[ 5 giugno 2017 ]
1. Fuori dal Palazzo, fuori da Maastricht, o non saremo credibili
La sinistra politica e sindacale del nostro Paese è stata assorbita completamente all’interno delle logiche di governo, finendo per condividere e gestire tutte le scelte di sistema principali che stanno distruggendo il nostro sistema sociale e democratico.
E’ questo il motivo per cui l’Italia è l’unico grande paese d’Europa in cui non esista alcun significativo processo di ricostruzione di una sinistra alternativa, in grado di rappresentare l’opposizione diffusa che esiste nel paese al fallimentare modello sociale del liberismo finanziario, fondato sulla privatizzazione del’economia pubblica e del sistema creditizio, sulla precarizzazione del lavoro e sull’indebolimento dei redditi da lavoro, sull’indebitamento diffuso come sostegno al consumo.
Un modello che è stato imposto al Paese in attuazione del sistema di Maastricht, insieme allo smantellamento delle nostre industrie pubbliche e ai tagli alla spesa pubblica, incompatibile con i parametri del debito e con il FIscal Compact che presidiano il sistema monetario dell’Euro .
E’ questo il motivo per cui da noi mancano un Melenchon, un Corbyn, un Iglesias, un Lafontaine, un Sanders. Se la Sinistra non avrà il coraggio di prendere questa posizione di “populismo democratico“, tutto lo spazio politico ed elettorale che nei grandi paesi d’Europa vede consolidarsi nuove forze della Sinistra Alternativa resterà occupato da un movimento atipico e contraddittorio come il Movimento 5 Stelle, che rivolgerà il malessere sociale diffuso contro la crisi del sistema politico invece che sulla contestazione del modello liberista imposto al paese.
2. Fuori dalla Seconda Repubblica, tornare alla Costituzione
La ricostruzione della sinistra in italia puo’ essere realizzata solo in opposizione alla II Repubblica ed a tutto cio’ che essa ha significato, in termini di stravolgimento della nostra costituzione materiale sul terreno dei rapporti sociali, di smantellamento del nostro tessuto produttivo, e di svuotamento della sovranita’ costituzionale dello Stato nel governo delle scelte di indirizzo del paese.
Dobbiamo tornare senza riserve al progetto di società descritto dalla nostra Costituzione, il più concreto riferimento programmatico che abbiamo per attuare un modello di societa’ e di sviluppo economico e civile del Paese alternativo al neoliberismo.
E dobbiamo farlo nella piena consapevolezza della sostanziale incompatibilita’ della Costituzione italiana con il sistema di rapporti e di poteri, finanziari e monetari, introdotto dai trattati di Maastricht e Lisbona, e con lo schema decisionale tecnocratico che i nostri attuali impegni sovranazionali prevedono, e che vincola completamente ogni nostra scelta economica e sociale interna.
3. Partire dal NO, per dare rappresentanza al conflitto sociale
Una Sinistra nuova deve quindi partire dalla volonta’ di rappresentare fino in fondo il vero, grande significato del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre.
In Italia, il sindacato è stato costretto spesso a una posizione di inerzia rispetto alle contro-riforme sociali di questo anno, a causa delle sue commistioni con il ceto politico: è il motivo per cui, a differenza della Francia, i sindacati non sono riusciti a creare un fronte sociale attivo di contestazione delle politiche liberiste sul lavoro.
Il referendum del 4 Dicembre ha rappresentato il primo vero atto collettivo, consapevole, di massa di contrasto al modello imposto in questi ultimi venti anni, affermando un impegno inderogabile contro la distruzione formale e sostanziale della nostra Democrazia, come sistema di governo complessivo della società.
Un sistema fondato sulla piena e libera rappresentanza della domanda politica e sulla mediazione democratica del conflitto sociale, all’interno di una rete di valori generali definiti dai principi inviolabili della nostra Carta Costituzionale, l’unica vera variabile indipendente del progetto alternativo di sistema che deve essere presentato al paese.
4. Un Piano B, per tornare alla Sovranità Nazionale
Questo progetto politico di complessiva “ri-costituzionalizzazione” del sistema Italia, in tutti i suoi rapporti sociali e produttivi , e di ripristino della nostra possibilità di decidere sui grandi temi del futuro del Paese, passa per una contestazione radicale delle leggi sul lavoro, sulle pensioni, sulla spesa pubblica imposte dai vincoli europei.
Dobbiamo riportare sotto il controllo pubblico il sistema bancario, le infrastrutture strategiche per l’economia nazionale e le aziende pubbliche privatizzate a basso costo ai tempi della rincorsa all’Euro del 1993-1999.
Per realizzare queste politiche, è però necessario riprenderci i poteri che la Costituzione affida al nostro Governo e al nostro Parlamento, dopo anni di sottomissione al “vincolo esterno“.
Se realmente vogliamo dare un futuro all’Italia, su questo programma non si può trattare: e, nel caso continuasse l’ostruzionismo da parte delle Istituzioni di Bruxelles, dovremo essere pronti a minacciare la fuoriuscita dal sistema monetario dell’Eurozona, partendo dal Piano B proposto in Francia ed in Germania da Melenchon e Lafontaine.
5. IL “NUOVO ULIVO” FATEVELO VOI, RICOSTRUIAMO LA SINISTRA !
Da questi pochi punti, discende per conseguenza naturale e logica che un processo di ricostruzione della Sinistra non ha futuro se finisce in mano a tutti quei gruppi dirigenti figli delle esperienze di Governo di questi anni, dall’Ulivo allo schema Monti: non è assolutamente credibile che queste forze e questi protagonisti rappresentino una alternativa credibile a questo Governo e a questo sistema di rapporti e di interessi, interni e internazionali.
Il vero rischio che dobbiamo evitare è di dare ancora fiducia a un ceto politico che è legato strutturalmente, per Storia, cultura, rapporti e fonti di legittimazione, al “centrosinistra della Seconda Repubblica“: perché al momento decisivo, questi vecchi protagonisti si presenteranno di nuovo ai poteri finanziari e alle tecnocrazie europee come “quelli più affidabili“, che possono gestire gli assetti esistenti. La differenza col disegno neocentrista del PD renziano non sarebbe sulle politiche, ma solo sui personaggi chiamati a attuare decisioni prese altrove.
Incastrando tra loro questi cinque pezzi del puzzle, noi Socialisti lavoreremo per costruire una proposta elettorale che metta le basi di un vero futuro della Sinistra e del Paese.
Franco Bartolomei è un esponente di spicco di Risorgimento Socialista, movimento che a sua volta è un pezzo importante della Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN).
La Costituzione, per ricostruire il Paese
E’ il momento, per noi Socialisti, di dare una forma concreta al nostro progetto di ricostruzione del Paese, secondo il modello economico e sociale delineato nella nostra Costituzione.
Vogliamo mettere nero su bianco cinque punti da cui partire, che rivolgiamo a tutta la Sinistra di opposizione, per decidere come comportaci di fronte alle scelte elettorali che ci aspettano, forse alla fine del 2017, sicuramente entro metà del 2018.
E’ il momento, per noi Socialisti, di dare una forma concreta al nostro progetto di ricostruzione del Paese, secondo il modello economico e sociale delineato nella nostra Costituzione.
Vogliamo mettere nero su bianco cinque punti da cui partire, che rivolgiamo a tutta la Sinistra di opposizione, per decidere come comportaci di fronte alle scelte elettorali che ci aspettano, forse alla fine del 2017, sicuramente entro metà del 2018.
1. Fuori dal Palazzo, fuori da Maastricht, o non saremo credibili
La sinistra politica e sindacale del nostro Paese è stata assorbita completamente all’interno delle logiche di governo, finendo per condividere e gestire tutte le scelte di sistema principali che stanno distruggendo il nostro sistema sociale e democratico.
E’ questo il motivo per cui l’Italia è l’unico grande paese d’Europa in cui non esista alcun significativo processo di ricostruzione di una sinistra alternativa, in grado di rappresentare l’opposizione diffusa che esiste nel paese al fallimentare modello sociale del liberismo finanziario, fondato sulla privatizzazione del’economia pubblica e del sistema creditizio, sulla precarizzazione del lavoro e sull’indebolimento dei redditi da lavoro, sull’indebitamento diffuso come sostegno al consumo.
Un modello che è stato imposto al Paese in attuazione del sistema di Maastricht, insieme allo smantellamento delle nostre industrie pubbliche e ai tagli alla spesa pubblica, incompatibile con i parametri del debito e con il FIscal Compact che presidiano il sistema monetario dell’Euro .
E’ questo il motivo per cui da noi mancano un Melenchon, un Corbyn, un Iglesias, un Lafontaine, un Sanders. Se la Sinistra non avrà il coraggio di prendere questa posizione di “populismo democratico“, tutto lo spazio politico ed elettorale che nei grandi paesi d’Europa vede consolidarsi nuove forze della Sinistra Alternativa resterà occupato da un movimento atipico e contraddittorio come il Movimento 5 Stelle, che rivolgerà il malessere sociale diffuso contro la crisi del sistema politico invece che sulla contestazione del modello liberista imposto al paese.
2. Fuori dalla Seconda Repubblica, tornare alla Costituzione
La ricostruzione della sinistra in italia puo’ essere realizzata solo in opposizione alla II Repubblica ed a tutto cio’ che essa ha significato, in termini di stravolgimento della nostra costituzione materiale sul terreno dei rapporti sociali, di smantellamento del nostro tessuto produttivo, e di svuotamento della sovranita’ costituzionale dello Stato nel governo delle scelte di indirizzo del paese.
Dobbiamo tornare senza riserve al progetto di società descritto dalla nostra Costituzione, il più concreto riferimento programmatico che abbiamo per attuare un modello di societa’ e di sviluppo economico e civile del Paese alternativo al neoliberismo.
E dobbiamo farlo nella piena consapevolezza della sostanziale incompatibilita’ della Costituzione italiana con il sistema di rapporti e di poteri, finanziari e monetari, introdotto dai trattati di Maastricht e Lisbona, e con lo schema decisionale tecnocratico che i nostri attuali impegni sovranazionali prevedono, e che vincola completamente ogni nostra scelta economica e sociale interna.
3. Partire dal NO, per dare rappresentanza al conflitto sociale
Una Sinistra nuova deve quindi partire dalla volonta’ di rappresentare fino in fondo il vero, grande significato del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre.
In Italia, il sindacato è stato costretto spesso a una posizione di inerzia rispetto alle contro-riforme sociali di questo anno, a causa delle sue commistioni con il ceto politico: è il motivo per cui, a differenza della Francia, i sindacati non sono riusciti a creare un fronte sociale attivo di contestazione delle politiche liberiste sul lavoro.
Il referendum del 4 Dicembre ha rappresentato il primo vero atto collettivo, consapevole, di massa di contrasto al modello imposto in questi ultimi venti anni, affermando un impegno inderogabile contro la distruzione formale e sostanziale della nostra Democrazia, come sistema di governo complessivo della società.
Un sistema fondato sulla piena e libera rappresentanza della domanda politica e sulla mediazione democratica del conflitto sociale, all’interno di una rete di valori generali definiti dai principi inviolabili della nostra Carta Costituzionale, l’unica vera variabile indipendente del progetto alternativo di sistema che deve essere presentato al paese.
4. Un Piano B, per tornare alla Sovranità Nazionale
Questo progetto politico di complessiva “ri-costituzionalizzazione” del sistema Italia, in tutti i suoi rapporti sociali e produttivi , e di ripristino della nostra possibilità di decidere sui grandi temi del futuro del Paese, passa per una contestazione radicale delle leggi sul lavoro, sulle pensioni, sulla spesa pubblica imposte dai vincoli europei.
Dobbiamo riportare sotto il controllo pubblico il sistema bancario, le infrastrutture strategiche per l’economia nazionale e le aziende pubbliche privatizzate a basso costo ai tempi della rincorsa all’Euro del 1993-1999.
Per realizzare queste politiche, è però necessario riprenderci i poteri che la Costituzione affida al nostro Governo e al nostro Parlamento, dopo anni di sottomissione al “vincolo esterno“.
Se realmente vogliamo dare un futuro all’Italia, su questo programma non si può trattare: e, nel caso continuasse l’ostruzionismo da parte delle Istituzioni di Bruxelles, dovremo essere pronti a minacciare la fuoriuscita dal sistema monetario dell’Eurozona, partendo dal Piano B proposto in Francia ed in Germania da Melenchon e Lafontaine.
5. IL “NUOVO ULIVO” FATEVELO VOI, RICOSTRUIAMO LA SINISTRA !
Da questi pochi punti, discende per conseguenza naturale e logica che un processo di ricostruzione della Sinistra non ha futuro se finisce in mano a tutti quei gruppi dirigenti figli delle esperienze di Governo di questi anni, dall’Ulivo allo schema Monti: non è assolutamente credibile che queste forze e questi protagonisti rappresentino una alternativa credibile a questo Governo e a questo sistema di rapporti e di interessi, interni e internazionali.
Il vero rischio che dobbiamo evitare è di dare ancora fiducia a un ceto politico che è legato strutturalmente, per Storia, cultura, rapporti e fonti di legittimazione, al “centrosinistra della Seconda Repubblica“: perché al momento decisivo, questi vecchi protagonisti si presenteranno di nuovo ai poteri finanziari e alle tecnocrazie europee come “quelli più affidabili“, che possono gestire gli assetti esistenti. La differenza col disegno neocentrista del PD renziano non sarebbe sulle politiche, ma solo sui personaggi chiamati a attuare decisioni prese altrove.
Incastrando tra loro questi cinque pezzi del puzzle, noi Socialisti lavoreremo per costruire una proposta elettorale che metta le basi di un vero futuro della Sinistra e del Paese.
* Fonte: Risorgimento Socialista
1 commento:
Il post si conclude così:"noi Socialisti lavoreremo per costruire una proposta elettorale che metta le basi di un vero futuro della Sinistra e del Paese."
Il problema è che fra pochi mesi si tornerà alla elezioni nazionali e ancora ci saranno tutti quei partiti che proseguiranno le politiche fin qui intraprese. Se non ci sarà un nuovo partito o movimento che si presenterà alle elezioni portando avanti un programma basato sull'uscita dall'euro e sull'applicazione della nostra costituzione, non credo che poi si riesca a farlo fra 4 anni, quando la situazione si sarà così incancrenita che diventerà impossibile ogni spazio di manovra in tal senso.
Credo, che, con tutti i problemi e i rischi che si potranno correre, non si possa più aspettare oltre. So anche che cosa mi si potrà rispondere. E' molto facile demolire quanto ho detto, me ne rendo conto. Ciò nonostante occorre, in qualche modo, provarci..
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