultato è stato un asservimento alla maggioranza, sebbene sprazzi di interventi davvero impeccabili, abbiano, per qualche tempo, contribuito ad alimentare l’illusione.
La Lega potrà ancora continuare, forse, a guadagnare consensi e voti grazie a tematiche come immigrazione e sicurezza ma, prima o poi, dovrà fare i conti con il suo endemico pressapochismo e la sua esiguità culturale.
La Lega è un partito, a tutti gli effetti, neoliberale, questo è certo né ha mai lontanamente pensato di essere altro, lo sappiamo benissimo; in essa convivono diverse anime tra cui quella cattolica-conservatrice e quella post forza-italiota dei rampanti industrialotti della Padania. Conosciamo bene tutto questo, nessun mistero da svelare, ecco perché, dell’epiteto di fascioleghisti, non parlo neppure, lo lascio al pattume di sinistra: non ho mai rovistato nella spazzatura, men che meno se radioattiva!
Ma se la natura della Lega è chiara e non ritengo meriti un approfondimento ulteriore, ciò che mi turba è che ancora, non lo sia, per molti, quella dei “Criceti di Satana”: quel buco nero che è il Movimento 5 Stelle, l’apoteosi della normalizzazione neoliberale. Una disamina, di questo fenomeno politico, per me, da baraccone, è necessaria ed urgente.
Il problema vero è che ci si ostini a considerare il M5S qualcosa di diverso da quel che è.
E’ un movimento creato a tavolino in guisa di contenitore, nel senso più stretto del termine: contenere! Convogliare e contenere il malessere sociale, canalizzandolo in un ambito istituzionale. La fede in una “fantasiosa distopia tecno-scientifica” è il pilastro che soggiace a sgangherate posizioni politiche di circostanza. Per provarlo, oltre ogni ragionevole dubbio, è sufficiente analizzare il modo in cui hanno normalizzato certe espressioni chiare di istanze sociali, di malcontento. Il reddito di cittadinanza, il cui progetto originale avrebbe potuto segnare un passo avanti nell’ambito delle conquiste sociali, svilito, deturpato e normalizzato in modo da farlo diventare una sorta di patetico scimmiottamento dello Hartz IV tedesco (devo riconoscere che chi me lo aveva detto, in tempi non sospetti, aveva ragione. Io l’ho capito solo dopo), la legge Lorenzin peggiorata nella 770: questi erano due dei loro cavalli di battaglia pre-elettorali. Hanno preso voti per questo; poi la montagna ha partorito il miserabile topolino. L’inganno è stato svelato dai fatti. Altro esempio: all’indomani del colpo di mano di Mattarella ne avevano chiesto l’impeachment, idea difendibile, l’intromissione era insopportabile, chiunque se ne è reso conto, Di Maio annuncia una grande manifestazione di protesta, tempo ventiquattr’ore e tutto è finito con una pacifica ed innocua quanto inutile scampagnata post elettorale al circo Massimo.
Il M5S non ha nessuna intenzione, prima ancora che la capacità, di tenere una piazza, non gli interessa: è stato creato con l’intento opposto. Se non basta ciò che è accaduto in Italia, guardiamo quel che è successo in Francia, altrettanto emblematico: Di Battista e Di Maio incontrano una delegazione di GJ e ciò che ne segue è una listaccia per le elezioni europee che ha solo emarginato i quattro gatti che vi hanno aderito. E’ assolutamente una fortuna che ciò non sia avvenuto in Italia, durante la nostra manifestazione del 12 gennaio: lo sputtanamento sarebbe stato nazionale!
Spazzatura neoliberale anche loro ma ammantati da questa onestà che usano come parola d’ordine, come mantra che ripetono mentre vorrebbero far passare la riduzione del numero dei parlamentari (non vi ricorda il referendum del fiorentino?), la riduzione degli stipendi dei parlamentari, l’abolizione delle provincie, l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti…. Tutte applicazioni di direttive europee, travestite da innovativi punti programmatici (presenti nel loro Programma Elettorale insieme ad altre preoccupanti quanto aberranti derive tecnocratiche), schifezze europeiste dissimulate come politica contro gli sprechi…
Sono talmente antieuropeisti che Di Maio ha dichiarato, non solo: ”noi non siamo contro i vicoli europei” (FQ 07/05/2019) ma addirittura di voler far approvare il salario minimo orario europeo (dovremmo parlare di circa 9,00 Euro LORDI), lo stesso che a Renzi piaceva tanto!
Menziono la questione della loro presunta ed ostentata opposizione al progetto TAV, parte del progetto RTE europeo, solo come l’ultima esemplificazione macroscopica del più becero opportunismo politico elettorale pre-europee.
«E’ così che sullo schermo della burocrazia, l’ombra di un uomo inesistente può sembrare qualcuno». [cit. da Ma vie, l.D Bronstein detto Trotsky]
Eppure neanche per loro mi servo dell’idiota espressione sinistrata di Pentasvastiche, altrettanto inadeguata e sciocca: sono solo degli utili idioti al servizio di poteri più grandi di loro. La base elettorale ne sta prendendo atto, l’illusione è svelata e stanno perdendo consenso ovunque, un’emorragia che sembra confermata, altro che tattica salviniana per farli scomparire!
Chi non ne prende atto deve essere stato incantato da un potente sortilegio o da una allucinazione; se non si tratta di questo, allora il problema è più serio. L’illusione è più potente: ignoriamo le origini di questo movimento, ne ignoriamo la natura e ci barrichiamo dietro un supposto sinistrismo, ciò è dire e sostenere che il M5S sia meno neoliberale della Lega: questo è l’assunto politico più inquietante! eppure “era Von Hayek che teorizzava che uno vale uno” o vi è sfuggito? E se vi è sfuggito questo vi è sfuggito pure che Il reddito di cittadinanza è uno Hartz4 e che la Ministra Grillo ha fatto passare la Triptorelina e che il personale scolastico e medico sarà sottoposto a 12 vaccini e che l’ecotassa colpisce gli strati più deboli e che la digitalizzazione è controllo sociale e che le auto elettriche sono in realtà molto inquinanti e che la tutela del Made in Italy è la svendita all’imperialismo sub-umano cinese e che il 5G è un pericolo immane per la salute…ma allora di cosa stiamo parlando? Io parlo di politica, costoro di surrealismo magico.
Le ombre delle ombre della caverna di Platone.
Non ho mai considerato il Movimento 5 Stelle, neanche per sbaglio, come un’entità anche solo lontanamente votabile, la sua natura, la struttura e le loro finalità mi sono chiare. Non intravedo, nel modo più assoluto, nessun blocco sociale di riferimento a cui ci si possa appellare, se non per smascherare il loro opportunismo elettorale ed il loro totale asservimento all’Unione Europea. Ciò che invece si evince, guardando la realtà e quindi anche il substrato elettorale di questo governo (cioè di entrambe le forze che lo compongono), è una congerie di istanze sociali diverse, di espressioni eterogenee di un diffuso malcontento che ha delegato le proprie speranze a coloro che hanno dato ad intendere di rappresentare il cambiamento. Una lettura diversa può essere solo frutto di un fallace pregiudizio ideologico. E questa ostinata miopia, al pari del vagheggiamento di una “sinistra” come qualcosa di realmente esistente mi appaiono come un inganno della ragione, un’ineffabile quanto patetica nostalgia che ha a che fare più con la psicoanalisi che con la politica. Mi torna in mente una canzoncina degli anni ’40 portata al successo da Achille Tajani: «Illusione dolce chimera sei tu…quando d’un sogno rimane la sola visione e ci sentiamo morir di nostalgia, tu ci fai credere ancora, signora illusione, che questo amor durerà l’eternità…» [cit. da Signora Illusione, Aurelio Fierro]
Continuando ad essere prigionieri di questo incantesimo ci ritroveremo o fermi ad aspettare invano Godot o, peggio ancora, a non avere il coraggio politico di fare il passo necessario verso una consapevole emancipazione non solo, dall’immobilismo in cui ci vogliono costretti le forze neoliberali, ma anche da quello in cui noi stessi avremo scelto di essere ed a legarci, in una sorta di matrimonio di convenienza a decrepiti rottami politici, sperando di avere accesso, alla loro morte, ad una parte del loro presunto patrimonio ereditario.
Il problema vero è che ci si ostini a considerare il M5S qualcosa di diverso da quel che è.
E’ un movimento creato a tavolino in guisa di contenitore, nel senso più stretto del termine: contenere! Convogliare e contenere il malessere sociale, canalizzandolo in un ambito istituzionale. La fede in una “fantasiosa distopia tecno-scientifica” è il pilastro che soggiace a sgangherate posizioni politiche di circostanza. Per provarlo, oltre ogni ragionevole dubbio, è sufficiente analizzare il modo in cui hanno normalizzato certe espressioni chiare di istanze sociali, di malcontento. Il reddito di cittadinanza, il cui progetto originale avrebbe potuto segnare un passo avanti nell’ambito delle conquiste sociali, svilito, deturpato e normalizzato in modo da farlo diventare una sorta di patetico scimmiottamento dello Hartz IV tedesco (devo riconoscere che chi me lo aveva detto, in tempi non sospetti, aveva ragione. Io l’ho capito solo dopo), la legge Lorenzin peggiorata nella 770: questi erano due dei loro cavalli di battaglia pre-elettorali. Hanno preso voti per questo; poi la montagna ha partorito il miserabile topolino. L’inganno è stato svelato dai fatti. Altro esempio: all’indomani del colpo di mano di Mattarella ne avevano chiesto l’impeachment, idea difendibile, l’intromissione era insopportabile, chiunque se ne è reso conto, Di Maio annuncia una grande manifestazione di protesta, tempo ventiquattr’ore e tutto è finito con una pacifica ed innocua quanto inutile scampagnata post elettorale al circo Massimo.
Il M5S non ha nessuna intenzione, prima ancora che la capacità, di tenere una piazza, non gli interessa: è stato creato con l’intento opposto. Se non basta ciò che è accaduto in Italia, guardiamo quel che è successo in Francia, altrettanto emblematico: Di Battista e Di Maio incontrano una delegazione di GJ e ciò che ne segue è una listaccia per le elezioni europee che ha solo emarginato i quattro gatti che vi hanno aderito. E’ assolutamente una fortuna che ciò non sia avvenuto in Italia, durante la nostra manifestazione del 12 gennaio: lo sputtanamento sarebbe stato nazionale!
Spazzatura neoliberale anche loro ma ammantati da questa onestà che usano come parola d’ordine, come mantra che ripetono mentre vorrebbero far passare la riduzione del numero dei parlamentari (non vi ricorda il referendum del fiorentino?), la riduzione degli stipendi dei parlamentari, l’abolizione delle provincie, l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti…. Tutte applicazioni di direttive europee, travestite da innovativi punti programmatici (presenti nel loro Programma Elettorale insieme ad altre preoccupanti quanto aberranti derive tecnocratiche), schifezze europeiste dissimulate come politica contro gli sprechi…
Sono talmente antieuropeisti che Di Maio ha dichiarato, non solo: ”noi non siamo contro i vicoli europei” (FQ 07/05/2019) ma addirittura di voler far approvare il salario minimo orario europeo (dovremmo parlare di circa 9,00 Euro LORDI), lo stesso che a Renzi piaceva tanto!
Menziono la questione della loro presunta ed ostentata opposizione al progetto TAV, parte del progetto RTE europeo, solo come l’ultima esemplificazione macroscopica del più becero opportunismo politico elettorale pre-europee.
«E’ così che sullo schermo della burocrazia, l’ombra di un uomo inesistente può sembrare qualcuno». [cit. da Ma vie, l.D Bronstein detto Trotsky]
Eppure neanche per loro mi servo dell’idiota espressione sinistrata di Pentasvastiche, altrettanto inadeguata e sciocca: sono solo degli utili idioti al servizio di poteri più grandi di loro. La base elettorale ne sta prendendo atto, l’illusione è svelata e stanno perdendo consenso ovunque, un’emorragia che sembra confermata, altro che tattica salviniana per farli scomparire!
Chi non ne prende atto deve essere stato incantato da un potente sortilegio o da una allucinazione; se non si tratta di questo, allora il problema è più serio. L’illusione è più potente: ignoriamo le origini di questo movimento, ne ignoriamo la natura e ci barrichiamo dietro un supposto sinistrismo, ciò è dire e sostenere che il M5S sia meno neoliberale della Lega: questo è l’assunto politico più inquietante! eppure “era Von Hayek che teorizzava che uno vale uno” o vi è sfuggito? E se vi è sfuggito questo vi è sfuggito pure che Il reddito di cittadinanza è uno Hartz4 e che la Ministra Grillo ha fatto passare la Triptorelina e che il personale scolastico e medico sarà sottoposto a 12 vaccini e che l’ecotassa colpisce gli strati più deboli e che la digitalizzazione è controllo sociale e che le auto elettriche sono in realtà molto inquinanti e che la tutela del Made in Italy è la svendita all’imperialismo sub-umano cinese e che il 5G è un pericolo immane per la salute…ma allora di cosa stiamo parlando? Io parlo di politica, costoro di surrealismo magico.
Le ombre delle ombre della caverna di Platone.
Non ho mai considerato il Movimento 5 Stelle, neanche per sbaglio, come un’entità anche solo lontanamente votabile, la sua natura, la struttura e le loro finalità mi sono chiare. Non intravedo, nel modo più assoluto, nessun blocco sociale di riferimento a cui ci si possa appellare, se non per smascherare il loro opportunismo elettorale ed il loro totale asservimento all’Unione Europea. Ciò che invece si evince, guardando la realtà e quindi anche il substrato elettorale di questo governo (cioè di entrambe le forze che lo compongono), è una congerie di istanze sociali diverse, di espressioni eterogenee di un diffuso malcontento che ha delegato le proprie speranze a coloro che hanno dato ad intendere di rappresentare il cambiamento. Una lettura diversa può essere solo frutto di un fallace pregiudizio ideologico. E questa ostinata miopia, al pari del vagheggiamento di una “sinistra” come qualcosa di realmente esistente mi appaiono come un inganno della ragione, un’ineffabile quanto patetica nostalgia che ha a che fare più con la psicoanalisi che con la politica. Mi torna in mente una canzoncina degli anni ’40 portata al successo da Achille Tajani: «Illusione dolce chimera sei tu…quando d’un sogno rimane la sola visione e ci sentiamo morir di nostalgia, tu ci fai credere ancora, signora illusione, che questo amor durerà l’eternità…» [cit. da Signora Illusione, Aurelio Fierro]
Continuando ad essere prigionieri di questo incantesimo ci ritroveremo o fermi ad aspettare invano Godot o, peggio ancora, a non avere il coraggio politico di fare il passo necessario verso una consapevole emancipazione non solo, dall’immobilismo in cui ci vogliono costretti le forze neoliberali, ma anche da quello in cui noi stessi avremo scelto di essere ed a legarci, in una sorta di matrimonio di convenienza a decrepiti rottami politici, sperando di avere accesso, alla loro morte, ad una parte del loro presunto patrimonio ereditario.
Il fatto è che costoro, la così detta sinistra, sovranisti compresi, Lega o Movimento 5 Stelle che sia, non hanno accumulato nulla di tangibile, ciò che fanno balenare, come blocco sociale, è volatile, evanescente ed accessibile senza essere costretti a stipulare alcun contratto o legame, men che meno elettorale. Quel che occorre è intercettare le variegate sollecitazioni sociali e dargli una risposta politica precisa e non dissimulata, semplice e non fuorviata da anacronismi ideologici inadeguati, una risposta in grado di coalizzarle intorno ad una visione chiara del momento attuale e delle strategie per uscire da questo impasse politico, economico e sociale. Dissolvere il fumo propagato da questi mendaci venditori, servitori sciocchi dell’Unione Europea e ripulire l’aria mostrando la trappola in cui siamo finiti. Il resto mi appare come un’assoluta perdita di tempo (che a chi più sa più spiace) che mostra un totale disprezzo per l’urgenza di assunzione di responsabilità che la rapida mutevolezza degli eventi richiede. Non possiamo continuare a correre dietro a tutti gli eventi o a prestare attenzione ad ogni abbaiar di cane, dobbiamo sapere dove andare ed affinare una strategia per raggiungere lo scopo. Legarsi a chi ha fatto dell’infingimento una pratica politica è suicidio inutile. Non servono mirabolanti previsioni astrologiche sul futuro, peraltro normalmente ribaltate dai fatti, ma leggere senza preconcetti la realtà.
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9 commenti:
Grande scritto dal punto di vista analitico culturale ideologico ma pericolosissimo, poichè assolutamente impolitico, anzi direi antipolitico. Attenzione a questa deriva nichilistica.
E però un po' di delusione c'è nel tuo articolo. Cosa credevi che il governo gialloverde avesse la forza per tirare via l'Italia dall'euro?
Sarebbe come rimproverare ai partigiani, dopo aver sconfitto i fascisti e i nazisti, la colpa di non aver combattuto e cacciato via il nuovo esercito invasore americano, che dal 1943, ad oggi, non ha mai più abbandonato la penisola.
No, non si può non riconoscere a Bagnai e Borghi, la correttezza dell'analisi. Non si tratta di frapporre furbamente il tuttosubitismo a chi ci credeva veramente. Crederci vuol dire aver capovolto una situazione che oggettivamente sembrava impossibile scalfire. Ma, come si è detto, Borghi e Bagnai rappresentano solo una frazione antieuropeista in un partito che è al governo con il 17% dei consensi. Per di più nel connubio con una forza che, proprio a ragione di quanto afferma Ines, non avrebbe mai dovuto acconsentire all'accordo con la Lega. Per me infatti inaspettato. Ero convinto che avrebbero fato un governo di obbedienza europeista con il PD. Quindi la realtà non è stata così scontata e in accordo all'analisi della Ines. Il M5S, per quanto oscuramente eterodiretto, per quanto ovviamente figlio della ideologia dominante degli ultimi 25 anni (come non avrebbe potuto essere così?), non configura un blocco già definitivamente compiuto e formato nella direzione e nel posizionamento complessivo nel panorama italiano. In fondo, in quanto contenitore amorfo, è addirittura aperto alle più svariate influenze che possono influenzarne la natura e le politiche, non ultima, quella della resistenza ai poteri che da subito hanno aggredito il governo giallo verde. Proprio nelle "barricate" si è ampliata e consolidata nel M5S una visione antieuropeista che prima non esisteva o era solo latente. In conclusione, certamente il governo è costituito da forze di sistema antisistemiche, non certo dai comunisti. Ma questa non è una scoperta dell'ultimo mese e non provo alcuna delusione sistemica. Da cittadino, non voglio Mario Draghi a capo di un prossimo governo tecnico di eutanasia finale del bel paese. Poi, nel frattempo, se per una volta i trotskisti a chiacchiere si unissero agli stalinisti a chiacchiere e così proseguendo per ogni singola eresia comunista, almeno forse, ricomincerebbe ad avere un senso concreto il nostro sbatterci come i pesci in barile.
deriva nichilistica questa interessantissima quanto realistica osservazione dello stato di cose presenti..... antipolitica e qui viene il bello, pericolosissima ! mah non ho parole non riesco nemmeno a commentare.
Stefano
Bene argomentate le sue critiche al movimento. Io invece l'ho capito da subito cos'era la loro proposta Hartz IV di cittadinanza, l'ho capito da subito che non era quell'indennità di disoccupazione unita ad un processo ricollocamento su un lavorostabile di cui invece ci sarebbe bisogno. Del resto non ne hanno mai parlato in questi termini, era ovvio. Anche per questo non sono andato a votare alle passate elezioni di marzo e non andrò votare neppure a maggio.
E' giusto però dare un sguardo anche al capitan dei capitani. Riparte il vincisalviniiiii. Guardate pure il video, a circa 30 secondi ve lo sbatte proprio in faccia: "che cosa si vince? Soldi ... zero", ma la mitica occasione di visibilità (l'ho già sentita). Neppure un set di pentole. E dovrei pure votarli? Come dice il secondo video, #coglioneNo.
Come se non fosse un'iniziativa ridicola, il messaggio "soldi zero" è quello che davvero intende comunicarci lo showman in verde e che va al di la di questa già ridicola iniziativa di banalizzazione della politica.
Io attendo solo gli sviluppi dell'affare brexit dopo di che prendo definitivamente atto che è tutto finito e che non c'è più speranza.
Giovanni
Ritengo necessaria una precisazione: condivido in toto la posizione espressa da P101 sulle elezioni Europee salvo l'analisi concernente il M5S. Aggiungo che, sebbene io non abbia mai votato per alcuna delle due formazioni di governo, voterò, questa volta, per il solo candidato per il quale nutra stima politica, personale ed intellettuale, candidatura indipendente all'interno della Lega ovvero per Antonio Maria Rinaldi.
Ines Armand
condivido l'anonimo sopra (ore 23,51 di ieri) che parla, a proposito dell'articolo di Ines Armand, di nichilismo.
L'articolo non salva nessuno, attacca tutti quanti, non indica nessuna alternativa, produce solo pessimismo e sconforto. ma la situazione è davvero così tragica? Non lo penso. Siamo in una situazione difficile e opaca, ma ancora aperta a diversi sbocchi. Ieri l'Unione è venuta giù pesante dicendo che l'Italia va a picco e che la colpa è del governo, poi chiede una manovra finanziaria lacrime e sangue. Ines sei così sicura che faremo la fine della Grecia? Io no. E anche se fosse questa la fine non l'abbiamo ancora fatta e se non l'abbiamo ancora fatta diamoci da fare affinché non accada.
Perfetto, votare un partito neo-liberista pro-flat tax, servo dei padroni, anti-operaio (non si sognano per un secondo di ripristinare e allargare le tutele per i salariati, nel caso poi questi ultimi dovessero fare in futuro lotte più "decise", con blocco stradale ad esempio, gli spetterebbe solo la galera secondo le nuove norme di sicurezza, se lavoratori stranieri direttamente l'espulsione, "estica" direbbe il maresciallo Giraldi, che difensori della povera gente abbiamo al potere). Se ogni offesa a una qualsiasi proprietà giustifica il diritto incondizionato a sparare del “legittimo” proprietario, agli operai che decidessero di occupare gli stabilimenti a difesa dei propri diritti potrebbe accadere di essere sparati dalla vigilanza aziendale autorizzata a far fuoco a tutela dei confini sacri della proprietà capitalista, a norma di sicurezza e legittima difesa "sempre legittima"?
Votare per uno che non ha avuto la proposta dal M5S e fiutando l'occasione per un ottimo stipendio europeo si candiderebbe pure con della feccia se la feccia avesse i sondaggi a gonfie vele. E infatti i leghisti, gli hanno proposto la candidatura "indipendente", lo specchietto per le allodole che votano (no-euro, euro e cavoli vari, tutta roba di superficie).
Al Rinaldi uno stipendio in "euro" facili non fa schifo, chiamalo fesso.
I fessi siamo noi e quelli che votando credono di decidere. Con il voto al M5S hanno aperto l'autostrada al neo-liberismo leghista, come prima quelli che votavano PD e affini hanno aperto la strada per il neo-liberismo renziano.
Insomma, neo-liberismo prima, neo-liberismo dopo => voto inutile.
Astensione davanti all'offerta politica spazzatura di questo periodo, unica scelta al momento possibile.
Saluti,
Carlo.
Ines Armand vi ha risposto qui sopra che voterà per Rinaldi. Ma dove lo vedete il nichilismo? O forse che nel nome del tatticismo non si possono esprimere giuste critiche al movimento? Si deve ingoiare qualsiasi rospo. Se l'articolo non salva nessuno forse è proprio perché nessuno può essere salvato. Per non essere nichilista doveva forse raccontarci una consolante bugia?
Del resto non ci sarà nessun crollo del consenso dei gialloverdi. La lega ha ancora il vento in poppa ed il movimento forse riuscirà pure a sfangarla mantenendo un buon peso relativo all'interno della coalizione di governo.
L'unico punto è se lo scontro interno ai dominanti è arrivato o no al punto di rottura. Se non ci è arrivato anche la richiesta di manovra lacrime e sangue dell'UE si arenerà senza che nessuna delle fazioni (di dominanti) in gioco sorpassi la linea rossa dell'altra, com'è accaduto a fine 2018, e si continuerà con lo status quo. Se invece ci arrivato vedremo di che rottura si tratta.
Guardate che è proprio di tatticismo in tatticismo che si finisce nel nichilismo?
Giovanni
Leggiamo qui:
"THE European Union will not pressure the Italian Government into tackling huge economic issues over fears Brussel's intervention could provoke a bloc-wide financial blow, eurozone expert Eleonora Poli suggested."
Sì, la situazione è aperta a tutti gli sviluppi, anche quello di un proseguimento dello stallo.
L'express è un giornalaccio ma ciononostante pezzi di verità li dice anche lui.
Giovanni
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