[ 17 giugno 2017 ]
Volentieri pubblichiamo questo contributo di Fiorenzo Fraioli
Bisogna imparare dai calzini: per indossarli non serve che siano identici, basta che siano dello stesso colore e nessuno se ne accorge. Vale anche per uscire dall'incubo dell'Unione Europea: non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?
La legislatura andrà a scadenza naturale, dunque c'è un po' di tempo per provare (almeno) a ragionare su una possibile partecipazione dei sovranisti. Non che partecipare sia essenziale, ma credo sia utile cominciare a porsi il problema. In termini minimi, possiamo chiederci quali forze siano, oggi, sinceramente interessate almeno all'obiettivo dell'uscita dall'euro. Poiché questo è il mio blog, esprimerò il mio pensiero chiedendovi di non discutere quello che considero un postulato fondamentale: il m5s non vuole l'uscita dall'euro. Pertanto, e vi chiedo nuovamente di seguire il ragionamento accettando questo postulato, anche se tutta la galassia sovranista partecipasse, unita e concorde, alle elezioni politiche proponendo l'obiettivo minimo dell'uscita dall'euro, non potrebbe che spuntare un risultato minoritario.
Inoltre la speranza che la galassia sovranista possa presentarsi unita e concorde su una piattaforma politica comune è, ovviamente, nulla. Tanto per cominciare, l'obiettivo minimo di uscire dall'euro non basta a qualificare come sovranista una forza politica. La Lega, ammesso che sia sincera per quel che riguarda l'uscita dall'euro, non è una forza politica sovranista perché quella monetaria è solo una delle attribuzioni della sovranità. I leghisti parlano addirittura di tre monete, per il nord, il centro, il sud e le isole, la qual cosa implicherebbe l'esistenza di tre banche centrali che, necessariamente, dovrebbero essere indipendenti dal potere politico. A meno di non immaginare tre parlamenti, uno per ogni moneta, e quindi la rottura dell'unità nazionale in favore di un modello federalista. Non serve domandarsi, in questa sede, se la cosa possa funzionare, magari meglio di uno stato centrale, resta il fatto che la lega non è sovranista. Forse è sinceramente per l'uscita dall'euro, ma non è sovranista. Il che non significa che un'alleanza di scopo con la lega sia da scartare a priori, ma è necessario essere consapevoli del rischio che si corre: se la disgregazione dell'Unione Europea accelerasse, un eventuale successo elettorale della Lega su una piattaforma di sola uscita dall'euro e annessa proposta di regionalizzazione dell'emissione monetaria, rischierebbe di minacciare seriamente l'unità nazionale. Da ciò segue che un'eventuale alleanza di scopo con la lega è praticabile solo a condizione che essa non sia la forza trainante dell'alleanza stessa.
Personalmente non credo che la Lega, con le sue sole forze, possa mai egemonizzare un'alleanza di scopo per l'uscita dall'euro, ma esiste il rischio, davanti al collasso dell'Unione Europea, che altre forze sistemiche possano trovare più conveniente la tripartizione in macro regioni dell'Italia che non la sua rinascita come stato sovrano. D'altra parte, non è forse questo un rischio che abbiamo già corso all'indomani dell'8 settembre? Da ciò segue, repetita iuvant, che l'eventuale inclusione della Lega in una più vasta alleanza sovranista dovrebbe essere esclusa qualora le altre componenti dell'alleanza non fossero sufficientemente forti e strutturate.
Fratelli d'Italia, altro partito che si può immaginare come componente di un'alleanza sovranista, sempre ammesso che le dichiarazioni ufficiali corrispondano a reali obiettivi politici, pone problemi di altro tipo. Non è difficile immaginare i dolorosi mal di pancia di tutta quella sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea: gli infiniti distinguo, le richieste di analisi del sangue, la accuse di fascismo, il timore di essere etichettati come rossobruni. Insomma 'na caciara, per dirla nella lingua degli eredi dei soli che sono riusciti a unificare politicamente l'Europa (e non solo) nell'unico modo possibile, come insegna la Storia: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Una lezione che la Germania ha ben appreso, e sta mettendo in pratica, ma la sinistra non ha capito. Almeno finora.
Ove, per "sinistra", non si intende in questa sede la banda dei traditori del Popolo e della Patria che siedono in parlamento ma, appunto, "quella che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Si tratta di un fenomeno abbastanza recente, che rappresenta il frutto più bello del lavoro che un piccolo gruppo di compatrioti geneticamente ribelli, e dunque poco inclini alla mediazione politica, ha portato avanti a partire da sette anni fa. Veri e propri apri pista, anche in polemica tra loro - talvolta aspra oltre i limiti del buon gusto - ad essi va la riconoscenza di tutti noi sovranisti: Paolo Barnard, Alberto Bagnai, Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacchè, Sergio Cesaratto, Moreno Pasquinelli (e basta, gli altri vengono tutti dopo).
Tralascio di occuparmi di altre formazioni di estrema destra, ad esempio Forza Nuova, che si richiamano esplicitamente al fascismo, perché il loro peso elettorale è minuscolo rispetto alla mole di problemi posta da una loro eventuale accoglienza in un'alleanza sovranista, e dunque non vale la pena occuparsene. Sono realtà che potrebbero crescere solo e soltanto grazie all'appoggio degli euristi qualora costoro, in seguito al collasso dell'Unione Europea, optassero per una soluzione di stampo fascista al marasma che ne dovesse conseguire, ma in tal caso la loro funzione/finzione diverrebbe facilmente riconoscibile. Fascisti e fascistoidi del terzo millennio, dunque, sono un problema solo nella misura in cui, scioccamente, i sovranisti decidessero di crearlo dal nulla.
Occupiamoci, invece, della "sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Da quanto detto, se il suo peso in termini di quadri politici fosse abbastanza largo, essa non avrebbe difficoltà ad essere uno dei due pilastri di un'alleanza sovranista, posto che FdI riesca a compiere un'analoga operazione a destra. La partita politica per la formazione di un'alleanza sovranista si gioca, in definitiva, su tre questioni: limitare il peso e il ruolo della Lega, costruire un rapporto dialettico con FdI e le forze che orbiteranno intorno a quel centro di attrazione, costruire e rafforzare un polo di attrazione del sovranismo di sinistra.
Finora i numerosi e generosi tentativi in tal senso non hanno prodotto risultati degni di rilievo, e la ragione va ricercata nel fatto che, a sinistra, le resistenze nel prendere atto della reale essenza ordoliberista del progetto unionista sono state formidabili. Ciò ha frenato, e continua a frenare, il dibattito nei partiti della sinistra marxista, ad esempio Rifondazione e PdCi. Ne è conseguita un'emorragia (come già detto: in ritardo e in ordine sparso) di militanti, molti dei quali sono ancora in cerca di una collocazione. Nel PdCI (oggi PCI) invero, grazie all'opera di Vladimiro Giacchè, molte cose sono cambiate, almeno a giudicare dalla piattaforma programmatica, ma la mia sensazione è che non tutta la base abbia maturato il senso profondo della svolta, nonché la necessità della sua irreversibilità.
Un processo analogo ha avuto luogo nel PSI, da cui si è staccata una frazione che ha dato vita a Risorgimento Socialista, di cui ho avuto modo di conoscere (per il momento non ancora in modo particolarmente approfondito) il segretario nazionale Franco Bartolomei e il responsabile Europa Ferdinando Pastore (del quale vi linko questo contributo). Credo che in questa nuova fase che si sta aprendo, dopo quella iniziale che ha visto il dibattito sull'Unione Europea nascere e diffondersi a partire da una condizione in cui il solo parlare di "Europa" equivaleva ad essere scambiati per bizzarri contestatori, magari un po' complottisti per non dire destroidi, in questa nuova fase, dicevo, l'apporto di esperienza, senso dell'organizzazione, qualità politica di militanti formatisi alle scuole di partito, possa fornire un contributo importantissimo in vista della strutturazione di un attrattore a sinistra di una futura, e possibile quanto necessaria, alleanza sovranista.
Per concludere, la risposta all'interrogativo iniziale (non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?) non può che essere un sì condizionato, che riassumo: la Lega deve essere contenuta, l'attrattore di destra (FdI) deve essere capace di arginare le istanze fasciste e parafasciste, deve nascere un attrattore di sinistra.
* Fonte: Ego della rete
Volentieri pubblichiamo questo contributo di Fiorenzo Fraioli
Bisogna imparare dai calzini: per indossarli non serve che siano identici, basta che siano dello stesso colore e nessuno se ne accorge. Vale anche per uscire dall'incubo dell'Unione Europea: non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?
La legislatura andrà a scadenza naturale, dunque c'è un po' di tempo per provare (almeno) a ragionare su una possibile partecipazione dei sovranisti. Non che partecipare sia essenziale, ma credo sia utile cominciare a porsi il problema. In termini minimi, possiamo chiederci quali forze siano, oggi, sinceramente interessate almeno all'obiettivo dell'uscita dall'euro. Poiché questo è il mio blog, esprimerò il mio pensiero chiedendovi di non discutere quello che considero un postulato fondamentale: il m5s non vuole l'uscita dall'euro. Pertanto, e vi chiedo nuovamente di seguire il ragionamento accettando questo postulato, anche se tutta la galassia sovranista partecipasse, unita e concorde, alle elezioni politiche proponendo l'obiettivo minimo dell'uscita dall'euro, non potrebbe che spuntare un risultato minoritario.
Inoltre la speranza che la galassia sovranista possa presentarsi unita e concorde su una piattaforma politica comune è, ovviamente, nulla. Tanto per cominciare, l'obiettivo minimo di uscire dall'euro non basta a qualificare come sovranista una forza politica. La Lega, ammesso che sia sincera per quel che riguarda l'uscita dall'euro, non è una forza politica sovranista perché quella monetaria è solo una delle attribuzioni della sovranità. I leghisti parlano addirittura di tre monete, per il nord, il centro, il sud e le isole, la qual cosa implicherebbe l'esistenza di tre banche centrali che, necessariamente, dovrebbero essere indipendenti dal potere politico. A meno di non immaginare tre parlamenti, uno per ogni moneta, e quindi la rottura dell'unità nazionale in favore di un modello federalista. Non serve domandarsi, in questa sede, se la cosa possa funzionare, magari meglio di uno stato centrale, resta il fatto che la lega non è sovranista. Forse è sinceramente per l'uscita dall'euro, ma non è sovranista. Il che non significa che un'alleanza di scopo con la lega sia da scartare a priori, ma è necessario essere consapevoli del rischio che si corre: se la disgregazione dell'Unione Europea accelerasse, un eventuale successo elettorale della Lega su una piattaforma di sola uscita dall'euro e annessa proposta di regionalizzazione dell'emissione monetaria, rischierebbe di minacciare seriamente l'unità nazionale. Da ciò segue che un'eventuale alleanza di scopo con la lega è praticabile solo a condizione che essa non sia la forza trainante dell'alleanza stessa.
Personalmente non credo che la Lega, con le sue sole forze, possa mai egemonizzare un'alleanza di scopo per l'uscita dall'euro, ma esiste il rischio, davanti al collasso dell'Unione Europea, che altre forze sistemiche possano trovare più conveniente la tripartizione in macro regioni dell'Italia che non la sua rinascita come stato sovrano. D'altra parte, non è forse questo un rischio che abbiamo già corso all'indomani dell'8 settembre? Da ciò segue, repetita iuvant, che l'eventuale inclusione della Lega in una più vasta alleanza sovranista dovrebbe essere esclusa qualora le altre componenti dell'alleanza non fossero sufficientemente forti e strutturate.
Fratelli d'Italia, altro partito che si può immaginare come componente di un'alleanza sovranista, sempre ammesso che le dichiarazioni ufficiali corrispondano a reali obiettivi politici, pone problemi di altro tipo. Non è difficile immaginare i dolorosi mal di pancia di tutta quella sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea: gli infiniti distinguo, le richieste di analisi del sangue, la accuse di fascismo, il timore di essere etichettati come rossobruni. Insomma 'na caciara, per dirla nella lingua degli eredi dei soli che sono riusciti a unificare politicamente l'Europa (e non solo) nell'unico modo possibile, come insegna la Storia: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Una lezione che la Germania ha ben appreso, e sta mettendo in pratica, ma la sinistra non ha capito. Almeno finora.
Ove, per "sinistra", non si intende in questa sede la banda dei traditori del Popolo e della Patria che siedono in parlamento ma, appunto, "quella che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Si tratta di un fenomeno abbastanza recente, che rappresenta il frutto più bello del lavoro che un piccolo gruppo di compatrioti geneticamente ribelli, e dunque poco inclini alla mediazione politica, ha portato avanti a partire da sette anni fa. Veri e propri apri pista, anche in polemica tra loro - talvolta aspra oltre i limiti del buon gusto - ad essi va la riconoscenza di tutti noi sovranisti: Paolo Barnard, Alberto Bagnai, Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacchè, Sergio Cesaratto, Moreno Pasquinelli (e basta, gli altri vengono tutti dopo).
Tralascio di occuparmi di altre formazioni di estrema destra, ad esempio Forza Nuova, che si richiamano esplicitamente al fascismo, perché il loro peso elettorale è minuscolo rispetto alla mole di problemi posta da una loro eventuale accoglienza in un'alleanza sovranista, e dunque non vale la pena occuparsene. Sono realtà che potrebbero crescere solo e soltanto grazie all'appoggio degli euristi qualora costoro, in seguito al collasso dell'Unione Europea, optassero per una soluzione di stampo fascista al marasma che ne dovesse conseguire, ma in tal caso la loro funzione/finzione diverrebbe facilmente riconoscibile. Fascisti e fascistoidi del terzo millennio, dunque, sono un problema solo nella misura in cui, scioccamente, i sovranisti decidessero di crearlo dal nulla.
Occupiamoci, invece, della "sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Da quanto detto, se il suo peso in termini di quadri politici fosse abbastanza largo, essa non avrebbe difficoltà ad essere uno dei due pilastri di un'alleanza sovranista, posto che FdI riesca a compiere un'analoga operazione a destra. La partita politica per la formazione di un'alleanza sovranista si gioca, in definitiva, su tre questioni: limitare il peso e il ruolo della Lega, costruire un rapporto dialettico con FdI e le forze che orbiteranno intorno a quel centro di attrazione, costruire e rafforzare un polo di attrazione del sovranismo di sinistra.
Finora i numerosi e generosi tentativi in tal senso non hanno prodotto risultati degni di rilievo, e la ragione va ricercata nel fatto che, a sinistra, le resistenze nel prendere atto della reale essenza ordoliberista del progetto unionista sono state formidabili. Ciò ha frenato, e continua a frenare, il dibattito nei partiti della sinistra marxista, ad esempio Rifondazione e PdCi. Ne è conseguita un'emorragia (come già detto: in ritardo e in ordine sparso) di militanti, molti dei quali sono ancora in cerca di una collocazione. Nel PdCI (oggi PCI) invero, grazie all'opera di Vladimiro Giacchè, molte cose sono cambiate, almeno a giudicare dalla piattaforma programmatica, ma la mia sensazione è che non tutta la base abbia maturato il senso profondo della svolta, nonché la necessità della sua irreversibilità.
Un processo analogo ha avuto luogo nel PSI, da cui si è staccata una frazione che ha dato vita a Risorgimento Socialista, di cui ho avuto modo di conoscere (per il momento non ancora in modo particolarmente approfondito) il segretario nazionale Franco Bartolomei e il responsabile Europa Ferdinando Pastore (del quale vi linko questo contributo). Credo che in questa nuova fase che si sta aprendo, dopo quella iniziale che ha visto il dibattito sull'Unione Europea nascere e diffondersi a partire da una condizione in cui il solo parlare di "Europa" equivaleva ad essere scambiati per bizzarri contestatori, magari un po' complottisti per non dire destroidi, in questa nuova fase, dicevo, l'apporto di esperienza, senso dell'organizzazione, qualità politica di militanti formatisi alle scuole di partito, possa fornire un contributo importantissimo in vista della strutturazione di un attrattore a sinistra di una futura, e possibile quanto necessaria, alleanza sovranista.
Per concludere, la risposta all'interrogativo iniziale (non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?) non può che essere un sì condizionato, che riassumo: la Lega deve essere contenuta, l'attrattore di destra (FdI) deve essere capace di arginare le istanze fasciste e parafasciste, deve nascere un attrattore di sinistra.
* Fonte: Ego della rete
7 commenti:
E` compito dei sovranisti rimuovere gli ostacoli di ordine ideologico e morale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza tra i sovranisti, impediscono il pieno sviluppo del sovranismo e l'effettiva partecipazione di tutti i sovranisti all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
"Paolo Barnard, Alberto Bagnai, Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacchè, Sergio Cesaratto, Moreno Pasquinelli (e basta, gli altri vengono tutti dopo)."
Poveretto, fa la "formazione" come quelli che si credono i commissari tecnici della nazionale
Gli anziani squinzi... :D
Sono commenti come questo che fanno passare la voglia di impegnarsi, e tengono lontani molti. Per quale ragione uno dovrebbe trascurare i propri affari, con la certezza che non otterrà mai nulla dall'impegno politico? Per sentirsi dire "poveretto" da un anonimo?
Ho esposto delle idee, qualche mia convinzione, magari sbagliando, ma perché mi si deve mancare di rispetto?
@Anonimo del 17 giugno 2017 16:10
A differenza tua apprezzo molto il lavoro di "sub-divulgazione" (sedicente) che fa FF.
Anche quando bistratta qualche ricalcitrante (leggasi piddini) lo fa sempre restando assertivo, cioè aperto a un eventuale contributo dell'interlocutore.
Hai perso una occasione per dire qualcosa di intelligente o per imparare qualcosa.
E questo nonostante gli spunti per essere assertivi offerti dall'articolo.
Per non commettere lo stesso tuo errore premetto che condivido lo spirito dell'articolo.
Anche io mi interrogo sulla identità della galassia sovranista, nella prospettiva di mettere una croce su una scheda elettorale che non sia per la solita fuffa eurista.
Usi un aggettivo (poveretto, e in questo contesto, a me familiare, forse non solo a me.
Ma non puoi essere lui, anzi Illo.
Uno, perché (tra i tanti) detesta gli anonimi;
Due, perché se avesse tempo ed occasione di sfanculare qualcuno ama farlo a suo nome, in quanto occasione di sfoggio argomentativo e/o letterario.
Se non ricordo male l'epiteto suggellò anche una rottura di rapporti, non solo di militanza, tra Illo e FF, consumata sul tema "chi deve tirarci fuori dal disastro?".
Ma tu queste cose le sai, e sei venuto ad intingere il pane nella ferita.
Ma il cerchio si stringe.
Questa di FF è solo l'ultima ricognizione del territorio sovranista.
Gli anti-euro della prima ora citati nella lista sono ancora sul territorio sovranista ma come lessi su questo blog a un certo punto se non ci si schiera si diventa "barricata", tutti, anche quelli che vanno ringraziati per quello che hanno fatto.
Ma allora potresti essere un ardito che corre davanti a tutti contro il nemico globalista?
Sempre più stretto, il cerchio.
Secondo me se non sei un "provocatore mainstream", se non puoi essere Illo e nemmeno un suo zelante adepto, al quale infatti sarebbe precluso porgere la preda alle di Lui nobili narici...aspe'! ma sarai mica qualcuno che voleva essere convocato nella Nazionale Sovranisti?
Ah vabbe', se è così, allora...in Italia siamo tutti tecnici, i giocatori stessi, anche un poveraccio come te.
francesco
Tutto bene. Tutto bello. Tutto giusto. O forse no...
Prima di tutto un piccolo appunto storico: i Romani non unificarono nessuna Europa. L'ultima volta che ho controllato, Irlanda, Scozia, Islanda, Scandinavia, gran parte della moderna Germania e tutto quello che le sta a oriente non hanno mai visto alcuna dominazione romana. Al contrario, terre africane e asiatiche erano già sotto il loro tallone prima ancora che il controllo sulla Gallia o sull'Iberia fosse consolidato. E poi andiamoci piano con le continue ricerche di similitudini storiche, soprattutto quando le guerre si facevano con enormi masse di uomini, cavalli, asini, elefanti eccetera, mentre oggi se non ti hanno spappolato finanziariamente con lo spread, ci pensano una vasta gamma di opzioni dalle campagne stampa di denigrazione internazionale agli attacchi informatici, dai bombardamenti aerei con droni telecomandati alle "rivoluzioni" e "primavere" pianificate nei minimi dettagli.
Detto questo (di "Pedante" non ce n'è solo uno, purtroppo!) bisogna fare i conti con la dura e cruda realtà, esercizio magari sgradevole ma salutare. Non equivocatemi: nessun riferimento alla "durezza del vivere" (in quel caso sembra che Dio o gli Dèi esistano e di tanto in tanto un fulmine lo scaglino pure), ma semplicemente avere la capacità di fotografare la situazione reale e capire la vera entità delle proprie forze nel momento presente. Fatto quello, e soltanto quello, ci si potrà orientare anche solo con un minimo di senso.
Per esempio e per venire al sodo: ma 'sta "galassia" quanto è forte numericamente? Quanti voti realisticamente conta e quanti altri, sempre realisticamente, potrebbe muovere considerando che l'appuntamento elettorale è al massimo fra otto mesi? E, su questa base, quale forza politica o forze politiche potrebbe riuscire anche solo minimamente a condizionare facendo "leva" sulla sua forza numerica?
No, perché se l'importante sono le prossime legislative e se la "galassia" o anche solo qualche sua "stella" o "sistema solare" non si presenta direttamente, allora tutto si risolve nell'ultima delle domande che ho posto al paragrafo precedente. Ma allora mi permetto di insinuare che, se la forza reale, effettiva, numerica, elettorale della "galassia" (o di una sua "stella") è così scarsa da non poter ambire neanche a pensare di presentarsi autonomamente, né in caso di elezioni anticipate, né a scadenza naturale, il tutto si risolve per l'ennessima volta nel pensare a come votare "tatticamente".
E chi si può votare o non votare "tatticamente"? Quello che già esiste nel panorama elettorale nostrano. Escludo - pur essendo privo di doti di chiaroveggenza e accettando il rischio di essere smentito dai fatti - che entro febbraio prossimo venturo si affaccino sulla scena soggetti politici "nuovi".
A maggior ragione, se la "galassia" se ne resta a brillare nell'iperuranio dove, a milioni di anni luce da qui, anche la più terrificante esplosione di una supernova arriva sulla Terra come un "bip" appena percettibile da apparati di captazione pazzeschi, ma quasi nessuno se ne accorge, praticamente nessuno ne viene toccato in concreto e solo pochissimi astrofili ci capiscono qualcosa e se ne appassionano!
[segue...]
[...prosegue]
Dunque, fuor di metafora astronomica, quello che qualche decina di milioni di elettori italiani saranno chiamati a votare sarà ancora una volta un parlamento composto da una qualche combinazione fra tre schieramenti:
I) PD più MDP e frattaglie "rosse" varie. Frattaglie che esistono sulla scheda solo ed esclusivamente per accalappiare il voto "trinariciuto" che per la prima volta rischia di disertare, irritato non già dal neoliberalismo che si sono comunque sorbiti da decenni, ma dal fatto che non ci siano abbastanza bandiere rosse e che detto neoliberalismo sia diventanto troppo sfacciato e volgare, oserei dire
berlusconiano! Invece, il linguaggio da socio della coop reggiana di Bersani e i sottili distinguo machiavellici di D'Alema coprono la medesima merda soddisfacendo il gusto estetico dell'anziano adoratore di Berlinguer. Da non sottovalutare la necessità di entrare a palazzo per una schiera di sindacalisti e politicanti di livello locale in quella che potrebbe essere la loro ultima opportunità. Tradotto: la Camusso avrà uno scranno in quota MDP!
Questa, che è l'attuale maggioranza di governo, garantirebbe di proseguire sulla stessa identica linea che ha seguito in questi cinque anni, se non peggio.
II) FI più Lega più FdI. Insomma, la vecchia Casa o Polo delle libertà! L'unica funzione di questo accrocco è mantenere in parlamento una qualche leva che Berlusconi nel suo cupio dissolvi possa manovrare nel disperato e disperante tentativo di non farsi divorare Mediaset da Murdoch o da Bolloré. O da tutti e due in società! Per quanto riguarda la Lega, questo blog ha ospitato un'ottima precisazione dove si mostra come Maroni, uomo che fa il tramite con il mondo del denaro lombardo cioè l'unica vera base di riferimento della Lega, ha dato l'altolà al chiacchierone Salvini. FdI, peggio che andare di notte, sono i più disperati di tutti e non hanno manco nessun Paperone o ceto danaroso alle spalle! Ergo tutti al traino di Papi Silvio finché dura. E non è detto che durerà ancora a lungo.
III) M5S. Vale a dire ciò che decide la Casaleggio & Associati facendo credere che a decidere sia "la base", peraltro di poche migliaia di persone a fronte di milioni e milioni di voti ricevuti. E la Casaleggio & Associati decide di volta in volta per delle giravolte incredibili, che spiazzano tutti compreso il povero Di Maio!
Ora, a meno che, per tornare a metafore astronomiche, un meteorite finora mai avvistato si schianti improvvisamente nel mezzo della contesa e in una palla di fuoco allucinante si trasformi in un contendente con anche solo una minima possibilità di successo, la scelta (ammesso che non si voglia astenersi, cosa che io favorisco) sarebbe fra uno dei tre di cui sopra.
Poi, non sarà che nel 2023, ammesso che l'Italia e voi ci siate ancora tutti, si starà di nuovo a fare l'analisi della tattica strategica numero 1234567890 se sia più o meno congruo votare per la sezione italiana del Cartello di Trafficanti d'Organi Kosovari o per quella del Cartel de Sinaloa?
Scusandomi per la lungaggine
Vostro
Barbaro D'Urso
Gentile signor Barbaro, sorvolo sulle sue osservazioni sull'impero romano, essendo ovvio che la sostanza dell'analogia consiste nel fatto che popoli diversi e lontani possono essere federati solo con la forza. Una curiosità: non è che lei, chiamandosi "Barbaro", abbia voluto sottolineare con orgoglio che quei lontani popoli del nord non furono mai sottomessi da noi latini? Scherzo, ovviamente.
Veniamo al dunque. All'origine della galassia sovranista c'è una scelta: accettare o no lo stato presente delle cose, cioè la perdita della sovranità nazionale? Chi non l'accetta non si pone il problema di quando e se vinceremo, è contro e basta. Chi "sente" questo è un sovranista (de destra, de sinistra de sopra o de sotto) chiunque altro no.
Quanto alle possibilità di "farcela". sarò sintetico: nessun imperium crolla per un attacco dal basso, ma l'attacco dal basso deve essere pronto quando un imperium crolla. Noi partiamo da questa analisi: che l'imperium dell'Unione Europea stia collassando ed è destinato a implodere. Quando ciò accadrà, non saremo solo noi sovranisti ad avventarci sul cadavere di questa mostruosità storica, ma ci saremo anche noi.
La saluto e la ringrazio per le osservazioni.
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