[ 29 giugno 2017 ]
Su Appello al popolo è comparso ieri un intervento di Stefano D'Andrea [nella foto], presidente del Fronte Sovranista Italiano dal titolo "Le questioni del partito, dell’alleanza, del coordinamento e del dialogo tra associazioni sovraniste".
Pubblichiamo volentieri quanto scrive l'amico D'Andrea perché, al netto delle differenze di merito e di metodo, suggerisce una riflessione su un tema che ci sta molto a cuore: è possibile l'agognata alleanza tra le forze politiche patriottiche e sovraniste? E se sì su che basi? per che cosa? Con che forme? E quali i tempi?
E siccome siamo in tema ci corre l'obbligo di segnalare che un primo tentativo di alleanza è costituito dalla Confederazione per la Liberazione Nazionale. Ci auguriamo che con questo intervento si apra finalmente un dibattito onesto, che coinvolga almeno gli esponenti più autorevoli della costellazione delle forze patriottiche, democratiche e socialiste.
"Le questioni del partito, dell’alleanza, del coordinamento e del dialogo tra associazioni sovraniste"
- La fine dell’eurozona non è “imminente”, come molti commentatori sovranisti, anche autorevoli, tra i quali Bagnai e Barra Caracciolo, hanno erroneamente a lungo creduto: ci attende una lunga lotta di liberazione. Quindi c’è il tempo per costituire l’alleanza sovranista.
- Ho scritto alleanza sovranista e non il partito sovranista, perché è da presuntuosi credere che una associazione, politica o divulgativa, o un blog o un indistinto gruppo di persone possano fare tutto da soli.
- In questa fase, quindi, bisogna impegnarsi per promuovere, far crescere e rendere solide le frazioni della futura alleanza.
- Ne esistono parecchie, a carattere politico o divulgativo: il FSI, Riscossa, ALI, Interesse nazionale, Senso Comune, A/simmetrie, Me-mmt, altre associazioni nate dalla divulgazione della MMT, Confederazione per la Librazione nazionale.
- Altre associazioni sono ancora fuori dall’ambito sovranista: Risorgimento Socialista ha al proprio interno correnti differenti, una delle quali certamente non ha alcuna intenzione di porre fine all’Unione europea e con essa all’euro; Eurostop, invece, vuole una “moneta mediterranea” e dunque è estraneo, per ora, all’area politica sovranista.
- Nell’ottica dell’alleanza sovranista, intellettuali come Barra Caracciolo, Fusaro, Rinaldi e Galloni vengono in considerazione soltanto come membri di associazioni, rispettivamente A/simmetrie e Interesse Nazionale, i primi due, ALI i secondi. Altri, come Lidia Undiemi e Scardovelli, verranno in considerazione se e quando avranno creato un’apposita associazione sovranista. Aleph, l’associazione promossa da Scardovelli, non ci sembra una associazione sovranista: molti iscritti a quest’ultima associazione saranno pure sovranisti ma, essendo nata ad altri fini, non è detto che tutti gli iscritti siano sovranisti (se sbaglio, sono felice di sbagliare).
- La pluralità di associazioni e piccoli partiti non è un male, anzi è un gran bene. In politica non contano soltanto le idee (che, nel nostro caso, sono simili ma non identiche). Contano anche, da un lato, l’organizzazione e l’azione (come ci si organizza e come si agisce), dall’altro, gli uomini (che tipo di militanti si cercano e si aggregano: ciò dipende molto dall’organizzazione e dall’azione). Solo un fanatico-ingenuo aderisce ad una associazione della quale condivide il 90% del programma e sulla quale, tuttavia, nutra sfiducia, in ragione della capacità organizzativa e del tipo di azione e degli uomini, se ve n’è un’altra della quale condivide l’80 o il 70% del programma ma apprezza tantissimo organizzazione, modalità di azione e uomini. D’altra parte, Gramsci ha scritto una pagina immensa sul carattere molecolare o atomistico che assume il movimento che dà vita a un partito. Non abbiamo la presunzione di smentirlo.
- L’alleanza si fa in vista delle elezioni. Le alleanze tra partiti sono sempre alleanze elettorali o meglio pre-elettorali e poi eventualmente (ma non è il nostro caso) di governo (le alleanze delle opposizioni durano lo spazio di un mattino). Non sono mai esistite alleanze a prescindere dalle elezioni. Un’alleanza al di fuori di una scadenza elettorale è un non senso: allearsi a che fine, se non per partecipare ad elezioni? D’altra parte, associazioni e partiti che sono per ora alternativi, perché cercano di aggregare militanti sovranisti, distinguendosi per idee, (in parte) linguaggio, tipo di uomini, organizzazione e azione, prima dell’alleanza elettorale sono naturalmente in legittima competizione. Come possono piccoli partiti diversi compiere assieme azioni di militanza volte a cercare ed aggregare nuovi militanti? Espongono più simboli? Chiariscono ai cittadini nei quali si imbattono quali sono le differenze che corrono fra i diversi partiti? È da deficienti soltanto pensarlo. Non c’è niente di male in questa legittima competizione (a parte che si tratta di un fatto logico e naturale incontestabile) e nessun danno ne deriva per la causa sovranista. Ovvio che ogni associazione e ogni partito avrà il suo blog, le sue pagine facebook, i suoi simboli. Tutti i sovranisti hanno interesse a far sì che nell’alleanza elettorale abbiano maggior peso coloro che avranno dimostrato di avere più capacità di azione, una migliore organizzazione e di saper attrarre un maggior numero di militanti che siano presenti sulle strade e organizzino eventi sul territorio.
- L’alleanza tra le forze sovraniste si presenterà alle elezioni nazionali del 2023. Per non restare buggerati da elezioni anticipate, conviene ipotizzare che si voti un anno prima, nel febbraio 2022. Ciò significa che tutto (simbolo e nome dell’alleanza, candidati, progetto di azione, organizzazione e comitato direttivo dell’alleanza) dovrà essere pronto (almeno) un anno prima, quindi nel febbraio del 2021: un nuovo soggetto politico ha bisogno di almeno un anno di “campagna elettorale” e non può presentarsi alle elezioni nazionali senza prima essersi fatto conoscere a sufficienza. Se le elezioni non saranno anticipate, l’alleanza sovranista potrà svolgere due anni di “campagna elettorale”. Pertanto, nel febbraio del 2020 bisognerà cominciare a costruire l’alleanza (un anno di lavoro appare necessario).
- È possibile che alleanze (eventualmente parziali) delle forze sovraniste si presentino in alcune competizioni regionali. Noi abbiamo preso l’iniziativa per le regionali abruzzesi del 2019 e il 15 luglio a Pescara presenteremo il nostro progetto a sei invitati appartenenti ad altre associazioni sovraniste (ad altri invitati che non potranno essere presenti, illustreremo il progetto via mail). Per le altre elezioni regionali abbiamo considerato che esistono alcuni problemi assenti in Abruzzo, forse superabili organizzando più progetti regionali assieme. Noi per ora non crediamo di essere capaci di organizzare un simile progetto “pluriregionale” ma parteciperemo a riunioni per discuterne (soltanto se le riunioni saranno promosse da associazioni e vedranno invitate soltanto associazioni: i singoli o soli o individualisti o narcisi devono restare rigorosamente fuori) e vaglieremo i progetti che eventualmente ci verranno sottoposti.
- Il progetto per le regionali abruzzesi servirà a dimostrare se i sovranisti sono in grado di superare soglie di sbarramento, quanti militanti servono per avere una sufficiente presenza sul territorio e in che misura l’uso accorto dei social, l’elaborazione di un programma diverso e migliore di quello degli avversari, e il valore umano di candidati e militanti possano supplire la mancanza di denaro (l’obiettivo è e sarà anche nel 2023 soltanto quello di superare le soglie di sbarramento ed entrare in Parlamento per parlare al popolo: il resto dopo verrà). È chiaro che se riusciremo in Abruzzo (nelle regionali servono 29 candidati, nelle politiche nazionali soltanto 22, dunque per noi le regionali sono più difficili delle nazionali; e il voto è quasi politico-ideologico, non totalmente politico-ideologico come alle nazionali), avremo dimostrato che utilizzando la stessa strategia e le stesse tecniche che avremo utilizzato e con uomini corrispondenti per numero e valore (sia come militanti che come candidati), è possibile entrare nel Parlamento nazionale.
- Coordinamento è termine privo di significato. Che significa? Le forze politiche nazionali, attuali o del passato, si sono mai coordinate? Forse il termine può designare l’attività che sarà necessario svolgere dal febbraio 2020 per costruire l’alleanza. Ma ciò comporta che fino al febbraio 2020, quando si dovrà iniziare a svolgere l’azione volta a costruire l’alleanza, non è necessario (non ha senso) coordinarsi: ci si coordina in vista dell’alleanza. Siamo nella fase in cui le forze che sono nate devono cercare di dimostrare a se stesse, prima che agli altri, di essere vitali, ossia di non morire nell’immediato, di essere solide, ossia di non subire scissioni, di saper crescere per qualità e quantità dei militanti, di sapersi radicare in più regioni, di saper costruire gruppi significativi in alcune città. Spesso l’invito al coordinamento nasce da sparuti gruppi o da singoli, che addirittura si auto-attribuiscono il ruolo di “promotori” del coordinamento. I primi, incapaci di agire nella vita reale e di aggregare persone ulteriori rispetto al gruppetto di autori o commentatori di un blog o di una pagina facebook, vorrebbero avere un qualche ruolo organizzativo o direttivo e perciò, invece di pensare a dimostrare a se stessi che riescono a costituire e a rendere vitale, solida e a far crescere una frazione dell’alleanza, forse consapevoli di non esserne capaci, invece di aderire umilmente ad una delle circa dieci associazioni esistenti, vogliono presuntuosamente darsi un ruolo che non hanno dimostrato di meritare: chi non avrà dimostrato di saper costruire e gestire bene una frazione (o addirittura avrà fallito), non dovrà partecipare alla costruzione e alla direzione dell’alleanza: ciò è un oggettivo, palese, elementare interesse di tutti i sovranisti. Compiti difficili e di grande responsabilità potranno essere affidati soltanto a chi avrà dimostrato di saper affrontare e risolvere compiti di media difficoltà. Diversamente, tutto il lavoro che stiamo svolgendo, noi e tutte le altre associazioni sovraniste, andrebbe certamente in fumo. I secondi, ossia i singoli che si auto-attribuiscono il ruolo di “promotori” del coordinamento sono addirittura casi da sottoporre a psicologi. Si tratta di ego ipertrofici e di presuntuosi che scrivendo sul loro blog o sulla pagina facebook credono di scrivere quotidianamente articoli di fondo su riviste sovraniste: si collocano su un piedistallo, senza aver mai dimostrato nulla sul piano della organizzazione e della capacità di stare in una associazione, e danno lezioni o suggerimenti, sovente, addirittura, criticando con acredine. Di essi è bene che si interessino gli psicologi o gli psicanalisti, non i sovranisti. I sovranisti devono soltanto sopportare l’onere di avere “vicino” questi infantili egocentrici sui social, sempre che, stanchi, a un certo punto non preferiscano bannarli.
- Il dialogo è invece importante: tanto è insignificante il termine coordinamento, quanto è importante il concetto di dialogo. Noi militanti del Fronte Sovranista Italiano, in questi cinque anni, abbiamo invitato come relatori a nostre iniziative Galloni (a Bologna nel 2013), Fusaro e Barra Caracciolo (a Rieti nel 2014), Rinaldi (a Pavia nel 2015), Pasquinelli (a Pescara nell’assemblea nazionale del 2013), Mimmo Porcaro e Francesco Toscano (a Roma nell’assemblea del 2014), Aldo Barba, Massimo Pivetti e Cesare Salvi a Roma nel 2016, Cesaratto (a Rieti nel 2016). In occasione dell’assemblea fondativa del FSI, nel giugno 2016, abbiamo invitato, soltanto per i saluti (e perché ci conoscessero), sei studiosi sovranisti, che tuttavia non avevano possibilità di essere presenti. E quest’anno abbiamo invitato a Pescara, per chiedere la partecipazione o l’aiuto al progetto per le elezioni regionali abruzzesi, che sarà presentato il 15 luglio, Alberto Bagnai (A/Simmetrie), Carlo Formenti (a titolo individuale, perché non abbiamo mai avuto occasione di conoscerlo), Ferdinando Pastore (Risorgimento Socialista), Giorgio Cremaschi (Eurostop), Marco Mori (Riscossa), Mario Volpi (ME-mmt), Maurizio Gustinicchi (ALI), Diego Fusaro (Interesse Nazionale), Roberto Sajeva (Giovani Socialisti), Thomas Fazi (Senso Comune) e Ugo Boghetta (Confederazione per la Liberazione Nazionale). Siamo dunque passati definitivamente dal dialogo con alcuni studiosi a quello con le associazioni. Negli stessi anni, non abbiamo ricevuto nemmeno la metà e anzi nemmeno un terzo degli inviti che abbiamo rivolto. Ma non è un problema. Il dialogo c’è anche se una sola delle parti prende l’iniziativa. Tuttavia, ciò dimostra che l’accusa che ci viene rivolta di non dialogare è ridicola e talvolta fondata su pura paranoia (quale altra associazione in questi anni ha invitato tanti altri sovranisti o euroscettici quanti ne abbiamo invitati noi? Forse soltanto A/Simmetrie), talaltra sulla confusione tra dialogo e coordinamento (sopra è stato chiarito che non abbiamo alcuna fiducia nelle iniziative di coordinamento, che sono altro dal dialogo). D’altra parte, va pure considerato che non si dialoga o meglio non si cerca il dialogo con tutti, bensì soltanto con chi si stima. Evidentemente noi stimiamo gli altri più di quanto parecchi di loro stimino noi. Nemmeno questo è un problema: per un verso, chi non ci stima si sbaglia o peggio, ma speriamo non sia così, non è in grado di apprezzarci; per altro verso, la nostra stima non è eterna.
ADDENDUM. Quindi per concludere: partito no; impegno a creare, far crescere e consolidare le frazioni si; alleanza si ma in vista delle elezioni, nel rispetto dei tempi indicati; coordinamento no, se non nel senso di attività volta a dar vita all’alleanza, secondo i tempi indicati; dialogo si; alleanze regionali, anche parziali, si, se si conviene che esistono forze per superare lo sbarramento e possibilità di superare altri ostacoli
7 commenti:
Grazie per aver pubblicato il mio intervento.
Osservo che la circostanza che esista già una alleanza, la Confederazione per la Liberazione Nazionale, non toglie che al tavolo per la costruzione dell'ALLEANZA alla quale si accenna nel testo (se vogliamo quella definitiva) e poi nel comitato direttivo della medesima, la Confederazione per la Liberazione Nazionale dovrà essere rappresentata da una sola voce, ossia da un solo delegato della Confederazione (eventualmente coadiuvato da un paio di membri i quali, tuttavia, avranno funzione consultiva rispetto al delegato e non avranno diritto di parola e di voto all'esterno, ossia nei confronti degli altri delegati e quindi delle altre frazioni): il tavolo di costruzione dell'ALLEANZA e il comitato direttivo non saranno luoghi assembleari ma operativi.
Se invece le frazioni della vostra confederazione vorranno essere presenti al tavolo e nel comitato direttivo dell'ALLEANZA separatamente, ciò potrà accadere ma il valore del voto di ciascuna forza sarà parametrato al numero di militanti che si saranno recati, nel giorno e nel luogo prefissato (non sono considerati i militati virtuali, che NON ESISTONO), a dichiarare la propria disponibilità alla battaglia elettorale ed eventualmente alla candidatura, precisando la frazione alla quale appartengono.
Anche nella ipotesi precedente, ovviamente, il valore del voto sarà parametrato al numero di militanti che si saranno recati nel luogo e nel giorno prefissato a dichiarare che appartengono alla Confederazione per la Liberazione Nazionale (e non alle singole componenti, che come tali, non saranno parte dell'ALLEANZA.
Stefano D'Andrea
Ovviamente il Presidente eletto dall'ALLEANZA dovrà essere iscritto all'ordine degli amministratori di condominio! O no?
Complimenti signor D'Andrea : ha indicato l'esatto contrario di ciò che dobbiamo compiere ,i passi necessari per raggiungere l'egemonia ......lontani opportunamente dal nostro Popolo, con l'alleanza un ora prima delle elezioni parlamentariste , di aule sorde ai problemi reali e prone a capitale finanziario e multinazionali.
Non vedo tanta differenza con intenti di appelli nei teatri romani siti in via Merulana.
Non voglio essere offensivo e ingeneroso, ma dico che almeno il Vostro contributo chiarifica quello che non va fatto.
Che fare ?
Un appello chiaro, punti chiari, sul Lavoro, sovranità alimentari , Indipendenza Politica , re-internalizzazione dei servizi, acqua Pubblica, Uscita dal fiscal compact e dall'euro , con prospettiva di riunificazione tra Tesoro e Banca D'Italia .
Con le nostre "tesi d'ottobre " ,per la formazione di un poderoso fronte sociale che sia capace di riscattare l'onore della Patria e del suo Popolo , nel marasma di viltà, barbarie e impotenza asservita alla UE ed al conflitto inter-imperialista
QUESTO E' IL SOVRANISMO CHELE MASSE CONOSCONO E MASTICANO
Con rispetto, ma dissentendo ....
Gentile Luca Massimo Climati, forse non mi sono spiegato bene.
L'alleanza non è il partito: è un'alleanza, appunto, di piccoli partiti e formazioni (non molti però). Ogni partito e associazione avrà il suo programma, il suo linguaggio, la sua struttura organizzativa e la sua modalità di azione.
Il programma dell'alleanza sarà scritto dai delegati (che ovviamente potranno servirsi e si serviranno di qualcuno o dell'aiuto di qualcuno ma sarà ad essi imputabile) e sarà la linea comune, sotto il profilo del linguaggio e delle prese di posizione. Scrivere il programma credo davvero che sia la cosa più facile, tanto che non ho nemmeno accennato al tema. Sono anni che dibattiamo e studiamo temi e le posizioni sono sempre più simili anche dove non lo erano. Persino in materie come i cosiddetti diritti civili o l'immigrazione, materie che alcuni sempliciotti presuntuosi sostenevano non dovessero divenire oggetto di documenti e prese di posizione (avremmo dovuto pensarci soltanto una volta entrati in Parlamento, sostenevano questi geni!), nelle linee generali vedono prospettarsi posizioni comuni o simili. Figuriamoci se non si trova l'accordo sulla indipendenza della banca d'italia, i vincoli alla circolazione dei capitali, la stabilità del rapporto di lavoro, la ricostituzione dell'IRI e così via.
Quindi dobbiamo muovere dal presupposto che esisteranno una decina di programmi molto simili (quelli delle frazioni), qualcuno più ampio, qualcuno più breve, e che spesso la differenza sarà di linguaggio. Il problema non sarà redigere il programma dell'alleanza. Il programma che verrebbe stilato la soddisferebbe tutte le frazioni. Il problema sarà costruire l'alleanza come organizzazione che dovrà fare campagna elettorale all'unisono e durare un paio di anni, senza nemmeno discutere (l'organizzazione dovrà agire ed eseguire un progetto, non discutere: le discussioni ci saranno nella fase di "coordinamento", ossia quando si tratterà di creare l'alleanza, saranno ordinate, brevi e si concluderanno con decisioni irrevocabili e vincolanti per tutti.
I problemi in queste occasioni riguardano la creazione di una NUOVA STRUTTURA ORGANIZZATIVA, l'alleanza appunto, quelli della scelta della MODALITA' DI AZIONE E COMUNICAZIONE e quello, alla fine principale, di far emergere quasi mille candidati di valore, magari solo ottocento (perché le forze saranno poche) ma stando attenti a non candidare persone isolate, che non sarebbero aiutate nemmeno dai fratelli, o matti o comunque squilibrati e macchiette (chi non ha denaro deve compensare con gli uomini, che assicurano da soli il 2%). I problemi saranno decine. Esempi: bisogna essere certi che le associazioni che partecipano siano davvero rappresentate dal delegato; meglio tener fuori una associazione, che lavorare e poi scoprire che l'associazione ti abbandona (sarebbe la fine meritata, perché si tratta di un errore da pivelli); bisogna stabilire se la testa di un delegato vale un voto (cosa possibile soltanto se vengono coinvolte frazioni che abbiano almeno 500 militanti che si danno da fare sul territorio) o se il voto è proporzionale al numero dei militanti (ciò consentirebbe di coinvolgere anche frazioni con un relativamente basso numero di militanti); bisogna mappare collegio per collegio l'Italia e verificati i buchi, andare alla ricerca di qualcuno per coprirli; bisogna elaborare criteri e strategie per coprire i buchi; ecc. ecc. Probabilmente un buon metodo è partire da due o tre frazioni grandi e via via far entrare le altre che esisteranno e vorranno partecipare.
Noi comunque, nel febbraio 2020, forse anche nel settembre 2019, dopo lo svolgimento della nostra assemblea nazionale e, a Dio piacendo, il successo nelle regionali abruzzesi, prenderemo l'iniziativa.
No, ma non starete pensando sul serio di mettervi con D'Andrea...
Se è così state alla frutta...e mi sa che ci state da un pezzo...:D
Con rispetto parlando, confrontando le idee "nel merito", non mi sembra si possa
apprezzare all'orizzonte, gentile D'Andrea UN FLORILEGIO DI BUONI PROGRAMMI O PROGRAMMI MINIMI . IO FRANCAMENTE LAVORO AD UNA "RIVOLUZIONE ITALIANA", o perlomeno a renderla possibile ,o facilitarne i percorsi, che in Politica , non nella sua becera rappresentazione post-moderna, sono sempre DIALETTICI E COMPLESSI. In questo senso , la proposta Politica, sarà sempre SINTESI O ELEMENTO CIRCOSTANZIATO , nel senso almeno per me "leniniano " del termine (non leninista),ovvero della applicazione politica alla realtà , da parte del grande condottiero Politico rivoluzionario . In questo contesto, vedo il parlamentarismo borghese, un viatico utile, frequentabile, ma non il fine , PER LA PRESA DEL POTERE NEL NOME DEL BENE SUPREMO DEL NOSTRO POPOLO E PER LA SUA FUTURA SALUTE. La putrescenza delle forze politiche asservite alla UE o al capitale trans-nazionale chiama TUTTI ad un maturo senso di responsabilità : il confronto è indispensabile......saluti
Trovo interessante questo accenno di D'Andrea ai problemi della democrazia interna.
Credo il problema si possa risolvere con la selezione di delegati territoriali, che siano espressione dei singoli iscritti, delle diverse associazioni. Esiste il problema della rappresentanza delle singole associazioni, ma si dovrebbe naturalmente risolvere con la selezione di candidati comuni e magari alleanze tra le associazioni più piccole, per votare i rispettivi candidati. Si avrebbe così un'assemblea di delegati rappresentativi anche del peso delle rispettive associazioni, anche a livello territoriale.
Si potrebbe garantire la rappresentanza per tutte le associazioni con un consiglio direttivo che comprenda uno o più membri delle singole associazioni e che abbia compiti prettamente organizzativi.
Occorre però far sì che non solo i delegati, ma anche i singoli iscritti contino, con referendum interni sui temi più controversi.
Altro tema é l'uso degli strumenti informatici, che D'Andrea sembra disprezzare ma che potrebbe essere utile per ovviare ai problemi della gestione delle assemblee, in cui spesso non tutti riescono a parlare e in cui non c'é tempo di ragionare con calma sulle questioni da votare. Occorre trovare il giusto compromesso tra strumenti informatici e incontri fisici.
Spero FSI voglia collaborare in questa elaborazione di regole, che viene prima del programma e dei candidati, affinché non dica poi che le regole scelte non vanno bene.
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