[ 6 giugno 2017 ]
Gli sulla legge elettorale si succedono molto velocemente e c’è il rischio che questo pezzo sia vecchio già al momento di uscire. Ma, in realtà, sono cambiamenti per ora molto limitati che non intaccano la natura dell’operazione che il Pd sta conducendo con l’accordo di Fi ed acquiescenza di M5s e Lega che li lasciano fare. Questa volta è saltata la norma che proclamava come primo eletto il numero uno del listino bloccato, per cui prima saranno eletti tutti i vincitori dell’uninominale , e questo è un evidente toppa su un punto che sarebbe stato facile impallinare dal punto di vista costituzionale.
Anche la riduzione dei collegi rende meno probabile (ma non inesistente) il rischio di un partito che prende più seggi di quanti gliene spettino in totale, con i collegi uninominali. Restano però i tre nodi decisivi: voto congiunto, preferenze e clausola di sbarramento che rischiano di stravolgere tutto. E mi chieso sino a che punto il M5s sia disposto ad accontentarsi delle bricole che il Pd gli dispensa lasciando passare tutto il resto. Posso capire che il M5s abbia il timore di ritirarsi dal tavolo tirandosi addosso l’accusa di essere un interlocutore inaffidabile ed essere poi escluso da ogni altra trattativa, ma qui si esagera.
Ho sempre auspicato che il M5s acquisisse un sano realismo e capisse che in Parlamento si va per trattare, ma (e qui calzerebbe una bestemmia!), restando quel che si è, non svendendo tutto per fare la parte degli interlocutori affidabili. Mi ricordano molto da vicino il Pci del 1976-79 che, per dimostrare di essere una grande forza tranquilla, mollavano tutto alla Dc anzi facendo a gara a chi è più moderato.
Non gli portò fortuna quell’atteggiamento e dopo la breve stagione della solidarietà nazionale, iniziò una parabola discendente ininterrotta.
Consiglio agli amici del M5s di essere molto prudenti: la base elettorale del movimento magari non ne capisce molto di sistemi elettorali (per la verità quelli che ne capiscono davvero sono molto pochi anche fra i parlamentari), ma certe cose le avverte a istinto. In primo luogo, e basta vedere cosa si legge sui social, c’è la diffusa sensazione di una improvvisa voglia di entrare nel grande inciucio.
Ho sempre pensato che il M5s dovesse maturare culturalmente la differenza fra mediazione politica ed inciucio, ma qui stiamo atterrando direttamente sul campo della politique politicienne senza pudore. E le diffidenze della base tornano. Poi ci sono cose elementari che hanno anche un valore simbolico il cui abbandono fa scattare molti allarmi nella testa di militanti ed elettori: le preferenze sono sempre state un punto fisso della cultura M5s, un abbandono così rapido ed indolore di una questione così chiara non passa inosservato. Certo: il modello tedesco non le prevede, ma ha molti altri meccanismi di sicurezza e poi, come mai il modello tedesco deve essere rispettato così alla lettera sulle preferenze e poi si passa così disinvoltamente sul voto congiunto? E, di più, dove sta scritto che, non solo dobbiamo riprendere la sperrklausel dal modello tedesco ma anche il suo valore numerico? Perché non il 4 o il 3? E’ così spudorato l’interesse del Pd a quel 5% che non c’è neppure bisogno di spiegarlo.
Ed il M5s lo accetta, nonostante nessuna delle formazioni a rischio esclusione entrerà nelle sue liste e, semmai, avvantaggerà i suoi concorrenti.
Ma soprattutto, credo che il M5s stia troppo disinvoltamente passando su una questione: questo Parlamento è stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale ed ha prodotto una nuova legge, altrettanto incostituzionale ed una riforma elettorale spazzata via dagli elettori, ed allora: questo Parlamento è degno di fare un’altra legge elettorale? Ci si dice che, stanti questi rapporti di forza, non si può che accontentarsi di qualche concessione. Appunto: perché in questo parlamento frutto di una truffa elettorale il Pd ha una maggioranza che non corrisponde assolutamente alla volontà del paese reale. Un partito che aspira ad essere alternativa al sistema avrebbe il dovere di bloccare qualsiasi tentativo di riforma fatto da questo Parlamento ed imporre elezioni con il sistema lasciato dalla Consulta, per imperfetto che sia. Dopo, con un nuovo Parlamento che abbia rapporti di forza diversi, si potrebbe parlare di riforma elettorale. Invece, incomprensibilmente, il M5s vene meno al suo ruolo e si siede al tavolo delle trattative nel momento più sbagliatosul tema più sbagliato: complimenti! Attenti che queste cose l’elettorato le capisce.
Capisco l’esigenza di apparire ragionevoli per essere presi sul serio, ma, sempre per essere presi sul serio occorre dimostrare di avere gli attributi necessari. O no?!
* Fonte: Aldo Giannuli
3 commenti:
Nell'ottimo articolo di Giannulli è scritto:
"Un partito che aspira ad essere alternativa al sistema avrebbe il dovere di bloccare qualsiasi tentativo di riforma fatto da questo Parlamento ed imporre elezioni con il sistema lasciato dalla Consulta, per imperfetto che sia.".
Ineccepibile!
Ma la vera questione è: "Aspira realmente il M5S ad essere un'alternativa al sistema?"
A sentire la base militante, per quello che conta, e cioè zero, pare di sì, ma chi comanda davvero, cioè il direttorio della Casaleggio Associati srl, da tempo mette in atto scelte politiche che possono avere l'unico risultato di non andare mai al governo di questo Paese.
Data la grande esperienza e mirabile preparazione nel campo delle strategie comunicative è difficile convincersi che tutto questo accade in buona fede, o per una svista.
Il risultato è che M5S non governerà, continuando a strillare dai banchi dell'opposizione, mentre ogni spazio per ogni autentica opposizione democratica e antioligarchica resta sequestrato dalla più grande forza neutralizzante che abbia mai avuto la nostra repubblica.
Franz, mi hai levato la scrittura dalle mani, in realtà M5S nasce per impedire che buona parte del dissenso si coaguli in un partito autenticamente di sinistra.
Oh! Che bello! Finalmente si comincia a diffondere consapevolezza circa la vera natura del Movimento-Casaleggio!
Funzione del M5S, indipendemente dalla buona fede e buona volontà di molti aderenti e simpatizzanti, è quella del "tappo", o del "gatekeeper" per chi vuol parlare americano!
Pensiamo a tutte le volte che, con mosse inspiegabili e del tutto verticistiche, soprattutto in momenti in cui pare che il consenso per il movimento sia in piena ascesa ed il piddì più vulnerabile, ecco che Grillo o chi per lui se ne esce con qualche minchiata stratosferica. La lista non la faccio perché mi dilungherei troppo.
Il risultato certo di simili esternazioni, mosse, comportamenti, è quello di demoralizzare e dividere per primi proprio quelli della base del movimento, figuriamoci eventuali "esterni" che magari stiano facendo un pensierino su chi votare al prossimo giro. Così facendo, non si sfonda mai, anche se si galleggia ancora e si galleggia pure piuttosto in alto.
Il risultato di tutto questo a livello di scenario parlamentare sarà quello di evitare che uno qualsiasi dei tre poli in campo (Cinque stelle, Piddì più forse sinistraglia varia e avariata, Berlusconi redivivo con leghistume e fascistaglia al traino) riesca a ottenere una maggioranza di governo "omogenea".
Questo è infatti l'ovvio obbiettivo di tutta questa smania per 'sta legge elettorale che, tedesca o non tedesca, eviterebbe comunque in ogni caso che Di Maio o Renzi, fra tre mesi, possano insediarsi a Palazzo Chigi alla guida di un governo M5S oppure Piddì. Ecco allora che si ripeterà lo scenario "Novembre 2011", anche se in questo caso ad elezioni appena fatte: delirio sui mercati internazionali dei titoli di stato, titoloni su giornali e telegiornali tipo "FATE PRESTOOOOOOO!!!!" e così almeno due dei tre poli dovranno mettersi d'accordo e garantire la maggioranza ad un governo tecnico, che dovrà portare a compimento, come prima cosa, il bagnetto di sangue della finanziaria 2018, sulla quale Bruxelles non intende fare sconti (motivo per cui si vuole andare al voto a settembre!). A seguire un quinquennio di Thatcherismo in salsa tricolore che quando avranno finito, la gente non avrà più neanche gli occhi per piangere.
Ma chi sarà il "capo-tecnico"? Io scommetto su Bini Smaghi. Marione Draghi, il favorito di alcuni, non ce lo vedo ad impelagarsi nella fogna della politica italiana, soprattutto con altri due anni di mandato all'EuroTower!
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