[ 6 febbraio ]
Alcuni lettori incazzati ci hanno segnalato l'ennesimo sermone pro-euro del vicedirettore de IL FATTO QUOTIDIANO Stefano Feltri —L’Euro e il martello stupido dei sovranisti.
Si può leggere, in certo disappunto, come un'amarezza, anzi, la disillusione di chi si era illuso che IL FATTO sia un giornale "alternativo".
Ma quando mai? Questo giornale non è meno sistemico (cioè organico all'oligarchia dominante) di Repubblica di De Benedetti o del Corriere di Urbano Cairo —con la sua non meno allineata La Sette. E' anzi un organo di stampa più pericoloso degli altri, infido, perché maschera il suo conformismo sistemico con la stucchevole crociata giustizialista e manettara "anti-casta". Chi non ha i coglioni pieni delle prediche moraliste di Travaglio scagli la prima pietra!
Segnalammo il ruolo nefasto de IL FATTO, ed in particolare del fighetto bocconiano Stefano Feltri, già nell'agosto 2011—IL FATTO QUOTIDIANO: UNA VOCE DEL CAPITALE.
Nel suo pezzo di ieri (ma il Nostro non perde occasione per terrorizzare i lettori, vedi l'articolo del 3 febbraio: Uscire dall'euro non è solo difficile, è un salto indietro di sessantanni), il Feltri, si lamenta che sui "social" venga coperto di "insulti irripetibili", salvo, appunto, bollare come dementi tutti i cittadini che si permettono di ragionare contro l'euro, materia che per Feltri, si capisce, è riservata agli "illuminati" bocconiani come lui.
Al netto della patetica supponenza una cosa in effetti ci ha colpiti nel suo intervento di ieri. Se l'è presa con l'economista Piergiorgo Gawronski che il giorno prima aveva criticato la moneta unica mettendo (giustamente) in risalto che in caso di uscita, il governo in questione, si sarebbe dovuto cautelare dalle rappresaglie della finanza internazionale nonché dai poteri eurocratici, sia nascondendo le proprie mosse sia assicurandosi di avere l'appoggio di "una maggioranza parlamentare molto coesa".
Gawronski si è limitato a dire quindi due cose elementari, di buon senso: che se esci non devi svelare i tuoi piani al nemico, e che se esci devi avere dalla tua parte (e mobilitare aggiungiamo noi) la maggioranza del popolo e una solida alleanza sovranista.
E che ti conclude il bocconiano? Che "Dall’euro non si può uscire per via democratica". Che "I sovranisti finiscono per auspicare decisioni che distruggono i fondamenti della sovranità popolare (come usare i referendum per scavalcare i parlamenti, dalla Brexit all’Olanda con l’accordo sull’Ucraina alla politica commerciale del Ceta)".
Un corifeo del sistema più oligarchico del dopoguerra, ovvero questa Unione europea; il paladino di una globalizzazione in cui un'esigua minoranza di paperoni riuniti in cenacoli occulti si gioca a dadi le sorti dei popoli e delle nazioni; il difensore d'ufficio di banchieri come Draghi il cui modus operandi è tenere segrete le loro mosse; si erge a tribuno "fondamenti della sovranità popolare " e delle procedure democratiche.
Ci vuole proprio la faccia come il culo!
Alcuni lettori incazzati ci hanno segnalato l'ennesimo sermone pro-euro del vicedirettore de IL FATTO QUOTIDIANO Stefano Feltri —L’Euro e il martello stupido dei sovranisti.
Si può leggere, in certo disappunto, come un'amarezza, anzi, la disillusione di chi si era illuso che IL FATTO sia un giornale "alternativo".
Ma quando mai? Questo giornale non è meno sistemico (cioè organico all'oligarchia dominante) di Repubblica di De Benedetti o del Corriere di Urbano Cairo —con la sua non meno allineata La Sette. E' anzi un organo di stampa più pericoloso degli altri, infido, perché maschera il suo conformismo sistemico con la stucchevole crociata giustizialista e manettara "anti-casta". Chi non ha i coglioni pieni delle prediche moraliste di Travaglio scagli la prima pietra!
Segnalammo il ruolo nefasto de IL FATTO, ed in particolare del fighetto bocconiano Stefano Feltri, già nell'agosto 2011—IL FATTO QUOTIDIANO: UNA VOCE DEL CAPITALE.
Nel suo pezzo di ieri (ma il Nostro non perde occasione per terrorizzare i lettori, vedi l'articolo del 3 febbraio: Uscire dall'euro non è solo difficile, è un salto indietro di sessantanni), il Feltri, si lamenta che sui "social" venga coperto di "insulti irripetibili", salvo, appunto, bollare come dementi tutti i cittadini che si permettono di ragionare contro l'euro, materia che per Feltri, si capisce, è riservata agli "illuminati" bocconiani come lui.
Al netto della patetica supponenza una cosa in effetti ci ha colpiti nel suo intervento di ieri. Se l'è presa con l'economista Piergiorgo Gawronski che il giorno prima aveva criticato la moneta unica mettendo (giustamente) in risalto che in caso di uscita, il governo in questione, si sarebbe dovuto cautelare dalle rappresaglie della finanza internazionale nonché dai poteri eurocratici, sia nascondendo le proprie mosse sia assicurandosi di avere l'appoggio di "una maggioranza parlamentare molto coesa".
Gawronski si è limitato a dire quindi due cose elementari, di buon senso: che se esci non devi svelare i tuoi piani al nemico, e che se esci devi avere dalla tua parte (e mobilitare aggiungiamo noi) la maggioranza del popolo e una solida alleanza sovranista.
E che ti conclude il bocconiano? Che "Dall’euro non si può uscire per via democratica". Che "I sovranisti finiscono per auspicare decisioni che distruggono i fondamenti della sovranità popolare (come usare i referendum per scavalcare i parlamenti, dalla Brexit all’Olanda con l’accordo sull’Ucraina alla politica commerciale del Ceta)".
Un corifeo del sistema più oligarchico del dopoguerra, ovvero questa Unione europea; il paladino di una globalizzazione in cui un'esigua minoranza di paperoni riuniti in cenacoli occulti si gioca a dadi le sorti dei popoli e delle nazioni; il difensore d'ufficio di banchieri come Draghi il cui modus operandi è tenere segrete le loro mosse; si erge a tribuno "fondamenti della sovranità popolare " e delle procedure democratiche.
Ci vuole proprio la faccia come il culo!
1 commento:
Parlate di "solida alleanza sovranista".
Significa che siete pronti a una alleanza con la destra per un goberno di emergenza nazionale?
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