[ 5 maggio 2019 ]
Continuo il mio tentativo di ricerca e analisi di scritti dedicati alle conseguenze geopolitiche dell’affermazione planetaria del "Socialismo confuciano Han" di Xi Jinping. In questo caso, sviluppo, in estrema sintesi, riflessioni basate sulla lettura di Taino: Scacco all’Europa.
Provo a sintetizzare in tre punti il pensiero dell’autore per poi arrivare a una conclusione finale.
a) Dal 1989 l’Europa ha perduto la centralità geopolitica. Come mai la nascita della moneta unica e dell’Unione Europea hanno rappresentato la fine della centralità europea? In quanto la moneta unica, che è stata per il Nostro una decisione politica unilaterale dell’elite socialdemocratica parigina, non si è accompagnata ad un progetto politico di lungo respiro, non è stata quindi frutto di un ideale né di un disegno sociale, ma una forzatura ideologica ed antistorica del nazionalismo “massonico” neo-illuminista francese.
Continuo il mio tentativo di ricerca e analisi di scritti dedicati alle conseguenze geopolitiche dell’affermazione planetaria del "Socialismo confuciano Han" di Xi Jinping. In questo caso, sviluppo, in estrema sintesi, riflessioni basate sulla lettura di Taino: Scacco all’Europa.
Provo a sintetizzare in tre punti il pensiero dell’autore per poi arrivare a una conclusione finale.
a) Dal 1989 l’Europa ha perduto la centralità geopolitica. Come mai la nascita della moneta unica e dell’Unione Europea hanno rappresentato la fine della centralità europea? In quanto la moneta unica, che è stata per il Nostro una decisione politica unilaterale dell’elite socialdemocratica parigina, non si è accompagnata ad un progetto politico di lungo respiro, non è stata quindi frutto di un ideale né di un disegno sociale, ma una forzatura ideologica ed antistorica del nazionalismo “massonico” neo-illuminista francese.
L’epoca attuale, dice Taino parafrasando Lenin, è l’epoca del conflitto interimperialista dispiegato su scala mondiale e il vuoto politico e geopolitico europeo finisce per fare il gioco di Cina e Russia. Per il Nostro, l’unico destino europeo è quello transatlantico, non ve ne sarebbe un altro che non emargini i popoli europei a insignificante periferia – quale del resto già in parte sarebbe – di una Grande Cina Globale, del nuovo Regno di Mezzo del socialismo di mercato planetario. Riflessioni molto sagge quelle del Taino sul nazionalismo: il macronismo globalista è un’altra forma di nazionalismo, per certi versi addirittura più subdola e pericolosa di quello delle destre radicali; lo stesso dicasi del mercantilismo pangermanico di Angela Merkel e Schauble. Nell’era dell’imperialismo tale nazionalismo “liberale” delle elite europeiste finisce per tradursi in sostanziale schiavismo sociale dei propri “fratelli europei” (vedasi Grecia e Sud Europa), mentre un certo “sovranismo” di destra sociale potrebbe anche riproporre su altra scala storica lo spirito di indipendenza patriottica ottocentesca. Tale miopia tattica e strategica delle elite europeiste ha fatto sì che la partita per la conquista del “centro del mondo” si giochi ormai a tre: Cina, Usa, Russia. Con potenze di secondo piano (Israele, Turchia, Iran) ben più presenti degli europei sugli scenari politici che contano. Il Nostro infine smentisce il leitmotiv dell’ideologia liberista europeistica in base a cui da queste serie di interminabili crisi che gli europei stanno affrontando nascerebbe una nuova forma politica più adatta all’evoluzione politica. Secondo Taino, viceversa, l’imperialismo dei nostri giorni sarebbe conseguenza di una lucida, coraggiosa visione politica, che manca a tutti gli esponenti di punta dell’establishment europeistico.
b) Per quanto mascheri sapientemente la sua nemmeno troppo nascosta ammirazione per l’avanguardia socialista mondiale, guidata da Xi Jinping, il Nostro vede in definitiva la Cina in posizione ben avanzata nella lotta politica e geopolitica interimperialista dei nostri giorni. Ciò non significa che gli Usa abbiano perso la partita, a meno che una alleanza strategica definitiva tra Cina e Russia, che Taino non dà comunque per certa, non stabilizzi il quadro mondiale. Il trumpismo, nella sua ottica, non sarebbe stato frutto di una raffinata strategia dell’americanismo, ma una sorta di necessità sociale e geopolitica rispetto al “tao della guerra asimettrica” saggiamente adoperato da Xi negli ultimi anni. L’autore si sofferma del resto su quanto avvenuto ad esempio nello Sri Lanka o in Malesia negli ultimi anni e addebita la responsabilità del caos interno all’aggressività di Xi, senza però stranamente considerare la violenta irruzione del deep state americano o sionista in quei paesi. Il libro del Taino era già in uscita quando è scoppiata la crisi venezuelana, fomentata appunto da sionisti e stato profondo neo-con o liberal Usa, non dai cinesi. L’autore considera, a mio avviso giustamente, il progetto socialista BRI di natura politica e geopolitica, ancor prima che economica e commerciale e ritiene strategica la data del 2025 in quanto entro questa data la Cina, secondo l’ideologia neo-socialista ed imperialista della guerra politica e sociale asimettrica di Xi, dovrebbe conquistare la definitiva supremazia tecnologica sull’occidente plutocratico. Ciò significherebbe in concreto il definitivo riscatto politico e sociale del Terzo Mondo, la fine dell’era imperialista preconizzata da Lenin, l’estinzione della logica globalista del profitto, del valore e dello scambio ineguale. Il Pensiero di Xi sarebbe una declinazione “rivoluzionaria” e coerentemente imperiale che si situa probabilmente in continuità con la linea Deng. Declinazione rivoluzionaria, va sottolineato, perché Xi ormai punta apertamente all’azzeramento totale della “grande divergenza” tra Occidente e Terzo Mondo mentre Deng era del parere che la Cina doveva occultare la propria forza e non assaltare la fortezza. La rivoluzione maoista, per Taino, per quanto patriottica, non era anti-occidentale, anzi era soprattutto antirussa (pp. 286-287). Xi, comunque, specifica Taino, si gioca tutta la sua supremazia interna, nella lotta di frazioni del Pcc, sul progetto Made in China 2025: primato politico e tecnologico sull’occidente.
c) L’autore ritiene assolutamente centrale, per il destino globale, la relazione geopolitica tra Cina ed India e dunque pensa che il nuovo centro del pianeta sarà da collocarsi in quella fascia in cui si va sviluppando “il filo di perle”, che simboleggia la strategia del Governo socialista cinese nell’Oceano Indiano. Il Pakistan, di conseguenza, finisce per divenire, suo malgrado, un attore centrale della nuova partita globale e molto profonde sono le riflessioni che il Nostro enuclea a tal proposito. Il nuovo centro del mondo, per il Nostro, come del resto è stato dall’antichità sino a circa tre secoli fa, è da collocarsi di nuovo in Asia.
Quando ho scritto il mio pezzo su Cina e Mediterraneo non avevo chiaramente ancora letto quanto scritto dal Taino, che ritiene di contro che tornerà centrale non il Mediterraneo ma l’Oceano Indiano. Questa in effetti è la tesi che va per la maggiore tra analisti ed esperti. La tesi che io avanzai non sembra godere di molto credito. Anche il Taino, che non usa un approccio ermeneutica economicistico, ma potrei dire schmittiano, leninista, quando arriva alla sintesi finale sembra ritornare all’economicismo.
Tutti i più rilevanti eventi politici degli ultimi tempi, dai primi anni del 2000 sino ad oggi, pongono però in posizione centrale quella fascia che la geopolitica italiana definiva Vicino Oriente. Si pensi che lo stesso occidente economico e plutocratico (Ue inclusa) è al centro di una lotta politica radicale tra un sionismo di sinistra europeista e anti-israeliano (Soros, Attali, Bergoglio, Bonino ecc) e un sionismo di destra (Israele, S. Adelson, Trump, Orban ecc). Questo mi porta a ritenere, ad esempio, a differenza di tutti gli analisti contemporanei, che il peso politico e geopolitico di Israele, nel quadro politico globale, non è per nulla inferiore a quello di Usa, Cina, Russia. Basta analizzare attentamente lo stato attuale dell’imperialismo sionista, per essere costretti a riconoscere la saldezza di tale esperimento, anche in virtù della saggia temperanza sociale tra modernità ultratecnologica e tradizione essenziale. Di conseguenza, sia la lotta radicale di frazione tra le due diaspore ebraiche (quella europea, mediterranea e quella angloamericana) sia il ritorno politico universale dell’Islam, messo in moto dalla Rivoluzione iraniana del 1979 e dalla vittoriosa offensiva antioccidentale dell’Hezbollah dai primissimi anni ‘80, fanno sì che, almeno a mio modesto parere, il secolo avanzante, più che il secolo dell’Asia indo-pakistana, sarà il secolo dell’Asia occidentale, mediterranea. Questo significa che do già per sconfitto il trumpismo? No, affatto. Ma ritengo che il Partito Comunista Cinese non abbia ancora dispiegato tutta la sua capacità di influenza sulla società occidentale. Le oligarchie massoniche democratiche e liberal della sinistra sionista europeistica anti-isrealiana sono in un impasse ormai irresolubile. Questa è la via in discesa dell’elite socialista: cavalcare e influenzare queste oligarchie in profondità per rendere più agevole e temperato il definitivo approdo a un mondo multipolare a trazione sociale Han.
c) L’autore ritiene assolutamente centrale, per il destino globale, la relazione geopolitica tra Cina ed India e dunque pensa che il nuovo centro del pianeta sarà da collocarsi in quella fascia in cui si va sviluppando “il filo di perle”, che simboleggia la strategia del Governo socialista cinese nell’Oceano Indiano. Il Pakistan, di conseguenza, finisce per divenire, suo malgrado, un attore centrale della nuova partita globale e molto profonde sono le riflessioni che il Nostro enuclea a tal proposito. Il nuovo centro del mondo, per il Nostro, come del resto è stato dall’antichità sino a circa tre secoli fa, è da collocarsi di nuovo in Asia.
CONCLUSIONE
Quando ho scritto il mio pezzo su Cina e Mediterraneo non avevo chiaramente ancora letto quanto scritto dal Taino, che ritiene di contro che tornerà centrale non il Mediterraneo ma l’Oceano Indiano. Questa in effetti è la tesi che va per la maggiore tra analisti ed esperti. La tesi che io avanzai non sembra godere di molto credito. Anche il Taino, che non usa un approccio ermeneutica economicistico, ma potrei dire schmittiano, leninista, quando arriva alla sintesi finale sembra ritornare all’economicismo.
Tutti i più rilevanti eventi politici degli ultimi tempi, dai primi anni del 2000 sino ad oggi, pongono però in posizione centrale quella fascia che la geopolitica italiana definiva Vicino Oriente. Si pensi che lo stesso occidente economico e plutocratico (Ue inclusa) è al centro di una lotta politica radicale tra un sionismo di sinistra europeista e anti-israeliano (Soros, Attali, Bergoglio, Bonino ecc) e un sionismo di destra (Israele, S. Adelson, Trump, Orban ecc). Questo mi porta a ritenere, ad esempio, a differenza di tutti gli analisti contemporanei, che il peso politico e geopolitico di Israele, nel quadro politico globale, non è per nulla inferiore a quello di Usa, Cina, Russia. Basta analizzare attentamente lo stato attuale dell’imperialismo sionista, per essere costretti a riconoscere la saldezza di tale esperimento, anche in virtù della saggia temperanza sociale tra modernità ultratecnologica e tradizione essenziale. Di conseguenza, sia la lotta radicale di frazione tra le due diaspore ebraiche (quella europea, mediterranea e quella angloamericana) sia il ritorno politico universale dell’Islam, messo in moto dalla Rivoluzione iraniana del 1979 e dalla vittoriosa offensiva antioccidentale dell’Hezbollah dai primissimi anni ‘80, fanno sì che, almeno a mio modesto parere, il secolo avanzante, più che il secolo dell’Asia indo-pakistana, sarà il secolo dell’Asia occidentale, mediterranea. Questo significa che do già per sconfitto il trumpismo? No, affatto. Ma ritengo che il Partito Comunista Cinese non abbia ancora dispiegato tutta la sua capacità di influenza sulla società occidentale. Le oligarchie massoniche democratiche e liberal della sinistra sionista europeistica anti-isrealiana sono in un impasse ormai irresolubile. Questa è la via in discesa dell’elite socialista: cavalcare e influenzare queste oligarchie in profondità per rendere più agevole e temperato il definitivo approdo a un mondo multipolare a trazione sociale Han.
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1 commento:
Articolo interessante, ho seguito tutti i post dell'autore. Quindi ha ragione Lannutti, tanto bistrattato, sulla lobby sionista mondialista.
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