[ giovedì 30 maggio 2019 ]
Era prevista e, puntuale come la morte, è arrivata. Parliamo della lettera con cui la Commissione europea, preso atto che l'Italia non avrebbe mantenuto gli impegni sulla riduzione del debito pubblico — SULLA QUESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO UN ARTICOLO IMPORTANTE IN GIORNATA —, avverte il governo che potrebbe scattare la famigerata "procedura d'infrazione", con tanto di pesanti sanzioni.
La Commissione ci ricorda così a chi spetti la decisione di ultima istanza, chi abbia nella Ue lo scettro della sovranità.
In buona sostanza la Commissione chiede una "manovra bis" che riporti il Paese in austerità invertendo la rotta (per quanto noi la si giudichi incerta e timida) del governo giallo-verde.
La mossa della Commissione, ove ce ne fosse stato il bisogno, è la prova lampante di quanto fosse utopistica e velleitaria la speranza che con le elezioni l'eurocrazia avrebbe abbassato la cresta.
L'affondo di Bruxelles coglie il Paese mentre il governo è in pieno marasma, e Mattarella, forte dei suoi cavalli di Troia — a palazzo Chigi, nel M5s come nella Lega — svolge implacabilmente la sua trama.
Per capire cosa bolla in pentola segnaliamo questi due articoli del Corriere della Sera.
Quello del quirinalista (che di norma la sa lunga) MARZIO BREDA, e quello di FRANCESCO VERDERAMI.
I nodi, prima o poi, vengono al pettine, le questioni decisive prendono il sopravvento, lasciando quelle secondarie scivolare sullo sfondo.
Come andiamo dicendo da mesi e come abbiamo ribadito in sede di bilancio delle elezioni il compromesso di dicembre era solo una tregua momentanea, la tregua è finita e ora inizia il round decisivo. Avendo Bruxelles gettato il guanto di sfida, il braccio di ferro è ricominciato...
Era prevista e, puntuale come la morte, è arrivata. Parliamo della lettera con cui la Commissione europea, preso atto che l'Italia non avrebbe mantenuto gli impegni sulla riduzione del debito pubblico — SULLA QUESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO UN ARTICOLO IMPORTANTE IN GIORNATA —, avverte il governo che potrebbe scattare la famigerata "procedura d'infrazione", con tanto di pesanti sanzioni.
La Commissione ci ricorda così a chi spetti la decisione di ultima istanza, chi abbia nella Ue lo scettro della sovranità.
In buona sostanza la Commissione chiede una "manovra bis" che riporti il Paese in austerità invertendo la rotta (per quanto noi la si giudichi incerta e timida) del governo giallo-verde.
La mossa della Commissione, ove ce ne fosse stato il bisogno, è la prova lampante di quanto fosse utopistica e velleitaria la speranza che con le elezioni l'eurocrazia avrebbe abbassato la cresta.
L'affondo di Bruxelles coglie il Paese mentre il governo è in pieno marasma, e Mattarella, forte dei suoi cavalli di Troia — a palazzo Chigi, nel M5s come nella Lega — svolge implacabilmente la sua trama.
Per capire cosa bolla in pentola segnaliamo questi due articoli del Corriere della Sera.
Quello del quirinalista (che di norma la sa lunga) MARZIO BREDA, e quello di FRANCESCO VERDERAMI.
I nodi, prima o poi, vengono al pettine, le questioni decisive prendono il sopravvento, lasciando quelle secondarie scivolare sullo sfondo.
Come andiamo dicendo da mesi e come abbiamo ribadito in sede di bilancio delle elezioni il compromesso di dicembre era solo una tregua momentanea, la tregua è finita e ora inizia il round decisivo. Avendo Bruxelles gettato il guanto di sfida, il braccio di ferro è ricominciato...
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